venerdì 4 luglio 2025

La Spagna approva una legge storica: multe fino a 500mila euro per chi distrugge cibo

 

- Luglio 2, 2025 
 
 
 

Il 14% del cibo prodotto nel mondo si perde prima ancora di arrivare sugli scaffali dei negozi. Un ulteriore 19% viene buttato via da supermercati, ristoranti e famiglie. In totale, oltre un terzo della produzione alimentare globale finisce in pattumiera ogni anno. In un pianeta dove 735 milioni di persone soffrono la fame, lo spreco alimentare è diventato una delle più gravi contraddizioni contemporanee. Ora la Spagna ha deciso di passare all’azione con una delle leggi più ambiziose e sanzionatorie d’Europa.

Approvata e pubblicata il primo aprile 2025, la nuova legge spagnola mira a ridurre lo spreco alimentare pro capite del 50% e le perdite lungo la filiera del 20% entro il 2030. Non solo, introduce un sistema nazionale di controllo, impone piani di prevenzione per aziende e distributori, vieta la distruzione del cibo invenduto e prevede sanzioni fino a 500.000 euro. Il testo colma un vuoto normativo a livello nazionale, finora solo la Catalogna disponeva di una normativa regionale contro lo spreco. Con questa legge, il governo spagnolo armonizza le regole in tutte le 17 Comunità Autonome e si allinea agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Unione Europea, che prevede una riduzione del 30% dello spreco alimentare pro capite e del 10% delle perdite lungo la filiera.

La legge coinvolge tutti gli attori della filiera alimentare: produttori, trasformatori, grossisti, supermercati, ristoranti, alberghi, enti pubblici, mense e associazioni di beneficenza. Le microimprese e le aziende agricole molto piccole, oltre ai negozi con superficie inferiore a 1.300 metri quadrati, sono esentate, ma comunque invitate a contribuire volontariamente. Tutti gli operatori devono attenersi a un ordine di priorità per il cibo invenduto: prima di tutto la donazione a enti benefici, poi la trasformazione, per esempio in marmellate o zuppe. Se non è possibile, il cibo può essere destinato a uso animale. Solo in ultima istanza si potrà procedere con il riciclo non alimentare, sotto forma di biogas, compost o bioplastiche. È vietato, in ogni caso, rendere il cibo non commestibile volontariamente, per esempio versando candeggina sul cibo scartato, una pratica purtroppo documentata in diversi Paesi, anche nel nostro paese.

Le multe previste sono tra le più severe d’Europa. Si va da un massimo di 2.000 euro per le violazioni lievi a sanzioni da 2.001 a 60.000 euro per i reati gravi, come la distruzione intenzionale di cibo ancora idoneo al consumo. Nei casi di recidiva o infrazioni particolarmente gravi, la multa può arrivare fino a 500.000 euro. Le 17 Comunità Autonome hanno la facoltà di aumentare queste soglie e introdurre ulteriori sanzioni. La legge impone alle aziende l’obbligo di redigere e aggiornare piani di prevenzione contenenti dati sulle quantità di cibo sprecato, strategie di riduzione come la vendita di prodotti antiestetici, accordi con enti per le donazioni e azioni educative rivolte ai clienti. Questi dati saranno raccolti e monitorati dal Ministero dell’Agricoltura, che pubblicherà un rapporto annuale nazionale per verificare il rispetto degli obiettivi e l’efficacia delle misure attuate.

La Spagna diventa il terzo Paese dell’Unione Europea, dopo Francia e Italia, a dotarsi di una legge nazionale contro lo spreco alimentare, ma con una novità importante: introduce un sistema di controllo centralizzato e un impianto sanzionatorio più articolato. In Francia, la legge Garot del 2016 vieta ai supermercati di distruggere cibo invenduto e obbliga alla donazione, con multe fino allo 0,1% del fatturato. Tuttavia, una relazione parlamentare del 2019 ha rivelato che i controlli erano pochi e le pratiche scorrette, come la distruzione con candeggina, continuavano a essere poco sanzionate. Da noi, invece, nel 2016 la Legge Gadda, che favorisce la donazione attraverso semplificazioni burocratiche e incentivi fiscali, non introduce obblighi o sanzioni, rendendola di fatto una legge di promozione, non di deterrenza.

In Spagna le donazioni sono fortemente incoraggiate, anche con incentivi fiscali, ma non imposte per legge. Ogni donazione deve essere formalizzata con contratti scritti e le associazioni beneficiarie devono tracciare i flussi in entrata e uscita, garantire condizioni igieniche, informare i beneficiari e distribuire senza discriminazioni. Le associazioni possono rifiutare una donazione, ma solo con una motivazione documentata. La legge impone anche campagne informative per i cittadini e l’introduzione di questi temi nei programmi scolastici. Rilancia l’uso delle doggy bag, come in Francia, tutti i ristoranti dovranno offrire contenitori riutilizzabili o riciclabili per portare a casa gli avanzi, gratuitamente. Inoltre, impone maggiore chiarezza sulle date di scadenza; i prodotti con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” possono essere consumati anche dopo, senza rischi per la salute, riducendo gli sprechi generati da confusione sulle etichette.

La nuova legge spagnola segna un passo decisivo non solo sul piano normativo, ma anche culturale, sancisce che buttare il cibo è un atto sanzionabile, non solo immorale. Per capire se funzionerà davvero, sarà fondamentale il sistema di controlli previsti dal Piano nazionale di monitoraggio e la trasparenza con cui verranno comunicati i dati.

In un mondo in cui la produzione alimentare è responsabile del 26% delle emissioni di gas serra, ridurre lo spreco significa anche combattere il cambiamento climatico, oltre che l’ingiustizia sociale. Il vero banco di prova sarà la capacità di modificare le abitudini di consumo, la logica del profitto a breve termine e l’opacità nella gestione delle eccedenze alimentari. La Spagna ha messo sul tavolo uno strumento potente, ora tocca ai cittadini, alle imprese e alla politica farlo funzionare.

 

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