L’attore denuncia un agente di controllo «offensivo e inquietante» all’aeroporto di Heathrow: «E dire che avevamo tutti lo stesso cognome sul passaporto»

Hugh Grant non ha affatto gradito l’ultima esperienza all’aeroporto di Heathrow, durante un viaggio di famiglia. L’attore britannico, 64 anni, ha usato il suo profilo X per raccontare un episodio spiacevole che ha coinvolto i suoi figli e un agente dell’immigrazione, e che ha fatto vacillare anche il suo tipico aplomb britannico. «Appena arrivati a Heathrow con mia moglie e i bambini. Tutti abbiamo lo stesso cognome (Grant) sui passaporti. L’agente dell’immigrazione chiacchiera con i miei figli e poi sussurra loro: “Sono davvero tua mamma e tuo papà?”», ha scritto Grant. Un capolavoro di discrezione. L’attore non ha preso bene l’interrogatorio in stile spy movie, e ha definito la domanda «intrusiva, offensiva e inquietante».
Hugh Grant, piuttosto riservato sulla propria vita familiare, è padre di cinque figli. Con la produttrice svedese Anna Eberstein, sua moglie dal 2018, ha tre bambini: John, 12 anni, Lulu, 9, e Blue, 6. Altri due figli, Tabitha (13 anni) e Felix (11), sono nati dalla precedente relazione con Tinglan Hong.
La vicenda ha attirato l’attenzione dei media internazionali. In risposta alle richieste di chiarimento, un portavoce dell’aeroporto di Heathrow ha specificato che gli agenti dell’immigrazione non sono dipendenti dell’aeroporto, ma della Border Force, un’agenzia governativa sotto il controllo del Ministero dell’Interno britannico. E possono fare domande per verificare i rapporti di parentela tra adulti e minori durante i controlli di frontiera, soprattutto in situazioni in cui non è evidente il legame familiare, ad esempio per via di cognomi differenti. «Se viaggiate con un minore (sotto i 18 anni) e non siete il genitore, o potreste sembrare non esserlo, potremmo porvi alcune domande per stabilire la relazione con il bambino», si legge. «Cerchiamo sempre di farlo il più rapidamente possibile e con sensibilità, tenendo conto degli interessi del minore e dell’adulto coinvolto». Insomma, certe domande, a volte, sono necessarie per tutelare i bambini, specie quando chi li accompagna potrebbe sembrare un perfetto sconosciuto. Il che, però, nel caso di Hugh Grant, non sembra essere il problema.
L’attore, infatti, ha contestato più che altro il tono e le modalità con cui l’agente si sarebbe rivolto ai bambini. Hugh Grant parla raramente della sua vita familiare. Tuttavia, in alcune interviste recenti ha raccontato aneddoti teneri e divertenti sui suoi figli. Nel 2024, ospite al Jimmy Kimmel Live, ha rivelato il significato del nome di sua figlia: «Abbiamo pensato che sarebbe stato divertente se, da grande, avesse potuto dire nei bar che il suo secondo nome è Danger. Così si chiama Lulu Danger Grant», ha raccontato sorridendo. Un chiaro omaggio alla battuta di Austin Powers: «Danger is my middle name».
Un altro aneddoto riguarda la figlia più piccola, Blue. È stato il fratello maggiore, John, a scegliere il nome. «All’inizio ha detto Kevin, perché era il suo Minion preferito. Abbiamo anche considerato l’idea, ma poi gli abbiamo chiesto di pensarci meglio, e ha detto Blue, perché è il suo colore preferito».
Padre affettuoso ma autoironico, l’attore ha anche ammesso che diventare genitore in età avanzata non è stato semplice. Ospite del podcast Smartless, ha detto: «Ho avuto figli troppo tardi, ho iniziato a 52 anni. Ora ne ho 64 e la più piccola ha 6 anni. Ho bisogno di una lunga vacanza in un sanatorio o in un’abbazia».
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