venerdì 3 gennaio 2025

Laura ha messo il dito sulla piaga delle pr della pubblica amministrazione

 


CARISSIMI FOLLOWER ED AMICI, L' UFFICIO INFORMAZIONI DELL' Ospedale Spaziani Frosinone SERVE PER DARE INFORMAZIONI SULLO STATO DI SALUTE DEI PAZIENTI ,


 ALTRIMENTI, PERCHÉ DOVREMMO PAGARE  LO STPENDIO A FINE MESE AD UN IMPIEGATO O IMPIEGATA,  LÌ ALLO SPORTELLO, GIUSTO ?


PER SAPERE COME STA IL MIO PAPÀ, CHE STA LÌ IN OSPEDALE DA STAMATTINA, , HO CHIAMATO, OGGI, IL PRONTO SOCCORSO OSSERVAZIONE BREVE, DELL' OSPEDALE SPAZIANI DI FROSINONE  E UN INFERMIERE DEL POMERIGGIO, MI HA RISPOSTO, SGARBATAMENTE,  DI CHIAMARE L' UFFICIO INFORMAZIONI, A QUESTO PUNTO, HO CHIAMATO L' UFFICIO INFORMAZIONI E  MI HA RISPOSTO UN' IMPIEGATA IN MANIERA SCORTESE, COME L' INFERMIERE DI PRIMA,  CHE 


 DA OGGI, NON DANNO PIÙ INFORMAZIONI A TELEFONO, MA SOLO IN PRESENZA

 ( MI HANNO RIFERITO CHE OGGI ALLI SPORTELLO NON C' ERA NESSUNO PER QUALCHE ORA, ALTRO CHE INFORMAZIONI IN PRESENZA ! ) 


E DI RICHIAMARE IL PS OSSERVAZIONE BREVE.

 A QUESTO PUNTO, HO RICHIAMATO PER LA 2a VOLTA OSSERVAZIONE BREVE E MI HA RISPOSTO DI NUOVO L' INFERMIERE, IN  MANIERA PIÙ ALTERATA E MALEDUCATA DI PRIMA  E MI HA DETTO CHE NON DÀ NEANCHE LUI INFORMAZIONI, AD UNA FIGLIA E MI HA SBATTUTO IL  TELEFONO N FACCIA, DICENDO, ANCORA UNA VOLTA,  CHE DOVEVO CHIAMARE L' UFFICIO INFORMAZION ...

SEMBRAVA UN PING PONG TRA L' INFERMIERE E L' IMPIEGATA ... MA ROBA DA MATTI ! 


LA VERITA È CHE  QUESTI IMPIEGATI ED INFERMIERI HANNO LO STPENDIO A FINE MESE E NON CE LA FANNO NEANCHE A DARE UNA NECESSARIA  INFORMAZIONE AD UNA FIGLIA,  DISPERATA E PREOCCUPATA PER COME STA IL PAPÀ, MA LORO SONO 

PAGATI  A FINE MESE, CON LO STIPENDIO E BUSTA PAGA, PER LAVORARE, 


NON PER NON FARE NULLA GIROVAGANDO  TRA I CORRIDOI, CON IL CAFFÈ IN MANO E MERENDINE AL CIOCCOLATO, A RIDERE E SCHERZARE CON IL CELLULARE IN MANO !

LAVORATE E GUADAGNATEVI LO STIPENDO, SIETE PAGATI PER CURARE I POVERI AMMALATI RICOVERATI IN OSPEDALE E NON A STARE LÌ A FARE I MALEDUCATI E "  SENZA FARE UN TASSO", COME LA CANZONE DI UN NOTO SPOT TV !

#SENZAFAREUNTASSO  #OSPEDALEFROSINONE

#LAFEDEAIUTA

Laura Giovannwlli Protani

Facebook 

Crisi Moldavia Transnistria alle porte

 


“La crisi è così grave che non c’è bisogno di elencare le imprese che hanno smesso. Tutte le imprese industriali vengono fermate, ad eccezione di quelle coinvolte nella produzione alimentare. Non esiste alcuna risorsa energetica per il settore industriale”, ha affermato Sergei Obolonik, Ministro dello Sviluppo Economico della Transnistria


Se per noi lo stop del gas russo attraverso l'Ucraina significa bollette salatissime, per la Moldavia, e ancor di più per la Transnistria, significa crisi energetica profonda


A Tiraspol il blocco di tutto il riscaldamento tranne per ospedali e simili, assieme al blocco della produzione industriale, può far precipitare la situazione in maniera devastante


Un paese non riconosciuto a livello internazionale, sostenuto dalla Russia, chiuso tra Moldavia e Ucraina, ha ben poche possibilità per affrontare al meglio una crisi così forte. La Russia non ha alcuna via sicura e utilizzabile per inviare aiuti a Tiraspol, nè tantomeno gas


Considerando che la più grande centrale elettrica che fornisce l'80% dell'energia alla Moldavia si trova proprio in Transnistria, è facile che le probabilità di una crisi politica e di tensione militare possa solo che aumentare


Il governo moldavo può far fronte ad una parte del suo fabbisogno tramite la Romania, anche se da Bucarest fanno sapere che in Moldavia andrà solo il surplus del fabbisogno romeno. La Transnistria non ha alcuna alternativa e il carbone usato in questi giorni durerà per soli 50 giorni


La tensione tra Moldavia e Russia, con il contenzioso tra Gazprom e il governo moldavo per un debito di 709 milioni di dollari, non riconosciuto da quest'ultimo, non aiuta, mentra in Transnistria non arriva più acqua calda nelle case e i termosifoni si sono spenti


La crisi umanitaria è dietro l'angolo e quando una nazione non riconosciuta affronta crisi senza apparenti vie di risoluzione, gli scenari che si aprono sono estremamente cupi, a partire da una migrazione di massa dei cittadini della repubblica verso la Moldavia, il pesante razionamento per tutti e caos amministrativo.


La guerra è la più comune delle conclusioni in questi casi. 50 giorni di tempo, poi la bomba esplode

Nicolò Monti

Facebook 

Don Giovanni Battista Bobbio



 Benedì gli uomini che lo stavano fucilando. Quelli che avevano dato fuoco alla sua chiesa, che l’avevano trascinato via, pesto, da Varese Ligure. Che l’avevano tenuto legato, di notte, ad una staccionata, nel bel mezzo di una tempesta di neve.


La colpa di Don Giovanni Battista Bobbio era stata quella di aiutare i partigiani.


Peggio ancora: il 25 dicembre aveva tenuto messa per loro. Erano scesi tutti dalle montagne per entrare nella sua chiesa il giorno di Natale.


Quando i nazifascisti lo seppero, organizzarono una retata per prenderlo. Lui, avvertito dai partigiani, decise però di rimanere per proteggere la chiesa e i suoi parrocchiani. Non fuggì, rimase lì dove era sempre stato. E così lo presero.


“Io sono già a posto con la mia coscienza, ma pregherò per voi” disse benedicendo gli uomini che il 3 gennaio 1945 gli toglievano la vita.


Alla memoria di Don Giovanni Battista Bobbio, il ricordo di tutti noi.


Agli uomini che non si sono mai arresi e hanno dato la vita dimostrando un coraggio davvero unico.

Leonardo Cecchi 

Facebook 

Raquel Welch Buonanotte!

 


Facebook 

I dannati

 


Facebook 

𝗖𝗮𝗹𝗰𝗶𝗼𝗺𝗲𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿, 𝗙𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝘀𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝘃𝘂𝗼𝗹𝗲 𝗹𝗮 𝗥𝗼𝗺𝗮: 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗿𝗲𝘁𝗿𝗼𝘀𝗰𝗲𝗻𝗮

 



Il centrocampista gioca troppo poco ed è intenzionato a lasciare MIlano già in questa finestra di mercato: un affare complicato ma non impossibile


MILANO - Propositi di addio, che stanno diventando sempre più rumorosi. Frattesi, insomma, non è contento. Dopo un anno e mezzo di Inter, gioca ancora troppo poco. E non ci sono neppure i segnali che la situazione possa cambiare almeno in futuro. Barella è un ingranaggio fondamentale nell’impianto costruito da Inzaghi. E il centrocampista romano ha caratteristiche diverse, utili, se non decisive, in certe partite o situazioni, ma non sufficienti per contendere il posto al numero 23. Insomma, il suo ruolo resta quello di vice. Poteva andare bene lo scorso anno, quando c’è stato il balzo in una grande squadra. Ma ora non è più sufficiente, perché Frattesi è convinto di aver dimostrato il suo valore anche ad alto livello, tanto da essere titolare in Nazionale. Così, se non è possibile avere quello status anche nell’Inter, allora meglio separarsi.


Frattesi è pronto a salutare l’Inter

Certi malumori, per la verità, erano già trapelati. Tanto che il suo procuratore, Riso, già la scorsa estate era andato a reclamare nella sede nerazzurra, senza però trovare sponde nella dirigenza interista. La novità di questi giorni è che l’entourage di Frattesi si starebbe muovendo non solo per la prossima estate, ma anche per l’immediato. Insomma, il giocatore farebbe le valigie anche subito. Anche perché un’idea su dove potrebbe trovare lo spazio tanto desiderato esiste già nella sua testa. Ed è la Roma, ovvero la squadra dove ha concluso la sua traiettoria giovanile iniziata nella Lazio e club a cui, evidentemente, è ancora legato. Chiaro che Ranieri accoglierebbe a braccia aperte Frattesi. Si tratterebbe di un rinforzo di assoluto livello, capace anche di accendere la piazza. C’è un nodo da sciogliere, però, e non di poco conto: come sarebbe possibile mettere in piedi l’affare?


Frattesi, un affare complicato

Attenzione, dando fede anche alle recenti parole di Marotta, l’Inter non sbarrerebbe la porta all’uscita di Frattesi, qualora dovesse chiedere in maniera diretta di andare a giocare altrove. Ma le condizioni le detterebbe comunque il club di viale Liberazione. E, a proposito del centrocampista romano, la prima è proprio la sua valutazione, anche perché, come riportato sull’ultimo bilancio, l’investimento per portarlo a Milano è stato di quasi 32 milioni. Evidentemente, sotto quella cifra non si scende. Anzi, è probabile che le richieste nerazzurre arrivino anche a quota 40. E allora la Roma ha quel tipo di disponibilità? No. Sarebbe difficile anche studiare un prestito, visto che l’Inter avrebbe comunque la necessità di dare ad Inzaghi un sostituto. Una strada alternativa potrebbe essere quella di recuperare risorse attraverso le cessioni. Del resto, non mancano i giocatori che il club giallorosso vorrebbe sistemare a gennaio. Anche a centrocampo, come l’ultimo arrivato Le Fée, ad esempio, che ha deluso. E attenzione pure a Pellegrini, nel pieno di un momento di crisi. Si tratta comunque di un monte assai alto da scalare. Ed è da capire pure l’atteggiamento che avrà Frattesi. Fermo restando il malcontento, si è sempre comportato da professionista e non ha mai avuto una parola fuori posto. Nel caso, finirà la stagione in nerazzurro. Ma poi sarà in ogni caso divorzio.


#Inter  #Frattesi 


#AsRoma #asromaforever


#calciomercato #calcimercatoRoma 


#Ghisolfi

 


#friedkin

Facebook 

giovedì 2 gennaio 2025

L’arte di crescere persone: l’educazione giapponese che crea comunità

 

- Dicembre 31, 2024 
 
 
 

In un mondo sempre più frammentato e individualista, dove il successo personale sembra prevalere sulla coesione sociale, esistono ancora luoghi in cui la collettività e il rispetto reciproco sono pilastri fondamentali. Il Giappone è uno di questi. Che si tratti di atleti come Ohtani Shohei, una star del baseball che raccoglie i rifiuti dopo le partite, o di comuni cittadini che aspettano pazientemente il verde al semaforo anche quando la strada è vuota, il Giappone incarna un modello di ordine e responsabilità collettiva che lascia il resto del mondo a riflettere.

Da dove nasce questo senso civico così radicato? La risposta potrebbe sorprendere: le scuole. È tra i banchi delle elementari che i bambini giapponesi imparano a pulire, collaborare e rispettare gli altri. Un approccio educativo che ha radici profonde nella cultura e nella storia del Sol Levante, ma che offre spunti interessanti anche per l’Italia e l’Europa, dove la questione educativa è sempre più cruciale.

Nella scuola elementare Minami Ikebukuro di Tokyo, la fine delle lezioni non segna solo il momento di uscire dalla classe, ma anche un’opportunità di responsabilità. Mentre molti alunni corrono verso l’uscita, un gruppo di bambine resta indietro per pulire l’aula. Scope a misura di bambino vengono estratte da un armadio, e le piccole mani si mettono al lavoro. “Pulendo, i bambini imparano a non sporcare”, spiega Kohashiguchi Megumi, un’insegnante. “Ma soprattutto imparano a sentirsi parte di una comunità, senza delegare ad altri le loro responsabilità” (The Economist).

Questa pratica, nota come hito-zukuri – “l’arte di formare persone” – riflette una filosofia educativa che va oltre le materie accademiche. “Il nostro compito è prepararli per la vita sociale”, sottolinea Satou Hiroshi, preside della scuola. “Insegnando collaborazione, spirito d’iniziativa e rispetto reciproco” (The Economist).

Questo approccio educativo affonda le sue radici nella storia giapponese. Durante il periodo Edo (1603-1868), la classe dei samurai istituì scuole per promuovere autodisciplina ed etica. Nei templi, anche i contadini venivano educati al rispetto della comunità. Questi principi si sono evoluti nei secoli, adattandosi alla modernità senza perdere il loro significato centrale: formare cittadini consapevoli.

Se in Giappone i bambini di sei anni camminano da soli per andare a scuola, attraversando strade trafficate o prendendo mezzi pubblici, in Italia la realtà è ben diversa. Secondo una ricerca ISTAT del 2022, solo il 15% dei bambini italiani si reca a scuola in autonomia, mentre la maggior parte viene accompagnata in auto dai genitori. Questa tendenza riflette un senso diffuso di insicurezza: il 70% delle famiglie teme per l’incolumità dei propri figli, preoccupandosi per il traffico, le aggressioni o altri rischi.

In Europa, simili paure portano a un approccio iperprotettivo, che limita l’autonomia dei bambini. Negli Stati Uniti, un caso emblematico ha fatto scalpore: una madre della Georgia è stata arrestata perché suo figlio di dieci anni era stato visto camminare da solo verso il centro città, a meno di un miglio da casa sua (The Economist).

In Italia, l’idea di far pulire le aule agli studenti, come avviene in Giappone, viene spesso percepita come inappropriata o persino una forma di sfruttamento. Tuttavia, alcune scuole primarie stanno sperimentando programmi pilota per responsabilizzare gli studenti, come la gestione della raccolta differenziata o la cura degli spazi comuni. I risultati sono incoraggianti, ma ancora lontani dal modello giapponese.

L’approccio educativo giapponese è stato ammirato e adottato in varie forme da altri paesi. Singapore, ad esempio, ha reso obbligatoria la pulizia delle aule scolastiche dal 2014, mentre in Egitto sono state costruite decine di scuole ispirate al modello giapponese per promuovere disciplina e collaborazione. Tuttavia, anche il sistema giapponese ha i suoi limiti. “La rigidità e il conformismo possono soffocare la creatività e penalizzare chi non si adatta alle norme”, osserva un rapporto UNICEF, che colloca i bambini giapponesi tra i più sani fisicamente nei paesi sviluppati, ma ai livelli più bassi per benessere mentale. Inoltre, alcune “regole nere” – come l’obbligo di indossare biancheria intima bianca o di seguire rigidi standard estetici – sono oggetto di accese critiche.

Nonostante i suoi difetti, il modello giapponese offre spunti preziosi per ripensare l’educazione in Italia e in Europa. Non si tratta di copiare pedissequamente, ma di integrare principi come l’autonomia, il senso civico e la responsabilità collettiva nelle nostre scuole. Un cambiamento che non solo migliorerebbe la vita scolastica, ma contribuirebbe a formare cittadini più consapevoli. La scuola è il cantiere della società futura. Se vogliamo una società migliore, dobbiamo iniziare dai banchi di scuola. Guardando al Giappone, possiamo immaginare un’educazione che formi non solo studenti eccellenti, ma anche individui capaci di vivere in armonia con gli altri.

https://beppegrillo.it/larte-di-crescere-persone-leducazione-giapponese-che-crea-comunita/

 

Dalema71

 

2025: Reddito Universale e felicità, non è un’utopia

 

- Dicembre 31, 2024 
 

 

di Isaac J.P. Barrow – Il 2024 si chiude con una fotografia del mondo piena di contraddizioni. Mai prima d’ora l’umanità aveva raggiunto livelli così alti di innovazione tecnologica e progresso scientifico: il mercato dell’IA supera i 500 miliardi di dollari, la capacità solare globale ha superato i 1.200 GW, e i vaccini a mRNA sono ora studiati per il cancro e l’HIV; la rete 5G copre il 70% della popolazione mondiale e missioni spaziali private hanno raggiunto la Luna…ma mai come oggi le disuguaglianze sociali ed economiche non sono state così marcate. Da un lato, pochi individui accumulano ricchezze inimmaginabili; dall’altro, miliardi di persone lottano per soddisfare bisogni primari come il cibo, l’acqua e un’abitazione sicura. È il momento di bilanci e riflessioni profonde, ma soprattutto di azioni concrete per cambiare rotta.

Secondo il Bloomberg Billionaires Index del 2024, le 20 persone più ricche del mondo hanno incrementato i loro patrimoni di quasi 800 miliardi di dollari in un solo anno, portando la loro ricchezza complessiva a livelli senza precedenti. Elon Musk, con 468 miliardi di dollari, guida la classifica, seguito da Mark Zuckerberg (210,7 miliardi) e Jeff Bezos (209,2 miliardi). Questi numeri, da capogiro, contrastano drammaticamente con la realtà di metà della popolazione mondiale, che vive con meno di 5,50 dollari al giorno, secondo i dati della Banca Mondiale. Questo squilibrio non è solo un problema economico, ma una crisi morale. La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi significa che le risorse vengono sottratte a chi ne ha più bisogno. L’UNICEF riporta che ogni giorno circa 10.000 bambini muoiono per cause legate alla malnutrizione. Intanto, le grandi fortune vengono investite in progetti come viaggi spaziali e intelligenza artificiale, che sebbene rappresentino il futuro, lasciano indietro le necessità più immediate della popolazione globale.

In questo contesto, emerge con forza la necessità di riconsiderare i parametri con cui misuriamo il progresso. Il Prodotto Interno Lordo (PIL), la metrica dominante nelle economie moderne, non tiene conto della qualità della vita, delle relazioni sociali, della sostenibilità ambientale o della salute mentale. È per questo che si parla sempre più di un nuovo paradigma: l’economia della felicità.

Il World Happiness Report 2023 colloca l’Italia al 33º posto su 137 paesi per livello di felicità, dietro a nazioni con redditi pro capite più bassi. Questo dimostra che la ricchezza materiale non si traduce automaticamente in benessere. Il benessere di un popolo non si può misurare in base al consumo di beni inutili, ma nella capacità di vivere in armonia con sé stessi e con il pianeta. È una riflessione che pone le basi per una rivoluzione culturale, prima ancora che economica. Tra le proposte più innovative per affrontare le disuguaglianze, il reddito universale si distingue per la sua semplicità e radicalità. Garantire un reddito di base a tutti i cittadini potrebbe ridurre significativamente la povertà e migliorare il benessere collettivo. Esperimenti condotti in giro per il mondo hanno dimostrato che i beneficiari del reddito universale sono sempre più felici, meno stressati e non meno produttivi.

Non si tratta di pagare le persone per non fare nulla, ma di offrire loro la libertà di scegliere come contribuire alla società. In un mondo sempre più automatizzato, dove la tecnologia riduce il bisogno di lavoro umano, il reddito universale potrebbe diventare una necessità piuttosto che un’opzione.

In Italia, il divario tra ricchi e poveri continua a crescere. Secondo l’ISTAT, nel 2024, circa 5,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta, un numero in aumento rispetto agli anni precedenti. Nel frattempo, il 10% più ricco della popolazione detiene oltre il 40% della ricchezza nazionale. Questi dati mettono in evidenza la necessità di riforme profonde, che vadano oltre la semplice redistribuzione del reddito. Alcune regioni italiane stanno sperimentando iniziative ispirate all’economia della felicità, come programmi di reddito minimo garantito e investimenti in servizi pubblici di qualità. Tuttavia, resta ancora molto da fare per ridurre il divario sociale e offrire opportunità reali a tutti. L’economia della felicità non è un’utopia, ma una necessità per affrontare le sfide del XXI secolo. Studi dimostrano che in società più egualitarie, dove le disuguaglianze sono ridotte, il livello di benessere generale è più alto. Investire in sanità, istruzione e infrastrutture pubbliche non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche una strategia per costruire società più coese.

Il 2025 può essere l’anno di una svolta. È necessario abbandonare l’idea che il successo individuale sia la misura del progresso e adottare una visione più ampia, in cui il benessere condiviso sia l’obiettivo primario. Il mondo non cambierà da solo. Non è un compito che spetta solo ai governi o alle grandi istituzioni. Ognuno di noi può fare la sua parte, ripensando le proprie priorità e partecipando a iniziative collettive. È il momento di immaginare un futuro in cui felicità, giustizia sociale e sostenibilità non siano solo ideali, ma realtà tangibili.

 

L’AUTORE

Isaac J.P. Barrow – Professore sociologo specializzato in dinamiche sociali globali. Tutta la sua carriera si è concentrata su globalizzazione e tecnologie digitali. Ha svolto ricerche in vari paesi ed è autore di studi su identità culturali e disuguaglianze. Ha collaborato con organizzazioni internazionali ed è considerato un esperto di politiche sociali ed inclusione.

 

https://beppegrillo.it/2025-reddito-universale-e-felicita-non-e-unutopia/

Dalema71

CHE C'AZZECCA LA CULTURA "NEW AGE" CON GLI SVALVOLONI DI QANON?

 

CHE C'AZZECCA LA CULTURA "NEW AGE" CON GLI SVALVOLONI DI QANON? – LA SCRITTRICE MARIA MELTZER SPIEGA TUTTE LE CONNESSIONI TRA LE TEORIE DEL COMPLOTTO CHE SI PROPAGANO SUI SOCIAL E LA CULTURA HIPPIE DEGLI ANNI ’60, LA MEDICINA ALTERNATIVA E IL CULTO DEL BENESSERE - DAL COMICO JOE ROGAN ALLO “SCIAMANO” JAKE ANGELI, TUTTO SI TIENE: L'IDEA È CHE LA CULTURA OCCIDENTALE ABBIA SMARRITO LA VIA PER COLPA DEL MULTICULTURALISMO E DELL'EGALITARISMO, E BISOGNA TORNARE ALLE FONTI TRADIZIONALI DI SAGGEZZA, CHE SIA L'INDUISMO O I VALORI "TRADIZIONALI" DEGLI EVANGELICI

qanon 

Dagotraduzione

 

Marisa Meltzer per The Washington Post

 

'AUTRICE MARISA MELTZER

Non l’ho scelta io la cultura New Age. Sono cresciuta negli anni ‘80 in una città universitaria della California del nord, dove l’onnipresenza degli adesivi dei Grateful Dead, i negozi che vendevano cristalli e le cartomanti suggerivano che l’ethos degli anni ’60 non era mai finito.

 

I vestiti psichedelici e le persone che si identificavano come “seekers” (i "cercatori") erano la normalità, e hanno creato in me il desiderio ardente di vivere la cultura americana tradizionale: mi ribellavo mangiando la pizza di Domino’s ai pigiama party e idolatrando il nichilismo punk degli anni ’70.

 

NEW AGE

A quanto pare non sono riuscita a resistere del tutto. Più o meno negli ultimi dieci anni, la mia conoscenza del mondo della cultura New Age, del benessere e il “woo-woo” (in qualunque modo vogliate chiamarlo) ha portato molti benefici nel mio lavoro da giornalista.

 

Queste idee stavano prendendo piede ancora una volta soprattutto grazie alle donne bianche di classe media proprio come me. Avevo una buona comprensione di quel mondo e avevo molto da dire riguardo queste tematiche: durante diversi incarichi sono andata a visitare capanne mestruali, cerimonie del tè, sono stata massaggiata da boa constrictor e ho meditato nei "bagni sonori". Ho accolto tutto questo con curiosità professionale, con un sentimento a metà tra una mente aperta e un sopracciglio inarcato.

 

assalto al campidoglio

Insieme al resto del paese, lo scorso gennaio stavo seguendo le notizie riguardo l’insurrezione al Campidoglio e la presenza di bandiere della Confederazione e altri simboli dell’estrema destra Americana.

 

Come molti altri, ho preso nota del cosiddetto “Sciamano”: il 33enne Jake Angeli, all’anagrafe Jacob Anthony Chansley, nato in Arizona. Immortalato a petto nudo e coperto di tatuaggi nordici, uno dei quali, - il Valknut - è un simbolo spesso associato al movimento per la supremazia bianca, mentre indossava un copricapo fatto da corna di bisonte e pelle di coyote, elementi collegati alla spiritualità pagana dell’America occidentale.

 

Ho conosciuto molte persone bianche che hanno adottato un miscuglio di simboli pagani o indigeni come simboli di un’estetica New Age, una dimostrazione imbarazzante e disgustosa di appropriazione culturale di cui disapprovo, ma che è molto comune in quel mondo.

SCIAMANO QANON

 

Dopo l’assalto al Campidoglio, i giornalisti hanno svelato che Chansley era il fondatore di un’organizzazione chiamata la Star Seed Academy (nel linguaggio New Age, gli starseed sono esseri superiori provenienti da un’altra dimensione).

 

La loro pagina Facebook, prima di essere rimossa, recitava: “La Star Seed Academy addestra i leader di ordine massimo! Aiutiamo le persone ad aprire gli occhi, evolvere e ascendere! Siete pronti a diventare leader? Siete pronti ad ascendere?”

 

Di recente, l’avvocato di Chansley Albert Watkins ha dichiarato che il suo cliente “è profondamente spirituale. La sua spiritualità lo sta aiutando molto mentre affronta le accuse federali.” Aggiungendo che Chansley ha “Un impegno spirituale con l’Ahimsa”, ovvero il principio (trovato nel Giainismo, nell’Induismo e nel Buddismo) di non fare del male ad altri.

LO SCIAMANO QANON CHANSLEY

 

Da devoto di QAnon - la serie tentacolare di false dichiarazioni fuse con un’ideologia estremista, considerata dall’FBI una minaccia di terrorismo domestico - e freedom fighter per conto di Donald Trump, Chansley si presentava come il mio esatto opposto ideologico.

 

Eppure c’era qualcosa in lui che mi era molto familiare. Tutto ciò sembrava scioccante e suggeriva serie falle in quella cultura che io pensavo di comprendere pienamente; una via di mezzo tra la mascolinità sensibile della New Age e qualcosa di più nefasto.

 

L’idea che stesse seguendo il proprio lignaggio spiritale è troppo generosa per concederla a Chansley, ma rappresenta un rapporto in crescita tra la spiritualità maschile New Age, i nuovi movimenti per la mascolinità e QAnon. Una linea diretta di connessioni improbabili tra poeti, lottatori di arti marziali miste, cristiani evangelici e insegnanti di yoga.

 

SCIAMANO QANON CAMPIDOGLIO

Nel 2009 Charlotte Ward, una ricercatrice indipendente sulla spiritualità alternativa, ovvero i credi religiosi al di fuori dei gruppi tradizionali, ha cominciato a notare l’emergenza sulle piattaforme online di una specie di ibrido tra la cultura New Age e teorie complottistiche.

 

Due anni dopo ha collaborato a una ricerca intitolata “La nascita della Conspiritualità”, pubblicata sul Journal of Contemporary Religion. Insieme a David Voas, scienziato sociale all’University College London, ha sottolineato la connessione tra i movimenti di teorie cospiratorie e credi spirituali alternativi. “Queste ideologie rendono all’apparenza la vita pubblica e privata meno soggette a forze casuali, per questo molte persone le trovano attraenti”, hanno scritto.

qanon 1

 

Ward e Voas definiscono la “conspiritualità” come “una filosofia socio-politica fondata su due principi chiave.” Una legata alle teorie complottistiche e l’altra ai sistemi ideologici della New Age: “1) Un gruppo di anonimi controlla o sta cercando di controllare l’ordine socio-politico globale; 2) L’umanità sta attraversando un periodo di “cambiamento di paradigma” della coscienza pubblica.”

 

Chi propone questa ideologia crede che la migliore strategia per combattere la minaccia di un “nuovo ordine globale” totalitario sia agire in conformità con il pensiero del “cambiamento di paradigma” a livello globale.

 

qanon 2

In questo momento storico culturale, dove le accuse di brogli elettorali e i pericoli della vaccinazione hanno colpito il popolo americano quasi simultaneamente, c’è stato un rinnovato interesse nella ricerca ormai decenaria di Ward e Voas, in particolare il concetto di “conspiritualità”.

 

Con l’immagine di Chansley che conduce l’assalto al Campidoglio indossando corna e pelliccia, la “conspiritualità” è diventata molto più che una semplice teoria di una ricerca accademica, ma una realtà condivisa da molti.

 

QANON 4

Quando avevo 10 anni, mia madre è diventata molto interessata al concetto del divino femminile, che concentra il concetto di spiritualità sulle donne piuttosto che la nozione patriarcale di un Dio uomo.

 

Nel 1989 mi ha portato alla presentazione del documentario canadese “Goddess Remembered”, sul culto di dee nelle culture dell’Europa antica e del suo potenziale per un nuovo movimento spirituale.

 

La maggior parte dei presenti erano donne bianche progressiste che provenivano da ambienti privilegiati. Questo movimento ha assunto il ruolo di una sorta di estensione spirituale dei movimenti femministi degli anni ’70.

 

QANON 3

Poco dopo, anche gli uomini si sono accorti di appartenere a un gruppo identitario, facendo partire i movimenti per gli uomini negli anni ’70 e ’80 manifestati in tre tipi di espressioni, afferma Cliff Leek, professore assistent di sociologia alla University of Northern Colorado e vice presidente dell’Associazione Americani per gli Studi sull’Uomo: “Ci sono gruppi pro-femministi [composti da uomini] che si occupano della salute riproduttiva e della violenza sessuale, mentre dall’altra parte dello spettro ci sono i gruppi per i diritti degli uomini che dicono: “Siamo perseguitati dal sistema per colpa del nostro genere.” La via di mezzo è la mitopoietica: ricollegare la mascolinità al sacro e al mitologico.”

 

IRON JOHN

La figura prevalente del movimento mitopoietico è il poeta Robert Bly. Nel 1990 Bly ha pubblicato “Iron John: Un libro sull’uomo” che includeva frasi come “Dove si trova la ferita di un uomo, è li che giace il suo genio.”

 

L’idea di Bly, raccontata attraverso archetipi e fiabe influenzate da Jung, era che gli uomini sono stati derubati della loro mascolinità da parte di padri emotivamente assenti che hanno allevato figli troppo sensibili.

 

Grazie a un’intensa riflessione – e qualche colpo di tamburo nei boschi in compagnia di altri uomini – potrebbero reclamare i loro Zeus interiori e prosperare.

 

Anche se il libro è stato oggetto di barzellette e prese in giro, ha trascorso più di un anno nella lista dei best-seller del New York Times ed è diventato talmente popolare e parte della cultura New Age che anche io ne ho comprato una copia da adolescente.

 

Ho pensato che fosse un po’ banale, come il genere di cosa che i padri hippie dei miei amici potessero apprezzare, ma l’ho letto sapendo che fosse un elemento integrale di una conversazione culturale di cui volevo far parte.

 

STAR SEED

Si può ancora trovare lo spirito di “Iron John” nei movimenti mitopoietici degli uomini, per esempio in gruppi come Embodied Masculine, una comunità di uomini che offre ritiri spirituali e coaching.

 

Questi ritiri promettono molto: “In questa cerchia ristretta di uomini sarete accolti con compassione e chiamati ad approfondire.” Si legge in una descrizione accompagnata da immagini di uomini per lo più bianchi che si danno pacche sulle spalle seduti in cima a macigni.

 

“La tua presenza incarnata si espanderà, il tuo rapporto con la coscienza si approfondirà e la spada della tua integrità sarà più affilata. Verrai sfidato, nutrito e fornito degli strumenti e la fratellanza che avresti voluto trovare anni fa.”

 

Tutto molto avvincente, se non fosse che la formulazione delle frasi descriventi i ritiri femminili di Embodied Masculine avesse uno stile decisamente antifemminista: “Donne, abbiamo raggiunto un punto storico in molte di voi stanno eguagliando e superando gli uomini in termini di guadagno, crescita personale e capacità spirituale… eppure c’è un desiderio nei vostri cuori per qualcosa di più.”

 

' NEW AGE

“Dal momento che leghiamo il concetto di mascolinità alla spiritualità, trasformiamo la mascolinità in qualcosa di sacro ed esclusivo” afferma Leek. “Non sono sicuro che ciò sia possibile senza evidenziare e rafforzare le ineguaglianze.”

 

Questi ritiri sembrano incoraggiare comportamenti virili da parte di un gruppo che è già il più privilegiato nella nostra società, oltre che trasmettere il concetto più politicamente conservativo degli uomini forti. Si avverte una paura che la donna diventi troppo potente mista a una venerazione della donna casalinga.

 

Tutto ciò mi fa venire in mente i Proud Boys, il gruppo di destra noto per dimostrazioni violente, che credono che le donne debbano restare a casa ad allevare i bambini.

 

“Il mondo del benessere e la spiritualità è parallelo al mondo cristiano evangelico, specialmente per quanto riguardo la virilità,” Spiega Leek. “L’aspetto mitopoietico dei movimenti per i diritti degli uomini è molto legato ai concetti patriarcali della cavalleria e dell’uomo come guerriero e protettore. Lo stesso vale per la mascolinità evangelica.”

 

Leek dice di non essere sorpreso che lo sciamano sia stato immortalato al Campidoglio insieme ai gruppi evangelici: la fissazione di QAnon sulle teorie complottistiche dei pedofili di Hollywood e l’élite liberale potrebbe far sentire un uomo in cerca di spiegazioni come una specie di protettore della libertà.

 

donald trump qanon

L’anno scorso, Matthew Remski, scrittore e presentatore del podcast “Conspirituality”, ha intervistato Lamont Daigle, fondatore del gruppo QAnon canadese per una storia su QAnon sulla rivista canadese “The Walrus”. Nell’intervista, Remski ha notato che Daigle parlava del suo percorso politico come se fosse un viaggio spirituale e Daigle ha risposto che era tutto grazie ad “Iron John.”

 

Ho scritto una mail a Daigle per chiedergli in che modo “Iron John” l’avesse influenzato e mi ha risposto dicendo di ammirare la visione della storia pre-industriale dell’autore e il modo in cui un’occupazione si tramandava di padre in figlio. Daigle continua dicendo che il concetto dell’apprendistato, perso gradualmente negli anni, era fondamentale per creare forti legami tra padre e figlio: “Proprio come suggerisce “Iron John” la dinamica famigliare più danneggiata dalla rivoluzione industriale è stata quella del rapporto padre-figlio.” Ma la sua visione sulla società odierna è ancora più oscura: “Da quello che ho notato sulle strade e sui palchi, in questo nuovo immaginario del “Nuovo Ordine Mondiale” emerso negli ultimi anni, gli uomini forti e protettivi sono decisamente assenti, mentre è aumentata la presenza di donne forti e schiette.”

IL COMICO JOE ROGAN

 

Tutto ciò si incalza perfettamente con l’analisi di Remski di questa sottocultura: “Si osserva una specie di iconografia romantica tra gli uomini palestrati ma New Age, fissati con la disciplina e le donne, che sono molte legate al mondo spirituale e divino.” Afferma Remski. “C’è una visione sacra del concetto della santa coppia.”

 

Penso che il miglior esempio della figura dell’uomo macho fissato con il benessere sia rappresentato dal comico e podcaster Joe Rogan, che vende tazze e calzini con la scritta “Conquista la tua puttanella interiore” e magliette ispirate alle divinità Indù.

 

Poi c’è la versione aggiornata dell’archetipo mitopoietico dell’uomo nell’era della pandemia rappresentate da figure come il lottatore di MMA Tim Kennedy, che sul podcast del comico JP Sears parla di come stiamo reagendo esageratamente alla pandemia.

 

JOE ROGAN

L’ampia gamma di persone che si sentono smarrite e che hanno bisogno di sistemi religiosi per giustificare le loro azioni rappresenta un terreno fertile per coloro che sono in cerca di fedeli, discepoli o seguaci (o follower). Le figure centrali di queste sottoculture “Sono uomini che non sanno gestire il loro carisma.” Afferma Remski. “Sono gravati da una fiducia ingiustificata, amplificata e riciclata dai social media fino a quando non diventa abituale e virale.”

 

Jules Evans, ricercatore onorario al Center for the History of Emotions alla Queen Mary University di Londra, ha investigato la storia, filosofia e psicologia della cultura del benessere. In un articolo scritto per Medium intitolato “I Nazi Hippy: Quando la New Age e l’estrema destra si incontrano.” Evans ha scritto di come negli anni ’30 e ’40, i membri a capo del partito nazista erano seguaci della spiritualità e medicina alternativa. “C’era un’idea prevalente che la cultura occidentale abbia smarrito la via e che ci sia una necessità di ritornare alle fonti tradizionali di saggezza, che siano l’Induismo, il Sufismo o i tradizionali ruoli di genere.” Ha detto Evans. Questo è un concetto molto popolare con i nuovi movimenti alt-right. “C’è un accavallamento tra l’idealismo New Age e il populismo dell’estrema destra nel pensiero che l’occidente abbia perso la via per colpa del femminismo, multiculturalismo e l’egualitarismo e bisogna tornare all’ordine”

 

TEORIE COMPLOTTISTICHE

A dicembre, un sondaggio condotto da NPR/Ipsos ha chiesto agli intervistati se credessero al mito propagato da QAnon, che ci fosse “Un gruppo satanico di pedofili composto da membri dell’élite che cercano di influenzare i media e la politica.”

 

Il 17% ha risposto positivamente, mentre il 37% diceva di non essere sicuri. Sarebbe troppo facile sminuire questo dato come un calo nell’abilità di pensiero critico, anche se potrebbe giustificarne gran parte. Ma quando Jeffrey Epstein, i cui amici facevano parte dell’élite mondiale dei più potenti, è stato condannato con accuse di traffico di minorenni, si può notare facilmente come uno possa essere tentato di associare questi casi di corruzione a teorie cospiratorie.

 

“Le teorie complottistiche si attaccano al modo in cui vediamo il mondo.” Dichiara Joseph E. Uscinski, professore di scienze politiche all’Università di Miami, che ricerca il fenomeno delle teorie complottistiche in America. “Sono rappresentative delle preoccupazioni delle persone in quel periodo storico: Gli Illuminati bavaresi del 18esimo secolo, i Massoni degli anni ’30, oppure l’assassinio di JFK negli anni ’60.”

 

TEORIE COMPLOTTISTICHE 2

Penso di sapere il motivo per cui le donne nella cerchia del benessere possano cascare nel vortice delle teorie complottistiche. La spiritualità alternativa “è legata a problemi spesso più associati alle donne, come la cura di sé o il legame con le altre persone” Ha affermato Voas “All’apparenza può sembrare un orientamento più ottimista in contrasto con le teorie complottistiche, che solitamente sono più oscure, pessimiste e politicizzate riguardo le forze segrete che controllano il mondo da dietro le quinte.” Eppure, la spiritualità alternativa e le teorie cospiratorie sembrano essere fondamentalmente legate da un ideale narcisistico: l’esistenza di fenomeni nel mondo che necessitano di ulteriori spiegazioni e che solo voi state scoprendo la verità. Secondo Voas “Il punto fondamentale è che nella nostra società ci sono dei sentimenti contrastanti tra fiducia e dubbio.”

 

TEORIE COMPLOTTISTICHE 3

Un articolo dell’anno scorso pubblicato sull’European Journal of Social Psychology intitolato “Un’esplorazione della superiorità spirituale: il paradosso dell’autoesaltazione.” Scritto dai ricercatori olandesi Roos Vonk e Anouk Visser, ha rivelato che “la strada per l’illuminazione spirituale potrebbe risultare in distorsioni cognitive osservate nella disciplina della psicologia sociale, come un senso illusorio di superiorità, chiusura mentale e edonismo, (l’afferrarsi ad esperienze positive) nascosti dietro la maschera dei cosiddetti “valori superiori.”

 

Questa versione spirituale del narcisismo ricorda molto del linguaggio utilizzato su Facebook da parte di Chansley riguardo gli starseed. Secondo Evans, questo deriva da un’idea presente nello Gnosticismo, una collezione di convinzioni derivanti da sette cristiane molto popolari nella cerchia della spiritualità alternativa, dell’esistenza di esseri spirituali che provengono da un altro pianeti: “Venite da un altro pianeta, siete caduti in questa prigione del mondo materiale, state lavorando per tornare alle vostre vere case. È un’espressione estrema dell’alienazione e narcisismo spirituale.”

 

coronavirus teorie della cospirazione

Immagino che probabilmente Chansley voleva diventare famoso per le sue idee e che il desiderio di essere notato sia gran parte del motivo per cui ha deciso di indossare un costume così bizzarro per tentare un colpo di stato. Per usare un termine popolare sull’internet, Chansley è una versione spirituale del “clout chaser” (cercatori di prestigio).

 

Ma non voglio prendere in giro nessuno per le loro idee spirituali, Chansley incluso, che è stato incriminato con sei accuse di crimini federali ed è in attesa del processo, piuttosto mi interessa la questione più importante riguardo la virilità contemporanea: chi sta riempendo questo vuoto? Se QAnon sta fornendo delle semplici risposte per un piccolo ma stabile gruppo di uomini, dovremmo pensare a un’alternativa spirituale più sana: “Qualsiasi cosa sia, dovrebbe essere innanzitutto un’iniziativa offline” Secondo Remski “Potrebbe focalizzarsi sulle comunità locali, o quantomeno del vicinato, non nel circuito di consumatori. L’ultima cosa di cui il seguace medio di QAnon ha bisogno è un leader o un gruppo che monetizza il suo recupero spirituale o le sue emozioni.”

 

Remski ha anche notato un incremento di gruppi di uomini che ruotano intorno al bodybuilding in modo spirituale oppure schemi piramidali venerati religiosamente. Secondo una sua predizione “Entro la fine di questo anno un paio di “bros” inizieranno una compagnia [di multilevel marketing] che vende prodotti di benessere con il marchio QAnon stampato sopra.

 

https://www.dagospia.com/cronache/come-i-movimenti-complottistici-maschilisti-influenzati-dalla-cultura-265540

Blaserna71

 

Panjim e il futuro che l’India ignora: una città insegna come vincere la battaglia contro i rifiuti

  

di Igor G. Cantalini – C’è una piccola città in India, Panjim, capitale del paradiso tropicale di Goa, che dovrebbe essere presa a esempio da tutto il mondo. Non per le sue graziose chiese o per le sue colorate case indo-portoghesi, ma per qualcosa di molto più significativo: la sua rivoluzione nella gestione dei rifiuti. In un paese spesso travolto dall’immondizia, Panjim ha dimostrato che ripulire non è solo possibile, ma necessario.

Torniamo indietro al 2005. Panjim era l’immagine tipica di molte città indiane: strade invase da cassonetti traboccanti, un odore persistente di spazzatura e un cumulo di immondizia che cresceva senza controllo in un villaggio vicino. Durante i monsoni, quella montagna di rifiuti crollò, invadendo le case degli abitanti. La rabbia esplose e il sito venne chiuso. La città, disperata, cercava un nuovo luogo per smaltire l’immondizia, ma nessuno voleva accogliere i loro scarti. Era il caos.

Eppure, da quella crisi nacque un cambiamento straordinario. La città decise di fare ciò che sembrava impossibile: eliminare i cassonetti comunitari e introdurre la raccolta porta a porta. Ogni abitazione, ogni ufficio, ogni negozio venne coinvolto. Ma non si fermarono lì: i cittadini dovevano separare i rifiuti in 16 categorie, compresi i gusci di cocco – una necessità in uno stato dove si consumano in media 6 cocchi a persona al mese.

Oggi, Panjim segrega il 99% dei rifiuti alla fonte e tratta l’80% di essi. Secondo un rapporto del NITI Aayog e del Centre for Science and Environment (CSE), il 90% delle sue strade è pulito quotidianamente. È un risultato incredibile per una città che, solo vent’anni fa, era letteralmente sommersa dai rifiuti.

E mentre Panjim brilla, il resto dell’India affonda. Ogni anno, le aree urbane producono circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, destinati a salire a 125 milioni di tonnellate entro il 2031. La percentuale di plastica non biodegradabile sta aumentando rapidamente, alimentata dall’e-commerce e dalle consegne di cibo, che hanno creato una montagna di imballaggi usa e getta.

Ma non è solo un problema tecnico, è una crisi politica. Mentre Narendra Modi ha promosso la “Swachh Bharat Mission” (Missione India Pulita), concentrandosi inizialmente sulla costruzione di bagni per eliminare la defecazione all’aperto, i rifiuti solidi sono ancora un problema secondario. E questo nonostante il governo abbia stanziato 365 miliardi di rupie (4,3 miliardi di dollari) per rendere le città indiane “libere dai rifiuti”.

Le grandi città come Mumbai e Bangalore sono le peggiori. A Mumbai, introdotta la raccolta differenziata nel 2016, ma oggi solo il 25% dei rifiuti organici viene trattato correttamente. Perché? Corruzione, inefficienza, ma soprattutto apatia politica. Come ha detto Ankur Bisen, autore di Wasted, “Non ho mai visto un politico vincere o perdere un’elezione sulla gestione dei rifiuti”.

Ironia della sorte, sono le città più piccole, come Panjim, a guidare il cambiamento. Con meno interferenze politiche e un maggiore coinvolgimento delle comunità, queste realtà stanno dimostrando che un altro modello è possibile. Sunita Narain, direttrice del CSE, osserva: “Le città più piccole hanno la capacità di governare meglio e più rapidamente”.

E il cambiamento non riguarda solo la tecnologia, ma anche l’educazione. A Panjim, gli abitanti sono stati formati per anni sui benefici della raccolta differenziata. La città ha introdotto incentivi, come sconti fiscali per chi rispetta le regole, e sanzioni per chi non lo fa. Un esempio? Ristoranti e hotel devono separare i rifiuti organici e consegnarli per il compostaggio, pena multe salate.

La storia di Panjim ci parla anche in Italia. Viviamo in un paese che ogni anno produce circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui il 20% non viene riciclato correttamente. Le nostre discariche sono al limite, eppure la gestione dei rifiuti non è mai al centro del dibattito politico. Il caso di Roma è emblematico: una capitale che fatica persino a raccogliere la spazzatura.

Panjim dimostra che non servono miracoli, ma volontà politica, educazione e coinvolgimento della comunità. Se una piccola città indiana è riuscita a trasformarsi, perché non possono farlo le nostre?

Ripulire l’India – o l’Italia – non è un’impresa impossibile, ma richiede un cambio di mentalità. Iniziamo con piccoli passi: introduciamo la raccolta differenziata obbligatoria per tutti, sosteniamo le aziende che riciclano e penalizziamo chi inquina. Usiamo la tecnologia per monitorare il processo, ma non dimentichiamo che il cambiamento parte dalle persone.

Panjim è la prova che, anche davanti a montagne di rifiuti, c’è una strada. Basta volerla percorrere.

 

 

nbsp;

L’AUTORE

Igor G. Cantalini – Esperto di comunicazione e marketing digitale di 45 anni, laureato in Scienze della Comunicazione,ha lavorato con brand di fama nazionale e internazionale, specializzandosi successivamente in Intelligenza Artificiale. Scrittore e divulgatore, pubblica articoli su  vari temi.

https://beppegrillo.it/panjim-e-il-futuro-che-lindia-ignora-una-citta-insegna-come-vincere-la-battaglia-contro-i-rifiuti/

Dalema71

 

A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO

 

DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE QUELLO SVALVOLATO ALLA KETAMINA DI ELON MUSK, DA QUANDO HA FINANZIATO LA CORSA PRESIDENZIALE DI DONALD TRUMP, SI È MESSO IN TESTA DI TRASFORMARE LA CASA BIANCA IN CASA MUSK. E COME “PRESIDENTE VIRTUALE” DEGLI STATI UNITI, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO HA IN MENTE DI SOSTITUIRE LA MONETA REALE CON UNA VIRTUALE, CON UNA LEGGE CHE PREVEDA GLI ACQUISTI DI BITCOIN PER LE RISERVE VALUTARIE DEGLI STATI UNITI - MA FATTI DUE CONTI, ALL’AMERICA FIRST DI TRUMP CONVIENE DI TENERSI STRETTO IL SACRO DOLLARO CHE, AD OGGI, RAPPRESENTA LA MONETA DI SCAMBIO DEL 60% DEL MERCATO INTERNAZIONALE -NEL 2025 TRUMP DOVRÀ VEDERSELA NON SOLO COL MUSK-ALZONE CRIPTO-DIPENDENTE: IN CAMPO È SCESO PREPOTENTE IL PIU' ANTICO NEMICO DEL “VERDONE” AMERICANO: L’ORO…

trump musk bitcoin 

DAGOREPORT

ELON MUSK - Kekius Maximus CON PEPE THE FROG

Attenzione alla moneta: sarà tra le protagoniste più pericolose per l'economia mondiale del 2025.

 

(Del resto, la parola moneta deriva dal verbo latino ‘monere’ che sta per avvertire, ammonire, e la dea Giunone aggiunge l’appellativo di Moneta per aver risvegliato le oche sacre del suo tempio in Campidoglio che starnazzando avvertirono i romani dell'arrivo dei Galli di Brenno.

 

Quando, verso il 269 a.C., in prossimità del tempio di Giunone Moneta venne poi edificata la zecca, a quel punto fu il linguaggio popolare a trasmettere l'appellativo della Dea a ciò che lì si produceva.)

 

ELON MUSK - Kekius Maximus

Ora la Moneta, con tanto di emme maiuscola, con il suo etimo di “avvertimento”, ritorna minacciosa sulla scena della geopolitica del mondo.

 

Succede infatti che quello svalvolato alla ketamina di Elon Musk, da quando ha finanziato e supportato la corsa presidenziale di Donald Trump, si è messo in testa l'idea di trasformare la Casa Bianca in Casa Musk.

 

E come “presidente virtuale” degli Stati Uniti, l'uomo più ricco del pianeta ha in mente non solo di occupare Marte ma di sostituire la moneta reale del dollaro con la criptovaluta più invadente del mondo digitale, nonché simbolo della volatilità e dell’irrazionalità, i virtualissimi Bitcoin - con i quali già da un pezzo si possono acquistare le auto Tesla.

 

PAUL ATKINS

Nel 2024 la valuta digitale si è gonfiata come una mongolfiera: ha oscillato tra 52.000 e 72.000 dollari (69.600 euro) fino a novembre, quando la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi ha catalizzato ulteriori guadagni.

 

Il Bitcoin ha poi superato la soglia dei 100.000 dollari (96.600 euro) all'inizio di dicembre dopo che il Trumpone ha annunciato l'intenzione di nominare Paul Atkins, un ex commissario della SEC favorevole alle criptovalute, come prossimo presidente della SEC. (Vedi articolo a seguire).

 

DONALD TRUMP CAMERIERE DI ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON GROK

Dato che oggi in politica è tempo perso fare previsioni, visto che i leader del pianeta ogni giorno si dilettano sui social a smentire ciò che avevano “cinguettato” 24 ore prima, le promesse di Trump valgono come un vasetto di yogurt con impressa la data di scadenza. Domani è un altro giorno, avanti un’altra sparata!

 

Così il tycoon che nel suo primo mandato alla Casa Bianca liquidava sprezzante i Bitcoin come un imbroglio di massa, per poi sulla scia della “Testa di Tesla” rincula e, boom!, dichiara di voler fare dell'America la "capitale delle criptovalute del pianeta".

 

bitcoin criptovalute

In realtà, fatti due conti, all’America First di Trump conviene eccome di tenersi stretto il Sacro Dollaro che, ad oggi, rappresenta la moneta di scambio del 60% del mercato internazionale (ai bei tempi copriva l’85 per cento).

 

A far cambiare definitivamente di nuovo idea al Puzzone col ciuffo trapiantato l’indiscutibile fatto che la banconota verde, come moneta di scambio internazionale, sta ampiamente sul cazzo alla Cina di Xi, ai paesi arabi e a quelli dell’area BRICS. E anche all’area euro la prevalenza del “verdone” è poco gradita.

 

DOLLARO

Ora a noi tapini non resta che sbirciare dalla finestra per assistere allo scontro tra il Trumpone, un tipino che usa e getta i suoi compagni di merenda come kleenex usati, e quella Testa di Tesla che tanto ha investito nelle criptovalute, al punto di voler una legge che preveda gli acquisti di Bitcoin per le riserve valutarie di Washington.

 

Ma nel 2025 il presidente eletto dovrà vedersela non solo col Musk-alzone cripto-dipendente: in campo è sceso il più antico nemico del Sacro Dollaro: l’oro. Il bene rifugio per eccellenza che si rivaluta soprattutto nei periodi di turbolenza, contro inflazione, rischi geopolitici e timori legati al debito.

 

LINGOTTI D ORO

 

E a partire dalla guerra russo-ucraina per continuare con i conflitti nel Medio Oriente, per l’oro sono stati anni da cuccagna, arrivando a sfiorare i 2,800 dollari l’oncia, e ora punta deciso verso i 3 mila, secondo gli analisti.

 

Secondo un report dell’Agi, la situazione è questa: “Cina in testa, ma anche di India, Turchia, Polonia, le quali a partire dal febbraio 2022 e cioè dall’invasione russa dell’Ucraina, hanno accelerato il processo di diversificazione delle loro riserve in dollari, comprando più oro.

 

Si tratta di banche centrali che non hanno mai avuto forti riserve in oro (la Cina ha solo il 5% delle sue riserve in oro, l’India intorno al 10% contro almeno il 60% delle banche centrali dei principali paesi sviluppati) ma Pechino in compenso possiede consistenti riserve in dollari.

 

Queste banche centrali, dopo l‘Ucraina, hanno fatto tesoro di quanto è accaduto alle riserve in dollari della Russia depositate all’estero, le quali sono state congelate e potrebbero essere usate per aiutare l’Ucraina.

 

Per evitare di fare a stessa fine, la Cina, in vista di possibili frizioni con gli Usa, ha iniziato a diversificare e cioè a vendere dollari e comprare oro.

 

Lo stesso hanno fatto Turchia, India e altri istituti centrali, i quali da 2 anni a questa hanno iniziato a comprare valanghe di oro sui mercati internazionali, favorendo così il rialzo dei prezzi di questo metallo.

 

elonia musk meme su elon musk first lady di trump 1

“Chi compra l’ora lo fa per effetto del nuovo quadro geopolitico post guerra in Ucraina con l’emersione del gruppo dei paesi del BRICS allargato e perché ha troppi dollari e troppo poco oro nelle sue riserve in questo momento”.

 

CRIPTOVALUTE: LA MONETA DIGITALE E LE REGOLE

Estratto dell'articolo di Massimo Gaggi per www.corriere.it – articolo del 22 dicembre 2024

 

Donald Trump, che un tempo considerava le criptovalute una truffa e un attentato alla stabilità finanziaria, ora si propone come un cripto presidente deciso ad estendere la leadership monetaria dell’America dal dollaro alle valute digitali: vuole dare loro credibilità anche inserendo una quota di bitcoin nella riserva monetaria federale.

 

MEME SU ELON MUSK

Coi due terzi degli americani che dicono di non fidarsi di una ricchezza estratta dai computer e con la Banca Centrale Usa legalmente impossibilitata a inserire monete digitali nel suo portafoglio, il rischio è quello di un salto nel buio.

 

Ma il nuovo presidente tira dritto: per riconoscenza verso Elon Musk e gli altri tycoon cripto entusiasti della Silicon Valley che lo sostengono, perché ha fiutato un business che può far crescere l’economia e anche la ricchezza della famiglia Trump, ma anche perché decine di milioni di americani, soprattutto giovani, investono in questo settore.

 

 

[...]

 

meme sul saltello di elon musk 12

Negli Stati Uniti le questioni vanno ben oltre la dimensione fiscale, prevalente nel dibattito italiano: la svolta di Trump che da giugno ha cominciato a presentarsi come il condottiero di una nuova era di ricchezza digitale e la sua vittoria alle presidenziali hanno già fatto crescere di molto il patrimonio dei criptoinvestitori: basti pensare al bitcoin balzato fin oltre i 100 mila dollari, per poi ripiegare a 95 mila dopo il non possumus della Federal Reserve.

 

Sta poi montando un conflitto d’interessi del presidente di dimensioni potenzialmente ciclopiche: se nel 2016, al tempo della sua prima elezione, Donald Trump promise di mantenere separati i suoi affari dall’attività di governo, ora suo figlio Eric batte i Paesi del Golfo per promuovere il business di World Liberty Financial, la società creata qualche mese fa per gestire le attività di famiglia nelle criptovalute. E non si fa problemi ad assicurare, parlando in pubblico, che suo padre dalla Casa Bianca prenderà decisioni miranti a rendere questi affari sempre più redditizi.

 

 

CONTANTI TRASFORMATI IN LINGOTTI D ORO

Arricchimenti improvvisi e conflitti d’interesse attirano l’attenzione, fanno discutere, ma rischiano di lasciare in ombra due ordini di questioni che possono avere un impatto economico strutturale e grosse conseguenze politico-culturali.

 

La prima riguarda la portata degli interventi governativi in campo monetario. Fin qui la Sec, l’authority federale che sorveglia Borse e mercati, è stata guidata da Gary Gensler, assai sospettoso — per non dire apertamente ostile — nei confronti di ogni forma di denaro virtuale, creato sfruttando la capacità di calcolo delle macchine.

 

[...]

 

Trump ha già annunciato che spazzerà via le regole di Biden, ha azzerato la Ftc mentre alla Sec ha sostituito Gensler con Paul Atkins, copresidente della Token Alliance, un’organizzazione che promuove l’integrazione dei prodotti finanziari digitali nei mercati tradizionali: una volpe a guardia del pollaio, dicono i critici.

 

LINGOTTI D ORO

Ma non basta: Trump ha anche nominato David Sacks (altro criptoentusiasta, cofondatore di PayPal con Elon Musk e Peter Thiel) zar delle cripto e dell’intelligenza artificiale. Al Tesoro va Scott Bessent: anche lui crede nelle valute digitali, ma il suo ruolo sarà soprattutto quello di garantire la stabilità dei mercati.

 

Nel governo, però, ci sarà un altro grande sostenitore delle monete virtuali: il ministro del Commercio Howard Lutnick che fin qui, da capo di Cantor Fitzgerald, ha investito miliardi nel settore.Tutti decisi a creare nuova base monetaria, quindi più liquidità e ricchezza, con strumenti virtuali.

VLADIMIR PUTIN CON UN LINGOTTO D'ORO

 

Trump, però, ha anche chiesto più volte se e come queste cripto potrebbero essere usate per «diluire» un debito pubblico Usa ormai imponente. Circolano varie idee su come provare a farlo, ma bisogna stare attenti a non spaventare i mercati.

 

Vanno prima convinti del valore reale di queste monete: introdurre una blanda regolamentazione (oggi assente, quella di Biden è rimasta sulla carta) e inserire le cripto nelle riserve federali possono essere i primi passi in questa direzione.

 

IL POST SUI BITCOIN NEL PROFILO INSTAGRAM DI GIORGIA MELONI

Ma c’è anche un secondo aspetto, più politico. Trump può essere tentato di cavalcare anche in campo monetario l’onda anti-istituzionale che sale in America: lui l’ha già sfruttata per emarginare l’establishment politico repubblicano, far perdere presa a stampa e televisioni, mentre ora la usa per attaccare le gerarchie giudiziarie, investigative e militari nelle quale vede i nemici del Deep State.

 

ELON MUSK TWITTA UNA FOTO IN VERSIONE DOGE - DIPARTIMENTO DELL EFFICIENZA GOVERNATIVA

Nel 2016, quando davanti all’evidente falsità di molte affermazioni del neopresidente, i suoi portavoce sostennero la teoria dei «fatti alternativi», fu facile ridicolizzarli. Otto anni dopo Trump può dire quello che vuole e le verifiche fattuali degli organi d’informazione lasciano il tempo che trovano.

 

Che voglia applicare la teoria dei «fatti alternativi» anche alla moneta? I fan delle cripto lo spingono in questa direzione sostenendo che da quando, mezzo secolo fa, Nixon ha sganciato il dollaro dall’oro, il denaro è diventata una finzione basata sulla credibilità delle banche centrali.

DAVID SACKS

ELON MUSK PERSONA DELL ANNO - MEME BY EMILIANO CARLI

meme pubblicato da elon musk dogecoin twitter il logo di dogecoin al posto di quello di twitter elon musk dogecoin 2elon musk twitta la copertina di dogue scatenando la speculazione sul dogecoin DONALD TRUMP - THE DEFIANT ONES elon musk dogecoin 1meme sul saltello di elon musk 11il logo di dogecoin

crollo bitcoin 03lara ed eric trumpcrollo bitcoin 02 euro dollaro euro dollaro euro dollaro dollaro digitale 2dollaro digitale 3

 

https://www.dagospia.com/politica/a-a-a-attenzione-moneta-ritorna-minacciosa-scena-geopolitica-mondo-419924

Bush71