"Nel 1984 disputammo un grande europeo, forse avremmo meritato qualcosa di più. In albergo, durante la competizione, ricevevo parecchie telefonate di club europei che cominciavano ad interessarsi a me. Ciccio Mascetti e il ragionier Rangogni però vennero direttamente in Francia: parlammo tutta la notte, lontano da occhi indiscreti. Scelsi l’Italia perché era il campionato migliore al mondo, con i più forti giocatori al mondo. E volevo provarci anch’io. Di Verona non sapevo nulla: chiesi ad amici che giocavano in Italia: 'è una bellissima città' mi dissero. Ma io intendevo la squadra: 'Beh, la squadra con un po’ di fortuna può arrivare in Coppa Uefa'. Andò discretamente meglio, vincemmo lo scudetto."
Se l'importanza di un calciatore si potesse misurare in base ai suoi soprannomi, Preben Larsen-Elkjaer sarebbe sicuramente tra i primi al mondo: 'il Vichingo', 'Golkjaer', 'La Furia di Copenaghen', 'Cenerentolo', 'Cavallo Pazzo', 'Il Sindaco', 'il pazzo di Lokeren', giusto per citarne alcuni. Attaccante potente e scattante, imprendibile nelle progressioni palla al piede, con il suo carisma e l'indomabile grinta, il danese divenne ben presto idolo della tifoseria scaligera ed elemento determinante nello scacchiere di Bagnoli.
L'11 settembre compie gli anni Preben Larsen-Elkjaer.
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