Lucia Esposito per "Libero quotidiano"
Fenomenologia di Pietro Castellitto che, in poche ore, da mostro del nuovo cinema italiano si è trasformato in un mostro vero e proprio. Praticamente l' incarnazione di tutti i Mali. Maschio, bianco, raccomandato, disallineato e politicamente molto scorretto. In un' intervista al Corriere della Sera gli è bastato dire quello che pensa sul Me Too («è un monumento all' ipocrisia») perché contro di lui si scatenasse l' aggressività conformista di una società che mette alla gogna chi osa dissentire.
Pietro Castellitto (29 anni) è il figlio del regista, attore e sceneggiatore Sergio Castellitto, trent' anni e molta gavetta alle spalle, è figlio del regista e attore Sergio e della pluripremiata scrittrice Margaret Mazzantini. Fino a ieri veniva celebrato (anche dagli stessi social che ora lo massacrano) per le due candidature ai David di Donatello con I predatori e per il record di ascolti della serie Sky su Totti Speravo de morì prima. Ma Pietro ha avuto il coraggio di dire cose che per il pensiero dominante è meglio tacere ed è diventato improvvisamente il bersaglio di un odio feroce e smisurato.
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Ecco che cosa ha detto: «Per fare l' attore devi saper dire le bugie e fare gli scherzi. Se non scherzi più, il tuo percorso è stato sacrificato alle consuetudini e al perbenismo dominante».
COME NEL BOWLING E poi: «Negli Anni '20 Al Capone faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il monumento all' ipocrisia del Me Too, battaglia sacrosanta, ma se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita chiedendo pure soldi; io vedo la volontà di potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto parlando come amante di Nietzsche, che studiai a Filosofia».
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Come nel gioco del bowling con un solo tiro puoi fare strike buttando giù tutti i birilli, allo stesso modo Pietro, con una sola frase, ha fatto crollare tutti i capisaldi del politicamente corretto. Ha detto che i soldi oggi li fai se perpetui il bene. Cioè se ti adegui alle regole imposte da altri. Ha affermato che gli studi legali si sono arricchiti grazie al Me Too (cosa peraltro vera) e che se un' attrice o una donna non vuole che il produttore o il potente di turno le tocchi la coscia deve togliere la mano del molestatore (cosa peraltro sensata).
Ha anche detto che la battaglia delle donne è «sacrosanta» ma nessuno si è soffermato a leggere questa precisazione perché, nel frattempo, Pietro era già diventato il peggiore dei maschilisti, anzi uno che in quanto maschio non può permettersi di parlare di molestie.
«Ringraziamo Castellitto che ci insegna a spostare la mano.
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Ah, e se dite che siamo noi a fraintendere ce lo spiegasse lui visto che è acculturato grazie a Nietzsche». E poi: «Ennesimo consiglio (non richiesto) di un uomo su come evitare molestie». Questo più o meno il tenore dei commenti.
ZITTO E BUONO Pietro doveva stare zitto e buono, come nella canzone dei Maneskin. Invece lui non si è limitato a criticare il Me Too, ha avuto pure l' ardire di citare Nietzsche e la "volontà di potenza". Ma che cosa può saperne lui, maschilista, raccomandato da mammà e papà, di filosofia? Ok, magari Castellitto non avrà imbroccato a pieno il concetto di volontà di potenza.
pietro castellitto photocredit giorgiocodazzi
Ma in realtà ha compiuto lui un bell' atto di volontà: rompere il conformismo del Bene, cioè l' ipocrisia del Buonismo.
Verso la fine dell' intervista poi, afferma l' indicibile: «Ho detto cose di sinistra in ambienti di destra e viceversa, anche se è più difficile dire cose di destra in ambienti di sinistra».
Lo vogliono zitto e buono, ma a noi Pietro piace proprio com' è: parlante, scorretto e coraggioso. Sì, perché ci vuol coraggio ad essere impopolari.
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https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/ldquo-metoo-rsquo-monumento-all-rsquo-ipocrisia-rdquo-pietro-266796.htm
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