La nave fu affondata da due bombe tedesche il 9 settembre del 1943, con oltre 1.300 vittime
In questa foto rilasciata dalla Marina Militare uno dei 12 cannoni anti-aereo usati per contrastare l'attacco aereo tedesco
Una immagine d'epoca della corazzata 'Roma'
Una immagine d'epoca della corazzata 'Roma'
Una immagine d'epoca della corazzata 'Roma'
Una immagine d'epoca della corazzata 'Roma'
Una immagine d'epoca della corazzata 'Roma'
di Massimo Nestico'A sessantanove anni dall'affondamento, dagli abissi del golfo dell'Asinara arriva una foto attesa con trepidazione dalla Marina Militare: quella di un cannone 90/50 anti-aereo montato sulla corazzata Roma, il gioiello della Regia Marina colpito da due bombe tedesche il 9 settembre del 1943, nelle caotiche fasi che seguirono la firma dell'armistizio tra Italia e Alleati: oltre 1.300 marinai persero la vita. Poco meno delle circa 1.400 vittime di un altro celebre disastro marittimo: quello del Titanic, 31 anni prima. Le prime immagini del relitto, adagiato in più pezzi a circa 1.000 metri di profondità ed a circa 16 miglia dalla costa sarda, sono state riprese da Guido Gay, titolare della società Gaymarine srl che da molti anni conduce in zona sperimentazioni di innovative apparecchiature di esplorazione subacquee da lui ideate e costruite.
"L'emozione - racconta Gay, che si trova in zona a bordo del catamarano Daedalus - è stata grande per avere ritrovato un relitto storico così importante per la Marina. Ora andremo avanti per completare l'esame del sito dove giace il resto della nave". Per anni, nel tratto di mare compreso tra l'estremità settentrionale dell'Asinara e le Bocche di Bonifacio, si sono susseguite senza successo le campagne di ricerca, complicate dai fondali profondi e dai canyon che rendono incerta l'interpretazione dei segnali captati dai sonar. Oggi, finalmente, è spuntato un pezzo di 'Roma'. Le immagini sul fondale - dopo che sonar e magnetometro avevano identificato il sito promettente - sono state ottenute dal Pluto Palla, un piccolo sottomarino di soli 60 chili in grado di raggiungere elevate profondità.
Una volta che il robot si è imbattuto nell'artiglieria dell'ex nave ammiraglia della flotta italiana, Gay ha contattato la Marina Militare che ha mandato due ufficiali sul Daedalus per verificare la scoperta. Il responso é stato positivo: il cannone fotografato era proprio uno dei 12 montati sulla corazzata, che non sono però serviti a proteggerla dalle sofisticate bombe lanciate dagli aerei della Luftwaffe da un'altezza di oltre 5.000 metri, non raggiungibile dalla contraerea presente sulla nave. Nei giorni scorsi un altro team di ricercatori aveva affermato di aver identificato il luogo del relitto.
Ma gli annunci, osserva Gay, "devono essere supportati da adeguata documentazione ed io ho le immagini che sono state valutate dalla Marina Militare". La forza armata, da parte sua, ha sempre seguito con attenzione i numerosi tentativi di ritrovamento del relitto di quella che è una delle sue navi simbolo. Quando sarà stata completata la mappatura della zona, non ci saranno però tentativi di riportare pezzi della Roma in superficie. Infatti, al di là degli altissimi costi di un'operazione del genere, per la Marina la corazzata - come tutti i relitti che hanno militari morti a bordo - non si tocca, è un sacrario. E l'ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle forze navali da battaglia della Regia Marina, morto proprio al timone della Roma, è uno degli eroi. (ANSA)
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