domenica 12 gennaio 2025

Thomas Hassler

 


Molti tifosi giovani non conoscono approfonditamente molte storie e molti calciatori del passato. È normale, io ho 40 anni e quando ne avevo 10 per quanto fossi fissato con la Roma e mi facessi comprare libri sulla storia della Roma molti dei nomi che leggevo non mi dicevano nulla benché fossero stati importanti ai tempi. Ma da ogni periodo restano le icone e qualche giocatore che si lega a episodi storici, il resto man mano svanisce e rimane solo negli annali.


Quindi vorrei cominciare questa rubrica che cercherò di portare avanti con costanza sui calciatori meno "pop" del passato, storie che saranno anche sorprendenti.


TOMAS HASSLER

Berlino Overst - 30/05/1966

Centrocampista

Alla Roma per tre stagioni dal 1991 al 1994

118 presenze 14 gol 8 assist


Per far capire quanto Hassler fosse forte e quanto fosse considerato quando arrivò a Roma basti pensare che nella lista del Pallone d'Oro del 1992 (vinto da Van Basten) arrivò quarto sotto soltando all'olandese, a Stoichkov e a Bergkamp. E aveva già vinto il mondiale del '90 da titolarissimo.


Cresciuto nel Colonia dove esordisce e rimane per sei stagioni nell'estate del '90, fresco campione del mondo, passa alla Juve di Maifredi. Per i bianconeri fu una stagione disastrosa e "Tommasino" resta coinvolto in quella mediocrità. L'estate successivo viene acquistato dalla Roma.


Centrocampista piccolino (166cm), veloce, tecnico e con un tiro fortissimo e preciso era un giocatore di livello mondiale e si vedeva. Purtroppo le sue tre stagioni qui coincisero con il momento probabilmente più difficile della storia della Roma: arrivò con Ciarrapico presidente, l'anno dopo ci fu lo scandalo con conseguente arresto dell'allora presidente e quindi il passaggio forzato al Generale Di Martino a marzo del '93 e infine il passaggio a Franco Sensi nel novembre dello stesso anno, dopo la seria paura di veder sparire la nostra squadra.


Hassler era il perno del centrocampo per tutti e tre gli allenatori alternitisi: Ottavio Bianchi, Boskov e Mazzone. Un regista offensivo che veniva utilizzato anche come ala destra per sfruttare al meglio il suo dribbling e quel piede fatato. Aveva questa caratteristica rincorsa, sui calci piazzati: corta e di "tre quarti", cioè non dritta verso il pallone ma partendo quasi da oltre la palla, il che forse contribuiva all'effetto e al giro che faceva prendere alla palla. Calciava quasi indifferentemente con entrambi i piedi ed aveva una percentuale realizzativa sui calci piazzati altissima.


Pur essendo stato qui in tre anni complicati ebbe a dire, in un'intervista recente: "Anche facendo mente locale, non riesco a trovare momenti diffici li, ripensando ai miei anni nella Capitale"


È rimasto molto legato a noi, a questa squadra. Ha segnato al derby, ha segnato alla Juve da ex (il gol a cui è più affezionato). Ed è stato uno di quelli che ha tenuto a battesimo Totti agli esordi. Di lui racconterà questo aneddoto riguardo le punizioni: 


"Non so se ha imparato da me, ma ricordo che alla fine di un allenamento si avvicinò un ragazzino e mi chiese se poteva tirarle con me. Certo risposi, ma non sapevo chi fosse. Aveva già il carattere del campione, non aveva paura di nulla."


Una carriera strana perché con la nazionale vince un mondiale e un europeo ma con le squadre di club si porta a casa niente più di una Coppa Intertoto col Karlshue, squadra dove andrà dopo essere stato a Roma e prima di passare al Monaco 1860 e chiudere la carriera all'Austria Salisburgo a 38 anni.


Un giocatore magnifico, uno dei centrocampisti più forti della sua generazione che ha vissuto qui nel momento più alto della sua carriera, in una squadra che pur contando altri campioni come Balbo, Caniggia, Aldair, Giannini e Voeller oscillò tra il quinto posto  e periodi a lottare in zona retrocessione. Ma ancora oggi sentendo il nome di Tomas Hassler a molti viene da canticchiare il coro, sulle note della musichetta del Tetris, "Tommasino Hasler Gol".


Avete ricordi particolari di Tomas Hassler? Raccontateli!

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