domenica 12 gennaio 2025

Angelo Pagotto, l'ex portiere si confessa: «Ero forte come Buffon, poi l'incubo cocaina. A Milano spendevo 40 milioni al mese, oggi mi sputerei in faccia»

 


L'ex portiere prodigio si confessa dopo una carriera che non è mai sbocciata

Angelo Pagotto, l'ex portiere si confessa: «Ero forte come Buffon, poi l'incubo cocaina. A Milano spendevo 40 milioni al mese, oggi mi sputerei in faccia»


Angelo Pagotto a un certo punto fu considerato uno dei portieri più promettenti del calcio italiano, al livello di Gigi Buffonraggiunse l'apice della sua carriera nella stagione 1995-1996 quando, pur ancora molto giovane, ottenne le chiavi della porta della Sampdoria e della nazionale Under-21 con cui vinse l'europeo; ciò gli permise la stagione successiva di vestire la maglia del Milan«C'è stato un periodo in cui io e Buffon eravamo i portieri più forti d'Italia. L'ho sentito da poco, gli ho fatto i complimenti per il nuovo ruolo in Nazionale. 'Ti devo ringraziare perché sei l'unico che mi ha fatto vincere un Europeo", scherzava. Quell'U21 era fortissima, c'erano lui come secondo portiere, Totti, Nesta, Panucci e Cannavaro, che ancora oggi mi chiama Big Jim per la pettinatura che avevo allora», spiega oggi Pagotto al Corriere della Sera.

Arrivato al club rossonero da grande promessa, cominciò come titolare, ma fu poi relegato in panchina a vantaggio del veterano Sebastiano Rossi e non riuscì ad affermarsi, anche a causa dell'annata della squadra, rimasta la più negativa dell'era Berlusconi.

Nel 2007 però la sua carriera ebbe una svolta negativo, la squalifica per 8 anni: cocaina. «Per me era evasione - racconta in un'intervista al Corriere della Sera -, soprattutto quando non avevo obiettivi. In quel momento ero al Crotone, giocavo poco, la mia carriera era finita. Ho conosciuto tante brutte persone a cui non ho saputo dire di no. La droga mi distaccava dalla realtà. Credevo che risolvesse i problemi, ma non era così. Ne sono stato dipendente per tre anni e ho sofferto di depressione. Per sei mesi non mi sono alzato dal divano, prendo ancora gli psicofarmaci. Ho provato a smettere diverse volte, non ci sono mai riuscito».

Nel 2000, al Perugia in serie A, Pagotto era già stato squalificato per lo stesso motivo. «Ma fu un'ingiustizia - sottolinea lui -.

 
Feci tre controlli uno dietro l’altro e risultai positivo solo a quello di mezzo. Strano, no? La magistratura aprì un’indagine, un inquirente mi disse che era stato chiaramente commesso un reato ma che non aveva trovato la pistola fumante, cioè il colpevole, colui che aveva scambiato le provette. Per non parlare del valore delle mie urine, totalmente sballato quando arrivarono al centro clinico. Per coprire altri, hanno colpito me. In quel momento giocavo poco, non contavo niente. E avevo cinque anni di contratto… Il Perugia mi disse che, se avessi ammesso e patteggiato, la squalifica sarebbe stata di appena 8 mesi. Ma non lo feci, ero innocente. Ricominciai da zero a Trieste».

Angelo Pagotto ripercorre la sua esperienza al Milan di Berlusconi, l'apice della sua carriera sportiva. «Arrivo al Milan nel 1996 - spiega al corriere della Sera -, ma in quel momento per me era troppo. Per crescere sarei dovuto restare alla Sampdoria, fu un errore del mio procuratore. Trovai uno spogliatoio difficile da capire, comandavano Baresi e i vecchi italiani, che in campo volevano che noi giovani facessimo quello che chiedevano loro e che fuori non ci consideravano proprio. Ma se fu sbagliato andare al Milan, lo fu anche lasciarlo subito. Dovevo rimanere, come fece Ambrosini, poi diventato capitano. Ho guadagnato 350 milioni di lire, ancora oggi non so dove li ho spesi. Cene con gli amici, regali... con quei soldi a quest’ora avrei sei case. Andavo in Via Montenapoleone e iniziavo a spendere. Versace, Armani... la banca mi aveva rilasciato anche la carta oro con cui non avevo limiti. Sperperavo 40 milioni al mese, oggi mi sputerei in faccia».

Oggi Angelo Pagotto vive nelle colline fiorentine con la sua terza moglie e dice: «Sto seguendo i corsi, sto studiando e ho appena concluso un'esperienza importante all'Avellino. Oggi alleno i portieri del Prato».

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Previti71

 

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