Dal 13 luglio del 2017, il giorno in cui ha avuto un ictus mentre era
in motorino ad Ostia, non aveva mai ripreso conoscenza. Per tutto
questo tempo era rimasto immobile su un letto di ospedale, lui che
immobile non era stato mai.
Se fosse qui adesso ci direbbe di tagliare corto con la retorica e
andare dritti al punto, "perché la gente vuole sapere qual è la storia
vera". Eccola, dunque, la storia vera. Marco Mathieu ha vissuto decine
di vite, tutte magnifiche. È stato il bassista dei "Negazione", hardcore
band torinese attiva tra il 1982 e i primi anni Novanta (sei album, più
di mille concerti), ed è stato scrittore, giornalista, viaggiatore,
sceneggiatore, documentarista, amante dell'esistenza, entusiasta,
buddista, e - ci piace ricordare - arcigno difensore centrale nel
calciotto del mercoledì a cui non mancava mai. Ti menava, ma poi ti
chiedeva scusa e ci aggiungeva la famosa risata, come facevi ad
arrabbiarti.
Un giorno, nei primi anni Novanta, posò il basso nella custodia e non
lo riprese più. "Ho imparato a suonarlo mettendo i foglietti sulle
corde per ricordarmi le note, mica ho studiato musica!", raccontava
divertito a chi gli chiedeva perché. "Quando ho deciso di smettere, l'ho
fatto senza rimpianti". Trasferitosi a Milano, ha lavorato a Gq Italia
per cui ha fatto l'inviato speciale poi è passato nelle redazioni di D,
Diario, Tuttomusica. Nel 2011 è approdato nella redazione romana di
Repubblica con la qualifica di vice-caporedattore.
Il suo arrivo in Cronaca Nazionale era avvolto da un'aura di mistero,
la metà dei colleghi aveva ascoltato i suoi dischi e nei video di
Youtube lo vedeva ancora saltare come un ossesso sul palco dei
"Negazione" martellando le corde del suo basso. Chi è, cosa farà, che
idee ha, ci chiedevamo. Marco ci ha messo cinque secondi a integrarsi
col gruppo. È entrato, si è presentato e ha sorriso. Era fatta.
Negli anni a Repubblica ha lavorato alla Cronaca Nazionale,
agli Esteri e allo Sport. Durante un periodo di aspettativa, si è fatto
inviare a San Paolo per collaborare con la Folha de S.Paulo, il
quotidiano brasiliano. Ne parlava come di un'esperienza formidabile.
Trovare il lato bello di ogni cosa e mostrartelo era una delle sue
caratteristiche. Cercava la vita ovunque, in un certo senso. I giorni in
cui era di cattivo umore si contano sulle dita di una mano.
Al giornale, come in campo, sapeva essere spigoloso e sbrigativo, poi
però dopo la chiusura, a bocce ferme e pagine fatte, era lui a cercarti
per spiegare e riconciliare, nel tempo di una sigaretta fumata insieme.
Alcuni dei suoi viaggi in giro per il mondo sono stati lo spunto per
scrivere libri ("A che ora è la fine del mondo?", "In viaggio con Manu
Chao"), altri sono diventati documentari ("Prigionieri", per
RepubblicaTv) o docufilm. Ne ha fatto uno splendido sul calciatore
brasiliano Socrates, con la regia di Mimmo Calopresti. Amava il calcio e
amava il Torino (quattro anni e mezzo di amarezze, Marco, non ti sei
perso un granché...).
L'incidente lo ha portato via. Non era morto, però era come se lo
fosse. C'era, ma non c'era. Questo innaturale stato di sospensione ha
reso tutto più incomprensibile e tormentato per noi, i sentimenti
non riuscivano a trovare una collocazione. Mamma Paola non lo ha mollato
un attimo e solo il Covid ha spezzato un doloroso rito quotidiano. "Per
tre anni, tutti i giorni, con la neve, la nebbia, il freddo gelido o il
caldo asfissiante, sono andata a salutare e chiacchierare con il mio
Marco nell'ospedale dov'è ricoverato e dove 'dorme' perché in coma
vegetativo - ha raccontato a questo giornale a fine marzo 2020 - lo
accarezzavo, gli leggevo due giornali, la sua Repubblica e la Gazzetta dello sport .
Da tre settimane non posso farlo più a causa di questo terribile virus,
non posso accarezzarlo e non posso più parlargli. È rimasto solo, ed
anch'io, chiusa in casa con il pensiero sempre rivolto a lui". L'abbiamo
assillata per tutto questo tempo con la solita domanda, a cui lei
gentilmente ha dato la solita risposta: "Marco è stazionario, dorme
ancora".
Ora non dormi più. L'aquilone si è staccato ed è volato via. C'è chi
dice che sei finalmente libero, ma siamo tristi lo stesso. La tua risata
ci mancherà. Ci mancherà tutto di te amico sincero, giornalista
competente, esploratore della vita. "Lo spirito continua", recita una
delle tue canzoni. Ma quant'è difficile oggi, caro Marco.
https://www.repubblica.it/cronaca/2021/12/24/news/morto_marco_mathieu-331522779/
Costanzo71
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