Bloody Sunday.
La Bloody Sunday, la Domenica di sangue, identifica la strage di quattordici civili avvenuta a Derry il 30 gennaio del 1972.
I morti subirono l’aggressione spropositata del 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico, che aprì il fuoco contro la folla di cattolici riuniti a manifestare per i diritti civili. Furono colpite 26 persone, tredici, la maggior parte delle quali giovanissime, morirono prima di essere soccorse. L’ultima vittima morì quattro mesi più tardi per le ferite da armi da fuoco.
La strage della Bloody Sunday fece da spartiacque e segnò l’ascesa dell’IRA (Irish Republican Army). Gran parte dei giovani irlandesi repubblicani, in seguito a quegli episodi, scelsero di arrolarsi tra le fila delle organizzazioni paramilitari. Un conflitto destinato a durare 30 anni, con la conseguente morte di oltre tremila persone. Una guerriglia urbano estenuante, capace di logorare le comunità cattoliche e protestanti.
Nacquero le barriere, veri e propri mega cancelli costituiti a separare le due fazioni. E, considerando l’alto numero degli arruolamenti tra i paramilitari, all’alba della Bloody Sunday videro la luce anche nuove organizzazioni. Gruppi sempre più agguerriti e pronti alla lotta armata. La domenica di sangue fu una pietra miliare del crescendo di violenza che portò a riconsiderare tutto, dalle politiche attuate in questi territori alle scelte prese nella speranza di placare un miccia sempre accesa.
Quei diritti calpestati durante la maledetta domenica di sangue. La Bloody Sunday fu un punto di non ritorno. I paracadutisti, comandati dal Colonnello Wilford, avevano l’ordine di disperdere la manifestazione non autorizzata. E aprirono il fuoco.
La classe operaia va in paradiso
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