domenica 30 gennaio 2022

Imi-Sir, Previti condannato a 11 anni di carcere

 Per il deputato di Forza Italia e gli altri imputati (tranne Verde)
accolte in sostanza le richieste della pubblica accusa

La sentenza accolta da un lungo applauso in un'aula gremita
Previti: "E' una persecuzione". Pisapia: Processo ineccepibile"

MILANO - Un lungo applauso, in aula, accoglie la sentenza del processo Imi-Sir. Nel quale sono stati condannati Cesare Previti e tutti gli altri imputati, tranne Filippo Verde. Il verdetto della quarta sezione penale del tribunale di Milano è arrivato dopo otto ore di camera di consiglio. Il deputato di Forza Italia è stato condannato a 11 anni di reclusione. Agli altri avvocati imputati, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora, sono state inflitte rispettivamente pene di undici anni e cinque anni e sei mesi. Verdetto di colpevolezza anche per i giudici Vittorio Metta e Renato Squillante, che hanno ricevuto rispettivamente condanne a tredici e otto anni e mezzo di carcere. Assolto invece l'ex giudice Filippo Verde, per il quale l'accusa aveva chiesto 10 anni di carcere.

Tutti gli imputati sono stati anche interdetti dai pubblici uffici e in particolare i tre avvocati anche dall'esercizio della professione per 5 anni. Sono stati disposti dalla Corte anche risarcimenti in milioni di euro. Secondo i giudici la Imi ha diritto ad un risarcimento di 516 milioni di euro, la Cir ad un risarcimento di 380 milioni di euro. In un comunicato, la società del gruppo De Benedetti ha espresso "profonda soddisfazione nel vedere confermata la tesi accusatoria secondo la quale il controllo del gruppo Mondadori, che nel 1990 era saldamente nelle mani della Cir, le fu sottratto a seguito di una sentenza che oggi viene riconosciuta frutto di corruzione".


Con l'eccezione di Verde, dunque sono state accolte le tesi e, in sostanza, le richieste di pena dell'accusa. Che aveva chiesto per Cesare Previti 13 anni di reclusione. Secondo il pm Ilda Boccassini, infatti, tutti gli imputati hanno concorso ad "aggiustare" a favore della Sir la controversia legale con l'Imi che nel 1992 aveva fruttato alla società di Nino Rovelli, ora deceduto. Il figlio di Rovelli, Felice, anch'egli imputato, è stato condannato a sei anni, quasi mille miliardi di risarcimento.

E' certo il ricorso in appello: "Da domani ricominciamo a combattere", dice uno dei difensori di Cesare Previti, Giorgio Perroni. Ma intanto finisce il primo atto di uno dei dibattimenti più tormentati della storia. Fino all'ultimo i legali di Cesare Previti hanno chiesto la sospensione del processo, che per tre anni hanno in tutti i modi provato a spostare da Milano. L'ultima stop era stato chiesto ancora questa mattina, ma era stato negato dal presidente Carfì. Quindi è iniziata la camera di Consiglio, che rimasta riunita fino a sera prima di tornare in aula e proclamare la colpevolezza degli imputati.

Il verdetto è stato letto in un'aula letteralmente intasata di persone: giornalisti, fotografi, cameramen, e avvocati un pò ovunque, che hanno occupato ogni spazio, comprese le gabbie destinati agli imputati detenuti. Cesare Previti ha invece atteso nel suo studio legale di Roma, in via Cicerone. Fuori, anche lì, si è andata via via formando una folla di giornalisti, cineoperatori e fotografi. Alla lettura della sentenza scoppia un lungo applauso. E si attendono i commenti a caldo. Non arriva quello della pm Boccassini ("No gazie, nessun commento"), è già pronto quello, durissimo, di Previti.

"Hanno portato a termine quello che si erano prefissi di fare - dice l'ex ministro - e l' unica cosa che sussiste è la persecuzione giudiziaria che oggi ha raggiunto il suo culmine". Previti ribadisce che a suo parere i magistrati "hanno commesso abusi e omissioni, hanno costruito in laboratorio un teste falso, che è stato smentito in ogni sua delirante affermazione, hanno occultato prove a mio favore, nascosto verbali a discarico, distrutto le prove delle loro manipolazioni". Intanto il suo avvocato, Alessandro Sammarco, confermando l'intenzione di ricorrere in appello, aggiunge: "Di fronte a una ingiustizia si ha il dovere morale di reagire perchè in Italia cose di queste genere non accadano più".

Soddisfazione invece del legale di parte civile, l'avvocato Giuliano Pisapia, che parla di "sentenza giusta e processo ineccepibile. I giudici hanno confermato non solo l'esattezza dell'impianto accusatorio ma anche la loro assoluta serenità di giudizio". Contento anche il legale dell'unico imputato assolto Filippo Verde, secondo il quale "si è trovato un giudice che ha fatto giustizia rispetto alle accuse".

(29 aprile 2003) 

https://www.repubblica.it/online/politica/imisirnove/verdetto/verdetto.html

Berlusconi71 

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