mercoledì 29 gennaio 2014

Scaroni: ridurre a 1/3 i costi energia in Europa, Eni in pole position

Capacità tecnica e di sintesi e di andare al nocciolo delle cose, sorriso accattivante e determinazione: i tratti che lo contraddistinguono e ne fanno il più autorevole manager pubblico. L'Amministratore Delegato dell'Eni, a conferma, di nuovo, che avevano ragione Enrico Mattei, Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti a puntare sulla cosa pubblica e che il pubblico può ben funzionare ed essere di punta, non in Italia, bensì il "pubblico" italiano nel mondo.
Eni, la quinta multinazionale del pianeta ne è la prova. Il futuro dell'Eni inizia, oggi come già ieri, dal presente. Il presente è una sfida, la stessa di ieri, quando si trattava di ricostruire il Paese dopo la guerra. Il piccolo fatto storico, al tempo stesso aneddoto, è ormai rimasto famoso: Mattei e De Gasperi fecero in modo da incontrarsi nella toilette di una stazione di servizio dell' Agip, e, mentre De Gasperi stava sciacquandosi le mani, Mattei gli chiuse il rubinetto.
"Ma che cosa fa?" chiese il Presidente DC. E Mattei: "Le chiarisco il nostro - suo e mio - problema: se il rubinetto è chiuso, lei le mani non se le sciacqua. Se il rubinetto energetico non è aperto la ricostruzione non si fa". Paradossalmente, oggi, quasi settant'anni dopo, e dopo una crisi ancor peggiore di quella del 1929 che portò poi alla guerra, la realtà è la stessa.
Lo chiarisce bene Paolo Scaroni nello spiegare l'uscita americana dalla crisi, come anche la posizione dei Paesi asiatici, e, soprattutto, la grave tara europea e specialmente italiana: il fattore energetico. Gli asiatici e - soprattutto - gli americani sono riusciti ad uscire grazie alla riduzione dei costi energetici a valori che sono 1/3 di quelli europei e ciò a sua volta è stato possibile con il ricorso a gas e petrolio cosiddetti "non convenzionali".
Si tratta di gas e petrolio contenuti in rocce bituminose a circa duemila metri di profondità e che è possibile liberare grazie all'immissione di particolari preparati chimici ad alta pressione: si rendono così accessibilirisorse assai vaste ed a basso costo.
In Europa i primi tentativi si sono fatti di recente inPolonia, ma è solo l'Inghilterra di Cameron che sta puntando con decisione a questa realtà specie per il Nord ed è prevista con ciò la creazione di circa 70.000 nuovi posti di lavoro più l'indotto. Il governo britannico sta aprendo le porte anche alle compagnie ed agli investitori stranieri e Scaroni sta facendo la sua parte per assicurare all'Eni una fetta della torta.
L'impegno del nostro, ovviamente non si ferma qui: partendo dalle evidenti potenzialità del progetto inglese, Scaroni si sta attivando per un passaggio europeo, anche italiano, al nuovo tipo di estrazione. Insomma si porta in sede europea l'incipit di Mattei a De Gasperi:
senza la riduzione dei costi energetici ad un terzo di quelli attuali, l'Europa impossibilmente potrà competere a livello industriale con gli altri Paesi (...) per quanto poi concerne l'Eni le tecnologie non solo già ci sono, ma siamo stati tra i primi a svilupparle ed utilizzarle...
Dunque pole position. Ma di pole position in questo momento l'Eni ne ha almeno altre due da giocare: lerelazioni privilegiate con l'Iran, già dai tempi di Mattei che ne intuì le potenzialità, e sempre mantenute aperte anche nei tempi più difficili ed oggi assai promettenti con le nuove aperture del governo iraniano; i nuovi e ricchissimi giacimenti scoperti vicino al Qatar.
Anche oggi è lo stesso di ieri con Mattei: se Scaroni vince, vinciamo tutti. 
 

Autore

francesco latteri

francesco latteri
http://www.agoravox.it/Scaroni-ridurre-a-1-3-i-costi.html

Nessun commento:

Posta un commento