venerdì 31 gennaio 2014

Ma cosa c’è dietro le quote di Bankitalia?

Giustamente la minoranza d'opposizione in Parlamento dei grillini si è opposta, specialmente alla richiesta di fiducia da parte del governo rispetto al decreto chiamato IMU-Bankitalia. 


Per ricordarci mi rinfresco la memoria ricordandomi che la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico, ma come sempre succede nel nostro paese di Pulcinella la proprietà è per il 95% in mano ai privati. Uno di quegli ossimori di cui è pieno il nostro allegro paese.
 
L'assetto proprietario è diviso in quote fittizie. Il capitale simbolico è di 156mila Euro. Il 60% di questo è in mano a Banca Intesa, Unicredit (sponsor di Renzi, lo ricordo en passant) e Assicurazione Generali. Questo è l'ennesimo risultato di quel che fu chiamato negli anni '90 "Privatizzazioni" che coinvolse anche le Bin (Banche di interesse nazionale) 
 
Insomma a volerla vedere oggi quella storia (anche se fin d'allora era chiaro) più che una privatizzazione fuun regalo ai privati (ILVA docet).
 
Lo statuto di Banca Italia prevede il 10% dei dividendi dell’intero capitale sociale, ovvero soli €15.600. Che vanno ai detentori di quote. Il resto dell’utile netto (€ 2,5 miliardi nel 2012) viene invece ripartito fra accantonamenti a riserva statutaria (€1 miliardo) o girato direttamente al Ministero del Tesoro (€1,5 miliardi). In questo modo allo Stato entrano all'anno più o meno 2 miliardi di utili. In totale € 3,5 miliardi sono entrati nelle casse dello Stato nel 2013 (si pensa che la vendita di quote delle aziende di Stato si dovrebbero ricavare a mala pena 12 miliardi).

Un bel gruzzoletto ogni anno senza colpo ferire per lo Stato. 
 
Ed è per questo che i privati partecipanti al banchetto non ci sono stati ed hanno chiesto ed ottenuto che ai risibili dividendi figurativi di cui sopra, adesso spettino agli azionisti privati (le banche appunto) altri dividendi aggiuntivi pari ai profitti degli investimenti del valore massimo del 4% delle riserve detenute nell'anno precedente (per il 2012 l’aliquota è stata piuttosto bassa, 0,5%, che tradotta in soldoni significano 70 milioni regalati alle banche).
 
Ma mica è finita qua!
 
In funzione della legge in discussione alla camera per la rivalutazione del capitale sociale della Banca d'Italia ai privati arriverebbero in base al un flusso di reddito che esso genererebbe tra i 5 e i 7,3 miliardi di euro. Tutti danari presi dai fondi di riserva della Banca. In più è stato deciso (oggetto della legge) "un limite del 5% alle quote possedute da ogni singolo azionista e a coloro che adesso o in futuro si ritrovassero con quote in eccesso verrebbe concesso un periodo di tempo prestabilito per sbarazzarsene, vendendole ad 'investitori istituzionali con un orizzonte di lungo periodo'”.
 
Il che significa che i privati potrebbero vendere tutte le quote possedute in eccesso al 5% ad altri investitori, anche stranieri. Il che significa che si verrebbe a creare un vero e proprio mercato internazionale delle quote di Banca d’Italia. Insomma quel tipo di “libero mercato” che piace tanto ai banchieri e che, unico caso al mondo, porterebbe alla privatizzazione totale delle Banca d'Italia
 
Questo fa il paio con le altre privatizzazione decise da questo governo, ma che è la volontà di tutto il quadro istituzionale. In testa il PD, Renzi, Alfano, Berlusconi e bla, bla, bla. E domani non venite a piangere e a dire che "A nostra insaputa", "noi non sapevamo".


http://www.agoravox.it/Ma-cosa-c-e-dietro-le-quote-di.html

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