giovedì 30 gennaio 2014

Eugenio Monti, il “Rosso Volante” che diventò leggenda


La penna maestra del XX secolo, Gianni Brera, l’ha soprannominato “Rosso Volante”. “Rosso” per il colore dei capelli, “volante” perché con il suo bob viaggiava a velocità irraggiungibili per gli avversari. Ma Eugenio Monti (credit foto: www.olympics.org), oltre ad essere l’atleta più titolato nella storia del bob a due con 9 medaglie d'oro ai campionati mondiali e 6 medaglie olimpiche, con un gesto semplice e leale, ha scritto una delle pagine più belle non solo delle Olimpiadi in generale, ma della storia degli sport invernali. La sua carriera e la sua vita meritano di essere raccontate, perché sembrano scritte appositamente da un grande romanziere. Lui, uomo coraggioso e sfortunato, nato nel bolzanino ma veneto d’adozione, è riuscito a diventare una leggenda puntando tutto sull’onestà e sulle sue doti.
Monti ha imparato a cavarsela da solo fin da ventenne. Nato sciatore, e dopo aver dominato diversi campionati italiani di slalom e aver messo dietro anche monumenti come Zeno Colò in discesa, a soli 23 anni si è rotto i legamenti del ginocchio, abbandonando i suoi sogni sugli sci. Ma il carattere forte e deciso non gli ha permesso di abbattersi. In breve tempo è diventato protagonista del bob a due e del bob a quattro vincendo prima in Italia, poi in Europa e poi nel mondo.

Il capolavoro umano, che gli è valso il premio Pierre de Coubertin (primo atleta a riceverlo), lo ha compiuto alle Olimpiadi di Innsbruck nel 1964, paradossalmente quelle che gli hanno fruttato meno a livello di medaglie (due bronzi). Monti gareggiava nel bob a due in coppia con Sergio Siorpaes, in un equipaggio favorito per la vittoria della medaglia d'oro. Tra gli avversari più accreditati vi erano i britannici Tony Nash e Robin Dixon.
Alla fine della prima manche gli italiani erano al primo posto ed il team britannico al secondo. Poco prima della partenza della seconda manche, però, Nash si accorse della rottura di un bullone dell'asse posteriore del proprio bob, un guasto che lo metteva in pratica fuori dalla gara; Eugenio Monti venne a conoscenza del problema tecnico e senza esitare rimosse un bullone dal bob italiano di riserva e lo consegnò ai britannici. Non solo Nash e Dixon poterono terminare la gara ma vinsero l'oro, lasciando a Monti e Siorpaes la medaglia di bronzo. "Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce", commentò l’italiano a fine gara. Applausi e premio De Coubertin più che meritato.
L’impresa sportiva, invece, arrivò alle Olimpiadi successive, nel 1968 a Grenoble: a 40 anni oro nel bob a due e nel bob a quattro. Leggenda. Ritiratosi dall’attività agonistica e colpito da numerose traversie (la separazione dalla moglie, la partenza della figlia per gli Stati Uniti, la morte del figlio per overdose), affetto dalla malattia di Parkinson, il 30 novembre 2003 si sparò un colpo di pistola alla testa e morì il giorno successivo. Un finale di vita triste, ma in sintonia con gli alti e i bassi di uno dei più grandi italiani olimpici di sempre.
Enrico TURCATO (Twitter@EnricoTurcato)

http://it.eurosport.yahoo.com/blog/the-sochi-network/eugenio-monti-rosso-volante-divent%C3%B2-leggenda-090950589.html

Nessun commento:

Posta un commento