mercoledì 4 dicembre 2013

Proposta ai ragazzi di scuole in movimento

Sono stati derisi dalle ricette di austerità e da strani lacrimogeni. Gli adulti hanno detto loro che sono nati nel momento sbagliato, i manganelli che non c’è tempo per il dissenso. Eppure, i cortei del 14 e del 24 novembre e le scuole occupate raccontano di un movimento di ragazzi e ragazze spontaneo, grande e ostinato. Che, a pensarci bene, è meno solo di quanto possa sembrare perché ovunque ci sono forme di ribellione più o meno esplicita e profonda, a cominciare dai paesi euromediterranei. La redazione di Comune-info offre un piccolo contributo a questo movimento, con un messaggio diretto ai ragazzi e alle ragazze: abbiamo immaginato qualche esempio con cui sperimentare subito nuove azioni di trasformazione sociale e di autoformazione per intrecciare protesta e cambiamento, teoria e pratica, rabbia e utopia. Chiediamo ai ragazzi due cose. La prima: arricchite questo semplice elenco di quindici proposte di «cambiamento qui e ora». La seconda: promuovete insieme a noi dei laboratori. A genitori, insegnanti, operatori sociali, invece, chiediamo di girare questo messaggio su mail e post e di farlo arrivare nelle scuole. La rivoluzione non è un mestiere da esperti.
Le giornate del 14 e del 24 novembre, le scuole occupate, le iniziative in difesa dell’istruzione pubblica, cioè di tutti e partecipata. L’onda della vostra protesta è una boccata di aria fresca di cui, insieme a moltissimi altri, dal nostro microcosmo della redazione di Comune-info, non possiamo che ringraziarvi.
Siete stati derisi da ricette di austerità, da indifferenza e da strani lacrimogeni. Gli adulti vi hanno fatto capire che siete nati nel momento sbagliato, i manganelli che non c’è tempo per il dissenso. Eppure, il desiderio del cambiamento emerge sempre più nei vostri linguaggi. Siete ostinati e non rinunciate a usare la fantasia: continuate allora a cercare la strada da soli, non lasciate spazio a chi cercherà di cavalcare l’onda della vostra protesta.
C’è una cosa che il nostro piccolo osservatorio a suo modo mostra e che ci sembra giusto condividere: non siete soli. Sono tanti e diversi i pezzi di società e i singoli cittadini in qualsiasi angolo del mondo (non solo i «militanti» più o meno organizzati ma anche quel vicino di casa, i pensionati del parco, l’autista dell’autobus, il migrante che incontriamo ogni mattina sul bus…) che non sono più disposti a rinuciare al cambiamento qui e ora. Magari come voi sono fragili e frammentati e, più di voi, sono invisibili, ma ogni giorno in forme differenti ricompongono relazioni sociali, cooperano invece di competere, ripensano stili di vita o quanto meno ci provano, si prendono cura reciprocamente e dell’ambiente naturale, non inseguono il profitto a tutti i costi. Per questo, quelli che hanno mandato i manganelli a colpirvi, con i loro media vogliono rendere tutto ciò poco visibile. Qualcuno parla di insurrezioni in corso oppure di los de abajo, altri spiegano perché la ribellione non è un lavoro da esperti, di certo sono in tanti a non delegare più il cambiamento e ad affiancare alla politica delle richieste quella del fare sociale concreto, collettivo e quotidiano.
Ci sono molti modi attraverso i quali loro come voi abbozzano il cambiamento. Abbiamo allora immaginato qualche esempio con cui sperimentare subito, perfino durante le autogestioni, azioni di trasformazione sociale e di autoformazione che, pur tra limiti e contraddizioni, intrecciano teorie e pratiche, mezzi e fini, rabbia e utopia. Esempi che alcuni già praticano. Vi chiediamo due cose. La prima: provate ad arricchire questo primo semplice elenco di proposte di «cambiamento qui e ora» legate al mondo (e agli spazi) della scuola. La seconda: se avete voglia e tempo promuoviamo insieme occasioni per ragionare su questi temi e per organizzare, con l’aiuto di altri con i quali possiamo mettervi in contatto, dei laboratori. Impariamo facendo (scrivete a info@comune-info.net, grazie).
E se cercate uno dei diversi spazi sociali nei quali tutto questo prende corpo vi suggeriamo di fare un salto a Roma al mercato-non-mercato Eco-sol-pop organizzato presso Scup, Sport e cultura popolare, il 2 dicembre.

Quindici idee per una Scuola del saper fare critico
1) Banca del tempo dei saperi La banca del tempo (BdT) è un gruppo unito dallo scambio gratuito di tempo. Chi aderisce mette a disposizione qualche ora per dare a un altro «socio» un certo servizo o una certa competenza; le «ore» offerte vengono «accreditate» o «addebitate» nella «banca». In gran parte dei casi, la persona che rimborsa il debito è diversa da chi riceve il servizio/compotenza. In una scuola si possono scambiare soprattutto saperi: lezioni di matematica con quelle di latino…. ma anche lezioni o competenze non scolastiche. Si possono immaginare anche scambi tra piccoli gruppi di studio su «materie non scontate» come ad esempio la storia ricostruita non con le date delle guerre ma la storia delle persone comuni, dei movimenti sociali, della pace o geografia «sottosopra», quella della Carta di Peters che riconsegna dignità ai Sud del mondo e ancora italiano come lingua non statica ma meticcia e in continuo divenire…
2) Tandem. Conversazioni gratuite in lingue differenti Si tratta di uno scambio «equo e solidale di chiacchiere in altre lingue» su temi sociali e culturali vari scelti collettivamente e in anticipo (leggete l’esperienza di una libreria romana qui oppure quella delle Talk-time diffuse a Buenos Aires). Lo scambio e la gratuità possono davvero mettere in discussione i principi e le pratiche di mercato che riempiono le nostre vite.
3) Università del saper fare Promuovete con l’aiuto di artigiani, massaie, contadini, operai, idraulici, elettricisti, maestri, ovviamente genitori, professori e nonni… laboratori per il recupero e la condivisione di saperi e pratiche che invitano alla cooperazione, a inquinare di meno, a risparmiare, a riscoprire capacità manauli e autonomia. Laboratori di auto-produzione, auto-costruzione, auto-riparazione e riutilizzo, con i quali agire, individualmente e collettivamente. Gli esempi di autoproduzione in particolare possono essere numerosi e fantasiosi: dalla salsa di pomodoro alle marmellate, dai succhi di frutta allo yogurt, dal pane ai dolci e la pasta ma anche detersivi e shampoo… E perché non immaginare di realizzare laboratori di questo tipi in luoghi pubblici, magari all”aperto, piazze, parchi… e insieme ad altri? Se cercate idee e suggestioni a propositi di autoproduzione cliccate qua.
4) Distributori automatici di prodotti di commercio equo e del biologico Pretendete la diffusione di distributori automatici (ma anche di macchinette del caffè espresso) per avere ogni giorno prodotti buoni, sani ed equi. E soprattutto organizzate incontri con botteghe del mondo, Gruppi di acquisto solidale e associazioni di consumo critico per ragionare di multinazionali, sfruttamento del lavoro, impatto ambientale, pubblicità, consumi indotti ma anche di stili di vita no logo, agricoltura biologica, filiera corta, conversione industriale ecologica e sociale.
5) Bookcrossing Riempite le aule di angoli per lo scambio di libri e di dvd (musicali e di film).
6) Bottega dello scambio Non solo libri e saperi, si può immaginare di scambiare altri oggetti (capi di abbigliamento, strumenti elettronici…) per fare del riciclo e del riuso uno stile di vita quotidiano….
7) Raccolta differenziata Non è poi così complicato riciclare qualche cesto per destinarlo ai diversi tipi di rifiuti e impegnarsi a svuotarli quotidianamente.
8) Ciclofficine È lo spazio nel quale poter gratuitamente riparare o recuperare la propria bicicletta (oppure acquistare una delle bici riparate da altri): si possono organizzare visite di classe presso la ciclofficina più vicina oppure incontri a scuola con gli artigiani delle ciclofficine (o con i promotori dicritical mass e campagne come Salvaiciclisti). Un suggerimento: alla ciclofficina andateci in bici o piedi.
9) Orto urbano e/o azioni di guerrilla gardening Individuate una piccola area verde della scuola oppure del quartiere nella quale coltivare, in collaborazione con altri cittadini, un orto, i cui prodotti possono essere condivisi e/o destinati ad associazioni. Le azioni di «guerrilla gardening» invece puntano a prendersi cura di aiuole e spazi verdi abbandonati. In entrambi i casi, orti e piccoli «giardini» recuperati, potrete sperimentare condivisione, senso di responsabilità per il bene pubblico, socializzazione prima durante e dopo. Ecco un foto-reportage interessante a proposito di guerrilla gardening.
10) Car pooling Se proprio i genitori non sanno o non possono fare a meno di accompagnarvi a scuola in auto, almeno condividetela e provate a organizzare un sistema di car pooling (cioè condivisione di un tragitto, oppure di car sharing, condivisione dell’auto), tra i vostri nuclei familiari e amicali, anche oltre gli orari di scuola.
11) Software libero Utilizzare a scuola e a casa programmi di software libero e approfondite le conoscenza su questo tema.
12) Turismo reponsabile Le mitiche gite scolastiche possono essere anche un’opportunità per sperimentare questa idea diversa di turismo, attento all’ambiente e alle persone comuni dei luoghi visitati.
13) Settimana dei nuovi stili di vita Calcolate la vostra impronta ecologica (per misurare la quantità di suolo e mare necessaria a produrre tutte le risorse – che come singoli e come popolazione consumate – e ad assorbire i suoi rifiuti), poi organizzate fuori dalla scuola un campo di sette giorni di condivisione di spazi, di tempi e di iniziative, per ridurre l’impronta ecologica sperimentanto nuovi stili di vita. Un’esperienza (da preparare con cura e verificare) di co-housing, cucina collettiva, convivenza virtuosa, attenta ad esempio a risparmio energetico, alla mobilità sostenibile (bici, car sharing, mezzi pubblici, andare a piedi), alla riduzione dei rifiuti (raccolta differenziata, riciclo e riuso, attenzione allo spreco di cibo)….
14) Video o foto-reportage sulla «città di sotto» Raccontate, dopo visite sul luogo, raccolta dati, interviste, alcuni spazi sociali, culturali e del consumo critico della città per individuare i principi e le pratiche con i quali sono vissuti (con particolare attenzione al tema della periferia come luogo del conflitto e del cambiamento), ma anche per ragionare di comunicazione e di informazione indipendente.
15) Laboratori di confronto creativo L’ascolto e la conoscenza dell’altro, il confronto e la gestioni dei conflitti possono diventare «palestre» attraverso le quali imparare modi diversi di costruire relazioni sociali e sperimentare partecipazione, cioè democrazia diretta. Il teatro-forum, ad esempio, può essere un buon inizio.
16)…. Scrivetelo voi…

La redazione di Comune-info
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(foto di Alessandro Di Ciommo)

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