giovedì 4 aprile 2013

L'Afghanistan visto dagli italiani → L’Afghanistan di padre Moretti. Parte 1

Tatiana Santi

Джузеппе Моретти католик священник афганистан италия
© Screenshot: YouTube

Da Mosca “La Voce della Russia”!

L’Afghanistan non smette di far parlare di sé. E purtroppo ad arrivarci è una nuova notizia tragica. Un attentato dei ribelli nella parte occidentale del Paese ha provocato 44 morti, tra cui 34 civili. Nove militanti con cinture esplosive hanno fatto irruzione nel complesso governativo della provincia di Farah, al confine con l’Iran, dove si sta svolgendo un processo a miliziani talebani. Si tratterebbe di uno dei più gravi attentati degli ultimi mesi.
Continuiamo ora il nostro nuovo ciclo “L’Afghanistan visto dagli italiani”. Nelle diverse puntate, grazie a testimonianze uniche e ad autorevoli interviste, cercheremo di gettar un po’ di luce su questo tema rompicapo che ci riguarda da vicino.
E a proposito di testimonianze uniche … Ora ascolterete la prima parte dell’intervista rilasciata a Tatiana Santi dall’unico prete cattolico in Afghanistan!
Padre Giuseppe Moretti direttamente da Kabul, dove riveste il ruolo di superiore della missione sui iuris, ci ha raccontato la sua incredibile avventura in Afghanistan, che racchiude in sé i lati più drammatici di questo Paese, ma dove scorgiamo anche tanta speranza e desiderio di aiutare.


Corrispondente: Com’è nata la sua avventura afghana e com’è cambiato il Paese nel corso del tempo?

Padre Moretti: La mia avventura afgana risale agli anni del seminario. Questa delicata missione fu affidata alla nostra congregazione personalmente da Pio XI. Quando ero in seminario, si costumava scrivere ai missionari ed io non so perché scelsi di scrivere al nostro confratello in Afghanistan. Gli anni passarono, io diventai insegnante a Firenze e il mio superiore generale mi chiese se volessi andare in Afghanistan a sostituire il padre di allora. Io decisi di andare lì, era il 1977. Appena arrivato, ho visto un mondo tutto diverso. Ho capito che c’erano due possibilità: o mi spogliavo della presunzione occidentale e riuscivo a capire qualcosa e ad amare questo paese, oppure sarei tornato com’ero arrivato.
Io ho cercato di spogliarmi e mi sono innamorato di questo paese. Quando si trattò di sostituire il mio predecessore negli anni ’90, i superiori hanno pensato a me e sono diventato ufficialmente responsabile della comunità cattolica internazionale. Nel ’94 sono stato ferito. Nel 2001, una volta riaperta l’Ambasciata italiana Giovanni Paolo II mi ha detto che era opportuno ritornare ed eccomi qui.

Corrispondente: Un’avventura che è cominciata tanto tempo fa, ma in totale da quanti anni si trova a Kabul?

Padre MorettiSommando sono 17 anni. Ho avuto modo di vedere il cambiamento di questo paese. Nel ’77 era un paese affascinante, ho anche avuto modo di ripercorrerlo in lungo e in largo. Prima si poteva viaggiare tranquillamente e ora le cose sono molto cambiate. Se dovessi comparare la Kabul di oggi con quella del ’77 o anche degli anni ’90, la definirei invivibile: con paratie di cemento armato, fili spinati. Allora si trattava di una città libera, ma la storia in bene o in male cammina.

Corrispondente: Camminare per strada oggi è pericoloso? Com’è la situazione di giorno e la notte?

Padre MorettiNo, no. Adesso non si esce, non è consigliabile in nessun modo. Ma neanche prima, dopo una certa ora non si usciva più. Quando era giorno invece una volta, si poteva uscire di casa tranquillamente. Oggi forse anche di giorno bisogna essere guardinghi. Sono avvenuti nel corso del tempo fatti storici di primaria importanza: prima l’invasione sovietica, poi i talebani, adesso la presenza del contingente internazionale e della NATO. Hanno mutato tanto la realtà urbana di Kabul. Oggi si esce con macchine blindate, con una certa preoccupazione e per necessità. La prudenza è molta e bisogna inoltre rispettare le disposizioni che le Ambasciate danno ai loro concittadini.

Corrispondente: Durante la sua missione in Afghanistan ha conosciuto diversi militari della missione internazionale. Secondo Lei qual è il loro stato d’animo? Cos’ha percepito parlando con loro?

Padre MorettiDevo dire stati d’animo abbastanza diversi, dipende da ciascun soldato. Sono entrato in maggior contatto con i nostri militari italiani, ma per diverso tempo sono stato anche cappellano dei militari americani. Direi che in tutti c’è il desiderio di poter aiutare questo Paese. Ovviamente i militari vengono qui anche per guadagnare qualche soldo in più, che non fa mai male. Vedo che in genere c’è il desiderio umano di poter essere utili. C’è un motto che era molto caro a Giovanni Paolo II: Inter arma Caritas, che significa l’amore e la carità in mezzo anche alle armi. Si tratta di un’arma, che non deve essere solo uno strumento di morte e di distruzione, ma anche di uno strumento per fare del bene.
Io non sono cappellano militare, perciò l’intimo dei militari non lo conosco a pieno. Quello che ho percepito io è stato un desiderio di costruire la pace e di dimostrare che non si è qui per occupare, ma per aiutare.

Corrispondente: Lei ha detto che Kabul è cambiata tantissimo nel corso degli anni. Secondo Lei le operazioni militari hanno anche migliorato il volto del Paese?

Padre MorettiBisognerebbe concordare su che cosa si intende per miglioramento. Io personalmente ho notato che le aeree con la presenza dei vari contingenti, come per esempio quello italiano o quello francese, sono state senza dubbio beneficiate, perché hanno costruito poliambulatori, scuole, hanno migliorato le strade, distribuito viveri, coperte, vestiti. Un miglioramento delle aeree che si trovano sotto la responsabilità dei vari contingenti è avvenuto. Ma mi dicono che la stragrande maggioranza dell’Afghanistan non ha visto neanche una divisa militare.
Avete ascoltato la prima parte dell’intervista rilasciata a Tatiana Santi da Padre Giuseppe Moretti, l’unico prete cattolico a Kabul, che quest’anno ha compiuto 50 anni di sacerdozio. Cari ascoltatori, il seguito di questa preziosa testimonianza andrà in onda prossimamente! Aspettiamo con impazienza anche i vostri commenti. Scriveteci a post_it@ruvr.ru .

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