La scrittrice italiana Mary
Pace fa causa agli Stati Uniti. Sostiene di aver "rivelato" l'esatto
nascondiglio dove si trovava lo sceicco del terrore al momento della sua
uccisione lo scorso maggio 2011.
Lei è Mary Pace, scrittrice già nota per le sue tesi a metà tra
complottismo, demagogia e mistero su alcuni fatti di cronaca italiani,
che ha fatto notificare al Dipartimento di Stato Usa e al Viminale un
atto di citazione dinanzi al Tribunale di Roma, rivendicando la taglia
di 25 milioni di dollari per la cattura e l'uccisione di Osama Bin
Laden, avvenuta il 2 maggio 2011 nel suo covo di Abbottabbad (Pakistan).
La notizia è riportata dall'Ansa che scrive che la donna, assistita dai
suoi avvocati, sostiene di aver fornito (non è dato sapere quanto
direttamente) alla Cia le indicazioni del luogo dove si nascondeva lo
sceicco del terrore.
Mary Pace è nota anche per le frequentazioni con l’ex boia delle SS Erik Priebke
e per la sua amicizia con l’informatore dei servizi segreti Guido
Giannettini, coinvolto nelle indagini su Piazza Fontana. Proprio
quest'ultimo «poco prima di morire mi disse dove si trovava Bin Laden e
tutto fa pensare che la Cia non buttò via quella notizia» affermava
qualche tempo fa la donna in un articolo. Secondo la donna, infatti,
alcuni agenti di polizia italiana dell’Ucigos avrebbero verbalizzato nel
2003 le informazioni fornite dalla stessa Pace riguardo al nascondiglio
di Bin Laden. «Giannettini non mi disse abita in quella villa, ma mi
diede delle coordinate ben precise di quattro distretti che formavano un
quadrato, un fazzoletto di terra». Precisamente «il terrorista si
trovava in Pakistan, in un’area di appena 30 Km quadrati tra le città di
Wah, Gadwal, Samiwal e Havelian, quest’ultima nel distretto di
Abbotabad», come riportato nell'atto giudiziario che cita una non ben
precisato “fonte” che avrebbe rivelato alla Pace le «dettagliate
informazioni» sul nascondiglio di Bin Laden.
Questo è il motivo che spinge la giornalista e scrittrice a chiedere la ricompensa di 25 milioni
di dollari, a dispetto di quanto affermato all'indomani dell'uccisione
di Bin Laden dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, secondo cui
quel danaro non spettava a nessuno in quanto nessuno aveva riferito
dettagli utili. Non è così secondo Mary Pace. Ora non è dato sapere se
quelle notizie apprese dalla donna e poi divulgate, furono
effettivamente girate alle autorità americane. Ma poco importa. Mary
Pace vuole quei soldi: «Ove, invece, il Ministero dell'Interno italiano
non avesse inviato alle autorità americane le informazione fornite
dalla donna – si legge nell'atto di citazione – andrà ritenuto
responsabile per la mancata percezione della ricompensa e dovrà,
pertanto, risarcire il danno patrimoniale dalla stessa subito, in misura
pari all'importo della taglia».
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