martedì 8 aprile 2014

Nuovamente “In piedi costruttori di pace”

Foto: Arci.it
In piedi costruttori di pace” diceva nel 1989 donTonino Bello, voce profetica della nonviolenza in un’Arena di Verona piena di credenti e “persone di buona volontà” riunite contro l’assurdità di ogni guerra, per denunciare che la produzione e il commercio delle armi sono una grossa violenza alla giustizia e un attentato gravissimo alla pace e che le guerre possono essere prevenute e quindi evitate. Parole che oggi conservano ancora intatto il loro peso e il loro senso e che hanno convinto il multiforme movimento pacifista a serrare le fila perché se nei venticinque anni passati dall’Arena di pace dell’89 c’è indubbiamente stato un cammino e il movimento per la pace e la nonviolenza è cresciuto, “molto ancora resta da fare”, ammettono i promotori dell’edizione 2014, che in occasione della giornata della Liberazione dal nazi-fascismo il 25 aprile, vedrà i pacifisti italiani riunirsi ancora una volta nell’arena veronese con lo slogan “La resistenza oggi si chiama nonviolenza, la liberazione oggi si chiama disarmo”. 
Ridurre le spese militari, investire nella prevenzione dei conflitti armati, costruire i corpi civili di pace, rilanciare il servizio civile, smilitarizzare i territori saranno alcuni dei temi forti dell’evento “Arena di Pace e Disarmo” ad entrata gratuita, che con la regia di Michelangelo Ricci, la direzione artistica di Enrico de Angelis, la conduzione di Valeria Benatti e Antonio Silva, vedrà, tra gli altri, la presenza di Alex Zanotelli (missionario comboniano), Lidia Menapace (partigiana e femminista), don Luigi Ciotti (sacerdote antimafia), Alice Mabota (leader pacifista del Mozambico), Gad Lerner (giornalista e scrittore) e di molte altre testimonianze dirette delle iniziative nonviolente e delle campagne antimilitariste promosse dal variegato movimento per la pace in Italia e all’estero. La giornata inizierà a mezzogiorno in piazza Bra con l’inaugurazione, che vedrà come testimonial Cecilia Strada, di mostre fotografiche e pittoriche, mentre la piazza si animerà di flash mob realizzati dagli studenti e dai giovani in servizio civile mentre arriveranno le biciclettate “resistere-pedalere-resistere” degliAmici della Bicicletta. I cancelli dell’Arena si apriranno invece alle 13 per prendere posto e allestire gli striscioni delle associazioni e dei vari gruppi che assisteranno, tra testimonianze, letture e video, alla presentazione della nuova campagna “disarmo e difesa civile non armata e nonviolenta”. Ma quella del 25 aprile sarà anche una giornata di festa, con tanta musica proposta dagli artisti che hanno aderito: Simone Cristicchi, Grazia De Marchi, Vittorio De Scalzi, Farabrutto, Eugenio Finardi, Deborah Kooperman, Alessio Lega, Alessandro Mannarino, Nardo Trio, Alberto Patrucco, Pippo Pollina, David Riondino e le “Bocche di rosa” che canteranno durante la diretta trasmessa suLanuovaecologiaTV, e diffusa da Network Radio Popolare e Radio Articolo 1.
La manifestazione, promossa da un lungo elenco di reti, organismi, fondazioni, media partner (come Unimondo), centri studi ed organizzata dall’associazione “Arena di Pace e Disarmo”, per padre Venanzio Milani, della Fondazione Nigrizia, sarà come “un racconto di ciò che si sta facendo per costruire la pace” e l’occasione per “mettere in scena le proposte del movimento disarmista” ha spiegato Mao Valpiana, del Movimento Nonviolento. “L’iniziativa - ha precisato Valpiana intervenendo qualche settimana fa al 16° Congresso nazionale dell’ARCI  - sarà il momento centrale e più significativo delle azioni che già sono state messe in atto per chiedere al Governo di rompere la spirale perversa che prevede una spesa di oltre 15 miliardi di euro per l’acquisto di 90 nuovi F35, e di stornare, invece, quei fondi su investimenti di utilità sociale aprendo, così, la strada ad una politica di disarmo nel nostro Paese”. Come si legge nella lettera-manifesto di convocazione, che vede in prima fila i Comboniani e le Comboniane “Ciò che ci minaccia oggi non sono eserciti stranieri, ma povertà, disoccupazione, inquinamento, consumo di territorio, variazioni climatiche e per difenderci da questi nemici ciò che serve non sono armi micidiali e costosissime, ma politiche di solidarietà, servizi sociali, risanamento ambientale” visto che l’Italia è oggi l’ultimo Paese in Europa, dietro a Portogallo e Malta, per investimenti nel settore della cultura, mentre è fra le prime potenze per spese militari. L’appuntamento di Verona servirà anche a questo, “Dobbiamo ripensare completamente il concetto di difesa, che per la Costituzione è un sacro dovere di ogni cittadino, perché quello di cui abbiamo bisogno non sono missioni militari, ma interventi civili di pace; ciò che serve è una difesa civile, non armata, nonviolenta da costruire con risorse sottratte al settore militare”. In poche parole per dirla come Sandro Pertinisvuotare gli arsenali per riempire i granai”.
Nonostante la crisi l’Italia continua ad essere tra le prime 10 potenze militari del pianeta in una corsa agli armamenti più dispendiosa della storia. “Il settore italiano dell’esportazione di armi non conosce austerità - ha ricordato la Rete italiana per il disarmo anch’essa tra le promotrici di Arena di Pace - In nome della salvaguardia dei posti di lavoro si continua a tacere sulla produzione di strumenti di morte destinati ad essere venduti a paesi terzi”. La portaerei Cavour, come ha più volte ricordato per Unimondo con i suoi articoli Giorgio Beretta “è un carosello galleggiante che promuove arsenali bellici made in Italy nei porti del Golfo arabico e dell’Africa, aree di particolare tensione e che soffrono di un grave deficit di libertà democratiche”. È ancora possibile, si chiede il popolo arcobaleno, investire montagne di denaro per strumenti di morte (come per esempio gli F35) quando vengono sottratte preziose e necessarie risorse per le spese sociali come la scuola, la sanità, i beni culturali, la sicurezza, l’ambiente? “Questo denaro potrebbe servire per alleviare le condizioni di oltre 9 milioni di italiani che vivono al di sotto della linea di povertà, di cui quasi cinque milioni sopravvivono in condizioni di povertà assoluta” ha suggerito Gino Strada di Emergency intervenuto il 27 marzo a Servizio Pubblicosostenendo che "chi oggi vuole gli F35 è un cretino”.
Difronte alle gravi minacce alla vita delle persone nel mondo, all’ambiente e alla concordia tra i popoli poste dall’espansione dell’apparato militare-industriale, non possiamo rassegnarci. “Dobbiamo alzarci nuovamente in piedi per dire ad alta voce che ci opponiamo all’idea che occorre armarsi per garantire la pace, che ripudiamo la guerra e gli strumenti che la rendono possibile, e per dire che la nonviolenza attiva è l’unico modo per sradicare oppressioni e risolvere conflitti. Vogliamo una politica per il disarmo, che riduca le spese militari a vantaggio di investimenti per la pace” ha spiegato Michela Faccioli, del comitato organizzatore di questo importante 25 aprile 2014. Per questo “sul prestigioso palco dell’Arena vedremo e sentiremo testimonianze, parole e musica che sapranno rappresentare le miriadi di azioni politiche, culturali, sociali che ogni giorno lavorano per la pace e contro la guerra” ha concluso la Faccioli che confluiranno in un manifesto-messaggio con concrete proposte che andranno ben oltre il 25 aprile.  Un momento tutt’altro celebrativo, ma propositivo come quello che, lunedì  7 aprile vedrà a Trento Ipsia del Trentino  in collaborazione con Unimondo e il Centro di Formazione alla Solidarietà Internazionale  ricordare a 20’anni di distanza dal genocidio in Rwanda con la tavola rotonda “Mai più o quasi sempre. Genocidi: memoria, prevenzione, intervento”. Un modo per non perdere la memoria, non smettere di raccontare e di indagare i fatti e le responsabilità, anche di chi la pace la deve saper costruire e difendere.

http://www.unimondo.org/Notizie/Nuovamente-In-piedi-costruttori-di-pace-145389

Nessun commento:

Posta un commento