martedì 8 aprile 2014

Fiat Juventus loro, a misura d’Italia


napoli-juventus

Ormai nel calcio italiano c’è di tutto, meno forse il calcio giocato. O meglio una sua qualità decente, proporzionata alle attese e al business. Nel mistero per lo più doloroso della 31ma giornata si contempla la venatura tragicomica del nostro campionato, che assume le sembianze dell’avversità cosmica alla Juventus e quelle del parlamentarismo da campo, modello Rizzoli (inteso come arbitro…) e suoi strettissimi, quasi avvinghiati collaboratori. Un sestetto da tenere a mente, specie se l’arbitro in questione rappresenterà ai Mondiali la giustizia italiana in calzoncini. Sempre che i Mondiali si tengano, sempre che l’ancella presidenziale di Lula riesca a domare le folle di Bebeto e Romario, sempre che non ci siano troppi “riots” di strada, incidenti nei cantieri, ritardi nei lavori da stadio e accellerazioni nei rincari per i “paria” del samba.
Tornando in Italia, anche se per il questore di Napoli va tutto bene l’atmosfera intorno alla Juve è sempre pessima: non parlo del campo (appunto), in questo caso sfavorevole nel risultato e nel gioco ai Campioni che addirittura potrebbero sentire un po’ di fiato della Roma sul collo zebrato (allegoria anni ’30…). E neppure degli arbitraggi, spesso favorevoli – nel dubbio si favorisce il potere, in tutti i settori – ma stavolta no, con un gol passibile di millesimale fuorigioco come altre volte accaduto pro-Juve. No, parlo di questo “odi et amo” per la Vecchia Signora (allegoria anni ’50) un tempo accettabile e adesso diventato una specie di simbolo perverso del tifo italiano. Una sorta di Juve contro tutti, fenomenologia di un Paese che da sempre intanto è contro qualcuno e poi forse a favore di qualcun altro, ma comunque tifoso fino al midollo. Nella rotondolalia come nella politica.
Intendiamoci, a memoria di anziano e sui sacri testi sportivi la rivalità della Juventus, pro e contro, è sempre stata l’acme della passione calcistica tricolore: più tifosi, più importanza antropologica nelle immigrazioni interne, più potere identificato nella proprietà Fiat, e ovviamente più vittorie, più scudetti, più glamour ecc. ecc. Ma in una temperie da Paese inabissato come è quella che ci è data da vivere in questi anni, la juventinità difesa e offesa ha assunto toni appunto tragicomici (parola di fiorentino…). Lo si è visto anche a Napoli, malgrado il questore e i mille agenti “disposti in modo eccellente” grazie ai quali “è andata meglio di quel che si temesse” visti gli arsenali delle opposte tifoserie: fischia, come dice qualcuno. Si instaurano sentori di guerra civile in cui il calcio è solo un pallido pretesto, a Napoli come una settimana prima a Catania, e invece di cercare di capire e di “rammendare” una trama smagliata, di disinquinare un clima sbagliato, se ne prende atto come fosse normale limitandosi a ridurre i danni. Quelli di ordine pubblico e quelli economici. Tutta l’epopea dei pullmann, degli assalti, dei rischi che corrono i “nostri” o i”loro”eroi è ormai accettata come un risvolto a parole “inaccettabile” e nei fatti compatito.
Non era così nelle decadi passate, chiedere in giro, neppure quando alla Juve qualche “aiutone” arrivava puntualmente come adesso qualche “aiutino”. Certo, c’era sempre di mezzo l’identificazione con il potere nella sua versione rotondocratica, ma insomma il perimetro pallonaro era ancora visibile. Adesso no: la Juve ha assunto altri connotati, non è soltanto il primo nemico da battere ma troppo spesso l’orso da videogiochi da abbattere: e pensare che ha perfino attraversato il bagno lustrale dei suoi peccati con il Purgatorio della B, dal quale è risorta a colpi di incertezze prima, e di Agnelli-Marotta-Conte poi.
Dice: ma è antipatica, sono gli Agnelli in sedicesimo, sono gli Elkann a peso specifico da albumina nel sangue, sono il Marchionne che ieri ufficialmente ha finito di delocalizzare la nostra fabbrica più importante , dopo un secolo di lavoro, di cassa integrazione… e di soldi nostri a finanziarla. Quindi me la prendo con Pirlo, che è rimasto tra noi. Discorso destinato a peggiorare, rotolando lungo la china inclinata di tutto il Paese. Nel frattempo polemiche di tutti i tipi con la Juve sempre nel mirino ignipeto, e i soldi come benzina. Benitez contro Conte (“chi ha speso di più?” che tradurrei in “chi dice meno scempiaggini?”), De Laurentiis contro la Juve e adesso contro il sindaco De Magistris che non gli darebbe lo stadio.”Allora me ne vado”, minaccia il brav’uomo con le spalle coperte dalle truppe masaniellate. E dove andrebbe, di grazia? All’estero, con i suoi film? O rimarrebbe in un Paese in cui mentre il Senato rischia renzianamente di emulsionarsi contrapponendo l’efficienza (sic!) alla democrazia reale (sic sic!!: ma dov’è?), il massimo del parlamentarismo si raggiunge a Reggio Emilia, con il rigore prima dato e poi negato al Sassuolo da Rizzoli (recidivo: cfr. a Catania con la Juve nell’ottobre del 2012) dopo una seduta in cui tutti hanno preso la parola.Se insisteremo su questo precipizio del ridicolo, intendo la venatura tragicomica di cui sopra, magari con azioni di “filibustering” degli spalti e qualche “aiutino” telefonico da casa, presto una risata li seppellirà, in campo e fuori. Ma quanto presto, signori miei? E’ comunque tardi…
Oliviero Beha

http://www.olivierobeha.it/primopiano/2014/04/fiat-juventus-loro-a-misura-ditalia

Nessun commento:

Posta un commento