venerdì 30 novembre 2012

PER COLPA DEGLI ESTROGENI SI RIDUCE L'ORGANO SESSUALE MASCHILE


PADOVA - Imparano il sesso da amici, cinema,televisione, riviste e libri senza parlarne con medici e tantomeno con la famiglia. Per loro stessa ammissione hanno scarse conoscenze in tema di contraccezione e malattie sessuali e mediamente le dimensioni del loro pene sono leggermente inferiori a quelle dei loro coetanei di una generazione fa, nonostante la loro statura sia notevolmente aumentata, senza però conseguenze per la loro vita sessuale.

E' la fotografia "andrologica", in proiezione, dei 18/enni italiani uscita da uno studio realizzato tra marzo e maggio di quest'anno dall'università di Padova e l'Ulss 16 attraverso un questionario compilato da 504 studenti di 46 istituti superiori della provincia di Padova. Di questi, 372 hanno accettato di sottoporsi inoltre a visita andrologica i cui esiti hanno permesso di perfezionare il quadro complessivo.

 "La riduzione del pene - ha spiegato il coordinatore della ricerca Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili del dipartimento di Istologia - è l'indicatore più evidente dell'influenza dell'ambiente nei cambiamenti della strutture gonatiche. Un ambiente profondamente minato dalla crescente presenza di estrogeni".

Per i ricercatori, la riduzione della lunghezza del pene e l'aumento di statura sono "i due segnali molto forti" di un allarme ambientale che può innescare gravi patologie genetiche: dai tumori del testicolo all'infertilità. Il fenomeno, sostengono gli andrologi, non è solo italiano. I primi a evidenziare i cambiamenti sono stati i Paesi europei, Svezia e Norvegia in testa. "Diserbanti, diossine, farmaci veterinari - ha indicato il professor Foresta - purtroppo sono prodotti anti androgenici e di estrogeni purtroppo sono ricche anche tutte le nostre acque". A parziale consolazione la ricerca evidenzia comunque che il 92,5% dei giovani giudica normale la propria risposta sessuale. Il 7,5% denuncia invece problemi patologici dall'orgasmo precoce (6,2%) alle difficoltà erettive (1,2%). 

(ANSA)

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