venerdì 30 novembre 2012

AIDS: SCOPERTA SUPER-MUTAZIONE DELL'HIV

GLASGOW - Una mutazione particolarmente "cattiva" del virus HIV, la più pericolosa finora identificata nei pazienti con resistenza ai farmaci, è statas coperta grazie allo studio italiano condotto presso l'Istituto Spallanzani di Roma, nel quale sono stati considerati i dati relativi a circa 800 pazienti nell'arco di 7 anni. La nuova mutazione, chiamata V118I, è stata descritta nel congresso internazionale sulla terapia delle infezioni da HIV in corso a Glasgow.
Il nuovo dato conferma che, nei pazienti con un virus resistente ai farmaci, la comparsa di un alto numero di mutazioni è direttamente correlata sia al più rapido passaggio verso l'Aids conclamato, sia ad una maggiore probabilità di mortalità a breve, hanno detto i ricercatori, coordinati da Mauro Zaccarelli. Del gruppo fanno parte Andrea Antinori, il virologo Carlo Federico Perno e inoltre Giuseppina Liuzzi, Valerio Tozzi, Silvia Mosti e Paolo Narciso.

La mutazione V118I è stata individuata in 114 pazienti su 792,  sulla base delle informazioni contenute nella banca dati dell'istituto Spallanzani e sui dati relativi a pazienti che hanno fallito la terapia e fatto almeno un test sulla resistenza. "I dati - hanno osservato i ricercatori - sono ancora preliminari e hanno bisogno di ulteriori conferme, ma la presenza di questa mutazione sembrerebbe indicare che il virus si è rafforzato molto ed è diventato più aggressivo". In pratica, la presenza di questa sola mutazione potrebbe essere un marcatore della gravità della malattia.


ESPERTI: LA PIU' GRANDE EPIDEMIA DEL PROSSIMO DECENNIO
L'Aids è destinato a rimanere la più seria malattia infettiva nel mondo almeno per i prossimi dieci anni. Non hanno dubbi in proposito gli esperti riuniti a Glasgow, nel congresso internazionale sulla terapia dell'infezione da HIV, il più importante appuntamento scientifico sull'Aids in Europa organizzato dalla International Aids Society (IAS) e da istituti europei prestigiosi come l'University College di Londra e l'Istituto Karolinska di Stoccolma.

 "Siamo lontani dal controllare l'epidemia", tanto "per la prossima decade l'Aids resterà la più importante malattia infettiva e continuerà ad avere un'importanza notevole nel mondo", ha detto aprendo i lavori del congresso Kevin De Cock, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "In alcuni Paesi, soprattutto africani, i nuovi casi della malattia continuano ad aumentare - ha proseguito - e il dilagare dell'infezione sta causando una vera e propria epidemia di orfani". Senza contare le gravissime conseguenze che l'epidemia sta avendo a livello economico. Rendere le terapia disponibili in tutto il mondo è una delle priorità indicate da tutti. "Anche per i prossimi dieci anni l'Africa continuerà a restare il Paese più colpito dall'Aids", ha detto ancora De Cock, e nonostante ciò nell'Africa Sub-Sahariana il 70% delle persone colpite dall'infezione non ha ancora accesso alle cure. Una delle sfide più importanti è, quindi, "distribuire in modo omogeneo, in tutto il mondo, l'accesso alle cure".

Anche per Roy Gulick, della Cornell University di New York, é rendere la terapia disponibile in tutto il mondo, riuscendo a risolvere i problemi legati alla tossicità e alla comparsa di ceppi del virus resistenti ai farmaci. Nei Paesi industrializzati come quelli in via di sviluppo le terapie antiretrovirali hanno funzionato bene, "é perciò importante proseguire su questa strada e conservare i benefici ottenuti", ha detto ancora Gulick.

 Ma per aumentare ulteriormente l'efficacia e per riuscire a ritagliare terapie su misura a seconda delle caratteristiche e della risposta del paziente sono necessari nuovi studi che mettano a confronto i farmaci esistenti. Servono anche nuovi strumenti per la diagnosi, soprattutto per interpretare precocemente la risposta ai farmaci e servono test genetici che permettano di calibrare la cura nel modo più sicuro ed efficace. Un'altra priorità è la lotta alla tubercolosi, attualmente la più seria malattia che colpisce le persone sieropositive: soprattutto in Africa si riscontra un aumento dei casi, insieme alla comparsa di ceppi di tubercolosi resistenti ai farmaci.

Accanto alla terapia, non c'é dubbio che la lotta all'Aids debba passare attraverso la prevenzione che, ha osservato De Cock, dovrà basarsi su grandi investimenti in campagne di informazione, uso di profilattici per rapporti sessuali protetti, uso di farmaci antiretrovirali, circoncisione, microbicidi e vaccini. Bisognerà inoltre considerare che "con l'aumentare del numero di persone che avranno accesso alle cure, saranno necessarie ulteriori risorse e questo - ha concluso - renderà necessario promuovere misure di prevenzione efficaci e studiare metodi di finanziamento innovativi".

(ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento