mercoledì 2 aprile 2025

Ilaria Sula

 


Ilaria Sula aveva 22 anni. Si trovava a casa dell’ex che lei aveva lasciato, quando lui l’ha uccisa, con i suoi genitori ancora in casa. Poi l’ha caricata in auto, ha messo i resti in una valigia e l’ha gettata come un sacco della spazzatura in un bosco a 40 chilometri da Roma. 

Il corpo è stato ritrovato poche ore fa, dopo una settimana di ricerca.


Anche Sara Campanella aveva 22 anni, era tirocinante infermiera. Da due era perseguitata da un collega del Policlinico in cui studiava. La seguiva, la stalkerava, la pedinava. Lunedì mattina l’ha attesa fuori dall’università e le ha tagliato la gola. Un unico colpo, fatale.


Due femminicidi nel giro di poche ore, di fronte a cui certa stampa parla di “tragedia”, addirittura di “omicidio passionale”.


Questa non è una “tragedia”, come se fosse qualcosa di casuale, di isolato. E la passione non c’entra nulla, come non c’entra nulla l’amore.


Questo è il suo esatto opposto: l’assenza di ogni capacità di provare empatia, di comprendere la morte come concetto (come in “Adolescence”). Il risultato di anni di negazionismo del femminicidio, del patriarcato, della cultura del possesso, del rifiuto di ogni educazione sessuo-affettiva nelle scuole. 


Dirò una cosa forte, ma Ilaria e Sara non sono state ammazzate solo dai loro carnefici ma anche da chi in tutti questi anni ha continuato a fingere di non vedere. E continua a farlo anche oggi. 


O partiamo da qui. O cambiamo tutto. O stiamo solo preparando i femminicidi di domani. 


Questo è.

Lorenzo Tosa 

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