martedì 17 dicembre 2024

Ma Sechi sta salla parte delle mafie?

 


Accade che mario sechi, ex capo ufficio Stampa di meloni, ex direttore de Il Tempo, ex direttore della seconda agenzia stampa del nostro Paese in mano ad Eni e oggi direttore di Libero, ieri dalla Gruber, si sia lanciato in un'ignobile sequenza di invettive contro Roberto Saviano.


Secondo il miracolato cronista destrorso, Saviano farebbe politica per aver espresso la sua opinione circa gli insuccessi del governo meloni nella lotta alla mafia (citando il caso di Brescia in cui è indagato un signore del partito di fratelli d'italia e ritenendo il decreto Caivano soltanto uno specchietto per le allodole) e avrebbe più potere d'influenzare la massa rispetto al presidente del Consiglio.

Indi per cui non dovrebbe lamentarsi dell'attacco scomposto della premier nei suoi confronti ad Atreju. Oltreché di tutti quelli subiti negli anni, querele comprese.


Ora.


Bisognerebbe ricordare a sechi che tutti gli intellettuali hanno un ruolo politico-culturale per via delle idee che esprimono, per il loro connaturato atteggiamento critico verso il Potere e chi lo incarna, ma fare politica è chiaramente un'altra cosa.

Essere primo ministro, anche se la persona non abbia competenze né qualifiche adatte, conferisce ugualmente a quest'ultima una posizione di prestigio impareggiabile rispetto ad altre professioni comuni: vedi meloni, vedi trump, vedi milei, vedi orban, vedi perfino salvini e tajani da vicepremier.


Attaccare uno scrittore con nome e cognome può essere pericoloso, perché rischia di isolarlo e quindi di farne un bersaglio da parte dei destrorsi più scalmanati, in una sproporzione enorme tra chi è presidente del Consiglio, detentore, ripeto, di un potere smisurato, e uno scrittore che ha solo la forza della sua parola. 


Nel caso di Saviano, abbiamo uno scrittore che da 11 anni vive sotto scorta. E non perché gli piace. C'è un motivo drammatico e profondo purtroppo.


Ma questo sechi lo sa benissimo. 

Il cronista destrorso è semplicemente complice del regime.

È semplicemente uno dei tanti iscritti all'ordine dei giornalisti, come sallusti, feltri, porro, bocchino, del dubbio, capezzone, senaldi, etc. che sviliscono la professione stessa. Che la infangano senza riportare i fatti, ma facendo solo squallida propaganda per lauti compensi.


Un giornalista vero è indipendente, obiettivo e critico. E sechi, a parte l'iscrizione alla categoria, non presenta nessuna di queste qualità, facendo più politica dei politici stessi.


Oltretutto, qualcuno potrebbe mai immaginare sechi che attacca la destra in qualche suo articolo, quando il suo editore (angelucci) è il più ricco parlamentare della Repubblica (e anche il più assente nel palazzo) e quindi tecnicamente più in conflitto d'interessi del cronista di regime medesimo?


MORTUO LEONI ET LEPORES INSULTANT.

Salvatore Granata

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