Da una parte un normale essere umano, Bruce Pritchard, noto negli anni ottanta come Brother Love, che conduceva un divertente segmento di interviste all'interno degli show della World Wrestling Federation.
Dall'altra The Ultimate Warrior, che tutto sembrava meno che un "normale essere umano".
No, non un body-builder, sarebbe davvero riduttivo definirlo con questo appellativo.
The Ultimate Warrior era un personaggio dei cartoni animati che aveva preso vita.
Di "body-builder" ne sono passati tanti nel pro-wrestling ed erano tutti piuttosto "legnosi", legati nei movimenti, lenti, ancorati a terra.
Ma The Ultimate Warrior no, era veloce, dinamico, esplosivo, agile.
Ok, è vero, non è mai stato particolarmente coordinato, anzi.
E nemmeno tecnico.
Ma perché avrebbe dovuto esserlo?
Per quale ragione un guerriero selvaggio arrivato da "parti sconosciute" e che combatteva usando la sua forza bruta, avrebbe dovuto essere "tecnico"?
Sarebbe come sminuire Andrè the Giant perché non eseguiva i salti mortali dalla cima del paletto.
Cioè, quanto dovrebbe essere idiota un gigante di due metri e quindici per duecentoquaranta chili, per combattere lanciandosi dalle corde con un volo carpiato?
Non avrebbe alcun senso.
Ok, il pro-wrestling è uno spettacolo e gli incontri hanno un esito prestabilito, ma un minimo di coerenza nella narrazione deve comunque essere mantenuta.
Un gigante deve combattere come combatterebbe un gigante ed un guerriero selvaggio deve combattere come combatterebbe un guerriero selvaggio.
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