«[…] Dal libro, infatti, è tratta una pellicola omonima, diretta da William Friedkin, che arriva nelle sale il 26 dicembre 1973. All’inizio solo in ventiquattro sale in tutto il paese, perché la stessa Warner Bros che lo ha prodotto è perplessa del risultato, non sa bene cosa farci con questo film ultraviolento, a tratti nauseabondo, pieno di fisime teologiche e senza una star di richiamo. Ma sui primi che lo vedono, L’esorcista ha un impatto squarciante: un fendente dopo l’altro apre tagli nella psiche, lascia in uno stato di shock che dura per giorni e quasi sempre spinge a rivedere il film, magari già il giorno dopo».
«A me successe con L’anno scorso a Marienbad».
«Parte un passaparola che spinge la Warner a distribuire L’esorcista in tutto il paese. In poche settimane diventa uno dei più grandi successi al botteghino di quegli anni. La gente fa la fila per ore pur di assicurarsi un biglietto, per le matinées c’è gente in fila dalle quattro del mattino, e ricordiamolo, è gennaio. Non solo: iniziano a circolare storie di crisi di nervi tra gli spettatori, e attacchi di panico, e svenimenti, e si parla di almeno un aborto spontaneo, a New York… Molta gente, nel vedere le scene pi+ forti, dà di stomaco. Dopo le proiezioni, i pavimenti delle sale sono pieni di vomito. A Berkley, California, un uomo si getta contro lo schermo gridando che vuole essere posseduto dal demonio. A Boston alcuni spettatori si denudano e gridano di essere il demonio. Cosa significa tutto questo?».
«Che il film sta intercettando qualcosa di profondo».
«Sì. Timori legati al cambio d’epoca, un’esortazione diffusa a “fare penitenza” dopo gli “sfrenati” anni Sessanta, lo spostamento a destra della società… […]».
(Tratto da: "La Q di Qomplotto", di Wu Ming 1, Alegre Editore)
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