Mi capita sovente di leggere nei commenti ai miei post delle critiche ad Andre the Giant, da qualcuno ritenuto goffo, statico, lento e poco dinamico.
Lasciate che vi dica una cosa: un gigante di due metri e quattordici che pesa oltre duecentoquaranta chili, non ha bisogno di fare chissà cosa per combattere un avversario che, nella stragrande maggioranza dei casi, sarà circa la metà di lui.
Hulk Hogan, in una recente intervista, ha detto: "Andrè era più grande di tutti noi, più pesante di tutti noi, più forte di tutti noi... non avresti potuto fargli assolutamente niente se lui non te lo avesse permesso".
Ma il fatto è che Andrè the Giant non è sempre stato così.
Tutti noi lo abbiamo visto in TV negli anni ottanta, quando si avvicinava la fine della sua carriera (e purtroppo anche della sua vita), quando il suo corpo aveva iniziato a presentare il conto ed era ormai terribilmente appesantito, con le sue articolazioni distrutte.
Il tutto a causa dall'acromegalia (nota anche come gigantismo, una rara malattia endocrina correlata ad un'eccessiva produzione dell'ormone della crescita ), disfunzione che ha causato la sua condizione.
In quegli anni continuava ad esibirsi nonostante fosse costantemente afflitto da terribili dolori e sofferenze, ai quali cercava di ovviare abusando di alcool e farmaci di ogni genere.
Ma nonostante la ridotta mobilità, Andrè the Giant rimaneva un autentico maestro della psicologia sul ring, un perfomer eccezionale che sapeva interpretare alla perfezione le richieste del pubblico come soltanto in pochi altri ci riuscivano.
Ed in gioventù, negli anni sessanta e settanta (quando in Francia era noto come "Le Gèant" Jean Ferrè), come possiamo evincere da questa foto scattata in Giappone, era anche molto più asciutto ed atletico.
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