PARLA IL PADRE DI EDY ONGARO, L’ITALIANO FILORUSSO MORTO IN DONBASS: “SAPEVO CHE RISCHIAVA GROSSO: QUANDO TIENI LA MANO VICINO ALL'ACQUA BOLLENTE PRIMA O POI TI SCOTTI. MIO FIGLIO HA FATTO UN ERRORE A PRESCINDERE DALLA PARTE PER CUI COMBATTEVA, NON HA MAI STUDIATO E CRESCENDO E' DIVENTATO RIBELLE" - EDY, EX MILITANTE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA, ERA FINITO A SCRIVERE SUI SOCIAL MESSAGGI D'ODIO CONTRO I "NAZISTI UCRAINI" - I TRE ANNI PASSATI A BARCELLONA PER STUDIARE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA...
SERGIO ONGARO IL PADRE DI EDY ONGARO
Francesco Moscatelli per “la Stampa”
«Quando ho visto Massimo e mio figlio Mirko insieme davanti a casa ho capito subito. Mi sono detto: "Edy è andato via per sempre". Sapevo che rischiava grosso: quando tieni la mano vicino all'acqua bollente prima o poi ti scotti». Sergio Ongaro, 74 anni, non incontrava né sentiva il figlio Edy da sei anni. Ma appena comincia a parlarne, nella cucina al piano terra della loro casa di Giussago, una frazione di Portogruaro circondata dai campi, gli occhi di questo omone che ha trascorso la vita lavorando come muratore fra l'Italia e l'America Latina, si velano subito di lacrime.
Non ha nemmeno una foto di suo figlio ma di sicuro, più che al miliziano filo-russo di 46 anni che aveva scelto come nome di battaglia Bozambo in omaggio a un partigiano, sta pensando al bambino a cui non poteva comprare i giocattoli «perché i soldi non erano mai abbastanza» e al ragazzino che accompagnava a giocare a pallone «anche se non era proprio portato». Gli hanno raccontato che è caduto in una trincea nel villaggio di Adveedka, a Nord di Donetsk, mentre combatteva contro l'esercito di Kiev.
Edy, un ex militante di Rifondazione comunista affascinato dalle gesta di Gino Donè Paro ("El Italiano" che partecipò allo sbarco del Granma a Cuba), finito a scrivere sui social messaggi pieni d'odio contro i nazisti ucraini e contemporaneamente a sparare dalla stessa parte dei militanti neofascisti pro-Cremlino, in uno strano calderone dove ideologia e destini personali si mischiano così tanto da essere difficilmente decifrabili dall'esterno. Gli hanno spiegato che sarebbe morto nel tentativo di proteggere i suoi compagni della Brigata Prizrak da una granata.
SERGIO ONGARO IL PADRE DI EDY ONGARO
E che ad avvisare Massimo Pin, l'amico comune che faceva da tramite fra lui e il figlio, è stato un altro combattente italiano a cui Edy aveva lasciato un foglietto con un numero «da chiamare se mi succede qualcosa».
Ma al signor Sergio questi dettagli importano poco. Così come non gli interessano più nemmeno gli errori che Edy avrebbe commesso prima di lasciare l'Italia nel 2015: era accusato di aggressione e resistenza a pubblico ufficiale dopo un violento litigio con una barista nel corso principale di Portogruaro.
Sarebbe stato questo uno dei motivi per cui aveva scelto di andare in Ucraina. «La guerra è sempre sbagliata e mio figlio ha fatto un errore a prescindere dalla parte per cui combatteva - ragiona Sergio -. Per me quelli che i soldati chiamano nemici sono solo altri uomini».
Accanto a lui c'è la seconda moglie, una signora colombiana. «L'ultima volta che abbiamo discusso è stato nel 2016 - prosegue - . Lui era già nel Donbass. Io non ero d'accordo e gliel'ho detto. Quale padre può volere che il proprio figlio si metta in una situazione di pericolo? Mentre da quella volta con me non ha più parlato, con suo fratello si sono telefonati fino a poche settimane fa. Spesso le chiamate finivano con Edy che appendeva bruscamente. Mio figlio era fatto così: aveva una gran parlantina e cercava sempre di convincere gli altri delle sue idee. Ma era un buono, sempre pronto ad aiutare tutti».
Nella camera accanto alla cucina tutto è rimasto come lo aveva lasciato Edy, che in questa casa aveva vissuto prima con la madre, morta di Parkinson anni fa, e poi con la nonna paterna e Alexandra, la badante ucraina che assisteva l'anziana. Ci sono una rete di metallo con sopra un materasso, un armadio e una cassettiera.
«I suoi libri sono in cantina. - continua il papà - Non ha mai studiato ma leggeva tantissimo. Aveva imparato da solo anche le lingue: spagnolo, russo, cecoslovacco. Siamo sempre stati di sinistra. Mio padre Antonio è stato il primo comunista del paese. Si era salvato dai nazi-fascisti e ci ha cresciuto insegnandoci il valore del lavoro e del sacrificio. Edy per un po' mi ha seguito nei cantieri ma crescendo è diventato sempre più ribelle».
SERGIO ONGARO IL PADRE DI EDY ONGARO
Fino a sei anni fa la vita di Edy Ongaro era scandita da impieghi saltuari, dalle serate nei centri sociali veneti, dalle partite con gli ultras del Venezia e dalle uscite con gli amici della squadra di calcetto "Stella Rossa". E poi i viaggi all'estero, sempre più frequenti: tre anni a Barcellona «per approfondire la guerra civile spagnola», l'Est Europa. «Aveva una fidanzata francese ma si sono lasciati. Poi abbiamo sentito che aveva una donna anche in Ucraina» aggiunge la moglie del papà, quasi scusandosi per non sapere molto di più.
Domenica nella chiesetta bianca di Giussago ci sarà una messa di suffragio, in attesa che le ceneri di Edy-Bozambo possano rientrare in Italia per riposare nella stessa tomba della madre. «Né io né mio figlio siamo mai andati in chiesa - conclude il signor Sergio -. Ma volevamo dare la possibilità a tutti i suoi amici di salutarlo. Ancora non ci credo. Mi sembra ieri che sua mamma mi rimproverava per avergli scelto un nome che poteva sembrare femminile».
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https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/parla-nbsp-padre-edy-ongaro-rsquo-italiano-filorusso-morto-305213.htm
Putin71
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