26 settembre 2021
È rimasta in coma cinque anni dopo aver partorito il suo pargoletto.
Ieri mattina, però, è morta Elena Cavazza, 39 anni, vicentina, che dal
2016 era stesa sul letto di una struttura specializzata di Campodarsego,
nel Padovano. Elena non ha più parlato, non si è più mossa, non ha più
capito. Probabilmente, secondo i medici, ha sofferto. Ieri, dopo tanto
dolore, si è spenta. La sua famiglia non ha mai ricevuto un euro di
risarcimento.
Il parto Secondo la procura di Padova, la vicentina,
laureata, già commessa in un negozio prima di licenziarsi con la
prospettiva di fare la mamma a tempo pieno, le gravissime lesioni
cerebrali che ha subito erano state causate da un errore medico. Venne
avviato un processo penale per lesioni gravissime a carico di due
anestesiste dell’Azienda ospedaliera di Padova che il 28 aprile 2016 non
avrebbero curato Elena come si deve. Cavazza subì una lunga anossia
(mancanza di ossigeno) che aveva causato il dramma. In realtà, qualche
anno dopo il marito Elia e il papà della neomamma, tutelati dagli avv.
Paolo Mele senior, Luca Tessarolo e Guido Simonetti, ritirarono la
querela per avviare una casa civile contro l’Ulss e chiedere un
risarcimento dei danni. Alla luce della tragedia di ieri, le cifre
diventeranno milionarie.
L’intervento La sfortunata vicentina soffriva da tempo
di un restringimento delle vie aeree. Per questo, quando venne il
momento - peraltro in anticipo - di mettere al mondo il suo primogenito,
si decise di effettuare un parto cesareo con anestesia generale a
Padova. In virtù di questo, il personale medico, a cui la famiglia
vicentina si era rivolta, aveva deciso di sottoporla prima ad una
tracheostomia, per consentirle di respirare correttamente durante il
cesareo ed evitare rischi. Ma, quella sera, l’intervento non venne
eseguito. Fu messo alla luce il bimbo, con la mamma che non respirava.
La tracheostomia fu compiuta solo alcuni minuti dopo la nascita del
figlioletto; ma Elena restò a lungo (dai 20 ai 50 minuti, stando alle
ricostruzioni degli esperti incaricati dalle parti di fare chiarezza sul
dramma) senza respirare. Con danni cerebrali gravissimi.
Il papà Elia, che attendeva impaziente, divenne papà
nel momento in cui rischiò di restare vedovo. Impiegato nel settore
della sicurezza, passò dalla gioia alla disperazione in pochi istanti.
Da allora, fa il padre ed è legatissimo al suo bimbetto, che è cresciuto
senza la mamma.
Le perizie La famiglia aveva avvisato le autorità e con
i legali aveva informato la procura dell’accaduto. Il magistrato aveva
disposto una consulenza, che avrebbe individuato precise responsabilità
da parte delle due anestesiste, che intervennero in ritardo rispetto
alle necessità. Il consulente della famiglia, il dottor Nico Zaramella,
era stato durissimo: «L’intervallo cronologico risulterebbe
inaccettabile in qualsiasi luogo dove si trovi presente un laureato in
Medicina» scrisse nella sua relazione. Altri professionisti poi si sono
occupati di Cavazza, giungendo alla conclusione che vi fu un errore
della struttura medica.
Le cause Prima per curare Elena (e venne raggiunto un
accordo), poi per garantire un degno risarcimento al padre e soprattutto
al figlioletto, sono stati avviati dei procedimenti civili che sono
ancora in corso. Ma i congiunti non hanno ottenuto finora ristori. Dopo
il funerale di Elena, anche la vicenda giudiziaria si evolverà.
Diego Neri
https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/in-coma-dopo-il-parto-muore-dopo-cinque-anni-1.8918125
Blaserna71
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