Gli hanno citofonato in cinque, tutti tra i 40 e i 50 anni, in pieno pomeriggio e a volto scoperto.
“Lei insegna alla De Curtis?” gli hanno chiesto.
“Solo una breve supplenza, perché? Chi siete?”
Neanche il tempo di rispondere, che Enrico Morabito è stato insultato e massacrato di botte, finendo in ospedale con sette giorni di prognosi e macchie di sangue sul portone del palazzo.
La sua “colpa”?
Aveva richiamato all’ordine una classe, una prima media di Casavatore (Napoli), perché “facevano chiasso disturbando di continuo la lezione”.
Cioè, aveva svolto il suo lavoro di insegnante, niente di più, niente di meno, fatto intollerabile per qualcuno.
La risposta più giusta la dà lo stesso Morabito alla fine di un lungo post colmo di dignità:
“Ho sempre pensato che la rovina dei figli sono proprio i genitori... ed è così. Ne resto deluso e schifato. Tuttavia voglio addormentarmi con la speranza che domani sia un giorno migliore fatto sempre di legalità e che il marcio che si insidia anche nelle scuole possa svanire presto”.
È esattamente così, parola per parola, auspici compresi.
A questo insegnante dalla schiena dritta va la totale e assoluta solidarietà e vicinanza di tutti noi.
Leonardo Cecchi
Nessun commento:
Posta un commento