mercoledì 23 febbraio 2022

DOPO LA BOCCIATURA DEL REFERENDUM SUL FINE VITA, SALVINI E’ PREOCCUPATO

 

DOPO LA BOCCIATURA DEL REFERENDUM SUL FINE VITA, SALVINI E’ PREOCCUPATO: SE DECADONO LE CONSULTAZIONI PIU’ POPOLARI (ANCHE QUELLO SULLA DEPENALIZZAZIONE DELLA CANNABIS HA POCHE CHANCE DI PASSARE), IN POCHI ANDRANNO ALLE URNE E IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA RISCHIA DI NON AVERE IL QUORUM – CAPPATO DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI: “BRUTTA NOTIZIA PER CHI SOFFRE DA ANNI CI RESTA SOLO LA DISOBBEDIENZA CIVILE” – OGGI LA CONSULTA SI PRONUNCERA’ SUGLI ALTRI QUESITI, DALLA CANNABIS ALLA GIUSTIZIA

 

Valentina Errante per il Messaggero

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No all'omicidio del consenziente. Se tra maggio e giugno si andrà alle urne, ma questo la Consulta lo stabilirà solo oggi, quando deciderà sull'ammissibilità degli altri sette referendum, gli italiani non si pronunceranno sull'eutanasia. Per i 15 giudici costituzionali, che dopo le otto udienze di ieri hanno affrontato in camera di consiglio solo l'abrogazione dell'omicidio del consenziente, il quesito che prevedeva di fatto la parziale depenalizzazione del crimine è inammissibile, perché non tutela la vita.

 

suicidio assistito 7 suicidio assistito 7

Le motivazioni della decisione non ci sono ancora, ma l'Ufficio comunicazione della Corte ha già chiarito le riserve che hanno determinato la decisione: «A seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». Una prudenza inevitabile in qualche modo già annunciata da molti giuristi.

 

suicidio assistito 6 suicidio assistito 6

IL QUESITO Il comitato, promosso dall'associazione Luca Coscioni, per questo referendum aveva raccolto oltre 1 milione e 200mila firme, fisiche ed elettroniche. Il quesito proponeva l'abolizione dell'omicidio del consenziente, che prevede pene tra i 6 a 15 anni.

 

Con alcune eccezioni: ovvero in caso di consenso dato da un minorenne, da una persona inferma di mente, o che si trovasse in condizioni di deficienza psichica, per un'altra infermità o per l'abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; oppure nel caso in cui il consenso fosse stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, oppure carpito con inganno. Tutti questi casi avrebbero continuato ad essere puniti come omicidi dolosi. Ma la Consulta, dopo tre ore di camera di consiglio, non ha giudicato ammissibile il quesito.

 

MATTEO SALVINI MATTEO SALVINI

LE REAZIONI E se per il segretario del Pd, Enrico Letta, la decisione della Consulta è quasi un'opportunità: «La bocciatura ora deve spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa». Sulla stessa linea Giuseppe Conte, leader M5S, che parla di un «imperativo politico e morale di dare risposte.

 

La grande partecipazione alla raccolta di firme lo impone al Parlamento». Si rammarica invece Matteo Salvini: «Sono dispiaciuto la bocciatura di un referendum, non è mai una buona notizia». Il vero timore del leader della Lega è che, se in primavera, i quesiti più popolari, l'altro è quello sulla depenalizzazione della cannabis (che pure ha poche chance di passare) non saranno sottoposti agli italiani, in pochi andranno alle urne. Impedendo anche ai referendum sulla giustizia, presentati dal Carroccio e dai Radicali, di raggiungere il quorum. Non nasconde «tanta tristezza», soprattutto «pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate», Mina Welby. «Ero sicura - dice - che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa».

 

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LA CANNABIS Oggi la Corte, oltre che sui sei quesiti referendari sulla giustizia, si pronuncerà sull'ammissibilità del referendum per la depenalizzazione della cannabis, che vede tra promotori ancora l'Associazione Coscioni con +Europa, Radicale italiani, Possibile. Si chiede di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (attualmente si prevedono pene tra i 2 e i 6 anni e multe che vanno da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente. Anche in questo caso sembra improbabile un via libera da parte della Consulta.

 

 

 

CAPPATO

Claudia Guasco per il Messaggero

 

 

MARCO CAPPATO PROMUOVE IL REFERENDUM EUTANASIA MARCO CAPPATO PROMUOVE IL REFERENDUM EUTANASIA

L'amarezza per una battaglia persa, la consapevolezza di una guerra ancora lunga da combattere. Dopo la dichiarazione di inammissibilità del referendum da parte della Consulta Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, non nasconde la delusione. Per lui che ha accompagnato Fabiano Antonini a morire in Svizzera, che è stato processato per aiuto al suicidio e assolto «perché il fatto non sussiste», è un duro colpo. La vigilia aleggiavano pensieri foschi - «ho letto i retroscena, sono in allarme» - la decisione dei giudici è pesante.

 

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«Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire sofferenze ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia», afferma. «Il cammino sulla legalizzazione dell'eutanasia non si ferma, proseguiremo su strade diverse, abbiamo altri strumenti a disposizione. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con la disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

 

Cosa sarebbe cambiato con il referendum?

«Oggi in Italia si possono compiere alcune scelte in materia di fine vita: interrompere terapie, fare testamento biologico, ricorre alla morte volontaria nell'ambito delle condizioni previste dalla Corte costituzionale. Come nel caso di Mario, marchigiano, tetraplegico immobilizzato da dieci anni, che è la prima persona ad aver ricevuto il via libera al suicidio assistito nel nostro Paese.

 

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 La sentenza 242/2019 della Consulta sulla vicenda di Fabiano Antoniani, Dj Fabo, pur aprendo a determinate condizioni a una procedura lecita nell'ambito del suicidio assistito, permette a una persona di procurarsi la morte assistita solo in modo autonomo. Ma se il malato non vuole procedere da solo o non può, a causa di una malattia totalmente inabilitante, resta escluso da questo diritto.

 

Obiettivo del referendum era dare alle persone la libertà di potere scegliere fino alla fine e quindi anche di non dovere subire condizioni di sofferenza insopportabile. Invece, al contrario di ciò che avviene in Spagna, Olanda, Belgio e Lussemburgo, per morire in Italia non si può essere aiutati da un'altra persona: l'omicidio del consenziente prevede condanne fino a quindici anni di carcere».

 

Altro punto centrale della consultazione popolare era l'eliminazione delle disparità tra malati sul fine vita.

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«I malati oncologici terminali, per esempio, ne sono esclusi. Il referendum avrebbe superato questa discriminazione, che è il risultato dell'inerzia del parlamento perché con la trasmissione degli atti da parte della Corte d'Assise di Milano nel 2018 la Corte costituzionale ha potuto esprimersi solo su quali pazienti possano essere aiutati a morire.La materia era pertinenza della politica, ma nonostante le numerose sollecitazioni da parte della Consulta non è stato fatto nulla».

 

Quante firme avete raccolto?

«Un milione e 240 mila. Non solo: dai sondaggi degli ultimi anni emerge la necessità di una regolamentazione dell'eutanasia. Una mobilitazione massiccia che non sarebbe stata possibile se ormai nella società italiana il tema non fosse cosi presente e radicato, perché fa parte del vissuto delle persone. Nei nostri incontri non dovevamo nemmeno spiegare i motivi del referendum, chi ci ascoltava già conosceva i tormenti di un malato senza speranza».

 

In quanti vi chiedono aiuto?

«Solo alla nostra associazione due o tre malati al giorno, me ne faccio carico personalmente per non creare problemi legali a nessun altro. Ma è solo la punta dell'iceberg».

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https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dopo-bocciatura-referendum-fine-vita-salvini-rsquo-299882.htm

Bossi71

 

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