mercoledì 17 aprile 2013

T



TabernacoloTermine indicante la tenda da campo usata dall’esercito romano, e per gli Ebrei il santuario portatile contenente le tavole della legge. Nella chiesa cristiana passò poi ad indicare dal XII secolo l’edicola chiusa contenente l’eucarestia, inizialmente murata presso l’altare e, dopo il XVI secolo, collocata sopra l’altare stesso. Tra gli esemplari più significativi vi sono i T. rinascimentali e barocchi in marmo, terracotta e pietra, la cui forma è mediata dall’architettura (piccoli templi con colonne e statuette, in cui viene innalzato il simbolo della croce, corredati nel centro di uno sportello riccamente ornato ed impreziosito da metalli pregiati e pietre preziose), quali il T. dell’Orcagna in Orsanmichele a Firenze, del Bernini nella cappella del SS. Sacramento a Roma.


TaboritiCorrente estremista degli Hussiti (v.), fondata nel XV secolo da Jan Zizka (1360-1424). Richiamandosi alla dottrina hussita, negavano in quattordici articoli la validità della confessione, della cresima, dell’estrema unzione, della reale presenza di Cristo nell’eucarestia, delle cerimonie liturgiche ed il culto dei santi. Ritiratisi nel villaggio di Tabor presso Praga (1420), vennero dispersi da Sigismondo di Lussemburgo nella battaglia di Lipany (1434). Una parte dei T. superstiti successivamente si fuse con i Fratelli Boemi (v.). Furono anche denominati T. i seguaci dell’arcivescovo di Tessalonica, Gregorio Palamas (XIV secolo), che sostenevano che le anime dei beati potessero vedere Cristo così come apparve nella sua Trasfigurazione (v.) sul monte Tabor.


TabotOppure Tapet, o Theba, secondo il testo sacro ebraico degli etiopi falasha, denominato Kebra Nagast, sarebbe l’Arca dell’Alleanza (v.), sottratta al Tempio di Gerusalemme da Menelik, figlio della regina di Saba (v.) e di re Salomone, intorno al 600 a.C., poco prima dell’invasione di Nabucodonosor, culminata con la distruzione del Tempio e la successiva deportazione del popolo d’Israele. Si tratta di un’ipotesi affatto fantasiosa, dato che è sempre più confermata dai risultati di svariate ricerche condotte negli ultimi anni dagli studiosi. Ogni chiesa etiopica, da Axum al lago Tana, custodisce un T., una sorta di pietra considerata sacra. Viene maneggiata esclusivamente da sacerdoti particolari, ed è sempre occultata agli occhi della gente, anche in occasione dei festeggiamenti del Timkat (17 gennaio, v.) in cui viene portata solennemente in processione.


TabùDal francese tabou e dal polinesiano tapu, il termine è già registrato dagli Inglesi a Tonga sin dal 1771. Adottato poi in Occidente, indica quanto è proibito, non tanto in forza di leggi esplicite, quanto per tradizione morale e sociale. Tale termine ha incontrato grande fortuna nell’antropologia sociale europea della fine del XIX secolo, nell’ambito della teoria del totemismo (v.), nella quale T. indicava tutto ciò che nelle società primitive non è profano, cioè accessibile a tutti, bensì sacro, cioè intoccabile e proibito, come elemento di un sistema di complesse proibizioni religiose. Dall’antropologia sociale il termine è passato alla psicologia: per oggetto T. si intende qualcosa che è inavvicinabile od inconsumabile in forza di un divieto interiore ed emotivo, razionalmente ingiustificato, ma spesso socialmente condiviso. Y (Etnologia e Storia delle religioni): Nella maggior parte delle religioni primitive, le conseguenze dannose della violazione del T. sono ritenute automatiche e derivanti dalla carica di sacralità propria dell’oggetto interdetto, senza tenere in alcuna considerazione l’intenzionalità dell’infrazione. Nelle religioni superiori tali infrazioni assumono il carattere di una punizione divina. Il divieto può essere definitivo o temporaneo, può riguardare l’intera comunità o soltanto certe categorie o persone che si trovano in determinate situazioni. Talvolta il T. può interessare parole o nomi, come nel caso del divieto di nominare il nome di Dio invano, sancito dalla legge di Mosè; presso alcuni popoli primitivi sussiste la proibizione di nominare cose inerenti la caccia. Diffuso presso i primitivi, il T. si esprime anche nelle culture più evolute, soprattutto nel campo delle proibizioni alimentari e sessuali, o nell’uso di simboli ritenuti dotati di particolari poteri, che proprio per la loro intoccabilità sono posti a protezione di campi, piante ed abitazioni. Nelle società primitive gli uomini investiti di cariche o svolgenti determinate funzioni (capi, sacerdoti, stregoni, guerrieri, tessitori o fabbri in Africa, ceramisti in Nuova Guinea) o legate a pratiche magico-religiose (specialisti in tatuaggi), emanano i T., ma ne sono a loro volta oggetto, diventando intoccabili, ed acquistando tutti i dannosi influssi che ne derivano. In Polinesia il T. è spesso connesso al totem (v.), e la relazione degli uomini di uno stesso clan col proprio totem viene proprio rafforzata dal t. che lo ricopre, impedendo di cacciarlo, danneggiarlo o consumarlo, a seconda dei casi. Tale impedimento può essere legittimamente trasgredito dal gruppo in situazioni eccezionali, per ottenere dal proprio totem particolari energie vitali: presso molte tribù che hanno come totem un animale è proibito cibarsi delle sue carni per tutto l’anno, salvo un giorno in cui è espressamente comandate di mangiarle per trarne forza e benefici. Y (Sociologia): Il carattere distintivo del T. consiste nel fatto che l’interdizione non è motivata, e che la sanzione prevista, in caso di violazione, non è una punizione emanata dalla legge civile, ma una calamità, come la morte o la cecità, che colpisce l’individuo colpevole. I T. possono essere considerati come simboleggianti la struttura dei rapporti peculiari ad un gruppo. La loro osservanza da parte degli individui serve a contrassegnare l’appartenenza al gruppo, l’impegno nei confronti dei propri ruoli ed il riconoscimento degli altri ruoli e delle forze interdipendenti con i propri. La violazione del T. è perciò distruttiva del sistema morale e della posizione dell’individuo in questo sistema.


T’ai-P’ingMovimento nazionalista cinese (Grande pace) a base sociale contadina, fondato nel 1849 da Hung Hsiu-ch’uan, che mescolò nel suo programma vaghi motivi di rinnovamento religioso, con ispirazioni cristiane, un sostanziale programma di rovesciamento della dinastia mancese, di abolizione del feudalesimo e di distribuzione delle terre. Nel 1851 i suoi seguaci controllavano buona parte della Cina meridionale, e proclamarono a Nanchino il loro impero. Solo nel 1864, grazie all’aiuto militare delle potenze occidentali, preoccupate dagli sviluppi nazionalistici che il movimento poteva assumere, il governo di Pechino riconquistò Nanchino, e represse il movimento, mentre Hung Hsiu-ch’uoan si uccise.


TaizèComunità religiosa protestante, istituita a .T, in Francia, dal pastore R. Schulz (1942). I suoi membri accettano l’obbligo del celibato e della comunanza dei beni, e si adoperano, nello spirito dell’Ecumenismo (v.), per la riunione delle chiese riformate alla Chiesa di Roma.


Talete di MiletoDal greco Qalhz, filosofo greco (Mileto 624-545 a.C.). Secondo una tradizione risalente ad Aristotele, si fa iniziare da T. la storia della filosofia greca ed occidentale. È il capostipite della scuola ionica, i cui prevalenti interessi speculativi furono di tipo naturalistico-cosmologico. Comune ai filosofi di Mileto (v.) è infatti la ricerca del "principio" "causa materiale" (arxh) che spiega il divenire naturale, la generazione e la corruzione, cioè i fenomeni della vita cosmico-universale. Secondo la tradizione T. sarebbe stato il primo ad individuare nell’Acqua il principio di spiegazione della realtà nei suoi mutamenti qualitativi. La scelta dell’acqua come principio o causa materiale si ricollega all’osservazione che l’elemento umido è presente in tutti i corpi, costituendo l’ambiente indispensabile per lo sviluppo di tutti gli esseri viventi. Tuttavia in tale scelta forse possono essere confluiti elementi mitologici tradizionali, ripresi da antiche teogonie. Particolare importanza assume tuttora il cosiddetto "Teorema di T.", per il quale "un fascio di rette parallele tagliate da due trasversali determina su queste due classi di segmenti corrispondenti tra loro proporzionali".


Talmud: Termine ebraico avente il significato di studio od insegnamento. Rappresenta il titolo di due vaste opere ebraiche: T. palestinese e T. babilonese, in cui i dottori della Legge ('amorraim) di Palestina e di Babilonia riunirono la dottrina tradizionale ebraica nel corso del III-V secolo a.C. I testi del T. comprendono la Misnah (v.) e la Gemarah, serie di osservazioni, discussioni, sentenze, aneddoti e parabole suggeriti agli 'amorraim dallo studio della Misnahstessa. Il T. palestinese (IV secolo), molto conciso, oscuro ed incompleto, è ricco di leggende e di considerazioni d'ordine morale. T. per antonomasia, per la sua diffusione ed autorità, è considerato il T. babilonese (V secolo), ben otto volte più esteso di quello palestinese. Vi prevale l'elemento giuridico e ritualistico. Gli argomenti del T. consistono in halakhah, spiegazioni ed esposizioni di testi giuridici (norme legali, costumi rituali, regole pratiche di vita pubblica), edhaggadah, dogmatica, predicazione, questioni sociali, tradizioni storiche, leggendarie e folcloristiche. Il T. è quindi importante non solo per la focalizzazione di tradizioni giuridiche , ma anche come fonte di notizie sulla vita, la storia ed il pensiero dell'età precristiana cristiana primitiva. Mal compreso per difficoltà linguistiche, suscitò prevenzioni e diffidenze da parte cristiana. Fu ripetutamente oggetto di divieti, sequestri, e roghi. Se ne conoscono pochi manoscritti antichi, mentre la prima edizione a stampa dei due T. risale al 1520-1523.


TancheliniSeguaci di una setta eretica sorta nei Paesi Bassi all’inizio del XII secolo per iniziativa del monaco Tanchelmo (Tanckelijn), che si diceva figlio di Dio e sposo della Madonna, e predicava la ribellione al clero corrotto. Alla morte del fondatore (1115) la setta scomparve. Tra l’altro egli combatteva la gerarchia della Chiesa, ritenendola fonte di tutti i mali, soprattutto perché si opponeva alla primitiva povertà evangelica (v. anche Setta dei Lombardi).


TantraTesti sacri indiani dell'induismo, comprendenti insegnamenti di ordine magico-operativo, speculazioni filosofiche, inni e trattazioni relative alla medicina, alla chimica ed al dharma, o legge. I T. si dividono in tre diversi gruppi: le Samhita (raccolte) visnuite, gli Agama (tradizioni) sivaiti ed i T. veri e propri, imperniati sulle figura della sakti, l'energia cosmica.


TantrismoIndirizzo dell'evoluzione religiosa indiana, sia induista che buddhista, fondato sui Tantra (v.), individuabile nei seguenti punti: reinterpretazione delle nozioni religiose alla luce della pratica rituale, con conseguente sostituzione dell'esperienza alla speculazione, processo simile all'empirismo religioso; potenziamento della personalità fino a conseguire la transumanazione, che nell'induismo significa identificazione con la divinità, mentre nel buddhismo significa il superamento della condizione umana o conseguimento della buddhità. L'ascesi tantrica, distinta dall'ascesi tradizionale, è quella che comunemente viene chiamata yoga (v.).


TaoismoDal cinese tao, via della felicità, retto cammino, principio, metodo, ordine universale. Rappresenta il concetto fondamentale del pensiero filosofico cinese. Tao indica il flusso che forma la realtà, muovendosi tra due principi opposti, quello femminile dello Yin (v.), passivo e freddo, e quello maschile dello Yang (v.), attivo e caldo. È il sistema filosofico sviluppatosi in Cina nel VI secolo a.C., dal quale ebbe poi origine una religione. Fondatore del T. è comunemente ritenuto Lao-tzu, cui si attribuisce la tzu, cioè la redazione del Tao-te-ching (v.)Altri grandi rappresentanti del T. furono Chuang-tzu (IV secolo a.C.) eLieh- (III secolo a.C.). La trasformazione del T. da filosofia a religione organizzata è opera di ChangTao-ling (I-II secolo d.C.). Il T. si presenta come una concezione individualistica, il cui fine è la conservazione dell'esistenza del singolo, evitando ogni possibile danno alla propria persona attraverso la fuga dal mondo ed il ritiro a vita eremitica. Nel Tao-te-ching sono aforisticamente esposte le regole dell'autoconservazione, in base ai principi della prudenza, dell'umiltà, delle modeste pretese e del disinteresse per i beni mondani. Concetto base è quello del wu-wei, la non volontà e l'inazione, che ognuno può raggiungere attraverso lo svuotamento di sé, ovvero il disimpegno di fronte a tutti i legami, i problemi ed i conflitti materiali, che possono far entrare in contrasto con l'ordine cosmico portando all'insuccesso, e quindi alla perdita della tranquillità personale. Per questo il governante saggio non si preoccupa di istituire molte leggi e divieti, ma prende solo le iniziative indispensabili, lasciando al popolo la libertà di fare ciò che vuole. Per conseguire la perfezione interiore l'individuo vivente deve dare valore soltanto a sé stesso, e non agli oggetti della sua esperienza, condannati a restargli irrimediabilmente estranei. All'epoca delle grandi lotte tra i regimi feudali (IV-III secolo a.C.) il T. costituì un momento di opposizione contro la logica del predominio. Al tempo della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) il T. si sviluppò, raccogliendo nuovi fedeli con la promessa della vita eterna, conseguibile in questa vita attraverso pratiche di vario tipo (alchemiche, dietetiche, ginnastiche, respiratorie e sessuali) capaci di sostituire gli organi corruttibili con altri immortali. Sotto l'influenza del buddhismo, il T. si organizzò in forme conventuali, favorito dai governanti che intendevano opporre una religione indigena alla penetrazione del buddhismo straniero. In seguito gli imperatori della dinastia T'ang (618-907) aderirono al T., ed anche la rinascita del confucianesimo (v.) avvenne grazie alla simbiosi con elementi fondamentali della dottrina taoistica. L'alto clero del T. osservava il celibato, e faceva vita conventuale nelle grandi città od in monasteri, mentre il basso clero praticava le arti divinatorie. Tutti si dichiaravano dipendenti dal T'ien-shish (maestro del cielo), che risiedeva su un monte nell'interno della Cina. Con l'avanzata delle lotte rivoluzionarie cinesi il T. entrò in progressiva decadenza. Il suo pensiero ebbe grande influenza sull'arte e sulla religione cinese, trasmettendovi il senso dell'individualismo, il disprezzo della vita materiale, e soprattutto l'esercizio dell'ironia come arte del distacco dalle caduche cose del mondo.

Tao-Te-ChingOpera poetico-filosofica dell'antico pensiero cinese, attribuita a Lao-tzu, ma costituente probabilmente una raccolta di scritti di epoca diversa. A causa del suo contenuto altamente esoterico risulta di estremamente difficile comprensione. Veniva usata dai seguaci del Taoismo (v.) come testo per l'insegnamento della dottrina e soprattutto come base per la meditazione.

wpe5.jpg (6168 byte)Tappeto di Loggia: Arredo di Loggia impiegato unicamente nelle Obbedienze nordiche, specie in Germania presso le Logge A.F.u.A.M. (corrispondente all’italiano A.L.A.M.). Qui il T. sostituisce il Quadro e la Tavola di Loggia, ed è costituito da un tappeto pesante a fondo nero e spartanamente decorato in bianco. Solitamente ha le dimensioni di circa centimetri 170x100. Esso presenta: una doppia cornice, le indicazioni cardinali, il cordone con nappe e cinque nodi d’Amore, il Pavimento a scacchi prospettivato e terminante con sette gradini, le due Colonne identiche e senza scritte, il Sole, la Luna, la Stella fiammeggiante, il righello, Squadra e Compasso in posizione di Apprendista Libero Muratore, la Livella, il Filo a Piombo, il Martello e la Cazzuola. Viene sistemato al centro del Tempio, tra le tre Luci dei Dignitari (come nel Rituale Simbolico Italiano, in figura rappresentate da cerchi), ripiegato in due verso l’Oriente. Nel corso della cerimonia di Apertura dei Lavori, allorché previsto dal rituale, due Fratelli gli si avvicinano (uno da meridione ed uno da settentrione), ne afferrano gli angoli e lo aprono al colpo di maglietto del Maestro Venerabile, con movimento da Oriente ad Occidente, secondo il percorso del Sole. Immediatamente dopo i tre Dignitari di Loggia provvedono alla progressiva accensione delle rispettive Luci, pronunciando formule rituali del tutto simili al Rito Simbolico Italiano. Alla chiusura dei Lavori, dopo che i Dignitari hanno provveduto a spegnere ritualmente le proprie Luci, il T. viene ripiegato, procedendo in senso opposto a quello d’apertura: i due angoli ad Oriente vengono afferrati, sollevati e portati verso Occidente, sempre secondo il moto del Sole, ripiegandolo in due ma verso l’Occidente. L’impiego di questo stesso T. è previsto nei tre Gradi, ma in Camera di Mezzo viene in genere sostituito da un T., decorato ancora in bianco con gocce o lacrime, Bara, Squadra e Compasso ed un ramoscello d’Acacia.


TarocchiTermine riferito ad un antichissimo gioco di carte, che gravita intorno ad un complesso ed affascinante mondo di simboli, ricco di insegnamenti, messaggi e stimoli esoterici. È ignota la loro origine, ipotizzata in Cina, in India ed in Egitto, e sono stati attribuiti addirittura ad Ermete Trismegisto (v.). Il gioco si compone di 78 carte figurate, le quali si suddividono in due gruppi: 22 Arcani Maggiori o Trionfi, e 56 Arcani Minori, a loro volta suddivise in 14 carte di quattro semi diversi, denari, coppe, bastoni e spade. Tra gli Arcani Maggiori si distingue il Matto che non è numerato (0), mentre gli altri Trionfi sono numerati da 1 a 21 come segue: 1) il Bagatto, 2) la Papessa; 3) l’Imperatore; 4) il Papa; 6) gli Amanti; 7) il Carro; 8) la Giustizia; 9) l’Eremita, 10) la Ruota della Fortuna; 11) la Forza; 12) l’Appiccato; 13) la Morte; 14) la Temperanza; 15) il Diavolo; 16) la Torre (casa di Dio); 17) la Stella; 18) la Luna; 19) il Sole; 20) il Giudizio; 21) il Mondo. Come gioco viene praticato soprattutto in Piemonte, da tre o quattro giocatori, ognuno dei quali deve sottrarre agli avversari le carte più alte rispondendo sempre al seme di uscita di ciascun giro; in mancanza di carta del seme del giro viene giocato uno dei trionfiI T. vengono molto impiegati nella Cartomanzia (v.), un metodo divinatorio basato sulla consultazione delle carte, poiché consentono una vasta gamma di interpretazioni resa possibile da diversi raggruppamenti (ternari, quaternari, a ruota, ecc.), nonché dalle infinite corrispondenze astrologiche, cabalistiche e mistiche, di cui il simbolo di ciascuna carta può essere caricato. In particolare gli Arcani Maggiori sono strettamente connessi alla realtà della vita umana. Secondo Stuart R. Kaplan (I Tarocchi, Ediz. Mondadori, 1972), "Ciascuno di noi ha in sé qualcosa delle facoltà creative e magiche del Mago, una vena di follia del Matto, ed un quid di demoniaco del Diavolo. Ci si imbatte ripetutamente nell’uomo d’affari o nel politico, simboleggiati dall’Imperatore, come nella donna efficiente, razionale e dinamica, l’Imperatrice. Convinzioni religiose o sentimenti d’amicizia fanno sperimentare il tradizionalismo del Papa. Si vivono momenti di ammirazione mescolata ad un senso di disagio di fronte alla sapienza della Papessa, saggia e dotta quanto incapace ri emozione e reazione. La vita è frenetica e trascinante, come un guerriero del Carro tirato da due cavalli, diretti verso direzioni opposte, verso l’ultimo fallimento od il massimo trionfo, dimentichi delle virtù cardinali della Temperanza, della Giustizia e della Fortezza. Il tempo (l’Eremita) è il bene più fugace. Dopo una vita spesa alla ricerca del vero Mondo, si è finalmente chiamati al momento del Giudizio. Si scopre con amarezza che ogni giorno trascorso avvicina lentamente la fine, il termine della vita.. Questa è la processione dei T., dalla nascita e creazione del Mago e l’innocenza del Matto, agli ultimi momenti che conducono inesorabilmente alla Morte". Oltre al tipo classico italiano, la Cartomanzia impiega diverse versioni delle carte dei T., più noti con il termine francese Tarot, ognuna riferita ad incerte origini o di recente edizione, quali: T. delle Stelle o la Forza Celeste; i Misteri della Sibilla; T. di Giulietta e Romeo; Antichi T. divinatori; Antichi T. lombardi; Antichi T. marsigliesi; Antichi T. italiani; Antichi T. esoterici; T. della Zingara (solo 24 carte); T. di vetro; T. degli Gnomi; T. dell’Indovino; T. piemontese; T. bolognese; T. di Kazanlar; Antichi T. illuminati; T. del Rinascimento; T. liguri; T. cabalistici; T. specchio dell’Anima; T. Egiziani; T. classico, T. di Nostradamus; T. spagnolo; T. dorato di Bellini; T. di Oswald Wirth; T. del Golden Dawn, ecc. ecc. In tali versioni la struttura, riguardante le corrispondenze astrologiche e quelle con l’Albero della Vita cabalistico, rimane pressoché invariata, essendo quella in linea di massima elaborata nell’ambito ed all’interno della dottrina dell’Ordine ermetico del Golden Dawn (v. Tarocchi del nuovo Eone).

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Tarocchi del Nuovo EoneAssai prima che il termine New Age (Nuova Era) diventasse di gran moda per indicare il cambiamento ciclico delle epoche mondiali dovuto al movimento dell’asse terrestre rispetto alle stelle fisse, il fenomeno della precessione degli equinozi, lo stesso concetto era espresso con il termine Eone (v.), dal nome del dio persiano del tempo Aìon. Questo concetto era particolarmente diffuso in ambito gnostico ma accettato da quasi tutto il pensiero esoterico. Secondo questa divisione delle epoche mondiali in Eoni, ere che hanno una durata di poco più di 2000 anni, la nostra sarebbe l’Era dei Pesci che va finendo per dar luogo alla nuova Era dell’Acquario. Sulla data di inizio di ogni era non è possibile essere matematicamente precisi, anche se l’attesa per questa nuova è tra la fine di questo millennio e l’inizio del prossimo. Chi non ha avuto molti dubbi su quando collocare l’inizio del Nuovo Eone è stato Aleister Crowley, "il più grande mago moderno" o "la grande Bestia" come amava autodefinirsi. Dall’8 al 10 aprile del 1904, nelle ore intorno a mezzogiorno, al Cairo, egli sostenne di aver ricevuto attraverso l’intermediazione di Aiwass, un’intelligenza extraterrestre, il Liber AL vel Legis (Il Libro della legge) che annunciava l’inizio di una nuova epoca: "Ciò fu compiuto nell’anno 1904 dell’era volgare, quando il dio igneo Horus soppiantò il dio aereo Osiride nell’Oriente come Ierofante. All’inizio perciò di questo nuovo Eone, è opportuno esporre il messaggio di quell’angelo che ne ha portato la notizia alla terra." (A. Crowley, Il Libro di Thoth, p.97 Ediz. Sarva). Diversi anni dopo questo evento, il 21 marzo 1944 e.v. h.5.29 p.m., Sol in 0°0’0" Aries, veniva pubblicato, in edizione limitata a 200 copie, The Book of Thoth, il Libro di Thoth, il nuovo mazzo di Tarocchi che l’artista Lady Frieda Harris, sotto la direzione dello stesso Crowley, aveva disegnato nel corso di cinque anni di lavoro, e che doveva "servire da mappa agli intraprendenti navigatori del nuovo Eone, per guidarli attraverso il Grande Mare della Comprensione Intellettiva fino alla Città dellle Piramidi". (A.C., op.cit. p.7-8). Ma andiamo con ordine: chi era Aleister Crowley? Rispondere a questa domanda non è facile, perché attorno alla sua figura sembra essersi addensata tutta l’ombra collettiva, che sorge quando si parla di occulto. Del resto, per tutta la vita lo stesso Crowley godette ad accreditare questa fama oscura, a partire dallo stesso nome che si scelse come mago: "TO MEGA THERION", la Grande Bestia 666 dell’Apocalisse. Tutta la sua vita fu dedicata all’eccesso e quasi tutti coloro che furono attratti da lui fecero un’amara esperienza di questa attrazione. La sua fama negativa, "il più nero dei maghi neri", accompagna anche la sua opera e, quindi, il suo mazzo di Tarocchi nonostante questo sia sicuramente uno dei più interessanti mazzi moderni, sia dal punto di vista pittorico che da quello simbolico. Aleister Crowley, nato in Inghilterra il 12 ottobre del 1875, entrò a far parte dell Ordine Ermetico della Golden Dawn nel 1898 e iniziò i suoi studi sui Tarocchi che sarebbero durati tutta la vita, insieme agli studi alchemici e alla conoscenza dello yoga e dell’I Ching. I suoi viaggi intorno al mondo lo portarono anche in Sicilia dove nel 1920, nei pressi di Cefalù, fondò l’Abbazia di Thelema, una comunità magico - sessuale, che doveva attuare i dettami del Liber Legis ( "Fa’ ciò che vuoi, sii la Legge") fin quando, nel 1923, le autorità fasciste lo espulsero dall’Italia. Dopo diversi anni trascorsi in giro per l’Europa, Crowley ritornò in Inghilterra, dove morì nel 1947. Ma, al di là della sua vita vissuta sempre sopra le righe e delle accuse di satanismo che lo circondarono, egli fu sicuramente un vero studioso e conoscitore delle dottrine esoteriche non solo occidentali; e questa conoscenza e questi studi, a volte esuberanti e traboccanti anch’essi, furono riversati nella costruzione del suo mazzo di Tarocchi, il Libro di Thoth, che risulta essere un compendio delle sue teorie e di quelle rivelazioni che Crowley sostenne aver ricevuto dai Capi Segreti dell’Ordine appunto nel 1904. La creazione di questo Tarocco però non sarebbe stata possibile se, nel 1937, Aleister Crowley non avesse incontrato l’artista Lady Frieda Harris che, già attratta dalla ricerca magica e spirituale, rimase affascinata dal suo carisma anche se non cedette mai alle sue avances. Ella non conosceva quasi nulla del Tarocco, ma "possedeva nella sua stessa destra lo Spirito Essenziale del Libro" (A.C. op.cit. p.7), e rimase completamente coinvolta e assorbita da questo lavoro che, come abbiamo visto, durò ben cinque anni. Il mazzo dei Tarocchi fu completamente ridisegnato, secondo le istruzioni di Crowley, non solo per quanto riguarda i 22 Arcani Maggiori o Atu. Lo furono anche le 56 Carte Minori, anche se la struttura riguardo le corrispondenze astrologiche e quelle con l’Albero della Vita Cabalistico rimase, in linea di massima, quella elaborata all’interno della Golden Dawn. Inoltre, nel Tarocco Thoth, alcuni Atu portano nomi diversi dai tradizionali, mentre altri sono stati completamente rivoluzionati.


TartaroTermine che, nella mitologia classica, indica una località ultraterrena, generalmente rappresentata come una pianura squallida e buia cinta da invalicabili mura e porte di ferro con soglie di bronzo (Iliade, di Omero,8, 17-20), dove stanno i Titani sconfitti da Zeus. Nel T. venivano collocati anche alcuni grandi colpevoli del mito, quali le Danaidi, Sisifo, ecc. Su di esso poggerebbero le radici della terra, del mare e del cielo. Secondo il Graves (I Miti Greci, Ediz. Longanesi, 1983), "Quando le ombre scendono al T., il cui ingresso principale si trova in un bosco di pioppi bianchi, presso il fiume Oceano, ciascuna di esse è munita di una moneta, che i parenti le hanno posta sotto la lingua. Possono così pagare Caronte, il tristo nocchiero che guida la barca al di là dello Stige. Questo lugubre fiume delimita il T. ad occidente, ed ha come tributari l’Acheronte, il Flegetonte, il Cocito, l’Averno ed il Lete. Le ombre che non hanno moneta devono attendere in eterno sulla riva, a meno che non riescano a fuggire ad Ermete, la loro guida e custode, introducendosi nel T. da un ingresso secondario, come Tenaro, in Laconia, od Aorno, nella Tesprozia. Un cane con tre teste, chiamato Cerbero, monta la guardia sulla sponda opposta dello Stige, pronto a divorare i viventi che osassero introdursi laggiù, oppure le ombre che tentassero di fuggire". Y (Massoneria): Il T. è una sostanza alchemica dalla quale si ricava la forza per operare nella Maestria. È simboleggiato da un quadrilungo (v.), ovvero da un quadrato allungato. Esso ricorda il Tempio dove si radunano i Fratelli per lavorare, ed è anche il simbolo della Pietra Grezza (v.) che ogni Massone deve sgrossare attraverso il suo affinamento spirituale, levigandone la superficie fino a farla diventare Pietra Cubica (v.).


TauLettera avente la stessa raffigurazione (T) in vari alfabeti, come il siriaco, il fenicio, il greco e l’ebraico. È il simbolo di elevazione spirituale, ed anche della croce (v.), particolarmente privilegiato da San Francesco d’Assisi (v.). Secondo una leggenda ripresa da A. de Saint-Albin (Le Francs Maçons, 1862), il simbolo del T. sarebbe stato ideato da Matusael, uno dei figli di Caino, come segno di riconoscimento per i suoi discendenti. Y (Massoneria): Nella cerimonia di iniziazione al Grado di Maestro (v.), il Venerabilissimo, riferendo ai Fratelli la Leggenda di Hiram (v.), ad un certo punto dice: "Ad un segno di Hiram, tutti i volti si rivolgono verso di lui. Il Maestro allora alza il braccio destro e, con la mano aperta, traccia una linea orizzontale, dalla cui metà fa cadere una linea perpendicolare che raffigura due angoli retti, a modo di squadra (v.), segno con cui i Siriani riconoscevano la lettera T. La lettera T. è impressa tre volte nel grembiule del Maestro Venerabile e degli alti Dignitari dell’istituzione massonica, nonché in quelli del Capitolo dell’Arco Reale, sia inglese che del Rito Americano, o di York (v.). Fa infine parte del particolare rituale di consacrazione del Tempio per i Lavori all’aperto (v.).

TaumaturghiSetta di ebrei guaritori, come i Giudei di Alessandria, in stretta relazione con la comunità essena di Qumran. Si servivano soprattutto di erbe, radici, minerali polverizzati, muffe, veleni di serpenti ed insetti, abluzioni o bagni in acque trattate e massaggi. Il loro simbolo distintivo era costituito da un bastone con avvolto un serpente, che è poi diventato simbolo universale della medicina e della farmacologia.


TaurobolioTermine di derivazione greca, avente il significato di "colpisco il toro". Indica un’antica cerimonia espiatoria che prevedeva l’abbattimento di un toro, La persona che doveva beneficiare del sacrificio (v.), si sistemava in una fossa sulla quale era sistemato un palchetto di legno con molte fessure. Su di questo veniva condotto l’animale da sacrificare. Il sangue, che scorreva da una ferita inferta al petto della vittima, filtrava attraverso il palchetto e cadeva sul fedele, che cercava anche di berne il più possibile (v. Mithra).

TavolaNell'antichità era un piano di pietra di diverso spessore su cui venivano scolpiti caratteri componenti messaggi, come epigrafi, numeri di strade, ecc. In seguito fu sostituita da un'assicella di legno od altro materiale come l'avorio, di forma quadrangolare, che gli antichi Romani spalmavano di cera, per scrivervi mediante uno stilo (stilus o graphium), usato poi per cancellare lo scritto spalmandovi sopra altra cera. Y (Massoneria) Per ogni massone, scolpire una T. significa scrivere un messaggio, esporre e trasmettere un’idea, un pensiero, un’opinione su un determinato argomento. Il termine T. viene anche impiegato per indicare un decreto od una circolare riguardante l'Istituzione. Comunemente però indica un messaggio, un discorso in genere programmato (generalmente su temi d'attualità, oppure di tipo iniziatico se non addirittura esoterico), destinato alla lettura formale nel corso di una Tornata rituale dell'Officina. In questo caso rappresenta un Lavoro (v:), ovvero il risultato di un'indagine svolta su un tema particolare di interesse massonico, una sorta di relazione di norma letta in Loggia dall'autore e poi discussa attraverso l'intervento degli altri Fratelli. Rappresenta la base, il maggior contributo che un Fratello possa elargire a beneficio proprio ed altrui, quindi per l’effettiva formazione del Libero Muratore, conseguita attraverso l’attività primaria prevista dall’Istituzione e rappresentata dal Lavoro di Loggia. La T. è il mezzo prezioso affidato all’oratore di turno per aprire il proprio cuore e la propria mente in un consesso particolare, che è la caratteristica veramente esclusiva della Massoneria. Attraverso la ritualità essa consente di creare un’effettiva, efficace e magica atmosfera fraterna, impregnata di genuina sacralità, che esclude in assoluto ogni turbamento dovuto alla presenza dei metalli, delle passioni, della nefasta e pesante influenza dei poderosi, assordanti rumori del mondo profano. Mediante l’adozione di sublimi e ben definiti principi etici e grazie ad una plurisecolare tradizione, essa esclude infatti qualsiasi possibilità di malinteso, di distorsione, di interruzione dell’esposizione, ma soprattutto di critica non costruttiva espressa dal Massone che prima ascolta con attenzione e poi interviene dietro specifica autorizzazione del Maestro Venerabile. Quindi ogni argomento trattato mediante la T., per la purezza degli intenti fraterni ed amorosi di chi la traccia e di quanti la commentano, è sicuramente il mezzo migliore che la scuola iniziatica muratoria pone nelle mani e nel cuore dei Fratelli. Solo così è possibile trasformare l’Iniziazione da virtuale a reale, e procedere proficuamente lungo il cammino iniziatico verso il perfezionamento individuale e collettivo. Quanti hanno inteso correttamente il principio secondo il quale "la Massoneria non è che quello che ogni Fratello vuole che essa sia", hanno nella T. il vero segreto, non solo per ricaricare le proverbiali batterie scaricate nella profanità, ma per conseguire la trasmutazione alchemica nell’Oro, trasformando cioè sé stessi da uomini a Uomini, degni della scintilla divina che ogni essere porta nel proprio intimo e che merita veramente rendere palese attraverso il Comportamento (v.) moralmente esemplare, per il Bene effettivo individuale e dell’intera Umanità. Si può ben dire che chi non ha compreso l’importanza, l’essenzialità della T., così come della Ritualità, si ritrova ben al di fuori dei limiti, dei confini stabiliti da sempre dalla Libera Muratoria, limiti e confini definiti dagli Antichi Doveri (v.) e dai Landmarks (v.) che ogni Massone è rigorosamente tenuto a rispettare, pena l’espulsione dall’Ordine.

Tavola da DisegnoIn Massoneria identifica uno strumento operativo trasformato in speculativo dalla moderna Istituzione. Infatti i massoni medioevali la usavano per dettagliare i piani di costruzione, preparati dai Maestri architetti ed esposti nel corso dei lavori, per la consultazione da parte degli operai e supervisori. Oggi la T. è costituita da un rettangolo di carta sul quale il Maestro delle Cerimonie, o lo stesso Maestro Venerabile, traccia il piano di Lavoro programmata per la Tornata. Talvolta vi vengono tracciati strumenti e simboli inerenti il grado in cui i Lavori sono svolti; in questo caso viene denominata"Quadro di Loggia" (v.). Insieme con la Pietra grezza e la Pietra cubica è considerata uno dei gioielli immobili della Loggia.

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Tavola di Smeraldo: Mitica tavola attribuita ad Ermete Trismegisto (v.), nota anche come smeraldina o smaragdina. Viene qui riprodotta in tre diverse versioni, di cui la prima come complessivo e particolare nella sua versione formale latina, derivata direttamente dagli originali arabi. Seguono poi tre versioni in lingua italiana, riportate per consentire confronti interpretativi tra traduzioni diverse, onde concedere ad ognuno la possibilità di liberamente riflettere su questo fondamentale documento dell'ermetismo. Esaminiamo dapprima la versione in latino, figurata come riproduzione su di una roccia in una delle più belle tavole (per la precisione la X Tavola) che illustrano l’Amphiteatrum Sapientiae aeternae di Johannes Grasseus Khunrath, noto sotto lo pseudonimo di Hortolanus, pubblicato come Commentario nel XV secolo e tradotto da J. Girard de Tournus nel Miroir d’Alchimie, pubblicato a Parigi Sevestre nel 1613. Della stessa Tavola, di difficile lettura, si è ritenuto opportuno riprodurre unicamente il particolare più importante, ovvero la sola parte della facciata rocciosa riportante inciso il testo della Tavola di Smeraldo, dal Klunrath denominata Tabula Smaragdina, così come riprodotta dall’editore Arché di Milano nel 1975. Ed ecco ora le tre diverse versioni in lingua italiana. Y (i) La tavola di Smeraldo (dalla pag. 52 de "Il gran Libro della Natura" Ediz. Atanor. 1921): 1) È vero senza menzogna, é certo e verissimo che ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una. 2) E come tutte le cose vennero dall’Uno per mediazione dell’Uno, così tutte le cose nacquero da questa cosa una per adattazione. 3) Suo padre è il Sole, sua madre la Luna; la portò il vento nel venire suo, e la Terra è la sua nutrice. 4) Questi è il Padre del Telesma di tutto il mondo. 5) La sua forza è integra se si riversa sulla Terra. 6) Separerai Terra da Fuoco, il sottile dal denso, delicatamente, con grande cura. 7) Ascende dalla terra al cielo e ridiscende in terra raccogliendo le forze delle cose superiori ed inferiori. 8) Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà da te ogni oscurità. 9) Qui consiste la forza forte di ogni fortezza perché vincerà tutto quel che è sottile e penetrerà tutto quello che è solido. 10) Così fu creato il mondo. Da ciò deriveranno adattazioni mirabili il cui segreto sia tutto qui. 11) Pertanto io fui chiamato Ermete Trismegisto, possessore delle tre parti della Filosofia di tutto il mondo. 12) Ciò che dissi sull’opera del Sole è completo. Y (II) La Tavola di Smeraldo (dalla pag. 134 di "Commentarium",Rivista diretta dal Kremmerz N° 6-7 del 1910): 1) È vero, senza errore, è certo, è verissimo. 2) Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola. 3) Come tutte le cose sono sempre state e venute da Uno, così tutte le cose sono nate per adattamento da questa cosa unica. 3) Il Sole ne è il padre, la Luna ne è la madre, il Vento l’ha portato nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui, la sua potenza è illuminata se viene convertita in terra. 4) Tu separerai la terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente, con grande industria. Ei rimonta dalla Terra al Cielo, subito ridiscende in Terra e raccoglie la forza delle cose superiori ed inferiori. 5) Tu avrai con questo mezzo fatta la gloria del mondo, epperciò ogni oscurità andrà lungi da te. È la forza forte di ogni forza, perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. 6) È in questo modo che il Mondo fu creato. 7) Da questa sorgente usciranno innumerevoli adattamenti, il cui mezzo si trova qui indicato. 8) È per questo motivo che io venni chiamato Ermete Trismegisto, perché possiedo le tre parti della Filosofia di tutto il mondo. 9) Ciò che ho detto dell’Operazione del Sole è perfetto e completo. Y (III) La Tavola Smeraldina (Dal libro "L’Alchimia" di Titus Burckhardt - Ediz. Boringhieri, Torino, 1961): 1) Invero, certamente e senza dubbio: l’inferiore somiglia al superiore e il superiore somiglia all’inferiore, per compiere i miracoli di una cosa. 2) Così come tutte le cose sono nate da Uno e dalla contemplazione di un Singolo, così tutte le cose nascono, per adattamento da questo Uno. 3) Suo padre è il Sole e sua madre la Luna, il vento lo portò nel proprio ventre e la sua balia è la terra. 4) È il padre di tutti i miracoli del mondo. 5) La sua forza è perfetta se viene convertita in terra. 6) Separa la terra dal fuoco e la materia sottile da quella grossa, dolcemente e con grande cautela. 7) Sale dalla terra al cielo e ritorna poi sulla terra perché possa raccogliere la forza dei supremi e degli infimi. Così tu possederai la luce del mondo intero e le tenebre fuggiranno da te. 8) Questa è la forza di tutte le forze perché essa è vittoriosa su tutto ciò che è sottile e pervade tutto ciò che è solido. 9) Il microcosmo viene così creato a immagine del macrocosmo. 10) Per tal ragione ed in tal modo sono ottenute applicazioni meravigliose. 11) E perché io posseggo le tre parti della saggezza di tutto il mondo mi chiamano Ermete Trismegisto. 12) È compiuto quello che dissi dell’opera del sole. Evidenti le molte e notevoli differenze tra i vari testi, ma non potrebbe essere altrimenti vista l’antichità e le diverse, incerte vicende attraverso cui sarebbe passato questo libro. Pensando comunque che molto verosimilmente fu compilato circa quindici secoli fa in Fenicia, poi tradotto in greco, dal greco al siriaco, poi in arabo, in latino, ed in seguito nelle varie lingue europee, c’è veramente da rallegrarsi che le divergenze non siano così grandi. Resta fermo il fatto che la dottrina ermetica sostiene chiaramente che essa non parla per gli ignoranti, ma soltanto per quanti sanno, per cui coloro che sanno, leggendo una qualsiasi versione della Tavola di Smeraldo, arriveranno certo all’esatta interpretazione se non addirittura a correggere gli errori esistenti. Interessante notare che, secondo un’antica leggenda, questo testo sarebbe stato rinvenuto dai soldati di Alessandro Magno nelle cavità criptiche della grande piramide di Gizah, da molti studiosi ritenuta la tomba di Ermete. Lo stesso Ermete avrebbe inciso di proprio pugno quelle poche e sibilline frasi, impiegando una punta di diamante su una lamina di smeraldo. Abbiamo visto che vi si parla di una cosa misteriosa, contenente in sé maggior forza della forza stessa, poiché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà in ogni cosa solida. Si tratta del grande "Agente universale", noto come "Luce astrale", l’unico in grado di fornire la Pietra filosofale, ovvero l’Elisir di vita. È quanto la filosofia alchemica definisce "Azoto" (v.), l’Anima del mondo, il grande Magnes o la Vergine celeste.


Tavola rotondaCiclo di poemi cavallereschi medioevali, prevalentemente francesi, relativo alle leggende dei cavalieri che operavano al fianco di re Artù. Il termine T. deriva dalla consuetudine del re di riunire i suoi cavalieri ad una tavola rotonda, adottata per esaltare in quelle assemblee lo spirito di fratellanza e di uguaglianza che doveva unire tutti i presenti. La fonte è costituita dall'Historia regum Britanniae, di Goffredo di Monmouth (1135), divulgata dal Roman de Brut (1155) di Wace. L'autore artisticamente più valido è Chrètien de Troyes (Lancelot, Perceval ed altri). Sulla vicenda dei cavalieri arturiani si innestano poi altre affascinanti leggende, come quella del Santo Graal e quella di Tristano ed Isotta. Questi poemi furono anche tradotti in vari idiomi volgari europei, conoscendo una vastissima diffusione che si protrasse fino al tardo Rinascimento.


Tavole della LeggeNote anche come Decalogo (v.), identificano i dieci comandamenti ricevuti da Mosè (v.) sul monte Sinai, a fondamento della prima alleanza tra Yahweh ed il popolo d'Israele. Furono impressi dal dito di Dio su due tavole di pietra (Esodo 20, 1-17; Deuteronomio 5, 6-21) denominate T., e furono poi deposte e conservate nell'Arca Santa, od Arca dell'Alleanza.


Taxil LeoAutore di un libro considerato esplosivo al tempo della sua pubblicazione (1885), Les Mystères de la Franc-Maçonnerie. Nato in un clima di conflitti infuocati tra autorità ecclesiastiche e massoneria francese, che portò quest’ultima alla soppressione della dedica delle Logge alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo e del Libro sacro sulle Are. Sorse così il distacco definitivo del Grande Oriente di Francia dalla gran Loggia madre d’Inghilterra, creando le premesse per la nascita della tradizionalista Gran Loggia Nazionale Francese. L’opera del T. emerge sulla marea di pubblicazioni e libelli antimassonici editi in quel periodo. T. era uno dei pionieri dell’anticlericalismo, già autore di varie opere definite edificanti, come la Bible amusante e gli Amours de Pie. Nel 1885 annunciò pubblicamente ed inaspettatamente la sua conversione al cattolicesimo e, con l’opera citata, raccontò gli orribili delitti della spregevole setta massonica, rivelando una nefasta e spesso macabra fantasia. Vi viene sostenuto il carattere satanico dell’Istituzione, incontrando grande attenzione e larga diffusione tra i lettori cattolici, ansiosi di reperire nuove motivazioni per combattere ed annientare il secolare nemico. Mentre il gran pubblico rimane affascinato e convinto dalle rivelazioni di T., le autorità religiose si mostrarono scettiche e riservate. Il vaticano nominò una commissione speciale, incaricandola di un’inchiesta sull’opera del T. Soprattutto due gesuiti fiutarono l’inganno, P. Gruber e P. Portalié: il primo denunciò per falso il T. attraverso un giornale di Colonia, mentre il secondo ne Les Etudes pubblica due articoli intitolati "La fine di una mistificazione". Il T. è così definitivamente scoperto. Nel 1897 egli confessò pubblicamente di aver beffato il mondo, e di aver inventato fin nei minimi particolari la sua opera storica. Il suo scopo era di gettare il discredito sui massoni e contemporaneamente ridicolizzare i cattolici. In parte c’era riuscito, e forse certi cristiani considerano tuttora quelle assurde falsità come documentazione autentica e reale.


TeantropismoTermine teologico derivato dal greco che indica una dottrina, secondo la quale la natura umana e quella divina sono unite nella persona di Cristo.


TebeAntica città dell’Alto Egitto (Weset), situata sulle sponde del Nilo, sul luogo dell’attuale Luxor (v.) e Karnak (v.). Di origini ignote, con l’XI Dinastia divenne la capitale del paese. Centro importante anche durante il periodo degli Hyksos, fu proprio da T. che partì la reazione nazionale egiziana contro i conquistatori. Capitale del Nuovo Regno per tutto il periodo successivo, perse importanza durante lo scisma di Akhenaton (v.), poi in periodo saitico, e fu talvolta sottoposta all’influenza della dinastia etiopica. Saccheggiata dagli Assiri (672 e 665 a.C.), fu occupata dai Persiani (525 a.C.). In età tolemaica fu centro di rivolte nazionalistiche (206 ed 88 a.C.). nel 29 a.C. venne saccheggiata da Cornelio gallo. Strabone la conosceva già ridotta alle dimensioni di un villaggio. Dell’antica T. resta il grandioso complesso cerimoniale, che costituisce una impressionante testimonianza del fervore costruttivo dei faraoni. Il centro religioso si estendeva tra Luxor e Karnak, i cui templi erano collegati da un lungo viale fiancheggiato da sfingi. Il tempio di Luxor era dedicato ad Amon, e le costruzioni più importanti furono fatte erigere da Tuthmosis I e III, Hasepsowe, Amenophis II e III, Sethi I, Ramses II, Sethi II, Ramses III, Taharqa, Osorkom III, Nectanebo II, Tolomeo Filadelfo, Tolomeo Evergete I; II e III, e dall’imperatore Augusto. La zona di T. comprende, sulla riva opposta del Nilo, i grandi complessi funerari di Medinet Habu, Deyr el-Bahri, Gurna, Ramesseum, ed i famosi colossi di Memnone. Ai piedi delle colline si trovano, oltre a necropoli private, la Valle dei Re, la Valle delle Regine, ed il villaggio operaio di Deyr el-Medina. L’obelisco trasportato a Roma da Costantino nel Circo Massimo (ora in piazza del Laterano) proviene da T. Gli interventi di ricerca archeologica sono tuttora in corso, e si presentano ancora lunghi e ricchi di interesse.


TegolaturaOperazione massonica con la quale la Loggia esamina ogni Fratello visitatore che intende partecipare come ospite ai suoi Lavori. Tale operazione di T. diventa complessa e delicata allorché viene esaminato un profano postulante che ha bussato alla porta del Tempio. Y (Fratelli Visitatori) La T. è compito del Fratello Tegolatore, stazionante al di fuori del Tempio nella Sala dei Passi Perduti. Consiste nel verificare la condizione di regolarità dei Fratelli membri di altre Logge od Obbedienze che intendono partecipare ai Lavori in qualità di ospiti. Decisamente complessa e severa nelle Obbedienze anglosassoni, ove consiste in varie domande rituali e simboliche cui debbono corrispondere risposte ben precise, diventa più semplice nei paesi latini, ove viene semplicemente richiesta l’esibizione del passaporto o della tessera massonica di identificazione personale. Il consenso all’accesso viene accordato dopo la verifica dell’Obbedienza di appartenenza del visitatore, che dev’essere in relazioni di amicizia e di reciproco riconoscimento con il G.O.I. Y (Profani postulanti - Paesi latini) Viene praticamente condotta da tre diversi Fratelli, designati al compito dallo stesso Maestro Venerabile. É condotta soprattutto all'insegna della massima discrezione, caratteristica fondamentale per assicurare un risultato che rispecchi le aspettative della Loggia. Queste sono centralizzate sul mantenimento dello spirito collettivo che identifica la Loggia, garantendovi l'armonia, la qualità indispensabile al progresso singolo e globale dell'Officina, anche con l'eventuale immissione di un nuovo membro. Si tratta quindi di verificare se il postulante ha in sé le doti, le caratteristiche psicofisiche, l'embrione degli ideali, le basi culturali, le tendenze e gli interessi etici ed evolutivi che siano compatibili con quelli caratterizzanti la Loggia, onde dare le maggiori garanzie possibili per il successivo successo nel processo di integrazione. Sarà quindi con oculatezza che il Maestro Venerabile sceglierà personalmente i tre Fratelli ritenuti idonei ad effettuare la T., come sarà con estrema discrezione che separatamente li informerà dell'incarico loro assegnato, consegnando ad ognuno i dati necessari ad identificare e localizzare il postulante. Ciascun Fratello Tegolatore contatterà poi l'interessato, per incontrarlo in tempo e luogo opportuni, per analizzarne e valutarne le qualità. Lo scopo sarà raggiunto attraverso una pacata discussione, ponendo le domande più opportune atte a rivelare la reale natura della persona esaminata. Ciascun Tegolatore valuterà l'opportunità di fornire al postulante informazioni sull'Istituzione massonica, sui suoi ideali, principi e regole (capitazioni incluse), nonché sui tempi di norma richiesti per la conclusione delle pratiche burocratiche e l'iniziazione. Ogni Tegolatore provvederà poi, il più tempestivamente possibile, a relazionare discretamente, direttamente, riservatamente e per iscritto al Maestro Venerabile sull'esito della T. effettuata, firmando chiaramente la relazione. Allorché il Maestro Venerabile avrà ricevuto le tre relazioni, se necessario sollecitandole ai Fratelli tegolatori ritardatari, provvederà a darne diretta lettura in Camera d'Apprendista (per assicurare l'anonimato assoluto dei redattori), dando così modo a tutta la Loggia di valutare il postulante e decidere infine, attraverso due diverse votazioni, se approvarne all'unanimità la candidatura a nuovo membro dell'Officina. Y (Profani postulanti - Paesi nordici) La T. viene effettuata direttamente da tutti i Fratelli della Loggia. É opportuno premettere che di norma nei paesi nordici l'Officina si ritrova ogni settimana, ma lavora ritualmente in Tempio una sola volta al mese. Le altre Tornate possono essere definite "bianche" od "aperte", in quanto ci si raduna intorno ad un tavolo ove vengono servite bevande, in genere birra, ed anche portate di cibo. La partecipazione alle bianche è riservata ai Fratelli, ed a capo tavola prende posto il Maestro Venerabile, che davanti a sé tiene il maglietto. All'altro capo della tavola viene sistemato un leggìo, a disposizione dell'oratore di turno. Al termine dellamasticazione, il Venerabile invita la Loggia all'apertura dei Lavori, costituiti dalla scolpitura di una Tavola di contenuto massonico e dai successivi commenti dei Fratelli. Alle Tornate aperte può partecipare chiunque, anche i profani. Vi si dibattono temi d'interesse generale, e sono sfruttate proprio per valutare i postulanti. In due o tre diverse serate il profano, invitato espressamente a presenziare, viene ogni volta circondato da Fratelli diversi, e quindi così scandagliato da tutti. Evidente che l'intera operazione richieda alcuni mesi. La votazione della Loggia sull'idoneità, ancora espressa all'unanimità, evidenzia poi l'opinione ricavata nel corso della T. collettiva. Y (Nel Tempio) La T. è l'operazione rituale condotta nella Loggia prima dell'apertura formale dei Lavori. Consiste nel riconoscimento eseguito dai Sorveglianti della condizione di massoni di tutto coloro che presenziano ai lavori. La T. viene anche effettuata a cura del Fratello Tegolatore, coadiuvato se necessario dal Copritore Interno, nella Sala dei passi perduti, sui Fratelli visitatori, onde accertarne l'effettiva appartenenza all'Ordine. Nelle obbedienze nordiche consiste in una serie di precise domande cui debbono corrispondere ben determinate risposte. Mancando queste o parte di queste, l'accesso ai Lavori è affidato al buon senso ed alla tolleranza dei Fratelli Tegolatori, che restano considerati comunque garanti dei Fratelli tegolati.


TeismoTermine di derivazione greca, da deoz, dio, in senso lato identifica qualsiasi dottrina filosofica che ammetta l’esistenza di Dio. In tal senso il T. si oppone all’ateismo. Secondo la distinzione del platonico inglese R. Cudworth, il T. è una dottrina filosofica che si distingue dal panteismo, in quanto ammette il carattere trascendente di Dio, e dal deismo, poiché sottolinea il carattere personale della divinità, ammettendo di conseguenza la possibilità dei miracoli e della rivelazione positiva. La storia del T. filosofico inizia con il pensiero del cristianesimo, e si incentra soprattutto sulla discussione speculativa della Trinità divina. Il pensiero moderno di ispirazione razionalistica, porta al panteismo ed al deismo, in quanto nega il carattere provvidenziale e finalistico della realtà. La distinzione concettuale tra T. e deismo (che venivano usati indifferentemente dall’Illuminismo) si ha in Kant: esiste una teologia trascendentale che determina il proprio oggetto con la ragione pura, mediante il semplice concetto di ente originario, realissimo (ed è il deismo), ed esiste invece una teologia naturale che concepisce Dio mediante un concetto che essa ricava dalla natura dell’anima (e questo è il T. vero e proprio).


TelecinesiFenomeno paranormale consistente nello spostamento di oggetti da un luogo ad un altro, operato da parte di un medium (v.) attraverso l'impiego di energie di natura mentale.


TeleologiaDottrina di genere olistico, dal greco telos, fine. Quindi dottrina che considera la finalità delle cose. Secondo Aristotele, sia i singoli soggetti che i sistemi subordinano il loro comportamento ad un piano globale, da cui dipendono ed in armonia col quale si muovono. Le implicazioni filosofiche e religiose di tale dottrina sono enormi. L’esistenza di un disegno finale inserisce il concetto di destino, e dunque di predestinazione, nonché dell’ipotesi di Dio (v. Olismo). Secondo Hartmann, il bisogno di una spiegazione teleologica della realtà nasce dall’istinto di ricercare un senso delle cose. Tale bisogno ha innanzitutto originato le cosmologie religiose, in cui tutta la realtà appare finalizzata alla volontà di Dio. Anche dopo che la moderna scienza della natura ha escluso dalla spiegazione dei fenomeni naturali l’intervento delle cause finali, questo bisogno è sopravvissuto non solo nei pensieri della vita quotidiana, ma nella stessa filosofia. Secondo Kant, l’esigenza di una spiegazione teleologica della natura esiste soprattutto in rapporto alla sfera della natura organica, dove si realizza una sorta di finalità senza scopo, che non ha nulla a che fare con le teodicee superficiali dei suoi predecessori. Infine Marx considera la T. in rapporto all’attività pratica del lavoro.


TelesmaTermine alchemico indicante la sostanza primordiale dalla quale sarebbe scaturita ogni cosa. Secondo una definizione tradizionalmente attribuita ad Ermete Trismegisto (v. Ermetismo), è contemporaneamente Cielo e Terra, movimento e stasi (v. Tavola di Smeraldo).


Tell el-Amarna: É uno dei luoghi più suggestivi dell'antico Egitto perché evoca la personalità e l'opera del faraone eretico Amenophis IV, noto con il nome di Akhenaton (v.). In questa zona Akhenaton decise di fondare, sul suolo vergine, una città nuova, cui diede il nome di Akhet-Aton (l'orizzonte di Aton). L'iniziativa di Akhenaton era destinata, attraverso una rivoluzione che doveva coinvolgere religione, letteratura ed arti figurative, a porre il sovrano nuovamente al centro della vita del Paese. La città era destinata a contenere i templi in cui veniva praticato il culto del dio Aton, il palazzo reale e le case dei fedelissimi del sovrano. Akhetaton fu abbandonata circa 15 anni più tardi, subito dopo la misteriosa morte di Akhenaton. Vi sono state trovate opere d'arte del tipico stile amarniano di grande valore, ma nella città sono anche molto evidenti infiniti indizi della fretta con cui furono eseguite le costruzioni. Nelle stele confinarie che delimitano la plaga della capitale erano indicate le circostanze della fondazione. Vi si dice come "nel tredicesimo giorno dell'ottavo mese dell'anno sesto (di regno), il faraone, salito su un cocchio d'oro, fosse partito dalla ricca tenda dove aveva trascorso la notte e si fosse recato a nord per stabilire i confini della progettata città di Akhetaton. Dopo aver sacrificato al dio, si diresse a sud in un punto dove i raggi del sole, brillando su di lui, gli indicarono che lì si doveva porre il confine più meridionale. Il faraone giurò sul padre Aton di non oltrepassare mai questo confine, né gli altri due sulla riva orientale e i tre sull'occidentale. Nella necropoli dell'anfiteatro roccioso che circonda la capitale vi sono le tombe dei dignitari della corte amarniana, solitamente risultanti di un atrio esterno, di due sale ipogeiche, talvolta con colonne e della nicchia per la statua del defunto. I rilievi di queste tombe danno un quadro vivace e suggestivo della vita della corte amarniana, secondo l'angolo visuale dei vari personaggi e delle loro funzioni. Vi si trovano gruppi della famiglia reale, scene di preparazione dei cibi e di banchetti della famiglia reale a palazzo, con musicanti, ritorni di spedizioni con portatori di tributi negri o asiatici, cerimonie di insignimento di onorificenze al defunto in presenza del faraone, ricevimenti di delegazioni di stranieri, parate di reparti militari egiziani, sacrifici al sole del faraone e della famiglia e così via. In un uadi che si addentra nella montagna vi è infine la tomba profanata del faraone Akhenaton e della sua famiglia.


TempioTermine derivato dalla radice indoeuropea tem, che significa dividere, delimitare. Definisce un luogo sacro destinato al culto. Anticamente, in epoca arcaica, il culto ignorava la costruzione di templi, come evidenziato dal fatto che gli stessi termini che in età storica designano l’edificio sacro (templum, phanum, sacellum, aedes) in origine indicavano lo spazio naturale, il luogo segnato da caratteristiche che vi testimoniavano la presenza, la manifestazione delle divinità. Quindi il culto si esplicava a diretto contatto della natura venerata o dell’oggetto considerato sacro. È il caso del cipresso di Esculapio a Cos, del bosco di diana a Nemi, della fonte di Saint-Sauveur nella foresta di Compiègne, del dolmen Creuz-Moquem di carnac, del falò della festa celtica di Beltane, del capro del dio egizio Amon, ecc. In seguito il luogo ritenuto sacro venne delimitato nella sua perimetrazione, e segnato da cippi terminali o da recinzioni. Il T. naturale era denominato dai Greci temenoz, ovvero delimitazione del luogo adibito a culto, sul quale poteva anche sorgere un edificio (naoz) dove si conservavano i beni del T., ma spesso anche wpe39.jpg (14032 byte)quelli dell'erario pubblico. Per i Romani il templum significava uno spazio della volta celeste o della superficie terrestre, che veniva determinato attraverso gli auspici. L'esigenza di luoghi stabili e ben definiti da adibire al culto fu avvertita soprattutto dopo le invasioni indoeuropee in Grecia e nella penisola italica. Pur continuando a sopravvivere in luoghi di culto naturali con altare all'aperto, nacque allora in Babilonia, in Egitto e presso gli Ebrei il T. inteso come vera e propria casa od abitazione di Dio. In India il T. chiuso nacque con l'avvento del buddhismo e dell'induismo. Con il cristianesimo il termine T. fu usato genericamente quale sinonimo di basilica o di cattedraleY (Massoneria) Il T. massonico è a forma di quadrolungo, ovvero di rettangolo, con un’unica porta d’accesso che viene simbolicamente considerata orientata ad occidente. Ai lati di questa porta si trovano due colonne di elevato valore simbolico. La sala ha una volta azzurra cosparsa di stelle, ed è simbolicamente sostenuta da dodici colonne: sei a settentrione e sei a mezzogiorno, ognuno contraddistinta da un segno zodiacale: esse ricordano le singole verità individuali, rappresentando pertanto un richiamo alla Tolleranza. Intorno alle pareti del T. corre un cordone (v.) rosso, in cui vi sono sette nodi d’Amore (profanamente noti come nodi Savoia), il mediano dei quali è situato al centro della parete orientale, e le cui estremità terminano con fiocchi avvinti alle due Colonne "J" e "B". Il T. identifica il punto geografico, geometrico o geodetico, in cui lavorano i Liberi Muratori. É una raffigurazione del Cosmo, le cui dimensioni non sono definibili, sia in Massoneria che in tutte le religioni. Infatti per il Massone le sue dimensioni vanno da Oriente ed Occidente, dal Settentrione al Mezzogiorno, e dallo Zenit al Nadir. É quindi definito come "un punto situato nel Cosmo, noto ai soli figli della Vedova". I Lavori che vi si svolgono presuppongono un particolare stato di coscienza da parte di tutti i Fratelli partecipanti. Questo stato di coscienza si identifica con lo stato interiore, a cui fa riferimento il rituale massonico con l’abbandono dei metalli al di fuori della Loggia; una condizione imposta al profano prima della sua iniziazione, e sempre richiesta ai Fratelli prima di accedere al T. al seguito del Maestro delle Cerimonie. Tale stato mentale è assolutamente essenziale per distinguere la Loggia da qualsiasi altra possibile forma di assemblea di uomini, riuniti per perseguire un comune ideale. Tipico ed esclusivo delle sole società iniziatiche, esso implica il totale ed assoluto distacco dal mondo profano, con i suoi tipici vizi e con le passioni che ne derivano. Quindi nel T. si è posti in una situazione interiore particolare, essendo soggetti alle energie interagenti nel Cosmo, nell’ambito della Legge del G.A.D.U. (v.). La comprensione e la padronanza di tale peculiare stato d’animo diventeranno vieppiù accessibili nel corso dell’analisi dei riferimenti e dei simboli presenti nel T., giunti fino a noi attraverso la stretta via della Tradizione Iniziatica, di cui l’Istituzione Muratoria rappresenta il filone occidentale più valido ed attivo. Il T. in sé è quindi un simbolo, sicuramente il più complesso tra tutti i moltissimi simboli muratori. Esso racchiude tutta una serie di significati operativi e sperimentali riferiti all’essere umano, e compresi nell’imperativo "Conosci Te stesso", che la tradizione vuole leggibile all’esterno della porta d’ingresso, un monito eloquente dal significato simile al "dietro ai sensi vedi che la ragion non vale" dantesco. Secondo Freud il sogno decifrato spesso ci si rivela inconfessabile. Ma nell’inconscio non vi è solo l’infinito, ma anche il sublime. Per il Sebastiani, il T. massonico è la massima rappresentazione del simbolo magico del mondo esoterico, il dominio della via iniziatica, l’edificazione di uno smisurato ordine di vita superiore, oltre l’Universo, oltre l’infinito; il mondo dell’Ego e della coscienza umana, dell’Essere e del non Essere, quello che deve trovare il senso occulto velato dal senso, il vero senso spirituale della vita umana. Ogni particolare dell’arredo, ogni attrezzo ed ogni utensile ha in questo T. un suo significato simbolico; anche il ritmo dei colpi di Maglietto (v.) del Maestro Venerabile e dei due Sorveglianti, parla un suo proprio linguaggio spirituale. Gradualmente il Massone, un neonato sempre rinnovato, vi prosegue il suo cammino nell’Arte Reale, per raggiungere la Luce. Resta inconfutabile il fatto che nessuna Loggia, come nessun Ordine, ha la competenza e la possibilità di determinare il significato di un simbolo, particolarmente quello del G.A.D.U. e quello delle tre Grandi Luci (Squadra, Compasso e Libro Sacro o della Legge, v.). É solo individualmente che ogni massone ha il diritto, la competenza e la possibilità concreta di interpretare i simboli, determinandone il significato. Questa non è che la conseguenza della pratica della Tolleranza massonica, il che significa che ogni Fratello deve poter agire nella piena libertà della sua coscienza. Nella loro collocazione nel Silenzio del Settentrione, gli Apprendisti sono predisposti a percepire ed attivare il proprio "Sole di mezzanotte", ovvero a conseguire la simbolica conquista interiore, anche solo sfiorandola, il che consentirà loro il passaggio all’altra Colonna. Illuminate le proprie Tenebre e conquistata la vera Libertà dai condizionamenti esteriori, il Fratello diventa Compagno d’Arte, collocandosi nella Colonna di Meridione. Ora, nella piena Luce del Sole allo Zenit, si riflette con l’operatività speculare negli altri Fratelli, negli altri uomini, di cui riconosce l’essenziale Uguaglianza. Le quattro posizioni solari agli equinozi, quando si equivalgono la durata del giorno e della notte, coincidono con le ore 6, 12, 18 e 24. É un fatto che riveste particolare importanza nell’indagine del significato profondo delle ore di apertura e di chiusura degli architettonici Lavori di Loggia. Inoltre al rappresentazione microcosmica del T. porta ad individuare equinozi e solstizi, seguendo il moto apparente del Sole, non più diurno ma annuo. Quindi ogni Fratello può seguire il corso annuale del Sole, con l’attraversamento dei 12 segni zodiacali (v. Zodiaco ed Astrologia), nell’alternarsi delle stagioni. Le 12 Colonne ricordano anche le 12 fatiche di Ercole (v.), corrispondenti ai 12 segni di cui l’Iniziato può e deve percorrere il senso reale e velato attraverso la sperimentazione su sé stesso, per divenire a sua volta un "Sole", e lavorare veramente per wpe3A.jpg (5470 byte)il bene ed il progresso dell’Umanità. Le significanze dei quattro Elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco, v.), i cui simboli sono evidenziati ripetutamente, sono riferite ai quattro tipi primordiali della manifestazione cosmica, nonché al ritmo ermetico delle manifestazioni naturali ed al ciclo biologico della vita umana. Le loro attribuzioni energetiche costituiscono il Quaternario, cioè la realtà manifesta, quindi sia l’Universo che l’uomo, che contengono tutte le potenzialità e le Leggi. Ciascun elemento conferisce la propria natura qualitativa a tre diversi segni zodiacali. Perciò l’energia di ognuno di essi si esprime attraverso una diversa modalità funzionale. A seconda della modalità espressa, detto in linguaggio astrologico, tali segni sono denominati come Cardinali, Fissi e Mutevoli, o mobili. I segni Cardinali esprimono l’essenzialità, ovvero la stretta conformità al principio informatore; i segni Fissi la stabilità, cioè la modalità realizzatrice o concretizzante, quindi un aspetto di mantenimento e di conservazione; i segni Mutevoli indicano la variabilità, la modalità trasformatrice che prepara il passignificante. una specifica modalità funzionale: quella essenziale (Cardinali), quella realizzatrice (Fissi) e quella realizzatrice (Mutevoli). Se ne possono trarre diverse analogie, espressioni del principio ermetico di dualità, di polarità positiva e negativa, opposte e complementari: Sole-Luna, Luce-tenebre, Bianco-Nero, Equinozio-Solstizio e Fuoco/Aria-Acqua/Terra. Sono contrapposizioni tutte risolvibili nel punto di equilibrio, al centro del T., in cui ogni Fratello si colloca. Nel T. sono infine evidenti i seguenti simboli: il pavimento a scacchi; i gradini; i cinque scranni dei Dignitari di loggia, con gli attrezzi operativi loro attribuiti (Squadra, Livella e Verticale) ed i tre Pilastri (Minerva, Venere ed Ercole); le tre Luci minori; il Testimone acceso; i tre candelabri dei tre primi Dignitari di Loggia; l’Ara od Altare; le tre Grandi Luci; la Menorah; il Quadro di Loggia; la Spada Fiammeggiante; gli attrezzi operativi (Regolo o Misura da 24 pollici, Cazzuola, Leva, Mazzuolo e Scalpello); la Pietra Grezza e quella Cubica; il Bastone del Maestro delle Cerimonie; la Spada e la Chiave del Copritore interno; la Stella Fiammeggiante o Pentalfa; il Delta luminoso; il Sole e la Luna; la scritta siglata all’Oriente A\ G\ D\ G\ A\ D\ U\ ; il Trinomio, di solito inciso sulla facciata dell’Ara (Libertà, Uguaglianza, Fraternità). Indagini particolareggiate su ogni simbolo elencato possono essere effettuate attraverso la consultazione di ciascuna singola voce. A livello speculativo va infine considerato che il T. è il luogo fisico in cui si svolgono i Lavori massonici. É consacrato dalla wpe3B.jpg (10672 byte)presenza rituale, dalla volontà concorde e dal Lavoro corale che lo trasformano in Loggia, cioè nell’unità Idea-Forza della Libera Muratoria universale, identificandosi così con l’intera comunione dell’istituzione massonica. La Loggia è l’uomo, e l’uomo è la Loggia. Può diventare Officina, cioè Laboratorio, Athanor alchemico, palestra di opinioni liberamente espresse, quindi fucina di idee e di Uomini, vincolati dalla memoria degli ideali e della Tradizione, proiettati nel presente e costruttori del futuro, al di là del mutevole e del contingente. La parola T. implica sacralità. Un T. può essere situato al di fuori di noi o anche trovare posto nella nostra interiorità, ma il presupposto della sacralità rimane invariato. Si deve però comprendere che il T., dal punto di vista esoterico, non rappresenta un punto di arrivo stabile che una volta raggiunto permane in noi. Esso deve essere continuamente da noi riproposto alla vita. In questo senso rappresenta un progetto. Come per l'Officina, non esistono confini netti fra T. interiore e quello esteriore. Siamo noi che facciamo la differenza, guardando dentro e guardando fuori. Si tratta sempre e comunque del T. della vita.


Tempio copertoEspressione massonica usata dal Fratello Copritore Interno nel corso del rituale di apertura dei Lavori, per segnalare al Secondo Sorvegliante che nelle immediate vicinanze del Tempio non vi sono profani (v.). Tale condizione di sicurezza viene successivamente notificata al Primo Sorvegliante, e da questi al Maestro Venerabile, che provvede infine alla verifica della sicurezza interna (v. Copertura).


Tempio del popoloSetta religiosa fondata da Jim Jones e fiorita negli Stati Uniti nel 1970, perseguitata dalle autorità per le sue manifestazioni di fanatismo, e perciò trasferitasi nella Guyana. Qui fondarono una cittadina che, nelle intenzioni dei seguaci, avrebbe dovuto assumere l’aspetto di un Paradiso terrestre. L’ascendenza del suo capo era tanto forte che, allorché questi ordinò il suicidio generale, novecento persone tra uomini, donne e bambini si tolsero la vita bevendo da un grosso recipiente una bevanda a base di cianuro.


Tempio dell’UomoComplesso sotterraneo costruito nel territorio della comunità di Damanhur (v.) dagli stessi suoi membri, in 16 anni di attività manuale. É composto da diverse stanze ubicate su cinque diversi livelli, collegati da centinaia di metri di corridoi. Il volume totale del T. è di oltre 4.000 metri cubi, che si sviluppano in altezza per circa trenta metri, l’equivalente di un palazzo di undici piani. Ogni elemento architettonico e ciascun particolare seguono un preciso ordine di forme e proporzioni, secondo un linguaggio esoterico plurimillenario. Ogni ambiente è dedicato ad una specifica funzione magica, e l’intero complesso rappresenta l’applicazione di vent’anni di ricerca spirituale. Il wpe3D.jpg (6748 byte)T. viene considerato un libro tridimensionale leggibile solo da parte di chi ne possiede le conoscenze, esattamente come le piramidi e le cattedrali gotiche. Per i cittadini di Damanhur, l’umanità ha una posizione unica, a cavallo tra spirito e materia, come un ponte tra differenti realtà. Il T. stesso è un ponte tra le forze più elevate e la Terra e, attraverso le linee sincroniche (v.), tra la Terra ed i suoi abitanti. Il gruppo di artisti che ha creato le decorazioni interne della struttura del T. ha utilizzato tecniche ormai quasi scomparse, come il mosaico di vetro e di pietra, vetro colorato e cattedrale, affreschi, intarsio, rame battuto, scultura in marmo e pietra. La superficie totale delle aree dipinte ed affrescate è di oltre 400 metri quadri, i mosaici coprono oltre 300 metri quadri di pareti e pavimenti. Il T. è contemporaneamente laboratorio alchemico e luogo di meditazione; è un lavoro collettivo, una metafora del modo in cui Damanhur edifica sé stessa. Contiene l’elaborazione dei simboli e dei percorsi spirituali di tutti i tempi e di tutti i wpe3E.jpg (7152 byte)mondi. Il T. è la dimostrazione di quanto possa realizzare la creatività di un gruppo umano animato da un ideale comune. Intende essere un percorso verso il divino, dentro e fuori dell’individuo, per entrare in contatto con le Forze che collaborano alla creazione di un nuovo futuro per l’umanità. "Oggi il T. può essere visitato da chiunque lo desideri, purché non sia mosso solo da semplice curiosità, ma dal sincero desiderio di immergersi in questa particolare esperienza umana e spirituale. Visite e meditazioni sono sempre precedute da esercizi preparatori, in modo da far vivere questa esperienza nel modo più intenso e profondo"Y (Le Sale del T.· Sala dell’Acqua: dedicata al principio femminile ed all’elemento Acqua, ha la forma di un calice. Il pavimento circolare in marmo ed onice è decorato con un mosaico che rappresenta sei delfini che si rincorrono. Sulle pareti viwpe3F.jpg (5674 byte)sono dipinti degli schemi selfici (v. Selfica).Questa sala è una vera e propria biblioteca, con testi scritti in dodici alfabeti antichissimi. Serpenti dragoni realizzati in lamina d’oro, indicano il preciso fluire delle linee sincroniche in quel punto. Di fronte all’entrata vi sono sette gradini, che portano ad una finestra dedicata alla luna, realizzata in vetro con la tecnica Tiffany, combinata alla pittura a freddo. La cupola si compone di dodici settori di mosaico ancora in vetro Tiffany, e rappresenta le onde del mare. Il colore dominante è il blu, e le luci nascoste dietro alla cupola diffondono un’illuminazione soffusa che crea una suggestiva atmosfera marina.· Sala della Terra: dedicata al principio maschile, alla terra ed alla memoria delle incarnazioni passate. É di forma circolare, con due porte di vetro colorato che raffigurano il Sole e la Luna, che danno accesso a scalinate e corridoi per altre stanze. Otto colonne alte sette metri, ricoperte di ceramica bianca decorata con oro zecchino, sostengono un soffitto interamente dipinto. La sua realizzazione ha richiesto l’opera di wpe40.jpg (4001 byte)quindici persone che hanno dipinto supine su una speciale impalcatura, lavorando ininterrottamente ed a turni per un periodo di tredici mesi. Il disegno è un ricamo che crea un Mandalapolicromo, formato dai segni d’una preghiera in lingua sacra tibetana ripetuta 66 volte. Il rosone centrale è in vetro dipinto, e rappresenta sette volti ispirati all’antica leggenda delle maschere di Zaffiro, che narra la storia del viaggio di un eroe di Atlantide. In un punto laterale del soffitto una roccia a vista ricorda che ci si trova a trenta metri sotto il livello del suolo del monte sovrastante. Al centro del pavimento quattro tori in mosaico si rincorrono attorno ad un ottagono. Il numero 8 è un’espressione del sistema binario in tre dimensioni che, disegnato su un lato, rappresenta l’infinito. Intorno a questo disegno, lungo l’intero perimetro della sala, si sviluppa un labirinto pavimentale composto con pietre provenienti da tutto il mondo, a rappresentazione del collegamento simbolico con l’intero pianeta. · Sala degli Specchi: ha l’ampiezza di 1.200 metri cubi, ed è dedicata al cielo, all’aria ed alla luce. Qui si trova la cupola in vetro Tiffany più grande del mondo. Il disegno è ispirato dal viaggio compiuto dalla luce del Sole fino alla terra, e si compone di diverse fasce decorative, contenute nelle ali di un grande falco. La cupola ha un diametro di dieci metri, una superficie di 100 metri quadri, ed è costituita da 84.000 pezzi di vetro saldati tra loro a piombo. Sulla parte alta delle pareti, al di sotto della cupola, vi sono preziosi mosaici di vetro, che fanno riferimento ai ritmi del giorno ed alle fasi lunari. Quattro metri al di sotto della cupola corre una balconata, sostenuta da quattro falchi bianchi scolpiti che si trovano agli angoli della sala. Sotto la balconata le pareti inclinate sono interamente rivestite di wpe41.jpg (9730 byte)specchi. Il pavimento è in granito rosso, impreziosito da uno splendido mosaico centrale. Sotto il pavimento, ed all’interno delle pareti, si trova un complesso sistema selfico in rame, pietre preziose ed altri metalli. Una delle sue funzioni è di amplificare le diverse attività della città sotterranea, come se fosse un’emittente planetaria. · Sala delle Sfere: ha le dimensioni di quattro metri per sette. Il soffitto e la parte alta delle pareti sono coperte da lamine d’oro a 24 carati. Otto sfere di cristallo sono esposte in altrettante nicchie impreziosite da mosaici, ed un’altra si trova all’interno di un’apertura nella roccia viva, al centro di una parete. In questa sala ci si trova nell’esatto punto di intersezione di tre linee sincroniche. Da qui è possibile contattare qualsiasi luogo del pianeta, mandare messaggi, idee e sogni, per rendere più armonica la coesistenza tra le nazioni, e per stimolare l’evoluzione spirituale dei popoli. · Il Labirinto: questa vasta sala è ancora incompiuta, a causa dell’ordinanza di fermare i lavori emessa dalla magistratura italiana. Attualmente è formata da tre alte navate a sesto acuto, collegate tra loro da altre tre a formare una sorta di labirinto, dove moltissimi sono i possibili sentieri. La sala è dedicata al racconto della storia dell’umanità, attraverso le forze divine adorate dagli uomini nel corso dei secoli. Le divinità sono rappresentate in 17 finestre realizzate con la tecnica Tiffany, combinata a quella della pittura su vetro, come dal particolare canone damanhuriano. Le finestre riprendono il sesto acuto delle volte, e sono situate in 17 piccole nicchie lungo i corridoi. Il progetto artistico di questa sala è molto complesso. I primi esperimenti di affresco sui muri vengono effettuati in questo momento, mentre il mosaico per il suo pavimento è ancora in fase di studio.


Tempio di GerusalemmeUnico edificio del culto ufficiale nell’antico stato di Israele, considerato centro nazionale e luogo della presenza divina. Fatto costruire da Salomone (I Re 6) tra il 970 ed il 950 a.C. sul monte Moria, aveva la porta rivolta ad Oriente, ed era costituito da tre ambienti; il vestibolo, il Santo ed il Sancta Sanctorum (Santo dei Santi). Nel Santo si trovavano l’altare d’oro per i profumi, la mensa dei pani della proposizione e dieci candelabri. Nel Sancta Santorum (v.) era custodita l’Arca dell’Alleanza (v.). Distrutto dall’esercito del re babilonese Nabucodonosor (586 a.C.), fu ricostruito da Zerubabel (516 a.C.). profanato da Antioco IV Epifane (165 a.C.), venne riconsacrato da Giuda Maccabeo (165 a.C.). Erode rinnovò la costruzione (19 a.C.), che fu terminata nel 64 d.C. da Erode Agrippa II, appena sei anni prima della sua definitiva distruzione da parte delle legioni romane (70 d.C.). In seguito agli scavi che sono stati eseguiti negli ultimi tempi, sono stati riportati alla luce interessanti resti dei vari strati che componevano il T. Fantasiosa ma interessante la descrizione dettagliata del T. proposta dal Marconis, che sostenne di averla ricavata da Thomas Moore, nel suo "Ramo d’Oro d’Eleusi".

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TemplariOrdine religioso militare di laici e sacerdoti, fondato a Gerusalemme da Hughes de Payns e da Goffredo de Saint-Omer, per la protezione dei pellegrini diretti in Terrasanta, che avevano la loro sede originale nel palazzo reale di Omar, eretto sul luogo dove si diceva fosse stato il tempio di Salomone e poi quello di Erode. La regola dei T., ispirata a quella agostiniana, era stata redatta da Bernardo di Chiaravalle, fu ufficialmente riconosciuta da Onorio II nel 1128 al Concilio di Troyes. Oltre ai tre solenni voti di povertà, castità ed obbedienza, comprendeva una triade di doveri: 1) accettare il combattimento contro gli eretici, anche se questi sono in tre contro uno; 2) lottare per la propria vita contro altre persone diverse dagli eretici senza reagire se non dopo essere stati assaliti tre volte; 3) chi non rispetta tali doveri sarà flagellato tre volte. Nella vita comune i Cavalieri T. dovevano: a) mangiare carne tre volte la settimana, e nei giorni in cui non ne mangiano potranno mangiare tre portate; b) comunicarsi tre volte all’anno, assistere alla Santa Messa e fare l’elemosina tre volte la settimana. L’Ordine era costituito da monaci cavalieri che portavano un abito bianco simile a quello adottato dai Cisterciensi, ed a quello dei Leviti posti a guardia dell’Arca della Santa Alleanza (v.). Nel 1146 venne adottato un mantello bianco, con l’aggiunta di una visibile croce rossa su lato sinistro del petto. Tutti i cavalieri T. dovevano portare la barba. A capo dell’Ordine stava il Magister militiae templi, o Gran Maestro. Fino al 1188 l’Ordine del tempio e l’Ordine (poi Priorato) di Sion avevano un unico Gran Maestro. Dopo l’episodio dell’Olmo di Gisors (v.) però, i due Ordini si separarono del tutto, eleggendo ognuno il proprio vertice. Diffusisi in molti paesi europei, i T. combatterono più volte in Terrasanta, acquistando grande potenza; accumularono anche enormi ricchezze, e si occuparono di servizi di esattoria e di attività bancarie. Per questa ragione vennero perseguitati dal re Filippo IV di Francia detto il Bello, fortemente indebitata con loro, che nel 1312 otteneva da papa Clemente V la soppressione formale dell’Ordine (Concilio di Vienna) e la confisca di tutti i loro beni. La persecuzione dell’ordine era stata però avviata molto prima, fin dalla mattina del 13 ottobre 1307, con l’intervento dell’esercito francese.. Circa 15.000 cavalieri T., tra i quali il loro ultimo Gran Maestro Jacques de Molay, vennero arrestati, processati e torturati per ordine del re di Francia, mascheratosi sotto l’emblema della Santa Inquisizione. Molti furono quelli condannati al rogo, poiché giudicati colpevoli di vari reati d’eresia, tra cui: 1) d’aver giurato all’ammissione all’Ordine di mai abbandonarlo, perseguendone gli interessi con qualsiasi strumento, giusto o sbagliato che fosse; 2) d’aver stretto alleanze segrete con i saraceni, permettendo all’infedeltà musulmana di eclissare la fede cristiana, arrivando a sputare sulla croce calpestandola; 3) d’essere eretici, crudeli e sacrileghi, avendo trucidato od incarcerato i neofiti che intendevano lasciare l’Ordine dopo averne scoperte le iniquità, 4) di aver istigato all’aborto le donne gravide dei loro figli, e d’aver ucciso in segreto i neonati; 5) di disprezzare il papa, l’autorità ecclesiastica ed i sacramenti, specie quelli della penitenza e della confessione; 6) d’essere dediti ai più infamanti eccessi della depravazione (sodomia, ecc.), punendo con il carcere a vita i cavalieri che mostrino ripugnanza a tale condotta; 7) d’aver favorito la consegna della Terra Santa nelle mani dei saraceni; 8) d’aver adottato norme incompatibili con le leggi profane ed avverse al cristianesimo, vietando ai cavalieri di rivelarle a chicchessia; 9) di imporre la considerazione che ogni sregolatezza o crimine commesso per il bene dell’Ordine non viene considerato peccato; 10) di imporre l’adorazione di un simbolo femminile satanico, denominato Baphomet (v.). Molti T. trovarono rifugio in paesi ospitali, i cui sovrani avevano volutamente ignorato le direttive pontificie, come Spagna, Portogallo, Inghilterra e soprattutto Scozia. I superstiti vennero assimilati ad altri ordini cavallereschi, quali i cavalieri di Calatrava, i cavalieri di Gesù Cristo e la massoneria di Kilwinning o di Heredom (v. Ordo Templi).


Temporale, PotereSovranità territoriale del pontefice della Chiesa di Roma, definita "inseparabile dalla sua persona, ed esercitata a garanzia della sua potestà spirituale" (v. Potere temporale).


TenebreLa natura delle tenebre spirituali è veramente misteriosa, a tale punto che talvolta siamo anche portati a dubitare seriamente che esse esistano. Eppure, in aggiunta alle esperienze dirette di moltissimi uomini di oggi, esistono testimonianze molto autorevoli che provengono dal passato. Come succede per le esperienze esistenziali, anche in questo caso le persone si comprendono su quello di cui si parla, senza che sia necessario ricorrere a impossibili descrizioni di qualcosa che descrivibile non è. Questo farebbe pensare ad una reale oggettività delle tenebre. In analogia alle tenebre fisiche, le tenebre spirituali si accompagnano, quasi come presenza ambientale, alla percezione del nostro universo interiore. Come nel mondo fisico le esperienze ci appaiono differenti se effettuate di notte oppure alla luce del sole, così avviene nella nostra interiorità, al passare dalle tenebre alla luce interiore. Tutto questo dovrebbe farci riflettere profondamente, perché dovremmo comprendere quanto poco siamo in grado di godere veramente di una libertà interiore. D'altra parte dovremmo anche comprendere che ci è concessa la possibilità di superare il condizionamento che deriva dalla mancanza di luce.


TeocrasiaTermine derivato dal greco teoz (dio) e cerannumi (mescolare), indicante la fusione di più divinità che spesso si verifica nelle religioni politeiste. In Egitto, la diffusione del culto di Osiride fu accompagnata dal progressivo assorbimento delle figure di altre divinità. Il dio supremo di Menfi, Ptah, già sovrapposto ad un processo di identificazione con Sokaris, dio dei morti, entrò in simbiosi con Osiride nel culto funerario, dando luogo all’unica figura di Ptah-Sokaris-Osiride. Nel periodo della supremazia di Tebe, Amon, dio della città, si identificò con le maggiori divinità egiziane: Re’ o Ra, il dio sole, ed Osiride. La T. può nascere come fenomeno spontaneo, in seguito all’evolversi della sensibilità religiosa o ad avvenimenti contingenti che determinano nuovi contatti fra credenze religiose diverse, ma può anche essere il risultato consapevole di una speculazione teologico-religiosa. Fenomeni di T. sono spesso conseguenza di una concezione della divinità che ne sottolinea una qualità particolare od un aspetto, tanto da identificarla, magari apparentemente, con un’altra, come accade nelle forme duali di nomi divini vedici: Indragni, da Indra ed Agni, è Indra per le caratteristiche religioso-cultuali, che sono proprie anche di Agni, e che vengono a prevalere su altre, determinando il significato complessivo della divinità. Spesso i fenomeni di T. sono connessi allo sviluppo di formazioni sincretistiche; nell’età dell’ellenismo, grazie alla ricca fioritura sincretistica, si ebbero vari processi di identificazione di divinità greche, romane ed orientali, con risultati che trascendevano le singole figure divine assimilate: per es. Giove Dolichenonon era né il Giove romano né il Baal di Doliche, ma una nuova realtà risultante dalla sintesi delle precedenti.


TeodiceaDimostrazione della razionalità complessiva del mondo creato, che tende ad escludere il male o la possibilità che questo sia in contrasto con la giustizia divina. Questa "giustificazione di Dio" venne tentata per la prima volta da Leibniz, cui è dovuta anche l’invenzione del termine. Nell’Essay de Theodicée sur la bonté de Dieu, la liberté de l’homme et l’origine du mal (1710), Leibniz intende appunto controbattere le obiezioni avanzate da Bayle alla giustizia divina, dimostrando che l’esistenza del male nel mondo non è in contrasto con la provvidenziale bontà di Dio. La considerazione del rapporto tra Dio ed i possibili mondi, porta anzi il filosofo ad affermare che quello effettivamente creato è "migliore possibile dei mondi". Il male è un fatto esistente, ma non va fatto risalire alla imperfezione del creato, bensì alla libertà dell’uomo. Inoltre quest’ultima si concilia con la predestinazione divina, in quanto libertà non è sinonimo di indifferenza, bensì semplice assenza di costrizione. Più tardi, per l’influenza del Cousin, il termine T. divenne sinonimo di indagine filosofica su Dio, confondendosi così con la stessa teologia naturale razionale.


Teodoxico, Culto UniversaleCulto fondato nel 1824 dal teosofo Antoine Fabre d’Olivet (1767-1825), che lo definì il "frutto di un’ispirazione divina che abbraccia l’universalità delle cose". I membri della setta erano chiamati Cultori uraniti della Sempre-viva o Celicoli. Secondo il d’Olivet, lo scopo ultimo dei Misteri è quello di insegnare agli Iniziati (v.) la possibilità di ricongiungersi con Dio attraverso l’alleggerimento del peso della materia, la libera proiezione fuori del circolo delle generazioni, e l’elevazione fino alla sorgente dell’esistenza. Secondo Leon Cellier (Fabre d’Olivet, la vera Massoneria, Ediz. Basaia, 1986), "D’Olivet non aprì mai il suo Santuario alla folla. Come la maggior parte dei pitagorici, pensava che la folla è cattivo giudice di quello che è buono e bello. Egli celebrava il suo culto in un alloggio modesto ed appartato. Piace immaginarlo ritto ai piedi del suo misterioso altare, vestito della bianca veste di lino prescritta dal rituale pitagorico, adorare le sante energie dell’Universo, ovvero l’Uno molteplice nell’insieme delle sue infinite manifestazioni, offrendogli il pane, il vino, i frutti della terra, conformemente alla dottrina originale di Pitagora".


TeofagiaConsumazione delle carni di vittime sacrificate, identificate con la divinità stessa. Una forma implicita di T. si realizza anche attraverso l’offerta, come vittime, di animali che hanno con la divinità legami mitologici ed iconografici, come presso i Greci la cerva con Artemide, ed il toro con Zeus, e presso gli Egizi il bue con Seth (v.). Casi di T. sono anche dati dalla consumazione di cibi o bevande particolari (soma per i Veda9 consacrati ad una determinata divinità. In ogni caso dev’essere presente ai sacrificanti-consumatori il carattere divino delle vittime o delle sostanze ingerite. Presso le tribù australiane è diffusa l’usanza di nutrirsi ritualmente delle carni dell’animale totemico una volta all’anno, contro l’usuale proibizione, in segno di rinnovata alleanza e di rigenerazione delle forze vitali. Tale cerimonia è affine all’usanza dei beduini del Sinai di consumare ritualmente carne di dromedario. In certe forme di cannibalismo rituale (Messico), l’uomo sacrificato e mangiato veniva identificato con la divinità.


TeofaniaTermine derivato dal greco deojaneiada deoz, dio e jainomai, apparire, che definisce la manifestazione sensibile della divinità. In tutte le religioni l’idea di T. si lega al suddetto significato. Il termine acquista un significato specificatamente filosofico in Scoto Eriugena; l’intero mondo creato è la T. di Dio, ovvero T. è il processo che da Dio discende all’uomo con la creazione, per ritornarvi attraverso l’amore. Al di fuori di tale specifico impiego filosofico, il concetto assume significati e modalità assai diverse, a seconda dei popoli e delle tradizioni. Si può affermare che tutto il mondo antico è saturo di T.: dalla tradizione persiana di Zoroastro (v.) all’identificazione egizia della figura del faraone (v.) con la divinità solare, alle apparizioni di Yehowah nell’Antico Testamento. Anche il Nuovo Testamento riprende il concetto di T., e lo attribuisce all’Incarnazione del Verbo di Dio, ovvero alla figura di Gesù Cristo (v.).


TeogoniaGenealogia degli dei (teogonia), descrizione della nascita degli dei, spesso collegata con la cosmogonia (v.) di cui costituisce uno stadio successivo. Abbozzi di credenze teogoniche si ritrovano anche nelle religioni primitive che pongono l’esistenza di un numero limitato di divinità, ma lo sviluppo più ricco della T. si ha nelle religioni politeiste, anche in connessione con la formazione del mito come racconto sulle origini della realtà. L’evoluzione storica dei grandi politeismi, con la formazione dal nucleo originario di nuove figure divine, rende necessaria una razionalizzazione del mondo eterogeneo e stratificato delle divinità corrispondenti a diversi momenti dello sviluppo storico e religioso. Tale razionalizzazione è possibile sulla base di una visione antropomorfica della divinità, che consente di istituire rapporti generazionali attraverso intrecci di amori e matrimoni: dagli dei più antichi discendono i più recenti o di significato locale, od addirittura gli eroi (dall’antichissima Latona nascono Artemide ed Apollo, il quale è padre di eroi ed indovini). In tal modo la tradizione religiosa, storicamente modificatasi nel tempo, viene organizzata in una unità coerente e compatta. L’emergere di connotazioni cosmiche in certe divinità, o la sottolineatura di legami con eventi e fenomeni naturali, fa spesso convergere temi teogonici e cosmogonici (la separazione tra cielo e terra può essere interpretata come lo sciogliersi dell’abbraccio di un dio-cielo e di una dea-terra: Urano e Gea nella mitologia greca, Rangi e Papa in Polinesia, oppure di un dio-terra e di una dea-cielo: Geb e Nut in Egitto). Spesso all’interno di una stessa cultura si formano più T.: nell’antico Egitto se ne conoscono diverse, anche se la più nota è quella eliopolitana del faraone eretico Akenaton: il dio primordiale Aton (o Atum) genera Shu (l’aria) e Tefnut (l’umidità), da cui nascono Geb e Nut, che a loro volta generano Osiride, Seth, Nefti ed Iside. Presso i popoli mesopotanici ogni città aveva una propria T. legata al racconto delle origini della città stessa. Al tempo dell’egemonia babilonese il poema della creazione narra di Marduk (l’assiro Assur) che, vinto il caos, genera le altre divinità. Le T. del mito greco sono contenute, in massima parte, nell’opera omonima di Esiodo. Anche nei Veda si parla di vari rapporti genealogici tra gli dei. Nel Kojiki, opera teogonica dello shintoismo, vi è una forte caratterizzazione cosmogonica: perfino le piccole isole del Giappone sono fatte nascere dall’unione della coppia divina Izanagi-Izanami. Talvolta nelle religioni primitive la T. sboccia in una antropogonia, in quanto il primo uomo è considerato figlio dell’Essere Supremo. Analogamente nelle religioni politeiste, grazie anche ai rapporti intercorrenti tra mondo divino e mondo umano, i capostipiti sono spesso fatti discendere direttamente dagli dei (Enea è considerato figlio di Venere-Afrodite).


Teogonia: Denominazione di un poema epico (Qeogonia) scritto da Esiodo nell’VIII secolo a.C. In questo racconto la genealogia degli dei dell’Olimpo greco si sviluppa dopo il superamento del caos, in cui si dispiega la totalità delle cose, che da uno stato di mescolanza informe sono costrette ad ordinarsi in forme razionali. Nella T. il tipico pessimismo di Esiodo si attenua nella fiducia in un ordine imposto da Zeus. L’opera ha interesse per il materiale mitologico che conserva, e per il tentativo di interpretare secondo concetti razionali i vecchi miti della religione greca.


TeologiaTermine derivato dal greco deologiache definisce la scienza di Dio, considerato in sé stesso e nei suoi rapporti con le creature. Nell'ambito di questa definizione generale occorre poi distinguere tra la T. sacra, che si fonda sulla rivelazione positiva di Dio ed è rivolta alla comprensione razionale del dato di fede, e la t. razionale o naturale, che si fonda su principi esclusivamente razionali, e rappresenta il coronamento delle metafisiche teistiche. La T. in senso stretto nasce nel pensiero occidentale dall'incontro tra l'idea cristiana di rivelazione e la speculazione filosofica greca, che viene applicata alla comprensione ed elaborazione sistematica del dato di fede. Nasce qui il problema del rapporto tra ragione e fede, cioè tra filosofia e T., il quale viene risolto, nell'ambito della scolastica, mediante l'affermazione del carattere ancillare della filosofia rispetto alla T. Le fonti della t. cristiana sono due: il pensiero greco classico ed il pensiero biblico ebraico. Nell'atmosfera politeistica del mondo greco, la T. è un discorso di natura mitica e poetica, prima che razionale. L'indagine su Dio si eleva sul piano razionale con Senofane e con la scuola di Elea, dove acquista un significato ontologico. L'originaria speculazione onto-teologica degli Eleati confluisce nella filosofia di Platone e del primo Aristotele, che diventeranno le fonti teoretiche della T. cristiana. Lo sfondo teologico della metafisica platonica, incentrata sull'identificazione dell'Uno con l'idea del Bene, emerge soprattutto nelle posteriori correnti platoniche e neoplatoniche. La stessa filosofia assume un significato di ascesi-contemplazione in Plotino ed in Proclo, sfociando in T. negativa. Quest'ultima sottolinea la trascendenza e l'inconoscibilità degli attributi divini, a differenza di quanto farà la successiva T- positiva cristiana, che applicherà a Dio la nozione di analogiatratta dalla metafisica aristotelica. Il carattere teologico della metafisica o filosofia prima è già presente nei testi più antichi della metafisica di Aristotele (v.), ma verrà accentuato dalla filosofia scolastica (v.). L'altra fonte della T. cristiana è rappresentata dal pensiero ebraico. In realtà le fonti bibliche non contengono una dottrina su Dio che abbia i caratteri della posteriore T. biblica; offrono piuttosto al cristianesimo l'idea di fede e di rivelazione. Perché quest'idea si sviluppi all'interno di un atteggiamento scientifico, occorre l'impatto con il pensiero greco. L'incontro tra ragione e fede, che determina una nuova coscienza teologica, si ha per la prima volta in Giustino, Clemente Alessandrino ed Origene (v.). L'idea della razionalità superiore del cristianesimo rispetto al pensiero antico, si fa strada insieme a quella di una necessaria simbiosi tra religione e filosofia. Il grande maestro della T. cristiana in Occidente è Agostino, nel quale i rapporti gerarchici tra ragione e fede, filosofia e T., sono fissati magistralmente nella duplice formula, divenuta poi proverbiale: intellige ut credas, crede ut intelligas. La filosofia costituisce una preparazione razionale alla T., che a sua volta rappresenta il coronamento della filosofia: essa muove verso una chiarificazione razionale di quel patrimonio di verità già saldamente posseduto dalla fede. A questa chiarificazione Agostino utilizza soprattutto la filosofia platonico-neoplatonica e l’antropologia (v.), da lui sviluppata in senso psicologico interiore. In lui è assente l’idea che la T. possa rappresentare una disciplina separata. Essa si fa strada per la prima volta in Giovanni Damasceno. All’idea di una compenetrazione tra filosofia e T. si sostituisce quella del carattere ancillare (v.) della prima rispetto alla seconda. Che la filosofia sia ancilla theologiae non significa che essa non abbia una sua autonomia rispetto alla T. vera e propria. L’enorme influsso esercitato da Agostino sul pensiero scolastico fa sì che non sempre i confini tra speculazione razionale e mistica (v.) siano distinti chiaramente. Dall’agostinismo derivano infatti sia l’esuberanza razionale di Scoto Eriugena, che giunge quasi a razionalizzare la stessa rivelazione, sia l’opposta mortificazione della ragione da parte delle correnti mistiche (Bernardo od i Vittorini). In polemica con le correnti mistiche si pongono i dialettici (Abelardo, Gilberto Porretano ed Alano di Lilla) che possono essere considerati i fondatori della T. occidentale comedisciplina epistemologica compiuta (v.). Questa coscienza epistemologica sarà portata al suo massimo compimento con l’aristotelismo tomistico (v.). Tommaso d’Aquino considera la scientificità della T. alla luce del concetto aristotelico di scienza: ossia come un sistema di proposizioni universali e necessarie ottenute per dimostrazione da principi primi. Benché i principi della T. siano rivelati, tuttavia il suo procedimento argomentativo rigoroso merita alla dottrina sacra l’appellativo di "scienza". La concezione tomista, mantenuta da Duns Scoto (che tuttavia sottolinea il carattere di scientificità imperfetta della T. e la considera scienza pratica più che teoretica), entra in crisi con Guglielmo d’Ockham, che opera uno sganciamento della fede dalla ragione, provocando un indebolimento della T. come scienza, e preparando la strada alla concezione luterana della fede come opposta alla ragione. Nell’Umanesimo il termine T. assume un duplice significato: quello tradizionale di dottrina sacra fondata sulla rivelazione, e quello di dottrina del soprasensibile (e quindi metafisica), in polemica con il naturalismo e l’aristotelismo ortodosso. In seguito alla polemica anti protestante si sviluppa, soprattutto nel mondo cattolico, la T.positiva, che si rivolge allo studio delle fonti della t. scolastica tradizionale, anche se non viene meno la trattazione teorica del dato di fede. Il protestantesimo, insieme al moderno razionalismo (v.), determina la crisi definitiva della T. sacra, e la sua sostituzione con l’ideale di una T. naturale, libera dai vincoli della tradizione rivelata. Nel Settecento si sviluppa la cosiddetta T. fisica, cara al deismo (v.) ed all’Illuminismo (v.), che tende a privilegiare l’idea di Dio come architetto del mondo e suo ordinatore, più che come Creatore. In riferimento alle correnti del razionalismo religioso, si sono sviluppati nell’Ottocento, soprattutto nella Germania protestante, movimenti di T. liberale (Bauer, Strauß), che si dedicano allo studio filologico delle fonti cristiane, e concludono alla riduzione del cristianesimo nei limiti di una normale esperienza storica e religiosa. Contro il razionalismo religioso (continuato nel Novecento dal Modernismo francese) si sono avute forti reazioni del mondo protestante. La figura di maggior rilievo del nuovo "fideismo" teologico è K. Barth, che si ispira all’esistenzialismo kierjegaardiano e configura una nuova T. della crisi.


TeomachiaTermine di derivazione greca, dal significato di battaglia contro Dio, che indica ogni dottrina implicante una decisa forma di opposizione alla volontà della divinità.

TeopantismoTermine di derivazione greca impiegato per indicare una dottrina secondo la quale "Dio è la sola realtà".


TeosofiaTermine derivato dal tardo greco deosojia, sapienza divina. Indica la conoscenza delle cose divine, in quanto direttamente ispirata da Dio. La T. si distingue dalla teologia (v.) in quanto non è scienza né dottrina rivelata, e costituisce piuttosto una sorta di ispirazione mistica. Il termine è di origine neoplatonica, e viene ripreso in questo senso da Böhme e da altri mistici della Riforma. In Paracelso la T. si mescola alla magia (v.), e rappresenta una forma superiore e profonda di conoscenza della natura, rispetto a quella offerta dalla scienza. Questa combinazione di misticismo ed indagine scientifica si ritrova nella cosiddetta Società teosofica, fondata nel 1785 da Henry Steel Olcott (1832-1907), che ne rimase presidente fino alla morte, e la cui rappresentante più famosa fu Helena Petrovna Blavatskij (1831-1891, v.), autrice di due opere: Isis devoilée (1875) e La doctrine secrète (1888). La società, che ha trovato diffusione soprattutto a Londra, rappresenta una sorta di setta religiosa di ispirazione mistica e panteistica. La T. non vuole però essere una religione, bensì una specie di super-religione, che contiene quel nocciolo di verità assoluta presente solo in forma parziale nelle diverse religioni. Di qui i frequenti accostamenti di Cristo a Visnù, di Buddha a Paolo, di Mosé a Confucio, operati dai teosofi. É definibile movimento e dottrina del tipo religioso esoterico che, in un sistema sincretistico di elementi cristiani, orientali e filosofici, assume la possibilità di un contatto diretto con la divinità. Predica la metempsicosi (v.), ed è una sintesi di occultismo e di credenze orientali, che si ripropone comunque il fine di condurre l'uomo moderno alle fonti della conoscenza del divino.


TerafimTermine impiegato nelle Sacre Scritture per indicare le statuette degli idoli pagani che erano stati ripudiati dai Patriarchi (v.) e dai Profeti (v.). Alcune di queste, rappresentanti i geni protettori del paese o della casa, erano di dimensioni molto ridotte, come si rileva nell’episodio di Rachele (Genesi 20, 11-34), in cui si dice che "Rachele aveva preso gli idoletti e li aveva nascosti sotto il basto del cammello, e ci si era seduta sopra. Labano frugò per tutta la tenda, ma non trovò niente".


TerapeutiDenominazione derivata dal greco, avente il significato di curatori di anime, attribuita ai membri di una comunità contemplativa ebraica fiorita in Egitto, noti anche come segregati, modestamente diffusa dal I secolo a.C. al I secolo d.C. Si guadagnarono le simpatie di Filone (v.), il grande pensatore ebreo, che scrisse di loro che leggevano i libri sacri durante tutto il giorno, esercitandosi nella filosofia loro trasmessa dagli antenati. Si stabilirono sui colli nei pressi del lago Mareotide, alla periferia di Alessandria, dove avevano costruito delle celle, casette vicine tra loro, che costituivano piccoli villaggi da loro denominati Semnea, o monasteri. Amanti della solitudine, trascorrevano in meditazione sei giorni alla settimana, incontrandosi dopo il tramonto solo il sabato e nei giorni festivi, in un vasto edificio, ove restavano fino all’alba successiva, per leggere ed interpretare allegoricamente la Bibbia, e cantare inni al Signore. Praticavano il digiuno, ed avevano costumi molto rigorosi simili a quelli degli Esseni (v.). Si ritiene che siano stati influenzati dai pitagorici, sia nelle dottrine che nelle formule, mentre è certo che mescolarono le credenze orientali con quelle giudaiche. Ne ha scritto Ulisse Bacci (Il Libro del Massone italiano, Vol. I, pag. 62, Ediz. Forni, 1972), che ci riferisce che tenevano solenni assemblee ogni sette settimane, un numero mistico venerato anche nella sua moltiplicazione. Nelle loro assemblee sedevano composti, la mano destra sul petto poco al disotto del mento, la sinistra lungo il fianco, una posizione molto simile all’Ordine in Grado di Apprendista Libero Muratore. Nonostante fossero divisi in gradi, si professavano uguali fra loro, non ammettendo altra distinzione che quella degli anni, della saggezza e della virtù.

Terna d’AcquaLa Massoneria definisce T.d.A. tre segni zodiacali "d’Acqua" collegati analogicamente a tre Ufficiali di Loggia, secondo i seguenti accoppiamenti: Cancro = Maestro delle Cerimonie; Scorpione = Secondo Esperto; Pesci = Ospitaliere. Vedere le singole voci per il chiarimento dei dettagli dell’abbinamento.

Terna d’AriaLa Massoneria definisce T.d.A. tre segni zodiacali "d’Aria" collegati analogicamente a due Dignitari e ad un Ufficiale di Loggia, secondo i seguenti accoppiamenti: Gemelli = Oratore; Bilancia = Copritore Interno; Acquario = Segretario. Vedere le singole voci per il chiarimento dei dettagli degli abbinamenti.

Terna di FuocoLa Massoneria definisce T.d.F. tre segni zodiacali "di Fuoco" collegati analogicamente ai tre primi Dignitari di Loggia, secondo i seguenti accoppiamenti: Ariete = Maestro Venerabile; Leone = Primo Sorvegliante; Sagittario = Secondo Sorvegliante. Tali abbinamenti sono simbolicamente interpretabili come la fornitura energetica della Loggia a chi è delegato a presiederla, a dirigerne i Lavori, a mantenere l’armonia tra i Fratelli ed a garantire la formazione degli Apprendisti, dei Compagni d’Arte e dei giovami Maestri Massoni. Dettagli a chiarimento dell’argomento sono forniti alle singole voci (v.).

Terna di TerraLa Massoneria definisce T.d.A. tre segni zodiacali "d’Aria" collegati analogicamente ad un Dignitario ed a due Ufficiali di Loggia, secondo i seguenti accoppiamenti: Toro = Tesoriere; Vergine = Primo Esperto; Capricorno = Grande Esperto Terribile. Vedere le singole voci per il chiarimento dei dettagli degli abbinamenti.


TernarioTermine appartenente al linguaggio dell’Occultismo (v.), indicante un complesso di principi cabalistici, costituito da Kether (Intelligenza suprema), Geburach (Giustizia) ed Hesed (Misericordia). Nel linguaggio alchemico essi corrispondono allo Zolfo (v.), al Mercurio (v.) ed al Sale (v.).


Terra: L'Elemento Terra, come suggerisce il simbolo (un triangolo equilatero con vertice verso il basso, sbarrato orizzontalmente) raffigurato a fianco, rappresenta il flusso del Divenire che si arresta nel Microcosmo di colui che lo riceve come Acqua. Arrestandosi il flusso, si ferma la percezione del Divenire. Perciò il modo di essere associato alla Terra fa spostare maggiormente l'attenzione della coscienza sul tempo presente, e tende a far prevalere la presenza del Microcosmo individuale rispetto al Macrocosmo. La prevalenza incontrollata di un Microcosmo troppo individuale implica una reale difficoltà nella percezione delle veritiere relazioni con il Macrocosmo, in quanto un microcosmo individuale tende a percepire solo se stesso. In tal senso prende significato la tradizionale esortazione al superamento di ogni individualità profana. Tuttavia l'individualità profana non deve essere confusa con la centralità dell'Uomo, che rappresenta invece il giusto modo di porsi nei riguardi dell'esistenza e del Divenire. La Terra non è un Elemento dinamico. Non scorre, e quindi non può generare trasformazioni. Per Tradizione massonica la T. contraddistingue il Gabinetto di Riflessione, che è il primo stadio di prova dei neofiti. Considerando il fatto che la Terra combinata con l’Acqua da origine al Fango (v.), che rappresenta simbolicamente i metalli del mondo profano, per liberare da questi anche l’atmosfera del Tempio massonico si ricorre al Fumo (v.), combinazione di Fuoco ed Aria, attraverso la combustione di incenso (o miscele aromatiche particolari, come quella riportata alla voce Fuoco) prima dell’apertura dei Lavori. Di norma a tale bisogna provvede lo stesso Maestro Venerabile.


Terra promessaDenominazione biblica della Palestina, riportata nel Patto di Alleanza fra Dio ed Abramo (v.) i cui è scritto "In quel giorno il Signore stabilì un patto con Abramo dicendo: "Io do alla tua progenie questa terra, dal torrente d’Egitto (Nilo) fino al gran fiume (l’Eufrate)"" (Genesi 15).

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TeschioDenominazione corrente del cranio (v.), ovvero delle ossa del capo umano. Unitamente a due tibie incrociate (v.), rappresentava l’emblema della guerra di corsa, praticata particolarmente nel corso del XVII e del XVIII secolo da corsari o pirati, marinai impiegati su navi segretamente equipaggiate da vari stati marinari (specie Spagna, Francia ed Inghilterra) per l’assalto di vascelli nemici. Il T. è un importante simbolo massonico, appartenente alla simbologia del Quadro di Loggia (v.) nel Grado di Maestro Massone.

Teschio del Destino"Mio padre stava facendo degli scavi in America Centrale, nell'Honduras Britannico (l'attuale Belize). Scoprimmo le rovine di una città Maya, che, secondo lui avevano qualcosa a che vedere con Atlantide, per cui continuammo a scavare per sette anni. Poi, un giorno, tra le pietre, vidi qualcosa che scintillava. Era il mio diciassettesimo compleanno, e la cosa mi riempì di gioia". A parlare è una serafica vecchia signora che sembra uscita dai romanzi di Agatha Christie. Si chiamaAnna Mitchell-Hedges, ed è la figlia adottiva di F.A.Mike Mitchell-Hedges, un personaggio molto popolare durante gli anni '20. Avventuriero inglese ambizioso e intelligente, Mike Mitchell-Hedges si spostò per anni tra le due Americhe, esercitando i più disparati mestieri, dal cow-boy al giocatore professionista, al rivoluzionario sotto Pancho Villa, all'archeologo. Frequentò indifferentemente il mondo dei miliardari e quello dei soldati di ventura. La cosa che scintillava, lo straordinario regalo di compleanno che riempì di gioia la giovane signorina Mitchell-Hedges, è uno degli oggetti più misteriosi mai rinvenuti durante uno scavo archeologico: il Teschio del Destino, un cranio a grandezza naturale scolpito in un unico, immenso blocco di purissimo cristallo di rocca, lavorato con incredibile perizia e precisione. Così l'anziana signora Mitchell-Hedges ha descritto il ritrovamento del teschio in un'intervista per la trasmissione televisiva inglese Il Mondo Misterioso di Arthur C. Clarke. Un racconto sbrigativo, quasi fiabesco. É dal lontano 1927 infatti, quando il teschio venne alla luce a Lubantuun, che Mike e Anna Mitchell-Hedges rifiutano di fornire qualsiasi altro particolare sul rinvenimento. In una sua voluminosa biografia, Danger My Ally (Tesori nascosti e Mostri marini) l'enigmatico avventuriero dedicò al prezioso manufatto solo poche righe."Portammo con noi (in un viaggio in Africa) anche il Teschio del Destino di cui molto si è parlato. Ho buone ragioni per non rivelare come ne sono venuto in possesso". Seguiva una breve descrizione che insieme a questa frase venne tagliata nelle successive edizioni del libro. Secondo alcuni le ragioni vanno cercate in una complessa storia di contrabbando, e ad un teschio sistemato a bella posta tra le rovine, in modo di essere ritrovato al momento più opportuno. Nessun ricercatore è stato comunque in grado di affermare con sicurezza quando e da quale civiltà esso sia stato fabbricato. Secondo le poche notizie riportate dal già citato diario di Mitchell-Hedges padre, il teschio aveva 3600 anni, e veniva utilizzato dai Grandi Sacerdoti Maya per celebrare particolari riti magici. Ma l'origine ufficiale del popolo Maya è stimata intorno al 290 d.C., anche se alcuni archeologi ritengono che sia molto precedente, pertanto questa affermazione è dunque ritenuta improbabile. Gli esperti del British Museum fanno risalire il teschio alla civiltà Azteca, datandone la probabile origine intorno al 1300-1400 d.C. Cristo. Ma un manufatto Azteco non poteva trovarsi in una città Maya dislocata molte centinaia di chilometri più a sud. Non si sa neppure con quali strumenti il teschio sia stato costruito: è stata rilevata soltanto la probabile traccia di un acuminato scalpello. In tal caso, per costruirlo sarebbero stati necessari almeno centocinquant’anni di lavoro ininterrotto. A complicare questo già complicato mistero, esposto al Museum of Mankind di Barrington Gardens, a Londra, si trova un teschio gemello, identico a quello azteco, salvo che per un particolare. Infatti il teschio dei Mitchell-Hedges ha la mascella articolata, come in un cranio vero, mentre quello esposto al museo ha la mascella fissa. I ricercatori sono concordi nell'affermare che i due oggetti siano stati fabbricati dalle stesse mani: il cranio di Londra potrebbe dunque fornire quei lumi sulla loro comune origine che la caparbia signora Mitchell-Hedges si ostina a negare. Potrebbe; solo che anche di questo secondo, prezioso oggetto si conosce poco o nulla. Il Museum of Mankind lo acquistò da Tiffany's, il celebre gioielliere di New York, nel 1898, per la somma di centoventi sterline. I dirigenti di Tiffany's non furono in grado dare spiegazioni sulla sua provenienza. Corse voce che facesse parte del bottino ammassato in Messico da uno sconosciuto mercenario in un epoca imprecisa. Neppure un terzo teschio di cristallo esposto al Musèe de L'Homme di Parigi, identico nello stile agli altri due ma di dimensioni ridotte, può fornire informazioni particolarmente interessanti. Gli esperti del Museo affermano che faceva parte di uno scettro magico Azteco del XIII o XIV secolo d.C., e che veniva usato per tenere lontano i serpenti e per prevedere il futuro. Si dice che gli inservienti delMuseum of Mankind abbiano chiesto all'amministrazione di coprire con un panno nero il loro Teschio of Doom per non vederselo d'intorno mentre fanno le pulizie. Doom è una parola inglese che viene comunemente tradotta con destino, in mancanza di termini più appropriati. In realtà significa davvero destino, ma in un'accezione malvagia, negativa e sinistra. É chiaro che un teschio, una testa di morto, per di più scintillante al minimo raggio di luce, non ha certo un aspetto allegro, e può incutere un superstizioso terrore in chi vi lavora accanto, magari da solo e di notte. Ma, a rincarare la dose, circolano racconti tenebrosi. C'è chi afferma di aver visto paurose immagini materializzarsi all'interno dei teschi; chi assicura di averli sentiti gridare; chi ha perso la ragione dopo aver fissato le loro orbite ipnotiche e vuote. Mitchell-Hedges asserì che, quando il teschio venne ritrovato, i lavoranti indigeni si inchinarono ad adorarlo, spiegando che esso era un loro dio, e poteva indifferentemente guarire da ogni male come causare una morte spaventosa. I più ritengono trattarsi solo di suggestioni, originate dal macabro aspetto delle sculture e dal mistero che circonda le loro origini; altri invece sostengono che tali reperti facciano veramente parte dell'inquietante categoria degli oggetti maledetti di cui pullulano le cronache di storia minore del mondo.


Tesoriere: Dignitario di Loggia per elezione. Oltre a riscuotere tasse e capitazioni, il T. è l’operatore che calibra e "carata" l’Oro che si forma nella Loggia. Si tratta di un prodotto paragonabile ad una Catena formata da un certo numero di anelli che, oltre ad avere determinate qualità elementali, hanno una certa preponderanza di caratteristiche metallico planetarie, secondo le analogie tradizionali, ovvero: Sole-Oro, Luna-Argento, Mercurio-Mercurio, Marte-Ferro, Venere-Rame, Giove-Stagno e Saturno-Piombo, con le relative implicazioni simboliche ed interiori. Il T. valuta il peso di tali metalli, onde preparare i Fratelli alla trasmutazione in Oro spirituale dei singoli, della Loggia e della Libera Muratoria Universale. Al termine dei Lavori rituali egli riceve dal Fratello Elemosiniere gli amalgami nuovi, formati di volta in volta, li pesa e li saggia, per poi precisare di quanti carati sia diventato il Tesoro di Loggia. Nel verificare la quantità di Piombo, Argento, Oro ecc., il T. constata l’arricchimento spirituale, individuale e collettivo. Nel consegnare poi simbolicamente i metalli al Maestro Venerabile, il T. pone il Primo Sorvegliante in condizione di dichiarare se tutti i Fratelli sono contenti e soddisfatti di quanto ricevuto. Allorché nella Loggia l’Oro è diventato di 24 carati, questo viene tesaurizzato, per essere poi speso a beneficio dei Fratelli, dell’Ordine e dell’Umanità. Si tratta ovviamente di beni spirituali, quindi soprattutto di pensieri, parole ed opere. Infine il T. fornisce con parsimonia di che pagare gli operai, cioè: · la mercede in natura (pane e vino) per gli Apprendisti, che non sono ancora in grado di amministrare da sé le proprie entrate; · il salario, in Argento per i compagni ed in oro per i maestri, secondo quanto essi hanno lavorato e prodotto per il proprio e l’altrui arricchimento interiore. Il T. custodisce e gestisce anche il Tronco della Vedova, elargendolo nel tempo e secondo le modalità disposte in merito dal Maestro Venerabile. Y (G.O.I.) Dignitario di Loggia, avente le seguenti funzioni: a) custodisce i fondi della Loggia che ne costituiscono il Tesoro; b) provvede alla riscossione delle capitazioni e di ogni altro contributo dovuti alla Loggia ed agli Organi del Grande Oriente d'Italia; c) dà corso ai pagamenti contro ordinativo del Maestro Venerabile; d) cura l'impiego del tesoro secondo i deliberati della Loggia in Terzo Grado; e) tiene in ordine ed aggiornate tutte le relative contabilità, e rimette periodicamente al Secondo Sorvegliante una nota dei Fratelli morosi verso il Tesoro di Loggia, specificando per ciascuno la causale e l'entità delle somme dovute; f) redige annualmente il rendiconto delle entrate e delle uscite. Le funzioni del T. non possono essere cumulate con quelle di Architetto Revisore (Art. 38 del Regolamento dell'Ordine).


Tessalonica, Editto diDenominazione convenzionale dell’editto emanato dall’imperatore romano Teodosio I nel 380 d.C. Esso proibiva l’Arianesimo (v.) nei territori orientali dell’impero, e proclamava la validità del simbolo niceno. Nel 391 lo stesso imperatore proclamò il Cristianesimo religione di Stato. Nell’editto è detto che "Noi vogliamo che tutti i popoli retti dalla nostra clemenza partecipino a quella religione che fu trasmessa a Roma dall’Apostolo Pietro. Vogliamo che si creda in un solo dio sotto la specie di pia Trinità. Gli eretici si aspettino prima la vendetta di Dio, poi anche le nostre severe punizioni".


Testamento: Atto con cui un individuo dispone di tutto o di parte del proprio patrimonio a favore di terze persone, con effetto nel tempo successivo alla propria morte. Designa anche le due diverse parti della Bibbia, concernenti il Patto od Antico T., stretto da Dio con Israele, ed il Nuovo T., o Patto Nuovo, annunciato da Gesù Cristo, e comprendente i quattro Vangeli, gli Atti, le Lettere e l’Apocalisse. Y(Massoneria) Al profano in procinto d’essere iniziato, allorché si trova rinchiuso nel Gabinetto di Riflessione (v.), viene chiesto di redigere il proprio T., che è di tipo puramente filosofico. Si trova così a dover rispondere a tre distinte domande, riferite a Dio, a sé stesso ed al prossimo. Premesso che ogni rito è necessario alla creazione di un’atmosfera particolare, impregnante il subcosciente a cui dà potenza ed efficacia reali, e che l’uomo deve a sé stesso soprattutto la sincerità, il che non è semplice da attuare visto che l’uomo ama assumere parecchie personalità a seconda del ruolo ricoperto nei vari momenti della sua vita, ed anche della persona avvicinata od incontrata; nella fattispecie l’iniziando è aiutato ritualmente dall’Istituzione, ma egli deve rispondere alle domande con spontanea ed assoluta sincerità. Per muovere correttamente il primo suo passo, egli deve mostrarsi spoglio di ogni superficialità, pregiudizio ed artificiosità. Non facendolo, rispondendo per esempio com’egli ritiene che le sue affermazioni possano essere gradite a chi le legge, magari alla luce di quanto ha fino a quel momento appreso della Massoneria, egli renderebbe fittizia ogni azione successiva, compromettendo pesantemente la validità della sua stessa iniziazione. In tal caso la sua susseguente esperienza nella Libera Muratoria non potrà che risultare stupida, povera, dispersiva, inconsistente, pesante, e quindi soprattutto assolutamente inutile. L’atto iniziatico che avrebbe dovuto nobilitarlo non rappresenterà che tempo perso stupidamente.


Testamento dei 12 Patriarchi: Libro apocrifo dell’Antico Testamento, in cui i dodici figli di Giacobbe danno istruzioni ai loro discendenti, facendo considerazioni sulla virtù ed i vizi, sui due spiriti: il buono ed il cattivo, sulle due vie. Vi si fondono elementi leggendari, rituali, polemici ed escatologici. Conosciuto nella tradizione armena e slava, il libro è attribuito ad un giudeo del II-I secolo a.C., con interpolazioni cristiane. Tra i manoscritti delle grotte del Mar Morto (v. Qumran) ne sono stati trovati alcuni frammenti. Il suo contenuto morale, religioso ed escatologico è una delle fonti più importanti per la comprensione del messaggio di Gesù, ed uno dei migliori documenti dell’etica ebraica dell’epoca.


Testamentum DominiScritto anonimo del Nuovo Testamento, di cui non si conosce né l’autore (certamente un monofisita, v.) né l’epoca della sua composizione (forse il V secolo). Redatto in greco, ci è pervenuto in traduzione copta, siriaca ed araba. Raccoglie precetti ed insegnamenti per i fedeli e per gli ecclesiastici, attribuiti a Gesù. Tra l’altro vi è preannunciata la venuta dell’Anticristo (v.).


Testi delle PiramidiComplesso di scritte in geroglifico che tappezza pavimento, soffitto e pareti della camera funeraria della piramide di Unas, un faraone della V dinastia che aveva regnato nell’antico Egitto dal 2356 al 2323 a.C. Erano scritti sacri, che si crede composti dai sacerdoti di Eliopoli alla fine del III millennio a.C., ma è certo che alcuni sono stati tramandati dai tempi predinastici (From fetish to God in Ancient Egypt, di E.A. Wallis Budge, Ediz. Oxford U.P., 1934). V. Piramidi, Testi delle.


Testimone: Termine che nel Tempio massonico identifica l’unica Luce (candela) accesa prima dell’apertura dei Lavori architettonici. È compito del Maestro Venerabile (o del Maestro delle Cerimonie se a tale compito è espressamente delegato) accendere il T., la cui fiamma servirà poi per l’accensione delle tre Luci minori del Tempio attraverso l’impiego di un attizzatoio a manico lungo munito di stoppino. Simbolicamente, essendo di norma prerogativa del Maestro delle Cerimonie lo spegnimento del T. dopo la chiusura dei lavori ed allorché tutti i Fratelli sono usciti dal Tempio, egli porta in sé la sacralità della Tradizione Muratoria, sacralità che ritornerà al T. stesso prima della successiva apertura dei Lavori.


Testimoni di GeovaDall’inglese Jehovah’s witnesses, è la denominazione assunta nel 1931 dalla setta protestante International Bible Students, derivazione dell’avventismo e di ispirazione millenaristica, organizzatasi separatamente negli Stati Uniti nel 1872 ad opera del predicatore Christian T. Russelll (1852-1916), al cui successore J. F. Rutherford è dovuto il grande sviluppo del movimento. I T. di Geova (detti anche Russelliti) si contraddistinguono tra le altre sette d’origine calvinista per il radicale rifiuto che oppongono alle organizzazioni civili non religiose. Sul piano sociale essi rifiutano qualsiasi coinvolgimento politico, il servizio militare, il pagamento delle tasse e le trasfusioni di sangue. Sul piano religioso negano la dottrina della Trinità, l’immortalità dell’anima e la natura divina di Gesù Cristo. Essi attendono in un prossimo futuro il combattimento finale che opporrà, nella simbolica località di Armagheddon, le forze di Geova (del Bene) condotte da Gesù, a quelle di Satana. Al termine di quel conflitto, che vedrà la sconfitta definitiva delle forze del male, Geova stabilirà sulla terra il millennio della sua signoria (Regno di Geova). Sono caratterizzati dalla letterale ed ossessiva interpretazione di taluni passi della Bibbia, cui abbinano le "rivelazioni" profetiche dei loro fondatori, contenute in "tracts", libri, ecc. Protagonisti di un’attività missionaria molto attiva, intensa e capillare, esercitata da tutti i membri, sono presenti in tutto il mondo in numero di oltre tre milioni, sono strutturati in circa 30.000 congregazioni ben organizzate. Si avvalgono di un bollettino rivista, denominato "Torre di Guardia" che, tradotto in oltre cento lingue, è praticamente diffuso in tutto il mondo. La posizione dei T. di Geova nei confronti di qualsiasi società più o meno segreta non rientrante nel quadro del loro "Regno", è di assoluto ed incondizionato rigetto.

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Tetraktys: Serie dei primi quattro numeri, la cui somma è uguale a dieci. Secondo il Boucher, la T. per i Pitagorici aveva un carattere sacro, convalidato dalla formula "Lo giuro per colui che ha rivelato alla nostra anima la Tetraktys, che ha in sé la sorgente e la radice dell’eterna natura". Considerata in sé stessa, la T., con i numeri che la compongono, riassume tutti gli insegnamenti relativi al mondo creato: 1) Fuoco - Spirito creatore; 2) Acqua - Materia; 3) Aria - Unione dello Spirito con la Materia; 4) Terra - Forma creata. Nell’accessione unitaria è il simbolo della Decade, praticato nelle Camere dei maestri Architetti del Rito Simbolico Italiano. Lo stesso punto principale si sdoppia, si triplica e si quadruplica, senza degrado qualitativo, formando un triangolo in cui l’Unità è il vertice ed il Quaternario è la base. Comparando simbolismo numerico e simbolismo geometrico, scopriamo l’esistenza di un’analogia tra il Dieci ed il Punto entro il Cerchio, ovvero il Cerchio centrato, del grado di Maestro nella tradizione anglosassone. Infatti nella tradizione il valore numerico di un centro o Punto è uno, e quello della circonferenza è nove; tale simbolismo suggerisce l’ipotesi che la Decade rappresenti la perfezione relativa allo spazio-tempo circolare, ovvero l’immanenza divina. Nell’antica Schola italica la T. simboleggiava l’armonia universale e l’ascesa dal molteplice all’Uno. Ma più che nell’essenza la T. va considerata negli sviluppi dell’insegnamento pitagorico, negli sforzi che l’Umanità ha compiuto e compie per giungere alla Verità.


TetramorfoTermine di derivazione greca, avente il significato di quattro forme, che per consuetudine e tradizione indica la Sfinge (v.). Nell’apocalisse di san Giovanni si parla di quattro animali sistemati intorno al trono: il primo simile ad un leone, il secondo ad un vitello, il terzo ad un essere umano, il quarto ad un’aquila. Secondo Eliphas Levi (La Chiave dei Grandi Misteri, Ediz. Atanor, 1981), le corrispondenze sarebbero: Leone (Fuoco, Forza, Azione, Movimento); Toro (Terra, Lavoro, Resistenza, Forma); Uomo (Acqua, Conoscenza, Vita, Luce); Aquila (Aria, Intelligenza, Spirito, Anima). Per i Cristiani le quattro creature rappresenterebbero gli Evangelisti, ovvero: San Marco (Leone); San Luca (Toro); San Matteo (Uomo); San Giovanni (Aquila).


TeurgiaTermine derivato dal greco deoz, dio, ed eergon, opera, designa l’arte magica, sostenuta dal tardo neoplatonismo, di fabbricare statue animate e di costringere un essere divino ad incarnarvisi, agendo sulla simpatia presente nell’universo. In tal modo si riteneva possibile trasformare l’anima umana in qualcosa di immortale. Ignorata da Plotino (v.), la T. conobbe la sua massima fortuna con Porfirio, Proclo e Giamblico.


TezcatlipocaNella mitologia tolteca ed azteca, T. è il dio malvagio della notte e del fulmine, fratello di Quetzalcoatl (v.) il buono. Era chiamato Specchio fumoso, ed era invidioso del fratello che invece ignorava del tutto superbia ed odio. T. fece di tutto per mettere il fratello in cattiva luce, non arrivando a sopprimerlo solo per timore della vendetta degli altri dei. 


ThorDivinità del mito scandinavo nota anche con il nome di Donar, figlio primogenito di Odino e di Freya, dio del tuono, preposto al dominio dell'aria, dei venti, delle tempeste, ed arbitro della guerra.


ThothDivinità egiziana, con centro di culto ad Hermopolis Magna, capitale dell'Alto Egitto. Patrono delle scienze ed inventore della scrittura geroglifica (v.), era considerato Demiurgo dell'universo mediante la parola, che concretizzò quattro coppie divine costituenti l'Ogdoade ermopolitana. Raffigurato con corpo umano e testa di ibis, è presente nella scena della psicostasia (v.) mentre controlla il peso del cuore del defunto. Sposo di Maat (v.), fu arbitro della contesa tra Horus e Seth nella lotta per la successione di Osiride (v.). É la chiave di volta dell'edificio faraonico. Definito Grande antenato venuto dal paese diPunt, insegnò la scrittura agli abitanti di Kemit, consentendo il loro passaggio dalla preistoria alla civiltà. Il calamo di T. codifica il tempo, registra gli annali del doppio Paese, scrive la storia e le leggende, apre le strade dell'aldilà e dissimula i grandi segreti dietro i simboli. Questo dio potente prende le sembianze dell'ibis bianco e nero, della scimmia amadriade dai ritmi lunari e del triangolo equilatero nelle scuole dei Misteri che egli regge. Frequenta le cripte dei templi, e nulla insegna a quanti osano penetrarvi, ma svela loro la quintessenza del Mistero, le leggi che governano i mondi e gli enigmi dello stagno di fuoco. Egli apre la bocca per concedere la vita. Il dio T. ama solo i silenziosi, che sanno attendere anni prima di accedere nel suo tempio di Chmunu-Hermopolis Magna, dove i suoi scritti riposano in una cripta, sotto un grande blocco di purissimo lapislazzuli. "T. è dietro di me quando diventa scuro", mormora il sovrano Tutmosi a suo figlio, che compone inni per lui. "T. che calma l'Ujat, grande ciarlone, Aton d'argento, Augusto che governa questa terra, che giudica per suo padre Ra, signore della vita, Toro delle stelle, protettore delle parole divine". Il dio T. personifica l'Intelligenza cosmica, che dona la luce spirituale, l'Intelligenza pura al di sopra del mondo. Assimilato dai Greci ad Hermes (v.) e dai latini a Mercurio (v.), in epoca ellenistica fu trasformato in Ermete Trismegisto, avendo enorme fortuna nella letteratura originata dalla dottrina dal suo nome definita ermetica. "Io sono Thoth, primogenito di Ra, che ha formato Atum, nato da Khepri. Sono sceso sulla terra con i segreti dell'orizzonte" (Testo dei Mammisi di Edfu).


ThueriDivinità egiziana, il cui nome geroglifico Ta-Uret significa La Grande. Ha un corpo ibrido, con testa e tronco dell'ippopotamo femmina, zampe di leone e coda di coccodrillo. Può anche avere testa di donna, ed essere coperta da un lungo velo vaporoso. Il suo simbolo è il segno SA, nodo che esprime l'idea della protezione. Le sono attribuiti anche l'Ankh ed il collare Menat. Chiamata anche l'Harem, la dea T. incarna il concetto della fecondità acquatica. Protegge la donna durante la gravidanza, il parto e l'allattamento, allontanando al contempo le forze del male dai neonati. Nume tutelare del sonno (insieme al nano Bes), la dea T. scaccia i demoni maligni della notte. Per mettersi sotto l'influsso della sua magia, si debbono indossare amuleti verdi od azzurri. É presente al momento della nascita, e non manca mai nell'istante della morte. É decisamente simile alla divoratrice Sekhmet che sta ai piedi della bilancia del giudizio, mangiatrice di anime, pronta a far ripiombare nella materia quanti non sono ancora degni di far parte del paradiso di Osiride. "Ta-Uret, tu sei la Madre che genera tutti gli dei".


TiTermine cinese frequente nella tradizione misteriosofica orientale, avente il significato di terra , od anche di Signore Supremo che governa. Corrisponde a Prakrti (v.) della tradizione induista.


TiaraNell’antica Grecia era un alto copricapo di tessuto o di pelle, generalmente di forma conica e con punte ripiegata (berretto frigio). Nelle raffigurazioni dei monumenti greci e romani appare portata da personaggi storici o mitici di origine orientale (Persiani) o barbara in genere (Traci e Sciiti). Segno di distinzione presso vari popoli dell’Oriente ed attributo divino di Mitra (v.), nell’arte cristiana caratterizzò poi i Re Magi. La T. venne anche designata con il nome del nastro di stoffa che la teneva fissata attorno alla fronte (mitra, mitra). Nella liturgia cristiana ne sono appunto derivate la mitra (v.) e la T. papale, usata dal pontefice dall’VIII secolo come segno di autorità. Da Bonifacio VIII in poi questa viene anche detta triregno (v.).


Tibie incrociateGeneralmente associate al teschio (v.), sono rappresentate in modo da formare una croce obliqua o di Sant’Andrea (v.), simbolo della Perfezione e della Morte, sia fisica che iniziatica. Alchemicamente sono connesse alla fase del processo in nero, o nigredo (v.). Fanno parte della simbologia rappresentata nel Quadro di Loggia (v.) in Grado di Maestro Massone.


TichismoTermine derivato dal greco taiche, caso, indicante una teoria che considera il caso come forza primaria agente nel Cosmo.


T’ien TiEspressione del linguaggio misteriosofico cinese indicante la combinazione Cielo e Terra, considerati generatori della vita nei suoi principi attivi maschili (v. Yang) e passivi femminili (v. Yin).


T’ienTermine cinese che, nel linguaggio misteriosofico, indica il Cielo, sia in senso materiale e fisico che come principio, origine primordiale dell’Universo.


Timkat: Termine che definisce la massima festa religiosa degli etiopi falasha, una particolare branca dell’ebraismo che adotta un testo sacro ebraico, denominato Kebra Nagast. Tale festa, celebrata ogni anno il giorno 17 gennaio, vede come protagonista una sorta di pietra considerata sacra, denominata Tabot (v.), oppure Tapet, o Theba. Questa pietra, seconda la tradizione, rappresenta l’Arca dell’Alleanza (v.). Ogni chiesa etiopica, da Axum al lago Tana, ne custodisce gelosamente una, nel Sancta Sanctorum (v.). Essa viene maneggiata esclusivamente da sacerdoti particolari, ed è sempre occultata agli occhi dei fedeli. In occasione dei festeggiamenti del T., essa viene portata solennemente in processione, ma sempre nascosta da veli e paramenti sacri, accompagnata da canti e danze dei sacerdoti e della popolazione.


TipitakaTermine della lingua pali, che significa "Tre Canestri", indicante il canone, ovvero la raccolta dei testi sacri del buddhismo Hinayana (v.). Codificato nel terzo concilio di Pataliputra (245 a.C.) e risalente a non oltre il I secolo a.C. nella forma giunta a noi. Il suo stile è scolastico, appesantito dalla ripetizione di concetti e da enumerazioni. È formato da tre parti: il Vinaya-pitaka (Canestro della disciplina), il Sutta-pitaka (Canestro degli insegnamenti) e l’Abbidhamma-pitaka (Canestro della scolastica). Quest’ultimo costituisce la parte più recente del canone, e comprende sette testi, tra i quali il più importante è il Kathavatthu, in cui sono discusse e respinte le eresie. Il T., che è stato oggetto di vari commenti da parte di Buddhaghosa (V secolo d.C.), uno dei massimi esponenti del buddhismoHinayana, costituisce il Vangelo buddhista di Ceylon, Birmania, Siam, Cambogia, Laos ed Indocina.


Tipo, EdittoDenominazione dell’editto promulgato nel 648 in sostituzione della Ectesi (v.) dall’imperatore d’Oriente Costante II. Con esso si proponeva di evitare i frequenti tumulti causati dalla questione della doppia natura e della duplice volontà di Cristo, attraverso l’abolizione delle libertà di parola e la comminazione della pena di morte. L’editto T. venne condannato insieme con l’Ectesi da papa Martino I (649), che lo ritenne un’invasione del campo religioso da parte dell’imperatore. Per reazione Costanzo II ordinò l’arresto del pontefice, che morì in esilio a Cherson, in Crimea.


TiranniaForma di governo politico in cui i diritti dei cittadini sono usurpati dall’arbitrio di un solo individuo. La T., nota agli antichi Greci, fu definita per la prima volta da un punto di vista etico e politico da Platone ed Aristotele, come forma di degenerazione del regime democratico. Nella T. si assommano i difetti del regime democratico e di quello oligarchico: l’eccessiva libertà che porta i cittadini a lottare contro i maggiorenti, e la brama di denaro che corrompe la cosa pubblica. Il concetto tende a venire staccato dal piano dell’etica, e definito giuridicamente dai Romani. Cicerone afferma che la T., attribuendo la summa potestas ad un solo individuo, annulla il vinculum iuris che stringe i cittadini in una comunità giuridica, e mina alle basi la stessa convivenza sociale. Questa base della concezione classica rimane valida fin oltre il medioevo. Si arricchisce della distinzione tra la Tyrannis tituli, ossia il governo usurpato e privo quindi di legittimazione giuridica, e la T. regiminis, ovvero il governo oppressivo di chi è peraltro legittimo sovrano. Tale distinzione è ripresa da Coluccio Salutati e Mario Salamonio, che collegano il potere del principe all’espressione della volontà popolare, la lex imperii. Il problema se sia legittima l’uccisione del tiranno (tirannicidio) qualora questi esca dai limiti della lex imperii impostagli dai cittadini, occupa gran parte della trattazione rinascimentale e della Riforma (v.).


TnetopsichiteTermine di derivazione greca, che significa "morte dell’anima", ed indica la teoria secondo cui l’anima muore con il corpo, per poi risorgere quando quello risuscita. Secondo il Suzuki (Psicoanalisi e buddhismo Zen, Ediz. Astrolabio, 1968), "La grande morte è l’ego che muore a sé stesso nella sua radicale negatività. Non riguardabile in alcun senso come un contingente distruggersi o spirare, nichilisticamente, in uno squallido vuoto o nel nulla, quest’improvvisa spaccatura, quest’improvviso ribaltamento, sono piuttosto la rottura e l’eliminazione della contraddizione, dell’abisso, dell’aporia. L’annullamento e la negazione della negatività ultima sono in sé stesse positive. La dissoluzione negativa è nello stesso tempo una risoluzione positiva. L’Ego negato, in quanto Ego, nella sua contraddizione centrale della coscienza dell’ego, persegue attraverso siffatta negazione, positivamente ed affermativamente, la sua risoluzione e la sua realizzazione. Nel morire a sé stesso in quanto Ego, nasce e si ridesta al suo Sé in quanto Sé" (v. anche Reincarnazione, Morte mistica).


TobiaNome di due protagonisti del libro biblico omonimo (Libro di T.) deuterocanonico, padre e figlio, detto anche Tobiolo (VIII secolo a.C.). T. il Vecchio, della tribù di Naftali (come Hiram, v.), deportato a Ninive con la moglie ed il figlio (II Re 15, 29), rimase fedele a Dio, distinguendosi per la propria pietà e bontà. Diventato cieco e già desideroso di morire, mandò il figlio T. a ritirare un deposito nella città di Rages. Durante il viaggio il figlio, con l’aiuto dell’arcangelo Raffaele, riuscì a liberare Sara, figlia di Raguel, dal demonio Asmodeo, e la sposò. Ritornato a casa, restituì la vista al padre con il fegato di un pesce catturato nel Tigri. Il Libro di T., romanzo storico con carattere didattico, per le evidenti influenze persiane, è stato attribuito al IV secolo a.C. e ad un autore esilico. Scritto in ebraico od aramaico, ci è però pervenuto in edizione greca. Frammenti in ebraico ed aramaico del Libro di T. sono stati rinvenuti tra i manoscritti del Mar Morto (v.).


ToccamentoSegno non palese dato con una particolare forma di stretta di mano, con il quale il Libero Muratore si fa riconoscere da un altro Fratello ogni qual volta gli viene richiesto di farlo. I T. sono diversi a seconda del grado massonico ricevuto. Generalmente il T. viene seguito dalla parola sacra. Secondo gli studiosi, nei tempi antichi i T. rituali avrebbero rivestito un’importanza non soltanto psicologica ma anche fisiologica, in quanto avrebbero consentito l’attivazione e l’orientamento delle forze di natura psichica; si deve quindi presumere che chi a suo tempo ha introdotto l’impiego del T., doveva anche essere profondo conoscitore delle forze psichiche, nonché dei punti fisici attraverso cui tali forze penetrano più agevolmente nell’organismo umano (v. Agopuntura).


TolleranzaCapacità di sopportare ciò che è o potrebbe rivelarsi sgradevole o dannoso. Disposizione d'animo per la quale si ammette, senza palesare alcuna contrarietà, che un altro professi un'idea, un'opinione, una religione diversa od addirittura contraria alla nostra. Y (Massoneria) La T. nei confronti degli altri uomini è una predisposizione interiore dell'uomo. In quanto tale presenta sempre un carattere di soggettività e di contingenza, dovendo rispecchiare la volontà dei singoli individui. La T. rispecchia anche la qualificazione interiore dell'uomo. Un uomo veramente libero è colui che riconosce agli altri la stessa libertà che invoca per se stesso. La T. comporta un profondo rispetto per il desiderio di manifestazione degli altri esseri viventi. Essere tolleranti non comporta comunque una limitazione alla possibilità di manifestare e di proporre i propri punti di vista, ai quali corrispondono sempre valori interiori. La T. implica invece il superamento degli antagonismi nelle manifestazioni dei punti di vista degli uomini. I termini di giudizio assoluti, come verità e falsità, non dovrebbero mai costituire motivo di impedimento per la comprensione delle ragioni profonde che sono alla base delle manifestazioni. É la prima ed essenziale virtùcaratteristica di ogni buon Massone (v. Trinomio).


TomismoIndirizzo filosofico che riprende e sviluppa le dottrine di Tommaso d’Aquino. Dopo la morte di Tommaso la sua dottrina, osteggiata dalle correnti dominanti dell’agostinismo francescano, viene difesa e studiata solo all’interno dell’Ordine domenicano, fino a diventarne la teoria ufficiale. I due più noti commentatori dell’opera di Tommaso furono Tommaso de Vio, detto il Gaetano, e Francesco Silvestri, detto il Ferrarese, autori rispettivamente di un commento alla Summa theologica ed alla Summa contra Gentiles (1523-1524). Dopo la metà del XVI secolo il T. cessa di essere la dottrina esclusiva dei Domenicani e viene ripreso, in forma creativa, dalla Compagnia di Gesù. I maggiori rappresentanti del T. diventano il Molina, il Suarez ed il Bellarmino. Il contrasto tra il T. rigido dei Domenicani e quello moderato dei Gesuiti si accentua nel corso del XVII e del XVIII secolo, ma può essere considerato una stanca continuazione della Scolastica. Una ripresa del T. si ha nell’Ottocento, per impulso di papa Leone XIII, che lo ripropone come filosofia cattolica in contrasto polemico con le ideologie dominanti del liberalismo, dell’idealismo e soprattutto del marxismo.

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Tommaso d'Aquino: (1225-1274) Nacque intorno al 1225 nel castello di Roccasecca, presso l'abbazia di Monte Cassino, da famiglia antica e nobile. Il padre Landolfo, era conte di famiglia longobarda, e la madre Teodora, contessa di famiglia normanna di Napoli. Nel 1236 venne presentato, come oblato, all'abbazia benedettina di Montecassino, dove iniziò gli studi. Nel 1239 si allontanò dall'abbazia dopo che il luogo sacro era stato trasformato in fortezza militare da Federico II, durante la lotta contro il papa Gregorio IX. Nel 1240 la famiglia lo mandò presso l'Università di Napoli per il completamento degli studi letterari e per l’inizio di quelli filosofici; per gli studi di grammatica e logica ebbe come maestro Martino di Dacia, per quelli delle scienze naturali e della metafisica, Pietro d'Irlanda. Tra il 1242-43 abbracciò la vita religiosa ed entrò come novizio nell'ordine di San Domenico, contro la volontà della sua famiglia. Nel 1244 fallì il suo tentativo di raggiungere Parigi insieme con Giovanni Teutonico, maestro generale dell'Ordine, proprio a causa delle minacce della famiglia che non condivideva la sua vocazione. Catturato dai fratelli presso Acquapendente in Toscana, venne rinchiuso nel castello di San Giovanni in Roccasecca, dove rimase prigioniero un anno. Nel 1245 fuggì per recarsi a Parigi, dove seguì i corsi di teologia di Alberto Magno, con il quale si recò poi a Colonia. Nel 1248, di ritorno da Colonia, fu ordinato sacerdote. Nel 1252 si recò nuovamente a Parigi, dove iniziò la carriera accademica e scrisse un saggio in difesa degli ordini mendicanti, contro i quali avevano lanciato i loro strali i professori della Sorbona, primo fra tutti Guglielmo di Sant' Amore, canonico di Beauvais. Tra il 1252-1254 fu baccelliere biblico dello Stato generale domenicano, nel convento di San Giacomo a Parigi. Tra il 1254-1256 fu sentenziario. Nel 1256 ebbe inizio il suo insegnamento ordinario presso lo studio generale di Parigi, che terrà fino al 1259, anno in cui figura come membro della commissione per l'ordinamento degli studi dell'ordine domenicano. Alla corte papale si incontra con Guglielmo di Moerbeke, valente grecista, il quale gli prepara un testo latino di Aristotele più aderente al greco, in modo che egli possa approfondire il pensiero autentico di quel filosofo. Nel 1259 rientrò in Italia dove permase fino al 1268. Fu nominato teologo della Curia papale, e fu invitato da papa Urbano IV (1261-1264) a comporre un "elogio" per solennizzare la festa del SS. Sacramento istituita dal Papa. Nel 1269 ritornò a Parigi in qualità di maestro di teologia, e si dedicò all'insegnamento ed alla predicazione. Tra il 1272-1274 rientrò in Italia. Su pressante istanza di Carlo d'Angiò, il Capitolo Generale dell'ordine lo inviò a Napoli, in qualità di direttore della facoltà di teologia presso l'università di quella città. T. fu anche a Salerno, dove tenne una serie di lezioni straordinarie ed un corso di conferenze, nella celebre scuola medica che aveva sollecitato l'onore e il decoro del Santo. Nel 1273 papa Gregorio X lo invitò a partecipare ad un Concilio generale convocato a Lione, con lo scopo di appianare le controversie tra la Chiesa romana e i greci scismatici. All’inizio del 1274, durante un viaggio verso Lione, si ammalòwpe46.jpg (5962 byte)gravemente e venne portato all'abbazia cisterciense di Fossanova di Priverno, nella diocesi di Terracina, dove morì il 7 marzo dello stesso anno. Dante avanzò l'ipotesi che fosse fatto morire per veleno dallo stesso Carlo d'Angiò: "Carlo venne in Italia e, per ammenda, vittima fè di Curradino; e poi rispinse al ciel Tommaso, per ammenda... (Purg. 67-69)" - (ovvero Carlo I d'Angiò venne in Italia e, per fare ammenda, fece di Corradino di Svevia una vittima; quindi, sempre per fare ammenda, rimandò in cielo T. con il veleno ...). Nel 1277 il vescovo di Parigi condannò 21 Proposizioni tratte dalle opere di T., per il loro accentuato razionalismo e naturalismo. Nel 1323 San T. fu canonizzato da papa Giovanni XXII. Durante il concistoro il Pontefice sostenne che non era stato necessario ricercare i miracoli che T. aveva potuto operare in vita, ma che occorreva tenere ben presente il modo con cui aveva risolto mirabilmente tante spinose questioni della Chiesa. Nel 1567 papa Pio V dichiarò T. dottore della Chiesa. Nel 1888 Leone XIII dichiarò San T. patrono delle scuole cattoliche. Le sue opere maggiori sono: (1253-55) - Commento ai 4 libri delle Sentenze; (1258-62) - Summa contra Gentiles scritta su richiesta di Raimondo di Penafort per esigenze missionarie; (1266-68) - Summa theologica: si suddivide in quattro parti: la prima tratta di Dio in sé e come principio di tutte le cose, e di Dio come causa prima delle creature; la seconda tratta del movimento della creatura ragionevole verso Dio e dell'influsso di Dio sul movimento da regolare per mezzo della legge e da sorreggere con la Grazia; la terza, tratta di Gesù Cristo, della Sua Persona, della vita e delle opere, dei Sacramenti, fino a quello della Penitenza. L'opera è rimasta incompiuta; (1256-1268) - Quaestiones disputatae: commenti alla Sacra Scrittura; (1259-69) - Isaia, Geremia, Giobbe e Canticum Canticorum; (1256-59) San Matteo (i suoi commenti a Marco, Luca e Giovanni sono andati perduti); (1270-72) Salmi; (1272-73) Epistolae Paulinae; (1265-67) Catena aurea in Marco, Luca, e Giovanni, ed infine i Commenti ad Aristotele.
Tommaso Moro:  Nome derivato da Thomas More, statista ed umanista inglese, santo della Chiesa Cattolica (1478-1535). Amico e corrispondente di Erasmo da Rotterdam (v.), fu uno degli esponenti della Controriforma (v.). Scrisse l’Utopia (1516), un trattato dialogico in cui si satireggiano le condizioni sociali e politiche inglesi, confrontandoli con uno stato ideale, organizzato su basi comunitarie e retto dai princìpi della ragione e della tolleranza. La sua fu una brillante carriera politica, avendo ricoperto le cariche di ambasciatore e speaker ufficiale, e di presidente della Camera dei Comuni. Il re Edoardo VIII (v.) lo nominò cancelliere del regno (1529), primo laico a ricoprire tale carica. Per alcuni anni fu tra i maggiori artefici della politica reale, ma non volle pronunciarsi a favore del sovrano sulla questione dell’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona, l’evento che divise il re dal papa. Per questo rassegnò le proprie dimissioni nel 1532. Inquisito per false e vaghe accuse di tradimento, si rifiutò di approvare l’Atto di Supremazia del 1534, che definiva formalmente lo scisma della nuova Chiesa anglicana da quella di Roma. Fu quindi rinchiuso nella Torre di Londra con il cardinale J. Fisher, dove dopo un anno fu condannato a morte e decapitato. Nel 1886 venne beatificato da papa Leone XIII, e nel 1935 papa Pio XI lo canonizzò.


Torah: Termine ebraico avente il significato di legge. Lo si trova nei testi biblici vetero-testamentari, ed è espressione della costante volontà divina nei riguardi dell'uomo, e quindi norma insostituibile di ogni rapporto dell'uomo con Dio. Dopo l'esilio babilonese, con T. si designava semplicemente la legge mosaica (v. Tavole della Legge). Nei testi biblici neotestamentari, con lo stesso termine si designa il Pentateuco (v.) e, per esteso, tutti gli altri libri dell'Antico Testamento. Più in particolare di norma e per consuetudine si riferisce al solo Decalogo.


Tornata: Termine massonico indicante una seduta di Lavoro rituale. Può essere ordinaria, ovvero compresa come data ed ordine del giorno nel Programma annuale dei Lavori, oppure Straordinaria. I due casi sono regolamentati dal Regolamento dell'Ordine, rispettivamente agli Artt. 51 e 52.


Toro: L'animale che per lunghi millenni è stato considerato sacro. L'origine del suo culto risale al 4500 a.C., nell'Asia minore. Lo si trova venerato nelle religioni sumera, assira, babilonese, persiana, greca ed egizia (v. Apis).Per i cretesi era l'identificazione di Zeus che, per sedurre la ninfa Europa, assunse le sembianze di un T. bianco. Celti e Galli gli dedicavano sacrifici, mentre gli scandinavi lo adoravano nel loro tempio di Uppsala. Nel culto di Mitra, di origine persiana, era considerato la fonte della vita, ed al suo sacrificio si doveva l'origine della creazione, in quanto si pensava che dal suo sangue fossero germogliate le piante e nate tutte le creature viventi. Indra, il potente e sagace re degli dei vedici, è paragonato ad un T. La prima lettera dell'alfabeto ebraico, a, alef, significa T., ed è il simbolo della Luna durante la prima settimana del suo ciclo. Il T. fu considerato sacro anche dai seguaci di Maometto, perché lo credevano creato dalla polvere sollevata dagli zoccoli del cavallo dell'arcangelo Gabriele. Il suo glifo è B, è il secondo segno dello Zodiaco ed appartiene all'elemento Terra. Il sole vi si trova fra il 21 aprile ed il 20 maggio, durante il secondo mese di primavera. É simbolo della tolleranza, del lavoro, dell'obbedienza, della forza e della materia prima. È un segno associato alla simbologia della materia primordiale, molto particolare, magnetico e medianico, decisamente possessivo. Vi si riscontrano caratteristiche di laboriosità e di pazienza. Sensitivo, è perseverante e calmo. Nel contempo è testardo ed egoista, poco coraggioso e materialista, in quanto tende a soddisfare il desiderio del possesso; ama la natura e la bellezza, la musica e la vita. Leale ed ambizioso, non ama lanciarsi in speculazioni ardite perché è realista e non difetta di buon senso. Semplice e pratico, un po’ presuntuoso ed a volte ostinato, è un insicuro, più fragile di quanto appaia essere. La sua innata insicurezza, unita al suo desiderio di possesso, spesso si tramuta in irragionevole gelosia. Perciò tende a cercare un partner paziente, sereno, ma soprattutto fedele. Sa infondere e donare calore. Ottimo lavoratore, è più amante della montagna e della campagna che del mare e della città. Nei meno evoluti può evidenziarsi non il tipico spirito combattivo, ma una carica di violenza. Nei più evoluti invece si trova dolcezza e sensibilità, raziocinio e capacità tecniche, creatività ed amore per l’arte. Piuttosto egocentrici, tendono a far ruotare il mondo intorno a loro. Amano molto la buona tavola. I nati sotto questo segno sono sostanzialmente diffidenti e lenti ad apprendere e ad accettare qualsiasi idea, ma quando l’hanno fatta propria non se ne discostano più, difendendola con accanimento. Se deluso da qualcuno è incapace di perdono, e tronca di netto ogni rapporto. Fondamentalmente molto paziente, è capace di collere terribili, che sono però di breve durata. Circoscrive le sue esperienze nell’ambito familiare, e segue i valori tradizionali. L’affettività è tenera e dolce, la possessività è notevole; non si irrita facilmente, e rumina le proprie inquietudini, pur presentando spesso caratteristiche di adattabilità. In amore è di temperamento passionale ed emotivo. Da bambino non è molto curioso né capriccioso. Psichicamente fragile, ubbidisce senza troppe proteste e discussioni, subendo anche le angherie eventuali dei fratelli: le sue esperienze infantili determineranno comunque i suoi futuri atteggiamenti. Molto affettuoso, un po’ permaloso ma paziente, è poco interessato al mondo circostante perché gli piace vivere accanto ai genitori, da cui si sente protetto. Da adulto il rapporto con la famiglia sarà sempre molto importante. La gioia di vivere è intensa, il temperamento generoso e vitale, con doti di pazienza e costanza; potrà saziarsi sia di passione che di estremo interesse per la professione prescelta, a cui si dedica con forza e perseveranza.


TotemDerivazione di una voce nord-americana degli indigeni Ojibway. Il termine usato da una tribù degli Algonkini è la corruzione della parola tototeman, che significa parente, nel senso di stretta consanguineità. Indica il legame di parentela che un certo gruppo etnico sente di possedere con un animale, ma anche con una pianta od altro, che funge da capostipite di tutti gli esseri appartenenti al gruppo, ma anche degli esseri della specie del T. medesimo. In alcune tribù australiane e nella maggior parte delle tribù indiane dell’America settentrionale, ogni individuo intrattiene personalmente con una determinata cosa un rapporto paragonabile a quello che ogni clan intrattiene con il proprio T. (v. Totemismo).


TotemismoDerivazione di totem, indica un complesso di credenze, usi, regole sociali, obblighi e divieti, fondati sull’esistenza di un particolare rapporto di parentela, e quindi di reciproca protezione, tra un gruppo od un individuo ed una specie di animali, piante, fenomeni naturali, ecc. Vincoli di parentela si stabiliscono tra discendenti umani e non umani del totem, chiamato fratello, padre o nonno; è rigorosamente vietato ucciderlo, danneggiarlo o mangiarlo. La più diffusa forma di T. è quella di clan, estensione della famiglia coniugale e raggruppamento di parentela unilaterale, costituito da varie famiglie, i cui membri sono legati da un unico capostipite dal quale discendono in linea paterna o materna. Se due gruppi hanno lo stesso totem, si ritengono tra loro strettamente imparentati ed evitano matrimoni tra loro per non contrarre rapporti tra consanguinei (v. esogamia). Di qui la connessione tra il totem ed il tabù (v.), confermata dalla cessazione periodica del divieto di toccare il totem, come nella festa australianaIntichinma (pasto sacrificale del totem). Molte tribù collocano, davanti alle capanne delle singole famiglie, grossi pali con scolpite le immagini degli antenati del clan. Questi pali costituiscono una specie di albero genealogico, le cui figure vanno lette dal basso verso l’alto, ovvero dai parenti più prossimi fino al capostipite. Il T. di clan, che per i contatti con civiltà superiori si è spesso affievolito trasformando i totem in un simbolo puramente decorativo, ebbe particolare diffusione nell’America settentrionale, in Africa, in Oceania ed in Asia. Dopo l’introduzione del termine T. ad opera di J. Long (1791) ed i primi studi informativi, dal 1870 si ebbe una serie di lavori sistematici sul fenomeno: F. McLennan descrisse per primo il sistema totemico avanzando l’ipotesi, ripresa e sviluppata da W.R. Smith, dell’universalità del fenomeno nelle società primitive; H. Spencer mise in relazione il T. col culto degli antenati, affermando che l’aspetto del totem deriverebbe dai nomignoli attribuiti agli antenati; J.G. Frazer, limitando la diffusione del T. come sistema sociale complesso, sostenne la cosiddetta teoria concezionale, e legò il fenomeno del T. alla magia, ponendo il T. come religione originaria di tutta l’umanità. In seguito si ebbe una seconda fase di studi, grazie alla scuola storico-culturale che, sulla base di nuove ricerche etnologiche, cercò di formulare una teoria compiuta del T. Una terza fase, avviatasi nel 1940, è caratterizzata dal tentativo di definire le diverse forme di T., le loro origini ed i loro rapporti con la religiosità. Più recentemente l’antropologo A.R. Radcliffe-Brown ha dimostrato (1951) come nei racconti di animali il mondo della vita animale è rappresentato in termini di relazioni sociali simili a quelle della società umana; attraverso l’uso di questi simboli animali, presentati in connessioni socialmente rilevanti, il pensiero è allo stesso tempo diretto sia verso le relazioni tra animali che verso le relazioni tra gruppi umani. C. Lévi-Strauss ha cercato di allargare tale concetto (1962): siamo di fronte ad un sistema di pensiero che si riferisce a tutte le categorie di fenomeni sociali, come valori ed eventi.


TracciareIn gergo massonico è sinonimo di scolpire, e significa scrivere. Comunemente riferito ad una Tavola (v.), ovvero ad un Lavoro eseguito da un adepto a beneficio proprio e dell'Officina.


Traditi HumilitatiDenominazione dell’enciclica emessa il 24 maggio 1829, con la quale il papa Pio VIII riconfermò la validità della scomunica (v.) comminata alla Massoneria.


TradizioneTermine che indica la trasmissione vivente dell’eredità tecnica o culturale di un popolo, di generazione in generazione. In filosofia il valore della T., riferita al dominio filosofico od a quello teologico, è affermato fin dai tempi più antichi. Da Aristotele a Plotino ed oltre, la T., spoglia di ogni elemento mitologico, costituisce il fondamento della verità filosofica, al punto che dottrine moderne vengono spesso legittimate con il crisma della T. mediante documenti apocrifi. Nell’ambito della teologia cattolica, l’idea di T. è legata a quella della rivelazione, che suppone l’esistenza di un’autorità dotata di magistero e di infallibilità in questo campo. L’età moderna ha reagito, sia in campo scientifico che filosofico, a questa mentalità tradizionalistica, e tale opposizione si è manifestata nella forma più estrema nell’Illuminismo, dove la T. non è affatto garanzia di verità, ma fonte di errore e di superstizione. Non la T., ma la ragione individuale, deve giudicare della verità storica. Una migliore comprensione del significato della T. si ha con il romanticismo, che torna a rivalutare la T. nell’ambito dell’esperienza spirituale di un popolo. La T. non va concepita come qualcosa di statico o di meccanico, ma come un continuo rinnovamento ed una costante rifondazione della esperienza storica. La T. viene inserita nelle strutture fondamentali della contemporaneità storica, in quanto suppone una dialettica vivente tra presente e passato, anziché una rigida giustapposizione. Nell’ambito strettamente religioso, la T. consiste nella trasmissione del contenuto della rivelazione anche al di fuori delle fonti religiose scritte. Concetto di particolare rilevanza nella religione cattolica, dove costituisce la fonte della rivelazione divina insieme alla Sacra Scrittura, in quanto trasmissione orale di verità attraverso il magistero infallibile della Chiesa assistita dallo Spirito Santo. Nel cristianesimo primitivo l’importanza della T. fu affermata in base all’insegnamento orale del Cristo, ed al compito della predicazione assegnata agli apostoli (Matteo 28, 18-20; Marco 16, 15-16) cui è promesso l’invio dello Spirito perché li assista. L’insegnamento degli apostoli fu perciò riguardato come un necessario completamento delle notizie scritte sulla vita e sulla predicazione di Gesù (Giovanni 21, 25); nelle lettere di Paolo si sottolinea l’importanza della comunicazione orale per una esauriente conoscenza della verità e della pratica cristiana. I Padri della Chiesa in lotta contro le eresie, si richiamarono alla T. come norma di fede e criterio di interpretazione delle Sacre Scritture, laddove il testo si presenta reticente o non sufficientemente chiarito. Ireneo (Adversus haereses) si appellò alla T. di tutte le chiese di origine apostolica, ma soprattutto a quella romana. Tertulliano (De praescriptione haereticorum) esaltò il valore della T. apostolica contro le tesi eretiche. Anche Agostino si pronunciò più volte a favore della T., tanto che dal V secolo la sua autorità come fonte di interpretazione è accettata in oriente ed in occidente. Lo scisma tra le due chiese (1054) non mutò la situazione, anche se la chiesa d’Oriente riconobbe come organo di trasmissione della T. solo i vescovi. Soltanto nel tardo Medioevo si ebbero confutazioni del valore della T. da parte di Wycliff, e più tardi da parte dei riformatori protestanti: la negazione dell’autorità della chiesa portò ad una svalutazione delle testimonianze della T., mentre venne riaffermata l’unicità della Sacra Scrittura come fonte delle verità rivelate. Questa tesi, fatta propria da tutto il movimento protestante, venne respinta dal concilio di Trento, che mise sullo stesso piano l’autorità documentaria della T. e quella della Bibbia. Più tardi tale posizione venne ribadita dal concilio Vaticano I. Oggi la teologia protestante, pur dando priorità di valore alle fonti bibliche, ha attenuato la sua posizione, riconoscendo la ricchezza di testimonianze tramandata dalla T. (Culmann e seguaci del metodo delle forme). Gli studiosi cattolici a loro volta hanno esteso il concetto di T., superando gli atti ufficiali, gli scritti ed il magistero della Chiesa, alla vita concreta delle comunità cristiane nella loro esperienza storica. Da qui discendono alcune distinzioni: la T. può essere divino-apostolica (quando deriva direttamente da Cristo e dagli apostoli), ecclesiastica (cioè di età post-apostolica), dogmatica (quando propone verità da credere), morale (quando sancisce norme da osservare), costitutiva (quando fa conoscere verità non espressamente contenute nella Bibbia), interpretativa (quando aiuta ad interpretare correttamente verità implicitamente o succintamente presentate nella Bibbia). Y (Massoneria) La definizione del significato del termine T. impone un particolare esame. Normalmente esso viene inteso come un qualcosa che ci viene tramandato, generalmente non per iscritto, dalle generazioni precedenti. La T. contiene verità di solito non documentabili, relative a moltissimi argomenti. Una simile interpretazione è però troppo generica e si presta a numerose e giustificabili critiche, in quanto tende a spostare l'attenzione sul tempo passato ed a privilegiare un aspetto storico, di solito non documentabile. Molto più importante, soprattutto sul piano esoterico, appare essere l'interpretazione esistenziale. In ogni tempo l'uomo è sempre nel medesimo rapporto con la vita. Perciò quello che si tramanda non è tanto il contenuto delle esperienze vissute da altri esseri umani, quanto il loro modo di porsi di fronte alla vita stessa. La T. tramanda la testimonianza di esperienze esistenziali, che non possono essere oggetto di descrizioni. Attraverso la testimonianza si propone all'attenzione del tempo presente qualcosa già vissuto da altri, ma ancora percepibile in modo analogo dall'attuale essere umano.


TraducianismoOpinione teologica secondo la quale l’anima viene trasmessa dai genitori mediante la generazione. Le si oppone il creazionismo, che introduce nell’atto il diretto intervento divino. Tertulliano (De anima 27) sostenne un T. a sfondo materialistico. Agostino (De genesis ad litteram 10, 11-26) fu incerto tra T. e creazionismo, mentre Tommaso (e con lui la scolastica) condannò il T. in ragione della pura spiritualità dell’anima. Lutero vide nel T. una teoria di appoggio alla sua concezione del peccato originale, mentre Calvino le fu contrario. Leibniz (v.) tentò di conciliare T. e spiritualità dell’anima superando il dualismo cartesiano. Tracce di T. si ritrovano nel XIX secolo in autori come H. Klée, J. Froschammer, N.S. Laforet ed A. Rosmini. Il creazionismo, in opposizione al T., è stato confermato, da parte cattolica, dallo stesso pontefice Pio XII, nell’enciclica Humani generis (1950).


TransustanziazioneDottrina propria della teologia cattolica riguardante il problema della reale presenza di Cristo nell’Eucarestia, sotto la specie apparente del pane e del vino. La T. si differenzia da ogni altro tipo di trasformazione o mutazione sostanziale: in essa non ha infatti luogo una permanenza (nel divenire) dell’elemento sostanziale, bensì delle determinazioni accidentali. Si ha una singolare mutazione, che interessa tutta la sostanza del terminus a quo, rispetto al terminus ad quem, con la permanenza delle species (apparenze) o determinazioni accidentali del primo. All’eccessiva scolasticizzazione (risalente alla teologia tomista) del dogma, Lutero reagì negando la presenza reale, ed affermando una pura presenza simbolica del cristo nel pane, od una sorta di companazione odimpanazione del Cristo con la specie eucaristica.


TrascendentalePrincipio che conviene universalmente ai contenuti dell'esperienza, e che perciò li trascende. Se questi contenuti si ordinano, aristotelicamente, in generi sommi o categorie, T. si contrappone a categoriale. Se invece, kantianamente, tali contenuti sono considerati come la materia del conoscere o come dati dell'esperienza, T. si contrappone ad empirico. Kant è il primo a definire in questo senso moderno la nozione di T., criticando la concezione classica che presentava una duplice limitazione: 1) di ridurre il T. ad un semplice concetto logico-formale; 2) di considerare tale concetto logico-formale una proprietà delle cose stesse. Viceversa, per Kant T. sono le condizioni stesse di possibilità della cosa conosciuta, condizioni che si riferiscono all'ordine fenomenico, e non riguardano la cosa in sé. Per Kant è T. la conoscenza delle condizioni a priori della conoscenza umana e dei suoi oggetti: "definisco T. ogni conoscenza che si occupa non degli oggetti, ma del nostro modo di conoscere gli oggetti, in quanto questo è possibile a priori". Come tale, T. si oppone a trascendente (v.); infatti esso non è ciò che sta al di là d'ogni nostra esperienza, bensì ciò che la precede, rendendola a priori possibile. L'opposizione di trascendenza ed immanenza viene accentuata dall'idealismo, a partire da Fichte. La dottrina della scienza è T., in quanto fa vedere che tutti gli elementi della conoscenza rientrano nell'Io o nella coscienza. Questo è il motivo per cui la filosofia contemporanea tende ad identificare T. con coscienziale. T. è tutto ciò che appartiene al soggetto od alla coscienza, e che condiziona l'oggettività. Un tentativo ambiguo di superare l'immanenza idealistica della nozione di T. è rappresentato dalla fenomenologia husserliana. Mediante la teoria dell'intenzionalità, Husserl tenta di evitare l'idealismo, pur ponendosi entro un ambito T. di analisi. L'atteggiamento dell'analisi fenomenologica o T. è quello che si ottiene sospendendo la validità empirica del mondo, modificando l'atteggiamento naturale, ed interrogando l'oggettività da questo diverso punto di vista. Il T. nella versione heideggeriana della fenomenologia assume un significato del tutto opposto all'idealismo, in quanto lo considera in senso oggettivo: T. è ogni manifestazione dell'essere nel suo essere trascendente.


TrascendentalismoTermine con cui viene indicato l'indirizzo filosofico inaugurato dal criticismo kantiano, e proseguito dall'idealismo romantico, che sottolinea l'autonomo potere conoscitivo dello spirito umano rispetto all'esperienza. Da tale matrice si stacca invece il T. spiritualistico, un indirizzo estetico-religioso iniziato da R.W. Emerson, sviluppatosi negli Stati Uniti ove ha esercitato una certa influenza, che, richiamandosi ad Hegel ed a Schelling, si basa sulla concezione secondo la quale l'unica realtà sarebbe quella trascendentale, forma aprioristica di ogni altra realtà.


TrascendenteCiò che sta al di là di un certo limite, ciò che lo supera. É l'opposto di immanente. In senso gnoseologico T. è l'oggetto del conoscere, in quanto esiste indipendentemente dall'atto del conoscere, ossia trascende tale atto. Più genericamente T. è l'essere rispetto al pensiero. Per Platone il mondo delle idee è T. rispetto al mondo delle cose sensibili. Secondo Aristotele invece il concetto di Dio è T. rispetto all'universo, allo spazio ed al tempo, Infine per Kant T. è ciò che sta al di là di ogni possibile esperienza, ed esiste solo come idea razionale. In senso metafisico, il termine viene ad indicare una certa superiorità di valore. É T. un essere che sta al di sopra, esistendo indipendentemente dall'esistenza di un altro essere. Vi è una gerarchia di valori tra gli esseri tale per cui l'essere T. per eccellenza, quello che è in sé e per sé sussistente, fonda l'ordine razionale degli enti. Questo essere coincide con Dio.


TrascendenzaTermine che indica l'opposto di Immanenza (v.). In prima istanza definisce il rapporto tra oggetto conosciuto e soggetto conoscente, escludendo un'identificazione tra i due termini. Mentre l'atto del conoscere è come tale immanente al soggetto od alla coscienza, l'oggetto che attraverso tale atto viene attinto è trascendente, ovvero esiste in modo indipendente. É il presupposto di ogni gnoseologia idealistica. Nella filosofia moderna il merito d'aver distinto con forza l'atto (noesi) e l'oggetto (noema) del conoscere, contro ogni tipo di immanenza idealistica o coscienzalistica, va attribuito a Husserl, ed al suo concetto di intenzionalità. In seconda istanza T. sta ad indicare il rapporto tra l'essere divino ed il mondo. La T. divina implica che Dio stia al di là d'ogni possibile esperienza umana. Tale affermazione è comune sia alle filosofie che escludono la possibilità d'una conoscenza razionale di Dio, opponendo pertanto come assolute sia la T. che l'Immanenza, sia a quelle metafisiche che, al contrario, ammettono tale possibilità, gettando così un ponte tra l'Immanenza e la T. Queste interpretazioni (tra cui quella di Tommaso d'Aquino) pongono la T. a fondamento di un ordine intelligibile di enti che in sé sono finiti e rimandano come tali ad un essere infinito e perfetto, quindi intrascendibile.


Trasformazioni(Massoneria) Il fenomeno delle T. interiori, che producono cambiamenti irreversibili nella nostra interiorità, è stato talvolta sperimentato nel corso della vita. Spesso viene trascurato, non perché irrilevante, ma forse perché viene considerato troppo legato ad eventi particolari, e quindi trovasi collocato al di fuori del controllo della volontà. Quando le T. si presentano, di norma non certo frequentemente, portano ad una più chiara coscienza di valori prima quasi ignorati, nei quali poi ci si riconosce con grande certezza. Le T. avvengono semplicemente, e non appaiono dipendere direttamente dalle nostre intenzioni. Anche se uno fosse perfettamente persuaso delle verità contenute nei nostri ragionamenti, non per questo essi sono in grado da soli di produrre in noi T.. É evidente la differenza abissale esistente fra la forza di persuasione di un ragionamento e quella che deriva invece da una T. irreversibile. Malgrado quanto può apparire, le T. non avvengono per circostanze casuali, ma che seguono logiche ben precise, che possono essere comprese attraverso un rigoroso lavoro di ricerca interiore.


Trasparenza:  Termine dell’ottica impiegato per definirne la densità.  Y  (Massoneria) A partire dalla metà degli anni ’80, la Massoneria italiana è stata perseguitata dalle richieste pressanti da parte della magistratura inquirente sulle possibili connessioni con la cosiddetta criminalità organizzata. Perquisizioni e sequestri delle autorità giudiziarie a sedi massoniche centrali e periferiche (G.O.I. e Collegi) hanno comportato il sequestro delle liste dei membri, effettuato allo scopo dichiarato di individuare Logge «coperte», com’era stata la ”P2” (v.). Fu allora che il G.O.I. avviò nella propria organizzazione la politica della T., allo scopo dichiarato di ridurre e col tempo eliminare i sospetti e le pressioni in atto da parte dell’opinione pubblica e dei mezzi d’informazione. Ignorando l’esoterismo che aveva ispirato i codificatori delle antiche Tradizioni dell’Ordine muratorio, attraverso modifiche apportate ai testi delle Costituzioni, del Regolamento e degli stessi Rituali, si adottarono molteplici misure per rendere l’Istituzione più accettabile al mondo profano. Unica Obbedienza al mondo, il G.O.I. dapprima mutò l’universalmente vigente anno massonico, facendolo coincidere con quello civile (v. Massoneria e Stagioni), poi soppresse il plurisecolare giuramento, sostituito dalla promessa solenne (come se ci fosse qualche differenza!), a beneficio esclusivo dei dipendenti pubblici e dei militari, accusati dai politici di essere servi di due padroni, la Patria e la Massoneria. Poi fu la volta dei certificati penali, imposti dapprima a tutti i Fratelli Massoni (con le autocertificazioni) ma soprattutto ai profani postulanti. L’ultima è un’imposizione mantenuta tuttora in vigore. Tra la fine del 1992 e l’inizio del 1993 le «modifiche» raggiunsero il culmine dell’intensità, tanto da sconvolgere usi e costumi delle Logge, conseguendo fatalmente il paradossale obbiettivo di fare della Libera Muratoria del G.O.I. una società prevalentemente essoterica, a dispetto delle reiterate dichiarazioni della sua qualifica di società esoterica. Nello stesso Tempio vennero scambiate le collocazioni del Sole e della Luna, di Ercole e di Venere; scomparvero le sciarpe magistrali, le innocue spade ed i cappucci rituali (poi ripristinati). Il tutto diede poi adito ad ulteriori sconvolgimenti dei Rituali, originati da fatiscenti membri della Commissione Rituali, che deliberarono modifiche, invano e più volte presentate per l’approvazione alle Grandi Logge annuali, che evidenziavano l’accantonamento pressoché totale delle più elementari regole alchemiche. Recentemente si parla sempre più di una imminente e drastica modifica del sistema elettorale previsto dalla Costituzione per l’elezione quinquennale del Gran Maestro e della Gran Giunta. A sostegno di tale presunta necessità viene sbandierata la «furbizia» di varie Logge del G.O.I., in cui il M.V. in carica regolarizza le pendenze amministrative soltanto alla vigilia della Gran Loggia, alterando le firme dei Fratelli Maestri assenti alla votazione di Loggia od evitando di notificare il Piedilista annuale. Il tutto ignorando l’opportunità di rendere veramente operativi ed efficienti tutti gli Ispettori di Loggia, nonché l’eventuale necessità (come nei casi di «furbizia» succitati) di attivare le vigenti norme della Giustizia Massonica. Come conseguenza parrebbe emergere un G.O.I. sempre meno esoterico, e purtroppo sempre più politico se non partitico, quindi essoterico, ovvero un sistema incompatibile con tutti i principi sui quali la Massoneria Universale formalmente si regge negli ormai quasi tre secoli della sua più che degna ed onorevole storia. Come dichiarato da moltissimi buoni Massoni, pare proprio che ci si stia amputando dell’organo che dimostra la nostra mascolinità, ovvero che ci si stia avviando a privare i Massoni del G.O.I. dell’indumento che vela la parte inferiore, notoriamente oscena, del corpo fisico umano. Purtroppo molti ormai temono che questo possa significare l'inizio della fine della Massoneria del G.O.I., un’arma, un sistema sociale, un giocattolo che si ritiene ancora utilissimo per il singolo e per la collettività, quindi non da scartarsi né da buttare nella spazzatura. In quest’ultima, semmai, proveremo a buttarci certi arroganti personaggi che si nascondono dietro il grembiule massonico e sfruttano i mezzi a loro disposizione per (si spera inconsciamente) inquinare e spingere la Massoneria del G.O.I verso la sua definitiva rovina.


TreNella storia delle religioni, riunione di trinità in gruppi di tre denominati Triade, un numero considerato simbolo di perfezione. Il T. si ritrova tanto nel mito quanto nel culto delle grandi religioni politeiste; a volte è formato secondo le leggi dell’associazione umana, come nel caso della famiglia divina di Osiride, Iside ed Horus, nella religione cristiana, o di Giove, Giunone e Minerva nella religione romana. Altre volte è formato da divinità rappresentanti elementi naturali, come nel caso babilonese di Anu (cielo), Enlil (aria e terra) ed Ea (oceano). Caso diverso è quello della trimurti indiana, che rappresenta piuttosto una trinità, in quanto è l’unità sostanziale, l’assoluto incorporeo che si manifesta sotto tre diverse forme: Brahma il creatore, Visnù il conservatore e Siva il distruttore. Y (Massoneria) Secondo Jung il T. non è che l’Uno diventato conoscibile, di fatto un sinonimo per un processo di sviluppo nel tempo, e costituisce con ciò un parallelo all’autorivelazione di Dio. Il rapporto della triade con l’unità può essere espresso da un triangolo equilatero, ovvero dall’identità del T., dove in ognuno dei tre angoli diversamente indicati è data ogni volta la triade intera. Per il Moramarco, il T. è il numero simbolico dell'Apprendista Libero Muratore. È il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, è la scoperta del vertice, il terzo termine che unifica dall’alto i due opposti ad un capo ed all’altro della retta sottostante. Il T. è dunque numero simbolo di armonia attiva e radice di ogni ulteriore estrinsecazione delle operazioni dell’Uno nell’alterità del molteplice. Secondo la Arber (Il molteplice e l’Uno) lo schema triadico rappresenta un tipo antichissimo di pensiero costruttivo, radicalmente connaturato alla mente. Il Dio del cristiano è Unità, esistente in tre modi. Così la parola Padre ci presenta Dio nel suo modo di essere di principio fondamentale. La parola Verbo ci presenta Dio nel suo modo di essere di pensiero o sapienza che Egli, pensandoci fin dall’eternità, genera ab aeterno. Le parole Spirito Santo ci presentano Dio nel suo modo di essere di Amore, che procede dal padre, il quale si conosce nel Verbo. L’esperienza mistica fa intuire al credente cristiano che la Trinità è l’espressione stessa dell’Amore, tanto nei rapporti interni di Dio con sé stesso, quanto nei Suoi rapporti con l’umanità. Ed appunto perché è Amore, Dio è Dio per noi (Padre), Dio con noi (Figlio), Dio in noi (Spirito Santo).


Tre DomandeSono diventate proverbiali, e vengono generalmente considerate esistenziali. "Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo". Secondo gli studiosi della Libera Muratoria, almeno una volta nella vita ognuno si è posto queste tre domande, alle quali non è certo facile dare una precisa risposta. Tuttavia ci si deve rendere conto che, al di la delle risposte, le tre domande esistenziali propongono alcuni punti essenziali che pervadono da sempre la nostra esistenza: · il bisogno ed il desiderio di raggiungere la coscienza della nostra essenza; · l'accettazione implicita di essere viandanti nella vita, provenienti da un'origine e diretti verso una meta quasi mai definita; · il bisogno ed il desiderio di raggiungere la consapevolezza del percorso che ci compete. Il tutto riferito all'inevitabile conclusione del cammino, ove attende inesorabile e paziente la grande ignota, la morte. Le tre domande costituiscono un'oggettività comune a tutti gli uomini, anche se i contenuti delle risposte sono unici e peculiari per ogni singolo individuo. Quali possano essere le ragioni dell'esistenza di tali punti essenziali, e quali le finalità: solo nel segreto della coscienza di ciascuno è reperibile la coerente individuale risposta al quesito. Ulteriori approfondite informazioni sull’argomento sono reperibili alla voce "Lavoro" Massonico (v.).


Tre puntiAbbreviazione massonica (\) che, secondo vari studiosi, proviene da un simbolismo antichissimo risalente all’epoca in cui i Collegi dei Saggi si riconoscevano per quelli del Nord (\ un punto in alto e due alla base) oppure del Sud (un punto alla base e due in alto Q); venne usato per la prima volta in Massoneria in una circolare del 12 agosto 1774 del Grande Oriente di Francia. I T. sarebbero anche il simbolo di vari concetti, quali "Passato-Presente-Futuro", "Libertà-Uguaglianza-Fraternità". Essi hanno anche riferimento con il Compasso (v.) aperto, di cui il punto di testa rappresenta il Sole, datore di vita, e gli altri due la duplice polarità universale. Rappresentano anche le tre Persone che non formano unità se non in Dio. Infine ricordano le tre facoltà della ragione, della memoria e della volontà; l’attivo il passivo ed il neutro; l’occultazione del Triangolo (v.).


TrediciNel linguaggio misteriosofico è il numero della morte e della rinascita, della proprietà e dell’eredità. Viene di norma considerato come un numero negativo, in quanto indicherebbe il fatale cammino verso la morte. Nell’ultima Cena gli Apostoli erano T., ed anche la Qabbalah considera tale numero quello del male; infine il tredicesimo capitolo dell’Apocalisse di Giovanni tratta dell’Anticristo.


TrentatreNumero simbolico dell’ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.), esotericamente si configura come la somma di un triplice Denario e di un Ternario. Essendo il Dieci (v.) simbolo della perfezione immanente, moltiplicato per tre configura i tre mondi fisico, astrale (o psichico) ed eterico (o spirituale). Il Tre (v.) simboleggia la perfezione trascendente, cioè di quel mondo divino che sta oltre ed abbraccia le tre modalità precedenti. Ne consegue che il T. rappresenti simbolicamente la perfezione totale, idea forza che l’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim (v.) annette a numeri simbolici più elevati, secondo i parametri aritmosofici non meno legittimi, soggettivamente e convenzionalmente, di quelli di norma considerati dall’esoterismo.


TriadeDenominazione di una società segreta cinese che conterebbe tuttora numerosi adepti. Si radunano in un Tempio denominato "Città dei Salici", dove il salice è considerato simbolo dell’immortalità. In tale Tempio vengono celebrate le cerimonie di iniziazione. I dignitari che sovrintendono ai lavori sono: 1) Tai-ko (Grande Fratello); 2-3) Eul-kol (sono due, e corrispondono ai Sorveglianti); 4) Sien-Kang (Cerimoniere); 5) Sisn-Fong (Copritore); 6) Sseu-Tai (Segretario); 7) Hong-Kuan (Oratore).


Triangolo: Poligono di tre lati, quindi con tre vertici. Come simbolo massonico, è presente nel Tempio sotto la denominazione di Delta Luminoso (v.). Nella tradizione pitagorica, in cui si manifesta come Tetraktys (v.), il T. simboleggia l’ascesa dal molteplice all’Uno, mentre in quella cristiana rappresenta la Trinità divina, archetipo della struttura triadica dell’essere, che si sostanzia in pensiero, amore e potenza. Nell’ambito massonico il T. va interpretato soprattutto come vettore direzionale, nella cui verticalità apicale simboleggia il Lavoro, la dynamis, rivolto alla gloria del G.A.D.U. (v. Tre). Il Wirth sostiene che, secondo la peculiare interpretazione alchemica, nell’ordine delle figure chiuse, il T. si colloca tra il cerchio ed il quadrato, da cui si può dedurre che rappresenti un’entità intermedia tra la sostanza quasi astratta, ovvero spirituale, e la materia che ricade invece sotto i nostri sensi. In pratica il T. diviene il simbolo degli elementi occulti. Questi sono astrazioni intelligibili che sfuggono completamente alle nostre percezioni fisiche, da non confondersi con le cose elementari che sono gli effetti, mentre gli Elementi (v.) rappresentano la causa. D’altro canto ogni aspetto della materia non potrebbe essere che il risultato di un equilibrio realizzato tra gli stessi elementi, che si oppongono due a due, come indicato nella figura. Ciò vuol significare che l’Aria, leggera e sottile, alleggerisce, controbilanciando l’azione della Terra, pesante e spessa, che appesantisce. Fredda ed umida l’Acqua contrae, d’altra parte, quello che il Fuoco secco e caldo dilata. Il simbolo del Fuoco ricorda la fiamma protesa verso l’alto e che termina a punta. Allude quindi ad un moto ascendente, di crescita o dilatazione, ad un’azione centrifuga, invadente e conquistatrice. Di per sé il Fuoco ha le tendenze impetuose dell’energia maschile. Incita alla collera e sarebbe portatore di distruzione se non fosse moderato dagli altri elementi combinati. Alla forza ascensionale del fuoco si oppone in primo luogo l’Acqua, che scorrendo verso il basso va a riempire ogni spazio cavo o vuoto. Rinsalda cioè quanto il Fuoco dilata. La sua è quindi un’azione centripeta o costrittiva, che invece d’elevarsi verticalmente come il Fuoco si spande in orizzontale. Tende così al riposo, alla calma, il che consente di accostare la sua passività alla dolcezza femminile. A giudicare dal suo ideogramma " A ", l’Aria non sarebbe che un Fuoco bloccato nella sua ascesa, soffocato, spento dalla barriera orizzontale che attraversa il triangolo igneo decapitandolo. Non resta altro che fumo, vapore e gas, sostanze che si diluiscono espandendosi in tutte le direzioni, alla maniera dell’Acqua. Quanto alla Terra, essa è un’acqua inspessita che non scorre più, e realizza la completa inerzia allo stato solido.


Triangolo delle Bermuda: "Giovedì 13 settembre: in questo giorno, all'inizio della notte, gli aghi delle bussole si spostavano verso Nord Ovest, ed alla mattina volgevano alquanto verso Nord Est (...). Sabato 15 settembre: al cominciar della notte videro cadere dal cielo una stupenda striscia di fuoco, a quattro o cinque leghe dai navigli (...). Lunedì 17 settembre: i piloti fecero il punto, e riconobbero che le bussole non indicavano la giusta direzione, ed i marinai se ne stavano timorosi e accorati, e non dicevano alcunché. L'Ammiraglio se ne accorse, ed ordinò ai piloti che allo spuntar del giorno tornassero a fare il punto e, preso il Nord, trovarono che gli aghi erano buoni". Questi incidenti di navigazione sono tratti dai Giornali di Bordo di Cristoforo Colombo, scritti mentre era in rotta per il Nuovo Mondo. In quei giorni le tre caravelle navigavano nel bel mezzo di un triangolo di mare delimitato a nord dalle attuali Bermuda, a ovest dall'isola di Grand Bahama ed a sud da Portorico. Fu forse proprio allora, in quel lontano settembre 1492, che ebbe inizio la sinistra fama di quella zona, ora nota come Triangolo Maledetto o T.B., un luogp dove le bussole smettono di funzionare e meravigliose strisce di fuoco cadono dal cielo. Ma la storia ha anche un secondo inizio, molto più recente. Alle ore 14 del 5 dicembre 1945 cinque aerei TBM Avengers della marina americana partirono dalla base di Fort Lauderdale (Florida) per un'esercitazione di tiro al bersaglio. La squadriglia puntò verso est, in direzione delle Bahamas, raggiunse il bersaglio, completò l'esercitazione ed imboccò la strada del ritorno. Od almeno credette di imboccarla. Alle 15.15 infatti la torre di controllo di Fort Lauderdale ricevette un messaggio dal comandante, il tenente Charles Taylor. "Chiamo la torre. Emergenza. A quanto sembra siamo fuori rotta. Non riusciamo a vedere la terra …" E ancora: "Non sappiamo la nostra posizione! Non sappiamo dove sia l'ovest… Qui non funziona più niente… Anche il mare non è dove dovrebbe essere!". La base di Fort Lauderdale ricevette qualche altro confuso messaggio: "Tutte le mie bussole sono guaste""Non so dove ci troviamo""Nessuna terra è in vista". Le comunicazioni, sempre più disturbate e contradditorie, continuarono fino alle 16. Poi, più niente. Un apparecchio da ricognizione fu inviato immediatamente sulla zona dove gli aerei avrebbero dovuto trovarsi. Era un grosso Martin Mariner. L'apparecchio inviò un messaggio a proposito dei venti che soffiavano con intensità al di sopra dei 1800 metri. Furono le ultime parole del suo comandante, il tenente Kane. Anche il Martin Mariner interruppe ogni contatto con la base, senza alcuna apparente ragione. Trecentosette aeroplani, quattro cacciatorpedinieri, diciotto vedette della guardia costiera, centinaia di aerei ed imbarcazioni private, parteciparono alla più colossale ricerca della storia. Novecentottantacinque miglia quadrate di mare furono perlustrate palmo a palmo, ma non fu rinvenuta nessuna traccia (macchie di olio, zattere di salvataggio, relitti galleggianti od altro) che potesse far pensare ad un incidente. La commissione d'inchiesta che si occupò del caso non espresse un parere. Ascoltò cinquantasei testimonianze in quattordici giorni di udienze; esse vennero verbalizzate e il caso fu chiuso. Per la cronaca, il 18 Maggio 1991 la stampa ha dato ampio risalto al ritrovamento della squadriglia perduta, dichiarando così definitivamente risolto il mistero; qualche giorno dopo però la notizia è stata smentita: i relitti rinvenuti nelle profondità marine appartenevano ad aerei più recenti. Precedenti davvero burrascosi, ma fu dopo questo incidente inesplicabile che si cominciò a collegare quel tratto di mare con altre sparizioni dall'apparenza inquietante avvenute in passato. Nel 1800 la U.S.S. Pickering sparì tra la Guadalupa e Delaware; nel 1814 la U.S.S. Wasp scomparve nei Caraibi; e poi il Grampus, la Maria Celeste, l'Atlanta. Un'infinità di navi o inghiottite dal nulla oppure ritrovate, come la Rosalie, completamente vuote, abbandonate senza apparente ragione dall'intero equipaggio. Dopo quel fatidico 5 dicembre, le sparizioni non accennarono a diminuire. Nel libro Without a Trace (Senza Traccia) Charles Berlitz, uno dei principali studiosi dell'argomento, elenca 143 tra navi ed aerei svaniti nel nulla in quella misteriosa zona di mare. Sempre Charles Berlitz che, nel suo primo libro sull'argomento The Bermuda Triangle (Il Triangolo delle Bermuda, 1974), elenca le possibili spiegazioni date da vari studiosi del fenomeno delle sparizioni. Eccone alcune tra le più affascinanti: le navi sono state rapite dagli UFO, l'ipotesi è stata ripresa nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo: ricordate che all'inizio gli apparecchi Avenger scomparsi riappaiono dopo quasi 40 anni in deserto del Messico? La presenza di armi mai disattivate costruite da una civiltà precedente alla nostra e dotata di una tecnologia infinitamente superiore; esperimenti militari condotti dal governo americano (il segretissimo esperimento di Filadelfia per rendere invisibile le navi a mezzo di campi magnetici); deformazioni spazio-temporali o addirittura magia nel senso tradizionale del termine. Il libro di Berlitz ottenne un successo straordinario, ed il suo autore diventò d'improvviso celebre e ricco. Anche il Triangolo delle Bermuda balzò all'improvviso alla ribalta. Al misterioso tratto di mare si ispirarono numerosi film (generalmente piuttosto brutti); insomma, il Triangolo diventò un vero e proprio affare. Un libro fu pubblicato nel 1975 da Lawrence David Kusche, intitolato The Bermuda Triangle Mystery Solved (Risolto il mistero del Triangolo della Bermuda), un anno dopo quello di Berlitz. L'autore vi afferma che nessuna sparizione avvenuta nel Triangolo è più misteriosa di tante altre avvenute nel mare. Con grande meticolosità esamina gli avvenimenti misteriosi caso per caso, a partire da quello di Cristoforo Colombo, e trova delle spiegazioni razionali. Fa rilevare che fu Colombo stesso a trovare una spiegazione (un pò semplicista, in verità) per lo strano comportamento notturno degli aghi della bussola. Nei suoi diari Colombo scrisse infatti: "E ciò fu perché non si muovono gli aghi, ma la Stella Polare". Per quanto riguarda la scomparsa degli Avenger, Kusche asserisce che si è trattato di una serie di sfortunate coincidenze. I piloti erano allievi, che non conoscevano ancora bene i loro apparecchi; secondo gli interrogatori della commissione d'inchiesta il loro comandante, il tenente Taylor, avrebbe chiesto di essere sostituito nella missione, probabilmente perché non stava bene. Per quanto riguarda il Martin Mariner, sarebbe precipitato forse proprio a causa dell'estrema turbolenza segnalata dal comandante stesso. Kusche ce la mette tutta a demolire le ipotesi fantasiose. Ricorda che nel mondo esistono altre zone pericolose come il Triangolo delle Bermuda: in Giappone ce n'è una analoga, il"Triangolo del drago". Percentualmente, le sparizioni registrate non sarebbero più numerose di quelle che avvengono in altri tratti di mare naturalmente pericolosi (a causa di correnti, venti, ed altro). Ma è proprio questo impegno addirittura maniacale a rendere il suo libro poco convincente. Insomma, sembrano quasi più plausibili le spiegazioni impossibili di Berlitz che quelle possibili di Kusche.


Tribù ebraicheLe dodici tribù in cui si divise il popolo ebraico nel 1900 a.C. prendevano il nome dai dodici figli di Giacobbe, ovvero: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Isacar, Zabulon, Dun, Neftali, Gad, Aser, Giuseppe e Beniamino. Esse costituivano una specie di federazione, il cui unico legame era rappresentato dalla fede nello stesso Dio. In caso di pericolo la guida delle tribù era assunta dai Giudici. Le tribù, che avevano il loro centro presso l’Arca dell’Alleanza (v.), furono riunite sotto il regno di Saul verso il 1030 a.C.


Trimurti: Nome attribuito alla trinità indiana, formata dalla fusione delle tre divinità Brahma, Visnù e Siva, rappresentanti rispettivamente i principi della creazione, cella conservazione e della distruzione. La T. è sorta in ambiente induista, nel tentativo di ridurre il politeismo indiano ad un'unica divinità.


Trinomio: Rappresenta la sintesi dei più importanti princìpi propugnati dalla Libera Muratoria ed ostentati all'ara del Tempio, ovvero la Libertà, l'Uguaglianza e la Fratellanza, unitamente a quello forse più ribadito per la sua essenzialità: la Tolleranza. Essi sono: · 1) La Libertà: è potere di decisione autonoma, di azione secondo la propria volontà, incondizionata da vincoli, obblighi, impegni o limitazioni dispotiche, norme o sistemi tirannici. É quindi condizione di chi è libero nei movimenti, non essendo né schiavo né prigioniero, neppure in senso figurato. É potere d'azione nell'ambito d'una società organizzata, secondo la propria convinzione e volontà, naturalmente agendo entro i limiti definiti dalle leggi od i princìpi comunque riconosciuti validi dalla società stessa in cui si opera. · 2) L'Uguaglianza: è il principio per cui tutti gli uomini sono considerati simili, di pari dignità, valore ed importanza, senza distinzioni o privilegi, specie davanti alle leggi dello stato. É il principio per cui a tutti gli uomini dev'essere assicurata la libertà dal bisogno, ponendoli così in una condizione di parità reale e non solo formale. · 3) La Fratellanza: è reciproco sentimento di amicizia ed affetto, veramente fraterno, è legame stabilito tra chi combatte sotto una stessa bandiera o per la medesima causa. É accordo profondo, spirituale, tra persone non necessariamente legate da vincoli di parentela. In aggiunta al T. è importante per la Libera Muratoria il principio della · Tolleranza: è capacità di sopportazione per quanto è, o potrebbe rivelarsi, dannoso o sgradevole per noi. É disposizione d'animo per cui si ammette, senza ostentazioni di contrarietà, che qualcun altro professi un'idea, un'opinione, una religione, una politica, diversa od addirittura contraria alla nostra. In breve, essa è incondizionata accettazione di un disteso rapporto con il diverso, anche del più occulto rovescio d'una medaglia. Indubbiamente valida la loro sintesi, ben espressa da una nota massima voltairiana: "Sono pronto ad ascoltare con grande attenzione le tue idee, specie allorché sono in contrasto con le mie. Così come sono sempre pronto a versare il mio sangue perché tu possa liberamente esprimerle". Sono princìpi indubbiamente molto nobili, che la Massoneria speculativa dei "Moderns" ha fatto propri, avviandosi ad ammettere, ad accettare" "tra le proprie fila, quanti muratori, costruttori ed architetti non erano affatto. Questo nell'intento di rendere più attuale, pratica ed attraente, un'istituzione che stava abbandonando la strada dell'operatività degli "Antients", dei Massoni costruttori di Cattedrali, ovvero dei nostri predecessori, dei nostri antenati, onde tentare d'operare su allora moderni piani e livelli, decisamente ben più sottili che mai nel suo pur glorioso passato.


TriregnoL’antico copricapo greco denominato Tiara (v.), verso la fine dell’VIII secolo venne adottato dai pontefici della Chiesa di Roma. Di forma conica, all’inizio era decorato da una sola corona, simbolo del Regno, poi da due e, dopo Bonifacio VIII (1294-1303) da tre, assumendo il nome di T.


Trismegisto: Detto anche Trimegisto, termine avente il significato di tre volte grandissimo. Epiteto riferito ad Ermete, dal greco Hermes, per i latini Mercurio, che sarebbe il nome attribuito dai Greci antichi a Thoth, il Dio egizio lunare, patrono delle scienze, e considerato l’inventore della scrittura geroglifica (v.), detta "Parola Divina". Era raffigurato antropomorfo, simile all’uomo, con il capo dell’ibis, uccello a lui consacrato, e portava sul capo il crescente lunare. Ermete Trismegisto (Hermes Trismegistos), considerato dai filosofi stoici la personificazione della parola, o logos, in cui si racconta una Cosmogonia accentrata sulla creazione dell'uomo, tendente a chiarire la sua condizione attuale di incarnato vivente, nonché la condizione imprescindibile per la sua totale e definitiva liberazione spirituale, ovvero al completamento della sua "evoluzione", conseguibile soltanto attraverso la reale e completa conoscenza della natura propria e di quella Divina. Sembra ormai accettato dagli studiosi il fatto che Ermete sia vissuto in Egitto, "forse" come uomo, nei tempi primordiali, probabilmente all'inizio delle prime dinastie, quindi molti secoli prima di Mosé. Alcuni lo inquadrano addirittura come contemporaneo di Abramo. Secondo alcune antiche tradizioni ebraiche, Abramo avrebbe addirittura attinto da Ermete buona parte delle conoscenze mistiche per cui ci è noto. Resta il fatto che l'intera cultura, tradizione e teologia dell'antico Egitto sono impregnate dalla saggezza della sua dottrina, adottata e diffusa poi in tutto il mondo conosciuto alcuni millenni prima della nostra era. Ermete risulta essere un nome generico, designante al contempo un uomo, una casta ed un Dio. Come uomo, Ermete T. viene considerato grande iniziato e primo grande iniziatore dell’Egitto. Come casta, rappresenta il sacerdozio, depositario delle Tradizioni più occulte. Come Dio, egli è Mercurio, assimilato ad una categoria di spiriti iniziatori divini, così da presiedere alla regione sovraterrestre dell’iniziazione celestiale. Tutte queste cose, nell’economia spirituale del mondo, sono legate insieme da un filo invisibile, da affinità segrete, ed il nome Ermete T. é talismano che li riassume, come pure suono che lo evoca. È da questo peculiare aspetto che trae origine il suo immenso prestigio. Ermete T., tre volte maestro, veniva così definito dagli antichi greci, discepoli degli Egizi, poiché riconoscevano in lui il Re, il Legislatore ed il Sacerdote, avendolo eletto a simbolo dell’epoca magica in cui sacerdozio, legislatura e regalità si trovavano raggruppate in un unico corpo di governo. Un fenomeno unico nella storia dell’uomo, caratteristica di un’era che Manetone ha definito"Regno degli Dei". Gli Egizi attribuivano ad Ermete T. ben 42 volumi, tutti trattanti la scienza occulta, quale la dottrina del Fuoco-principio e del Verbo-luce, racchiusa nella sua visione che resterà centro e vetta della stessa iniziazione egizia. Sarebbero libri concernenti l’astrologia, la magia e la filosofia religiosa (teosofia), tutte branche misteriose attribuite od almeno rivelate da Ermete T., tramandate in termini oscuri, il cui pensiero risulta sempre di ardua penetrazione. Rivelano comunque un sicuro rapporto tra l’Ermetismo e lo sviluppo della Gnosi, pagana prima e cristica poi. Secondo Maspero, la teologia risulta decisamente e rigidamente monoteista in tutti i testi risalenti ai tempi dell’antico impero, quindi anche nella dottrina ermetica. Dio è l’Uno unico, esiste per essenza ed è il solo che viva in sostanza. È il solo generatore nel cielo e sulla terra che non sia generato. Padre, madre e figlio ad un tempo, egli genera, partorisce e perpetuamente è. Suoi principali attributi sono immensità, eternità, indipendenza, onnipotenza ed illimitata bontà. Edoardo Schuré nel suo dotto volume "I grandi Iniziati", cita quanto Asclepio, discepolo di Ermete, ci trasmette degli insegnamenti del tre volte Maestro: "Nessuno dei nostri pensieri potrebbe mai concepire Dio, così come nessuna lingua può definirlo. Incorporeo, invisibile, senza forma, inconcepibile da parte dei sensi. La breve regola del tempo non può misurare l’Eterno. Egli è ineffabile, e può infondere a pochi eletti la facoltà di trascendere le cose naturali, e percepire il lontano irradiarsi della sua suprema perfezione. Quegli eletti non sapranno mai trovare parola alcuna per tradurre in linguaggio comprensibile ai più la visione immateriale che li ha resi esultanti nella Luce. Potranno unicamente spiegare all’umanità le cause secondarie della Creazione, che passano sotto i loro sguardi come immagini della vita universale, ma la causa prima resterà celata nelle loro menti e nei loro cuori, essendo comprensibili unicamente attraverso la morte". La morte del Maestro vi viene descritta come la dipartita di un Dio: "Vide Ermete l’insieme delle cose, e avendo veduto comprese, avendo compreso aveva il potere di manifestarsi e rivelarsi. Quel che pensò egli scrisse, quel che scrisse in gran parte nascose, tacendo con saggezza pur parlando, affinché l’umanità futura ricercasse queste cose. Poi, ordinato ai suoi fratelli Dei di fargli da scorta, egli salì alle stelle". Quando si accenna ad Ermete T., non si può ignorare la famosa "Tavola di Smeraldo" (v.) a lui attribuita, nota anche come smeraldina o smaragdina. Come precedentemente accennato, dal concetto filosofico scaturito dai principi enunciati da Ermete T., è nata un'importante dottrina di natura profondamente esoterica, nota come Ermetismo (v.).


TriteismoTermine che definisce un’eresia trinitaria che ammetteva in Dio non solo le tre distinte persone, ma anche tre diverse nature. Sorta nel VI secolo per opera di un religioso di nome Filopomo, venne in seguito rispresa da vari teologi, tra i quali Gioachino da Fiore (1135-1202), la cui dottrina fu condannata nel 1215 dal Concilio Lateranense IV (v. Gioachimiti).


TroiaAntica città, capitale della Troade (Turchia), i cui resti furono localizzati sulla collina di Hisarlik, presso l’imbocco sud-occidentale dei Dardanelli. Una serie di campagne di scavi condotta da H. Schliemann tra il 1870 ed il 1890, pare abbia dimostrato trattarsi della T. omerica. In seguito le esplorazioni archeologiche furono continuate dal Dörpfeld (1893-94) e da Blegen (1932-38), ed i sette livelli identificati da Schliemann divennero ben 46, come conseguenza delle sempre più accurate analisi dei dati di scavo e della stratigrafia, che verificarono una continuità d’insediamento dall’antica età del bronzo sino al periodo ellenistico e romano, allorché venne edificata la città di Ilium novum. Omero aveva ricordato precedenti distruzioni di T., prima di quella degli Achei. Di fatto i primi cinque strati degli scavi appartengono alla prima età del bronzo, dalla fine del IV a quella del III millennio a.C.: T. era un centro saldamente fortificato, e la cultura dei suoi abitanti, che presenta connessioni con quelle egee di Lesbo e di Lemno, era di livello piuttosto elevato. Particolarmente prospera appare la città del II strato, cui va riferito il tesoro di gioielleria e di vasellame che lo Schliemann attribuì a Priamo, e che appare distrutta da un violento incendio. I tre strati successivi appartengono alla stessa cultura, ma testimoniano una fase di decadenza. Comunque dopo il 2000 a.C. la città fortezza fu occupata da un altro popolo, che conosceva il cavallo, e che sviluppò un’intensa attività edilizia, costruendo tre successive cinte di mura con portali e torri di difesa. La città del VI strato fu distrutta, verso il XIV secolo a.C. da un rovinoso terremoto, ma i superstiti proseguirono la loro cultura. Il VII strato, che presenta tracce d’incendio e di violenta distruzione, va quasi certamente identificato con la T. omerica. La città fu comunque rioccupata e ricostruita dai superstiti (strato XVII b), su cui però s’impose (strato XVII b2) il dominio di una popolazione primitiva, probabilmente proveniente dalla Tracia (fine del XII secolo). A questo punto pare che la località sia rimasta abbandonata per circa quattro secoli, fino all’arrivo dei primi coloni greci. La T. greca, resa illustre da un maestoso santuario di Atena edificato sull’Acropoli, seguì il destino della regione: fu distrutta da Fimbria, luogotenente di Mario, come punizione per le sue simpatie per Silla (86-85 a.C.), e subito ricostruita, e prosperò fino al IV secolo d.C. (v. Troia nordica)

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Troia nordica: Plutarco (v.) nel suo saggio "Il volto che appare sulla Luna", aveva ipotizzato che i viaggi di Ulisse si fossero svolti nei mari nordici, ovvero nel Baltico, e che l’isola Ogigia fosse situata nel nord Atlantico. A questo occorre aggiungere che fin, dai tempi antichi, la geografia omerica ha originato problemi e perplessità, poiché si riferisce ad un mondo non sempre confrontabile con la realtà fisica del contesto greco-mediterraneo, presentando numerose ed incomprensibili anomalie. Felice Vinci, un ingegnare nucleare italiano, partendo dalla teoria di Plutarco, da un decennio si è dato ad un ampio monitoraggio delle fonti della mitologia nordica. Pur condizionato dai limitati mezzi disponibili, ha compiute diverse escursioni nelle terre che si affacciano sul mar Baltico, arrivando a conclusioni rivoluzionarie rispetto a quelle ufficiale e storiche. Il Vinci, partendo dalle asserzioni alternative e seguendo la rotta percorsa da Ulisse ed indicata dall’Odissea, dopo la sua partenza dall’isola (identificabile con una delle Fär Oer), ha localizzato la terra dei Feaci, la Scheria, sulla costa meridionale della Norvegia (nell’antica lingua nordica skerja significa scoglio). Partendo ancora dalla costa norvegese, precisi riscontri gli hanno consentito di individuare l’arcipelago in cui Omero colloca Itaca, in un gruppo di isole della Danimarca. Inoltre è riuscito adwpe48.jpg (4480 byte)identificare la stessa Itaca con l’isola danese di Lyo, le cui caratteristiche geografiche e topografiche combaciano perfettamente con le indicazioni omeriche. Quanto ad Ulisse, il Vinci ha individuato significative convergenze tra la sua figura e quella di Ull, guerriero ed arciere della mitologia nordica; inoltre le sue avventure sono localizzabili lungo la costa norvegese, lambita da un ramo della corrente del Golfo, a sua volta identificabile con il mitico fiume Oceano. Nella sua ricerca della Troade, in un’area nel sud della Finlandia, ad ovest di Helsinki, ha identificato molte località i cui nomi ricordano in modo impressionante quelli dell’Iliade, in particolare degli alleati dei Troiani, enumerati da Omero dopo il "catalogo delle navi": Askainen (l’Ascania), Reso, Karjaa (i Carii), Nästi, Lyökki (i Lici), Tenola, Killa (Cilla), Esbo, Kiikoinen (i Ciconi), Aijala, e molti altri ancora. Al centro dell’area così individuata, si trova oggi Toija, un pacifico villaggio finlandese, il cui territorio circostante conferma la precisa coincidenza con le descrizioni dell’Iliade: lo dimostrano tra l’altro l’altura che domina la vallata con i due fiumi, la pianura che raggiunge la costa ed i monti dell’entroterra. Nei suoi due libri pubblicati, Homericus Nuncius e Omero nel Baltico, Felice Vinci ha fuso archeologia e filologia omerica, accumulando una lunga serie di indizi che avvalorano sempre più la sua affascinante ipotesi, per cui ora, per usare un’espressione dell’autore, la parola dovrebbe passare alla vanga dell’archeologia ufficiale (v. Troia).


Tronco della VedovaBorsello o sporta in cui ogni Libero Muratore depone anonimamente la propria oblazione a scopo esclusivamente filantropico (v. Sacco dei poveri). Il T. viene fatto circolare prima della chiusura dei Lavori rituali, di norma, insieme al Sacco delle Proposte Tacite (v.), a cura del Fratello Elemosiniere, e consegnato direttamente al Fratello Oratore che ne controlla il contenuto riferendo alla Loggia il risultato. Le oblazioni, come evidenziato dalle norme del Comportamento (v.), vanno inserite nel T. con la mano sinistra, quella del cuore, il lato spirituale, ed al termine dell’offerta non va mai aperta, dato che dal T. si può anche prelevare se si è in stato di bisogno, una condizione che non va certo ostentata.


TubalcainParola di passo (v.) dell’Apprendista Libero Muratore e, sia nella ritualità delle Obbedienze nordiche che nel rituale del R.S.A.A., anche del Maestro Massone. Il termine, scritto anche Thubalcain, è riportato nell’Antico Testamento, dov’è attribuito al figlio di Lameth, il quale inventò l’arte di lavorare i metalli. In ebraico il termine significa possesso del mondo, e quindi (secondo il Ragon) esprime la potenziale influenza delle dottrine massoniche su tutti i popoli della terra. Negli ultimi tempi è diventato molto diffuso, nell’intero mondo massonico, un distintivo particolare, costituito da una mazza e da due palle da golf, il cui insieme, in lingua inglese, viene denominato "two ball caine", la cui pronuncia corretta (tuubolchein) ricorda proprio la parola di passo T.

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TutankhamonFaraone egizio della XVIII dinastia (ca. 1575-1808 a.C.), figlio di Amenophis III e della regina Tuye, e sposo di Anhesenamon, figlia di Amenophis IV (v. Akhenaton) e della regina Nefertiti. T. salì al trono all’età di nove anni, e morì a diciotto. Durante il suo regno (ca. 1358-1349 a.C.), T. riportò in auge il culto di Amon tebano, dopo il tramonto dell’eresia amarniana. Sovrano di scarsa importanza storica, tantoi da essere quasi sconosciuto, poiché il suo nome era stato cancellato dalla lista dei sovrani dell’Egitto. T. è comunque diventato molto celebre agli inizi del XX secolo, per il ritrovamento da parte di una spedizione archeologica inglese della sua tomba ad ipogeo nella Valle dei Re (26 novembre 1922). La spedizione era guidata da Howard Carter, ispettore dei monumenti dell’Alto Egitto e poi archeologo, ed era finanziata da Lord Carnarvon, deceduto subito dopo la scoperta in seguito ad una banale puntura di zanzara. Si era trattato del ritrovamento di un sepolcro regale ancora sigillato, mai violato da ladri sacrileghi, un caso veramente unico nella storia dell’archeologia. I sigilli egizi erano in argilla, e recavano incisi il nome del sovrano. Sul sigillo era riprodotto uno sciacallo, rappresentante il dio Anubi (v.), e nove personaggi prigionieri, inginocchiati e con le mani legate sulle spalle. wpe3E.jpg (16000 byte)Nella camera funeraria vi erano quattro cappelle di legno dorato, di cui la prima era stata forzata, mentre la seconda portava ancora i sigilli originali. Queste cappelle, incassate una dentro l’altra, custodivano il feretro ed i tre sarcofagi di T. Il feretro era in quarzite, e racchiudeva il primo sarcofago il legno dorato. All’interno di questo vi era un secondo sarcofago ancora in legno dorato, ma molto più ricco del primo. All’interno un ultimo sarcofago, la bara vera e propria, costruita in oro massiccio a 22 carati e pesante ben 1110 kg. nel suo interno la salma mummificata, con la splendida maschera funeraria ormai nota in tutto il mondo. Il faraone era raffigurato come Osiride, dio dei morti, con le mani incrociate strette sui simboli del potere: lo scettro e la frusta. Il capo era ricoperto dall’acconciatura a raggi denominata nemes, ornata con il cobra e l’avvoltoio, i protettori del sovrano. Il ricchissimo tesoro riportato alla luce in sette settimane di intenso lavoro, comprendeva tra l’altro un prezioso vaso di alabastro destinato a contenere profumi, la cui forma rappresenta l’unione del loto e del papiro, piante simboleggianti l’Alto ed il Basso Egitto. Vi erano tre letti rituali, decorati con teste di ippopotamo, di mucca e di leonessa, rappresentanti le dee Amrit, Mehet Uaret (v. figura all’uscita della tomba) ed Iside Mehet. Compito di questi letti era la rigenerazione dell’anima (v. Ka) del defunto. I mobili, le sedie, il trono, i ventagli, i bauli ed i cuscini servivano al sovrano per la sua vita nell’aldilà. Per nutrirsi aveva scatole di cibo raffinato, recipienti di bevande, insieme agli ushabiti, i servitori che svolgevano ogni lavoro per lui. Essendo stato in vita un bravo guerriero, fu munito di carro da battaglia e di armi, così come di materiale scrittorio. Per i momenti di svago venne sepolto con giochi e strumenti musicali. I gioielli rinvenuti nella tomba avevano fini decorativi ma anche poteri magici. La catalogazione dei reperti e la successiva esplorazione metodica e scientifica della tomba di T. proseguì poi per oltre dieci anni. Il suo splendido tesoro è oggi interamente esposto nel Museo del Cairo, insieme al decisamente spettacolare corredo funerario. Hanno fatto notizia sia la scoperta della tomba che i protagonisti di questo avvenimento storico. Oltre all’improvvisa morte di Lord Carnarvon, si registrarono i decessi di altre persone coinvolte nell’apertura della tomba reale. Questi fatti furono associati ad una frase scritta nella tomba di T., che diceva: "La morte si avvicinerà rapidamente a chiunque osi disturbare il riposo del faraone", una frase ovviamente diretta contro i profanatori di tombe. Senonché, proprio a causa della morte di tali persone, avvenute sempre in circostanze particolari (un accidentale colpo di pistola, un suicidio od una caduta), si cominciò a parlare, e se ne parla tuttora in tutto il mondo, della "maledizione di T.".


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