mercoledì 17 aprile 2013

S


Saba, regina diPersonaggio biblico semileggendario (I Re 10, 1-13; II Cronache 9, 1-9) che, indotta dalla fama di re Salomone, si recò a visitarlo con un grande seguito, recando doni preziosi. Forse regina di un regno dell’Arabia settentrionale, come sembra potersi dedurre da documenti assiri, e non del regno dei Sabei (v.). La leggenda della regina di S. ha trovato ampio spazio nel Corano ed in racconti musulmani posteriori. In Etiopia la leggenda è raccolta ed ampliata nel Kebra Nagast (Gloria dei re, XIV secolo, v.), dove la regina è indicata con il nome di Makeda: dal suo incontro con il re Salomone sarebbe nato il figlio Menelik, capostipite della dinastia salomonide, che regnò nell’Amhara. La figura della regina di S. ricorre spesso nella decorazione scultorea di portali di chiese e cattedrali medievali e rinascimentali, come nel gruppo dell’Antelami per il battistero di Parma (1208-1210), la formella del Ghiberti per la porta del paradiso del battistero di Firenze, e la raffigurazione compresa tra le sculture del portico settentrionale della cattedrale di Chartres. Numerose anche le opere ispirate al biblico personaggio eseguite dai pittori Piero della Francesca, Raffaello, Tintoretto, Paolo Veronese e Mattia Preti.


SabactaniParola di origine aramaica, compresa nell’espressione "l’mma s’baktani", pronunciata da Cristo sulla croce. "Dall’ora sesta all’ora nona si stesero le tenebre su tutta la terra. Verso l’ora nona Gesù gridò ad alta voce. "Elì, Elì, l’mma s’baktani", ovvero: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato" (Matteo 28, 45-47).


SabaothTermine ebraico che significa eserciti, che compare nei testi dell’Antico Testamento, in cui Dio è spesso denominato "Yahweh (v.) Sabaoth", ovvero "Signore delle schiere angeliche".


Sabato ebraicoTermine derivato dall’ebraico sabbat, riposo, riferito al settimo giorno della settimana ebraica. Nei calendari assiri sabatu indicava il settimo giorno in cui bisognava astenersi da qualsiasi attività lavorativa, considerata nefasta. Nell’Antico Testamento il S: è interamente dedicato al riposo, in ricordo del riposo di Dio nel settimo giorno della creazione (Genesi 2, 2). Il Comandamento del S. è incluso nel Decalogo (Esodo 20, 9-10; Deuteronomio 5, 14-15) e, nella sua estensione agli stranieri, agli schiavi ed agli animali, aggiunge al carattere di sacralità un nuovo contenuto sociale, ripetutamente sottolineato nel Pentateuco e nei libri profetici. Due trattati della Misnah (v.) sono dedicati alle prescrizioni del S., giorno di allegria, di studio e di riflessione. Il S. costituisce uno dei più sentiti legami degli Ebrei. Nello Stato di Israele il S. è giorno festivo dedicato al riposo civile.


SabbaConvenzionalmente definisce una riunione notturna di streghe, stregoni e maghi in onore del Demonio, considerato il loro blasfemo ispiratore e dispensatore di poteri straordinari. Il nome deriva probabilmente dalla credenza che tali riti fossero celebrati di sabato, sennonché fonti diverse parlano di una sola riunione annuale, convocata nella notte tra fine aprile ed inizio maggio, o comunque poche volte all’anno. Le origini del S. risalgono al paganesimo classico, ma è nel Medioevo, forse come deformazione fantastica dell’attività delle sette eretiche, che si forma un corpo organico di leggende sulle riunioni sabbatiche, nel corso delle quali si sarebbero rappresentate parodie blasfeme della messa cattolica, atti osceni ed orge sessuali.


SabbatariDenominazione di varie sette post-riformate, derivata dalla ripresa dell’usanza del sabato ebraico (v.) festivo, ma con intenti diversi. Infatti alcuni si ricollegarono al significato letterale del testo biblico, come i S. della Transilvania (XVII secolo); altri sottolinearono la funzione del sabato in una nuova visione escatologica, come i S. moravi combattuti da Lutero; altri ancora, sotto l’influenza della propaganda ebraica, riaffermarono la fedeltà alle pratiche tradizionali giudaiche, come i S. finlandesi (metà XVI secolo). Il sabato sostituto della domenica venne riconosciuto anche da alcuni gruppi del movimento battista inglese, iSabbatarian Baptists, creati nel 1631. Altri gruppi S. sono i nuovi israeliti, istituiti da Johanna Southcott alla fine del XIX secolo, ed i Subbotniki (gente del sabato) russi, legati alla rigida osservanza delle pratiche religiose giudaiche.


SabbatianismoMovimento ereticale sorto nell’ambito del giudaismo, fondato dall’agitatore ebreo Shabbetaj Zewi (1625-1676) di Smirne, da cui deriva il nome, e che ebbe il suo teorizzatore nel qabbalista Jizchaq Luria. Punti principali della dottrina sono: l’anima del Messia cade nel Regno delle Tenebre; rinascita del Messia e conseguente restaurazione cosmica; venuta sulla terra del Messia nella persona di Shabbetaj Zevi nel 1625. Dopo un periodo di grande diffusione, la setta, attraverso complesse vicende, si andò sempre più assottigliando, soprattutto a causa di scissioni interne. Da queste nacquero i Convertiti, che professavano segretamente l’Islamismo (v.) e celebravano riti ebraici. Il movimento del S. scomparve del tutto nella seconda metà del XVIII secolo.


Sabbatico, annov. Anno sabbatico.


SabeiNome derivato dall’ebraico Seba di un antico popolo dell’Arabia meridionale. Nella Tavola dei popoli (Genesi 10, 7) i S. sono compresi tra i figli di Kus. Sono poi ricordati (I Re 10, 1-3) come commercianti di incenso, spezie, oro e pietre preziose. Sembra che già nel X secolo avessero costituito un regno fiorente, mantenendo rapporti commerciali con Palestina, Siria, Mesopotania ed Egitto; un indizio di questi contatti sarebbe la leggenda della visita della regina di Saba (v.) a re Salomone. Alla fine del I secolo i S. assorbirono i regni dei Minei, di Qataban e di Hadramaut, formando un unico stato con capitale Maryab, l’attuale Marib. Quando nel VI secolo il re Dhu Nuwas si convertì all’ebraismo, lo stato cristiano di Abissinia invase il regno S. e lo sottomise (525). Espulsi gli Abissini dall’invasione persiana (575), seguì un periodo di anarchia, ed infine i S. furono assorbiti nell’impero islamico. Le abbondanti iscrizioni in alfabeto sudarabico, derivato dal fenicio, in lingua mineo-sabea, si sono rivelate importanti per la storia delle religioni; scarse invece sono le informazioni storiche sui popoli sudarabici. Nell’arte, un carattere particolare, anche se strettamente collegato con la cultura dell’Arabia meridionale, hanno le manifestazioni dei S. L’architettura realizza nel grande tempio di Yeha un monumento originale rispetto ai tipi santuariali sudarabici, che hanno forma essenzialmente ovale. Infatti l’edificio ha pianta rettangolare, con cella a quattro colonne, basamento con blocchi disposti con una struttura piramidale e fregio a testa d’ariete, del tutto simili ai tipi sudarabici. Un gruppo numeroso è quello degli altari con decorazioni a bucrani, teste di leone ed il segno geroglifico Ankh (v.). Nella scultura domina il tipo del personaggio seduto su un trono, come la statua di Hawila Hassaraw. Insieme alla sfinge (Cascasè) ed al collare a pettorale, si riscontrano influssi egiziani, confermati dal ritrovamento di coppe importate di epoca saita. Caratteristici della ceramica sono i sigilli in bronzo con motivi animalistici e lettere.


SabeismoTermine derivato dal nome dei Sabei (v.), che indica una corrente religiosa seguita dagli abitanti di Harrar, in Mesopotania, anche in epoca successiva alla diffusione dell’islamismo. I suoi seguaci, diffusi tuttora in Iran, credono nel Sole come divinità suprema, nella Luna, in Venere, ed in altri astri. Con il termine S. la storia delle religioni indica il monoteismo giudaizzante preislamico, ed il mandeismo (v.).


SabellianismoTermine che definisce una dottrina eretica antitrinitaria fondata da Sabellio di Libia, la cui dottrina si diffuse a Roma tra il 210 ed il 240. Dando un particolare contributo al Modalismo che, originatosi in Asia Minore con Noeto, con Prassea si diffuse in Africa ed in Italia all’inizio del III secolo. IL S., che ebbe particolari sviluppi con Paolo di Samosata, con Marcello di Ancira e con Fotino, si estinse come scuola eretica organizzata entro il V secolo, soprattutto a seguito della scomunica di papa Callisto I (218-223) e delle ripetute condanne emesse da vari Concili nel corso del IV secolo (v. Fotiniani). Poiché i seguaci del S. ammettevano solo la monarchia, ovvero l’unità sia della persona che della natura divina, l’eresia venne denominata Monarchismo, mentre i cristiani ortodossi li chiamarono Patripassiani, poiché affermavano che il Padre aveva sofferto nella persona del Figli. Secondo la dottrina del S., Dio è un’unica Persona invisibile (Monade) che assume nomi diversi a seconda dei diversi aspetti in cui si manifesta: in quanto Creatore del mondo è Verbo, in quanto si rivela nell’Antico Testamento è Padre, nell’incarnazione è Figlio, e come santificatore nell’opera di illuminazione degli Apostoli è Spirito Santo.


SabellioReligioso cristiano di incerta origine, forse libica (III secolo d.C.), la cui dottrina si diffuse a Roma all’incirca tra il 210 ed il 240 d.C., e dal suo nome prese la denominazione di Sabellianismo. Tale dottrina diede un particole contributo all’eresia trinitaria del Modalismo (v.) che, originatosi con Noeto nell’Asia Minore, si diffuse all’inizio del III secolo in Africa ed in Italia con Prassea. Il Sabellianisno, che ebbe sviluppi particolari con Paolo di Samosata (III secolo) e con Marcello di Ancira e Fotino (IV secolo), si estinse come scuola eretica organizzata entro il V secolo. Secondo S., Dio è un’unica persona invisibile (Monade, v.), che assume nomi diversi a seconda dei diversi aspetti in cui si manifesta: in quanto creatore del mondo è Verbo, in quanto si rivela nell’Antico Testamento è Padre, nell’incarnazione è Figlio, e come santificatore delle anime è Spirito Santo.


Sacco dei poveriSporta o borsello nella quale i Massoni depongono anonimamente le loro oblazioni prima della chiusura dei Lavori rituali nel Tempio. La raccolta delle oblazioni rappresenta un dovere massonico, ed ha finalità esclusivamente filantropiche (v. Tronco della Vedova).


Sacco delle Proposte Tacite: Borsello o sporta in cui il Libero Muratore depone, con modalità di assoluto rispetto dell’anonimato, proposte (p. es. di Aumenti di Salario o passaggi di Grado a favore di Fratelli giudicati meritevoli), istante e richieste rivolte alla Loggia cui appartiene. Il S. viene fatto circolare prima della chiusura dei Lavori rituali, di norma, insieme al Tronco della Vedova (v.), a cura del Fratello Elemosiniere, che deve curarne la differenziazione. Va poi consegnato direttamente al Maestro Venerabile, che ne controlla con cura il contenuto. Le proposte, come evidenziato dalle norme del Comportamento (v.), vanno inserite nel S. con la mano destra, il lato maschile e della materia (v. Rebis), ovvero della ragione, dell’intelletto e della mente; e la mano va visibilmente aperta dopo l’operazione, a dimostrazione che nulla è stato tolto di quanto eventualmente deposto da altri.


Sacra RotaDenominazione comune ma impropria del Tribunale della Rota Romana, il più noto dei tribunali pontifici. Costituita nel Medioevo la S. svolge le funzioni di tribunale d’appello e di ultima istanza per le cause di annullamento matrimoniale, come per tutte le cause di competenza dei tribunali ecclesiastici, tranne quelle di beatificazione e di canonizzazione. È anche competente in cause riguardanti i regnanti, o coloro che detengano il potere più alto dello Stato. Il tribunale della Rota Romana, presieduto da un decano e formato da ecclesiastici specialisti nel campo del diritto canonico, funziona con turni (o sezioni) di tre giudici. Oltre ai giudici ed al personale di cancelleria, operano presso la S. i difensori del vincolo ed il promotore di giustizia, una figura paragonabile al pubblico ministero. Presso la S. è istituito lo Studio Rotale, una scuola dove di norma insegnano gli stessi giudici rotali, che serve alla preparazione dei futuri avvocati rotali. Anche gli avvocati fanno parte in senso lato del tribunale, in quanto sono sottoposti alla specifica normativa del rotale stesso.


Sacra VehmeDenominazione di una società segreta, una specie di tribunale, dove il termine sacra deriva dal fatto che operava nell’ambito del Sacro Romano Impero, mentre Vehme fa parte del tedesco antico e significa "pena". Secondo uno tra i più antichi documenti (1230) che ne tratta i compiti, doveva giudicare "tutto quanto si fa contro Dio, contro l’uomo e contro i Comandamenti". Adottava procedimenti molto rapidi, e pronunciava sentenze quasi esclusivamente di pena capitale. I condannati venivano appesi ad un albero, sul cui tronco, dopo l’esecuzione, veniva piantato un coltello per rendere pubblica la sentenza. Gli adepti avevano adottato una parola d’ordine ed un linguaggio occulti. La società fu formalmente abolita nel 1811 da Napoleone Bonaparte.


Sacralità: Qualità di quanto è sacro o sacrale. La Massoneria considera la S. come condizione spirituale da introdurre nel tempio attraverso la spoliazione dai metalli, operazione cui deve sottoporsi ogni adepto nella Sala dei Passi perduti, prima di accedere ai Lavori rituali. Un'azione individuale realizzabile mediante la concentrazione e la meditazione. Con la successiva squadratura tale azione viene completata, ed il tempio diventa "consacrato". I lavori vengono poi eseguiti in quel clima diventato sacro, ed ogni sua fase dovrà rispettare appieno tale condizione, semplicemente rispettando le regole ed i principi muratori. Y (G.O.I.) Le esperienze che viviamo sono sempre legate a nostri modi di essere, dei quali possiamo essere coscienti in varia misura. Più consideriamo in profondità i modi di essere, maggiormente ci appare svelato il mistero delle profondità della Vita. É allora che compare la coscienza della S., che è un modo di considerare noi stessi in rapporto alla Vita. Vivere in coscienza la S. è un modo di essere che non dipende dagli eventi, ma piuttosto da una conquista della nostra stessa coscienza. La S., oltre a dare un particolare significato al nostro modo di essere, ci consente di entrare in sincronismo con i ritmi della Vita, facendoci concepire la Ritualità.


SacramentariDenominazione attribuita nel 1524 ad alcuni teologi della Riforma (v.) protestante, tra i quali Zwingli (v.) e Carlostadio, che negavano la presenza di Cristo nell’Eucarestia (v.). Essi sostenevano che allorché Cristo riferendosi al pane aveva detto "Questo è il mio corpo", per pane intendeva soltanto la Fede ed il Vangelo. Martin Lutero (v.) stesso sconfessò tale interpretazione con l’opera Confessione della cena di Cristo (1528), in cui sosteneva la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia, anche se negava la Transustanziazione (v.) accettando invece la Consustanziazione (v.).


SacramentoTermine usato nel cristianesimo per indicare un segno sensibile ed efficace della Grazia divina, istituito da Gesù Cristo. In origine il termine venne impiegato da Tertulliano per indicare il battesimo, la cresima e l’eucarestia, e poi esteso dai Padri della Chiesa (v.) anche alla penitenza, all’estrema unzione, all’ordine ed al matrimonio. Per i Romani sacramentum indicava il denaro dell’aerarium consacrato alla divinità, nonché il giuramento militare. Nella storia delle religioni, il S. è un atto rituale con il quale i fedeli partecipano della vita soprannaturale divina, presupponendo la possibilità di colmare la distanza tra uomo e Dio attraverso il compimento di un rito; perciò il concetto di S. manca nelle religioni prive di ritualità, come l’islamismo ed il confucianesimo, ed anche nelle religioni nazionali politeiste (greca, romana, babilonese, ecc.), che mantengono un rapporto di distinzione tra uomo e Dio. Nei misteri classici sono previste abluzioni od immersioni (culti di Mithra ed Iside), pasti di comunità (culti di Dioniso, Cibele e Demetra), a volte in forma di imitazione, come nel caso dei misteri eleusini. Nel Nuovo Testamento non si hanno specifiche testimonianze sei singoli S,. fatta eccezione per il battesimo e l’eucarestia. Tuttavia la Chiesa cattolica fa risalire l’istituzione di tutti i S. all’epoca neotestamentaria, sottolineando il valore della tradizione. Elementi fondamentali del S. cristiano sono il segno e la causa. Nella Lettera ai Romani, Paolo afferma che nel battesimo l’immersione e l’emersione rappresentano simbolicamente la morte e la resurrezione (segno), ed insieme agiscono affinché i catecumeni (v.) muoiano al peccato e vivano nella grazia (causa). Quindi il S. come fatto naturale è causa di effetti soprannaturali. La qualifica di efficacia indica la certezza assoluta che l’applicazione esteriore del S. produca effettivamente la trasmissione della grazia. Contro l’interpretazione dei protestanti che intendono il S. come un segno esterno che ravviva la fede, il Concilio di Trento riaffermò il conferimento della grazia a chi riceve i S. senza interporre ostacoli; precisò gli effetti dei S. necessariamente connessi alla loro natura (conferimento della grazia ex opere operato) e quelli specificatamente conseguiti nei casi concreti; stabilì che i S. che imprimono un carattere (battesimo, cresima ed ordine), possono essere ricevuti una sola volta. Riprendendo precedenti formulazioni del Concilio di Costanza (1418) e di un decreto di Eugenio IV (14399, il Concilio di Trento affermò che i S. sono composti di materia (cose) e forma (parole). Chi amministra i S. deve compiere il rito secondo le intenzioni della Chiesa, ma la sua eventuale indegnità morale non influisce sul valore del S. Abitualmente il ministro è persona qualificata: il vescovo per l’ordine e la cresima, il sacerdote per gli altri; nel matrimonio gli stessi sposi sono considerati ministri. Per il battesimo, in caso di necessità chiunque può essere ministro, purché usi la forma e la materia previste, ed agisca secondo le intenzioni della Chiesa. Per la lecita ricezione dei S. da parte dei fedeli, si richiedono determinate condizioni (come il battesimo per l’eucarestia ed il sesso maschile per l’ordine), la cui mancata osservanza costituisce sacrilegio (v.).


SacrificioTermine che definisce l’offerta di doni ad un dio, ad un essere umano divinizzato come ad un defunto, un evento presente in tutte le religioni. Attraverso la rinuncia ad un proprio bene, che viene offerto o bruciato sul fuoco, si intende rinsaldare, come anche restaurare, un rapporto di comunione con l’essere a cui il S. è dedicato. L’oggetto del S. è reso sacro dallo stesso atto sacrificale. La pratica del S. generalmente prevede tre diverse fasi: · la preparazione in luogo consacrato, effettuata con particolari riti, la consacrazione della vittima e la purificazione del celebrante; · l’azione, ovvero l’uccisione rituale della vittima; · l’uscita, comprendente la desecrazione degli strumenti del rito. Mentre per la teoria animistica il S. è un dono dell’offerente per ottenere in cambio benefici, e per quella totemistica è all’origine un fenomeno di comunione, secondo altri è un dono vivente, offerto alla divinità quando l’uomo deve usare i frutti della terra. Presso i popoli primitivi il S. assume soprattutto la forma di offerta alla divinità delle primizie del raccolto o della caccia, riconoscendo il potere e la proprietà del dio sulle cose, di cui si riscatta l’uso proprio attraverso il S. Presso le culture che riconoscono il sangue come sede della forza vitale, si sviluppa il S. cruento con uccisione di animali e uomini. L’offerta di S. umani avviene in varie forme, tra cui l’antropofagia come conclusione di un’uccisione rituale, destinata a mantenere od a ripristinare l’ordine cosmico. Il S. umano può anche assumere la forma di accompagnamento di un defunto nell’al di là (da parte di mogli o schiavi) o del ristabilimento dell’ordine turbato da azioni sacrileghe, come presso Balti, Slavi e Germani, che seppellivano gli omicidi con il cadavere della vittima. In India la casta sacerdotale brahminica aveva la specifica funzione di celebrare i S. Nel Rgveda il S. è indicato come lo strumento fondamentale per impetrare grazie e benefici dalla divinità. L’ascetismo indiano pre-buddista predicava l’autosacrificio celebrato con la morte nel fuoco, in base alla credenza che il fuoco e la fiamma avessero il potere di rendere gli asceti superiori agli dei stessi o capaci di ottenere grandi benefici. Presso gli Iranici, prima della riforma di Zoroastro, erano diffusi i S, di animali, ma anche l’offerta di fiori e frutta. In seguito si offrì il succo dell’heoma, un liquore inebriante, agli dei celesti e terrestri, a Zarathustra ed agli spiriti dei morti. Presso i popoli semitici il S. consisteva nell’offerta fatta a dio di incensi, cibi e bevande; talvolta i S. erano cruenti, con l’uccisione di animali ed anche di uomini. Anche nell’antica Grecia si verificavano S. incruenti (con l’offerta di primizie, focacce, libagioni di miele, vino, latte, olio o combustione di profumi) oppure cruenti (uccisione di buoi, capre, pecore, maiali od altri animali commestibili). Il sacerdote, coperto di infule e talvolta inghirlandato di fiori, sgozzava la vittima, lasciando colare il sangue sull’ara; le viscere e altre parti del corpo venivano bruciate in onore della divinità, poi sacerdoti ed astanti consumavano il resto. In origine forse anche i Greci praticavano S. umani, come farebbero pensare i miti di Ifigenia, Polissena, Eretteo e Codro. Analogamente, presso i Romani vi erano offerte incruente di farro, miele, vino, latte e focacce. Nei S, cruenti le vittime (tori, buoi, capre, pecore, a volte cani e pesci) non dovevano avere difetti fisici, e venivano dichiarate idonee al S. dopo un loro esame ufficiale. Plinio e Plutarco testimoniano l’esistenza anche di S. umani, sopravvissuti poi solo in forma simbolica. Durante la cerimonia degli Argei venivano buttati nel Tevere ventisette fantocci di paglia, sostituti di antiche vittime umane. . Presso gli Ebrei antichi i S. erano offerti dal sacerdote, che operava per il sacrificante, nei templi più antichi sull’altare, in varie località del paese, più tardi nel solo tempio di Gerusalemme. Vi si praticavano giornalmente tre S.: il quotidiano, il vespertino ed il mattutino. Nell’Antico Testamento il S., atto di obbedienza e mezzo di espiazione, è considerato una forma di comunione tra il sacrificante e Dio, mentre è assente l’idea, diffusa nel mondo semitico, che esso servisse ad alimentare la divinità. Per il cristianesimo, nel S. dell’eucarestia si verifica l’identità della vittima sacrificale con la divinità; la consumazione del corpo di Cristo rappresenta l’incontro mistico tra Dio e la comunità dei fedeli.


SacrilegioProfanazione di un atto di culto, di oggetti o di persone investite di carattere sacro. Costituisce il più grave dei peccati, in quanto contaminazione del sacro (v.). Presso i popoli primitivi, S. era la violazione di un divieto sacro (v. tabù): come l’offesa fatta al totem (v.) del gruppo. In quanto offesa al sacro, il significato di S. è legato all’ambiguità della nozione del sacro: p. es. presso i Lapponi è insieme azione gloriosa e colpa da espiare, per cui il cacciatore viene recluso in un ambiente dove si purifica camminando in cerchio intorno ad un fuoco, prima d’essere riammesso nella comunità. Anche più tardi, nella gnosi e nella mistica ebraica, si riscontrano forme di antinomismo, per cui la violazione della Legge sacra è anche la via di elezione verso la più alta e perfetta forma di santità (seguaci di Carpocrate; Sabbatai Zewi, v. Sabbatianismo); il S. si qualifica così come violazione della legge, ma anche come assunzione in sé dell’elemento sacro. Tale ambiguità è presente anche nel mito di Edipo che, dopo il parricidio e l’incesto sacrileghi, entra nel territorio di Atene in posizione di proscritto, ma anche come fonte di benefici. Successivamente il S. assume significato prevalentemente negativo. Tipici sacrilegi sono il furto di oggetti sacri, l’ingresso il luoghi proibiti (moschee per l’Islam, il Sancta Sanctorum del tempio per gli Ebrei), la presenza di profani alle cerimonie riservate agli adepti (culti misterici), l’uso cultuale di elementi impuri, la mancata osservanza dei rituali, la violazione di tombe e del diritto di asilo. Presso gli antichi Greci e Romani, in relazione al carattere statale della religione, il S. era punito con la morte o con l’esilio. Nell’Antico Testamento si comminava la pena di morte ai violatori del sabato ebraico (v.). Il diritto canonico cattolico distingue tre tipi di S.: reale, che consiste nella profanazione di cose sacre; personale, che consiste nella profanazione e nel trattamento indegno di persone sacre; locale, consistente nella profanazione di luoghi sacri (chiese, cimiteri, ecc.). Il Corpus Iuris Canonici stabilisce pene gravissime contro chi commette S. Nel campo del diritto, in quello romano il termine sacrilegium indicava il furto di cosa sacra. Mentre nell’età più antica era considerato delitto contro la divinità, assunse gradatamente il carattere di reato contro un interesse della comunità e, nel diritto imperiale, fu concepito come furto qualificato. Solo nel tardo impero assunse il significato attuale.


SacroConcetto fondamentale nella storia delle religioni, indefinibile al di fuori della relazione con il suo opposto: il profano. Una fenomenologia del S. ne mette in evidenza le diverse forme di realizzazione storica, il cui carattere comune è la possibilità di essere inerente alle cose più varie: luoghi (templi, santuari naturali), periodi di tempo (festività contrapposte ai giorni comuni, cicli cultuali), azioni (riti, cerimonie), testi pronunciati, tramandati, scritti (miti, preghiere, formule, narrazioni sacre), persone (re divino, sacerdoti, monaci), oggetti (feticci, oggetti sacri. Il S. richiede comunque un comportamento umano particolare, cioè diverso da quello messo in atto di fronte a realtà dello stesso tipo ma non investite da sacralità, come la presenza in un luogo a piedi nudi, a capo scoperto, ecc.). Queste norme nascono dalla convinzione che la sacralità conferisca particolari poteri alle cose ed alle persone in cui ha sede; tali poteri possono assumere forma impersonale (mana), oppure possono originariamente essere in una persona (divinità) che le trasmette alle cose. Il potere del sacro può avere significato positivo o negativo. Nei luoghi S. si possono ottenere particolari benefici, ma se il comportamento richiesto viene violato, accadono conseguenze deleterie, com’è testimoniato dalle credenze nell’infrazione del tabù (v.). Tale ambiguità è presente anche nell’etimologia del termine S. Servio, commentando l’espressione virgiliana auri sacra fames, parla del S. come contaminazione ed orrido per eccellenza, ma anche come purezza e positività rasserenante. Così il greco agioz ha il doppio significato di S. e contaminato. La sacralità è solitamente legata alla presenza di qualità eccezionali od eminenti (monti, boschi, fiumi, come elementi caratterizzanti di un ambiente, momenti significativi nel ciclo delle stagioni o nell’economia del lavoro, persone con posizione sociale dominante). In campo filosofico, in opposizione a profano, S. è ciò che è separato, riservato ad un essere superiore, come la divinità. Il S. indica la caratteristica essenziale del divino, la trascendenza. Le persone o le cose che vengono che vengono messe a disposizione del culto, finiscono per assumere la stessa sacralità e separatezza di Dio. Alla trascendenza è legato anche il senso del mistero, che costituisce l’altra caratteristica del S. Secondo R. Otto, che ha dedicato al S. un’opera fondamentale (Das Heilige, Il sacro, 1917), si tratta di un mistero fascinoso e tremendo. Il duplice sentimento di attrazione e repulsione che accompagna il senso del S., si spiega con il carattere della garanzia soprannaturale offerta dalla religione, che è sempre positiva e negativa. Ovvero il S. si specifica in ciò che è santo e ciò che è sacrilego, prescritto o proibito dalla divinità. La concezione irrazionalistica del S. che traspare in Otto, e prima di lui in Schleiermacher, è estranea alla concezione della trascendenza quale è presente, per esempio, nel tomismo (v.). Al S. si lega qui anche l’idea della perfezione morale, ossia del santo, attributo di Dio, cioè colui che è al di sopra di ogni possibile corruzione.


SadduceiMembri del partito religioso-politico delle classi ricche e dirigenti, nato nel II secolo a.C., il cui nome deriva dall’ebraico Sadduqim, a sua volta derivato da Zadoq. Tale partito era avversario del partito popolare dei Farisei (v.). Durante il periodo degli Asmonei (v.), ebbero una supremazia che in parte mantennero con Erode ed il governo romano, conservando il sommo sacerdozio. Scomparvero poi con la fine dello stato ebraico. Politicamente aperti alle influenze esterne ellenistiche e romane, dal punto di vista religioso erano strettamente conservatori. Secondo Giuseppe Flavio, accettavano la Legge scritta (Torah), ma rigettavano la legge orale accettata invece dai Farisei, con i quali ebbero importanti contrasti giuridici e rituali. Negavano la sopravvivenza dell’anima, la risurrezione dei morti, l’esistenza degli angeli e degli spiriti.


SaggiNell'antica Grecia erano famosi i sette S., ovvero Talete di Mileto, Solone d'Atene, Chilone di Sparta, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene,Cleobulo di Lindi e Periandro di Corinto. Più tardi se ne aggiunsero altri quattro, cioè Anacarsi di Scizia, Ferecide di Sciro, Epimenide di Creta e Misone di Chene. Erano loro attribuite massime di singolare ed acuta saggezza, che arricchendosi passavano rapide da bocca ad orecchio, e tramandandosi di padre in figlio, spesso oscurandosi, ma comunque contribuendo così a mantenere vivi nei cuori umani i più elevati ed immortali fondamenti della morale (v. Saggio).


SaggioFigura tradizionale del sapiente, così come ce la tramanda l’antichità classica, ed in particolare gli Stoici (v.). Il S è dominato dall’apatia e dal distacco rispetto agli avvenimenti esteriori. L’isolamento e l’indipendenza rispetto agli altri esseri umani ne rappresentano le altre due principali caratteristiche, che derivano dal carattere eminentemente contemplativo della sua attività. Molti uomini hanno vantato la propria saggezza, ma i filosofi assicurano che nessun vero S. farà mai sfoggio di tale dote superiore.


SagittarioIn alcuni zodiaci antichi il S. è raffigurato da un centauro, metà uomo e metà cavallo, mentre sta per scoccare una freccia in direzione delle stelle, ponendo quindi la vita nella più grande apertura verso l'universo. Nello zodiaco egizio di Denderah la testa del centauro è bifronte, ovvero quella umana che guarda avanti e leonina volta all'indietro, sintesi dell'unione tra natura animale e spirituale. Nella mitologia esistono molti centauri, buoni e cattivi: fra i buoni il più noto è Chirone, detto il saggio, maestro di Achille, di Giasone e di Teseo e soprattutto di Dioniso, a cui insegnò i misteri che poi presero il suo nome, i misteri dionisiaci. Giove lo innalzò alla gloria delle stelle, assegnandogli la costellazione del S. Il segno del S. ha come glifo una freccia, I, simbolo che sintetizza l'uomo che, attraverso la conoscenza, si trasforma da essere animale in essere spirituale. Il nono segno dello Zodiaco ospita il sole dal 22 novembre al 20 dicembre, ed è segno di Fuoco. I nativi sono sempre in bilico tra vizio e virtù, fra la prepotente sopraffazione e la giustizia. Sono ottimisti, hanno fiducia in sé stessi, sono dotati di entusiasmo, vitalità, intuizione, indipendenza e coraggio. Sono egocentrici che non amano ascoltare, parlano molto, sono mutevoli, talvolta indiscreti, prepotenti ed irresponsabili. Sono portati all'azione ed al moto, e cambiano facilmente opinione. Leali, emotivi, sensuali ma non erotici, orgogliosi, quando puntano ad uno scopo non demordono facilmente, a meno che non intervengano cambiamenti che fanno loro volontariamente cambiare il fine da raggiungere. Dotati di ottima memoria, possono essere superficiali ma mai cattivi nel giudizio, simpatico, accomodante e gradevole. Sono istintivamente tradizionalisti, amano molto viaggiare e conoscere il mondo. Suscettibili di natura, non amano la critica, ne soffrono e lo ricordano a lungo, grazie alla loro già citata ottima memoria. Amano la calma e le comodità, prediligono una vita indipendente, attiva e libera. Partecipano allegramente ai piaceri della vita, essendo cortesi, coraggiosi, estroversi e sociali, ricchi di grande dignità. Nei momenti difficili trovano in loro la capacità di risollevarsi da qualsiasi caduta, grazie al loro spirito pratico. Aspirano con sincerità ad un mondo migliore in cui credono, e sono anche pronti ad aiutare e proteggere i più deboli, proprio come gli antichi cavalieri erranti delle leggende. Presa coscienza dei ritmi dell'evoluzione umana, tendono ad unirsi al Tutto quali servi e sostenitori della sua Legge.

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SahasraraNome del settimo Chakra, localizzato al vertice del cranio, nella zona del Bregma. Non è un Chakra fisico, e si può in buona sostanza definire l’interfaccia tra la coscienza individuale e quella cosmica, universale. Non esiste un S. bloccato, può essere soltanto più o meno sviluppato, in relazione al personale cammino spirituale dell’individuo. Non vi sono patologie note e specifiche legate a questo centro energetico, né a livello fisico né a livello mentale o spirituale; si sa solo che l’energia elaborata a questo livello ha effetti su tutti i tessuti e le funzioni dell’organismo, in modo più o meno evidente, intenso ed efficace. Il S. è collegato al centro della sommità della testa, ed è rivolto verso l’alto; è collegato con il cervello e la ghiandola pineale. Qui siamo collegati con la sfera dell’essere, che racchiude tutte le forme e le caratteristiche non manifestate. Da questo luogo, un tempo abbiamo iniziato il nostro viaggio verso la vita, e sempre qui proviamo l’unità con il nostro principio originario divino, del quale tutti noi facciamo parte; ed è qui che il nostro campo personale d’energia diventa un tutt’uno con l’universo. Il cammino verso lo sviluppo del S. viene indicato dal colore viola. Viola è il colore della meditazione e della devozione. mentre siano in grado si influenzare intenzionalmente l’attivazione dei sei centri energetici inferiori, nel caso del settimo centro, tutto quello che possiamo fare è aprire noi stessi, e lasciare che le cose accadano attraverso di noi. Utilizzare le energie del S. in terapia può essere utile quando si debba fare fronte a situazioni traumatiche gravi; infatti, per es. in relazione ai Fiori di Bach (v), il rimedio che più frequentemente viene associato al S. è Rescue. Le pietre collegate al S. sono: Quarzo Ialino o Cristallo Di Rocca, Pietre/Quarzo Ialino, Selenite, Quarzo Elestiale, Calcite Trasparente, Apofillite o Pietra di PoonaQuarzo Latteo, DiamanteFluorite e Diamantino di Herkimer. Va ancora detto che il sesto ed il S. risultano raramente squilibrati, mentre negli adulti quelli più frequentemente scompensati sono il terzo ed il quarto, e nei bambini il primo ed il secondo. A proposito del secondo Chakra, occorre precisare che spesso si trova scompensato nei soggetti femminili che vivono la loro sessualità, intesa sia in senso fisico che psichico, in modo conflittuale, sia a livello d’interiorità sia a livello di rapporti interpersonali o sociali. Nella valutazione dello stato di questi importanti centri energetici, occorre tenere presente anche il processo di crescita dell’individuo, poiché ogni età ha uno specifico Chakra associato ad essa. Nell’età associata ad un determinato centro energetico, questo sarà predominante sugli altri in termini di funzionalità energetica, secondo i seguenti valori (M. maschio ed F. femmina): Chakra1: 0-7 (M) e 0-6,5 (F) anni; Chakra2: 8-14 (M) e 7-12 (F) a.; Chakra3: 15-21 (M) e 13-18 (F) a.; Chakra4: 22-28 (N) e 19-24 (F) a.Chakra5: 29-35 (M) e 25-30 (F) a.; Chakra6: 36-42 (M) e 31-36 (F) a.; Chakra7: 43-49 (M) e 37-42 (F) a. (v., Chakra).


Sahutermine arabo avente il significato di corpo luminoso. Presso gli antichi Egizi indicava un elemento incorruttibile ed eterno che promanava dal "Kha" (o Ka, v.), ovvero dal corpo materiale, dopo un’intensa e specifica attività fisica. La nascita per endogenesi del S. (corpo divino) dal corpo fisico dava origine alla resurrezione.


Sai Baba: S. è nato il 23 novembre 1926 in Puttapathi, un piccolo villaggio situato nella regione dell'Andra Pradesh, nel centro sud dell'India. Fin dalla nascita la sua vita è stata una chiara manifestazione delle sue origini soprannaturali. Migliaia di persone sono state, e continuano ad essere, testimoni delle forze soprannaturali di Satya S. Senza aver mai studiato, egli conosce tutto delle Sacre Scritture, di ogni religione. Egli dialoga con filosofi, dottori e scienziati di ogni parte del mondo, palesando la profondità della sua conoscenza in tutte le scienze fisiche, metafisiche e spirituali. Risponde a domande dei suoi devoti, ancor prima che questi abbiano avuto il tempo di esporle verbalmente. Conosce il passato, il presente ed il futuro di ogni persona, e spesso ne fornisce prove. Spesso appare, contemporaneamente, in posti diversi. Percepisce le richieste d'aiuto da devoti sparsi in tutto il mondo, ed immediatamente li soccorre dai pericoli e dalle difficoltà. Riesce a manipolare l'energia, e quindi sa materializzare oggetti dal nulla, li cambia o li fa scomparire. Sa curare le malattie più incurabili, essendo dotato di energie superiori alle forze della natura e degli elementi. Ma il prodigio più grande di cui è capace consiste nel cambiamento dello spirito umano. S. non da alcuna importanza ai suoi miracoli. Li considera solo un mezzo per richiamare l'attenzione di quanti sono distratti dagli eventi e dai problemi della vita di ogni giorno. Egli dice: "Non date importanza ai miracoli. Non esagerate il loro significato. La grandezza della mia forza non si ritrova nei miracoli ma nel mio amore. Tutti i miracoli sono null'altro che gocce nell'Oceano dell'Amore. Non fatevi accecare dalla vista delle gocce, ma guardate all'oceano, ed a quanto giace nelle sue profondità".La sua potenza ed il suo Amore non dovrebbero indurre la gente a credere che chi richiede una cura la ottiene. Taluni affrontano le difficoltà di un viaggio in precarie condizioni di salute, sperando che il semplice contatto con il Baba consenta la loro guarigione. Ma non è affatto così. S. sa quand'è necessario eliminare la malattia fisica, e quando invece è più importante infondere nel paziente energia e coraggio che lo rendano stoico di fronte alla morte od alla sofferenza. Sa tutto di ognuno, e quindi sa quanto è meglio per noi e per la nostra crescita spirituale, anche quando le sue decisioni sono al di fuori della nostra comprensione. S. non appartiene ad alcuna religione e non prega secondo alcun culto. É nato in una cultura Hindu, ma la sua missione va oltre ogni istituzione religiosa, dato che lui intende indicare all'umanità la strada che conduce alla Coscienza divina attraverso il rispetto degli insegnamenti spirituali universali. S. non richiede alcuna venerazione. Egli insegna ad onorare Dio secondo il modo ritenuto più opportuno o col quale si è cresciuti ed istruiti, usando il culto e le preghiere della loro religione, almeno finché la persdona trascenda dalla religiosità alla spiritualità, passando da una ricerca esteriore ad una interiore. S. è una personalità internazionale. Tutto il mondo parla di lui, e molti capi politici e religiosi, scienziati, studenti, ed insegnanti orientali ed occidentali lo raggiungono per averne consigli sulle loro aspirazioni sociali e spirituali. S. è un insegnante. Ha fondato un sistema di libera educazione (dalle elementari all'università) dove, in linea con i programmi governativi, le lezioni vengono impartite sulla base dei cinque valori, che egli definisce valori umani; Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non Violenza. Questi valori intendono aiutare lo studente ad associarsi al fabbricato sociale mentre rimangono fedeli ai principi di onestà e di giustizia, ed al concetto di servizio per i bisognosi. Molta gente nel settore scolastico, dopo aver valutato il sistema educativo dei Valori Umani di Sathya Sai, lo ha adottato completamente. I laureati dalle università di S. sono richiesti in tutto il mondo, non solo per il loro elevato livello di preparazione scolastica, ma soprattutto per la loro integrità, che rappresenta una sicura garanzia di correttezza nel comportamento professionale. S. è un insegnante della Verità. I suoi principali obbiettivi sono: A) Aiutare l'individuo alla consapevolezza della divinità che è in lui, onde comportarsi coerentemente con questa verità; "La Verità è nell'uomo. La saggezza è nell'uomo. L'Infinito è nell'uomo". B) Spingere la gente a soddisfare i propri doveri nei confronti della famiglia, della nazione e di loro stessi; "Il vero valore umano consiste nella purezza con cui usa gli strumenti della Verità, della Rettitudine, della Pace e dell'Amore. Le parole non costituiscono i valori umani. Esprimono il vostro pensiero, ma allora mettete in pratica quanto avete pensato e detto". C) Agite in modo da trasformare ogni persona in un ricercatore di Verità: "Come il filo passa attraverso una serie di diamanti, così il filo dell'amore passa e riunisce gli esseri umani. Il Principio dell'Amore è la più possente forza coesiva che unisce tutti i praticanti della spiritualità, tutte le religioni tutte le fedi, tutte le Sacre Scritture e tutte le filosofie. Non otterrete la Grazia di Dio solo cambiando religione. Dovete cambiare nella mente, nel vostro modo di pensare. Non guadagnerete le qualità di Dio limitandovi a cambiare abito, dovete cambiare le vostre qualità". Le sue rivelazioni metafisiche spalancano le porte dell'ignoto. S. è il fondatore delle organizzazioni Sathya Sai avente branche in tutto il mondo. L'organizzazione ha oltre 30.000 centri sparsi in 137 nazioni, e si esprime attraverso tre ali Spirituali, Educazionali e del Servizio. L'ala Spirituale copre il comportamento etnico e gli aspetti devozionali. L'ala Educazionale s'interessa dell'istruzione dei cinque valori Umani: Verità, Rettitudine, Pace, Amore e non Violenza. L'ala del Servizio coordina un servizio di volontariato per i bisognosi come via per la realizzazione di una più elevata spiritualità. L'opera di S. è caratterizzata dalla continua creazione di nuove unità ospedaliere, scuole e dimore gratuite per i bisognosi. Nel novembre del 1991 fu inaugurato il più sofisticato e moderno policlinico dell'India, alla presenza del Primo Ministro e di altre importanti personalità, una struttura aperta gratuitamente ad ogni persona della terra, poiché il solo fatto di esserci rende degno di quanto ci sia di meglio al mondo. S. non ha mai richiesto denaro per alcuna delle sue iniziative. Egli sensibilizza ed invita quanti possono ad aiutare e dare giovamento a tutti. Il suo intento è di trasformare lo spirito di ogni persona. Il suo miracolo è l'Amore che porta nei cuori dei suoi devoti per il bene dell'umanità intera. Il suo messaggio è nella sua vita, ed uno degli obiettivi che spera di raggiungere è l'unificazione di tutte le religioni. "Vi è un'unica religione: la religione dell'Amore; vi è una sola casta: la razza Umana; vi è una sola lingua: il linguaggio del cuore; vi è un solo dio: egli è Ovunque". Migliaia di devoti raggiungono ogni giorno dell'anno l'India da tutto il mondo per incontrare S. Quando qualcuno viaggia a Puttaparthi aspira soprattutto ad un incontro, per averne consigli, una benedizione o d'essere guarito. Alcuni sono invitati direttamente da S., mentre passa davanti alla folla. Non ci sono appuntamenti o regole da seguire per quanti sono chiamati, S. decide chi invitare e gli incontri avvengono su discrezione e volontà solo sue, senza alcun collegamento con lo stato, la religione o la posizione sociale. Mentre cammina tra i devoti egli raccoglie richieste, crea il vibuti (una cenere che ha poteri innumerevoli taumaturgici e spirituali) con un semplice movimento della mano, oppure materializza oggetti che offre per curare un'infermità od anche solo per gratificare un devoto. S. riceve tutti con Amore ed Umiltà. "Sono venuto per servirvi", annuncia. Si interessa dei problemi di ognuno, dando appoggio ed incoraggiamento per risolverli, ed infonde forza penetrando nel cuore di ognuno, se lo ritiene opportuno anche mutando il destino. Il vero nucleo della sua Missione consiste nel desiderio di dimostrare la Fratellanza tra tutti gli uomini, l'unità di tutte le creature ed il dovere di amare e servire ognuno. Ma lo scopo finale della Sua Missione è rappresentato dalla singola visione unificata dell'Universo. Il suo più grande miracolo è la trasformazione dello spirito umano. La sua forza consiste nel guidare l'umanità lungo il sentiero del bene e dell'amore, e nella rivelazione il grande mistero della vita e dell'universo. "Dio è in te. Trovalo".


Saint-MartinLouis Claude de Saint-Martin (Amboise 1743-Aulnay 1803), pensatore, mistico ed ispiratore della teosofia cristiana, indicante il sofferto sentiero della rigenerazione dell’uomo caduto. Formatosi alla scuola dell’oscuro cabalista cristiano Martinez de Pasqually, capo dell’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo, alla sua morte si allontanò gradualmente tanto dalle farraginose pratiche Cohen quanto, in generale, dalla Massoneria, che nella Francia dell’epoca offriva alternativamente un volto occulto ed uno mondano. Erano aspetti che non toccavano S.M., attratto sempre più dalla "via stretta" del Cristianesimo che, sul piano teologico, egli intendeva in senso trascendentale, ovvero come paradigma metastorico della redenzione universale (sebbene manifestatosi nel kairos, nell’attimo sacro dell’incarnazione del Logos coincidente con la pienezza dei tempi l’èschaton) e fortemente dualistico. Egli cioè, pur criticando tanto ne L’Homme de Désir quanto ne Le Ministère de l’Homme-Esprit il manicheismo (che giudicava vacillante proprio nell’assunto dell’autonomia principale di Bene e Male, laddove egli credeva che il Male fosse l’esito di un atto di libera scelta da parte di un principio originariamente buono e subordinato a Dio), rifiutò sempre di attribuire alla Persona Divina l’origine del Male, e di assentire al provvidenzialismo tomistico con il suo fondo meccanicistico. La via cristiana di S.M., veramente "cardiaca" (è rimasta nota una sua frase che asseriva essere per lui importante solo quell’Iniziazione che avrebbe permesso a Dio di entrare nel suo cuore, ed a lui di entrare nel cuore di Dio), era semplice, anche se marcata da profonde riflessioni, sottili intuizioni, strazianti aneliti e dure rinunce. Infatti essa rifuggiva dalle formule, dagli appelli alla miriade di agenti particolari, per puntare diritto al traguardo del Regno annunciato dai Vangeli, attraverso la preghiera (VerboLogos che pronuncia sé stesso entro il veicolo umano), sgorgante dal desiderio, che è al contempo nostalgia della patria celeste e concupiscenza divina, e mediante la santificazione, imperniata sull’idea dell’"Imitatio Christi". Le opere di S.M. sono per lo più canti d’esilio. La miseria della condizione universale, soggetta al male naturale (causato dalla prima caduta degli spiriti prevaricatori, che scompigliarono la circolazione della Parola nell’universo) ed a quello morale (determinato dall’antica scelta di campo dell’Uomo Primordiale accanto ai prevaricatori), vi è descritta con forte lirismo. I rimedi vi sono indicati con innumerevoli e suggestivi richiami all’esemplarità di certe proprietà naturali: "Non disdegnate d’osservare che su tutta la superficie del globo terrestre l’acqua è sempre più bassa delle terre che la circondano, sebbene per la sua natura fluida e volatile essa sia destinata ad essere più elevata", scrive nel suo Tableau, involontariamente riprendendo un tema fondamentale dell’etica del Tao-teh-ching di Lao-Tsé. Oppure alle proprietà numeriche: "La dissoluzione appartiene simbolicamente al nove, perché tale numero si riproduce per qualsiasi numero venga moltiplicato, senza mai uscire da sé, come una circonferenza senza centro, ovvero come una folle ossessione". Od ancora a quelle scritturali: mirabile è al riguardo la manipolazione con cui S.M. sottopone la situazione evangelica dell’"Ecce homo", pronunciato da Pilato dinanzi alla folla che voleva la morte di Gesù, frase che nel breve libro che da essa prende il titolo viene proposta, drammatizzata, rovesciata, come segno dell’ambiguità della condizione umana. Anche dopo la sua uscita dalla Massoneria, il suo stile restò fortemente impregnato di simbologia analogica, sebbene intriso di mistica cristiana. Infatti impiegò fino all’ultimo la simbologia costruttiva applicata alla disciplina spirituale dell’uomo. Lo dimostrano l’estratto dal Tableau Naturel des Rapports qui existent entre Dieu, l’Homme ed l’Univers (1782) qui riportato, dove, dopo aver descritto la "città celeste"come un Tempio, scrive: "Uomini di pace, uomini di desiderio, tale è lo splendore del Tempio nel quale voi avrete un giorno diritto di prendere posto. Un tale privilegio deve tanto meno stupirvi in quanto quaggiù voi potete posare le "fondamenta" di questo Tempio, cominciare ad "innalzarlo", persino "adornarlo" in ogni istante della vostra esistenza". Ne L’Homme de Dèsir (1790), l’opera più mistica di S.M., e la più amata da lui, la simbologia massonica ricorre frequentemente nel testo: "L’Oriente è sempre puro; afferrate solo il bordo del suo vestito, e sarete come invisibili agli occhi dei malvagi. Se tu t’elevassi fino all’idea di quei templi magnifici, che l’uomo di pace abiterà nei tempi futuri, dove un oro più puro di quello della terra, e pietre preziose più trasparenti del diamante, saranno segni eterni della sua gloria e delle sue virtù. Le nazioni straniere hanno saccheggiato il tempio del Signore; ne hanno sottratto i vasi preziosi che servivano per i sacrifici; hanno messo a fuoco il tempio stesso, ne hanno rovesciato le mura: ma le basi sono ancora ancorate a terra, ed i piani di quel santo edificio si sono conservati (la distruzione del tempio gerosolimitano è qui suggestivamente assimilata alla Caduta cosmica). Gerusalemme, il tuo tempio abbraccia tutti i regni dell’universo, la tua santa Arca è nel cuore dell’uomo. La gloria del suo Dio vi si è riservata in un Santuario". Parlando delle anime rigenerate, S.M. sostiene che "É su queste anime purificate, come su un trono divino, che l’Eterno stabilirà il suo seggio. Egli le guarderà come le fondamenta e le colonne del suo tempio, ed esse saranno associate alla sua eternità. Il Signore ha fondato il suo tempio nel cuore dell’uomo; là ne ha tracciato tutto il piano; sta all’uomo elevarne le mura e completare l’intero edificio". Verso la fine dell’opera, riferendosi al compimento della reintegrazione umana operata dal Cristo, S.M. scrive: "Quando la chiave è stata innalzata in cima alla volta, tutte le impalcature saranno diventate inutili. É da quella che tutte le altre pietre traggono la loro forza. Essa solo ha salvato l’uomo, uccidendo la morte".

S
aktiTermine sanscrito che nell’Induismo definisce il principio cosmico femminile. Denota la sposa di dio, specialmente nei culti visnuita e sivaita, per mezzo della quale si manifesta l’universo. La S. è dunque la kriya-sakti (potenza d’azione) di dio, ma anche la sua jnana-sakti (potenza di conoscenza), poiché attraverso di lei dio conosce sé stesso ed il mondo che va gradatamente creando. Ha ispirato i culti tantrici saka, nei quali riveste un ruolo di preminenza rispetto al principio maschile. Personificata, assume l’aspetto ed il nome delle dee Kalì, Durga, Uma e Gauri, che sono tutte particolari ipostasi della sposa di Siva; di Sri o Laksmi come spose di Visnù.


Sala dei Passi PerdutiDenominazione di un ambiente massonico, che praticamente costituisce l’anticamera del Tempio. Non andrebbe confusa con la Sala di ricreazione, anche se spesso i due locali sono coincidenti. Infatti quest’ultima è equivalente al cortile dei templi antichi, mentre la S. corrisponde la peripatozdove si perdono i passi, nonché al vestibolo dove si indossano le vesti ed i paramenti adatti al culto od al Lavoro rituale. La Libera Muratoria considera la S. l’ambiente in cui, su invito del Maestro delle Cerimonie, ci si spoglia dell’abito mentale e delle attitudini pertinenti alla vita profana, dei cosiddetti metalli e delle relative passioni, condizione interiore indispensabile per acquisire il diritto di accesso al Tempio (v. la voce 1 di Comportamento).

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SaleChimicamente è la combinazione di un acido con una base. Comunemente identificato nel sale da cucina, il cloruro di sodio, ottenuto per evaporazione dell'acqua marina e per estrazione dai giacimenti minerari. y (fig.):. Sinonimo di senno, buon senso (aver sale in zucca)y .(Alchimia): secondo il Wirth, il S., detto dei Filosofi, proviene dall'Oceano cosmico, ed il diametro orizzontale che divide il cerchio (nel suo simbolo), indica la separazione delle acque superiori da quelle inferiori. Svanito il Caos, cui non è attribuibile qualità alcuna, la barra orizzontale gli conferisce il valore di sostanza, insensibile ma intelligibile. Il S. è alla base di tutto ciò che assume una forma. Grazie alla sua azione combinata con lo Zolfo ed il Mercurio, tutto viene generato. Il S. proviene dall'Oceano della saggezza infinita, e rappresenta il principio stabilizzatore di ogni corpo, un ruolo che lo eleva a simbolo di saggezza e di ponderazione. L'uomo deve apprenderne l'estrazione dall'acqua stagnante delle paludi salate che il Sole fa evaporare. La sua sostanza cristallizzata si trasforma nel corpo della Pietra dei Saggi, e la pietà dei filosofi lo consacra alla Vergine celeste, la Madre universale perennemente fecondata dallo Spirito. In realtà solo la parte superiore del S. corrisponde al principio virgineo dominante ogni concretizzazione. Ma le acque celesti sono frutto dell'evaporazione di quanto si è condensato a spese della massa caotica primordiale. In questa si concepisce l'intervento di due opposte tendenze: l'una alla condensazione concretizzante, l'altra alla sublimazione espansiva. É sotto questa duplice influenza che dal Nulla nasce il Cosmo. Alla radice della sua assunzione di forma si distinguono due fattori costitutivi, tradizionalmente rappresentati da due colonne, elevate quali menhir ed obelischi. Salomone si uniformò all'usanza, e volle le due colonne (denominate Boaz e Jachin) poste ai lati dell'entrata del suo Tempio. Gli ermetisti credono che il Caos possa essere dipanato per separazione del sottile dallo spesso, da cui risulta rispettivamente la creazione del Cielo e della Terra, atto iniziale della Genesi biblica. Ogni creatura ha il suo cielo e la sua terra ma, sotto l'infinita varietà delle cose, permane intangibile l'unità del piano della creazione. Nella figura è riportato il simbolo alchemico del S.


SaliiAntica confraternita sacerdotale, il cui culto era connesso con quello del dio della guerra, testimoniata in numerosi centri italici in epoca storica. Oltre che a Roma, esisteva a Lavinio, Toscolo, Ariccia, Anagni e Tivoli, dove però erano addetti al culto di Ercole. A Roma i S. erano considerati sacerdoti di Marte, ed erano distinti in due collegi di 12 membri, i Palatini ed i Collini (Agonenses), questi ultimi in origine addetti al dio Quirino. Secondo la tradizione, i S. palatini avevano in custodia dodici scudi sacri, uno dei quali sarebbe caduto dal cielo. Tutti i S. dovevano essere di stirpe nobile, ed avere padre e madre viventi. Alle feste del Quinquatrus (19 marzo) e dell’Armilustrium (19 ottobre) i S. celebravano il dio con danze guerresche e canti rituali. Nell’intervallo tra le due feste, in giorni prestabiliti, percorrevano la città in processione.


Salmi di SalomoneCantici apocrifi dell’Antico Testamento, scritti nel corso del I secolo a.C., ed attribuiti a Salomone, re d’Israele dal 961 al 925 a.C. Secondo la Bibbia, Salomone pronunciò tremila sentenze, ed i suoi canti furono millecinque. Parlò delle piante, dai cedri del Libano all’issopo, parlò degli animali, degli uccelli, dei rettili e dei pesci (I Re 5, 12-13). Sarebbero stati scritti in occasione dell’assedio di Gerusalemme da parte degli Asmonei (v.) o Maccabei.


Salmi, Libro deiUno degli Agiografi dell’Antico testamento, una raccolta antologica di 150 composizioni poetiche divisa i cinque gruppi (1-41; 42-72; 73-89; 90-106; 105-150). La tradizione li attribuisce tutti a Davide. Secondo il testo masoretico, gliene apparterrebbero 73, mentre gli altri risalirebbero, rispettivamente, due a Salomone, dodici ad Asaf, undici ai figli di Core, uno ad Heman, uno ad Etan, ed uno a Mosé. Il confronto con testi ugaritici e salmi penitenziali babilonesi, confermerebbe l’attribuzione a Davide di almeno alcuni dei 73. L’epoca di composizione dei S. va dall’XI al II secolo a.C. Il tipo di composizione varia secondo il soggetto: lamentazioni individuali o collettive, inni di fiducia e ringraziamento, lodi a Dio, carmi reali, inni sapienziali. Molti s. sono preceduti da indicazioni quali: autore, genere poetico, melodia da adottare per il canto, occasione storica della composizione, uso liturgico (canti graduali per il pellegrinaggio). Il Libro dei Salmi, più di ogni altro dell’Antico Testamento, esprime la relazione di fede, d’amore, di sostegno dell’anima umana in rapporto con Dio.


SalmoTermine derivato dal greco yalmoz, cantare accompagnandosi con la cetra, indica una forma poetica ebraica, giunta a noi soprattutto attraverso le 150 composizioni del biblico Libro dei Salmi (v. Salmi, Libro dei ). Il contenuto prevalente è l’esaltazione dei meriti e degli attributi di Dio, e l’attesa dell’età messianica. Nella traduzione latina i S. sono entrati stabilmente nella liturgia cristiana, anche dal punto di vista musicale (v. Salmodia). I S., o parti di essi, nella veste latina come nelle traduzioni inglese e tedesca, hanno ispirato moltissimi musicisti, tra i quali Desprez, Lasso, Palestrina, Monteverdi, Marcello, Mozart, Schumann, Brahms, Kodaly, Stravinski e Petrassi.


SalmodiaCanto dei Salmi biblici nell’ambito della liturgia ebraica e cristiana. Dal punto di vista stilistico, si ha un più antico canto sillabico, cui ha fatto seguito l’elaborazione fi forme ampiamente melismatiche. Dal punto di vista strutturale, si ha: la S. responsoriale, la più antica, in cui al canto del celebrante si alternano brevi risposte dell’assemblea dei fedeli; la S. antifonica, in cui i vari emistichi del salmo vengono intonati alternativamente da due diversi gruppi corali; infine la S. diretta, cioè cantata da un unico celebrante, oppure dalla sola assemblea.


SalnitroTermine della dottrina ermetica, riferito ad un elemento collocato in netta opposizione al Sale (v.). Simboleggia la violenza e la ribellione, a partire da quella operata da Lucifero contro Dio. Per tale motivo è detto S. infernale, Cerbero e Sale infernale. Secondo Julius Evola (Tradizione ermetica, Ediz. Mediterranee, 1976), "L’ideogramma del Nitro o S. indica il predominio di un principio fallico-virile (la verticale che solca la materia prima). Tale simbolo esprime anche il carattere che dà azione alla luce, la virtù agente e ribollente delle potenze divine che, in opposizione al Mercurio, principio luce, è il principio di ogni individuazione".


SalomoneTerzo re di Israele (065-928 a.C.), figlio di Davide e Betsabea: Proclamato successore del padre in seguito ad una congiura di palazzo ordita ai danni del fratellastro Adonia, ebbe un lungo regno di pace. Con abilità politica concretò alleanze con il re d’Egitto (ne sposò la figlia), con Fenicia, Ammon ed Arabia. Stabilì un’efficiente amministrazione a scopo difensivo ed erariale, dividendo il territorio dello stato in dodici distretti, come le tribù giudaiche. Costruì varie città fortificate come Gezer, Beth Horan, Hazor e Megiddo. A Gerusalemme fece innalzare il palazzo reale ed il famoso Tempio, centralizzando così il culto. S. fu un vero principe orientale; unì alla saggezza di giudice e letterato la capacità di accentramento politico; promosse un notevole movimento commerciale, sfruttando le miniere di rame di Etzion Geber e stabilendo scambi con i paesi confinanti. A questi aspetti positivi si contrapposero però il sistema impositivo troppo gravoso, il lusso smodato, le numerose concubine, e la wpe5.jpg (3109 byte)corte corrosa dalle congiure. Il malcontento sociale ed il non sopito spirito tribale provocarono alla sua morte la scissione del suo dominio in due regni: Giuda a NE ed Israele a SO. S. ebbe fama di uomo giusto e di letterato: gli sono state attribuite molte opere bibliche ed apocrife, come il Cantico dei Cantici, l’Ecclesiaste, i Proverbi, la Sapienza, i Salmi e le Odi. Nella letteratura rabbinica e cristiana S. è protagonista di molte leggende. Nel Medioevo fu considerato un mago, mentre nel Corano appare come dominatore dei demoni, simbolo dell’uomo che sa controllare i propri impulsi inferiori, e precursore di Maometto. Al riguardo i versetti della Sura XXXIV (12-13) evidenziano come egli seppe imporre ai demoni (ginn) di cooperare nella lavorazione del rame ed in varie opere costruttive Y (Massoneria) Nell’impianto massonico S è stato inserito come simbolo, considerandone il ruolo di committente del Tempio, ed alla sua funzione simbolica di ordinatore dell’Arte e, per estensione, del mondo intero. Re di saggezza e di pace, è l’immagine del sovrano universale, nel quale regalità e sacerdozio sono indissolubilmente saldati, ed ha il suo prototipo in Melkitzedek, sovrano di Salem, che appare solo fugacemente nellawpe7.jpg (3502 byte) Genesi. La tradizione templare (XII secolo) gli ha accostato la regina di Saba, e dalla loro unione sarebbe nato Menelik, salvatore dell’Arca dell’Alleanza (v.), poiché da lui trasportata nella lontana Etiopia, ove si troverebbe tuttora. L’alchimia medievale utilizzò il simbolo di S. per indicare lasapientia che feconda la materia prima purificata (rappresentata dalla biancovelata regina i Saba), dunque come partner nelle nozze chimiche. Tale interpretazione alchemica del grande saggio israelita trova pieno riscontro nella tradizione esoterica ebraica, ad esempio nello Zohar (III, 107a), dove a proposito dei simboli salomonici della Rosa di Sharon e del Giglio delle Valli (Cant, 2: 1) si afferma che essi rappresentano rispettivamente la comunità dell’Israele spirituale, ricettacolo della presenza divina nel mondo, prima e dopo la congiunzione con il suo Re (Dio). La Massoneria appare così l’ultima fruitrice in ordine di tempo di un simbolo biblico antropico in cui la regalità spirituale si coniuga ad un’esuberante fecondità e ad una proiezione universale; tali caratteristiche fanno di S. uno strumento offerto esotericamente al mistico, perché, superata la contingenza fenomenica, vi scorga un messaggio utile all’evoluzione del Sé. Fuori da quest’accezione c’è solo la vicenda, più o meno illuminata o grossolana, di un despota mediorientale i cui costumi ed il cui comportamento spiazzerebbero oggi i parametri morali dei più. Occorre infine ricordare il cosiddetto Sigillo di S., definito anche Scudo di Davide, costituito da due triangoli equilateri intrecciati, uno bianco con vertice rivolto verso l’alto ed uno nero con vertice verso il basso, che formano così l’Esagramma (v.), simbolo dell’Arco Reale, dello stato d’Israele e più genericamente dell’ebraismo.


SalvezzaLiberazione da un male fisico o morale atteso attraverso l'intervento della divinità. La dottrina della S. (Soteriologia) costituisce una delle parti fondamentali di ogni religione. Nel cristianesimo è legata al senso della colpa originaria ed all'intervento salvifico dell'incarnazione. In talune religioni orientali appare come liberazione dal ciclo o ruota delle reincarnazioni, e quindi dal mondo inteso come male radicale. Y (Massoneria) La S. riguarda l'essere umano portato da uno stato materiale ad uno spirituale. Il grado di Maestro Massone simboleggia l'età matura, che consente di riflettere quietamente sulla vita ben spesa, e di morire nella speranza di una gloriosa immortalità. La S. è vista come apprendimento graduale, acquisito attraverso l'iniziazione nei gradi muratori e nei loro misteri. Nel 19° Grado del R.S.A.A. viene detto agli iniziati che la fedeltà agli "statuti ed alle regole dell'ordine massonico" farà loro meritare l'accesso alla Gerusalemme Celeste (Regno dei Cieli), mentre nel 28° Grado viene chiarito che"vero Massone è colui che si innalza fino a meritare il Regno dei Cieli". I Massoni sono quindi sostenitori di una S. conquistata attraverso l'operato coerente con i principi e le regole muratorie, così come mediante lo sviluppo evolutivo caratteriale.


SamadhiTermine sanscrito che, nello Yoga (v.), indica l’ultimo stadio, ovvero la condizione di assoluta imperturbabilità della coscienza, che genera l’annullamento del Karma (v.) e del Samsara (v.). Secondo Annie Besant (Yoga, ediz, Aryasanga, 1968), "S. è uno stato nel quale la coscienza è dissociata dal corpo, al punto che quest’ultimo rimane insensibile. È uno stato di trance, nel quale la mente è pienamente cosciente di sé, sebbene il corpo sia insensibile, e da cui la mente ritorna al corpo con le esperienze avute nello stato iperfisico, ricordandole quando è nuovamente immersa nel cervello fisico, S. è sempre relativo alla coscienza di veglia, ma implica insensibilità del corpo".


SamariaRegione storica della Palestina, costituita da un altopiano ondulato digradante verso il fiume Giordano, con discreta piovosità, il cui centro principale è Nabulus. Politicamenmte appartiene alla Giordania, ma dal 1967 è sotto occupazione militare israeliana. Fra i suoi monumenti, vanta i resti della grandiosa moschea di Bibi-Hanum (1309-1404) fatta costruire da Tamerlano, nonché quelli: del complesso monumentale del Rigistan, con le tre enormi madrase di Ulug-beg (1420), di Sir-dar (1619-36) e di Tala-kari (1640-60); dei sepolcri dello Sah-i Zinda, con una serie di mausolei dalla caratteristica cupola bulbosa rivestita di maioliche turchesi, e del famoso Gur-i Mir (1403-04), il mausoleo di Tamerlano, sontuoso nella sua semplice monumentalità, innalzata dall’ardita cupola a costoloni su un alto tamburo, entrambi ricoperti di mosaici in ceramica azzurra ed oro.


SamaritaniGruppo dissidente dell’ebraismo, sorto all’epoca del II Tempio (V secolo a.C.). Era costituito da coloni babilonesi, stabiliti nel territorio di Samaria (v.), dopo la distruzione del 722 a.C. (2 Re17, 24) e da resti delle dieci tribù. Secondo una più recente ipotesi, i S. sarebbero diretti discendenti delle tribù di Efraim e Manasse. Tra i testi biblici accettano solo il Pentateuco, che conservano in lingua S., una varietà di aramaico-galileo, nel rotolo detto di Abisa, del XII-XIII secolo. I S. hanno una propria letteratura liturgica (in aramaico ed ebraico). Nella festa di pasqua praticano tuttora il sacrificio del capretto sul monte Gerizim.


SamkhyaIn sanscrito significa enumerazione. Antico sistema filosofico (darsana) indiano, che enumera le categorie cosmiche (tattva) secondo cui si sviluppa il processo creativo. Il primo testo pervenutoci sel S. è il Samkhya-karika (le strofe del S.) di Isvarakrsna (IV sec. d.C.), commentato da Gaudapada e poi da Vacaspatimisra nel IX secolo. Secondo il S., la creazione si fonda su due principi polari, quello maschile o purusa, intelligente e passivo, e quello femminile o prakrti, inintelligente ed attivo. La prakrti è costituita da tre diverse energie o qualità (guna)· sattva, che ha la natura della limpidezza e dell'immobilità; · rajas, che ha la natura del movimento, e · tamas, dell'offuscamento. Quando l'equilibrio tra queste tre guna si rompe, la prakrti si evolve, dando luogo alla creazione, secondo 23 diverse categorie in ordine discendente: buddhi, (anima), ahamkara (principio dell'ego), manas ((mentale), 5 buddhi-indriya (facoltà di conoscenza: udito, tatto, vista, gusto ed odorato), 5 karma-indriya (facoltà d'azione: parola, prensione, moto, evacuazione e generazione), 5 tanmatra od elementi sottili (suono, sensibilità, forma, sapore ed odore), che costituiscono le quiddità essenzianti, ed i 5sthulabhuta (elementi grossolani: etere, aria, fuoco, acqua e terra). Il S. rappresenta la base speculativa e teorica su cui si sviluppa la pratica Yoga (v.).


SamotraciaDal greco Samodrach, isola (178 Kmq.) della Grecia, ubicata nel mare Tracico, nell'Egeo nord-orientale. Montuosa, culmina a 1700 m. nel monte Fengari, la cima più elevata delle isole egee. Nell'età del ferro fu colonizzata dai Traci, che vi lasciarono forti influssi nella lingua e nella cultura. In questo periodo si sviluppò il culto imperniato intorno al santuario dei grandi dei. Accanto ad esso i Greci costruirono, nel 700 a.C., la città di Palaeopolis. Celebre per l'antico culto dei Cabiri, fu poi sede del culto degli dei di Eleusi (v.): Demetra, Core, Hades e Dionisio (v.). Verso la metà del VI secolo a.C. furono avviati i lavori che conferirono al complesso dei modesti templi esistenti un carattere monumentale. Dalla regina Arsinoe, verso il 281 a.C., fu dedicato l'Arsinoeion, il più grande edificio circolare della Grecia. Era sormontato da tetto piramidale, con tegole in terracotta, squamate, e con apertura che serviva a far uscire il fumo dei sacrifici. Tra le importanti opere di scultura restituite dagli scavi, spicca la Vittoria di S., dedicata forse dai Rodii dopo la pace di Apamea (185 a.C.), il più grande capolavoro della scultura ellenistica.


SamsaraTermine sanscrito derivato da sam sr, scorrere insieme, ovvero trasmigrazione. Indica il concetto cardine di tutta la speculazione indiana strettamente connessa alla nozione di karman (v.). Definisce l'ininterrotto ciclo delle morti e delle rinascite cui lo spirito è soggetto per una dolorosa necessità cosmica individuale, alla quale ci si sottrae soltanto attraverso la liberazione (moksa). Rappresenta il fine a cui tendono tutte le pratiche yoghiche indiane. Il concetto di S. viene negato unicamente dai materialisti (Carvaka), che però negano l'immortalità dello spirito.


Samuele, Libri diInizialmente libro unico nella Bibbia dei settanta (v.), più tardi suddiviso in due. Il contenuto comprende: vita di S., inizio del regno di Saul ed istituzione della monarchia (1 Samuele 1-12); regno di Saul, incontro e dissidi tra Saul e Davide (1 Samuele 13-31); regno di Davide (2 Samuele). Scopo del libro è stabilire il significato nazionale e religioso della monarchia per Israele. La sua composizione non è omogenea: vi si ritrovano nuclei più antichi (X-IX secolo a.C.) ed altri più recenti (VII secolo a.C.). La tradizione talmudica attribuisce comunque la maggior parte del libro a S. Sembra preferibile pensare a tradizioni e cicli riferiti alle tre principali personalità del libro: S., Saul e Davide. Lo stile vivace nella descrizione dei personaggi e delle loro passioni, variato nei generi letterari (annalistica, discorsi, inni, oracoli, lamentazioni) potrebbe suggerire che un unico redattore abbia dato al libro l’attuale struttura e forma linguistica (VII secolo a.C.), Importanti e noti per bellezza poetica e significato religioso sono la preghiera di Anna (1 Samuele 2, 1-10), e la lamentazione di Davide per la morte di Saul e Gionata (2 Samuele 1, 18-27).


San Bartolomeo, notte diEpisodio della storia francese (24 agosto 1572), che ebbe come protagonisti la regina di Francia, Caterina de’ Medici, vedova di Enrico II e madre del giovane re Carlo IX, appoggiata da una parte dell’alta nobiltà. Fallito l’attentato (22.8.1572) contro G. de Coligny, capo degli Ugonotti (v.), Caterina promosse l’uccisione di tutti gli Ugonotti, convenuti a Parigi per tentare di rappacificarsi con i cattolici. Lo sterminio, iniziato al segnale delle campane della chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois, si estese ad altre province francesi, e causò la morte di oltre 50.000 Ugonotti.


San Giovanni, Vangelo diRappresenta il componente predominante del Nuovo Testamento, ed è considerato la massima testimonianza della Rivelazione di Dio manifestatasi in Gesù Cristo. Pur ammettendo che Giovanni Battista era venuto a spianare la strada a Cristo, San Giovanni Evangelista ammonisce che non può essere stabilito alcun paragone tra questi due personaggi, poiché mentre il primo battezzava con l’acqua, il secondo impartiva il Sacramento (v.) del Battesimo (v.) in spirito e Verità. La Libera Muratoria Universale per Tradizione considera suoi Patroni entrambi i ss. Giovanni, ed avvia i suoi Lavori rituali con l’apertura del Libro della Sacra Legge (v.) esattamente sull’inizio di questo Vangelo, il cui testo in molte Logge viene letto ad alta voce dall’ex Maestro Venerabile (R. Emulation) o dal Primo Sorvegliante (R. Simbolico), ovvero dal Fratello che l’ha aperto: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste".





Sancta SanctorumEspressione latina che significa Santo dei Santi, che indicò la parte criptica, la più segreta dei templi ebraici, in particolare del Tempio di Gerusalemme (v.), che era ritenuta dimora di Dio. Al tempo di Salomone (X secolo a.C.), vi era custodita nascosta da un velo l’Arca dell’Alleanza (v.), una cassa di legno d’acacia portatile sormontata da una placca d’oro, il propiziatorio, alle cui estremità vi erano due cherubini d’oro con le ali spiegate. L’Arca custodiva le tavole del Decalogo (Deuteronomio 10, 1-5). Ogni anno, nel giorno della festa dell’Espiazione, celebrata il giorno 10 del mese di tishiri (settembre), vi entrava il solo sommo sacerdote con il sangue del sacrificio espiatorio. Rimase vuota dopo l’occupazione di Gerusalemme da parte dell’esercito babilonese guidato dal re Nabucodonosor (586 a.C.) che, secondo vari studiosi, avrebbe fatto distruggere l’Arca. La tradizione cristiana interpreta la lacerazione del velo alla morte di Cristo come la fine della separazione tra la dimora di Dio e gli uomini. Il giudaismo postbiblico interpreterà in questa stessa direzione la caduta definitiva del Tempio nel 70 d.C. (v. Tabot e Timkat).


SanfedismoTermine storico-politico nato per indicare il movimento legittimista che si oppose alla Repubblica partenopea (1798-99), organizzandosi nell’esercito della "Santa Fede". Il movimento si estese nel corso del XIX secolo a tutte le organizzazioni legittimistiche che, attraverso l’ideologia religiosa, raccoglievano ampie adesioni a livello di sottoproletariato, per poi servirsene in funzione reazionaria. Nella pubblicistica politica si parla tuttora genericamente di S., nel senso di reazione, con intenti anticlericali, ma senza precise allusioni al movimento storico da cui il termine è nato.


SankaraAnche denominato Sankaracarya. Filosofo indiano (788-820), massimo rappresentante del Vedanta (v.). Sostiene un monismo idealistico assoluto (kevaladvaita, negazione assoluta della dualità). Le sue opere principali sono il commento al Brahmasutra, o Vedantasutra di Badarayana (II secolo d.C.) e la Gitabhasya, o commento alla Bhagavadgita.


SanscritoAntica lingua indoeuropea del gruppo indo-iranico, particolarmente simile all’avestico. L’epoca d’inizio del S. classico, succeduto al più antico vedico nella funzione di lingua di cultura dell’India, risulta chiaramente fissato nelle opere dei grammatici, intorno al V secolo a.C., in opposizione agli idiomi correnti, essenzialmente dialettali. Il S. fu quindi la lingua letteraria indiana, usata solo dalle persone di cultura elevata.


SansimonismoMovimento filosofico-politico, sviluppatosi in Francia dopo la morte di Claude H. de Saint-Simon (1780-1825), con lo scopo di attuarne le teorie economiche e sociali. Guidato in origine da Armand Bazard, B.P. Enfantin, Ph. Buchez, P. Leroux, E. Fournel ed altri, diffuse la propria dottrina attraverso vari periodici, quali Le producteurLe Globe e soprattutto l’opera Doctrine de Saint-Simon, redatta dal Bazard (1830). Propugnava un programma di rinnovamento politico e sociale da attuarsi attraverso il mantenimento della pace, l’abolizione della proprietà capitalistica e del diritto di proprietà, e l’istituzione di uno Stato possessore di tutte le ricchezze. Questo avrebbe dovuto distribuire il lavoro in considerazione delle attitudini e delle esigenze di ogni cittadino. Si proponeva di migliorare le condizioni dell’umanità, specialmente delle classi più povere. La direzione di questa nuova società sarebbe spettata ad un’aristocrazia di nuovo tipo, costituita da sapienti, artisti, industriali, e da quanti fossero capaci di produrre per il bene comune. Il movimento propugnava inoltre l’uguaglianza assoluta tra uomo e donna, l’abolizione del matrimonio e la modifica radicale dell’istituto familiare. Il S., organizzato infamiglie, assunse l’aspetto di una chiesa con un ordinamento gerarchico avente a capo due padri, il Bazard e l’Enfantin, e creò una propria liturgia ed una sua dogmatica. Scissosi in due correnti, facenti capo ai due padri, nel 1833 venne considerato un attentato alla pubblica morale, r sciolto con sentenza giudiziaria. Tra gli italiani che aderirono alle idee del S. vi furono Giuseppe Mazzini, Silvio Pellico, Niccolò Tommaseo e Carlo Cattaneo. La teoria base del S. è sintetizzata dall’opera del suo ispiratore, Il Nuovo Cristianesimo, ove si legge: "Tutta la morale sarà dedotta da questo principio: gli uomini si debbono comportare come fratelli, gli uni verso gli altri, un principio che appartiene al cristianesimo primitivo e che subirà una trasfigurazione. Per suo merito sarà presentato come lo scopo attuale e necessario di tutti gli intenti religiosi. Questo principio rinnovato sarà così formulato: la religione deve dirigere la società verso il grande scopo del miglioramento più rapido possibile delle condizioni di vita delle classi più povere. Fondare il nuovo Cristianesimo e diventare capi della nuova Chiesa è compito degli uomini che maggiormente sono capaci di contribuire con i propri sforzi ad accrescere il benessere delle classi più povere. Al confronto di questo nuovo Cristianesimo, tutte le pretese religioni cristiane oggi professate non sono che eresie, perché nessuna tende veramente al rapido miglioramento di chi sta peggio, secondo l’insegnamento originale del cristianesimo".


Sant’AgostinoAgostino Aurelio (v.).

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Santiago de CompostelaCittà della Spagna nord-occidentale, nella Galizia, in provincia di La Coruna. Possiede un prospero mercato agricolo e del bestiame, ed è sede di industrie alimentari, tessili, chimiche e delle calzature. La vita economica di S. è tuttavia in buona misura funzione del cospicuo numero di turisti e pellegrini, attratti dal suo prestigio religioso e culturale. La sua università risale al 1752, ed è nota in tutto il mondo. Di origine romana, divenne celebre fin dal IX secolo come meta di grandi pellegrinaggi al sepolcro dell’apostolo Giacomo, dal quale trae origine il nome Santiago. Tali pellegrinaggi erano organizzati sia dalle autorità politiche che da quelle religiose, ed erano effettuati soprattutto a piedi. Solo ricchi e nobili potevano permettersi mezzi di trasporto, come cavalli e carrozze. Fu anche sfruttato il nolo del pellegrinaggio, consistente nell’ingaggio di terze persone che, dietro equo compenso, s’impegnavano ad affrontare i disagi del viaggio in nome e per conto del fedele impossibilitato a compiere direttamente quell’impresa lunga e rischiosa. Infatti le varie vie che portavano a S. vedevano purtroppo all’opera sfruttatori e rapinatori, per cui era necessario organizzare comitive che potessero autodifendersi, o che noleggiassero la protezione di scorte armate. Molte vie vennero tracciate ed organizzate dai Cavalieri dell’Ordine del Tempio, che costruirono lungo il percorso cittadelle, ostelli e castelli per fornire ai pellegrini ricovero, assistenza, protezione, conforto ed anche cure mediche. Oggi il monumento più importante di S. è la cattedrale (XI secolo) con un portale detto de las Platerias, ricco di sculture romaniche di pregevole fattura, e con il Portico de la Gloria, con altre sculture romaniche di Maestro Matteo (1188).


SantitàTermine con cui la Chiesa designa il mistero della vita divina ed il modo con cui gl uomini, per grazia, vi partecipano. Riferita ai credenti, la S. consiste nel vivere secondo la fede e l’amore. Per questo il concilio Vaticano II ha dedicato il capitolo V della Lumen gentium "ad insegnare l’universale vocazione alla S., riprendendo l’antico discorso biblico che presentava i cristiani come santi ed eletti, e valorizzando una tradizione teologica che vedeva la Chiesa come comunione dei santi. Il concilio ha insegnato che tutti coloro che credono in Cristo sono chiamati alla pienezza della vita cristiana ed alla perfezione della carità". Il termine S. indica oggettivamente l’inviolabilità che caratterizza determinati valori (per Platone la S. compete alle leggi umane e divine), soggettivamente il grado più elevato della virtù morale o religiosa (San Tommaso identifica S. e religione). Questa concezione della S. è tipica della dottrina morale di Kant, che raccomanda il rispetto e l’inviolabilità della persona, e mette in relazione la S. alla perfezione morale, che definisce infinita.


Santo SepolcroDenominazione attribuita al sepolcro di Cristo, situato nei pressi del Calvario, che, secondo il Nuovo Testamento apparteneva a Giuseppe di Arimatea. Consisteva in una grotta naturale, la cui apertura veniva chiusa da un pesante blocco di granito a forma di ruota. Elena, madre dell’imperatore Costantino, vi fece costruire un gruppo di edifici sacri che, nel 614, furono distrutti dall’esercito persiano. Nel XII secolo i Crociati vi edificarono una grande basilica. Attualmente sacerdoti Cattolici, Greco-ortodossi, Armeni, Copti e Giacobiti vi celebrano le loro funzioni, su distinti altari.


SantoneTermine di norma attribuito all’asceta, al mistico ed all’eremita, venerati come santi uomini in molte culture ed in varie religioni. Generalmente preferiscono un’esistenza solitaria, nutrendosi con quanto fornisce loro la natura, dedicandosi alla vita contemplativa, alla meditazione ed alla preghiera. Alcuni si guadagnano fama di santità (v.), e diventano anche oggetto di devozione da parte della gente. I S. indù (sadhu) assommano, secondo H. Louis Mencken (Trattato sugli dei, Ediz. Saggiatore), forse a tre milioni un’antica regola. Cospargono i loro sparuti corpi di cenere, si rassegnano pazientemente all’assalto dei pidocchi, e dormono sulla nuda terra. Vivono di elemosine che non possono chiedere, né possono avvicinarsi ad un’abitazione nell’ora dei pasti. I S. più austeri sono usi adottare svariati comportamenti contemplativi come: sedersi su tavole cosparse di chiodi; stare in continuazione con le braccia sollevate in alto per settimane e mesi; tenere i pugni chiusi finché le unghie forano loro i palmi; masticare carboni ardenti; trafiggersi le gambe con lunghi aghi; restare seduti nell’acqua fino al collo; stando in compagnia di serpenti velenosi. Non possono uccidere alcuna creatura, neppure un’ape che li punga. I loro pasti non possono contare più di otto bocconi.


Sanzioni contro i membriIl Regolamento dell’Ordine del Grande Oriente d’Italia, all’Art. 27 prevede che "I Fratelli riconosciuti responsabili di colpa massonica, sono punibili, secondo la gravità dei fatti compiuti e le circostanze del fatto: a) con l’ammonizione; b) con la censura semplice; c) con la censura solenne; d) con l’espulsione dall’Ordine. La censura semplice importa l’interdizione da qualsiasi carica per un periodo da uno a tre anni. La censura solenne importa l’esclusione dalla partecipazione ai lavori Massonici per un periodo non superiore ad un anno, nonché l’interdizione da qualsiasi carica per un periodo minimo di tre anni".


Sanzioni contro le LoggeNei confronti delle Logge della Comunione, il Regolamento dell’Ordine del Grande Oriente d’Italia, all’Art. 78 prevede che "Le Logge riconosciute responsabili di colpa massonica sono punibili, secondo la gravità dei fatti compiuti e le circostanze del fatto: a) con l’ammonizione; b) con la censura semplice; c) con la censura solenne; d) con la demolizione. La censura sempliceimporta l’interdizione della Loggia nell’esercizio del diritto di voto in Gran Loggia e nel Collegio Circoscrizionale per un periodo da uno a tre anni. La censura solenne importa la medesima interdizione per un periodo a tre a cinque anni. La sentenza che disponga la demolizione commina l’espulsione dall’Ordine dei Fratelli che abbiano partecipato all’azione che ha dato causa al giudizio massonico".


Sapere-Volere-Osare-TacereLe quattro parole rappresentano un assioma dell’Occultismo (v.). La prima (sapere) simboleggia l’Apprendista, che per avviarsi ad affrontare il cammino iniziatico necessita delle conoscenze elementari acquisite attraverso il suo lavoro di trasformazione da pietra grezza a pietra cubica; la seconda (volere) simboleggia il Compagno d’Arte che, dotato degli strumenti muratori e conoscendo i maggiori segreti iniziatici, può intraprendere l’azione di spargimenti della malta massonica che unirà le varie pietre cubiche per la costruzione del Tempio dell’Umanità; la terza (osare) simboleggia il Maestro Massone che, sfruttando le doti intellettuali acquisite, contribuisce alla diffusione dei sacri principi della Muratoria Universale, per il bene ed il progresso dell’Umanità; la quarta (tacere) è la regola, valida per ogni Massone, di evitare di usare il linguaggio iniziatico con i profani. La ragione dell'istituzione dei misteri, dell'esoterismo, del segreto e del silenzio, risiede nello stesso ammonimento che ci viene da Cristo: " Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino colle loro zampe e poi si rivoltino per sbranarvi" (Matteo, 7, 6).


SapienzaGeneralmente considerata come il grado più eminente della conoscenza. Fino a Platone il termine S. è sinonimo di Saggezza (v.), ossia del giusto modo della condotta pratica. Invece con Aristotele la S. viene più propriamente ad indicare la conoscenza delle cose più eccellenti, ossia una virtù eminentemente teoretica, in contrapposizione alla saggezza come virtù pratica. Il carattere divino della S. viene affermato soprattutto nelle filosofie a sfondo religioso dell’età alessandrina, in cui la S. diventa un equivalente del logoz, intermediaria tra Dio ed il mondo. A partire dalla Scolastica (v.) medievale, e per l’intera durata dell’età moderna, il termine torna invece ad essere impiegato nel significato aristotelico di conoscenza perfetta per oggetto e per forma.


Sapienza, Libro dellaLibro sapienziale della Bibbia, è un testo deuterocanonico, escluso dal canone della Bibbia ebraica e protestante. L’ignoto autore ne attribuisce la redazione a Salomone, il saggio per eccellenza nella tradizione biblica. Tale redazione va collocata nella seconda metà del I secolo a.C., ad Alessandria d’Egitto, città che ospitava una numerosa colonia ebraica. L’autore, che si esprime in greco, rivela una buona conoscenza della cultura ellenistica, e risente dell’influsso della filosofia platonica, soprattutto di quella stoica. Profondamente radicato nella tradizione ebraica, non teme il dialogo con altre culture. Si rivolge agli Ebrei di Alessandria, per confermarli nella fede dei padri, ed anche al mondo pagano, per tentare di combattere i molti pregiudizi diffusi contro la fede giudaica, esponendone i contenuti con un linguaggio a loro comprensibile. Il libro incomincia con un’esortazione: "O reggitori di popoli, bramate la virtù, abbiate buoni sentimenti verso Dio, e cercatelo con retta intenzione. La Sapienza non entra né dimora nell’uomo schiavo del peccato".Il Libro della S. si apre poi con una riflessione sull’esistenza umana (Sap. 1, 1-6, 21). Dinanzi a che considera la vita un rapido succedersi di giorni determinato dal caso e dominato dalla morte, che va sfruttato e goduto traendone ogni piacere e ricorrendo ad ogni mezzo di oppressione e prepotenza, dinanzi al turbamento dei credenti che si chiedono ragione dell’ingiusta sofferenza dei giusti e dei poveri, l’autore risponde affermando la fede in una vita che non si chiude nell’orizzonte terreno: "Dio ha creato l’uomo per l’immortalità" (Sap. 2, 23). Nel cuore dell’opera (Sap. 6, 22; 9, 18) vi è un lungo elogio della S. descritta come una persona seduta su un trono accanto a Dio, animata da uno spirito, che ha collaborato alla creazione del mondo e governa l’universo. Si presenta poi Salomone, che invoca da Dio il dono della S.: "Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica" (Sap. 9, 10). Salomone, al quale si rivolgevano anche i re pagani, insegna che la S. è un dono che viene da Dio, che va richiesto ed invocato nella preghiera, ed amato come una dolce sposa (v. Sapienza).


SaqqaraAntica località egiziana, sede di una vastissima necropoli, tuttora oggetto di scavi e di ricerche sistematiche. Il settore settentrionale ha rivelato tombe a mastaba, ed oggetti con i nomi di sovrani egiziani della I dinastia (2850 a.C.): le mastabe erano strutture a pianta rettangolare, con camera funeraria centrale circondata da ambienti adibiti a magazzino. A S. si trova anche il grandioso complesso funerario del re Doser, fondatore della III dinastia (2650-2700 a.C.), compreso in una cinta muraria, entro la quale si trova la piramide a gradoni, e numerosi annessi in una complicata planimetria. Notevoli per interesse anche le piramidi di Userkaf e di Unis, della V dinastia (2480-2350 a.C.); nelle camere sepolcrali di quest’ultima, ed in quelle di alcuni re e regine della VI dinastia (2350-2200 a.C.), furono incisi i celebri Testi delle Piramidi. Importanti per la struttura e per la bellezza decorativa, sono anche le mastabe di alcuni grandi dignitari di corte. Alla Bassa Epoca appartiene invece il Serapeum, con le sepolture dei buoi Api (v.). Di grande interesse il complesso funerario di Sepseskaf, della IV dinastia, di Dedkare-Isesi della V dinastia, e di Ibi del Primo periodo Intermedio.


SaraceniDenominazione generica degli Arabi nomadi (golfo di ‘Aqaba, a Sud della penisola del Sinai) e dei musulmani in genere, con particolare riferimento a quelli stanziati nel Mediterraneo centro-orientale, nonché in Spagna e lungo le coste europee, durante il Medioevo cristiano (IX-X secolo).


SatanaNome derivato dall’ebraico Satan, nemico, e dal greco ecclesiastico Satan. Nella Bibbia è l’avversario, l’oppositore per eccellenza (Zaccaria 3, 1-2, Giobbe 1, 6; I Cronache 21, 1). Nel Nuovo Testamento viene identificato con il diavolo (I Pietro 5, 8) o con gli antichi simboli del male, come il dragone ed il serpente cacciato dal Paradiso, l’essere preternaturale che si frappone tra Dio e gli uomini, per tentarli ed indurli al peccato (Luca 10, 18; Matteo 4, 1-11; 1 Corinzi 7, 5; 2 Corinzi 2, 11). Nelle leggende tedesche e nelle varie opere ispirate alla vicenda di Faust, è Mefistofele, il diavolo che concede a Faust giovinezza e sapere, pretendendone in cambio l’anima. Nella tradizione apocalittica gli viene attribuito il nome di Lucifero, principe di tutti gli angeli prima della sua ribellione a Dio, che lo mutò in capo dei demoni. L’Apocalisse (19-20) presenta il grandioso conflitto tra Dio e S., che sarà infine precipitato nel lago di fuoco. Anche il Corano parla di S. come dell’angelo decaduto oppure di uno spirito del male.


SatanismoTermine attribuito al culto tributato a Satana, al demonio. È stato un atteggiamento letterario della cultura occidentale, con le diverse linee che vanno da Milton e Blake a De Sade al decadentismo francese. Nella tradizione anticlericale divenne espressione della ribellione ai vincoli religiosi e morali, per affermare la totale libertà e la forza creatrice dell’essere umano, rappresentata dalla figura di Satana. Tali idee, insieme ad una radicale negazione delle strutture sociali e dei valori più diffusi, si trasferirono ad alcune esperienze associazionistiche, come il movimento dei Luciferiani, che intendevano costituire la "vera Chiesa di Satana". Recentemente sono sorti vari gruppi satanici, che si richiamano alla "Chiesa di Satana", fondata in California da Anton S. La Vey (1906). La dottrina di tale chiesa è razionalistica ed edonistica, con un rituale fortemente anticristiano (la messa nera, comprendente la profanazione dell’ostia consacrata). Un’altra organizzazione satanica, forse la più importante, è stata fondata negli Stati Uniti nel 1975 da Michael A. Aquino, ufficiale del controspionaggio dell’esercito americano, con il nome di "Tempio di Set", che si considera il punto d’arrivo della tradizione magico-satanica contemporanea. Accanto a queste forme di S., che adorano un Satana personificato, vi sono altre forme come quella occultistica, in cui Satana è inteso come simbolo della rivolta contro ogni tipo di regola (anarchia), o quello psichedelico, con visioni di Satana sotto l’effetto dell’esaltazione musicale e della droga.


SaturnoNella tradizione alchemica il nome del pianeta e del dio degli inferi assume diversi significati simbolici, quali: piombo, cambiamento provocato da una forza agente, tratto verticale della Croce (v.), trasformazione o disgregazione, età adulta e morte. Secondo il Mariani (Introduzione alla pratica alchemica, Ediz. Bastogi, 1983), "S., la spoliazione, è il più lontano tra i pianeti dell’antichità classica, quello che in un cerchio compiuto e perfetto rinchiude tutti gli altri. È l’ultima sfera del mondo a portata di mano: al di là di S. i cieli sono occupati dalle grandi centrali energetiche che con l’umano hanno solo indecifrabili riferimenti ed oscuri rapporti che, di volta in volta, caso per caso, debbono essere stabiliti e fissati con un lavoro che, per il ricercatore, non può che risultare titanico. È cioè al di là delle capacità umane. L’intero sistema solare è racchiuso in una sfera di piombo di S., e la nera matrice del divoratore dei propri figli è quella che da significato alla manifestazione sublunare. Così l’uomo che non abbia la forza o l’occasione per sperimentare la vertigine delle vette, che non abbia gli attrezzi per rompere la sfera di piombo e proiettarsi fuori, nell’abisso di Luce, deve fare i conti con questo particolare gioco delle energie planetarie e mettere ordine, attraverso lo studio e l’applicazione pratica dell’Astrologia (v.), nei suoi rapporti con esse. Semmai solo dopo, se gliene resta il tempo, potrà tentare di spiccare il salto. S., la Grande Madre, il Mare di Bronzo, la nascita del mondo fisico, che nella morte l’esplicita sua scadenza ed il suo riflesso, è la trasmutazione ultima".
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Savonarola GiacomoReligioso e uomo politico italiano (Ferrara 21.9.1452 - Firenze 23.5.1498). Nato da una famiglia originaria di Padova, resa famosa dal nonno Michele, un famoso medico, S. intraprese dapprima gli studi di medicina, abbandonati nel 1475 per entrare a far parte dell'ordine domenicano nel convento di San Domenico a Bologna. Ritornato a Ferrara per qualche anno, per completarvi gli studi di teologia, nel 1492 fu trasferito nel convento di San Marco in Firenze. Vi rimase per cinque anni, iniziando la sua attività di predicatore ed affrontando subito i temi centrali della sua ideologia: condanna dei costumi dissoluti dei laici e dei chierici ed annuncio dell'imminente rigenerazione della Chiesa, preceduta da una serie di sventure e di castighi. Il suo tono acceso e profetico colpì fin dai primi anno la sensibilità dei fedeli fiorentini. Nel 1487 lasciò Firenze perché trasferito, prima a Ferrara e poi a Brescia, da dove venne richiamato a Firenze per volontà dello stesso Lorenzo de' Medici. Questi aveva infatti ceduto alle pressioni esercitate da un gruppo di intellettuali estimatori del frate, capeggiati da Pico della Mirandola. Dall'autunno del 1490 i Fiorentini tornarono ad ascoltare le profezie wpeA.jpg (5049 byte)apocalittiche del S., arricchite ora di un nuovo elemento: l'annuncio della prossima discesa in Italia di un vendicatore transalpino, che avrebbe castigato la Chiesa corrotta gettando le basi per l'attesa rigenerazione. La discesa di Carlo VIII sembrò dargli ragione, ed accrebbe enormemente il suo già grande prestigio. Priore di San Marco dal 1491, sempre più in vista dopo la morte di Lorenzo il Magnifico (1492), il S. divenne uno degli uomini più influenti della vita politica fiorentina, partecipando perfino al dibattito costituzionale, così vivo e sentito in quegli anni. Intanto però Carlo VIII, che il frate incontrò più di una volta senza poterne mai ottenere promesse concrete, si rivelò alquanto venale e deludente, mentre le difficoltà per un uomo più avvezzo all'oratoria che alla prassi politica di sostenersi nel marasma della crisi costituzionale fiorentina si faceva evidente. Tuttavia il S. riuscì ancora a prevalere sulla violenta opposizione degli Arrabbiati, che lo accusavano di connivenza con i medici esiliati, grazie ad un largo seguito della borghesia e del popolo, conquistati dalla sua sempre più accesa predicazione contro i vizi ed il lusso della vita mondana, i costumi corrotti delle donne fiorentine, la cultura umanistica, il papato simoniaco e nepotista, in particolare contro Alessandro VI Borgia. Firenze attraversò anzi un periodo di fanatismo collettivo, che raggiunse il culmine con i famosi bruciamenti delle vanità, e con la proclamazione di Gesù Cristo a re di Firenze (Natale 1495). Di fronte ai ripetuti rifiuti del S. di recarsi a Roma per una spiegazione, Alessandro VI lo scomunicò (12 maggio 1497), minacciando di interdetto la città di Firenze se non gli fosse stato impedito di predicare. Il pericolo di perdere i lucrosi commerci con lo Stato Pontificio decise i wpeB.jpg (10980 byte)fiorentini ad abbandonare S. alla sua sorte. Ma il frate non riconobbe la scomunica: scrisse più volte al papa, tentò di spiegare l’iniquità del provvedimento e difese le sue azioni, specie col Triumphus crucis e col De veritate prophetica. La scomunica non venne revocata, ma S. tornò nuovamente a predicare in duomo, scegliendo il testo biblico dell’Esodo (11 febbraio 1498). Il papa reagì il 26 febbraio, ripetendo le minacce di interdetto se S non fosse stato arrestato. Il 1° marzo S. predicò per l’ultima volta in duomo, ed il giorno dopo tornò in San Marco da dove cricticò fortemente il papa per la sua corruzione ed immoralità. Nel corso di gravi disordini venne assalito il convento di San Marco, ed il S. imprigionato dalla Signoria, poi torturato, processato e condannato. Infine il S. ed altri due frati domenicani (frà Silvestro Maruffi e frà Domenico Buonvicini) il 23 maggio 1498, alle ore 10 vennero impiccati, i loro cadaveri bruciati ed i resti gettati nell'Arno, affinché "non se ne possi trovare reliquie, excepto non se ne andasse a cercare nel fiume con la rete", come testimonia Pietro Somenzi. Un tentativo non riuscito di disperdere e di annientare la memoria di un personaggio scomodo..


Scala di GiacobbeTermine identificante un simbolo mantenuto in uso in tutta la sua vitalità nella sola tradizione massonica britannica. "Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa" (Genesi 28, 10-15). Poi Iddio stesso, che apparve in cima alla scala, gli parlò, confermandogli il Berith, il patto stabilito con Abramo. Il luogo in cui avvenne la manifestazione celeste era denominato Lutz, ma Giacobbe lo chiamò Beth-‘El, la casa di Dio. Secondo un’interpretazione qabbalistica, il sogno descrive il pellegrinaggio dell’anima dopo la morte; Lutz sarebbe il sepolcro, e Beth-‘El il regno di Dio, che concluderà le ascese e le discese dello spirito, al termine dei cicli di morte-rinascita. Y (Massoneria): Oggi soltanto la Massoneria inglese ed i suoi derivati considera la S. di Giacobbe simbolo delle virtù umane, specialmente della Fede (v.), definita prova delle cose mai viste, la Speranza, ancora dell’anima, e la Carità, ovvero l’Amore, unica prova della sincerità della Fede. Alcuni autori massoni forniscono interpretazioni simboliche della S. L’Oliver, nella visione giacobiana, nel 1837 sosteneva che "le nuvole scure dell’ira divina sono dissolte, i cieli sono aperti, e godiamo di un raggio della sua gloria nella copertura celestiale della Loggia … Su questa scala gli angeli salivano e scendevano di continuo, per ricevere comunicazioni dall’Altissimo, e per disseminare le loro grandi comunicazioni sulla faccia della terra … Abbiamo qui una straordinaria coincidenza di tradizione rispetto alla Scala Massonica, esistente in ogni regione del mondo … Tra noi questa pratica si fonda sulla forte base della Fede, che è il primo gradino della Scala poggiante sulla parola di Dio. Essa produce una Speranza ben fondata di condividere le promesse registrate in quel Libro Sacro; e questo è il secondo gradino della Scala Massonica. Il terzo ed il più perfetto gradino è la carità, mediante la quale è raggiungibile la cima della S., metaforicamente parlando il regno della beatitudine, la dimora del diletto puro e permanente" (v. Symbolism in Craft Freemasonry, di C. Dyer). Più recentemente il Guenon ha scritto: "L’Asse dell’Universo è come una S., sulla quale si effettua un perpetuo movimento ascendente e discendente".Il Moramarco, che queste note ha mirabilmente raccolto, nella sua Nuova Enciclopedia Massonica, Vol. I, pag. 141, scrive che "Far sì che si compia tale movimento è infatti la destinazione essenziale della S., da un altro lato la sua particolare forma impone alcune osservazioni: i suoi due montanti verticali corrispondono alla dualità dell’Albero della Scienza o, nella Cabala ebraica, alle due colonne di destra e di sinistra dell’Albero Sefirotico (v.); né l’uno né l’altro è propriamente assiale, e la colonna di mezzo, che è l’asse vero e proprio, non è raffigurata in modo sensibile; d’altronde l’intera S., nel suo complesso, è in certo modo unificata dai pioli che congiungono i due montanti e che, essendo posti orizzontalmente tra questi, hanno necessariamente i loro punti centrali proprio sull’asse. Si vede così come la S. offra un simbolismo completo: essa è come un ponte verticale che si eleva attraverso tutti i mondi, permettendo di percorrerne l’intera gerarchia passando di piolo in piolo; nello stesso tempo i pioli sono i mondi stessi, cioè i diversi livelli o gradi dell’Esistenza Universale. Tale significato è evidente nel simbolismo biblico della S. di Giacobbe, lungo la quale gli angeli salgono e scendono. Ed è noto che Giacobbe, nel luogo in cui aveva avuto la visione, posò una pietra che "eresse come un pilastro", la quale è anche una raffigurazione dell’Asse del Mondo, sostituendosi alla S. stessa. Gli angeli rappresentano gli stati superiore dell’essere, e ad essi corrispondono più particolarmente i pioli, il che si spiega col fatto che la S. va considerata con la base poggiata a terra, ovvero per noi è necessariamente il nostro mondo, il supporto a partire dal quale si deve affrontare l’ascensione". Infine Giuseppe Mazzini (Dal Concilio a Dio, 1870) scrive che "Noi vediamo negli angeli l’anima dei giusti che vissero nella Fede e morirono nella Speranza. Nell’angelo custode ed ispiratore, l’anima della creatura che più santamente e costantemente ci amò, riamata, sulla terra, ed ebbe per ricompensa la missione o la potenza di vegliare su di noi giovandoci: la S. fra terra e cielo, intraveduta in sogno da Giacobbe, rappresenta per noi la doppia serie ascendente e discendente delle nostre trasformazioni sulla via dell’iniziazione all’Ideale divino, e delle influenze benefiche esercitate su noi dagli esseri cari che su quella via ci precedono"


ScalpelloUtensile impiegato dall'artista per dare forma e regolarità alla pietra informe da sgrossare, il cui uso è consentito da quello congiunto del Maglietto (v.). Rappresenta la ragione, intesa come potenza esecutrice della volontà, ed è ovviamente l'emblema della scultura, oltre che simbolo del pensiero fermo, perseverante, ponderato, della risoluzione decisa ed inderogabile. Lo S. copre un ruolo importante nell'opera che ogni Libero Muratore deve compiere su se stesso. La mente dell'uomo è come un diamante al suo stato grezzo, primitivo: allorché per l'intervento dello S. la superficie esterna viene rimossa, appaiono subito le bellezze latenti nelle sfaccettature di quella pietra. Rappresenta anche l'immagine della parola guidata dalla volontà, dalla virtù e dalla ragione, con la quale si distrugge sempre ogni errore.


ScetticismoFilosofia che nega l’esistenza di un criterio certo di verità. Fondatore della scuola scettica fu Pirrone (365-275 a.C.), da cui il nome di pirronismo talvolta usato come sinonimo di S. Assimilato ed in seguito anche predicato da Sant’Agostino (v.), lo S. antico predica la sospensione del giudizio contro l’atteggiamento dogmatico degli stoici (v.). Non esiste alcun criterio di verità dal momento che ad ogni ragione è sempre possibile contrapporne una contraria di uguale valore. Il carattere radicale di questa forma di S. viene attenuato dalla filosofia moderna, in cui il dubbio scettico assume spesso la funzione puramente metodica di garantire la conoscenza degli errori dei sensi (v. Cartesio). Una vera e propria ripresa dello S. antico si ha solo con Montaigne (1533-1592) e Charron (1541-1603), in clima controriformistico. La nostra conoscenza della verità è sempre parziale, e quest’ultima può essere garantita solo dalla Rivelazione divina. Il pirronismo si presta meglio del dogmatismo ad esprimere questo carattere limitativo e provvisorio della conoscenza umana. Il maggior rappresentante dello S. moderno è comunque Hume (1711-1776) che, pur respingendo lo S. totale degli antichi, afferma che i nostri giudizi non assumono valore assoluto, ma si fondano su un’abitudine psicologica. Lo S. humiano viene contrapposto polemicamente al razionalismo kantiano da Schulze nell’Aenesidemus (1792), mentre l’idealismo postkantiano lo combatte decisamente. Nel pensiero contemporaneo lo S. tende ad essere superato dai diversi indirizzi fenomenisti, pragmatisti e relativisti, sopravvivendo soprattutto come reazione polemica a certi indirizzi idealistici.


ScheletroSimbolicamente, in tutte le tradizioni ed in gran parte delle credenze, è la personificazione della Morte (v.). l’Alchimia lo considera simbolo del Nero (v.) e della Putrefazione (v.). La Libera Muratoria impiega l’immagine dello S. all’interno del Gabinetto di Riflessione (v.), dov’è però simbolo della liberazione da quanto può distogliere l’essere umano dal percorrere la via della rettitudine, a cominciare dai Metalli (v.) e dalle Passioni tipiche del mondo profano.

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SciamanismoAntica pratica mistica più che movimento filosofico-spirituale, impiegata da alcuni illuminati del XVIII secolo collocabili tra le frange magico misteriche, createsi con l’esasperazione delle tendenze spirituali. Per questi la perfetta conoscenza era data dall’unione dell’uomo con il divino, attraverso mezzi, quali esseri, animali o cose, che ne favorivano il processo. Lo S. è un complesso di credenze e pratiche magico-religiose incentrate sulla figura e sull’attività dello sciamano. Solitamente viene considerato una delle forme tipiche dell’animismo (v.), ossia la manifestazione religiosa primitiva la cui credenza attribuisce ad ogni essere, anche materiale, un’anima intesa come principio attivo. Il nome deriva dal termine "sciaman", comune alle lingue siberiane, indicante il veggente, lo stregone e l’asceta. Molti considerano erroneamente lo S. sinonimo di stregoneria e satanismo. Al riguardo Guenon, nel suo Regno delle Quantità e i Segni dei Tempi (Ediz. Adelphi, 1982) diceva : "La distinzione che taluni hanno voluto stabilire tra S. e feticismo, considerati come due varietà dell’animismo, non può essere né così netta né così importante com’essi ritengono: che siano esseri umani (nel primo caso) od oggetti qualsiasi (nel secondo caso) a fungere principalmente da supporti o da condensatori per certe influenze sottili, si tratta soltanto di una semplice differenza di modalitàtecniche, la quale, in fondo, non ha nulla di assolutamente essenziale". In sostanza lo S. è una specie di animismo, in cui la parte preponderante è costituita dall’elemento magia (v.). Comunque non tutti i maghi sono sciamani, mentre tutti gli sciamani sono maghi, esperti in tecniche dell’estasi del tutto particolari. Alla base delle credenze sciamaniche c’è la convinzione che in ogni elemento naturale dimori uno spirito sacro di origine divina. Per entrare in contatto con queste forze misteriose, che tra l’altro infondono facoltà di guarigione e di interpretazione del futuro, gli sciamani si sottopongono a difficili prove fisiche. Questo carattere religioso, che di norma è estraneo a sistemi teologici ben definiti, riconosce l’esistenza di un Essere Supremo, quasi sempre androgino e quindi autogenerantesi, col quale lo sciamano entra in contatto. In breve, lo sciamano viene posseduto essenzialmente da uno spirito in uno stato ipnotico o di trance profonda. I suoi sogni sono viaggi estatici nella realtà. Il suo spirito, percorrendo mondi paralleli, incontra altre entità, altri mondi dei trapassati ed altri sciamani. Dai mondi esplorati trae l’energia che mette al servizio di riti magici per il bene dell’umanità. Nel momento dell’estasi, provocata in vari modi e sempre accompagnata dal battere d’uno speciale tamburo, attributo dello sciamano, egli s’identifica magicamente con il suo Dio unico. Nello sciamano si rileva l’esistenza di una cosmologia molto sviluppata (i cosiddetti tre mondi, v. Astrale), e si riscontrano riti di elevato livello esoterico che ricordano quelli primordiali o vedici. Tra gli sciamani del 1700 potrebbe essere annoverato il famoso taumaturgo Cagliostro, in quanto anch’egli nelle sue pratiche magico-rituali si avvaleva di una fanciulla medium, dal nome simbolico di Colomba, come mezzo coadiuvante nell’evocazione dei dodici profeti o dei sette angeli. Oggi lo sciamano esiste in tutti i paesi del mondo. Nella società moderna egli si esprime anche in gruppo, utilizzando vari riti propiziatori, come quello della pioggia. Normalmente un gruppo associato che celebra un rito magico è composto da 13 sciamani. Simbolo di queste congreghe ascetiche è il pentacolo, una stella a cinque punte inscritta in un cerchio, a cui si attribuisce valore magico. (La Luce Massonica di A. Sebastiani, Vol 6°, Ediz. Hermes, 1995).


SciarpaIndumento massonico caduto molto in disuso dopo gli anni ’80, di cui sono dotati i Maestri Massoni. Secondo gli studiosi richiama il cordone dei Brahmani (v.). La S., cade dalla spalla destra al fianco sinistro, e viene ritualmente indossata solo in talune Logge del Grande Oriente d’Italia. In genere però viene oggi usata preferibilmente durante alcune cerimonie festive o nelle Tornate bianche (v.). Indumento proveniente dalla Tradizione Scozzese, la S. è di colore azzurro (come la Volta Stellata, v.) con bordi rossi (la Trascendenza).


Scientology: Termine che definisce la tecnologia sviluppata e diffusa nel 1950 dall’americano L. Ron Hubbard, consistente nella liberazione della mente da condizionamenti derivati da traumi subiti fin da prima della nascita in condizione di incoscienza, che possono portare l’essere umano a comportamenti irrazionali od a patologie psico-fisiche anche molto gravi (v. Dianetics).


SciitiDenominati anche Si’iti, dall’arabo si’a, divisione, partito. Seguaci della fazione di ‘Alì, cugino e genero di Maometto, del quale aveva sposato la figlia Fatima. Dopo l’uccisione di ‘Alì (661), i suoi sostenitori diedero vita ad un partito fondato sul principio del legittimismo tanto politico quanto religioso, che rivendicava ai discendenti dell’assassinato la massima autorità sull’Islam. In pratica gli S. respingevano il principio del consensus della comunità in riferimento alla designazione dell’imam, sostenendo la dottrina che in ogni tempo Dio affidi a un imam infallibile "per natura" la guida dei suoi servi, tanto come capo religioso quanto come capo temporale. Di qui l’individuazione dell’imam "del tempo", al quale il fedele deve credere perché investito da Dio di qualità sovrumane, in quanto in lui è impiantata una particella divina trasmessagli da Adamo attraverso Maometto. In riferimento con questa problematica tra gli S., che si opposero tenacemente sia agli omayyadi che agli abbasidi, sorsero numerose tendenze e sette. Tra le principali, che ebbero come punto centrale di contrasto proprio l’interrogativo a che spettasse la suprema direzione della comunità musulmana, gli zaiditi (da Zaid, pronipote di ‘Alì), gliimamiti o duodecimani, che sostenevano che con il dodicesimo imam la serie s’era estinta, e gli ismailiti (da Isma’il, il settimo imam), ai quali si possono collegare la setta degli Assassini (v.) ed i Drusi. Sul piano politico queste ed altre correnti hanno avuto notevole importanza, dando origine a varie dinastie locali. In materia di osservanza rituale, gli S. hanno una visione rigida della purezza rituale, con evidente conseguenza per quanto concerne i rapporti con cristiani, ebrei ed anche musulmani di altro rito. Inoltre, rispetto ai sunniti, una tradizione per essere autorevole deve risalire esclusivamente alla famiglia del Profeta, e non eventualmente ai compagni dello stesso. Attualmente circa il 10% dei musulmani è S., secondo le differenti correnti, con comunità particolarmente consistenti in Iran (dal 1979 un imam governa l’intero Paese, dopo aver esiliato l’ultimo scià Reza Pahlavi), Iraq, Marocco e Yemen.


ScismaTermine derivato dal greco scismafendituraspaccatura, scissione. Nell’ambito della dottrina cristiana, significa rottura dell’unità ecclesiale, secondo la definizione di Ireneo (Adversus haereses 4, 33, 7), determinata dal prevalere di interessi particolari sull’unità della Chiesa e l’amore fraterno tra i fedeli. Talvolta lo S. è connesso all’eresia (v.), ma non sempre. Infatti la ribellione può toccare il solo campo disciplinare, senza intaccare il dogma. I primi S. si verificarono in seguito al dibattito religioso ed alle controversie dottrinali dei primi secoli; tra il IV ed il V secolo si ebbe la separazione dei donatisti, degli ariani e dei monofisiti che, pur allontanando una parte dei credenti dalla comunità cristiana, non compromisero l’unità e la stabilità della Chiesa. Ma durante le controversie sul monofisismo, si determinarono le premesse di una separazione ben più grave tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. Quando nel 482 l’imperatore Zenone fece pubblicare l’Henoticon (editto di unione) per conciliare ortodossi e monofisiti, il patriarca di Costantinopoli rese vano il tentativo di pacificazione, originandola prima vera frattura tra chiesa romana ed orientale (S. di Acacio, 482-519), riaffermata dall’appoggio dato dall’imperatore Costante II al monotelismo, con la pubblicazione del Tipo o Regola intorno alla fede (648) e dalla successiva lotta iconoclasta. Le cause dello S. d’Oriente furono molteplici: contrasti dottrinali, tendenza dei patriarchi di Costantinopoli ad emanciparsi dalla guida del papa di Roma, tensioni politiche che opposero gli imperatori orientali alla dinastia franca che, appoggiata dal papato, non nascondeva le mire espansionistiche verso Oriente. Imperatori e patriarchi operarono in senso convergente, per determinare lo S. che si svolse in due tempi: dapprima si ebbe lo S. temporaneo (881- 886), in seguito lo S. definitivo (1054). Nell’857 il patriarca di Costantinopoli Ignazio, e3nergico oppositore della politica corrotta della corte, venne messo al bando e sostituito da Fozio, legato alla famiglia imperiale, il quale, nonostante la fedeltà del popolo al legittimo pastore, con pressioni e minacce riuscì a farsi riconoscere patriarca nel sinodo di Costantinopoli. Ignazio allora si appellò a Nicolò I, che dichiarò illegittima la nomina di Fozio, privandolo di ogni dignità ecclesiastica. (863). Fozio reagì, convocando tutte le chiese d’Oriente ad un concilio generale, che dichiarò decaduto Nicolò I e comminò la scomunica a quanti l’avevano seguito. Fra le accuse rivolte alla Chiesa d’Occidente da parte di Fozio vi era quella di eresia per l’introduzione nel Credo dell’espressione filioque, e quindi della tesi che lo Spirito procede non solo dal Padre, come affermavano alcune chiese orientali, ma anche dal Figlio. Dopo aver inutilmente tentato di coinvolgere nella disputa l’imperatore germanico Lotario II, Fozio venne relegato in un convento, ed Ignazio, ripreso possesso della cattedra vescovile, convocò a Costantinopoli un concilio ecumenico, che condannò Fozio e riconobbe definitivamente la legittimità della carica di Ignazio (877). Dopo la morte di Ignazio (877), Fozio riuscì ad installarsi di nuovo nella sede patriarcale con l’approvazione di Giovanni VIII, quindi indisse un sinodo che disconobbe le conclusioni del precedente concilio ecumenico. Nell’886 l’imperatore Leone fece rinchiudere Fozio in un convento, dove morì nell’891. Ma in seguito, a causa del quarto matrimonio dell’imperatore Leone, si rinfocolarono i contrasti tra Oriente ed Occidente, finché il patriarca Michele Cerulario determinò lo S. definitivo, facendo chiudere tutte le chiese ed i monasteri di rito latino, e riaffermando le accuse dottrinali contro la chiesa d’occidente. Nel 1954 Leone IX scomunicò il patriarca ed i suoi seguaci, i quali a loro volta scomunicarono il papa di Roma, rendendo irreparabile lo S. Nel XIV-XU secolo un altro grande S. minacciò la Chiesa d’occidente. Alla morte di Gregorio IX (1378), che aveva posto fine alla cattività avignonese riportando la sede pontificia a Roma, i cardinali romani chiesero l’elezione di un papa italiano come garanzia della presenza papale a Roma. Ma l’eletto, il vescovo di Bari Bartolomeo Prignano, divenuto papa con il nome di Urbano VI, per la sua politica assolutistica suscitò molte opposizioni, che sfociarono nella nomina di un antipapa nella persona di Roberto di Ginevra, il quale, assunto il nome di Clemente VII, stabilì di nuovo la sua sede ad Avignone. Seguì un periodo di grande confusione per la Chiesa occidentale, divisa tra due curie e due obbedienze. Neppure la morte dei due pontefici riportò l’unità: il Sacro Collegio di Roma elesse successivamente Bonifacio IX (1389-1404), Innocenzo VII (1404-06) e Gregorio XII (1406-15); quello di Avignone Benedetto XIII (1394-1417). Una nuova complicazione venne quando, per porre fine allo S., fu riunito il concilio di Pisa (1409) dal quale, anziché la pacificazione, venne fuori un terzo pontefice, Alessandro V (1409-10), a cui successe Giovanni XXIII (1410-15). Con l’appoggio dell’imperatore Sigismondo d’Ungheria, Giovanni XXIII convocò un concilio a Costanza (1414-18) con l’intento di estirpare l’eresia hussita (v.) che si stava diffondendo in Boemia, di mettere fine allo S. e di operare una profonda riforma della Chiesa, il cui prestigio era stato molto scosso dagli avvenimenti confusi degli ultimi anni. Gregorio e Benedetto non si presentarono a Costanza, ed anche Giovanni, che pure aveva convocato il concilio con l’illusione di uscirne vittorioso, fuggì da Costanza per l’ostilità che si era creata intorno a lui a causa delle sue pretese di dominio. Il concilio continuò sotto la presidenza a turno dei cardinali, che costrinsero Giovanni XXIII a ricomparire per essere processato e deposto (1415). Allora Gregorio XII rinunciò al papato per far cessare lo S., mentre Benedetto XIII, irremovibile nella difesa della sua carica, venne pure deposto dal concilio (1417). L’11.11.1417 il conclave elesse il nuovo pontefice Martino V, mettendo così fine al lungo S., e riportando ordine nella vita della Chiesa. Ma i pericoli suscitati dall’affermazione dell’autorità assoluta dei pontefici e dai conseguenti abusi, indussero i cardinali riuniti a costanza a stabilire l’indizione periodica di concili che controllassero l’operato del papa, rivendicando la superiorità di ogni decisione dogmatica e dottrinale.


ScolasticaLa filosofia insegnata nelle scuole ufficiali del medioevo latino. Il pensiero della S. ha un carattere profondamente religioso. Si tratta essenzialmente di determinare intelligibilità del dato rivelato. Fino al XII secolo anzi la filosofia non viene distinta dalla teologia, e si fonda sul principio credo ut intelligam. Le fonti filosofiche di questo primo periodo (IX-XII secolo) sono rappresentate soprattutto dalle opere di logica di Aristotele e Porfirio, oltre alla tradizione del platonismo cristiano di Agostino e Boezio. Anche per tale ragione l'interesse dei filosofi si incentra eminentemente sulla questione degli universali, e la filosofia è concepita come applicazione della dialettica (identificata con la logica) alla dottrina cristiana. Nel XIII secolo, considerata l'epoca d'oro della S., la filosofia assume una maggiore autonomia rispetto alla teologia, pur restandole finalizzata. La conoscenza diretta delle opere di Platone e di Aristotele, e la diffusione dei commenti arabi, determinano un allargamento degli interessi filosofici dal semplice campo logico al più vasto ambito dei problemi fisici, psicologici e metafisici. Nella prima metà del XIII secolo domina una sintesi tra teologia cristiana ed aristotelismo, largamente influenzata e mediata dal neoplatonismo di Avicenna (Alberto Magno e Bonaventura). Nella seconda metà del secolo si diffonde invece l'aristotelismo nella forma averroistica e tomistica. Tommaso d'Aquino si propone di difendere l'ortodossia contro l'averroismo latino, ricorrendo alla filosofia di Aristotele, ma le sue tesi sono spesso considerate estremistiche e vengono respinte dall'ortodossia platonizzante. L'ultimo grande tentativo di sintesi S. è quello di Duns Scoto, tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo. La terza fase della S. si apre con il XIV secolo, e vede un declino dell'interesse metafisico e la nascita di nuovi indirizzi logici, scientifici e di filosofia politica. La figura più rappresentativa di tutto il periodo è certo Ockham. Mentre la dialettica si raffina e si compiace di sottigliezze prima sconosciute, si afferma un nuovo interesse per il concreto, ed una curiosità scientifica che sembra preludere alla rivoluzione moderna. Talvolta si parla anche di una Seconda S., per riferirsi alla rinascita di studi teologici e filosofici ortodossi nel periodo della Controriforma. Per neo-S. si intende invece il movimento cattolico prevalentemente ispirato al neotomismo, promosso dall'enciclica Aeterni Patris di papa Leone XIII.


ScolpireIn gergo massonico è sinonimo di tracciare, e significa scrivere. Comunemente riferito ad una Tavola (v.), ovvero ad un Lavoro eseguito da un adepto a beneficio proprio e dell'Officina in cui opera.


ScomunicaNella Chiesa cattolica è l'esclusione dai sacramenti e l'esclusione dalla comunione dei fedeli del battezzato che abbia peccato in modo gravemente scandaloso sul piano della fede e della morale. É quindi pena o censura di diritto canonico comminata solo alle persone fisiche od ai singoli componenti delle persone morali, con i relativi effetti definiti dai canoni. Y (Massoneria) I decreti di scomunica emessi dalla Chiesa di Roma contro la Massoneria datano dagli anni immediatamente successivi alla costituzione formale dell'Istituzione, nella sua versione speculativa codificata dalle Costituzioni elaborate nel 1717 dal pastore presbiteriano James Anderson e da John T. Desaguliers per conto della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, e poi pubblicate il 17 gennaio 1723: era questo l'atto formale di creazione della Massoneria Universale. La prima Bolla di S. è denominata "In Eminenti (v.) Apostolus Specula", e fu promulgata da papa Clemente XII il 28 aprile 1738. A questa seguì la Bolla "Providas Romanorum Pontificum", emessa da Benedetto XIV il 18 maggio 1751. Poi cronologicamente elenchiamo i decreti formali di S. più importanti, ovvero: l'Enciclica "Inscrutabili Divinae Sapientiae" di Pio VI (26 dicembre 1821); la Bolla "Ecclesiam a Jesu Christo" di Pio VII (13 settembre 1821); l'Enciclica "Ubi Primum" di Leone XII (5 maggio 1824), la Bolla "Quo Graviora Mala" ancora di Leone XII (13 marzo 1825); l'Enciclica "Traditi Humiliati" di Pio VIII (21 maggio 1829); l'Enciclica "Mirari Vos" di Gregorio XVI (15 agosto 1832); l'Enciclica "Qui Pluribus" di Pio IX (9 agosto 1846); l'Allocuzione "Multiplices Inter" di Pio IX; l'Enciclica "Quanta Cura" di Pio IX (8 dicembre 1864); la Bolla "Apostolicae Sedis" ancora di Pio IX, ed è la sua quarta conferma (12 ottobre 1869); l'Enciclica "Humanum genus" di Leone XIII (20 aprile 1884); la dichiarazione di Leone XIII del 19 marzo 1902. In parte tante ripetutissime condanne hanno evidenti motivazioni storiche. Infatti le prime scomuniche erano state conseguenza delle prese di posizione della Massoneria inglese, di natura prevalentemente anglicana, contro certi atteggiamenti od atti cattolici. Fino al Concordato i cattolici francesi credevano invece che le Bolle papali di scomunica non trovassero applicazione nel loro paese, poiché il parlamento non le aveva mai prese in alcuna considerazione. Quando la massoneria latina si evolse verso il razionalismo anticlericale, la politica della Santa Sede si fece ancora più dura. La motivazione più importante, premessa di ogni sentenza di condanna, è costituita dal fatto che la Massoneria affratella uomini di diverse religioni e sette, tanto che Benedetto XIV disse che veniva così turbata la purezza della religione cattolica. Ma se costituisce veramente delitto accomunare uomini di fede diversa, senza riguardo alcuno alla loro credenza religiosa, allora i massoni sono rei confessi di tale delitto. Fin dalle sue origini la Massoneria ha infatti riconosciuto la veridicità del fatto che nell'ambito di tutte le religioni vi siano uomini capaci e rispettabili, ben meritevoli di considerarsi tra loro fratelli, e quindi di amarsi. Come da sempre essa ha considerato la persecuzione dell'uomo, a causa della sua fede diversa, come un oltraggio all'umanità. Innumerevoli sono stati i delitti commessi in nome di questa fede. Il rogo di Giordano Bruno e di Giovanna d'Arco, il carcere a vita di Galileo Galilei, lo strangolamento di Cagliostro, il massacro degli Ugonotti nella notte di San Bartolomeo, le torture inflitte da Tommaso Torquemada capo della Santa Inquisizione. Senza dimenticare i crimini di Hitler e di Mussolini, i campi di concentramento, le torture ed il genocidio degli ebrei, tutti episodi avvenuti anche nel nome dell'unica buona fede cattolica. Conforta il fatto che l'adempimento dei doveri morali sia apprezzato dai massoni molto più di ogni credenza bigotta, e che i principi muratori siano diventate regole etiche dell'uomo colto moderno, trovando conferma della loro validità nelle leggi di tutti gli uomini civili. Se è per questa ragione che la Massoneria resta condannata, sono partecipi della stessa condanna anche il mondo della cultura e le nazioni civilizzate. La S. scagliata con questa motivazione non può avere oggi effetto infamante alcuno, rivelando invece la profonda ed insensata oscurità dell'intolleranza che l'ha originata.


ScopoFine, intento, proposito che si vuole raggiungere ed alla cui realizzazione è rivolto tutto un modo di agire. Y (Massoneria) La valutazione di una qualsiasi associazione umana impone l’esame dei suoi fini, degli scopi da essa perseguiti o che intende perseguire. L’esistenza di un’associazione appare valida qualora siano valide le finalità. È un aspetto che spiega il tramonto di vari partiti politici, di molte associazioni più o meno profane, di nazioni, di religioni e di intere civiltà. Un aspetto che potrebbe spiegare tutte le forme di crisi individuali e sociali, economiche e politiche, morali ed ideologiche. Non si spiega diversamente il suicidio di un grande personaggio ricco, colto ed intelligente: aveva semplicemente smarrito il senso della vita. Simile è il caso del collasso di un sistema economico, che non è più in grado di perseguire quegli scopi che lo avevano fatto nascere. La Massoneria dichiara che il suo scopo principale è la simbolica ricostruzione del Tempio di Salomone, ossia la costruzione di una Società conforme ai principi razionali, onde assicurare all’Umanità il suo perfetto sviluppo (Le Società Segrete, di Serge Hutin). Si tratta del miglioramento morale e materiale degli uomini, affinché lavorino al piano della Natura sotto le direttive del Grande Architetto dell’Universo. Così il fine da perseguire poggia su due presupposti fondamentali: la fede nel progresso illimitato dell’umanità e la tolleranza. Cade ogni barriera di ordine religioso, nazionalistico o razziale, per cui la patria del Massone è la terra intera, e non soltanto il luogo in cui si è nati o la collettività in cui ci si è sviluppati. La Massoneria si pone al di là ed al di sopra di ogni confessione religiosa e di ogni dottrina politica; essa non impone ai suoi membri alcuna credenza né alcun sistema dottrinale determinato, ma indirizza gli adepti verso un progresso indefinito. Suo scopo non è di sconvolgere le istituzioni, ma di compiere delle conversioni alla morale universalistica, i cui precetti, comuni a tutte le religioni storiche, superano i confini delle patrie e delle razze. I Fratelli Massoni non si sentono obbligati se non verso la religione in cui tutti gli esseri umani si trovano d’accordo: essi formano un’alleanza universale di tutti gli uomini di cuore, che sentono la necessità di unirsi per lavorare in comune al perfezionamento intellettuale e morale dell’umanità. Fin dalle sue origini la Libera Muratoria ha inteso costruire un legame morale tra gli uomini, tra persone che senza di essa sarebbero rimaste eternamente estranee tra loro, assumendosi il ruolo di ispiratrice per uomini di ogni condizione sociale nonché di guida nella storia dell’uomo. Se tutto ciò rappresenta la finalità universale perseguita dalla Massoneria, il suo scopo principale rimane quello di "sgrossare la Pietra Grezza" per farne una "Pietra Cubica" da inserire nel Tempio ideale, un’impresa avviata con l’Iniziazione. Opportuno enunciare alcuni punti della Regola Massonica elaborati da una Gran Loggia nel 1967: · La Massoneria è una fratellanza iniziatica che ha per tradizionale fondamento la Fede in Dio, il Grande Architetto dell’Universo; ·La Massoneria è un Ordine al quale possono appartenere soltanto uomini liberi, indipendenti e degni, impegnati a praticare gli ideali di Pace, di Amore e di Fraternità; · La Massoneria mira, attraverso il perfezionamento morale dei suoi membri, a quello dell’umanità intera; · La Massoneria impone ai suoi membri la pratica esatta e scrupolosa dei rituali e del simbolismo, mezzi di accesso alla Conoscenza; · La Massoneria impone ai suoi membri il pieno rispettodi qualsiasi opinione e di qualunque credenza, proibendo ogni discussione o controversia sia politica che religiosa. L’Ordine si pone così come centro permanente di Unione fraterna, le cui caratteristiche fondamentali sono comprensione, tolleranza ed armonia che leghino tra loro tutti gli individui del genere umano (I Misteri esoterici, di Giuseppe Gangi, Ediz. Mediterranee 1986). Y (G.O.I) Scopo, fine e finalità sono termini equivalenti e facilmente comprensibili per la maggioranza dei casi pratici. Applicati però alla vita appaiono non del tutto equivalenti. In particolare, gli scopi sembrano maggiormente riferibili a qualcosa circoscrivibile e raggiungibile, mentre le finalità ci appaiono legate piuttosto ad una direzione del nostro cammino. Perciò lo S. appare legato alle forme, ed a quanto ci consente di esprimerci nel corso delle nostre manifestazioni. É anche possibile comprendere che lo S. implica ispirazioni, ricerche interiori, significati e capacità di esprimersi in forme che siano in grado di rappresentare l'azione del nostro Fuoco interiore. La sequenza degli scopi potrebbe darci una comprensione della direzione del nostro cammino, ossia delle finalità. Solo l'Arte è in grado di darci la coerenza d'orientamento nella scelta del nostro cammino.


ScorpioneIn Egitto la dea S. era chiamata Selket, figura positiva perché adorata da un'antica corporazione di stregoni guaritori. Uno scorpione uccise Orione per vendicare l'offesa subita da Artemide, la dea greca della caccia, ed è per questo servizio che divenne una costellazione. Presso i Maya è il dio della caccia. All'ottavo segno dello Zodiaco sono attribuiti morte e sesso; non per nulla la cristianità commemora a novembre i defunti che, secondo i pagani, potevano addirittura uscire dagli inferi nel periodo (dal 23 ottobre al 21 novembre) in cui il sole era in questo segno. É segno d'Acqua. Il glifo consiste in una M terminante con una freccia: HI nativi hanno le più disparate caratteristiche, dalle migliori alle peggiori, a seconda del livello evolutivo. Usano ed abusano della propria sessualità, come forza redentrice o distruttrice, vincitori sulla materia o schiavi: un'incarnazione davvero difficile. Sono dotati di grandissima volontà, sono spesso incompresi, non conoscono il giusto mezzo, quindi presentano umori oscillanti, talvolta sono persino violenti e litigiosi. Molto testardi, sono dotati di una notevole carica magnetica che attrae particolarmente il sesso opposto. L'impostazione del pensiero risulta sempre sottile, psicologica ed acuta. Bravissimi nell'indagare e nel conoscere i segreti altrui, sanno mantenere ben segreti i propri. Sono sensibili alle adulazioni, pur mai essendone schiavi. Vivono intensamente le proprie emozioni ed ogni episodio della loro esistenza. Amano la lotta, che li gratifica, mettendo a dura prova la loro ambizione. Coraggiosi, non si fanno condizionare dal mondo circostante. Estremamente diffidenti e sospettosi, vivono in una stato di continua tensione, affrontando con diffidenza quanto non comprendono. Attivi ed energici, sono intelligenti psicologi, anche perché sono curiosi e affatto superficiali. Orgogliosissimi, sono capaci di vendetta quando si sentono feriti, e non amano i consigli perché sono decisamente presuntuosi. Sanno essere spavaldi e violenti, come mistici e dolcissimi. Memorizzano molto i torti subiti. Avvertono istintivamente le forze nascoste dell'essere umano ed i suoi segreti poteri, come rivelazione dell'inconscio, che dovrà poi essere filtrato prima d'essere mentalmente accettato. I più evoluti tendono a realizzarsi sui piani superiori, padroni dei loro istinti e delle loro passioni. Già in questa dimensione essi hanno appreso la lezione di questa incarnazione, acquisendo la consapevolezza, la presa di coscienza dell'appartenenza all'universo, e la possibilità di varcare la soglia che porta all'illuminazione attraverso la via della rinascita.


ScribaTermine dal significato di scrivano, scrittore od amanuense. Nell’Egitto faraonico lo S. aveva una posizione preminente nell’organizzazione dello Stato (tasse, contabilità, controllo delle messi, censimenti ed amministrazione della giustizia). La carica di S. era ereditaria, e venne conservata durante tutta la storia egiziana. Nell’antico stato d’Israele, lo S. (sofer) era il segretario di corte (2 Samuele 8, 17). Nell’epoca del secondo Tempio, con Ezra venne chiamato sofer il maestro, interprete della legge scritta (Torah) per mezzo della legge orale (Ecclesiastico 39, 1-11). Gli S. formarono allora una classe che agì accanto ai sacerdoti, sovente in lotta con essi. Nel Nuovo Testamento sono spesso confusi con i farisei (Matteo 22, 35; Luca 5, 17; 11, 42-52). Nell’antica Grecia gli S. ricoprivano le funzioni di segretari di diversi uffici pubblici (grammateiz), mentre a Roma erano in genere segretari delle persone politicamente più influenti (scribae questorii, aedilici, tribunicii, ecc.).


ScritturaSono definite S. sacre il complesso di testimonianze dottrinali, cultuali e liturgiche di una certa fede, che rispondono al bisogno, comune a tutte le religioni, di fissare il contenuto di formule, racconti e gesti rituali. La S. è ritenuta strumento privilegiato di obiettivazione di credenze e culti avendo potenzialmente in sé la capacità di esprimere ogni cosa, come prova l’antichissimo uso magico-superstizioso dell’alfabeto, basato appunto sul valore sacrale della S. in quanto virtualmente già contiene ogni espressione dello sviluppo del sapere. A seconda delle caratteristiche del contenuto, le S. si distinguono in magiche (testi babilonesi, Atharvaveda dell’antica India, il Libro dei Morti egizio, le laminette orfiche); rituali con descrizioni analitiche di riti e formule (testi egizi piramidali, inni dei Veda, dell’Avesta, del Corano, salmi dell’antico testamento, l’Akitu o rituale del capodanno babilonese): mitologiche, a volte facilmente confondibili con fonti letterarie che contengono racconti mitologici-cosmogonici (Kojiki con miti cosmogonici e leggende della protoatosia giapponese, Poema di Gilgames mesopotanico), oracolari (I-ching cinese, libri sibillini romani); profetiche (libri dei Profeti dell’Antico Testamento). Un gruppo a sé, per le loro caratteristiche peculiari, compongono le S. di popoli minacciati dall’estinzione, che insieme al patrimonio religioso cercano di tramandare un’immagine più ricca del proprio pensiero e della propria storia (Popul Vuh e Chilam Balam dei Maya). A volte le S. contengono precipuamente le leggi religiose, come accade per le leggi di Mani in India; talvolta assumono innanzitutto la natura di libri dottrinali (il Tao-tè-ching che contiene le enunciazioni fondamentali del taoismo, le Upanisad che costituiscono la sistemazione organica di un corpo dottrinale-normativo e pratico risalente ad un’elaborazione teorico-religiosa più antica). Le succitate divisioni non vanno comunque intese rigidamente, e non sempre sono nettamente rilevabili nella pratica. In particolare vi sono S. incentrate sulla figura di un maestro rivelatore che si articolano in diverse parti, storica, dottrinale, rituale, legislativa, normativa, morale, profetica (Pentateuco per la religione di Mosé, Vangeli e Corano). Spesso le S. si presentano come sistema complesso, canone generale di teorie e pratiche religiose (Tipitake buddhistico, contenente una parte disciplinare ed organizzativa, una dottrina ricavata dalla predicazione di Buddha, ed una parte filosofico-speculativa con legami ad argomenti più generici di carattere profano. Anche i libri canonici del Confucianesimo (Wu-ching) hanno contenuti diversi: normativo, rituale ed oracolare. In senso più tecnico, con S. si designano i testi dotati di carattere canonico, posti a fondamento di una determinata religione, in genere perché ritenuti di origine divina. Le maggiori religioni sono fondate su libri direttamente ispirati dalla divinità(Bibbia e Corano). Questi libri, pur essendo il risultato di un lungo processo storico di elaborazione e di sistemazione, ad un certo punto del loro sviluppo si fissano in una redazione che da quel momento diventa intoccabile, e costituisce propriamente le S., come testo base di origine soprannaturale del patrimonio dottrinale e pratico-rituale della religione.


SechatDivinità egizia, madre o figlia di Thoth, rappresenta il principio della scrittura. Infatti se fu Thoth a donare i geroglifici agli uomini, fu però S. a fissarne definitivamente la forma. La dea è raffigurata ricoperta della pelle di felino delle sacerdotesse. Ha sull'acconciatura una stella a sette punte, talvolta a sei, sormontata da una forma singolare che ricorda delle corna capovolte od un compasso. Protettrice delle piante architettoniche e degli scritti, S. veglia sulle biblioteche sacerdotali in cui sono conservati i testi dei rituali, la cui efficacia è garantita da una codificazione rigorosa ed immutabile. Insieme a Thoth tiene le cronache dei re, ma è colei che trucca gli dei ed ispira gli architetti. La dea presiede al rito di fondazione dei templi. Thoth e S. formano la coppia della Conoscenza. Una Conoscenza che per gli Egizi non è mai esclusivo appannaggio degli uomini. Formulando i geroglifici, S. è la vita in spirito nel suo principio di formulazione. "Ti rinfreschi sotto l'albero mery presso Ur Kekau; Sechat è assisa davanti a te, e Sia ti protegge" (Libro dei Morti).


Secondo EspertoUfficiale di Loggia, il cui compito consiste nell’ordinare ed allineare le polarità positive e negative dei Fratelli. Essendo analogicamente legato all’Acqua seconda di Scorpione, deve far comprendere ai Fratelli, ma soprattutto all’Iniziando, il significato esoterico ed operativo di Venere (Bellezza) e di Ercole (Forza), nel senso della conoscenza perfetta di queste due energie planetarie che sono dentro e fuori ogni essere. Il S.E. mette alla prova l’iniziando dopo che il Maestro delle Cerimonie ed il Primo Esperto hanno completato l’istruzione del neo Apprendista. In particolare egli rappresenta larigenerazione sul piano animico ed emozionale, quindi assume un ruolo di primo piano nella cerimonia di passaggio al Grado di Compagno d’Arte e nella Camera relativa. Nell’esercizio delle sue funzioni il S.E. può deferire al Fratello Ospitaliere i Fratelli che non rispondano alle indicazioni fornite sia nel corso dei Lavori sia nei lavori individuali vertenti alla conoscenza della Legge Binaria, cioè del principio ermetico di dualità.


Secondo SorveglianteDignitario di Loggia, tutore della metà notturna, sempre nelle tenebre, cioè della Colonna di Settentrione. Come tale è in grado di rendere realizzabile il Silenzio interiore, specie nei fratelli Apprendisti, dei quali è responsabile per l’istruzione informativa e formativa. Il S.S., che nella Terna di Fuoco (v.) della Loggia esplica la qualità del Fuoco terzo di Sagittario, attinente alla conoscenza superiore ed alla speculazione supercosciente, contribuisce alla nascita del Sole di Mezzanotte. Poiché esprime l’attività di Giove nel suo domicilio diurno, il S:S: deve possedere la "Giustizia", ed applicarla continuamente nel giudicare il Lavoro dei Fratelli Apprendisti, consigliandoli e seguendoli da presso nelle operazioni di sgrossatura della Pietra, guidandoli alla padronanza nell’impiego della squadra. Egli deve inoltre essere capace di captare gli stati d’animo dei Fratelli, e di far proprie le parole inespresse dagli Apprendisti, onde farli parlare nel rispetto del silenzio rituale più assoluto. Infine il S.S. coadiuva il Fratello Tesoriere nella gestione del Tesoro di Loggia, specie nel sollecitare al pagamento delle capitazioni i Fratelli morosi. Caratteristiche ed attributi statutari del S.S. sono riportati alla voce Dignitari di Loggia (v.).


Sedute Straordinarie: Le sedute straordinarie sono convocate quando il Maestro Venerabile lo ritenga opportuno, o quando ne faccia richiesta motivata almeno un quinto dei Fratelli Maestri in piè di lista. L'avviso di convocazione dev'essere recapitato, a cura del Segretario di Loggia, almeno cinque giorni prima della riunione, anche ai Fratelli dispensati dalla frequentazione. In caso di particolare urgenza, il Segretario provvede alla convocazione utilizzando anche altri mezzi di comunicazione. Tutte le convocazioni devono essere notificate all'Ispettore di Loggia (Art. 52 del Regolamento dell'Ordine).


SefarditiEbrei residenti nella penisola iberica, che vennero duramente perseguitati ed espulsi dalla Spagna a partire dal 1492. Contale termine vengono designati tuttora i discendenti di quei gruppi. I più numerosi vivono nella penisola balcanica in comunità di lingua spagnola che, con riferimento alla forma letteraria antica, viene detta ladino. Altre comunità S. si trovano in varie parti d’Europa, specie in Olanda (Amsterdam) ed in Italia settentrionale (Firenze, Ferrara, Venezia, Belluno), Africa settentrionale ed Asia.


SefirotTermine plurale derivato dall’ebraico, significante i Numeri, facente parte della dottrina della Qabbalah (v.). É sinonimo di Sephirot (v.). Il suo singolare è Sefira, o Sephira.


SegnoForma di saluto palese di riconoscimento ed identificazione, usato in Tempio dai Liberi Muratori per svelare la loro qualifica iniziatica (v. Ordine). Diverso è invece il segno di riconoscimento celato o non palese, che in tal caso viene definito "Toccamento" (v.) v. anche Segni massonici.


SegretarioDignitario di Loggia, nominato direttamente dal Maestro Venerabile in carica. Oltre a redigere le Tavole delle Tornate rituali (verbali) annotando quanto avvenuto nel corso dei Lavori, il S. funge da filtro a livello intuitivo e spirituale dei Lavori di Loggia. Egli realizza così l’Aria terza di Acquario, sia nella Loggia che nel mondo, a beneficio dei Fratelli e dell’intera Umanità. Nella Terna d’Aria (v.) il S. registra ad un livello superiore (tutti gli elementi terzi agiscono sul piano spirituale ed intellettuale) quanto l’Oratore (Aria prima di Gemelli) ha giudicato consono, e che il Copritore Interno (Aria seconda di Bilancia) ha tenuto sotto controllo nel corso della Tornata. Nel redigere la Tavola architettonica, il S. ricostruisce non solo il filo dei discorsi degli interventi dei Fratelli e la sequenza di svolgimento dei Lavori, ma l’indissolubilità della Catena formata dai Fratelli. Egli deve ricondurre i fratelli nel tempo sacro dei lavori operativi e speculativi, che è al di fuori del tempo cronologico, nel quale non esiste soluzione di continuità. Il S. deve insomma sforzarsi di ricostruire l’atmosfera e gli stati di coscienza acquisiti, facilitando la ricollocazione dei Fratelli nel punto geografico o geometrico o geodetico noto ai soli Figli della Vedova. L’Aria terza di Acquario attiene alla formulazione degli ideali universali ed alla capacità di intuizione. Analogicamente il S. svolge la funzione di memoria intelligente e non meccanica della Loggia, conservando ogni acquisizione del Lavoro singolo e collettivo svolto, sempre ricordando le finalità da raggiungere. Y (G.O.I.) Dignitario di Loggia, avente le seguenti funzioni: a) riceve e conserva nei locali della Loggia, od in altro luogo ma su autorizzazione del Maestro Venerabile, tutte le carte, i registri ed i documenti della Loggia; b) provvede all'adempimento di tutte le funzioni di carattere amministrativo; c) cura e sottopone al Maestro Venerabile la corrispondenza, e ne tiene i protocolli della posta in arrivo e di quella in partenza; d) provvede, su incarico del Maestro Venerabile, alle convocazioni; e) compila e tiene i verbali delle tornate di Loggia in appositi registri a fogli fissi e numerati, forniti dal G.O.I. e firmati in ogni pagina dal Maestro Venerabile; f) custodisce ed aggiorna il Libro matricola da cui si ricavi il piè di lista dei Fratelli, il registro delle presenze, nonché gli altri documenti di Loggia. Il S. deve tenere in ordine, per ciascun Grado e per ciascuna seduta di Consiglio e di Commissione, un registro contenente i verbali firmati, dopo approvazione, dal Maestro Venerabile, dall'Oratore e dal S. stesso. Al termine del proprio mandato, il S. consegna immediatamente al suo successore tutto quanto gli è stato affidato dalla Loggia in funzione del suo incarico. Della consegna viene redatto un verbale che, vistato dal Maestro Venerabile, rimane depositato tra gli atti della segreteria di Loggia. Il S. aggiunto coadiuva il S. titolare nelle sue funzioni ed attività, e lo sostituisce in sua assenza (Art. 37 del Regolamento dell'Ordine).


Segreto MassonicoTermine che di norma viene citato per definire un o più conoscenze che il massone è impegnato a non rivelare, specie al mondo profano. Ha originato varie ipotesi e congetture, che negli anni ’80 hanno implicato la definizione della Libera Muratoria come società od associazione segreta, i cui membri sono legati tra loro da un severo giuramento, i termini del quale sono stati giuridicamente definiti contrastanti con altri impegni solenni, come quelli assunti da militari e magistrati di assoluta fedeltà nei confronti dello Stato e delle sue leggi e Carta Costituzionale. In effetti il S. esiste, ma ha una natura particolare, ben diversa da quella abitualmente attribuita dal mondo profano. Giacomo Casanova, più noto come incallito libertino che come Massone (iniziato a Lione nel 1750), scrisse nelle sue memorie: "Gli uomini che si fanno ammettere alla Libera Muratoria solo per penetrarne i segreti, corrono il grave rischio d’invecchiare sotto la Cazzuola (v.) senza mai raggiungere tale obiettivo. Vi è tuttavia veramente un S., ma è talmente inviolabile che non è mai stato riferito o confidato a nessuno. Quanti si fermano alla superficie delle cose pensano che il S. consista in parole, in toccamenti (v.), od infine nella parola sacra (v.) del Grado più elevato, quello di Maestro. Errore. Colui che afferra il S. (conoscibile solo per intuizione) arriverà a tale conoscenza solo attraverso la frequenza ai Lavori di Loggia, a forza di riflettere, di ragionare, di paragonare e di dedurre. Egli non lo confiderà neppure al suo migliore amico di loggia, perché egli sa che, se non l’ha afferrato come lui, non avrà talento di servirsene quando glielo avrà detto in un orecchio. Egli tace, e questo S. rimane sempre tale" (v. Esoterismo). Un’asserzione satura di suggestiva pregnanza, la cui ineffabilità può sembrare impensabile in quel personaggio, che ha così collocato il S. oltre i gretti limiti della convenzione associativa o della tentazione settaria. Il S. in verità non è attaccabile sotto il profilo della liceità morale né sotto quello della legittimità giuridica, in quanto è attinente ad un diverso livello del reale. Esso si configura come il riflesso del mistero cosmico lungo il cammino iniziatico. Come la Verità è celata nel silenzio degli abissi siderali e dei processi creativi della vita, così la conoscenza muratoria è protetta dal S. contro i clamori e gli attacchi del mondo profano. La consapevolezza del fatto che l’Ignoto domina l’orizzonte umano, rotto solo dai bagliori della fede e della scienza, spinge il Massone a scegliere l’imitazione di tale modalità del Reale, facendosi agente silenzioso del Grande Architetto dell’Universo (v). Il cerchio del S. si restringe così intorno alla disciplina della Tradizione, la ricezione e l’emanazione comportamentale delle intuizioni arcane, recepite nella muta quiete del Tempio, che può essere di volta in volta la foresta, il cenobio, la cattedrale gotica o la cima di una montagna, ma è sempre ripiegamento sul Centro, solitaria e corale intimità con Dio. Un passo dell’Antico Testamento descrive Elia alle prese con la divinità in questi termini: "Un vento forte ed impetuoso schiantava i monti e spezzava le rocce dinanzi all’Eterno, ma l’Eterno non era nel vento. E dopo il vento venne un terremoto, ma l’Eterno non era nel terremoto. E dopo il terremoto un fuoco, ma l’Eterno non era nel fuoco. E dopo il fuoco un suono dolce e sommesso. Come Elia l’ebbe udito, si coprì il volto col mantello, uscì e si fermò all’ingresso della spelonca: ed ecco che una voce giunse a lui e disse. "Che fai tu qui, Elia?"" (I Re 19, 11-13). Il G.A.D.U. (v.) si manifesta qui nell’intersezione tra suono-parola e silenzio, esattamente nel punto in cui questo cessa di essere separazione e vuoto, e quello perde clamore e rimbombo. Elia ode il sussurro divino solo dopo che il mondo si è tacitato, e testimonia così che il silenzio è la sorgente della parola viva, di quella Parola Perduta che i Liberi Muratori vanno cercando nella segreta ed armoniosa atmosfera dei loro Templi (Nuova Enciclopedia Massonica, di M. Moramarco, Ediz. CE.S.A.S., Vol I, pag. 521, 1989).


SeiNumero che nell’antichità era consacrato a Venere, e considerato simbolo della Bellezza e della Perfezione. Negli antichi Misteri era importante perché offriva le sei dimensioni di tutti i corpi più quelle di altezza e profondità, ovvero i quattro punti cardinali sommati allo Zenit ed al Nadir. Secondo Eliphas Levi (v.), "S. è il numero dell’equilibrio, il geroglifico della scienza del Bene e del Male. Colui che cerca l’origine del male ricerca da dove proviene ciò che non esiste" (Dogma dell’Alta Magia, Ediz. Atanor, 1975).


SekhmetDivinità egizia, la dea leonessa, la potente, appartiene al gruppo delle divinità guerriere di Ra. Protettrice degli dei, S. lo è anche del Faraone, che sa onorarla e rabbonirla, in modo che la sua forza possente, ben controllata, sia benefica per il regno. Guardiana della soglia, S. è sempre pronta a dilaniare il profano, o chiunque voglia accostarsi al segreto con il cuore impuro. Rappresenta l'aspetto distruttivo di Hathor, l'esecutrice dell'operazione alchemica in cui il fuoco svolge un ruolo essenziale. Però nulla è più pericoloso del fuoco, e S. (come l'Atanor) può esplodere distruggendo. La dea è un neter guaritore, capace di diffondere le epidemie nei cinque giorni epagomeni, lei può porre fine ad esse e sconfiggere la malattia. I suoi sacerdoti sono terapeuti. Congiuntamente a Ptah e Nefertum, S. appartiene alla triade di Menfi. Le sono consacrati tutti i felini, gatti compresi. Infatti se ben accolta, la terribile S. può trasformarsi nella dolce gatta Bastet. La vigile leonessa dal corpo di giovane donna aspettava gli adepti nel labirinto di Karnak. Ai pii ed agli attenti non sfuggiva il rumore dei suoi artigli che graffiavano i pavimenti di pietra inondati dal chiarore lunare. Occorreva coraggio e prudenza, poiché S. poteva sia sbranare il visitatore che fargli varcare la fatidica soglia. "Sekhmet la cui potenza è grande come l'infinito" (Iscrizione sulle statue della dea).


Selfica: Antica scienza egizia, basata sullo studio dell’interazione tra metalli, spirali ed i campi energetici che avvolgono la Terra. Ne emerge l’associazione tra forme e materiali, che consente la realizzazione di strutture capaci di immagazzinare e diffondere direzionalmente energie interagenti con l’essere umano e l’ambiente. La forma più ricorrente è quella a spirale, considerata la struttura base dell’universo, mentre i componenti sono di norma metallici, soprattutto in oro e rame. Talvolta vengono anche utilizzati liquidi od inchiostri appositamente preparati. Le Self hanno diversi livelli di complessità, dalle più semplici che rafforzano l’aura vitale dell’individuo che le indossa, a quelle che agiscono sugli ambienti, fino ai modelli programmabili su esigenze specifiche e personali di chi le utilizza.


SelketDivinità egizia, il cui simbolo è lo scorpione acquatico, la nepa. Il suo nome geroglifico significa quella che fa respirare. É presente sin dall'inizio della storia, sia al nord che al sud del Regno Egizio. Si tratta di un neper particolarmente benigno, legato alla nascita ed alla guarigione magica, che presiede al parto ed al termine della vita, allorché bisogna varcare la soglia dell'Altro Mondo. La dea S. è in stretto rapporto con la medicina. Il suo clero appartiene all'antica corporazione degli incantatori di serpenti, esistente tuttora nell'Egitto moderno. La sua acqua, di natura ignea, protegge dal veleno dei rettili e degli scorpioni. Gli antichi testi sacri attribuiscono a S. la protezione dei denti e delle viscere. Nel pensiero egiziano, lo scorpione simboleggia il respiro dell'universo, il principio di fissità contraente che provoca la dilatazione aspirante. La sua tenacia spiega forse il motivo per cui il mondo religioso medievale abbia scelto questo artropode ambrato come emblema della dialettica e dell'eresia. "Che i miei nemici siano come fichi svuotati della linfa, essendo Selket nelle loro viscere" (Libro dei Morti - Cap. CLXXV: Formula per non morire di nuovo).


SemiarianiTermine attribuito ad alcuni gruppi eretici fioriti dopo il Concilio di Nicea (325), nel quale venne definita la Consustanziazione (v.) del Figlio e del Padre. I S. rifiutarono tale dottrina, sostenendo invece che il Figlio avesse soltanto la natura simile a quella del Padre. Tra le sette dei S. sono da annoverare gli Anomei e gli Omei.


SemitiDenominazione dei discendenti dio Sem, enumerati nella tavola dei popoli (Genesi 10). Secondo l’attuale classificazione, basata non su particolari elementi di origine etnica e luogo di provenienza ma su criteri linguistici, non tutti i ventisei popoli citati possono essere considerati S.. Vanno infatti esclusi i Lidi e gli Elamiti. Sono popoli S.: Accadi (assiri e babilonesi), Amorriti, Cananei, Aramei (fenici ebrei, ammoniti, moabiti, edomiti), Arabi ed Etiopi. Pertanto l’area semitica risulta limitata ad O dal mar Rosso e dal Mediterraneo, a N dall’Armenia,, a S dal mar Rosso, e ad E dall’altipiano iranico e dal Golfo Persico; comprende quindi gli attuali Stati di Israele, Giordania, Libano, Siria ed Iraq. Secondo recenti scoperte archeologiche, la zona sembra aver ospitato una civiltà paleolitica e neolitica anteriore all’immigrazione dei S., che non sarebbero quindi originari della regione. Camiti e S. dovrebbero essere entrambi originari dell’Asia centrale, e si sarebbero spostati nei loro attuali territori fra il XIII e l’XI secolo a.C. Separatisi, i S. sarebbero rimasti in Arabia, ed i Camiti avrebbero raggiunto l’Africa. Tale provenienza comune sarebbe testimoniata dalla somiglianza tra le due famiglie linguistiche, di cui la lingua egiziana costituirebbe una prova evidente. Nel VII secolo, con l’avvento dell’islamismo, si produsse un ultimo grande flusso migratorio dei S. verso l’Asia anteriore, l’Africa settentrionale e l’Europa mediterranea (Spagna e Sicilia). I vari insediamenti rivelano grandi differenziazioni etniche, sociali, politiche e religiose. Solo le lingue evidenziano una stretta parentela. Sono rispettate in generale le comuni leggi dietetiche, e tra i S. occidentali e meridionali risulta diffusa la circoncisione. Il monoteismo, elevato nella concezione profetica ebraica a perfezione morale, è il livello più elevato cui è giunta la civiltà semitica, e rappresenta il suo apporto più significativo alla civiltà universale. A questo si aggiunge come apporto non meno importante la trasmissione, per opera dei Fenici, di un mezzo di espressione grafica totalmente nuovo: l’alfabeto (v.).


SeparazioneTermine del linguaggio alchemico, indicante la scissione delle parti pure della materia da quelle impure, realizzata mediante l’impiego del Fuoco (v.) o dell’Acqua (v.), come pure di entrambi gli elementi. Se conseguita con il Fuoco viene chiamata calcinazione, quando avviene grazie all’Acqua prende il nome di abluzione. Separare alchemicamente significa estrarre il Mercurio (v.) dal corpo; sospesa l’azione dell’organismo animale sulla forza vitale, anche gli altri principi diventano virtualmente liberi. Per questo motivo si dice che il Mercurio è la sola chiave capace di aprire il palazzo del re che è chiuso, od anche (usando un’espressione di Filalete) di rompere le barriere dell’oro. Grazie alla s., il Mercurio ritorna dunque allo stato libero, e così lo Zolfo interno trova aperte dinanzi a sé le vie della trasformazione (Tradizione Ermetica, di J. Evola, Ediz. Mediterranee, 1971).


SephirothTermine plurale (singolare Sephirah) della Qabbalah (v.) indicante delle forze che sono soltanto delle emanazioni e manifestazioni di Dio, oppure intermediarie tra Dio ed il Creato. Non rappresentano una gerarchia, come avviene per gli Angeli (v.), ma ruotano intorno a Dio, e spesso si uniscono tra loro in connubi mistici, una specie di rapporti sessuali. Alcuni Qabbalisti sostengono che la natura delle S. sarebbe identica a quella di Dio, mentre altri la ritengono diversa da quella della Divinità (En-Sof: l’Infinito, l’Inconoscibile). Il processo di emanazione delle S. avviene al di fuori del tempo, quindi non genera alcun cambiamento nell’En-Sof, che resta identico a sé stesso. Il Male è generato dalla scarsezza di influsso delle S. nelle creature. Le S. sono dieci, e rappresentano i dieci attributi attraverso i quali il pensiero dell’En-Sof si trasforma in principio creatore: i dieci attributi attraverso i quali Dio rivela una parte della sua inaccessibile essenza. Essi sono: 1) Kether (La Corona); 2) Chokmah (la Saggezza); 3) Binah (l’Intelligenza); 4) Chesed (la Misericordia); 5)Eloah (la Giustizia); 6) Tipheret (la Bellezza); 7) Netzach (la Vittoria); 8) Hod (lo Splendore); 9) Yesod (il Fondamento del mondo; 10) Malkuth (il Regno). A ciascuna Sefira corrisponde un attributo divino: 1) Eheieh (Io sono o Yod o Esistenza); 2) Jehova (Egli è o Yah); 3) Jehova (Giuramento o Yoha); 4) El-Gebulah (Possente); 5) Din-Saday (Autosufficiente); 6) Eloha(via della Gloria); 7) Estré-Jehovah Tzabaoth (Esercito degli Angeli); 8) Elohim-Tzabaoth (Comando degli eserciti); 9) El Chai (Dio vivente); 10) Adonai (via del Regno). Sulle S. Jean Marquès Rivière osserva: "La teoria delle S. non sarà esposta in modo completo se non si conoscono le figure con le quali si è tentato di rappresentarle. Le figure principali sono due: una ci mostra le S. sotto forma di dieci cerchi concentrici, o meglio nove cerchi tracciati attorno ad un punto, centro comune; l’altra le raffigura come un corpo umano, dove. la Corona è il capo, la Saggezza il cervello, l’Intelligenza il cuore, il Tronco il petto, {insieme formano la linea o pilastro mediano, simbolo della Bellezza}; la Grazia e la Giustizia le braccia; infine le parti inferiori del corpo esprimono i restanti attributi. Su questi rapporti si basa principalmente la Qabbalah pratica, che ha l’intento di guarire attraverso i differenti nomi di Dio le malattie che possono colpire le diverse parti del corpo" (Storia delle dottrine esoteriche). Y (Massoneria) Secondo Oswald Wirth, "Dignitari ed Ufficiali di Loggia possono disegnare nel loro insieme l’albero delle S. cabalistici, un accostamento affatto dogmatico. L’Apprendista non ne viene istruito, ma i Numeri (S. in ebraico) si propongono comunque alla sua attenzione. Essi e le forme geometriche forniscono alla sua meditazione un tema inesauribile di scoperte; è bene pertanto ch’egli sia informato sulla schema che riassume la filosofia numerica dei cabalisti: 1) Kether, Corona, la super coscienza dominante la personalità (Maestro Venerabile); 2) C’hocmah, Saggezza, giudizio, ragione, (Oratore); 3) Binah, Intelligenza, discernimento comprensivo (Segretario); 4) C’hesed, Misericordia, generosità (Ospitaliere); 5) Geburah, Rigore, ritenzione, economia (Tesoriere); 6) Tipheret, Bellezza, amenità, sentimento (Maestro delle Cerimonie); 7) Netzah, Vittoria, Fermezza, forza, energia attiva (Primo Sorvegliante); 8) Hod, Splendore, Gloria, armonia coordinatrice (Secondo Sorvegliante); 9) Jesod, Fondamento, vitalità costruttiva (Esperto); 10) Malcuth, regno, corpo, materialità (Copritore)". (I Misteri dell’Arte Reale).


SerafiniTermine dell’Antico Testamento, che definisce una categoria di angeli (v.). Sarebbero spiriti forniti di tre paia di ali, che proclamano la gloria di Dio, intorno al suo trono (Isaia 6, 2), specie di serpenti volanti (Numeri 21, 6; Deuteronomio 8, 15). Nella teologia cristiana rappresentano il più elevato dei nove cori angelici. In Iraq, a Tell Halaf, è stato rinvenuto un bassorilievo del 1000 a.C. ca., che richiama dettagliatamente la descrizione di Isaia.


SerapideDivinità egizia, il cui culto venne diffuso agli inizi del III secolo a.C. da Tolomeo I Soter, affermandosi anche a Roma. Divenne importante nel pantheon egizio come consorte di Iside e divinità infernale. Secondo le fonti storiche, Tolomeo ebbe il sogno della divinità prima sconosciuta, che gli richiese di trasportare in Egitto la sua immagine, e di essere venerato con culti molto particolari. Il suo culto venne approfondito dal sacerdote Manetone (v.), che diede anche un sostanziale contributo alla sua diffusione. In suo onore venne eretto in Alessandria il Serapeum.


SerpentePresso molte civiltà antiche era simbolo della Saggezza divina, della Perfezione, della Rigenerazione spirituale e dell’Immortalità. La tradizione ermetica lo raffigura come un drago folgorante, come Pensiero divino personificato. Nel Genesi è descritto con sul capo sette vocali, simboli delle sette gerarchie del Creatore Settenario o Planetario. Gesù stesso, rivolgendosi ai suoi discepoli, li invita ad essere saggi come S. Nel mondo ebraico-cristiano il significato simbolico del S. assunse ben diversa natura. Divenne infatti simbolo satanico di istigazione diabolica, negazione della vita immortale. Nel Medioevo, preso i Padri della Chiesa (v.), diventò definitivamente simbolo del male. Cagliostro insegnava che la saggezza giungeva di pari passo con l’immortalità, non appena fossero conosciute le sette spirali del S. arrotolato. Infine il S. che si morde la coda, formando il cerchio, è un importante simbolo alchemico, noto sotto in nome di Uroboros (v.).


Servitori del mondoDenominazione di un gruppo di Iniziati (v.) e di studiosi di esoterismo, di cui fanno parte individui di buona volontà sparsi in tutto il mondo. Essi si prefiggono tre funzioni principali riguardanti l’attività che intendono svolgere nell’immediato futuro: · 1) equilibrare le forze oggi agenti, cui è dovuta l’inquietudine ed il caos regnanti ovunque, affinché l’Umanità ritrovi un giusto assetto ordinato ed equilibrato; · 2) interpretare i nuovi atteggiamenti, le attività e le iniziative destinati a governare gli esseri umani nell’Era dell’Acquario; · 3) selezionare ed unificare tutti gli uomini di buona volontà ed apertura mentale in un solo corpo operativo. I molti che sono isolatamente impegnati nei diversi settori (politico, religioso, scientifico ed economico) debbono entrare in mutuo rapporto per realizzare la loro essenziale compattezza d’azione. Scopo fondamentale di quanti appartengono a questo nuovo gruppo di S. è di trarre ordine dal caos, convogliando verso la stabilità gli effetti pesantemente separativi del moderno sistema di vita.


SettaTermine di origine latina (secta), che definisce un gruppo che segue determinate dottrine o pratiche di vita. In questo senso ogni religione caratterizzata da regole e contenuti precisi, trae origine da una S., ovvero da un insieme di individui che si distaccano dalle normali forme di vita sociale, in base a proprie scelte religiose, ma anche politiche. I primi cristiani si costituirono in S. nei confronti di altri gruppi, sadducei (v.), farisei (v.) e nazirei (v.). In seguito il termine S. venne usato per indicare gruppi minoritari con tendenze eterodosse, che si costituivano come comunità indipendenti in conseguenza di uno scisma (v.). Talvolta le S. sorgevano con l’intento di riportare la comunità originaria al nucleo primitivo della dottrina, presentandosi quindi come le vere depositarie della dottrina stessa. Il termine S. indica anche comunità diverse che, pur strutturandosi separatamente, riconoscono la stessa dottrina, e non presentano velleità di distacco, come accadde nel primo buddhismo cinese. L’esistenza di S. si riscontra generalmente nell’ambito di società culturalmente articolate, per cui non è possibile identificare rigorosamente S. e società segrete che sorgono anche nell’ambito di religioni primitive o di tipo nazionale, prive di un corpo dottrinale specifico a cui contrapporsi. Anche dove la religione è caratterizzata da un atteggiamento di tolleranza, possono sorgere S., come nell’induismo, nel cui ambito si distinguono i gruppi che accentuano rispettivamente il culto di Siva, di Satki o di Visnù. Una S. può anche formarsi con contenuto teorico e comportamento definiti, pur senza contrapporsi alle realtà religiose già esistenti, come fu per l’Orfismo in Grecia. Si è verificato il caso di S. che si costituiscono all’interno di una chiesa con caratteri determinati, senza tuttavia dare luogo a veri e propri contrasti ideologici o pratici, come accadde per le S. indiane del IV-V secolo d.C., annoverate dalla tradizione a ben 183. Ci sono però anche casi definiti di contrasto tra chiesa e S.: p. es. dal giudaismo si staccarono gruppi diversamente qualificati per dottrina e per leggi, come i Rechabiti, i Chassidim, gli Zeloti ed i Samaritani. Diverse S. si formarono nell’ambito della chiesa giudeo-cristiana in seguito a forti divergenze su argomenti fondamentali della dottrina. Anche all’interno dell’islamismo si verificò il sorgere di S., in coincidenza con le lotte per il califfato, quando si costituì la S. dei Kharigiti (uscenti). In seguito si staccarono i Giabriti, sostenitori della predestinazione, ed i Qaraditi, sostenitori del libero arbitrio. Anche lo Zoroastrismo diede origine a diverse S., fra cui zrvanismo, gayomartismo e saisamiya. Le esperienze sincretistiche furono terreno favorevole al sorgere di S.: p. es. il manicheismo si formò dall’unione sincretica di elementi mazdeo-cristiani; in Giappone diverse S. nacquero dalla fusione shinto-buddhista; come nell’India moderna dall’incontro tra induismo e cristianesimo.


Setta dei LombardiMovimento fondato a Roma da Gioacchino da Fiore alla fine del XII secolo, dove aveva radunato intorno a sé un gruppo di eretici. Questi, semplicemente imitando il Maestro nella vita austera, furono presto bene accolti dalla popolazione. L’attività principale consisteva nell’aperta denuncia della superbia, dell’avidità, dell’ipocrisia, e di ogni forma di immoralità palesate da buona parte del collegio cardinalizio. Questo aveva fatto della Chiesa "una casa di commercio ed una spelonca di ladroni, che esercitavano in seno al popolo cristiano le veci degli Scribi (v.) e dei Farisei (v.)". Vari esponenti del mondo culturale hanno evidenziato come lo stesso papa non fosse quello che professava di essere, ovvero un pastore di anime, ma un volgare uomo di sangue, che manteneva la sua autorità con il fuoco e gli omicidi, tormentando le chiese ed opprimendo gli innocenti; nel mondo egli non faceva altro che soddisfare la carne e riempire le casse dando fondo a quelle degli altri (v. Gioachimiti e Petrobrusiani). Le sette ereticali come la S. furono importanti in quell’epoca, proprio per il loro carattere di movimento, di aggregazione aperta, e per li loro metodo di proselitismo, comprendente contatti al di fuori degli schemi sociali, e per le predicazioni di denuncia effettuate nelle piazze aperte usando comprensibili lingue volgari. Un metodo di vita religiosa del tutto alieno, lontano dalla strutturazione gerarchica che aveva immobilizzato la Chiesa. Quindi non erano soltanto i contenuti della Chiesa istituzionale ad essere rifiutati e combattuti, ma la stessa forma di un sapere e di un potere discendente. La forza utopica della riforma gregoriana, che intendeva rinnovare la Chiesa dalle fondamenta, aveva perso vigore ed ampiezza, mentre l’appello ad una santa povertà (con beni in comune, sul modello della chiesa primitiva) diventava il manifesto di forze che si levavano all’interno della cristianità contro la Chiesa ufficiale. Eresie come quelle dei Valdesi (v.) erano percorse da una diffusa dottrina della povertà che, appellandosi al Vangelo, assunse in seguito un violento tono di denuncia della condotta lussuosa e tirannica del clero, proponendosi perciò implicitamente quale guida per imporre un’inversione di tendenza verso una profonda moralizzazione sia della Chiesa che della classe dei detentori del potere.


SettantaTermine con cui viene identificata un’edizione manoscritta in lingua greca della Bibbia, denominata appunto Bibbia dei S., edita verso il VI secolo (v. Codice Alessandrino).


Settanta discepoliSecondo il Vangelo di Matteo, erano i discepoli prescelti da Cristo ed inviati a coppie a predicare la nuova dottrina attraverso la Palestina. Così come il numero degli apostoli (dodici) corrisponde alle tribù di Israele, i S. corrisponde al numero dei popoli menzionati nel genesi, ed a quello dei consiglieri designati da Mosé per governare il popolo eletto.


SetteNumero cardinale, considerato nell’antichità come simbolo magico e religioso della perfezione, forse perché legato al compiersi del ciclo lunare. Secondo il Ragon, gli antichi riconobbero nel S. il valore identico della Monade in quanto increato, poiché non prodotto di alcun numero contenuto tra 1 e 10. Presso i babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di S. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici, scopritori delle S. note musicali. I Greci lo chiamarono septazvenerabile, Cicerone lo definì rerum omnium nodus, e Platone anima mundi. Presso gli Egizi simboleggiava la vita, mentre nell’Avesta zoroastriano sono S. gli Amesha Spenta, ovvero i benefici immortali autori e custodi di tutti gli ordini e gradi della Creazione. Nella Bibbia il S. assume valore paradigmatico: Dio crea il mondo in S. giorni, il Faraone sogna S. vacche grasse e S. vacche magre; sette sono i gradini della scala di Giacobbe con gli angeli che salgono e scendono tra terra e cielo, ecc. Nella teologia cattolica si riscontrano S. Sacramenti, peccati capitali, salmi penitenziali, doni dello Spirito Santo ed opere di misericordia corporale e spirituale. In chiave di simbolismo musicale, il S. (come il Tre) è numero unitario: infatti esso costituisce l’assemblea dei suoni principali, indefinitamente alterabili e modulabili in sequenza fino a coprire l’intero spazio sonoro delegato all’essere umano. Y (Massoneria)Il numero S. rappresenta il perfezionamento della natura umana allorché essa congiunge in sé il Ternario Divino con il Quaternario terrestre. Essendo formato dall’unione della triade con la tetrade, esso indica la pienezza di quanto è perfetto, partecipando alla duplice natura fisica e spirituale, umana e divina. É il centro invisibile, spirito ed anima di ogni cosa. La sua fatale ricorrenza nell’Apocalisse di Giovanni è numero escatologico, dato che l’escaton costituisce la traduzione macrocosmica della morte esperita dal Maestro Massone. Il significato di perfezionamento simbolicamente annesso al S. rimonta probabilmente alla cosmogonia biblica, in cui il settimo giorno sabbatico concludeva il ciclo creativo, diventando il punto di riferimento della prima scansione temporale sacra ed operativa. Il S. ricorda inoltre la Pietra cubica, composta di sei facce ed un punto centrale, simbolo dello Spirito, da cui si dipartono le sei direzioni spaziali. I gradini del Tempio massonico sono S., come S. sono i Fratelli che compongono la Loggia giusta e perfetta. É il numero sacro simbolicamente qualificante la Maestranza, come pure è l’età del Maestro Massone ed il numero dei brindisi rituali d’obbligo nelle Agapi (v.) massoniche.


Sette mondiTermine impiegato nella dottrina rosacrociana, per distinguere i diversi mondi, ovvero: 1) di Dio; 2) degli Spiriti verginali; 3) dello Spirito divino; 4) dello Spirito vitale; 5) del pensiero astratto e concreto; 6) del Desiderio; 7) il Fisico, suddiviso in regione eterica ed in regione chimica


Sette RaggiTermine usato negli insegnamenti della dottrina Occulta, per cui il vigore interno del sole fluisce come vita e coscienza sulla terra attraverso sette emanazioni, dette Raggi. I primi tre sono definitimaggiori, perché condensano i loro attributi divini, e sono: 1) della Volontà e del Potere; 2) dell’Amore e della Sapienza; 3) dell’Intelligenza attiva. I quattro minori sono: 4) della Bellezza, dell’Armonia e dell’Arte; 5) della Conoscenza concreta e della Scienza; 6) dell’Idealismo astratto; 7) dell’Ordine cerimoniale. Secondo G. Hodson (La venuta degli Angeli, Ediz. Aryasanga, 1968), "In ogni età predomina sull’umanità l’influenza esterna di uno dei S., imprimendo su quell’epoca le sue speciali caratteristiche. Il sesto Raggio ha predominato durante gli ultimi duemila anni, nel corso dei quali si è avuto uno sviluppo marcatamente mistico della cristianità, e si è verificata una grande fioritura di santi e di veggenti. L’influenza del settimo Raggio sta ora investendo lentamente la terra, imponendo le sue caratteristiche principali, cioè la tendenza verso l’impiego del cerimoniale e la ricerca (e lo sfruttamento) di forze invisibili nell’azione dell’essere umano".


SferaFigura geometrica tridimensionale definita luogo dei punti spaziali equidistanti dal punto fisso detto centro. Costituisce la proiezione tridimensionale del cerchio (v.), esprimendo al massimo le valenze simboliche della figura geometrica di base. La S. rappresenta la trasposizione volumetrica delle qualità del cerchio, e quindi la loro materializzazione. In tal senso le S. simboliche che appaiono sulle due Colonne del Tempio Massonico, rappresentanti i globi terrestre e celeste, alludono alla perfezione dinamica della materia, dell’intero Creato, un complesso mosaico interallacciato il cui perfetto equilibrio può essere assicurato soltanto dall’Arte soprannaturale del G.A.D.U. (v.).
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SfingeMitica entità di natura non ben definita, composta da un corpo di leone alato dotato di volto umano. La raffigurazione più celebre della S. è quella della piana di Giza, in Egitto, lunga 73,5 metri ed alta 20, che dovrebbe rappresentare il faraone Chefren, della IV dinastia (2600-2480 a.C.). Si conoscono S. con il volto della regina Hasepsowe, di Amenofi III e di Amenofi IV (Akenaton). Le numerose tavolette e gli ex-voto rinvenuti accanto alla colossale struttura di Giza fanno pensare che fosse oggetto di culto. Il colosso è tuttora oggetto di intense ricerche da parte dei maggiori egittologi del mondo, ricerche estese soprattutto alle sue fondamenta. La S. si diffuse presto in tutto il bacino del Mediterraneo ed in Asia Minore. Nel mito greco la S., figlia di Tifone (Seth) e di Echidna, fa parte della leggenda sul famoso enigma posto ad Edipo.


ShahadaTermine della lingua araba che significa Testimonianza, ed indica la professione di fede pronunciata da tutti i Musulmani: "la ilah illa Allah, Muhammad rasul Allah" , cioè "Attesto che non vi è altro Dio al di fuori di Allah; attesto che Maometto è l’inviato di Allah" (v.)


ShalomTermine ebraico assai più ricco dell’italiano pace, con il quale viene comunemente tradotto. Infatti non indica soltanto l’assenza di turbamento o di conflitti, ma definisce uno stato di salute fisica, di felicità e di prosperità materiale. Formula di saluto, S. è anche oggetto di benedizione (Numeri 6, 26; Salmi 29, 11). L’alleanza tra Dio ed il suo popolo è alleanza di pace (Numeri 25, 12). Il termine finisce per diventare sinonimo di salvezza (Isaia 52, 7), ed è dunque essenzialmente dono di Dio all’uomo. Il Messia viene descritto quale principe della pace (Isaia 9, 5), nel cui regno la pace non avrà mai fine(Isaia 9, 6). Il dono della pace va custodito, preparato dalla giustizia e dalla verità (Geremia 6, 14; 8, 11), e dall’obbedienza ai comandamenti (Isaia 48, 18; 54, 13-14).


Shari’a:  Termine derivato dall’arabo shara’a, cominciare, iniziare, legiferare, che designa la legge sacra dell’islamismo (v.), che regola il foro esterno del credente, le cui fonti normative (usul al-figh) sono costituite dal Corano (v.), dalla Sunna (v.) o consuetudine di vita di Maometto (v.), dal consensus omnium (igma’) della comunità musulmana, dal qiyas o deduzione analogica


SheolTermine ebraico che significa chiedere, desiderare, ma anche scavare. Secondo gli studiosi indica soprattutto l’Oltretomba, il soggiorno dei morti, immaginato come terra dell’oblio, di tenebre e di silenzio, un luogo senza vita simile al deserto. Lo S. è collocato nelle viscere della terra (Deuteronomio 32, 22), al di là dell’abisso sotterraneo (Giobbe 26, 5; 36, 16-17). La Bibbia non afferma mai che sia stato creato da Dio; limite estremo dell’universo, soggiace comunque alla sovranità di Dio (Amos 9, 2), Nella versione italiana ufficiale il termine è tradotto con "inferi". "Là cessa il furore dei malvagi, là riposano gli spossati; tranquilli vi vivono tutti i prigionieri, senza più udire la voce dell’aguzzino. Là si trovano piccoli e grandi, e lo schiavo è libero dal suo padrone" (Giobbe 3, 17-18). "Lo S., al di sotto, si commuove per te, aspettando il tuo arrivo; egli risveglia per te le ombre, tutti i monarchi della terra, e fa alzare dai loro troni tutti i re delle genti. Tutti insieme essi ti rivolgeranno la parola per dirti: "Anche tu sei stato annientato come noi, sei diventato simile ai trapassati. Il tuo fasto è precipitato nello S., con la musica delle tue arpe" (Isaia 14, 9-11).


ShibolethParola di passo (v.) del Compagno d’Arte. Termine di derivazione ebraica, avente il significato di spiga di grano, ad indicare che i Massoni sono numerosi come le spighe che danno il primo alimento dell’uomo, e che si trovano come quella sull’intera superficie del globo. La spiga ricorda anche l’azione del sole, durante i cinque mesi della fecondazione, figurati insieme con i cinque sensi nei viaggi simbolici del Compagno. Si riferisce anche allo studio del regno vegetale, che hanno la virtù del formarsi e del crescere, come simbolicamente si forma e cresce il Compagno (da Il Libro del Massone Italiano, di Ulisse Bacci, Ediz. Forni, Vol. I, 1972).


ShintoismoDal giapponese shinto, via degli dei. Religione nazionale giapponese, denominata anche Kami-no-michi, via del kami. Il termine kami (superiore) designa non solo le divinità del cielo e della terra, ma anche uomini divinizzati, animali, vegetali, luoghi naturali, che per le loro eminenti e straordinarie virtù siano degni di venerazione. Di alcuni kami si crede sia presente nei templi un mi-tama (figura spirituale), che spesso viene rappresentata da oggetti sacri o shintai, corpo della divinità. Nello S. originario non sono adottati idoli, che vennero introdotti successivamente per influenze cinesi e buddhistiche. La dottrina S. è compresa soprattutto in due opere, Kojiki e Nihongi, redatte nell'VIII secolo sotto l'influenza della filosofia cinese. In questi testi si narra come alcune generazioni di dei prepararono la venuta di due divinità cosmogoniche, Izanami Izanagi, da cui ebbero origine il sole e la luna. Al contrario di quanto avviene in molte altre religioni, nella mitologia shintoista non compaiono racconti sulla creazione del genere umano. É inoltre assente una precettistica morale articolata, in quanto l'unica prescrizione affermata impone di non commettere impurità poiché offensive per gli dei. Sono previsti 24 casi di impurità, fra cui le colpe universalmente riconosciute come gravi, come l'omicidio, danni privati contro privati o la collettività sociale, alterazioni indipendenti dalla propria volontà, come malattie e fenomeni di ossessione. Il concetto di oltretomba è scollegato da ogni riferimento all'idea di premio-castigo dell'anima dopo la morte. In origine i luoghi di culto erano semplici recinti sacri, contrassegnati da un ramo o da un altro semplice simbolo. Più tardi sorsero modesti templi per la conversazione degli shintai. Le funzioni religiose più solenni, precedute da atti di purificazione, consistono nell'offerta di cibi e bevande. Le cerimonie quotidiane si limitano ancora all'offerta di cibi e bevande al mattino ed alla sera. I sacerdoti, che do solito coprono tale carica ereditariamenre, durante le funzioni indossano un abito ad ampie maniche ed un particolare copricapo. L'introduzione del confucianesimo in Giappone avvenne nel V secolo, senza difficoltà, mentre fu ostacolata la diffusione del buddhismo, sino alla fusione in una nuova formazione sincretistica attraverso l'identificazione del kami con altrettante incarnazioni del Buddha o dei vari Bodhisattva. Nel 1868, nel quadro della riforma politica operata dall'imperatore Mutsuhito, le due religioni vennero di nuovo distinte, e quella dei kami rimase la religione ufficiale di stato. Nel 1899 venne poi proclamata l'uguaglianza di tutte le religioni di fronte allo stato. Lo S. subì in seguito un processo di secolarizzazione e di trasformazione in istituzione statale, con lo scopo di mantenere viva fra il popolo la fedeltà alle tradizioni nazionali ed all'imperatore, considerato di natura divina. Dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, un decreto imperiale del gennaio 1946 negò la divinità dell'imperatore. Oggi il culto viene esercitato dai bonzi (kannusi) che pregano e compiono offerte rituali, affiancati dalle sacerdotesse, che eseguono la danza kagura.

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Siamo parte della TerraNel lontano 1854 il Grande Capo bianco di Washington, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, si offrì di acquistare una parte del territorio indiano, e promise di istituirvi una riserva per i pellerossa (v.). La risposta del capo indiano "Seattle" risulta essere tuttora la più bella e profonda dichiarazione mai fatta sull’Ambiente (v.): "Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L’idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo scintillio dell’acqua sotto il sole, come potete chiederci di acquistarli? Ogni zolla di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzìo di insetti è sacro nel ricordo e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che scorre nel cavo degli alberi reca con sé il ricordo del pellerossa. I morti dell’uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando errabondano tra gli spazi siderali. I nostri morti non dimenticano mai questa terra magnifica, perché essa è la madre dei pellerossa. Siamo parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le creste rocciose, l’aroma dei prati, il calore del pony e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Per questo, quando il Grande Capo bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi. Il Grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio dove muoverci, affinché si possa vivere confortevolmente fra di noi. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Prenderemo dunque in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla. Questa terra per noi è sacra. Quest’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, per noi è qualcosa di immensamente più significativo: è il sangue dei nostri padri. Qualora acconsentissimo a vendervi le nostre terre, dovrete ricordarvi che esse sono sacre, dovrete insegnare ai vostri figli che si tratta di suolo sacro, e che ogni riflesso nell’acqua chiara dei laghi parla di eventi e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi cedessimo le nostre terre, dovrete ricordarvi, ed insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono nostri e vostri fratelli, e dovrete provare per i fiumi lo stesso affetto che provereste nei confronti di un fratello. Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte della terra è uguale all’altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte, e carpisce alla terra quel che più gli conviene. La terra non è sua amica, anzi, è un suo nemico e, quando l’ha conquistata, va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi, e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli, e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli, cadono nell’oblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate, vendute, come si fa con le pecore o con le pietre preziose. La sua ingordigia divorerà tutta la terra, ed a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città fa male agli occhi del pellerossa. Ma forse ciò dipende dal fatto che il pellerossa è un selvaggio, e non può capire. Non c’è un posto tranquillo nelle città dell’uomo bianco. Non esiste in esse un luogo ove sia dato percepire lo schiudersi delle gemme a primavera, od ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio, e non posso comprendere. Solo un assordante frastuono sembra giungere alle orecchie e ferirne i timpani. E che gusto c’è a vivere se l’uomo non può ascoltare il grido solitario del caprimulgo ed il chiacchierìo delle rane attorno ad uno stagno? Io sono un pellerossa, e non comprendo. L’indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie di uno stagno, e l’odore del vento stesso reso terso dalla pioggia meridiana o profumata del pino. L’aria è preziosa per il pellerossa, giacché tutte le cose condividono lo stesso soffio vitale: gli animali, gli alberi, gli uomini tutti condividono lo stesso soffio. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira e, come individuo in preda ad una lenta agonia, è insensibile ai cattivi odori. Ma qualora vendessimo le nostre terre, dovrete ricordarvi che l’aria per noi è preziosa, che l’aria condivide il suo soffio con tutto ciò che essa fa vivere. Il vento che diede il primo alito al nostro avo è lo stesso che raccolse il suo ultimo respiro. E qualora vi cedessimo le nostre terre, voi dovrete custodirle in modo particolare, e considerarle come un luogo dove l’uomo bianco può andare a gustarsi il vento che reca le fragranze del prato. Prenderemo in esame la vostra offerta di acquistare le nostre terre. Ma qualora decidessimo di accettare tale proposta, io porrò una condizione: l’uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio, e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dall’uomo bianco dopo che erano stati travolti da un treno in corsa. Io sono un selvaggio, e non comprendo come il "cavallo di ferro" fumante possa essere più importante dei bisonti, che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Cosa sarebbe l’uomo senza animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo soccomberebbe in uno stato di profonda solitudine. Poiché ciò che accade agli animali, prima o poi accade all’uomo. Tutte le cose sono legate tra loro. Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che calpestano è fatto delle ceneri dei nostri padri. Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che di buono accade sulla terra, accade ai figli della terra. Se gli uomini sputassero sulla terra, sputerebbero su sé stessi. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate come i membri di una famiglia sono legati da un medesimo sangue. Tutte le cose sono legate tra loro. Tutto ciò che accade alla terra accade anche ai nostri figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita. Egli è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a sé stesso. Lo stesso uomo bianco, col quale il suo Dio si accompagna e dialoga familiarmente, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse, siamo fratelli.Vedremo. C’è una cosa che noi sappiamo e che forse l’uomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio è il suo stesso Dio. Voi forse pensate che adesso lo possedete, come volete possedere le nostre terre; ma non lo potete. Egli è Dio degli uomini, e la sua misericordia è uguale per tutti, tanto per l’uomo bianco quanto per il pellerossa. Questa terra per Lui è preziosa, ed il recare danno alla terra è come disprezzare il suo Creatore. Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate i giacigli dei vostri focolari, ed una notte vi ritroverete soffocati dai vostri stessi rifiuti. Per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra, e ne siete divenuti i dominatori, così come avete soggiogato i pellerossa. Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, quando gli anfratti più segreti delle foreste sono invasi dagli uomini, quando la vista delle colline in piena fioritura è imbruttita dai fili che parlano. Dov’è finito il bosco? Dov’è finita l’aquila? Scomparsa! È la fine della vita, è l’inizio della sopravvivenza". (Edito a cura del Centro d’Informazione delle Nazioni Unite).


SiddhiSecondo le Upanisad che hanno minuziosamente classificato ogni stadio d’avanzamento spirituale, un S. (essere perfetto) è progredito dallo stato di Jivanmukta (liberato mentre vive) a quello diparamukta (supremamente libero, avente pieno potere sulla morte fisica): quest’ultimo s’è sottratto completamente alla schiavitù della maya ed al suo ciclo di reincarnazioni. Se il paramukta ritornasse in un corpo fisico, sarebbe un Avatara (v.). I S. sono il riconoscimento di una sottile connessione naturale ed innata di varie dimensioni: il ponte tra disparità vibrazionale di energie; il coesistere di onda spirituale e di granulo materiale. E, se si parla di connessione, si parla di molteplicità e non di individualità. I S. appartengono all’umanità, non al singolo uomo. Ma, essi rappresentano ancora altro. Rappresentano il figliare spontaneo di una (e da una) conoscenza maturata dal ciclo delle reincarnazioni. Potrei dire che l’impatto generale di possibilità, di libertà, di contenuti che un adolescente osserva in un uomo adulto possono venire assimilati all’idea dei S., quali debbono apparire ad un sano discepolo, nei confronti di un Guru. I S. iniziano a fare la loro comparsa nei primordi dell’evoluzione umana, in quelle facoltà di veggenza e di unificazione allo Spirito del pianeta che possiedono le razze al loro primo apparire alla luce. Rappresentano la telepatia inconscia che manifestano molti individui della specie umana (spesso semplici peccatori come tanti altri) ed è anche lo sconclusionato successo della maggior parte di guaritori e veggenti. Sono anche l’allineamento alla fascia elastica della materia, quando quella dei corpi più massicci degli uomini viene diluita, allentata, sgranata sia dalla stessa evoluzione, sia da metodologie esoteriche (Kriya). L’atomo planetario, nel suo complesso, tende ad una aromatizzazione costante durante i suoi cicli storici, e si allinea sempre più alla natura che non è semplicemente energia, ma fusione tra energia e materia (monismo). Dire che ad un certo punto dell’evoluzione individuale essi appaiono, è commettere il più gran peccato di faciloneria, di leggerezza e di falsa informazione che possa esistere. Si affonda leggermente, persistentemente, inderogabilmente in essi (quando il momento è giunto) lungo anni ed anni di macerazione e di evoluzione. Oppure, essi, certamente, appaiono all’improvviso, ma per riprendere la connessione (di solito in giovane età) con quanto era già posseduto nelle vite passate. É regola generale che i S. debbano, comunque, venire accettati, dopo averne compresa l’ineluttabile sopravvento, e coltivati, come quando si coltiva una nuova facoltà concreta e reale (cultura od intelligenza), per un utilizzo equiparabile ad ogni facoltà comune al genere umano.

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Sigillo di SalomoneSimbolo costituito da due triangoli equilateri intrecciati, noto anche come Esagramma od Esalpha. È il simbolo massonico del Sacro Arco Reale di Gerusalemme, nonché base dell’emblema nazionale dello Stato d’Israele e, più genericamente, dell’ebraismo. Si tratta di un simbolo molto antico, pervenuto alla celebrità a partire dal medioevo, quando assunse i caratteri di talismano. Non esistono notizie precise sul come il S.S. sia pervenuto al complesso dei simboli massonici. Secondo Alec Mellor è un marchio dei massoni operativi medievali, ed in origine aveva valore precipuamente operativo. Tuttavia l’esalpha riproduce un diagramma con cui i qabbalisti rappresentavano l’Adamo terrestre e l’Adamo celeste, (la punta di un triangolo, bianco, è rivolta verso l’alto, quella dell’altro, nero, verso il basso), e ciò potrebbe far luce sul senso della sua incorporazione bell’Arco reale, cioè un sistema che affonda indubbiamente le radici nei motivi esoterici dell’ebraismo. Il simbolo della stella a sei punte non è privo di valenze archetipiche, dato che si ritrova in aree culturali diversissime. Un’illustrazione del libro di B. Jones sull’Arco Reale riproduce una lamina ritrovata in India, ad Udaipur, nella quale compare una stella a sei punte con le linee leggermente curvate verso l’esterno, racchiusa in un fiore di loto, che a sua volta racchiude, nell’esagono formato dalle sue linee, un cerchio con un triangolo equilatero inscritto. Dentro il triangolo si legge a malapena la sillaba Om, sacra agli indù. A wpe4.jpg (3903 byte)questo punto non si può non sottolineare che anche nell’Arco Reale compare un triangolo recante il nome sacro in lingua ebraica. Fatto ancor più singolare: secondo la tradizione grammaticale sanscrita, l’m, suono dell’assoluto, si compone di quattro elementi, e cioè a, u , m più la cosiddetta goccia (bindu), il punto che posto nella translitterazione sotto la m ha un effetto nasalizzante sul fonema. Annotata questa suggestiva coincidenza tra due lontane ierofanìe (in entrambe l’esagramma racchiude un nome sacro tetralizzante: non ci si dimentichi infatti che anche nell’alveo massonico si utilizza simbolicamente ilTetragrammaton), ricordiamo che i due triangoli intrecciati, per quanto iconograficamente abbimati all’ebraismo (come simbolo di quella dispensazione, essi vengono preferenzialmente chiamati "maghen David", lo scudo di Davide, al quale Gershom Scholem ha dedicato acutissime note in uno dei suoi preziosi volumi sulla Qabbalah,), figurano pure nel patrimonio simbolico dell’Islam, nel quale hanno assunto valenze terapeutico-magiche, e dell’alchimia. In quest’ultimo ambito essi sono interpretati come"simbolo dell’equilibrio tra le forze cosmiche del Fuoco e dell’Acqua, ma tale esegesi non ebbe influenza nei circoli ebraici". L’interpretazione alchemica non è però priva di agganci con i misteri della lingua ebraica. La stella appartiene, per usare i termini della fenomenologia delle religioni, alla serie delle teofanìe uraniche, vale a dire è un simbolo celeste, ed il cielo, in ebraico, si chiama shamayim, parola che unisce ‘esh (Fuoco) con mayim (Acqua), ovvero i simboli alchemici dei due triangoli intrecciati che compongono lo S.Sa. (v. anche Salomone)


SignificatoImportanza, valore. Concetto racchiuso in un qualunque mezzo di espressione. Ciò che esprime un'azione od una parola, oppure il modo in cui qualcosa viene fatto o detto. Y (Massoneria) Da sempre l'uomo ha trovato, nella propria interiorità, il conforto di percepire profondi S. negli eventi nei quali è coinvolto, a cui ha avuto modo di partecipare attivamente o passivamente. La percezione dei S. riempie la coscienza e fa scorgere, non sempre in forma chiara ed evidente, la direzione del cammino del nostro vivere. Talvolta appare anche l'intuizione dell'esistenza di uno scopo nella nostra vita e si raggiunge allora una pienezza che gratifica la nostra esistenza e che ci pone in armonia con l'universo nel quale viviamo. Quindi è compito dell'uomo cercare di penetrare i significati profondi che gli vengono proposti dalla vita attraverso gli eventi. Al di là della nostra pochezza nei confronti dell'immensità dell'universo, la vita ci fornisce i mezzi e l'intelligenza per poter affrontare attivamente e con coraggio i grandi arcani della nostra esistenza.


SikhSeguaci della setta religiosa fondata dal guru (maestro) Nanak Dew (1469-1538) agli inizi del XVI secolo, dai quali ha preso nome il fenomeno detto sikhismo. La loro dottrina, enunciata dallo stesso fondatore sotto forma di inni e rimasta inalterata lungo i secoli, sorse come sintesi dell’Hinduismo e dell’islamismo, dai quali mutuò, per il primo, le nozioni di karman, samsara e moska, e per il secondo il monoteismo (privo di ogni ritualità), il rifiuto delle immagini, delle caste, ed altri caratteri propri alla setta islamica sufi (v. Sufismo). Dio è per i S. il principio personale e creatore, trascendente ed immanente al mondo, che guida amorevolmente le anime verso la liberazione. Quest’ultima, conseguibile tramite una pratica devozionale, conduce l’uomo dallo stato di man-mukh (soggezione all’io) a quello di gur-muck(santità). Dopo Nanak, la storia del movimento dei S. annovera dieci altri guru. Celebre fra questi il quinto, di nome Arjun, per aver codificato il libro sacro dei S. (Adi Granth), ed il decimo, Govind Singh, noto per aver trasformato i S. in guerrieri, ed aver imposto loro come segni distintivi il turbante, il pugnale e la lunga capigliatura. A quest’ultimo guru si deve la fondazione del regno dei S. nel Pajab, che si sgretolò agli inizi del XIX secolo, fino all’annessione britannica di tale territorio (1839). Nel 1864 hanno ottenuto dal governo indiano la costituzione di una provincia autonoma, ma continuano a battersi in tutti i modi e con ogni mezzo per conservare integra la loro individualità tra la popolazione indù: lo dimostra il loro attentato mortale al primo ministro indiano Indira Priyadarshini Gandhi (1984). Oggi la religione dei S. conta circa otto milioni di seguaci.


SikhismoMovimento religioso indiano fondato dal guru (maestro) Nanak Dew (1469-1538) nella regione del Panjab. Suo scopo primario era l’unificazione della religione indù con l’islamismo con l’adozione di un rigido monoteismo, nonché l’eliminazione delle caste. I seguaci di questa setta religiosa sono noti come Sikh (discepoli), che dal decimo loro guru, Govind Singh, si sono organizzati in teocrazia militare, perennemente in lotta per conservare integra la loro individualità tra la popolazione indù (v. Sikh).


Silenzio: Mancanza assoluta di suoni, voci e rumori. Regola religiosa che impone di tacere e non produrre alcun rumore. Rappresenta una delle regole fondamentali dell'esoterismo. Y (Massoneria) La Libera Muratoria impone all’Apprendista il S. nel Tempio, soprattutto per agevolare la sua assimilazione dei principi e dei costumi, ovvero l'apprendimento lento e graduale attuato nell’osservazione e nell’ascolto di Tavole e dello scambio di opinioni dei Fratelli più anziani. Per ogni Libero Muratore il S. consiste nell’astenersi dal parlare inutilmente, per il semplice piacere narcisistico di sentire la propria voce o di manifestare la propria presenza, anche quando si è coscienti di non essere in grado di aggiungere alcunché di rilevante alla trattazione corrente. Occorre però aggiungere che qui si tratta del S. del cuore, consistente nel far tacere le passioni ed i giochi esasperati dell’immaginazione, nonché il pensiero foriero di utilità o costruttività nei confronti degli eventi, delle cose e degli esseri. Anche questo è un aspetto compreso nell’esclusione dei metalli dal Tempio, requisito indispensabile per l’instaurazione della sacralità rituale, ovvero per la consacrazione dello stesso Tempio. Cos’è dunque il S.? Una semplice condizione ambientale che possiamo creare e mantenere? Oppure si tratta di una condizione surreale, simile a quella descritta da certi professionisti subacquei arrivati a descrivere stati d’animo sperimentati nel S. assoluto degli abissi? Oppure si tratta di stati particolari d’animo, definiti con termini come timore, paura, sgomento, quiete, calma, distensione, contemplazione, riflessione e meditazione, per culminare magari in esaltazione, una condizione simile alla beatitudine se non addirittura alla felicità? Un antico proverbio recita che "A forza di tenere aperta la bocca, si sono chiuse le orecchie", un detto che nasconde una profonda verità. La parola è il mezzo ordinario di comunicazione fra gli esseri umani, è il veicolo d’ogni affetto che sottintende la relazione analitica. Proprio perché esprime e provoca questi affetti la parola, o certe parole, acquistano in particolari circostanze significati particolari. Un valido psicanalista, Nacht, ammonisce che "come la parola unisce accomunando gli uomini, per l’inconscio dell’individuo può diventare quanto separa più profondamente". Realizzare il S. non è né facile né infantile, specie nel corso di questa nostra esistenza satura di rumori di varia natura, esterna ed interiore. Mentre non è facile la soppressione di quelli esterni, risulta ancor più difficoltosa l’eliminazione degli interni, dovuti a sensazioni, sentimenti e pensieri. Quanti sperimentano la concentrazione sanno però bene come Un esempio forse banale il ronzio della mosca come lo scricchiolio d’un mobile siano percepiti come il rombo di un cannone. Al contrario piccoli pensieri ed emozioni acquistano una particolare importanza. Per conseguire il vero S., che nulla ha da spartire con il S. di chi tace perché ha la mente vuota o perché teme di sbagliare, occorre sforzarsi di praticare, di operare ogni giorno. Se parliamo non possiamo udire. Bisogna far tacere le nostre voci, spogliarci dei pregiudizi e trovare la capacità di ascoltare con mente e cuore assolutamente liberi. Le tecniche di concentrazione sono innumerevoli, ma la più diffusa e certo quella Yoga (v.). Infatti il termine sanscrito Yoga significa unione, non solo con il divino, ma integrazione con sé stessi, col proprio Io interiore, ovvero con la nostra componente spirituale e creativa. Lo Yoga distingue quattro diversi stati di coscienza: 1) Stato di veglia; 2) Stato di sogno; 3) Stato di sonno profondo; 4) Stato Turiya, che è l’unione dei primi tre. A parte le modalità e le difficoltà di realizzazione, risulta evidente che ad ogni stato di coscienza corrisponde un livello di S.. Quanto più si riesce a raggiungere livelli di coscienza profondi, tanto più creativa diventa la condizione di S. acquisita. "La parola crea comunicazione, mentre il S. crea comunione". Lo stato di meditazione può essere definito condizione psico fisiologica di attività passiva e di quiete creativa. Non si tratta di una definizione oscura o contraddittoria, trattandosi di una parte della mente che viene mantenuta sospesa, in attesa passiva del materiale che le perverrà da un’altra parte che, in apparenza, costituisce la componente attiva. Solo apparentemente però, poiché in realtà è proprio l’atteggiamento di attesa che si dimostra in certo qual modo attivo, stimolando l’emergere (passivo) ed il fluire del materiale associativo. Il S. ha come base questa contraddizione di opposti, tipica dell’essere umano, perché il semplice rilassamento porta inevitabilmente al sonno. Il voler restare svegli ad ogni costo fa perdurare lo stato cosciente, non consentendo allo stato cosciente stesso di arrivare al S.. Il segreto sta nel saper oscillare continuamente tra uno stato di veglia ed uno di sonno, fino a trovare un equilibrio stabile tra le due opposte condizioni. Analizzando lo sviluppo umano, si nota che esso non è altro che un continuo progresso dal sonno. Da quello quasi continuato del neonato si va verso un progressivo risveglio della coscienza, alla crescita dell’Io corrisponde sempre una diminuzione della necessità di dormire. L’iniziato è anche definito risvegliato, perché ha la capacità quasi mai sfruttata di restare sempre sveglio, anche nel sonno, anche se questa è una condizione essenzialmente diversa dal semplice essere sveglio. È un vero salto di qualità, un vivere contemporaneamente a due livelli diversi. Questa necessità di equilibrio fra due opposti è stata espressa nella Tradizione iniziatica con vari simboli. Uno dei più conosciuti è il Caduceo ermetico, rappresentazione grafica della teoria indù della Kundalini (v.), l’energia sessuale che, destata con opportuni esercizi, risale lungo la colonna vertebrale lungo due opposti canali che si incrociano nei centri sottili, appunto come il caduceo. Altro simbolo è costituito dall’Androgino ermetico, dal Rebis di Basilio Valentino, in cui natura maschile e femminile, positivo e negativo, materiale e spirituale, sono perfettamente bilanciati. Vi è un ulteriore simbolo, forse ancor più semplice e noto. In questo gli opposti sono graficamente rappresentati da due segmenti che si incrociano, uno orizzontale esprimente la passività ed il materialismo, e l’altro verticale esprimente l’attività e la spiritualità. Si tratta del simbolo della croce, dai molteplici significati ben noti a tutte le scuole iniziatiche.


SimbolismoQualità di quanto è Simbolico. Uso di particolari Simboli per rappresentare qualcosa. Nelle religioni definisce la tendenza spontanea a trasformare le esperienze conoscitive in Simboli mitici. Forma espressiva del linguaggio e della comunicazione religiosa, quando un segno di norma grafico contiene un messaggio diverso o più ampio di quello letterale od esteriore. Y (Massoneria) Secondo il Sebastiani (La Luce Massonica, Vol. 2°), come per lo sport è necessario l’esercizio del corpo, la via iniziatica impone l’esercizio dello spirito. L’importanza degli arnesi muratori, visti in chiave Simbolica, è immane ed insuperabile nella costruzione interiore. Occorre considerare che l’intero universo, tutto il Cosmo sono permeati di Simboli. Oggettivamente parlando, si può asserire che tutto è Simbolo, e tutto può essere oggetto di interpretazione in chiave Simbolica esoterica. Anche solo soffermandosi a semplici considerazioni di carattere profano, si rileva che senza i Simboli grafici l’uomo non potrebbe né leggere né scrivere; senza i Simboli verbali, come le parole di un discorso, l’uomo non potrebbe farsi intendere; senza i Simboli matematici la scienza non avrebbe potuto portare l’uomo nello spazio. Fra quanti restano indifferenti ai Simboli ed al loro contributo alla ricchezza interiore del massone, parecchi pensano che i Simboli meritino d’essere coltivati solo per distribuire illusioni agli adepti od all’incolto mondo profano. Purtroppo si tratta sempre di ricercatori da strapazzo, indifferenti alla vera natura della Libera Muratoria, così come la splendida sinfonia di Beethoven non scuote l’animo di quanti non capiscono la musica, annoiandoli anzi mortalmente. Sono uomini che non troverebbero presso l’Istituzione alcunché di meritevole da ricercare, neanche se cercassero mille anni, essendo privi di quella particolare predisposizione che definisce il carattere intrinseco e la virtù del vero Massone. Se non si sa leggere è inutile comprare un paio di occhiali da lettura. A coloro che negano ai Simboli un significato profondo, manca la capacità psichica di pensare in termini di S., ossia di distaccarsi dalla vita quotidiana onde compiere un lavoro Simbolico comunitario, di comprendere le forme che appartengono al sublime patrimonio dell’Istituzione. In realtà il S. è una vera scienza con regole precise, e costituisce il fondamento di ogni cognizione esoterica. Tuttavia il valore di ciascun simbolo varia in rapporto alla capacità intuitiva ed intellettiva di chi interpreta il simbolo stesso. Il S., il più alto ed efficace mezzo per l’insegnamento della morale e della virtù, poiché impegna i sensi e l’intelligenza dell’iniziato in forma piena ed assoluta. I sensi percepiscono il simbolo e lo valutano nella sua forma esteriore, l’intelligenza lo interpreta, tenendo presente che il simbolo non è mai fine a sé stesso, ma solo un principio di insegnamento che deve gradualmente condurre alla conoscenza della verità. Sinteticamente si può affermare che, di norma, i pensieri scaturiti dalla mente sono tradotti in tempi reali e con semplicità in parole, che quasi contemporaneamente pronunciamo e scriviamo. Analogamente, ciò che lo spirito suggerisce con sensazioni, emozioni ed intuizioni, non è pronunciabile né scrivibile, restando esprimibile solo mediante segni certo non semplici o superficiali. Per il massone tali segni sono proprio i Simboli, privi di senso per gli indifferenti, pregni di significanze profonde per quanti sanno recepire oltre i limiti dei sensi umani, mediante l’aiuto della fantasia e della immaginazione. Non analizzare a fondo i Simboli massonici significa fermare l’osservazione all’apparenza estetica, escludendo l’essenza della verità che in essi si cela. È solo con lo studio profondo e costante del S. che il neofita gradualmente trasforma l’Iniziazione acquisita da virtuale a reale. Secondo il Bacci (Il Libro del massone Italiano), i miti, gli enigmi, le leggende, i geroglifici, le parabole e le innumerevoli e misteriose figure mistiche, dimostrano il principio che la morale e la virtù senza S. non riuscirebbero ad imprimere i loro preziosi insegnamenti nella mente e nella coscienza degli esseri umani. Y (G.O.I.) Non essendo possibile comunicare direttamente l'esperienza esoterica tramite i concetti del normale linguaggio, si deve necessariamente ricorrere, nell'insegnamento, a metodi indiretti che si fondano essenzialmente sul S. Questo ammesso ed affatto concesso che l'Esoterismo sia insegnabile. Occorre però chiarire subito che l'interpretazione dei Simboli, tradizionali in generale e massonici in particolare, può portare molto fuori strada, se non si comprende bene la loro essenziale proposta di modi di essere. Un'interpretazione basata esclusivamente su analogie od allegorie non è di solito adeguata. Sembra insomma che i normali metodi di ragionamento e di interpretazione non siano sufficienti per penetrare il segreto dei Simboli. I Simboli possono essere solo proposti all'attenzione dell'osservatore, che da parte sua deve superare gli ostacoli che si frappongono ad una corretta interpretazione. In tale compito le correlazioni e le intuizioni possono aiutare l'osservatore in modo determinante.
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SimboloTermine derivato dal greco sumbolon, segno di riconoscimento formato dalle due metà di un oggetto spezzato che si accostano. Elemento materiale, oggetto, figura animale, persona, ed altro, considerato rappresentativo di un'entità astratta. Espressione grafica (come la segnaletica stradale) convenzionalmente assunta a rappresentazione sintetica di una qualsiasi cosa, idea od ente. Abbreviazione convenzionale formata da una o più lettere usata per designare un elemento chimico. Segno rappresentativo di una religione o di una particolare forma della vita e del pensiero religiosi. Y (Tradizione) Ogni S. è rappresentativo di una particolare realtà con la quale è in stretto riferimento. I S. della Tradizione si riferiscono a particolari aspetti dell'esistenza, vista e vissuta come modo di essere. Per la ragione esposta, un S. tradizionale non può essere considerato solo dal punto di vista di una rappresentazione di un concetto complesso che non può essere descritto. I S. esoterici della Tradizione rappresentano, invece, una coscienza esistenziale. La parola Tradizione propone soprattutto un modo di porsi nei confronti dell'esistenza, che non dipende dai tempi storici nei quali si vive, ma piuttosto dal rapporto fra la coscienza individuale e le esperienze vissute. Essendo un rapporto, è valido per ogni essere vivente, ed è indipendente dai livelli interiori raggiunti. I S. della Tradizione sono innumerevoli. Alcuni di essi sono raggruppabili in tre grandi categorie, e propongono molti spunti di meditazione a chi è particolarmente interessato alla ricerca di una più chiara coscienza dei significati dell'esistenza. Le tre categorie si riferiscono: · ai S. della natura intesa nella sua globalità; · ai S. della natura individuale; · ai S. delle forze presenti nella natura. Y (Forze naturali) La Tradizione ha utilizzato, nell'assegnazione dei nomi ai vari S., gli stessi nomi utilizzati nella vita corrente, per identificare concetti aventi qualcosa in comune con i S. stessi. Si tratta di trasposizioni analogiche, talvolta di grande ampiezza e libertà, sempre al fine di proporre modi di essere percepibili nella coscienza ma non descrivibili con le parole. Nelle relazioni con il Macrocosmo, il Microcosmo spesso percepisce forze che emanano da esso, e che si presentano sotto forme particolari. In analogia con le analoghe Forze e Forme, attribuite agli Dei dell'Olimpo, vengono tradizionalmente proposti sette S., che hanno lo stesso nome di Dei e corpi celesti. Tali simboli vengono chiamati Pianeti (v.). Nel proprio interno il Microcosmo percepisce ulteriori forze, aventi proprie forme. Si tratta di forze non facilmente controllabili, talvolta subite ma anche generate, che si presentano alla nostra coscienza interiore generalmente come imperfezioni. La caratteristica tipica di tali forze è di essere trasformabili, senza per questo essere amorfe. Per analogia con la realtà esteriore, tali forze sono state chiamate simbolicamente Metalli. Tradizionalmente sono sette, e trovano i loro corrispettivi nei sette Pianeti. Y (Individuali)Nelle complesse operazioni della ricerca interiore, l'Artista sa che sussistono contemporaneamente molte sorgenti di forza, alcune di natura esterna ed altre tipicamente individuali. Con grande sensibilità egli opera, separando sottilmente le varie sorgenti, in modo da comprendere di quali forze si tratta. I S. di natura prettamente individuale possono aiutare in tali separazioni, identificando, ma senza definire, la natura ad essi associata. I Metalli rappresentano alcuni di tali S. Essi rappresentano forze che si manifestano in noi, creando i cosiddetti sentimenti, e dandoci spesso l'illusione che essi siano noi, ponendo così le basi per un'auto mistificazione. Esistono invece altre forze individuali che si identificano veramente con noi stessi, di natura ben più profonda ed anch'esse rappresentabili sotto forma di S., che compaiono alla nostra percezione solo ad un certo punto del cammino della ricerca interiore. Y (Massoneria) Secondo Jean Travers, "il S. si scopre come un essere sensibile, avente consistenza propria, ma attraverso il quale si scorge una relazione di significato. Prima di significare, possiede già di per sé stesso la sua propria natura. Dapprima si presenta come un essere conosciuto per sè stesso, e solamente dopo come un essere avente una relazione con un altro termine"Egli ribadisce un concetto espresso dal Brunetière: "Il S. è immagine, è pensiero. Esso ci fa cogliere, tra noi ed il mondo, alcune di quelle affinità segrete e di quelle leggi oscure che possono oltrepassare la portata della scienza, ma che non sono, per questo, meno certe. Ogni S. è in questo senso una specie di rivelazione" (Valeur sociale de la Liturgie d’apres Saint Thomas d’Aquin, 1946). Secondo il Boucher, "In Massoneria il S. è costante e latente in tutte le sue parti. Dunque bisogna penetrarne pazientemente il significato. É solo con lo studio dei simboli che si può giungere all’esoterismo ... Ogni cosa è S., e le stesse parole non sono che S. di idee. Nella vita corrente i S. sono numerosi, esprimendo deferenza, amicizia, gioia, dolore, ecc. L’uomo che saluta togliendosi il cappello od inchinando il capo simbolizza così la deferenza che intende manifestare alla persona salutata; la stretta di mano, diventata banale cortesia, è un S. di affetto, di cordialità, di lealtà; il suo rifiuto è S. di inimicizia. Il brindisi è S. di amicizia e di speranza in qualcuno od in qualche cosa.L’anello detto fede è S. del patto indefettibile che deve unire gli sposi. Naturalmente tutti comprendono questi S. semplici e banali. Ma esistono S. meno frequenti, ben più enigmatici, filosofici, religiosi ed iniziatici. La loro scorza è persini dura da spezzare, ma la mandorla liberata si rivela altrettanto squisita" (La Simbologia Massonica, Ediz. Atanor, 1990). Come per i S. della Tradizione, i S. massonici rappresentano una particolare realtà con la quale sono in stretto riferimento. I S. massonici si riferiscono a particolari aspetti del percorso iniziatico che il Massone è tenuto a compiere. Si tratta sempre di aspetti dell'esistenza, vista e vissuta come modo di essere. I S. massonici propongono qualcosa che è strettamente correlato alla Coscienza dell'Uomo costruttore di Templi. Si tratta quindi di modi di essere, che appartengono al quadro globale contemplato dai S. della Tradizione, ma che, in aggiunta, propongono i modi di una attiva partecipazione degli uomini nell'esistenza, in qualità di artefici dell'evoluzione. L'uomo costruttore ha il dovere di conoscere le regole alla base di ogni costruzione interiore, ma deve anche padroneggiare gli strumenti che gli consentono di operare nell'esistenza. Per le ragioni addotte, i S. massonici sono classificabili in speculativi ed operativi. Tra gli ultimi rientrano tutti i S. che propongono un modo di essere attivo, con il quale l'uomo affronta le esperienze esistenziali. Essi portano l'attenzione sulla centralità dell'uomo, che deve fronteggiare gli eventi con coscienza e responsabilità. Due sono i S. operativi emblematici della Massoneria: la Squadra ed il Compasso. Per quanto riguarda i S. speculativisi deve considerare che la via iniziatica della Massoneria propone il raggiungimento di uno stato interiore di più elevata coscienza. Il cammino avviene per approfondimenti speculativi, ma anche per maturazione, che deriva solo da un retto operare. Perciò è del tutto arbitrario separare e contrapporre i due aspetti della ricerca, cioè quello speculativo e quello operativo. La separazione può avere significato solo se ci aiuta nel raggiungimento di più perfette comprensioni. Nella vita l'uomo è attratto dalla necessità di salire verso l'alto speculandoe da quella di manifestarsi operando. Ogni S., in quanto tale, ha sempre un contenuto speculativo ed uno operativo. Tuttavia si hanno S. che maggiormente inducono alla speculazione piuttosto che all'operatività. Uno di essi è rappresentato dalla livella, strumento di equilibrio che, fra l'altro, ci suggerisce lo stato di coscienza nel quale dovremmo porci per riuscire a realmente percepire la Bellezza della natura. Un ottimo compendio di S. massonici è rappresentato dal grembiule di Giorgio Washington (v:) e dalle statue criptiche della Pietatella di Napoli, lasciateci in eredità dal Conte Alessandro di Sangro principe di San Severo (v.). Y (G.O.I.) Tradizionalmente la natura viene globalmente concepita come presenza contemporanea di due aspetti, il Macrocosmo ed il Microcosmo, dall'Ermetismo definiti rispettivamente anche ciò che sta in alto e ciò che sta in basso. Si deve intendere che tale concezione si riferisce alla possibilità, da parte degli esseri viventi, di percepire nella coscienza l'esistenza di tali mondi. Si tratta di percezioni però che non dipendono solo ed esclusivamente da esperienze sensoriali o da astrazioni dell'intelletto. Ancora per tradizione si propone all'attenzione della coscienza l'assioma che ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso. Tuttavia, i due suddetti aspetti della natura sono separati, e presentano distinte fisionomie. É possibile affrontare la coscienza della natura e delle sue relazioni con il Macrocosmo ed il Microcosmo solo attraverso l'impiego dei S. La natura, nella sua globalità, opera sui due suddetti mondi tramite i quattro elementi alchemici. Essi rappresentano proprio il punto di passaggio fra i due mondi, e sono Terra, Acqua, Aria e Fuoco (v.). Si tratta di particolari modi di essere, profondamente legati al Divenire. Per l’approfondimento dell’interpretazione dei S., v. Cordone.


SimbologiaTermine sinonimo di Simbolismo (v.).


Simon MagoTaumaturgo e filosofo gnostico samaritano (v.), vissuto nel I secolo d.C. Secondo gli Atti degli Apostoli (8, 4-25), S. operava in Samaria, dove fu battezzato dall’apostolo Filippo. Cercò di acquistare da Pietro e Giovanni il potere di trasmettere alla gente lo Spirito Santo. A queste notizie fonti più tarde, come Giustino, Ireneo, Ippolito, e la letteratura pseudo-clementina, aggiunsero altri particolari sulla vita e la dottrina di S., il quale venne comunque considerato un eretico gnostico.


SimoniaTraffico di beni spirituali usati come valori di scambio con beni materiali, o qualsiasi altro atto per cui entità temporali vengono date o ricevute come equivalenti di entità spirituali (sacramenti, consacrazioni, indulgenze, giurisdizioni ecclesiastiche, ecc.). Il termine S. deriva da Simone Mago (v.), che (Atti degli Apostoli 8, 9-24) propose agli apostoli una compravendita di grazie spirituali. Storicamente il fenomeno della S. si affermò nella Chiesa occidentale come conseguenza del potere temporale (v.) della Chiesa, e dell’attività mondana della sua gerarchia. Nell’XI secolo, anche per l’interesse dell’imperatore Enrico III al rinnovamento ed alla liberazione della Chiesa dai legami materiali, si ebbe un gran movimento di riforma che fu all’origine della nascita di diversi ordini monastici, ricollegatisi all’esperienza benedettina, e di un impegno concreto da parte delle più alte gerarchie ecclesiastiche ad estirpare i mali della Chiesa, fra cui la S. Tale impegno culminò nell’opera riformatrice di Gregorio VII, che nel 1074 condannò la S., ordinando la deposizione di chiunque fosse giunto ad un ufficio ecclesiastico attraverso traffici simoniaci. Il fenomeno della S. si ripresentò comunque nella storia della Chiesa in relazione al fiscalismo della curia pontificia e poi alla pratica del nepotismo (v.). nel vigente ordinamento canonico, la S., che si distingue in S. di diritto divino e S. di diritto ecclesiastico, è condannata dalla Chiesa come delitto, in quanto vi si individuano i caratteri del vilipendio, della profanazione e dell’ingiuria verso i beni spirituali. Secondo le disposizioni del Codex iuris canonici (artt. 727-729), le nomine e convenzioni simoniache sono nulle.


SimonianiSeguaci di una setta eretica di cui si dice che fosse stato fondatore Simon Mago (v.), taumaturgo e filosofo gnostico samaritano (v.), vissuto nel I secolo d.C. Egli sosteneva di possedere la potenza divina di manifestarsi sia come Padre, che come Figlio o Spirito Santo. Una leggenda racconta che, innalzatosi al cielo, dopo aver compiuto strabilianti prodigi al cospetto dell’imperatore Nerone, ricadde a terra con violenza e morì miseramente. Negli Atti degli Apostoli (6, 18-20) si legge tra l’altro: "Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l’imposizione delle mani, egli offrì loro (a Pietro e Giovanni) del denaro dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo". Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio"" (v. anche Simonia).


SimplicioDal greco Simplicioz, filosofo cilicio (VI secolo d.C.). Visse ad Atene, ed è celebre per i suoi commenti alle opere di Aristotele (v.), di cui sono pervenuti a noi quelli al De coelo, alla Phisica, al De anima, ed alle Categorie. I suoi commenti sono una fonte preziosa per la conoscenza delle opinioni dei filosofi più antichi, che vengono da S. citati spesso integralmente.


SinagogaAssemblea dei fedeli, oppure luogo di riunione (beth hakeneset). Come luogo di riunione del sabato per leggere e commentare le Sacre Scritture, ha origine durante l’esilio di Babilonia (VI secolo a.C.). Nel I secolo d.C. Filone, Flavio Giuseppe ed il Nuovo Testamento attestano l’esistenza di numerose S. in Palestina e nella diaspora, come centri di vita sociale e religiosa. All’epoca della distruzione del Tempio da parte delle legioni di Tito (70 d.C.), pare che a Gerusalemme esistessero ben 480 S. Ovunque la S. è rimasta il centro della vita religiosa e comunitaria ebraica. Luogo delle orazioni giornaliere e festive, e centro di studio, vi sono conservati i rotoli della Legge (sefarim), racchiusi in un armadio santo davanti al quale arde una lampada perpetua. Ogni S. è orientata verso Gerusalemme. Resti di antiche S., quasi tutte ricche di preziosi mosaici, sono stati rinvenuti in Palestina (Beth Halfa, Cafarnao, Nirim, Beth Shearim, III-IV secolo), e nella diaspora (Alessandria d’Egitto, III secolo a.C.); Delo (I secolo a.C.); Doura Europos, Siria (III secolo d.C.); Ostia, (IV secolo d.C.). Fra le più antiche S. medievali vi sono quelle di Worms (XI secolo), Praga (XIII secolo) e Toledo (XIV secolo). In Italia sono particolarmente notevoli le S. di Trani (XIII secolo), Venezia (XVI secolo), Pesaro (XVI secolo) e Ferrara (XVII secolo). Nell’epoca romana le S. si ispirano alla struttura della basilica greco-romana, a tre o cinque navate, ed a pianta rettangolare. Sul frontale aveva tre aperture, ed un loggiato superiore riservato alle donne. Nel Medioevo islamico lo schema è ancora basilicale, mentre nel Medioevo cristiano è più povero, con al massimo due navate. Nell’epoca moderna la S. tende a diventare il centro di un complesso di servizi per la comunità israelitica.


SinaiMassiccio montuoso formato dal Gebel Serbal (2050 m.), Gebel katherina (2641 m.) e Gebel Musa (2132 m.), dove quest’ultimo è considerato il tradizionale monte S. dei testi biblici, chiamato anche Horeb. Mosé ed il popolo d’Israele vi avrebbero ricevuto la rivelazione divina durante l’Esodo (Esodo 3, 7, 20, 1 ss.). È situato nel centro della penisola omonima.


SincretismoTentativo di sintesi filosofica tra concezioni inconciliabili tra loro. Il termine è usato in tal senso per la prima volta da Brucker. Tuttavia la sua origine è antica, e risale a Plutarco, che con esso intendeva l’unione dei Cretesi, solitamente discordi, contro un nemico comune. Più che alla filosofia viene applicato alla storia delle religioni, in particolare quelle antiche, dove è diffusa la tendenza alla fusione di concezioni della divinità diverse tra loro (teocrasia). Nelle dispute filosofico-teologiche del XVI-XVII secolo, con S. viene indicata l’unificazione armonica di dottrine divergenti (platonismo ed aristotelismo) oppure, in senso negativo, il risultato confuso dell’assimilazione di teorie opposte tra loro. Le grandi migrazioni agli inizi della storia umana provocarono le prime formazioni sincretistiche, riguardanti non soltanto le credenze religiose, ma anche le istituzioni politiche, la cultura, le tradizioni e la morale.


Società di Antroposofia Universale:  Movimento religioso moderno che si ispira alle teorie di R. Steiner (v. Antroposofia);

SperanzaUna delle tre virtù teologali, con la Fede (v.) e la Carità (v.), che, secondo la teologia cattolica, consiste nella sicura attesa della beatitudine eterna e dell'assistenza della Grazia per conseguirla. Attesa fiduciosa di qualcosa di cui si è certi o ci si augura che consista il proprio bene, oppure di qualcosa che ci si augura avvenga secondo i propri desideri. Y (Massoneria) Si sa che il filo a piombo, o perpendicolare, unisce il cielo e la terra, lo Zenit con il Nadir. L’uomo, nel formulare una speranza e nell’esprimere un desiderio appellandosi alla Grazia divina, leva gli occhi al cielo. Al contrario l’uomo disperato abbassa il capo verso la terra. Sono constatazioni che giustificano come, nella Tetraktys alchemica, la perpendicolare venga associata alla S. La S. è l’anima stessa della Massoneria; infatti ciò che caratterizza quest’ultima è la sua fede inalterabile in un avvenire migliore; è la certezza che, in ogni caso, l’Umanità continuerà progredire, a marciare verso il fiorire del benessere, ovvero verso una realizzazione, indefinita ed illimitata, del tutto ideale. A quanti pongono le loro speranze in una rivoluzione unica, legittima ma sanguinosa e brutale, la S. fa rilevare che la rivoluzione è soprattutto ri-evoluzione, ovvero un’evoluzione ininterrotta. Sebbene talune dottrine vogliono che l’uomo chini il capo al cospetto di una colpa commessa da un suo antico progenitore, la Massoneria fa propria la parola di Mosé: "Non si faranno certo morire i figli per i padri, ma ciascuno non morrà che dei propri peccati" (Deuteronomio 24, 16; 8, 310). I migliori agenti del progresso restano il malcontento e l’insoddisfazione. Senza questi l’uomo sarebbe tuttora vestito di una pelle d’orso a fare la guardia alla sua caverna. Questa fede massonica nell’avvenire è ben espressa da due delle celebri Triadi dell’Isola di Bretagna, e cioè: "Tre cose vanno, senza tregua, crescendo nell’Universo, ed esse sono la Luce, la Verità e la Vita. Tre cose vanno, senza tregua, diminuendo nell’Universo, ed esse sono l’Ignoranza, l’Errore e la Morte". Si può affermare che la tradizione massonica, passando attraverso la Scozia, si è impregnata di numerosi elementi Duidici, e quindi celtici, quali il Ternario (Triade), le Colonne (Megaliti celtici), l’Oriente (il Sole levante), il Delta (Dio a tre raggi) ed il culto della Luce, che corrisponde alla S. nell’avvenire. Nell’anima del Massone la S. è quella virtù che fa volgere la sua volontà verso l’approfondimento degli insegnamenti iniziatici, quali rivelati dalla simbologia, acquisendo gradatamente l’illuminazione totale. Una virtù questa del tutto inaccessibile se non stimolata dalla fede muratoria, che sola dà alla S. il suo oggetto ed il motivo su cui appoggiarsi. Y (G.O.I.) Secondo le antiche tradizioni la S. rappresenta una virtù. La S., in quanto virtù, può essere perciò associata a una delle forze vitali che ci accompagnano perennemente lungo il nostro cammino. Di volta in volta essa prende forza dalla presa di coscienza di uno scopo vitale, come può servire a consolidare in noi tale coscienza. Il riuscire a cogliere l'essenza della S. ci consente di focalizzare la nostra stessa centralità. La S. è del tutto indipendente dalle situazioni contingenti, quindi non ha significato il fissare obiettivi alle nostre S., confondendole con i nostri desideri. Occorre invece considerare il modo di essere associato alla piena coscienza di vivere secondo S., poiché è allora che si percepiscono le forze della virtù. Simbolo della S. è l’Ancora. Y (Esoterismo) Le esperienze esoteriche ci portano in contatto con un Universo del tutto particolare, che presenta aspetti e regole che valgono per tutti, e che per questo dev'essere considerato come oggettivo. Tali esperienze vengono vissute solo su base individuale, cioè esclusivamente soggettiva, e non sono comunicabili ad altri. Questo vale anche per le introspezioni, cioè durante le comunicazioni con noi stessi. Si deve intendere con chiarezza l'errore che si può commettere allorquando si indulge troppo in un colloquio interiore, che può trasformare un'esperienza esoterica in una essoterica, senza valore alcuno. L'exoterismo, se rivolto verso l'interiorità, diventa del tutto soggettivo. É allora che si manifestano le false speranze, che non possono che implicare l'apporto di illusioni e delusioni. Forse opportuno ricordare il proverbio. "Chi perde denaro perde qualcosa, chi perde l’onore perde molto, chi perde la S. perde tutto".


Spiga di granoSimbolo massonico che, nella ritualità anglosassone, compare nel grado di Compagno d’Arte, in riferimento all’episodio biblico della guerra tra gli uomini di Efraim e gli Ammoniti: "I Galaaditi intercettarono gli Efraimiti al guado del Giordano; quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: Lasciatemi passare, gli uomini di Galaad gli chiedevano: Sei un Efraimita? Se quegli rispondeva: No, i Galaaditi gli dicevano: Ebbene, dì Shibboleth, e quegli diceva; Sibbolet, non sapendo pronunciare bene la parola. Allora lo afferravano e lo uccidevano presso i guadi del Giordano" (Giudici 12, 5-6). Il termine ebraico shibboleth compare nella Massoneria nell’opera francese L’Ordre des Francs Maçons Trahi del 1745, e dal 1760 in poi lo si ritrova in tutti i rituali inglesi. La S. è simbolo d’abbondanza (come il melograno, v.) che presenta però valenze specificatamente misteriche. La vicenda del grano rientra infatti nell’ambito delle passioni vegetali, manifestando un nucleo centrale di morte-rinascita e di cibo-coscienza, tipico dei simboli collegati al ciclo alimentare. È significativo il precedente eleusino, nei cui rituali compariva processionalmente il kikeon, ovvero la S.


Spinta(Massoneria) Il termine può dar luogo a molte interessanti riflessioni. Una S. può sicuramente dare origine a un moto. In questo senso il risultante movimento è del tutto equivalente a quanto si può ottenere seguendo un'attrazione. Tuttavia i fenomeni non ci appaiono del tutto equivalenti se passiamo ad un più attento esame da un punto di vista esoterico. La S. implica una sorta di passività da parte di chi la riceve, che non può fare molto per provocarla. Al massimo può cercare di comprenderne le origini, ma tale conoscenza non porta necessariamente ad un aumento della forza originaria alla base della S.. L'attrazione può invece portare ad un maggiore coinvolgimento di chi ne è oggetto. L'attrazione, quella esoterica naturalmente, è in genere legata alle ispirazioni. Un artista capace di portare chiarezza alle proprie ispirazioni, determina un aumento degli effetti della forza attrattiva, eliminando le scorie che si frappongono generando inutili resistenze dissipatrici.


SpiraleAntichissimo segno reperibile nelle incisioni rupestri, specie quelle eseguite nelle grotte o nelle caverne. La S. simboleggia l’esistenza umana ed il suo ritorno verso l’origine, nonché la potenza dinamica universale, il principio Creatore, il G.A.D.U. (v.). Essa è costituita da una linea curva aperta, che si arrotola intorno al punto di partenza. Secondo M.G. Wiesen (La danza sacra, Ediz. Senil, 1961), "La S., immagine schematica dell’Universo in costante evoluzione, simboleggia il movimento impresso dallo spirito, ponendo in risalto la relazione del Centro (v.) con il Cerchio (v.). Tutte le danze con tema di Spirito o di Labirinto (v.) imitano il viaggio dei defunti ed i meandri del cammino, simboleggianti le peregrinazioni dell’anima".


SpiritismoDottrina basata sull'esistenza e manifestazione degli spiriti, fondata da Allan Kardec, che nel 1857 ne ha codificato basi, natura e finalità nel suo "Le Livre des esprits". La convinzione di poter stabilire contatti con gli spiriti era diffusa fin dai tempi più antichi, specie in Egitto ed in Mesopotania, ed ebbe sempre largo credito presso i popoli primitivi (Haiti, Americhe, Africa ed Oceania). La dottrina cristiana condannò lo S. ritenendolo di ispirazione diabolica, una condanna recentemente mutata in raccomandazione alla massima cautela. Ufficialmente negato, sopravvisse come pratica di minoranze emarginate nella stregoneria e nell'occultismo. Verso la fine del XVIII secolo si determinò un terreno favorevole alla ripresa dello S. Dall'America, dove si erano effettuate le prime esperienze di S., la pratica delle sedute spiritiche si diffuse in Europa, specie tra i ceti più abbienti come la nobiltà. Una prima sistemazione teorica del fenomeno fu opera di Andrew Jackson Davies (v. Relations with the Spirits, del 1848). Poi vennero gli studi di Allan Kardec (Il Libro degli Spiriti, del 1857), che pose alla base della sua dottrina la constatazione che l'uomo è formato da tre principi: un corpo fisico, che si corrompe dopo la morte; un corpo fluido, o perispirito, od astrale, che rende possibili le attività paranormali dei viventi, costituendo un tramite d'unione tra questi ed i defunti; un corpo etereo, uno spirito perfetto ed indistruttibile. Altri concetti fondamentali dello S. sono: l'esistenza di Dio, causa prima di ogni realtà; l'esistenza di uno spirito immortale, unito al corpo fisico durante la vita terrena per mezzo del corpo astrale, conservato fin dopo la morte; la possibilità di stabilire rapporti tra il mondo dei viventi e quello dei defunti attraverso un medium; la progressiva evoluzione (v.) dello spirito verso la perfezione. Gli spiritisti negano l'esistenza del demonio, ma ammettono l'interferenza di entità involute che si trovano in condizioni astrali, definite larve. Respingono quasi del tutto anche la tesi dantesca, interpretata letteralmente, sull'esistenza del giudizio divino al termine d'una singola esistenza (ritenuto incompatibile con la perfezione divina), e sull'esistenza dei tre regni ultraterreni dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, intesi rispettivamente come luoghi di espiazione, di pentimento e di premio. Per loro l'Inferno è identificabile con la vita terrena, il Purgatorio con il mondo astrale, ovvero simile al Bardo Todol (v.) del buddhismo tibetano, ed il Paradiso con il mondo etereo o dello spirito. Occorre infine notare che ormai tutti i seguaci dello S. credono almeno nella reincarnazione, molti nella metempsicosi (v.), mezzi indispensabili per logicizzare ed anche per conseguire l'evoluzione, viste le restrizioni, i condizionamenti e le enormi limitazioni imposte all'essere umano da una sola singola vita terrena.


Spirito: Sostanza incorporea che costituisce il principio delle attività intellettuali, della vita morale e religiosa. Del termine S. si possono distinguere diversi significati: 1) Anima razionale od intelletto, significato prevalente nella filosofia moderna e contemporanea, e nel linguaggio comune; 2) Pneuma od energia che anima la realtà, così concepito dalla fisica stoica e da essa passato a varie dottrine antiche e moderne; 3) Nella filosofia cristiana sono le sostanze incorporee, cioè gli angeli, i demoni e le anime dei defunti. Il significato più frequentemente presente nella problematica filosofica è il primo. Con tale significato il termine fu introdotto da Cartesio, ed è al centro del dibattito gnoseologico del razionalismo e dell'empirismo di Hegel (S. soggettivo, S. oggettivo e S. assoluto) e dell'idealismo italiano del XX secolo. Per lo Spiritismo (v.) è il corpo etereo, ovvero la coscienza, l'essenza immortale dell'essere, del quale rappresenta l'identità effettiva risultante dall'insieme di tutte le esperienze acquisite nelle successive incarnazioni. Per i primitivi l'idea dello S. è legata all'opinione che esistano due anime: una che dà la vita e ne garantisce le funzioni essenziali, l'altra che consente la continuazione dell'esistenza dell'uomo dopo la morte. La presenza dello S. non è però limitata agli esseri umani, ma è estesa a tutti gli esseri, in un quadro di rapporti dominato da una forza misteriosa ed attiva che si rivela come S. che agisce sulle cose, É il mana per i Melanesiani, l'orenda per gli Irochesi, il wakonda per i Sioux, manitù (v.) per gli Algonchini, oki per gli Uroni, zemi per le popolazioni delle Antille e sila per gli Esquimesi. Queste credenze rimasero come elemento costante nella tradizione del pensiero popolare, arrivando fino ai nostri giorni attraverso certe forme di folklore, che affermano un intervento costante di S. benefici o malefici nella realtà fisica e psichica umana.


Spirito guidaOgni religione ha insegnato all’uomo che qualcuno, un essere spirituale, uno spirito eletto, uno spirito amico od un angelo lo segue sempre lungo l’intera esistenza, dalla nascita alla cosiddetta morte. In effetti ogni creatura dispone di una guida spirituale, la quale rappresenta quel centro di coscienza che riassume tutte le creature viventi guidate. È nota l’esistenza della comunione dei Santi, di tutti i sentire degli esseri, la comunione di tutti gli esseri verso cui si procede per costituire in consapevolezza un solo immenso essere spirituale, fino ad un solo essere cosmico. Scendendo lungo la scala della gerarchia spirituale, si incontrano le guide spirituali, che sono la fusione di tutti gli esseri sensitivamente sottostanti. Le guide spirituali hanno lasciato, almeno temporaneamente, la ruota delle morti e delle rinascite, i mondi delle percezioni, e sono esseri di un’altezza evolutiva indefinibile, di norma superiore a quella del vivente loro affidato. La parapsicologia definisce S. quest’entità spirituale che affianca ogni essere vivente, che fin dalla nascita fa praticamente parte della coscienza (v.) individuale. Nei momenti in cui l’individuo si ritrova ad un bivio, essendo costretto a prendere una decisione, la coscienza, di cui fa parte lo S., trasmette segnali destinati a rappresentare la realtà in modo preciso e netto. É quello che usualmente viene chiamata la voce della coscienza. Questa non è che una comunicazione proveniente dall’intimo degli esseri, che induce ad operare la scelta migliore, più conveniente perché più congeniale, più compatibile con la natura ed i parametri costitutivi dell’individuo. In sintesi la guida spirituale individuale, S. od Angelo (v.) custode che dir si voglia, non andrebbe vista come entità estranea, anche se in effetti lo è, un essere amico che ripara dai colpi e protegge, bensì come qualcosa che affiora dal nostro intimo al momento opportuno, facendo sbocciare la coscienza, che tende a far affermare i principi superiori nei confronti degli impulsi deteriori ed animaleschi che provengono dall’ambiente e dai veicoli inferiori di ogni individuo. Lo S. assume peculiare importanza se affiancato a soggetti destinati ad insegnare qualcosa di spiritualmente utile agli altri. Egli diventa allora un suggeritore di idee, che il protetto fa inconsapevolmente proprie, mettendole subito in pratica. Questo avviene perché quella persona, da sola, non riuscirebbe a fare quanto invece deve fare e che serve agli altri, spesso come esempio. Si tratta di un’impresa di profonda unione tra le creature. Talvolta tra lo S. e l’incarnato esiste un legame che risale a vite precedenti, in quanto l’affetto ancestrale facilita il legame telepatico richiesto per la sicura efficacia dell’intervento assistenziale effettuato.


SpiritualismoMovimento di pensiero sorto in Francia nel XIX secolo che, reagendo al positivismo, intese la filosofia come analisi e chiarificazione della coscienza, ispirandosi spesso a valori cristiani. Fu rappresentato da Maine de Biran, Bergson, Blondel, Bavaisson e Lachelier in Francia, e da Rosmini e Gioberti in Italia.


SpiritualitàIl termine definisce le modalità attraverso le quali un credente od un gruppo di credenti esprimono la loro fede in un dato tempo. Oggi la vita di fede risente dell’influenza della scienza, specie della psicologia, nelle ricerche spirituali di religioni non cristiane, e dei cammini di liberazione di taluni popoli oppressi. Il recente ritorno alla S. dev’essere oggetto di attenta valutazione, poiché talvolta risponde ad una necessità affatto religiosa. La vita spirituale è stata talvolta minimizzata per essere trasformata in morale sociale, con conseguente riduzione della fede ad un piano etico, tanto da impegnare le comunità religiose nel campo sociale, senza coinvolgimento alcuno nella trasmissione della fede e nel cammino spirituale dei credenti. Di qui l’urgenza del ritorno alle sorgenti della S., specie se cristiana, ridando senso alle espressioni di fede spesso svuotate dei loro contenuti essenziali o ridotte a veicoli di ipocrisia. Frutti primari della S. sono l’amore, la gioia e la pazienza (Galati 5,22). In senso esoterico, la S. si contrappone al materialismo, così come la virtù al vizio, il bene al male ed il bianco al nero, esaltando l’importanza primaria che l’essere umano, portatore della scintilla divina e in quanto tale teso verso l’evoluzione singola e collettiva, affidata alla ricerca della Verità.


Squadra: É considerata una delle Luci Maggiori della Loggia, il simbolo più importante del Lavoro massonico, e viene disposta sull'Ara con il Compasso (v.) ed il Libro della Sacra Legge (v.). Per gli operativi era lo strumento idoneo ad erigere un muro, un edificio, una cattedrale. Viene ancora impiegata per controllare l'accuratezza della lavorazione delle pietre sgrossate. Utensile fisso, quindi passivo, comprende in sé il filo a piombo e la livella. Simboleggia il rigore morale e la perfezione, assumendo anche il significato di equilibrio tra gli opposti, di conciliazione tra piano fisico ed intellettuale, tra spirito e materia, tra attivo e passivo, tra iniziativa ed obbedienza. É preziosa in quanto disciplina, precisa ed orienta senza costringere. La S. suggerisce dirittura morale, frutto di educazione e di volontà ma spesso dote naturale, veracità nelle opinioni e nei pensieri, equilibrio ed onestà di propositi. É la luce interiore, ed è simbolo delle idee del diritto e del dovere, dell'attività etica e della Materia. É infine simbolo di Rettitudine, di Legge e di Giustizia. All'Oriente la S. adorna il trono ed il petto del Maestro Venerabile, perché i suoi insegnamenti e le sue direttive debbono essere sempre sagge e rette, e perché è da lui che si deve irradiare e diffondere la Luce massonica su tutti i Fratelli della Loggia. Il Wirth fa infine notare come sia la Croce che il Quadrato possano essere considerati come formati da due o quattro S. a braccia uguali, riuniti alla loro sommità od alle loro estremità. Il concetto viene ripreso dall’illustre Fr. Ivan Mosca, che lo estende all’impiego di quattro squadre "a forca", ovvero asimmetriche, l’unica considerabile da muratore (quella simmetrica è da falegname). Egli sostiene che nelle Logge operative tale tipo di squadra era indossata da tre Maestri (simbolicamente rappresentanti Re Salomone, Hiram di Tiro ed Hiram Abif) che, all’apertura dei Lavori, deponevano le loro squadre sulla Bibbia, ove già se ne trovava una quarta. Le quattro squadre formavano così la "swastika", rappresentazione del Sole, e quindi dello Spirito, la scintilla divina. Disposte invece divergenti, formavano un quadrilungo, emblema della materia, della Terra e quindi del Corpo fisico. Disposte infine in modo convergente, formavano la Croce Cosmica. Quindi le quattro squadre "a forca" potevano formare gli emblemi sia dello spirito che della materia, come anche l’emblema di ciò su cui il corpo è crocifisso affinché l’anima possa purificarsi. Y (G.O.I.) Come tutti i Simboli, anche la S. propone un modo di essere. Mentre il significato della S. può essere considerato sotto molteplici punti di vista, in relazione con i più svariati eventi, tuttavia il modo di essere ad essa associato rimane sostanzialmente il medesimo. La S. ci appare come un mezzo di osservazione e misurazione di una realtà percepita. Essa si presenta con due bracci ad angolo retto, che implicano due punti di vista o riferimenti del tutto indipendenti fra di loro. In tal modo è possibile avere una misurazione imparziale, senza che uno dei punti di vista prevalga sull'altro. Appare quindi chiaro che la S. proponga il dovere di essere imparziali ed equilibrati nelle nostre osservazioni. Ma in aggiunta la S. propone alla nostra attenzione soprattutto il modo di essere che si accompagna ad ogni imparziale osservatore, prima e dopo le osservazioni e le misurazioni.


SquadrareIn gergo massonico, questo verbo assume due diversi significati: · 1) camminare od ambulare secondo un percorso quadro lungo il perimetro del Pavimento a scacchi (v.) del Tempio, all'ingresso in senso orario (Rito Emulation) od antiorario (Rituale Moderno) ed all'uscita (ambulazione in senso contrario al precedente) dei Fratelli della Loggia. Al riguardo molti ritualisti ritengono fondamentale per la consacrazione del Tempio massonico che la squadratura all’ingresso sia effettuata rivolgendo il lato sinistro del corpo, ovvero il lato solare-maschile-sacro (v. Rebis), verso le tre Luci minori (le candele) onde energizzarle dopo la spoliazione dai metalli, Luci che saranno poi accese attraverso il Testimone (v.) all’apertura dei Lavori. Questo spiegherebbe l’opposta ambulazione succitata, in quanto nel Rituale Emulation tali Luci sono poste oltre il perimetro del Pavimento, mentre in quello Moderno sono al suo interno. · 2) con riferimento alla Pietra grezza, significa l'operazione di sgrossatura e finitura in forma cubica effettuata su di essa, simbolicamente così rappresentando il compito primario affidato dalla Libera Muratoria soprattutto agli Apprendisti.


Stagioni e Massoneria:  Stabilito come dato di fatto che la Libera Muratoria sia erede di tutte le Tradizioni esoteriche, avendo incorporato nella propria dottrina quanto di meglio l’Umanità abbia saputo esprimere nel corso del sua epopea evolutiva, tra queste non può certo mancare uno stretto legame con la natura. Le stagioni annuali ed i loro limiti, costituiti a equinozi e solstizi, rappresentano indubbiamente la parte più importante delle leggi che le regolano. Se ne deduce che la Massoneria è strettamente legata a tali leggi. Ne consegue che l’attività massonica non può che essere connessa con queste, e da queste in qualche modo dipendenti. Evidenziato il legame con i due solstizi (v.), già definite porte di comunicazione verso il basso (Estate) o verso l’Alto (Inverno), si può affermare che gli equinozi siano pure essi porte, ma a duplice direzione, ovvero di interscambio tra Creato e Creatore. Occorre qui sottolineare la sequenza degli eventi naturali che nel corso d’ogni anno solare definiscono le fasi attive dell’anno massonico. ¨ 

  • 1a) Equinozio di Primavera (21 marzo): avvio del risveglio della natura e convocazione della Gran Loggia; 
  • 1b) Primavera: la natura incomincia a fiorire, e produce i suoi primi frutti – i Liberi Muratori si liberano dei torpori invernali, escono dalle tenebre e, gradualmente, incrementano il loro impegno nelle Tornate di loggia; ¨
  • 2a) Solstizio d’Estate (22-23 giugno): momento di massima elargizione dei prodotti della natura - i Massoni procedono all’elezione annuale dei Dignitari di Loggia, concludono l’anno massonico (così è tuttora nell’intero mondo massonico, e così è stato anche per il G.O.I. fino alla metà degli anni ’80), celebrano la Festa delle Rose (v.), e si concedono poi una pausa di riflessione durante un periodo di totale chiusura dei Lavori;
  • 2b) Estate: esplosione della natura, stagione dei grandi raccolti, con il sole a picco che ristora e favorisce la riproduzione degli esseri viventi - per i Massoni momento di pausa, di ricupero energetico e di riflessione, per assorbire e fare proprio quanto appreso nel corso dell’anno massonico trascorso;
  • 3a) Equinozio d’Autunno (23 settembre): avvio delle operazioni di vendemmia, ultimi raccolti, significativi poiché durevoli, conservabili, sfruttabili nella stagione fredda - i Liberi Muratori aprono il nuovo anno e riprendono i Lavori;
  • 3b) Autunno: il frumento germoglia, e la natura si avvia lentamente verso il riposo invernale - i Massoni, con rinnovata forza e ritemprato vigore, intensificano le loro attività di Loggia;
  • 4a) Solstizio d’Inverno (22-23 dicembre): predominano le tenebre e la natura gode del giusto riposo – i Massoni si concedono una breve pausa, dopo aver celebrato la Festa della Luce (v.);
  • 4b) Inverno: le attività della natura sono ridotte al minimo, pur tese a garantire la sopravvivenza – i Liberi Muratori sfruttano al massimo le energie accumulate, e continuano a perseguire gli obiettivi fissati dall’Istituzione, pensando soprattutto all’indispensabile proselitismo. 

Si ritiene che qualsiasi deviazione alle leggi citate costituisca offesa alla natura, e quindi grave attentato alla regolare sopravvivenza dell’Istituzione Massonica Universale.

StagnoMetallo al quale i filosofi ermetici conferiscono il nome di Giove, figlio di Saturno (v.). L’Alchimia impiega tale termine per indicare il colore grigio prodotto nel corso delle fasi dell’Opera, che succede al nero (Saturno) come prodotto intermedio del processo di trasmutazione.


Statuti generaliDal frontespizio della pubblicazione edita a Torino nell’ottobre 1972, si rileva il titolo completo dell’opera, ovvero "Statuti Generali della Società dei Liberi Muratori del rito Scozzese Antico ed Accettato, pubblicati in Napoli nel 1820". Contiene 579 articoli , sanzionati e firmati dai tre Grandi Oratori del Grande Oriente delle due Sicilie: Domenico Gigli, della Loggia di Amministrazione; Tommaso Mazza, del Sovrano Capitolo generale; Orazio De Attelis, della Gran Loggia Simbolica. Riprodotta integralmente e fedelmente da un esemplare dell’edizione "Roma Stabilimento Giuseppe Civelli 1908", vuole rappresentare un documento storico, ovvero il primo tentativo ufficiale di formalizzare una Costituzione Massonica nel territorio italiano. Eloquente la prefazione anonima agli S., che all’inizio recita: "Quella unione di uomini saggi e virtuosi, che con allegorico significato si appella ordinariamente "Società dei Liberi Muratori", è stata in ogni tempo considerata come il santuario dei buoni costumi, l’asilo dell’innocenza, la scuola della virtù ed il tempio della filantropia. Essa ha per principio l’esistenza di un Dio, che rispetta e venera sotto il convenuto titolo di Grande Architetto dell’Universo; ha per fine il perfezionamento del cuore umano, e si propone, qual mezzo necessario per ottenere questo fine, l’esercizio e la pratica della virtù. Lo stesso suo nome evidenzia la sua natura eminentemente umanitaria, indicando chiaramente che dessa è incessantemente occupata ad erigere e fabbricare templi alla virtù e scavare profonde prigioni al vizio. La virtù che si coltiva con preferenza dai Fratelli Liberi Muratori, è quella della carità e della beneficenza. Il vizio a cui, per forzata illazione, fanno essi di continuo la guerra, è l’egoismo. Il Fratello Libero Muratore deve per necessità essere uomo probo, sobrio, onesto e virtuosamente benefico. Chi non possiede queste necessarie doti non può affatto aspirare al merito di poter far parte di questa unione di saggi".


Steiner Rudolf:  Filosofo austriaco (1861-1925) di origine croata, ammiratore e studioso di Goethe, collaborò alla pubblicazione delle sue opere (1883-97), dedicandosi soprattutto all’analisi dei suoi scritti naturalistici e filosofici, sviluppandone i motivi di fondo. Nel 1902 si iscrisse alla Società teosofica (v.) di cui diventò presto autorevole rappresentante. Ma della teosofia S. non gradiva dottrinalmente l’insensibilità al ruolo della figura di Cristo nell’evoluzione cosmica, e l’investitura messianica conferita a Jiddu Krishnamurti, mentre sul piano operativo diffidava della compiacenza dei teosofi nei confronti dello spiritismo allora in voga. Pertanto abbandonava la Società Teosofica per fondare la sua Società Antroposofica (1913), creata allo scopo di indagare sulle possibilità di affinamento delle attitudini psichiche dell’uomo, attraverso esercizi spirituali che permettessero la diretta percezione del divino presente nella realtà. Elaborò pertanto una dottrina sull’origine e sullo scopo della vita umana, in cui confluivano idee della reincarnazione, della centralità della venuta di cristo come evento cosmico che segna un netto distacco nell’evoluzione, dell’esistenza di entità spirituali e creatrici intermedie tra l’uomo e Dio, del quale però parla pochissimo. Studiò le tecniche che avrebbero permesso all’uomo di entrare nella visione diretta delle dimensioni sovrasensibili, indicando particolari retroscena della musica e delle arti visive. Si interessò perfino di agricoltura, caldeggiando il metodo biodinamico, oggi in gran voga, fondato sul rifiuto dei concimi chimici e sul rispetto di ritmi e cicli naturali. S. fondò a Dornach (Basilea) una Libera Università di Scienze dello Spirito, tuttora operativa e sostenuta da ricercatori seri ed accademicamente qualificati, anche se nel complesso la cultura contemporanea snobba o deride l’antroposofia come un sottoprodotto fantastico od una moda occultistica. In realtà nel pensiero di S. abbondano aspetti che suscitano nello studioso perplessità: si tratta di incrinature, tesi non verificabili o storicamente inesatte, con una cosmologia che può sembrare neo-mitica. La sterminata opera di conferenziere del «visionario austriaco», presenta effettivamente varie lacune, aspetti magmatici, sovrapposizioni, reiterazioni ed elucubrazioni fantasmatiche. Resta comunque indiscutibile l’impulso offerto da S. ad una lettura parallela del reale, nella migliore tradizione analogica, nonché il suo tentativo di riproporre tematiche gnostiche entro coordinate di pensiero e di linguaggio adottate fin dall’epoca post-illuministica. S., al contrario di Goethe, non ha mai fatto parte della Massoneria, anche se ne adottò l’impianto rituale degli Alti Gradi; a questo contribuì certamente l’insegnamento avuto dal suo parroco già in età giovanile, nella cittadina di Neudorfl, che dal pulpito era uso tuonare: «Cari fratelli cristiani, ricordatevi bene che è nemico della verità, come per esempio un frammassone ed un ebreo». Occorre invece evidenziare che molti suoi discepoli, come lo Zeylmans e soprattutto Albert Steffen, non esitarono ad aderire all’Istituzione massonica. Le opere principali edite da S. furono: Einleitung zu den naturwissenschaflichen Scriften Goethes (1883-97); Theosophie (1904); Die Geheimwissenschaft im Umriss (1910); Anthroposophie (1924); Das Initiatenbewusstsein(1927).

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Stele di RosettaRosetta (in arabo ar-Rasid) è un centro egiziano, nel Delta. Durante la spedizione napoleonica in Egitto, organizzata per colpire il predominio britannico nel Mediterraneo ed aprire all’imperatore la strada per le Indie, nel corso dei lavori di ampliamento di Fort Rasid, un soldato francese casualmente scoprì (1799) la cosiddetta S. (o pietra di Rosetta). Si tratta di un blocco di basalto nero (114 x 72 cm.), che era ricoperto da un testo in tre diverse grafie: greca in basso, demotica al centro e geroglifica in alto, poi pubblicato nella "Description de l’Egypte ou Recueil des Observations et des recherches qui ont été faites en Egypte pendant l’expedition de l’Armée française" (1809-1828). Fallita la ambiziosa impresa napoleonica con la vittoria del grande ammiraglio Nelson che, ad Abukir, distrusse la flotta francese, la S. venne assegnata all’Inghilterra come bottino di guerra, e come tale fu consegnata a re Giorgio III, che la fece collocare nel British Museum di Londra, dov’è tuttora conservata. Il testo è la copia di un decreto del clero di Menfi, in onore del faraone Tolomeo V Epifane (196 a.C.), nel primo anniversario della sua incoronazione, avvenuta dopo otto anni di reggenza. Il decreto contiene la lista dei benefici da lui resi al paese, e la decisione del clero di erigere in tutti i templi d’Egitto una statua al sovrano, nonché statue d’oro da porre accanto a quelle degli dei, indicendo grandi festeggiamenti in suo onore. Sul testo della S., Jean François Champollion (1790-1832), studioso di lingue antiche, riuscì ad intuire che il cartiglio, evidenziato in rosso in alto, riportava il nome del faraone, identificato anche nel sottostante testo greco. Sarebbe risultata essere la chiave per chiarire definitivamente il segreto della scrittura geroglifica egiziana che, da quel momento, non avrebbe più avuto segreti.


Stella fiammeggianteSimbolo presente nel Tempio massonico, in particolare nella Camera di Compagno d’Arte. Essa viene anche denominata Pentagramma e Pentalfa (v.).


Stelle d’OrienteDenominazione comunemente attribuita ai membri dell’Ordine della Stella d’Oriente (v.) un’organizzazione massonica fondata negli Stati Uniti nel 1850 che ammette persone dei due sessi ma di preferenza femminile, oggi diffusa in molti paesi del mondo occidentale.


StendardoCorrispondente a Bandiera (v.) o vessillo, il termine definisce l’insegna di un esercito, si un’associazione o di una nazione. In genere ha forma rettangolare, ed è fissata ad un’asta lungo il suo lato più corto. Lo stendardo nazionale è presente nella Loggia Massonica, appoggiata all’angolo Nord-Est del Tempio, simbolo del rispetto dovuto dai Fratelli alla Costituzione ed alle Leggi dello Stato in cui vivono ed operano. Si tratta di un vero e proprio dovere imposto dagli Antichi Doveri, dalla Costituzione di Anderson del 1723 e dalla Costituzione di ogni singola Obbedienza Muratoria. Al riguardo l’Art. II degli Antichi Doveri recita: "Un Muratore è un pacifico suddito dei poteri civili, ovunque egli risieda o lavori, e non dev’essere mai coinvolto in complotti e cospirazioni contro la pace ed il benessere della Nazione, né condursi indebitamente verso i Magistrati inferiori; poiché la Muratoria è stata sempre danneggiata da guerre, massacri e disordini, così gli antichi Re e Principi sono stati assai disposti ad incoraggiare gli uomini dell’Arte, a causa della loro tranquillità e lealtà; per cui essi praticamente risposero ai cavilli dei loro avversari e promossero l’onore della Fraternità, che sempre fiorì nei tempi di pace. Cosicché se in fratello divenisse un ribelle contro lo Stato, egli non dev’essere favoreggiato nella sua ribellione, ma piuttosto compianto come uomo infelice; e, non convinto di altro delitto, sebbene la leale fratellanza possa e debba sconfessare la sua ribellione, e non dare ombra o base per le gelosia politica del Governo in essere, egli non può venire espulso dalla Loggia, ed il suo vincolo rimane irrevocabile". Per quanto riguarda il G.O.I., all’Art. 9 della sua Costituzione recita: "I Liberi Muratori devono osservare gli Antichi Doveri ed essere fedeli alla tradizione dell’Ordine Massonico Universale, sempre comportandosi da buoni e leali cittadini, rispettosi della carta Costituzionale della Repubblica Italiana e delle leggi che alla stessa si conformino" (Decreto approvato dalla Gran Loggia del 19-20 Marzo 1994). Da notare che il Rito Americano (v.) o di York prevede ed impone l’esposizione sia dello S. della Nazione in cui si opera che di quello degli Stati Uniti. Quest’ultimo viene disposto nel Tempio all’angolo Nord-Est, mentre quello nazionale viene collocato nell’angolo Nord-Ovest, dove normalmente è ubicato il Labaro (v.) di Loggia.


StigmateDal greco stigma, -matoz, marchio, è la denominazione del fenomeno miracoloso nella tradizione cristiana, per cui alcuni santi portano impresse sul proprio corpo delle piaghe simili a quelle di Cristo sulla croce. Si tratta di vere e proprie ferite, quasi sempre in apparenza fresche e sanguinanti, inspiegabili allorché esaminate e valutate dalla scienza medica, analoghe a quelle inferte al corpo di Gesù Cristo nel corso della sua crocifissione, che soltanto in rari casi compaiono sul corpo dei mortali. Celebri sono stati i casi di San Francesco d’Assisi e del beato padre Pio da Pietrelcina. La tradizione cristiana attribuisce anche al demonio il potere di marchiare con S. le streghe ed altri collaboratori diabolici. "Stigmata diaboli" per eccellenza sono invece le zone di anestesia del corpo, oltre che i naevi, macchie pigmentate.


StilitiAnacoreti del V secolo che, a scopo di penitenza, trascorrevano l’esistenza sulla sommità di colonne circondate da balaustre. Il primo S. fu San Simeone il Vecchio, che visse in tal modo per circa quarant’anni, fino alla morte avvenuta nel 459. Ne parla G. Douillet (Chi è un santo?, Ediz. Paoline), che scrive: "Venivano a vederlo da lontano, poiché la sua fama aveva oltrepassato di molto i confini della Siria. Gli Arabi accorrevano a centinaia, e numerose erano le conversioni. La morte di Simeone venne costatata due giorni dopo: aveva settant’anni, e per trentasette aveva condotto vita da S. Sono particolari che non appartengono alla leggenda, ma ad autentiche documentazioni contemporanee. L’immensa fama guadagnata gli procurò, dopo la morte, numerosi imitatori, chiamati S., ma questa particolare forma eremitica non attecchì mai in Occidente". V. anche Padri del Deserto e Xenitia.


StoicismoUna delle principali scuole filosofiche dell’età ellenistico-romana, fondata verso il 300 a.C. da Zenone di Cizio. Si suddivide in Antica, Media e Nuova Stoa. Nell’Antica Stoa (III-II secolo a.C.) si distinsero, oltre a Zenone, anche Cleante di Asso e Crisippo di Soli, che furono i sistematizzatori ed i divulgatori della dottrina. Le figure centrali nella Media Stoa (II-I secolo a.C.) furono Panezio di Rodi e Posidonio di Apamea, che diedero alla scuola un’impronta eclettica (v.), ed esercitarono una grande influenza sulla filosofia e sulla cultura romana. La Nuova Stoa, in epoca imperiale, (I secolo a.C.- III secolo d.C.), cercò di ritornare allo spirito originario della scuola, soprattutto con Epitteto, mentre Seneca e Marco Aurelio restarono più eclettici (v.). La dottrina stoica comprende tre grandi discipline: logica, fisica ed etica, gerarchicamente ordinate. Il fine della filosofia è per lo S., come anche per l’epicureismo (v.) e lo scetticismo (v.), prevalentemente morale. Esso afferma un ideale di vita contemplativa, che liberi l’uomo dalle passioni e dal dolore. Lo stato di perfezione etica è concepito negativamente, come apatia od atarassia. A tal fine gli stoici inseriscono la loro concezione dell’uomo in una visione deterministica del cosmo naturale. Riprendendo dalle antiche cosmologie ioniche (Eraclito) l’idea di un fuoco-logos immanente all’universo, la interpretano in senso deterministico (v.). La libertà dell’uomo consiste nel riconoscere, mediante il proprio istinto razionale, la necessità universale, liberandosi dalle passioni e dalle paure che la condizionano. Etica e fisica presuppongono una logica essenzialmente dialettica, fondata sull’evidenza immediata della sensazione. Un certo interesse, per gli sviluppi che avrà successivamente nella logica terministica medievale, ha anche la teoria dei segni, di cui gli stoici danno il primo esempio. Lo S. sostiene il carattere naturale del diritto, ed il valore cosmopolito della società. In ciò esso si rivela in pieno come manifestazione della crisi definitiva dello stato antico. Anche le sue più generali teorie etiche sono il sintomo di un’epoca di crisi, in cui l’individuo, abbandonate le antiche virtù politiche, ricerca nell’autocoscienza razionale i principi di un nuovo sviluppo.


StoicoDal latino stoicus, derivato dal greco stwicoz, proprio della filosofia dello Stoa, filosofo seguace dello Stoicismo (v.).


StonehengeÉ senza dubbio il luogo misterioso più conosciuto d'Europa. In una della prime opere dedicate a Re Artù, la Vita Merlini (circa 1140) di Geoffrey di Monmouth, si parla di un complesso circolare composto da enormi pietre, la Chorea Gigantum (Danza dei giganti) che si trovava in Africa, poi era stato portato in Irlanda da un popolo di giganti. Qui era stato sistemato sul Monte Killarus, come monumento funebre per quattrocentosessanta nobili soldati di Aurelio Ambrosius, uccisi dai Sassoni. Re Uther Pendragon tentò di trasportarlo in Inghilterra, ma l'impresa era superiore alle sue forze, così dovette rivolgersi al mago Merlino. Questi, con l'aiuto degli angeli, lo trasferì nella piana di Salisbury, presso Amesbury (Wiltshire), dove esiste tuttora con il nome di S. Ai giorni nostri il primo impatto con S. è quantomeno deludente, in quanto forse eccessivamente organizzata per il turismo di massa. Infatti la zona è circondata da una specie di fiera da strapaese, con venditori di souvenir, bibite e cartoline; ma è sufficiente riuscire ad estraniarsi da quella gran bagarre per trovarsi avvolti dal fascino misterioso che permea l'intero ambiente. Massi oblunghi simili a colonne spesso sormontati da architravi del peso di parecchie tonnellate si levano tutt'intorno distribuiti in cerchi concentrici; l'effetto generale è quello di una magica arena in cui non è difficile immaginare antichi sacerdoti Druidi intenti a misteriose evocazioni. Dopo un'occhiata panoramica a 360 gradi, al visitatore non rimane che alzare gli occhi al cielo: è forse lì che si trova la risposta ai molti interrogativi sollevati dalla disposizione dei Megaliti (v.). E difatti pare che sia così. Abbandonata l'iniziale ipotesi che il complesso fosse una sorta di cattedrale elevata dai Druidi su un terreno magico e destinata ai sacrifici umani, la probabile funzione di S. è stata forse identificata all'inizio di questo nostro secolo. Gli studi dell'astronomo e scienziato Sir Norman Lockyer hanno portato alla datazione delle varie fasi del complesso. I megaliti sono stati eretti attorno al 2800 a.C., parzialmente distrutti, risistemati nel 1560 a.C. e successivamente di nuovo abbattuti. Nel corso dei secoli S. ha subìto vari attacchi, non ultimo quello dei sacerdoti cristiani che vi vedevano una sorta di tempio del demonio. Gli archi che compongono i vari cerchi concentrici sono rivolti verso il Sole e le costellazioni. Secondo il Lockyer, lo scopo sarebbe stato di poter studiare gli spostamenti di questi astri, in base alle ombre proiettate dalle pietre e a certi allineamenti tra il Sole e gli archi che si verificano in alcuni giorni dell'anno. Secondo Gerald Hawkins, astronomo americano, S. altro non è che un gigantesco computer di pietra, che consente di effettuare complicati calcoli sul sorgere e tramontare del Sole, sui movimenti della Luna e sulle eclissi. Euan Mac Kie, direttore del museo di Glasgow, sostiene che esisteva una sorta di scuola nei dintorni di Durington Walls, ove i discepoli venivano iniziati ad antiche misteriose discipline. Intanto, incuranti delle conclusioni scientifiche e della sorveglianza della Polizia di Sua Maestà, ancor oggi membri dell'United Ancient Order of Druids , una setta fondata nel 1883, continuano a utilizzare quella che loro ritengono la Cattedrale dei Druidi per compiervi riti misteriosi. Nel 1986 è stata loro vietata la celebrazione del tradizionale Festival di mezza estate, dopo violenti scontri tra la polizia e i partecipanti.


Storia di Giuseppe il falegnameVangelo apocrifo sull’infanzia di Gesù, in cui si accenna anche al matrimonio di Giuseppe con Maria ed alla morte di Giuseppe che, secondo l’ignoto autore, sarebbe avvenuta all’età di centoundici anni. Il vangelo inizia così: "Questo è il trapasso del nostro padre Giuseppe il falegname, padre di Cristo secondo la carne, il quale visse centoundici anni. Il nostro Salvatore ne ha raccontata l’intera vita ai suoi Apostoli sul Monte degli Ulivi, e gli Apostoli a loro volta hanno scritto queste parole, e le hanno depositate nella biblioteca di Gerusalemme. Il giorno in cui il santo vegliardo lasciò il suo corpo fu il 26 del mese di Epep (luglio)".


Strage degli innocentiEpisodio raccontato dal vangelo di Matteo (2, 15, 8), in cui si riferisce che Erode il Grande, re di Giudea, avendo appreso dai Magi (v.) che in Betlemme era nato Gesù, re dei Giudei, avendo timore di perdere il proprio trono, ordinò la soppressione di tutti i fanciulli di età inferiore ai due anni.


Stretta OsservanzaOrdine della Stretta Osservanza (v.).


Struttura della Giunta(G.O.I.) Sono membri effettivi della Giunta del Grande Oriente d'Italia con diritto di voto: il Gran Maestro, i due Grandi Maestri Aggiunti, il Primo Gran Sorvegliante, il Secondo Gran Sorvegliante, il Grande Oratore ed il Grande Tesoriere. Partecipano alle sedute della Giunta del G.O.I., senza diritto di voto: il precedente Gran Maestro, il Gran Segretario, i due Rappresentanti del Consiglio dell'Ordine, il Presidente del Collegio dei Grandi Architetti Revisori od il suo delegato, il Grande Oratore Aggiunto, il Gran Segretario Aggiunto ed il Gran Tesoriere Aggiunto (Art. 34 della Costituzione dell'Ordine).


Struttura della Gran LoggiaLa Gran Loggia è composta dal Gran Maestro che la presiede, dai Grandi Dignitari, dai Grandi Ufficiali e dai Maestri Venerabili insediati nelle Logge del Grande Oriente d'Italia. Partecipano alla Gran Loggia anche i componenti di diritto ed i visitatori. Solo i rappresentanti delle Logge hanno diritto di voto (Art. 26 della Costituzione dell'Ordine).


Struttura della Loggia(G.O.I.) La Loggia è composta dai Fratelli iscritti nel piè di lista. Per costituire una Loggia è necessaria l'adesione di almeno sette Fratelli con il Grado di Maestro. Nell'Oriente ove abbiano sede più Logge, il numero dei fratelli fondatori è elevato a quindici, di cui almeno sette con il Grado di Maestro. La Loggia acquisisce il riconoscimento con il rilascio da parte del Gran Maestro della Bolla di Fondazione. Si fregia della Bandiera nazionale e di un proprio Labaro. La Loggia assume una denominazione ed è contraddistinta da un numero; si riunisce nel Tempio, luogo sacro ed inviolabile di meditazione e di riflessione. Tutte le cariche di Dignitario di Loggia sono elettive, tranne quella di Segretario, che viene nominato direttamente dal Maestro Venerabile. Il Regolamento dell'Ordine determina le capacità elettorali dei L.M., le incompatibilità e le modalità di elezione e di insediamento (Art. 17 della Costituzione dell'Ordine).


SublimazioneTermine del linguaggio alchemico, con il quale viene indicato il processo di purificazione della materia, con l’eliminazione di tutte le scorie residue ed eterogenee in essa contenute. Attraverso questo processo la materia riacquista l’alone di perfezione di cui era stata privata, e si libera dai legami che la tengono imprigionata (v. Alchimia).


SubordinazionismoTendenza eretica manifestatasi in forme diverse presso alcuni autori cristiani del II e III secolo, come Giustino, Taziano, Teofilo di Antiochia, Tertulliano, Ippolito, Origene (v.) ed Eusebio di Cesarea. Il S. rappresentò una fase del processo definizione del dogma trinitario. Sotto l’influsso platonico e gnostico, concepì la seconda persona della Trinità, il Verbo, come essere intermedio tra Dio ed il mondo, partecipe del divino ma gerarchicamente subordinato al Padre. Sostenne anche la subordinazione dello Spirito Santo al Figlio. Il S., come reazione alle eresie modalistiche (monarchioanismo, patripassianismo e sabellianismo, v.) che annullavano la distinzione delle persone divine, ebbe un concorrente nell’adozianismo (v.), e costituì il presupposto all’arianesimo (v.).


Sudariov. Veronica e Sindone.


SufismoTermine derivato dall'arabo suf, lana grezza. Tendenza mistica musulmana, originata dal rigido ascetismo di alcuni settori dell'Islam primitivo, e dalla predicazione di taluni zelanti che esortavano ad abbandonare le cose del mondo per isolarsi il località desertiche. La dottrina si rifà alla figura di Maometto profeta e pietoso predicatore (in età giovanile9 alla Mecca, mentre la shari’a (v. Islamismo), fondamento dell’Islam, sviluppa l’insegnamento di Maometto nel periodo di permanenza a Medina, dove fu capo politico e militare, nonché severo legislatore. I primi Sufi dell’VIII secolo furono asceti e quietisti piuttosto che mistici, ma successivamente (IX Secolo) l’ascetismo venne considerato solo come il primo tratto di un lungo viaggio, allenamento preliminare ad una più ampia vita spirituale. Il S. ebbe una prima impronta dottrinaria da Hasan al-Basri (?-728). Altri maestri, detti appunto Sufi, che proclamarono la possibilità dell'intuizione di Dio in contrapposizione all'intellettualismo ed al formalismo, furonoal-Mhasibi (?-857) ed al-Hallag (ucciso nel 921 come eretico). Illustri mistici furono pure Abu hamid al-Ghazali (?-1111), as-Suhrawardi Maqtul (condannato a morte nel 1191 per eresia) ed Ibn al-Arabi (m. 1240). In parte influenzato dal neoplatonismo e dal monachismo cristiano, il S. delineò una complessa dottrina ascetica, il cui primo passo consiste nel pentimento, cioè nella conversione. In seguito il penitente, sotto la guida di un maestro spirituale, compie un periodo di prova di tre anni, che gli permette di diventare padrone del proprio cuore. Si realizzano così i vari stadi della via mistica, ai quali corrispondono gli stati del mistico stesso culminanti nel lampo dell'intuizione divina. Il S., specie all’inizio, fu fortemente osteggiato da tutte le correnti teologiche musulmane, a causa della sua esaltazione della virtù deIl’amore, ritenuta più importante persino della prerogativa cardine della legge islamica: l’obbedienza. Il punto d'arrivo del sufi è quindi un'esperienza emozionale, il rapimento nell'amore divino. Tale esperienza mistica può realizzarsi esclusivamente in comunità organizzate. Per questa fondamentale ragione il S. è articolato in confraternite ed ordini di poveri (faqir) oppure di mendicanti (darwis), tuttora presenti soprattutto nelle regioni dell'Africa settentrionale. Queste si diffenziano tra loro per gli abiti, per il giorno settimanale dedicato ad Allah, e per il tipo di esercizi religiosi. La via di elevazione spirituale del S. è detta "Sentiero", già esposto nel più antico e completo trattato, il Kitab al Luma, che lo descrive composto da Sette Gradi, ognuno risultante dai precedenti e che descrivono la disciplina ascetica ed etica , ovvero il Metodo, lungo il quale si sviluppano i Dieci Stati, che ne sono la conseguenza e la finalità. I Sette Gradi sono: il Pentimento, l’Astinenza, la Rinuncia, la Povertà, la Pazienza, la Fiducia in Dio e la Sottomissione. Mentre i Gradi possono essere acquisiti e padroneggiati con la volontà, gli Stati sono disposizioni e sentimenti sui quali l’uomo non ha poteri, poiché provengono da Dio per catturare il cuore di ognuno, senza che ci sia possibilità di accettarli o respingerli. I Dieci Stati sono: la Meditazione, la Vicinanza a Dio, l’Amore, il Timore, la Speranza, il Desiderio ardente, l’Intimità, la Tranquillità, la Contemplazione e la Certezza.


Sunna'Termine arabo traducibile in usanza, consuetudine. Parte della legge musulmana che si fonda sul corpo della tradizione, contenente relazioni su usi e precedenti di fatto. Si distingue dal hadith, che è il racconto canonico che riferisce le parole e gli atti di Maometto. Ricordando come tutti i musulmani diano immensa importanza alla S., si definiscono sunniti i seguaci del sunnismo, cioè tutti quelli che dopo la battaglia di Siffin (657) non si ribellarono (kharigiti) e non seguirono il partito di Alì (siiti). I sunniti, che tuttora rappresentano la stragrande maggioranza dei musulmani, erano in pratica gli ortodossi che riconoscevano la legittimità dei quattro califfi ben diretti e di Mu'awiya I, ed il principio che il califfo dovesse essere un quraisita senza preferenze per la famiglia di Maometto. Successivamente i sunniti considerarono il califfo sempre più chiaramente capo temporale, senza autorità alcuna in materia di fede e di legge divina, avviando così la formazione d'una realtà ecclesiastica più autoritaria, ma non coincidente con il potere politico. Attualmente le differenze non sono più così rilevanti, e riguardano soprattutto l'osservanza rituale.


SunnitiDenominazione dei Maomettani ortodossi, rappresentanti la maggioranza (circa il 90%) dei seguaci dell’Islam. Essi, in opposizione ai dissidenti Sciiti (v:).e Kharigiti (v.), considerati eretici, accettano la Sunnah, o Sunna’ (v.).


SutraTermine sanscrito traducibile in filo conduttore oppure in regola. Nella letteratura indiana indica l'aforisma, la sentenza breve. Molte opere indiane sono composte in S., prima fra tutte quelle facenti parte del Vedanta, membra del Veda, che prendono il nome di S. perché sono costituite da un insieme di norme religiose, rituali, giuridiche ed etiche, che regolavano la società brahmanica. É anche denominata S. una delle dodici ampie sezioni in cui sono ripartiti i testi del buddhismo mahayana, tra i quali eccellono la biografia del buddhismo (lalita-vistara) ed il libro del loto della Buona Legge(Saddharmapundarikasutra), composti tra il I ed il VI secolo. Nello stile aforistico dei S. sono stati tramandati i dettati dei testi originari dei sei darsana, (punto di vista, opinione), i sistemi filosofici classici indiani.

wpeE.jpg (7168 byte)Svadhistana: Nome del secondo Chakra, localizzato poco al di sopra del pube, che è associato alle gonadi, ai genitali, ai reni, al basso addome ed ai sistemi circolatori. La sua funzione è legata al desiderio, al piacere, alla sessualità, alla procreazione, alla capacità di provare emozioni primordiali non mentali. Gli organi collegati con il S. sono: intestino, vescica, utero, ovaie, prostata. I reni sono proprio il simbolo della paura. Le disfunzioni del S. provocano a livello fisico impotenza, frigidità, patologie dell’apparato genitale, anche a livello lesionale (fibromi, adenomi prostatici, ecc.), dell’apparato urinario e rigidità lombosacrale. Dal punto di vista psicologico un S. scompensato comporta mancanza di autostima, fobie, panico ed ansietà. Dal punto di vista emozionale, lo squilibrio di questo Chakra può condurre alla ricerca ossessiva del piacere, anche e soprattutto a livello sessuale sino all’aberrazione, qualora sia iperfunzionante, ma anche ad una totale chiusura nei confronti della sessualità della vita, generando una sorta d’anestesia della capacità di provare gioia non intellettuale, qualora sia invece ipofunzionante. Questo Chakra si riscontra spesso scompensato nei soggetti di sesso femminile (si tenga presente che la polarità propria di questo Chakra, come quella di tutti i Chakra pari, è Yin). Il S. indica la nostra parte emozionale, le nostre paure, le cose che ci hanno spaventato, che ci paralizzano. É il primo passo dell’energia verso la smaterializzazione. Vale sempre la pena di ricordare, che i quattro principi alchemici sono in fondo i quattro principi dell’energia: · 1) principio: nell’uno è il tutto, cioè nella mia cellula avviene la stessa cosa che avviene nella cellula della galassia; · 2) principio: la materia è la parte invisibile dell’invisibile, cioè quello che noi vediamo materializzato, è la parte che noi abbiamo reso tangibile rispetto all’omologa energia invisibile; · 3) principio: come in alto così in basso e viceversa, cioè lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, la luce e il buio, ovvero quello che avviene ad un livello avviene anche all’altro livello. · 4) principio: la natura è costantemente rinnovata dal fuoco, vale a dire che solo nella fede quello che ti brucia dentro ti permette di rinnovare la tua vita. Le pietre collegate con il S. sono: Agata Corniola, Eliotropio, Crisocolla, Crisoprasio, Quarzo Femmina, Ammonite, Angelite, Pietra Di Luna, Opale, Giada, Tigre Di Ferro, Howlite, Agata Muschiata, Legno Pietrificato, Magnesite e Magnetite (v. Chakra).

wpeF.jpg (2741 byte)
SwasticaTermine derivato dal sanscrito swastika, salute. È il più antico simbolo sacro della razza indoeuropea è la croce gammata od uncinata, detta Svastika in India e Fyrfos nell’antica Scandinavia. Essa é formata da quattro braccia uguali terminate da segmenti od uncini ad angolo retto da destra a sinistra, che danno alla figura il senso del movimento. La croce uncinata, simbolo antichissimo originato dalla stilizzazione della ruota semplice o raggiata, è rappresentata sulle ceramiche elamite, sugli idoli femminili di Troia, sui vasi di stile geometrico del Dipylon e su quelli rodii, su statuette fittili, utensili e fibule della Beozia, sui vasi cinerari e le urne a capanna del periodo villanoviano in Italia. A volte la S. appare in forma curvilinea a doppia S incrociata, come nelle fuserole di Troia ed in certe decorazioni micenee. Nelle figurazioni indiane la S. appare al posto del sole, come simbolo di benessere e di vita. Nel Tibet i lama rossi della setta Bon avevano adottato una S. con segmenti a senso inverso da sinistra a destra, detta Sauvastica. Tale simbolo venne adottato wpe10.jpg (2424 byte)all’inizio del XX secolo da vari gruppi antisemiti, in riferimento alla sua presunta origine ariana (anziché tibetana), e fu poi ufficialmente assunto da Hitler come emblema del partito e dello stato nazionalsocialista. Ancora oggi è usata come simbolo da vari gruppi neonazisti, soprattutto dai cosiddetti naziskinsY (Massoneria) La S. è anche praticamente formata da quattro squadre (v.), che partono da un centro comune per comporre una specie di ruota, quella della creazione e del divenire. È infatti un emblema usato per rappresentare il "Fuoco creatore di tutte le cose", con cui i nostri avi identificavano la divinità suprema. Questa mette ordine (Ordo) nel Caos (ab Caos) originario, portando dalla potenza all’atto il quaternario degli elementi. Questi ultimi, emanazioni immediate della Causa produttrice, corrispondono alle squadre della S., il cui braccio verticale ingenera simultaneamente l’Aria e la Terra, mentre da quello orizzontale si dipartono il Fuoco e l’Acqua. Questi due ultimi elementi occulti agiscono l’uno in senso ascendente e dilatatorio, l’altro inversamente, nel senso del flusso e della costrizione. Entrambi rientrano nella categoria della passività (tratto orizzontale della croce), per determinarvi le alternanze del moto vitale. Gli altri due elementi sono invece i risultati passivi di un intervento attivo. L’uno corrisponde alla volatilità, alla leggerezza che ha conquistato le altezze dove ormai plana. L’altro si è formato dal deposito di sedimenti pesanti che, diventando sempre più spessi e densi, si sono solidificati.


Swedenborg EmanuelNaturalista, metafisico, mistico e teologo svedese (Stoccolma 1688-Londra 1772). Partito da interessi scientifici e da una impostazione meccanicistica di tipo cartesiano, approdò a posizioni mistiche e visionarie. È autore dell’opera teosofica Arcana coelestia (1749-56), presa di mira da Kant. A questa svolta contribuirono sia gli influssi del platonismo di Cambridge, che spiritualizzò progressivamente il suo meccanicismo originario, sia le esperienze allucinative e psicosensoriali che ne toccarono la personalità verso il 1740. Profondamente convinto di essere portatore di una nuova rivelazione, fondò alcune sette religiose denominate la Nuova Gerusalemme (v.), tuttora esistenti soprattutto in America ed in Inghilterra. Y (Massoneria) Illustre riformatore dei riti massonici, S. trattò nelle sue opere di Dio, dell’infinito, dello spirito, della materia e della creazione. Conoscitore di molte lingue antiche, ricercò i vecchi misteri massonici arrivando ad affermare che le dottrine dell’Istituzione derivano dagli Egizi, dai Persiani, dai Giudei e dai Greci. Mescolando principi religiosi con idee massoniche, immaginò una nuova religione riformante quella di Roma, e su tale tema scrisse la Gerusalemme Celeste ed il Mondo Spirituale. Fu uno dei più dotti tra gli illuminati famosi. Il suo sistema massonico, che poi si impose sia in Svezia che in Norvegia, fu importato e diffuso in Germania da Zinnendorf. Era costituito da otto gradi suddivisi in due templi: il primo comprendeva i gradi di Apprendista, Compagno, Maestro ed Eletto; il secondo quelli di Compagno Cohen, di Maestro Cohen, di Grande Architetto e di Kadosh. Si tratta di un rito a carattere religioso, specie nei gradi più elevati. Esso ritiene che l’origine della vera Massoneria vada ricercata solo in Scozia; ammette soltanto cristiani, si amministra e si regge per mezzo di centri provinciali, come la Stretta Osservanza; considera i gradi simbolici come scuola preparatoria, come il vestibolo del vero tempio, in cui soltanto si insegnano i veri ed alti principi della Massoneria. Il Rito di S. si affermò pesantemente in tutta la Scandinavia, immischiandosi negli eventi politici del paese. Ebbe a suoi capi i Principi delle case regnati, e Carlo XIII fondò nel 1844 un ordine, in sostituzione di quello del Tempio, di cui si potevano portare pubblicamente le insegne, che veniva conferito, e si conferisce tuttora, ai soli Massoni benemeriti.

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