mercoledì 17 aprile 2013

O


ObbedienzaNel linguaggio massonico, il termine indica l’insieme delle Logge che, unite, costituiscono corpi sovrani, come Grandi Orienti o Grandi Logge.


OblazioneOfferta di denaro o cose, generalmente per opere di bene. In liturgia è l’atto con il quale il sacerdote, durante la messa, offre a Dio il pane ed il vino (offertorio, eucarestia) che debbono essere consacrati, ed anche offerta di doni fatta in passato dai fedeli, particolarmente in ordine alla celebrazione della messa, per il mantenimento del culto e per il sostentamento dei suoi ministri. Era definita O. dei fedeli, e ne rimane attualmente una manifestazione nella questua.


OboloTermine con cui veniva chiamata una moneta dell’antica Grecia. Coniata in argento, oro, od in bronzo nell’età postalessandrina corrispondente ad 1/6 di dracma. La storia riconosce due O. di tipo particolare, ovvero: · 1) L’O. di Caronte che, secondo la mitologia greca, era la moneta dovuta al nocchiero imperiale dalle ombre dei defunti per il traghetto dell’Acheronte. · 2) L’O. di San Pietro (obulus o census Petri), come venne denominata l’offerta annuale fatta nel Medioevo dai Signori degli Stati che si erano volontariamente posti sotto la protezione del pontefice, e poi dai fedeli di tutto il mondo, per contribuire alle necessità della Chiesa. L’istituto, le cui origini risalgono all’Inghilterra dell’VIII secolo, venne ristrutturato nel 1859-1860 e, nel 1878, papa Leone XIII ne affidò l’amministrazione ad un’apposita Commissione, denominata Opera dell’O. di San Pietro.


OcchioSimbolo filosofico e religioso indicante l’onniveggenza della divinità. Inserito in un triangolo (v.) equilatero illuminato diventa simbolo della Perfezione, del Vegliante in Eterno, e come tale fu adottato dalle comunità cristiane primitive, raffigurando anche la Trinità. La Massoneria l’ha adottato come raffigurazione sincretistica del Grande Architetto dell’Universo, quale simbolo di Dio, del Verbo, del Logos, dell’Onnipotente ed Onnisciente Creatore della vita in ogni sua manifestazione universale. Tale simbolo è presente in ogni Tempio massonico come Delta Luminoso (v.), al centro della sua parete orientale, ovvero alle spalle del Maestro Venerabile della Loggia.


OccultismoDottrina e pratica connesse con la supposta esistenza di forze, entità o poteri situati oltre il paino normale della consapevolezza corrente, tali da sfuggire alla normale indagine scientifica, i quali interverrebbero in azioni umane altrimenti impossibili a spiegarsi. Consiste quindi nella pretesa, il più delle volte arbitraria e mistificante, di attivare poteri supernormali, edi applicarli in virtù di formule, con il concorso di situazioni astronomiche ritenute astrologicamente favorevoli, o di supposti intreventi di entità defunte. Nella fattispecie è contrario al termine esoterismo (v.), che cerca di avvicinarsi all’essenza delle cose attraverso la ricerca e l’individuazione dei nessi che congiungono i molteplici aspetti del pensiero e dell’essere, con lo studio comparatoi delle dottrine filosofiche e religiose con la drammatizzazione rituale, per cui è libero da ogni scoria superstiziosa. Il termine O. comprende pressoché tutte le attività a carattere divinatorio, quali astrologia, chiromanzia, cartomanzia, alchimia e, secondo alcuni studiosi, anche spiritismo, ipnotismo, telepatia e simili. Già praticato in epoca mesopotamica ed egiziana, l’O. fu in uso particolarmente nel Medioevo, nonostante la solenne condanna pronunciata dalla Chiesa cattolica e le successive violente persecuzioni, specialmente sotto le forme della cabala e della demonologia. La ragione per cui religioni e dottrine esoteriche ostacolano la diffusione a livello popolare delle conoscenze più elevate, risiede nella convinzione che tali messaggi risultino incomprensibili ai non preparati. Cristo stesso sostenne tale opportunità con i suoi discepoli, dicendo: "Non vogliate dare le cose sante ai cani e non buttate le vostre perle ai porci, perché non accada che le pestino coi piedi e si rivoltino a sbranarvi". Quindi il pericolo risiede nella possibilità che le perle vengano travisate nel loro significato, deformando le più elevate verità in idolatria, superstizione e fanatismo. Le prove di iniziazione ai misteri avevano proprio lo scopo di chiarire se l’individuo possedeva l’intelligenza e la preparazione richieste e previste per ottenere l’accesso alle superiori istruzioni filosofiche e spirituali. Una precauzione necessaria poiché l’insegnamento impartito nei misteri, se malamente inteso, poteva nuocere anziché giovare all’evoluzione spirituale. Inoltre tali conoscenze, se possedute da uomini che non avessero dominato e trasceso le passioni e l’egoismo, rappresentavano un serio pericolo per sé e per l’umanità. Ermete Trismegisto, fondatore dei misteri egizi, sosteneva al riguardo che "questi insegnamenti hanno la particolarità che per loro mezzo i malvagi sono spinti ancor più al male". Secondo le tradizioni dell’O. nelle antiche scuole iniziatiche si insegnava l’uso di forze ancora sconosciute alla scienza moderna, la cui natura non era dissimile da quelle atomiche. Resta il fatto che ancora nessuno riesce a spiegare come gli antichi abbiano potuto muovere e mettere in opera tanto accuratamente gli enormi blocchi di pietra delle piramidi, di molti templi e di Stonehenge. Nel tempio del dio Sole a Baalbek ve ne sono di lunghi 20 metri e larghi oltre 4, pesanti oltre mille tonnellate. Il termine O. talvolta viene usato quale improprio sinonimo di esoterismo. Ma più spesso designa il solo aspetto pratico di questo, cioè le attività più che i principi, le applicazioni della dottrina delle corrispondenze piuttosto che la dottrina stessa. Quanti hanno assistito a fenomeni di levitazione sono tentati di credere a quanto asserito dagli occultisti, per cui i più alti iniziati ai misteri erano in grado di neutralizzare le forze di gravità. Dunque si deve dedurre che le scienze dell’O. non sono altro che le forme di deviazione delle vere scienze esoteriche e dei misteri, ovvero tutte le pratiche di magia come anche della stessa stregoneria (v. Papus ed Eliphas Levi).


OccultoTermine che definisce ciò che è nascosto alla normale capacità conoscitiva dell’uomo, restando inafferrabile con i mezzi della scienza ufficiale. Perciò l’O. è oggetto di una particolare forma di sapere superiore, riservato ai cosiddetti "iniziati". L’Occultismo è infatti l’insieme di quelle pratiche e credenze che costituiscono le scienze O., come la magia (v.), l’astrologia (v.), la teosofia (v.) e la parapsicologia (v.), escluse dal campo della scienza ufficiale. È tuttavia opportuno sottolineare che alcune di queste scienze O., come per esempio l’Alchimia (v.), hanno costituito il fondamento della scienza moderna.


OfficinaL'Officina è il luogo dove i componenti, i pezzi del progetto, vengono impostati, lavorati e resi disponibili per lo scopo al quale sono destinati. Per condurre a termine tali operazioni, ci si avvale degli utensili e degli strumenti che appaiono essere di volta in volta i più opportuni fra quelli disponibili. Talvolta può accadere che si renda necessaria la preparazione di nuovi e più idonei strumenti. Altre volte si inventano e si sviluppano nuovi cicli di lavorazione. y(Massoneria) Il termine O. è sinonimo di Loggiae racchiude non solo l'equivalente di quanto detto, riferito però all'interiorità, ma prende in considerazione anche il modo d'essere di tutti coloro che ivi stanno lavorando. Per comprendere ancora meglio, si deve però considerare che nell'O. non esiste una ben precisa e netta separazione fra i pezzi, gli strumenti, gli utensili e gli operai. L'interpretazione del progetto è lasciata interamente agli Artisti che prestano la loro opera nell'O. La maggior parte delle volte il pezzo da approntare è costituito dallo stesso Artista che, trasformandosi partendo dalla materia grezza iniziale, riesce a sviluppare, con l'aiuto degli altri Artisti, nuovi e più efficienti mezzi di lavoro. Questi vengono poi resi disponibili a tutti coloro che sono in grado di utilizzarli. Secondo il G. M. Corona, "l'O. dev'essere un grande momento di elevazione spirituale, sempre più lontana dalla mortificante visione quotidiana del contingente. Se i massoni che vi lavorano sanno volare più in alto, suscitando nuove tensioni morali ed affrontando nel profondo i grandi problemi dell'uomo, quali la dignità, la libertà, la tolleranza e l'eguaglianza, allora non soltanto si sarà dato un senso al Lavoro, preparando anche uomini che nell'impegno civile possano sempre essere esempio di virtù e cittadini leali, ma si sarà operato perché la Massoneria sia quel sicuro punto di riferimento cui la stessa società civile possa con fiducia riferirsi e guardare". (Riv. Hiram, aprile 1986).


OI: Denominazione siglata dell’Ordine degli Illuminati (v.), organizzazione massonica fondata nel XVIII secolo da Adam Weisshaupt.


Old ChargesDenominazione originale degli Antichi Doveri (v.), il cui testo fa parte delle Costituzioni della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, redatte da James Anderson, coordinate da John Theophilus Desaguliers, e formalmente pubblicate a Londra nel 1723.


OlismoDal greco Olos, "il tutto, l'intero", che rappresenta il carattere di totalità insito nelle cose, per cui ogni cosa potenzialmente influisce su ogni altra. É alla base delle dottrine orientali, che ebbe in Aristotele il suo primo propugnatore occidentale. Secondo Aristotele, sia i singoli soggetti che i sistemi subordinano il loro comportamento ad un piano globale, da cui dipendono ed in armonia col quale si muovono. È la teleologia aristotelica, da telos, fine. Le implicazioni filosofiche e religiose di tale dottrina sono enormi. L’esistenza di un disegno finale inserisce il concetto di destino, e dunque di predestinazione, nonché dell’ipotesi di Dio. Compare da noi in veste di dottrina scientifica agli albori del XX secolo, grazie al fisiologo inglese J. S. Haldane. Un contributo determinante all'affermazione dell'O. come teoria biologica è stato dato da A. Meyer Abich, il quale sosteneva che il concetto di totalità (Ganzheit) risulta di primaria importanza nel campo biologico, poiché solo esso consente una corretta comprensione dei fatti naturali nelle loro diverse sfaccettature. Si tratta di una teoria intermedia tra il vitalismo (dottrina che ammette un principio vitale distinto dall'anima e dall'organismo) ed il meccanicismo. Significa che nelle applicazioni matematiche, come nei fenomeni naturali, viene definita olistica ogni struttura in cui sia presente un processo continuo di "feedback", o di controazione, tra le sue varie componenti. L'approccio olistico evidenzia anche un nuovo sebbene antico rapporto tra l'osservatore e l'oggetto osservato, che suggerisce l'idea di una trasformazione che coinvolge entrambi per effetto dell'influenza reciproca esercitata dal momento del contatto. I concetti di ordine e di caos vi si configurano quindi in virtù di una relazione assoluta con il tutto, ma allo stesso tempo con l'infinito significato di ciascuna parte, sia essa un elemento, un'azione od un processo. L'O. vede una recente grande espansione nella sua applicazione, permettendo di studiare in piena libertà mentale tutti i sistemi più complessi. Ogni sistema viene trattato come entità particolare, che interagisce con altri sistemi, quindi non è mai ridotto alla somma dei suoi componenti. Nell'O.la logica non funziona, proprio perché la somma non vi dà mai il totale: infatti somma e totale sono considerate due cose diverse. L'eminente fisico David Bohm sostiene che non soltanto il tutto non viene definito dalle singole parti, ma che l'esistenza stessa delle singole parti può essere definita dal tutto. L'O. ha implicato la fusione della fisica e della biologia con la filosofia, nell'azione di ricerca di una risposta ai grandi "perché" dell'essere umano moderno.


OlivoSimbolo massonico che, nella tradizione anglosassone, compare nel rituale d’installazione del maestro venerabile e dei Dignitari ed Ufficiali di loggia, allorché il Primo Diacono è investito dell’emblema specifico della sua funzione, una colomba che tiene nel becco un ramo d’ulivo. L’olio d’oliva viene utilizzato, con il vino ed il grano, nei rituali di consacrazione delle nuove Logge, quale simbolo di pace e di armonia. Nell’Antico Rito Noachita l’O. è dichiarato simbolo dell’immensità dell’amore divino. Il carattere amoroso dell’O. deriva: · a) dal carattere di dono rivestito dall’olio, che si ottiene per spremitura, ovvero per sacrificio, dell’oliva; · b) dall’uso dell’olio come unguento capace di placare l’odio infuocato, simbolo delle ustioni e delle ulcerazioni, nonché di sciogliere i blocchi dell’anima, rappresentati dagli irrigidimenti muscolari ed articolari; · c) dall’uso alimentare dell’olio come elemento armonizzante, aromatizzante ed emolliente di moltissimi cibi.


Olmo di GisorsFormula con la quale la tradizione ci tramanda un misterioso episodio avvenuto nel 1188, un solo anno dopo la riconquista di Gerusalemme da parte dei Saraceni (1187), altro oscuro evento da molti imputato all’impetuosità ed alla codardia di Gerad de Ridefort, Gran Maestro dei Cavalieri Templari. Le notizie disponibili sull’O. pare provengano esclusivamente dagli archivi segreti del potentissimo Ordine (poi Priorato) di Sion (v.), cui si doveva la fondazione dell’Ordine del Tempio (v.). Nei terreni adiacenti la fortezza di Gisors (v.) vi era un campo denominato Champ Sacré (Campo sacro), un luogo considerato sacro fin dai tempi precristiani. Nel XII secolo era stato teatro di numerosi incontri tra i sovrano di Francia e d’Inghilterra, per cui quel campo doveva essere considerata terra franca, indipendente. Al centro di esso sorgeva un antico olmo, vecchio di circa 800 anni, tanto grande che nove uomini, tenendosi per mano, riuscivano a malapena ad abbracciarne il tronco. L’ombra dell’olmo era l’unica fonte di refrigerio in quel campo isolato ed assolato. Sembra che nel 1188 vi fosse stato organizzato un incontro tra Enrico II d’Inghilterra e Filippo II di Francia. Il sovrano inglese, giunto per primo, si era riparato con il suo seguito all’ombra dell’O., lasciando sotto il sole spietato l’intera rappresentanza francese, molto più numerosa dell’altra, giunta più tardi. Dopo tre giorni di negoziati, il caldo opprimente aveva avuto ragione della pazienza dei francesi; gli armigeri si sarebbero scambiati insulti, e dalle file dei mercenari gallesi di Enrico II era partita una freccia. Quel gesto provocò un attacco francese in piena regola, per cui gli inglesi dovettero riparare tra le mura di Gisors, mentre i francesi esasperati abbattevano il vecchio olmo. Filippo II rientrò infuriato a Parigi, dichiarando che non era andato a Gisors per fare il taglialegna. Un episodio certamente apocrifo che sfiora l’assurdità, ma che resta peraltro confermato da altri resoconti storici. Sono del tutto assenti dalle cronache del tempo i riferimenti del taglio dell’O. ai Templari ed all’Ordine di Sion. Un velo di estremo riserbo avvolse l’episodio, la cui reale natura, e soprattutto le cui conseguenze, non vennero mai rese di pubblico dominio. Resta il fatto che esso segnò la fine dei rapporti tra i due Ordini, che in seguito ebbero Gran Maestri distinti ed assolutamente indipendenti l’uno dall’altro; ma da allora l’Ordo Templi fu del tutto abbandonato alla sua sorte. (v. Il Santo Graal, di Baigent-Leigh-Lincoln, Ediz. Mondadori-CDE, 1982)


OlocaustoSacrificio totale, offerta completamente bruciata dopo l’imposizione delle mani e l’aspersione del sangue (Levitico 1, 3-17). Nel Tempio di Gerusalemme l’O. veniva offerto quotidianamente, la mattina e la sera. Venne praticato anche da altre popolazioni: a Creta come sacrificio funerario, in Grecia come sacrificio alle divinità ctonia. Nell’ebraismo contemporaneo si indica con la parola O. lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei operato dal nazismo tra il 1933 ed il 1945.


OmegaUltima lettera dell’alfabeto greco che, usata come numero dal IV secolo a.C., valeva 800 (W) oppure 800.000 (W). I grammatici bizantini indicavano convenzionalmente con "W" (O. maiuscola) il XXIV canto dell’Iliade, e con "w" (O. minuscola) il XXIV canto dell’Odissea. Con alfa (a) l’O. forma un binomio, una formula allegorica indicante principio a e fine w , nascita e morte di ogni creatura, soprattutto dell’essere umano. È presente più volte nell’Apocalisse di Giovanni (1. 8): "Io sono l’Alfa e l’O., dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente". Ed ancora (21, 6-7): "Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’O., il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio, ed egli sarà mio figlio". Infine (22, 13): "Io sono l’Alfa e l’O., il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine". Occorre notare che, secondo alcuni Maestri dell’Ermetismo, la lettera Alfa richiama la forma del Compasso (v.), simbolo del Creatore, mentre la forma dell’O. ricorda la Lanterna (v.), simbolo del Logos e della Luce, nonché del Fuoco della distruzione apocalittica (il Memento mori).


OmeroÈ il massimo poeta greco, ed il più insigne di tutti i tempi, colui che nell’Iliade e nell’Odissea creò un mondo nobile ed eroico, e personaggi di un’umanità viva e profonda, tuttora capaci di avvincere e commuovere il lettore. La personalità di O. è avvolta nella leggenda. Un’errata interpretazione etimologica faceva di lui il poeta cieco. Molte città greche si vantavano di avergli dato i natali, e fra queste Smirne e Chio, l’isola dove fiorì anche una scuola di rapsodi che dal suo nome si chiamarono appunto Omeridi. Tra gli studiosi moderni si è addirittura dubitato della sua esistenza. Oggi la critica è concorde nell’ammettere che egli sia realmente esistito, e che sia vissuto tra il VII ed il VI secolo a.C. È certo che fu originario dell’Asia Minore, di una città ionica, forse proprio di Smirne o di Chio, e che esercitò la professione di rapsodo (v.) alla corte di qualche re. Si è discusso a lungo se l’Iliade e l’Odissea siano veramente opera di O., se egli abbia composto entrambi i poemi o solo uno di essi, e se questi siano comunque opere originali dovute alla fantasia creatrice di un solo poeta o non siano piuttosto aggregazione e stratificazione di vari canti appartenenti ad età ed autori diversi. La risposta più certa è che entrambi i poemi sono opera di O., nel senso che egli creò due poemi unitari sulla base di quei canti popolari che, partiti dalle genti eoliche in età micenea, si erano già diffusi nelle città ioniche dell’Asia Minore. Quindi O. raccolse queste canzoni di gesta entro un’architettura molto più vasta e complessa, rielaborandole secondo il suo spirito creativo e la sua originale personalità poetica. Così si spiegherebbero le contraddizioni riscontrabili nel contenuto dei poemi, perché lavorando su un materiale non unitario e già molto antico, il poeta poteva non accorgersi delle incoerenze che presentava. Inoltre sono state accertate aggiunte ed interpolazioni posteriori allo stesso O., nonché alcuni veri e propri rifacimenti. Quanto alle differenze fra i due poemi, si riconosce che esse sono da attribuirsi alla diversità della materia cantata, e che la composizione dell’Odissea è comunque posteriore a quella dell’Iliade. La critica è giunta a queste conclusioni dopo secoli di diatribe, che hanno originato la cosiddetta questione omerica. Indubbiamente l’arte omerica ha caratteri peculiari che sono comuni ai due poemi. Anzitutto l’oggettività, per cui il poeta non interviene mai nel racconto, pur abbandonandosi al piacere di narrare, e comunicando al lettore un senso di partecipazione e di commozione. Poi la vivacità, a cui contribuiscono molto i dialoghi, che sono di gran lunga più frequenti delle parti descrittive, e giovano anche a definire i personaggi attraverso le loro parole. La stilizzazione dei caratteri, rappresentati con tanta efficacia da diventare l’incarnazione di un determinato tipo umano, è aiutata anche dall’uso degli epiteti, la cui funzione originaria era forse di creare una pausa per il rapsodo che recitava i suoi canti, e di fissare per sempre una caratteristica costante. Anche le formule stereotipate avevano questo scopo, e così similitudini. Tuttavia queste ultime si elevano al di sopra delle formule convenzionali per diventare scorci di vera poesia, quadri di vita che riportano la realtà in un mondo spesso fantastico. Questa non è un’astrazione, essendo invece capacità dei cogliere il lato nobile delle cose e di elevarsi sopra quanto è vile e meschino. Ma sempre con semplicità, che è un’altra caratteristica di O., semplicità che gli consente di descrivere una scena con pochi tratti essenziali, cogliendo ciò che è universalmente valido e vivo per ogni tempo. Con O. nasce la tradizione epica come fenomeno letterario. Il più antico ritratto di O., citato dalle fonti letterarie, era quello di Dionysios di Argo, relativo al donario di Mikythos di Olimpia. Famosa era la statua ellenistica dell’Homereion di Alessandria (II secolo a.C.); nella biblioteca di Pantainos (Atene) vi era una statua del poeta seduto in trono tra le personificazioni allegoriche dell’Iliade e dell’Odissea (I-II secolo d.C.). Grande ammirazione suscitò infine il ritratto del tipo conservato al Louvre, dove i caratteri patetici di gusto ellenistico mostrano la fortuna che il culto e lo studio di O. godettero, specialmente in Alessandria.


OmofagiaTermine dal greco wmojagia, da wmoz, crudo, e jagein, mangiare, che definisce un’usanza tribale o religiosa di ingerire le carni crude di animali, nell’intento di assimilarne le qualità o di stabilire una comunicazione con la divinità. L’usanza è documentata da San Nilo (V secolo) presso gli antichi Arabi sinaitici, che divoravano un intero cammello. Anche il culto di Dioniso prevedeva l’inseguimento ed il successivo divoramento di un cerbiatto o capretto da parte delle Menadi (baccanti): il tal modo la forza assimilata avrebbe permesso la rinascita dopo la morte.


OnfaloDerivazione del termine greco omjaloz, ombelico, è il nome del simbolo dell’oracolo delfico, costituito da una sporgenza tondeggiante sulla quale, nelle documentazioni iconografiche, appare seduto Apollo. Per accentuarne il carattere sacro, veniva ricoperto di bende disposte a rete. Nel tempio di Apollo a Delfi era custodito nell’adyton: era probabilmente un betilo (v.) conico collegato con l’originario culto di Gea. L’O. simboleggiava anche il centro, l’ombelico della terra (v. isola di Pasqua): tale era anche a Roma l’Umbilicus Urbis nel Foro. Il termine è talvolta usato come sinonimo di umbone, la parte centrale dello scudo convesso, sporgente come una grossa borchia.


Ontologia: Branca filosofica che studia le modalità fondamentali dell'essere in quanto tale, al di là delle sue determinazioni particolari o fenomeniche. Deriva da una dottrina promulgata da Clauberg (1625-1665) che studia i caratteri generali e fondamentali dell'essere, distinta dalla ramificazione metafisica (v.) che si occupa dell'ente in generale e dalla teologia che si occupa di Dio. Il termine diventa di uso comune con Wolff (1679-1754), indicando la parte generale della metafisica che introduce le parti speciali, quali la cosmologia, la psicologia e la teologia. L'aggettivo ontologico che ne deriva acquista un particolare significato con Heidegger, indicando ciò che è proprio dell'essere, ovvero la Trascendenza (v.). Da non confondersi con Ontologismo (v.).


Ontologismo: Dottrina filosofica secondo la quale alla base di ogni umana conoscenza si pone un'intuizione immediata o diretta dell'Ente Supremo, ovvero di Dio. Con questo termine si intendono le teorie di Gioberti e Rosmini, che riprendono la filosofia agostiniana e di Malebranche, in polemica con lo gnoseologismo di Cartesio. L'uomo possiede una visione od un'intuizione immediata dell'ente, in senso generico (Rosmini) o specifico, come idea di Dio (Gioberti), che fonda la conoscenza filosofica. L'O. è anche detta la filosofia di Pantaleo Carabellese (1877-1948), discepolo di Varisco, che continuò la polemica del maestro contro il positivismo e l'idealismo, contribuendo alla creazione di una metafisica critica ispirata a Kant.


Ontosofiav. Ontologia.


Opera al BiancoPratica alchemica che consente al neofita (v.) di percepire le caratteristiche sottili della materia, e di avvicinarsi allo stadio di sublimazione cosmica, realizzata in seguito nell’Opera al Rosso o Rubedo. Viene anche denominata Albedo (v.).


Opera al NeroProcesso alchemico definito anche Nigredo (v.), attraverso il quale il neofita (v.) arriva a cogliere l’intimo significato della materia, ovvero il centro della perfezione passiva, la potenza in attesa di diventare azione. Simboleggia la fase di autofecondazione, indispensabile per l’attuazione della rinascita dopo l’immersione nelle viscere della Terra, sintetizzata nella formula V.I.T.R.I.O.L. (v.). (v. anche Putrefazione ed Alchimia).


Opera al RossoProcesso alchemico realizzabile dopo l’Opera al Bianco (v.) e l’Opera al Nero(v.), definito anche Rubedo (v.), attraverso il quale il neofita acquisisce l’annullamento totale del proprio io e la sua rinascita alla nuova esistenza iniziatica.


OperativitàAtto dell'operare allo scopo di produrre effetti soprattutto di ordine materiale. (Massoneria) Il termine deriva dagli antichi massoni definitioperativi in quanto muratori, o costruttori, professionalmente impegnati nell'edificazione di grandi costruzioni, come le cattedrali medioevali. Con l'esaurirsi delle commesse, essi furono prima affiancati e poi soppiantati dai massoni speculativi, che ne adottarono comunque simboli, allegorie e ritualiDa sempre l'uomo presenta due distinti atteggiamenti nei riguardi della propria vita. Da un lato è portato a salire verso le vette della ricerca spirituale, per cercare di trascendere la propria natura terrena. Dall'altro lato è sempre portato irresistibilmente a discendere verso la manifestazione, che si ottiene soprattutto operando nella vita terrena. Da questo deriva il perenne conflitto fra speculazione ed O., che comunque rappresentano soltanto due facce della stessa medaglia. Perciò non ha molto significato stabilire quale delle due sia prevalente come importanza. Invece, è possibile notare come, in generale, l'O. presenti maggiori difficoltà ad essere realizzata con il dovuto grado di responsabilità, in quanto implica maggiormente la presenza del mondo esterno, mentre la speculazione ci vede, in teoria, più solitari protagonisti. Importante sembra il prendere coscienza che entrambi gli atteggiamenti verso la vita debbano essere presenti nell'uomo. Come sempre nei confronti con ogni tipologia del vizio, l'iniziato deve evitare l'O. svolta nell'Istituzione massonica, o comunque in associazione di tipo profano con i fratelli, qualora sia tendente a speculazioni lucrose od all'acquisizione di posizioni sociali di particolare prestigio. A questo particolare riguardo il caso "P2" dovrebbe aver lasciato un'impronta indelebile in ogni massone. Che cosa significa la sigla "P2" (v.). Lo stesso G. O. I. conferma che è sempre esistita, fin dai tempi di Garibaldi, una Loggia composta di persone importanti che preferivano non rendere nota la loro appartenenza all'Istituzione, soprattutto per evitare il problema del clientelismo, ovvero dei "postulanti". Per tale motivo quel tipo di Loggia è stata definita "Loggia coperta". A partire dal 1960 tale Loggia ("Propaganda 2",più nota appunto come "P2"), presieduta da un massone aretino, il dott. Licio Gelli, subì una degenerazione di tipo essenzialmente affaristico, che coinvolse una minoranza dei suoi componenti. Ne nacque uno scandalo che, a causa della notorietà di molti dei personaggi coinvolti, assunse notevoli proporzioni, scatenando una campagna di stampa di straordinaria virulenza. Dalle accuse di malversazione si passò a quelle di "golpismo". L'infondatezza di queste ultime accuse fu riconosciuta dalla Corte di Assise di Roma che, il 16 aprile 1994, assolse Gelli dall'accusa di cospirazione politica. Il caso si era sgonfiato, ma non senza lasciare profonde cicatrici nel G. O. I. che, in seguito a quest'esperienza negativa, presenta oggi una configurazione che inibisce in assoluto tutte le Logge"coperte".


OphirIn Occidente scritto anche Ofir, è il nome biblico di un personaggio e di una località. O. era figlio di Iectan e discendente di Sem (Genesi 10, 29-30; ICronache 1, 23). Geograficamente O. viene indicata come una località, da cui la flotta del re Salomone importava in Palestina (porto di Ezion-geber, presso l’odierna Elath, nel golfo di ‘Aqaba) oro, spezie, avorio, legno di sandalo ed oggetti preziosi (I Re 9, 26-29; I Cronache 22, 24), e che rimane di incerta identificazione (Arabia meridionale, Eritrea, Somalia, India, isola di Ceylon).


Opus DeiL'O.D. è una prelatura personale della Chiesa cattolica. O.D. significa Opera di Dio. Il nome completo è Prelatura della Santa Croce e Opus Dei. Si chiama anche, in forma breve, Prelatura dell'Opus Dei o O.D. Fu fondata a Madrid il 2 ottobre 1928 dal beato Josemaría Escrivá de Balaguer. Perseguitato nel corso della guerra civile spagnola, dovette rifugiarsi in Andorra ed in Francia. Ritornato in Spagna, nel 1938 riprende l’attività apostolica a partire da Burgos. Si trasferisce poi a Madrid da dove avvia l’espansione dell’O.D. in altre città spagnole. Nel 1943 fonda la Società Sacerdotale della Santa Croce, che permetterà l'ordinazione di sacerdoti dell'O.D. Nel 1946 si trasferisce a Roma, dove l’anno dopo la Santa Sede promulga il Decretum Laudis dell'O.D. o prima approvazione pontificia, erigendo l'O.D. in istituto secolare, forma giuridica prevista dal diritto della Chiesa. Anche se non appropriata, questa formula giuridica era quella che presentava minori inconvenienti per l'O.D. in quel momento. Nel 1948 avviene l’erezione del Collegio Romano della Santa Croce, nel quale alcuni membri dell'O.D. trascorreranno un periodo di formazione più intensa studiando scienze ecclesiastiche negli atenei pontifici di Roma. Il 16 giugno 1950 papa Pio XII concede l'approvazione definitiva dell'O.D. Questa approvazione consente l'ammissione di persone sposate nell'Opus Dei e l'adesione di sacerdoti diocesani alla Società Sacerdotale della Santa Croce. Nel 1953 vi fu l’erezione del Collegio Romano di Santa Maria, un centro internazionale con sede a Roma, per la formazione delle donne dell'O.D. provenienti da tutto il mondo. Da allora circa 800 alunne vi hanno studiato, ricevendo una formazione teologica a livello universitario. Nel 1965 papa Paolo VI inaugura il Centro Elis, un'iniziativa per la formazione professionale dei giovani nella periferia di Roma, con una parrocchia affidata dalla Santa Sede all'O.D. Il 26 giugno 1975 muore a Roma Josemaría Escrivá, che verrà poi beatificato il 17 maggio 1992 in piazza San Pietro a Roma. Attualmente fanno parte della prelatura circa 80.000 persone, con circa 1500 sacerdoti, diffusi in 90 nazioni dei cinque continenti. La sede prelatizia e la chiesa del prelato si trovano a Roma. La missione ufficiale dell'O.D. è quella di promuovere fra i fedeli cristiani di tutte le condizioni una vita pienamente coerente con la fede in mezzo al mondo, contribuendo così all'evangelizzazione di tutti gli ambienti della società. In altre parole, si tratta di diffondere il messaggio che tutti i battezzati sono chiamati a cercare la santità ed a far conoscere il Vangelo, come ha ricordato il Concilio Vaticano II. Per raggiungere questo fine, la prelatura fornisce i mezzi di formazione spirituale e la cura pastorale anzitutto ai propri fedeli, ma anche a molte altre persone "ciascuna nel proprio stato, professione e condizione di vita". La cura pastorale aiuta a mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo mediante l'esercizio delle virtù cristiane e la santificazione del lavoro professionale. Per i fedeli della prelatura santificare il lavoro significa: 1) lavorare con la maggior perfezione possibile; 2) svolgere sempre la professione nel pieno rispetto delle leggi e conformemente alle esigenze etiche; 3) cercare in questi compiti l'unione con Dio; 4) agire con il desiderio di servire i concittadini e di contribuire al progresso della società. "Conseguenza del fatto che uomini e donne delle più diverse condizioni vivono in maniera autenticamente cristiana" sarà la "santificazione del mondo e la vivificazione delle occupazioni e delle realtà temporali mediante lo spirito del Vangelo". I fedeli della prelatura svolgono il proprio compito di evangelizzazione in tutti gli ambiti della società, dato che lavorano in tutti gli ambienti professionali. Di conseguenza, il loro impegno non si limita ad un campo specifico, come per esempio l'educazione, l'assistenza agli infermi o l'aiuto ai disabili. La missione della prelatura è quella di ricordare a tutti i cristiani che, qualunque sia l'attività secolare alla quale si dedicano, essi devono cooperare a risolvere in modo cristiano i problemi della società, e devono testimoniare costantemente la loro fede. L'O.D. si propone di diffondere in mezzo al mondo il messaggio della chiamata universale alla santità. Così lo esprimeva il beato Josemaría Escrivá nel 1939: "Hai l'obbligo di santificarti. Anche tu. Chi pensa che la santità sia un impegno esclusivo di sacerdoti e di religiosi? A tutti, senza eccezione, il Signore ha detto:'Siate perfetti com'è perfetto il Padre mio che è nei cieli". Come ha ricordato il Concilio Vaticano II, tutti i cristiani devono cercare di essere santi e di rendere testimonianza a Cristo. Lo spirito dell'O.D. rappresenta per i comuni fedeli, sacerdoti e laici, un modo concreto di mettere in pratica questo ideale. É possibile sintetizzarlo nei seguenti aspetti: a) Filiazione divina. Il cristiano è figlio di Dio in virtù del Battesimo. Lo spirito dell'O.D. sottolinea questa verità fondamentale del cristianesimo, e afferma la necessità di comportarsi coerentemente con tale realtà; b) fa scaturire perciò la fiducia nella provvidenza divina, la semplicità nel rapporto con Dio, l'apprezzamento delle realtà naturali e umane, la serenità e l'ottimismo. Valore santificante della vita ordinaria. Il cristiano comune può cercare la santità attraverso le circostanze della sua vita e le attività delle quali si occupa. Per usare le parole del fondatore dell'O.D.: "La vita comune di ogni giorno può essere santa e piena di Dio e il Signore ci chiama a santificare il nostro compito quotidiano, perché proprio in ciò consiste la perfezione del cristiano". Nello spirito dell'O.D., un posto centrale fra le realtà da santificare è occupato dal lavoro. La professione, l'occupazione che ciascuno di noi svolge, è cammino di santità. Per santificare il lavoro, i membri della prelatura si sforzano di realizzarlo: "con la massima perfezione possibile: vale a dire con perfezione umana (competenza professionale) e con perfezione cristiana (per amore della volontà di Dio e al servizio degli uomini)". I) Amore per la libertà. I membri dell'O.D. sono cittadini che godono degli stessi diritti e sono soggetti agli stessi doveri dei loro simili. Nelle questioni opinabili si sforzano dunque di agire nella società con libertà e responsabilità personale, senza pretendere di coinvolgere la Chiesa nelle proprie decisioni e senza presentarle come le uniche coerenti con la fede. Ne consegue il rispetto della libertà e delle opinioni altrui. II) Vita di orazione e di sacrificio. Lo spirito dell'O.D. mira a coltivare la preghiera e la penitenza, per sostenere l'impegno di santificare le realtà ordinarie. Perciò i fedeli della prelatura introducono nella propria vita alcune pratiche che svolgono assiduamente: meditazione, partecipazione quotidiana alla Santa Messa, confessione frequente, recita del rosario, ritiri spirituali, eccetera. Un aspetto importante riguarda la devozione alla Madonna. Inoltre, per imitare Gesù, i fedeli della prelatura si sforzano di vivere il sacrificio soprattutto nelle cose che facilitano il fedele adempimento del dovere e rendono la vita più gradevole agli altri, e nella rinuncia a piccole soddisfazioni, nel digiuno, nell'elemosina, eccetera. III) Carità e apostolato. I membri dell'O.D. si sforzano di testimoniare la loro fede cristiana. Per usare le parole del fondatore: "Impegnandoci gomito a gomito negli stessi problemi dei nostri compagni, dei nostri amici, dei nostri parenti, potremo aiutarli a raggiungere Cristo". Questo impegno deve realizzarsi anzitutto con l'esempio personale ma anche con la parola. E l'aspirazione a far conoscere Cristo è inseparabile dal desiderio di contribuire a risolvere i problemi materiali e sociali di quanti ci circondano. IV) Unità di vita. L'amicizia con Dio, le occupazioni temporali e l'impegno di evangelizzare si fondono armonicamente nell'unità di vita, espressione coniata dal beato Josemaría Escrivá che sintetizza gran parte del suo messaggio. Come egli affermava nel 1967, i fedeli che lavorano nel mondo non devono "condurre una specie di doppia vita: da una parte la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa e separata, la vita familiare, professionale e sociale". Al contrario, "vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che deve essere, nell'anima e nel corpo, santa e piena di Dio". Questo è quanto emerge dai documenti e dalle dichiarazioni ufficiali emanate dai vertici della prelatura. Purtroppo dalle cronache si apprende come, subito dopo il decesso del suo fondatore, le attività dell’O.D. si siano estese a campi d’azione tutt’altro che religiosi. Purtroppo la prelatura è stata trasformata in una sorta di braccio secolare pontificio, un ruolo già ricoperto, in un passato poco glorioso per la Chiesa, dalla Compagnia di Gesù. Ha infatti invaso vari settori laici, interessanti soprattutto il campo della cosiddetta alta finanza. Speculazioni immobiliari, appalti pubblici e privati e grosse speculazioni finanziarie, spesso illecite, avrebbero pesantemente coinvolto la prelatura, accusata talvolta di cinici investimenti anche di ingenti capitali. Responsabile di tali operazioni sarebbe stato soprattutto il cardinale Marcinkus che, allorché scoperto e denunciato dalla magistratura italiana, fu coperto dalle autorità vaticane e fatto espatriare negli Stati Uniti, ove pare conduca tuttora una vita quasi a livello monastico, finalmente lontano dai rumori assordanti e perniciosi del mondo.


OracoloForma particolare di divinazione, in uso presso molti popoli antichi, costituita da una presunta comunicazione divina, data in forma spesso ambigua ed in determinati luoghi (bosco, grotta, monte o tempio), da una persona consacrata al culto di una particolare divinità. Nell’antico Egitto, durante il Nuovo Regno (1570-1085 a.C.), i Tebani consultavano gli O. dedli dei, in particolare quello di Amon. Venivano consultati anche gli O. del faraone divinizzato Amenophis I e, in epoca tarda, quello del toro Bukis e della dea Uadjet. Le domande erano scritte su tavolette, alle quali il dio doveva rispondere, avanzando per indicare quella che comportava la risposta al quesito posto. Anche gli antichi Ebrei praticavano la divinazione oracolare, mediante l’uso degli urim e tummim (Esodo 28,30; Numeri 17, 21), contenuti nel pettorale (ephod) del sommo sacerdote: il loro uso resta tuttora poco chiaro. Particolare importanza però assunsero gli O. presso gli antichi Greci, fin dal periodo arcaico (VII-VI secolo a.C.). Oltre all’O. di Zeus a Dodona, ricordato da Omero, fra i più importanti vi furono quelli di Asclepio ad Epidauro, di Anfiarao a Oropo, di Trofonio a Livadia e di Apollo a Delfi. L’interpretazione degli O. era affidata a particolari corporazioni sacerdotali (Asclepiadi, Branchidi, Trachidi, Helloi, ecc.) od alle profetesse (a Delfi). L’O. veniva emesso in stato di trance causato da esalazioni sotterranee (Apollo Pizio a Delfi) oppure per interpretazione dello stormire delle fronde delle querce sacre (Zeus a Dodona). Gli O. greci assunsero grande importanza anche politica, perché venivano consultati in casi di guerre e per la fondazione di nuove colonie. Fra i più importanti O. dell’antica Roma sono quelli di Cuma, presso il lago Averno (mediante evocazione dei defunti), di Preneste nel tempio della Fortuna Primigenia, di Anzio e degli O. sibillini. Nel mondo giudaico-cristiano si chiamarono O. sibillini una raccolta apocalittica di 14 libri, scritti in greco ed in esametri. Fin dal II secolo a.C. i Giudei alessandrini della diaspora sfruttarono la sibillistica familiare ai pagani per svolgere opera di apologia giudaica e di propaganda antiromana. Ne risultano degli O. giudeo-ellenistici che più tardi e con gli stessi fini vennero rielaborati più o meno profondamente dai cristiani.


Oratore: Carica dignitaria elettiva di Loggia, designante il depositario ed il custode della Legge, ovvero della Costituzione e dei Regolamenti dell’Ordine e della Loggia. Nel corso dei Lavori l’O. garantisce lo svolgimento ordinato e puntuale dei lavori, nel rispetto dello spirito e della forma delle regole sancite, impiegando ogni mezzo necessario e disponibile per perseguire le finalità della via iniziatica muratoria. Egli vigila affinché ogni aspetto dello svolgimento della Tornata risponda appieno ai canoni massonici, ed i singoli Fratelli non dicano o facciano alcunché che potrebbe non essere avallato con il sigillo d’Aria prima dei gemelli al momento di trarre le conclusioni, né inserito nella tavola del Segretario (sigillo d’Aria terza di Acquario), come acquisizione dell’elaborato. Per questo l’O. giudica se sia stato raggiunto o meno l’equilibrio intelligente ed armonico dei Fratelli e della Loggia. In caso negativo, egli deve fornire le indicazioni necessarie per il raggiungimento di tale fine essenziale. Attraverso le proprie qualità elementali, zodiacali e planetarie (l’Aria, i Gemelli e Mercurio sono legati all’intelletto), l’O. esprime con immediatezza e sul piano razionale le risultanze del Lavoro svolto. Nella corrispondenza analogica tra la Loggia e l’Uomo, l’O. è interiormente tenuto (nel rispetto dei parametri esistenziali e personali, con l’osservanza di ritmi r rituali personali) a svincolarsi dalle scorie razionali, psicologiche, sentimentali e spirituali, e da ogni forma di idolatria, onde realizzare un’evoluzione interiore ordinata, rendendo reale ed effettiva l’Iniziazione virtuale. Y (G.O.I.) L'O. assicura il rispetto delle leggi dell'Ordine durante i Lavori di Loggia. Egli cura l'istruzione massonica della Loggia, pronuncia discorsi nelle cerimonie iniziatiche, svolge e spiega, con speciali allocuzioni, i Simboli iniziatici dei tre Gradi Simbolici. Nella ricorrenza di ogni festa dell'Ordine, nelle date memorabili per la Massoneria o per la vita nazionale e la civiltà umana, l'O. pronuncia appropriate orazioni, sviluppando argomenti di interesse massonico, filosofico, storico, educativo, secondo la propria scelta e d'intesa con il Maestro Venerabile. É suo compito ricordare in Loggia le virtù dei Fratelli passati all'Oriente Eterno. Custodisce il libro della sapienza, nel quale sono raccolti la Costituzione ed il Regolamento dell'Ordine, il Regolamento di Loggia ed i provvedimenti di carattere normativo. In caso di assenza del titolare, il Fratello che svolge la funzione di O. continua ad esercitarla fino a conclusione della discussione in corso, anche ove sopraggiunga l'O. titolare (Art. 36 del Regolamento dell'Ordine).


Ordalia: Termine derivato dall’anglosassone ordal (giudizio di Dio). Nel diritto feudale costituiva prova giudiziaria, adottata nel corso di tutto il Medioevo, di assai difficile riuscita, cui era sottoposto l’accusato, ed attraverso la quale si presumeva che Dio pronunciasse il suo giudizio d’innocenza o di colpevolezza dello stesso. La prova consisteva nel far porre la mano o l’intero braccio nudo dell’accusato in un recipiente colmo di acqua bollente, che veniva avvolto in un sacchetto sigillato dal giudice; dopo tre giorni, a seconda dell’entità delle scottature riscontrate, il giudice emetteva la sentenza di condanna o di assoluzione. Nel secondo caso, l’accusato veniva gettato nell’acqua con la mano destra legata al piede sinistro e la sinistra al piede destro: era definitivamente condannato se affondava, assolto se restava a galla. Un altro tipo di prova consisteva invece nel far afferrare con la mano nuda una barra di ferro rovente. L’istituzione dell’O. trova riscontro in quasi tutte le civiltà: oltre che da diverse legislazioni medioevali, essa è infatti prevista e regolata dal codice di Hammurabi, da quello di Manu e dal Vecchio Testamento. La pratica del giudizio ordalico cessò nel XIII-XIV secolo, con il risorgere del diritto romano, e soprattutto in seguito alla condanna da parte della Chiesa, nel corso del Concilio tenutosi a Valladolid (Spagna) nel 1322.


Ordine: Assetto, disposizione o sistemazione razionale ed armonica di qualcosa nello spazio e nel tempo secondo esigenze pratiche od ideali. Raggruppamento sistematico costituito da persone o gruppi famigliari tra loro affini. Associazione religiosa o militare che impone ai neofiti il pronunciamento di solenni voti (o del giuramento), che impegnano ogni adepto al rispetto delle regole fondamentali che la caratterizzano, regolamentandola. Y (Massoneria) La posizione "All’Ordine" indica un particolare atteggiamento o forma di saluto assunto in Tempio dai Liberi Muratori, su espresso comando del Maestro Venerabile. Tale posizione è diversa a seconda del Grado in cui opera la Loggia, ovvero esiste una posizione per ciascun Grado massonico. Tale posizione viene anche assunta in modo temporaneo (di passaggio) quando si traccia il "segno", che comunque va sempre concluso con la sua chiusura, implicante il ritorno alla posizione di "attenti", e la riassunzione finale della posizione di rispetto (mano destra sul cuore). Anche nei corpi rituali vi sono segni di tipo particolare per ognuno dei Gradi praticati. Y (G.O.I.) L'O., come contrapposizione al disordine, rappresenta uno degli argomenti più difficili da affrontare, soprattutto dal punto di vista esoterico. In contrasto con altri fenomeni, soprattutto fisici, della Natura, il fenomeno vita tende verso un ordine crescente. A partire dal caos iniziale, la vita si propone in una progressiva sequenza evolutiva. Ad ogni successivo passo si raggiungono livelli maggiormente ordinati. É possibile costatare che al crescere dell'ordine biologico corrisponde un'analoga crescita del livello dell'individualità, fino al raggiungimento della coscienza della propria essenza. Ad ogni individualità compete un'identità che si manifesta in una forma che è unica e irrepetibile. Compare perciò alla nostra percezione la profonda correlazione che esiste fra O., vita e forme. Il caos è opposto alla vita, in quanto è informe per definizione. Ci viene perciò nuovamente proposto, per altre vie, il profondo significato esistenziale delle forme. La nostra ricerca interiore dovrebbe anche affrontare il tema della manifestazione come scopo della vita che si evolve, e che si evidenzia nel raggiungimento di superiori livelli di forme.


Ordine cisterciense: Termine derivato dal luogo in cui nel 1098 veniva fondata da Roberto di Molesmes la prima abbazia, a Cistercium, "accampamento", l’antico nome di Citeaux. Il nuovo ordine era nato dalla volontà di alcuni monaci benedettini di riesumare l’austerità della regola antica, all’insegna del famoso "Ora et Labora", nonché del "Memento mori", decisamente rilassatasi nell’ordine cluniacense di Cluny. L’O. doveva conoscere il suo maggiore sviluppo con l’avvento nel 1112 di San Bernardo (v.) di Clairvaux, o di Chiaravalle, alla sua guida. É sufficiente pensare che in soli 80 anni le loro abbazie erano diventate oltre 500, per essere ben 742 meno di un secolo dopo. Va notato che i monaci dell’Ordine si rivelavano soprattutto grandi colonizzatori, meritando un posto di assoluto rilievo nella storia economica dell’agricoltura medievale. San Bernardo propugnava la totale eliminazione di ogni decorazione, sia scultorea che pittorica, fonte di distrazione dal raccoglimento e dalla preghiera, e del tutto estranea al suo ideale religioso. Era il ritorno dei cisterciensi alla semplicità più assoluta, che si manifestava soprattutto nei complessi architettonici da loro creati, ovvero nelle loro abbazie. Le prime abbazie venivano edificate a La Ferté (1113), Pontigny (1114), Clairvaux e Morimond (1115). Le chiese, di solito dedicate alla Madonna, erano sempre orientate da Est a Ovest, con l’abside maggiore rettangolare e prive di deambulatorio. La navata centrale aveva la copertura a botte, mentre il transetto comprendeva non più di due cappelle quadrangolari, il tutto privo di decorazioni. Il chiostro, pure ricoperto da volte a botte, le sale capitolari, il refettorio ed i cellarii completavano il complesso. Un esempio significativo è rappresentato dall’abbazia borgognona di Fontenay (1137-1147). Tale austerità doveva però degenerare con il passare del tempo, anche se venivano sempre mantenuti una certa semplicità ed un rigore di linee, ben lontani dalle superbe forme delle Cattedrali gotiche dell’Ile de France. Un esemplare piemontese dello stile architettonico adottato dall’O. è rappresentato dall’abbazia di Staffarda, ubicata in una frazione del comune di Revello, in provincia di Cuneo, tra Saluzzo e Cavour. Inaugurata il 25 luglio del 1135, ancor prima dell’avvento di San Bernardo, edificata sulle rovine di una cappella dedicata alla Madonna, a sua volta costruita sui resti di un tempio pagano, nel 1144 essa veniva già indicata da Celestino II come appartenente all’Ordine. I monaci sapevano rendersi benemeriti nell’intera zona, fin dall’inizio del loro insediamento, attraverso il dissodamento delle terre circostanti, prevalentemente paludose, rese presto fertili e rigogliose, specie con le colture a riso. Al felice esito dei loro interventi seguivano subito generose donazioni territoriali da parte dei Marchesi di Saluzzo, del Monferrato e degli stessi Savoia. Dopo varie peripezie, che ne hanno mutato nei secoli destinazione ed aspetto interno, è oggi di proprietà dell’Ordine Mauriziano. L’ultimo monaco cisterciense vi moriva nel 1812, e veniva sepolto, secondo la tradizione, proprio a fianco della chiesa.


Ordine degli Illuminati: Fondato nel XVIII secolo da Adam Weisshaupt, verso la fine del secolo scorso fu oggetto del tentativo, senza molto successo, operato da Reuss e Leopold Engel di tentare ridare vita all'OI. Parecchi gruppi di Engel sopravvissero ad entrambe le guerre mondiali, e furono riuniti sotto la presidenza di Metzger nel 1963. Metzger considerava I'OI come base per il suo raggruppamento di ordini (O.T.O. e F.R.A.), e presto integrò anche la Ecclesia Gnostica Catholica (EGC) nei più alti gradi del suo OI. La Chiesa Gnostica francese, che a sua volta ebbe a soffrire parecchie frantumazioni, fu costituita nel 1890, e cercò di progredire secondo le usuali linee ecclesiastiche di successione apostolica. Ma né Reuss né Crowley (v. O.T.O.) furono mai investiti di una valida successione apostolica. Reuss nel 1920 cercò di fare della Messa Gnostica di Crowley la "religione ufficiale dei Massoni". Crowley solo una volta (1944) sfruttò la sua posizione di Capo dell'O.T.O. per nominare il teosofista inglese William Bernard Crow capo della sua Chiesa Gnostica. Ma in nessuna pane dello statuto O.T.O. è indicato che l'ufficio di leader dell'O.T.O., il Capo Esterno dell'Ordine (OHO), é connesso alla leadership di qualsivoglia chiesa. Metzger ricevette comunque una valida investitura, poiché proseguì la successione secondo la linea di Krumm-Heller, che deteneva la successione apostolica francese. Discepolo di Crowley, Grady McMurtry (1818-1985) nel 1946 ricevette alcune lettere dal suo maestro, che si trovava in Inghilterra, mentre McMurtry abitava in California. In queste lettere Crowley si rivolgeva a McMurtry chamandolo Califfo, un termine mai usato in alcun contesto dell'O.T.O., né negli scritti di Reuss né in quelli di Crowley: era semplicemente basato su Calif, l'abbreviazione postale allora in uso in California. Più di vent'anni dopo la morte di Crowley, McMurtry interpretò quel soprannome come espressione della volontà di Crowley di eleggerlo OHO e Patriarca della sua chiesa. L'EGC, a causa di questo Califfato (v.) non ricevette mai alcuna valida successione, sia ecclesiastica che O.T.O. Conseguentemente, questo gruppo O.T.O. riscrisse il proprio statuto nel 1987.


Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’UniversoFondato intorno al 1760 da Jacques de Livron de la Tour de la Case Martinez de Pasqually (1727-1774), una figura enigmatica e nebulosa, decisamente colto e preparato nella tradizione della Qabbalah cristiana. L’O. sovrapponeva ai tre Gradi massonici azzurri ed universali, quelli di Apprendista Cohen, Compagno Cohen, Maestro Cohen (Classe del Portico); Gran Maestro Eletto Cohen, Cavaliere d’Oriente, Commendatore d’Oriente (Gradi del Tempio); Reau-Croix (Classe Segreta). La ritualità Cohen, che consisteva in complesse operazioni oratorie, gestuali e percettive, era volta a perseguire una serie di obiettivi così sintetizzabili: a) liberare l’operatore, in sede di esperienza rituale, dal carico della condizione di decadimento in cui l’umanità si trova rispetto allo stato dell’Adamo celeste; b) rinvigorire l’emissione animica dell’operatore mediante l’incorporazione dello Spirito, ovvero l’apparizione di segni celesti (glifi luminosi ed altro)entro uno spazio sacro preventivamente delimitato con modalità rituali; c) purificare l’aura terrestre dall’infezione degli spiriti prevaricatori, ovvero diffondere forme pensiero, veicolate dal rito, intese a bilanciare la massa opaca delle ideazioni separative e trasgressive messa in moto dagli Angeli caduti, ed avvolgente il pianeta nel suo insieme e le menti particolari in esso; d) intonare ritualmente l’intenzione dell’operatore (la kavvanah qabbalistica) con la Coscienza-Volontà suprema, manifesta nell’ordine cosmico e nella profondità biblica del Genesi, là dove Dio consacra, chiamandole, tutte le realtà del creato (analogicamente gli Eletti Cohen cadenzavano la propria operatività su ritmi luni-solari, e dedicavano ogni anno i loro lavori al Creatore con un culto incentrato essenzialmente sulle benedizioni). A parte la prolissità delle prescrizioni rituali, l’O. ha silenziosamente agitato, nel mondo massonico, un tema dal significato abissale, quello della reintegrazione di tutti gli esseri nello stato primordiale, inteso come una condizione di armonica compresenza della varietà dei viventi. sotto il governo teocratico dell’Essere. Inoltre essi posto il problema delle entità decadute come centrale alla comprensione dell’esistenza universale e delle sue crepe, preservando talune verità dualistiche che gli orientamenti teologici ebraico-cristiani ufficiali hanno sempre sminuito. L’O. si sciolse ed i suoi seguaci si dispersero dopo il decesso del suo fondatore: L.C. de sait-martin fondò il suo Ordine Martinista, Willermoz si dedicò alla sua cavalleria cristiana del Rito Rettificato, e Sebastian de las Casas, suo successore designato, non fece altro che sollecitare la chiusura dei templi cohen (1780) e la consegna degli archivi ai Filaleti (v.), la società massonica che si proponeva come custode delle varie tradizioni. In conclusione va osservato che gli studiosi contemporanei, dopo l’esame delle finalità e delle complesse modalità prescritte per perseguirle, definite dagli Eletti Cohen e dagli psicurgi simili a loro, si chiedono se tutto ciò sia veramente necessario per pregare il buon Dio, oppure se la Sua visione e la cooperazione al Suo piano universale non sia più semplicemente realizzabile attraverso la purezza di cuore, la vera Luce interiore e la buona vita.


Ordine dei Filaleti: Definito anche degli Amici della Verità, oppure dei Filosofi Sconosciuti, derivò in gran parte dal Martinismo (v.). Fu fondato nel 1773 dal marchese Savalette de Langes presso la Loggia francese degli Amici Riuniti di cui era Maestro Venerabile, insieme ad un gruppo di Massoni intellettuali dottissimi in ogni ramo dell’occultismo e nello studio della tradizione massonica. Questi provenivano dai vari Ordini filosofici già esistenti (Eletti Cohens, Ermetisti, Illuminati di Avignone, Neotemplari della Stretta Osservanza, ed altri ancora), ed erano quasi tutti membri fondatori del neonato Grande Oriente di Francia. In quest’Ordine si mischiavano ingegno sociale e ricerca esoterica, speculazione mistica e cospirazione. É certo che l’O.F. lavorò molto a favore della Rivoluzione francese. Il 24 agosto 1780, il Supremo Consiglio del 12° ed ultimo Grado dei Filaleti statuì il Convento di Parigi, a cui dovevano partecipare tutti i Riti, compreso quello Egiziano di Cagliostro. Ma proprio perché il Cagliostro intendeva imporvi le sue teorie, puntando alla completa rigenerazione massonica e richiedendo anche la distruzione degli archivi dell’O. F., l’invito già inviatogli fu revocato. Ne nacque una fraterna ma rovente polemica, che portò il Convento a non raccogliere alcunché di quanto seminato, ed il gruppo dei Filaleti scomparve nel 1798, dopo essere stato per olte 25 anni uno dei più ardenti ed efficaci focolai di cultura iniziatica del tempo. L’indirizzo filosofico dell’O.F. era pressoché identico a quello degli Eletti Cohens (v.), secondo cui si giungeva alla rigenerazione umana attraverso il perfezionamento dell’uomo e della società, ovvero la reintegrazione dell’essere umano dell’Eden perduto ed il suo riavvicinamento a Dio. La gerarchia iniziatica di questo sistema massonico era costituita di dodici Gradi suddivisi in due sezioni di sei Gradi ciascuna. I primi sei Gradi appartenevano alla Massoneria Minore, ed erano di vera e propria iniziazione massonica; gli altri sei erano di impostazione ermetico-mistico-cristana, ed appartenevano alla Massoneria Superiore od Alta Massoneria. I primi tre Gradi avevano la stessa denominazione di quelli della Massoneria simbolica regolare del Grande Oriente di Francia(Apprendista, Compagno e Maestro), ed i successivi erano: 4°) Eletto; 5°) Maestro Scozzese; 6°) Cavaliere d’Oriente; 7°) Cavaliere Rosa+Croce; 8°) Cavaliere del Tempio; 9°) Filosofo Ignoto; 10°) Filosofo Sublime; 11°) Iniziato; 12°) Filalete od Amico della Verità. L’O.F. non era che una setta di Filosofi Sconosciuti, che si dedicava soprattutto alla ricerca delle trasmutazioni, considerato che l’essere umano nella sua evoluzione iniziatica deve seguire delle tappe analoghe alle trasformazioni che subisce la Pietra Filosofale, prima di ricomporre gli sforzi di colui che la scopre. É in tale spirito che l’O.F. aveva suddiviso i lavori della Pietra in dodici stadi, ovvero: 1) Apprendista (calcinazione della pietra, al materia grezza); 2) Compagno (dissoluzione); 3) Maestro (separazione degli Elementi); 4) Eletto (congiunzione matrimoniale alchemica); 5) Maestro Scozzese (putrefazione); 6) Cavaliere d’Oriente (coagulazione); 7) Cavaliere Rosa+Croce (incenerimento); 8) Cavaliere del Tempio (sublimazione); 9) Filosofo Ignoto (fermentazione); 10) Filosofo sublime (esaltazione); 11) Iniziato (moltiplicazione); 129 Flilalete (proiezione). Come la Pietra Filosofale ha la proprietà di trasmutare in oro tutti i metalli con cui viene, in certe condizioni, in contatto, così il Grado supremo dell’O.F., quello di Filalete, corrisponde alla perfezione della pietra pronta per essere proiettata sui metalli inferiori per cambiarli in oro. Infatti all’iniziato compete la missione di cambiare l’uomo inferiore che s’è posto nelle convenienti condizioni in oro solare, cioè di farlo accedere ad una nuova vita, facendogli percorrere gli stadi che separano la calcinazione dalla perfezione. Nel XVII secolo fu il famoso Rosa+Croce scozzese Thomas Vaugham ad assumere per primo lo pseudonimo di Eugenius Philalethes. Dopo di lui vari altri sostenitori della filosofia ermetica assunsero il nome di Filalete (v.), come il suo discepolo Georges Starkey (Eireneus Philalethes), William Spang, Louis Demoulin, Samuel Prypkowski, ed altri ancora. Sotto il nomeEugenius Philalethes Junior si celava il notissimo scrittore Robert Samber, membro della Royal Society e grande amico del duca di Montagu, in seguito Gran Maestro della Gran Loggia d’Inghilterra. Il Samber fu inizialmente noto per aver pubblicato il 1° marzo 1721, ovvero oltre un anno prima delle Costituzioni di Anderson, un opuscolo intitolato "Long Liver", dedicato ai Dignitari dell’antica ed onorevole Fratellanza dei Liberi Muratori di Gran Bretagna e d’Irlanda. L’opuscolo conteneva un’importante prefazione che Tender, lo storico massonico revisore della liturgia martinista successo a Papus come Gran Maestro dell’Ordine Martinista, lesse quasi integralmente nel corso del suo Discorso sul Simbolismo, tenuto alla Grande Assemblea Martinista di Parigi del 27 febbraio 1911.


Ordine del TempioDetto anche Ordine dei Cavalieri Templari, alla fondazione (1118) denominato Ordine dei poveri Cavalieri di Cristo in Gerusalemme, diventato poi Ordo Templi (v.) dopo l’insediamento dei primi cavalieri nella moschea di Omar, loro assegnata dal re Baldovino II. Tale moschea era stata eretta sulle rovine del Tempio di Erode, a sua volta costruito sui resti del Tempio di Salomone.


Ordine della Stella d’Oriente: Nel 1850, negli Stati Uniti, fu costituito l'Order of the Eastern Star (O.E.S.), l’O., autonomo ed indipendente dall'Ordine massonico, al quale potevano aderire donne che vantavano un grado di stretta parentela con Fratelli Massoni. Si potrebbe affermare che l'O. nacque da un atto d'amore, dalla sintesi di due esseri, il Fratello Rob Morris e la Sorella Charlotte Mendenhall, senza peraltro sminuire l'apporto del massone di Rito Scozzese Robert Macoy. Quest'organizzazione paramassonica, tuttora decisamente in auge, venne definitivamente codificata nella forma attuale nel 1876. Essa accoglie quali membri effettivi anche Maestri massoni, come affiancamento della Massoneria regolare e dalla quale è riconosciuta. L'Ordine, che accoglie oltre otto milioni di aderenti, è diffusissimo in America ed in molti paesi europei ed asiatici. In Italia è presente dal 1966, ed è attualmente divisa in una decina di Capitoli molto attivi. Questi sono posti alla diretta dipendenza del Gran Capitolo Generale, con sede a Washington D.C. (U.S.A.), retto da una Most-Worthy Gran Matron e da un Most-Worthy Grand Patron, quali supreme autorità dell’Ordine. Le finalità dell’O.E.S. in Italia e nel mondo sono quelle massoniche, realizzate però con riti e simbologia propria. L’O. ha una sua propria iniziazione ed un suo Rituale; è quindi una scuola iniziatica che si propone di fiancheggiare nel campo profano la Massoneria Universale, condividendone gli ideali e le finalità di perfezionamento spirituale e sociale, per il conseguimento di una società fondata sulla verità e sull’Amore, nella quale siano abolite l’ingiustizia, l’ignoranza, la miseria materiale e morale, ed ogni forma di discriminazione. Nell’architettura del proprio centro vitale il Capitolo manifesta la sintesi dei doveri delle Sorelle e dei Fratelli, con la disposizione dei Gradi che costellano il Labirinto. Di esso il Punto Illuminante è l’Ara, con sopra aperto il Libro della Legge Sacra, secondo l’analogia massonica. Il dovere preliminare, l’unico che viene formalizzato all’atto di accedere al Capitolo, è la credenza in Dio come essere Supremo. L’idea di un principio trascendente la sfera del comune intendimento, richiama alla mente speranze, desideri, paure, atti cultuali e magici, tabù, forme subconsce psico-ancestrali. Ma nessuna di tali manifestazioni rientra nel dovere di credere in Dio. L’iniziato all’O. è sollecitato ad affrontare l’esistenza in base ai principi di fondo, non alle momentanee ispirazioni, e deve quindi servire il fine dell’Armonia. I doveri degli iniziati all’O.E.S. si articolano dunque in cinque fondamentali direzioni, che riflettendo altrettanti versanti d’ispirazione biblica, possono a prima vista fermarsi alla didascalica di virtù femminili; in effetti contengono componenti più moderne di quanto sembrimo, sia per l’uomo che per la donna. L’O. opera secondo le prescrizioni della sua Costituzione e di un Regolamento generale, nonché di Regolamenti interni propri di ciascun Capitolo. Ogni capitolo è retto da una Worthy Matron (Illustre Conduttrice), che ne conduce i Lavori rituali e nella quale si assommano i poteri decisionali. Essa è affiancata , su una stessa cattedra, da un Worthy Patron, che ha solo funzione di garante del collegamento con la Massoneria Regolare, ma al quale compete l’incarico delle iniziazioni non rappresentate ma evocate, sia delle donne che degli uomini che aderiscono all’O. Su un alto scranno un’Associata Worthy Matron ed un Associato Worthy Patron svolgono le funzioni di Primi Sorveglianti. I Capitoli si riuniscono due volte al mese, per Statuto, in un Tempio massonico. Le massime autorità dei Capitoli italiani si riuniscono due volte l’anno in un Consiglio denominato "Aldebaran", con funzione programmatica e di collegamento. Il luogo in cui opera il Capitolo si chiama Clima, ed i quattro lati della loggia sono denominati regioni. Nel Quadro del Capitolo sono rappresentati segni zodiacali e cabalistici. La parte iniziatica si impernia sulla simbologia della Stella a cinque punte, ognuna di colore diverso e con figure di donne eroiche, rilevate dai libri sacri e dalla storia. Questa sostituisce il Delta luminoso della Loggia maschile. Ma la simbologia dell’O. è ampia e con implicazioni eterne ed universali, con riferimenti a tutte le religioni, a tutte le virtù morali ed a tutte le condizioni umane. Sono simboli di lealtà, fraternità rettitudine ed amore, simboli positivi ed attivi che guidano verso la Verità e la Luce, sempre col sostegno della Ragione, ed in continuo impegno di solidarietà fraterna. Essendo un rito androgino, esso determina una fratellanza armonica, una problematica vasta e completa, ma assolutamente reale, poiché formata, come l’intera società umana, da esseri dei due sessi. Finalità, ritualità, simbologia ed organizzazione sono oggetto di ampia trattazione in un dotto volume del Fratello Sebastiani, nonché in articoli della Sorella Caliterna. L’O.E.S. profonde, particolarmente negli Stati Uniti, notevoli sforzi nei settori dell'assistenza e dell'educazione.


Ordine della Stretta OsservanzaOrdine di ispirazione cavalleresca, fondato in Germania nel 1756 dal barone von Hund und Altengrotkau, che alle sue origini era destinato a resuscitare i fasti dell'Ordine del Tempio. Varie cerchie massoniche s'interessarono subito a quest'ordine autodefinitosi illustre, tra le quali una corrente francese di tendenza mistica facente capo al giovane (aveva allora 26 anni) carismatico francese Jean Baptiste Willermoz (v.). L'Illustre O.S.O. conobbe un grande successo, anche se limitato alla sola nazione d'origine, grazie all'avvertenza sfruttata dal suo fondatore di articolare il suo rituale con allusioni simboliche, atte a conquistare le romantiche inclinazioni tedesche. Inoltre vi prendeva presto corpo una sorta di mito, quello dei "Superiori incogniti", che avrebbero diretto la Massoneria, mantenendola sul retto cammino. Era sottinteso che quei misteriosi Superiori incogniti (detti anche Sconosciuti) non erano esseri umani veri e propri, ma entità viventi nel piano astrale (v.), da dove emanavano benefiche influenze occulte. L’apoteosi del Regime coincise certamente con il Convento di Wilhelmsbad (1782), convocato dal duca Ferdinando di Brunswick, che vi fu eletto Gran Maestro Generale di tutte le Province dell’Ordine dei Cavalieri Benefici e dei Muratori Rettificati. Il Convento terminò con l’affermazione, vincolante per tutte le numerose delegazioni presenti, della più stretta adesione al Cristianesimo, come risulta dal secondo paragrafo dell’art. 1 della Regola stabilita a Wilhelmsbad: "Rendi dunque grazie al tuo Redentore, prosternati davanti al verbo incarnato, e ringrazia la Provvidenza che ti fece nascere tra i cristiani. Professa in ogni luogo la divina Religione di Cristo". L'Ordine contribuì indirettamente alla formazione ed espansione di un particolare sistema massonico, denominato Rito Scozzese Rettificato (v.)di ispirazione esoterico-cristiana e soprattutto templare, tuttora operativo anche in Italia. L’O. mirava alla ricostituzione dell’intero patrimonio e di tutti i diritti dell’Ordine del Tempio (v.), a lungo ma invano invocato velleitariamente dagli osservanti. Sul piano simbolico impegnò i propri adepti nella partecipazione alla progressiva costruzione di diversi templi, destinati ad essere tutti riassorbiti nella Gerusalemme celeste, il mitico ed ambizioso traguardo già perseguito dall'Ordine del Tempio, che rimane comunque un’opera realizzata indirettamente dalle azioni evolutive dell'essere umano.


Ordine dello Shrine: Corporazione paramassonica americana, formalmente denominata Antico Ordine Arabo dei Nobili del Santuario Mistico del Nord America, l’A.A.O.N.M.S. (v.).


Ordine di CristoI Templari sono il più antico degli ordini militari. Attorno al 1110, Hugues de Payns e Geoffrey de Saint Omer avevano già costruito una torre sulla via che porta da Caifa a Cesarea, la Torre di Destroit, per proteggere i pellegrini in transito da o verso la città Santa di Gerusalemme, che i crociati avevano riconquistato ai musulmani nel 1099. Hugues de Payns e Geoffrey de Saint Omer, nel 1118 proposero al re di Gerusalemme, Baldovino II, di creare un'autentica milizia cristiana per la difesa dei pellegrini. Baldovino non solo accettò l'idea, ma offrì loro, nel 1119, un'ala del palazzo reale ove installare la nuova milizia. Il palazzo di Baldovino si ergeva sul luogo dove, secondo la tradizione, prima c'era il Tempio di Salomone, e da ciò deriva la designazione di Templari, con cui furono e sono tuttora conosciuti i "Poveri Cavalieri di Cristo". Nel 1120 il re si trasferì nella Torre di David, lasciando così ai Templari l'intero palazzo. Il primo ordine cavalleresco formatosi in Palestina è stato quello degli Ospitalieri, ma un'analisi più attenta delle circostanze porta ad attribuire il primato degli ordini militari veri e propri ai Templari. In effetti, gli Ospitalieri esistevano già prima che Hugues de Payns e Geoffrey de Saint Omer avessero avuto l'idea di creare la propria milizia. Ma, almeno all'inizio, gli Ospitalieri non erano altro che una confraternita dedita esclusivamente al soccorso pacifico dei pellegrini. Fu sull'esempio dei Templari che si trasformarono anch'essi in un ordine militare. Quanto all'Ordine dei Cavalieri Teutonici, si formò alcuni anni dopo i due menzionati, e divenne un ordine militare autentico solo dopo che Federico di Svevia, nel 1190, lo rifondò. Del resto l'ordine teutonico mantenne sempre una caratteristica di esclusività etnica, che lo rese peculiare rispetto alle altre due milizie. Oltre ad essere l'ordine militare più antico creato in Palestina, i Templari furono anche i primi ad installarsi sul suolo portoghese: ancor prima dell'approvazione formale dell'Ordine del Tempio da parte del papa Eugenio III (1128), la contessa D. Teresa, madre del primo re del Portogallo, aveva già fatto alcune donazioni fondiarie a Hugues de Payns, il primo Gran Maestro dell’Ordine del Tempio. Il Contado Portucalense prese nome da Portucale, un insediamento già noto in epoca tardo imperiale, situato più o meno dove si trova oggi la città di Oporto. Lungo il X secolo il contado di Portucale/Portugal non varcò i limiti geografici rappresentati dai fiumi Douro, a sud, e Minho, confine naturale con la Galizia, a nord. Ma nel secolo successivo l'area sotto il controllo dei conti portoghesi si andò espandendo fino ad arrivare a Coimbra, importantissimo centro urbano tante volte perso e di nuovo riconquistato ai saraceni. Dopo l'indipendenza definitiva del Portogallo dai regni uniti di Léon e Castiglia, nei primi anni della terza decade del 1100, D. Gualdim Pais, il quarto Gran Maestro del ramo portoghese dell'Ordine del Tempio, dotò il nuovo regno di una vasta rete di strutture difensive, tra cui si può menzionare la costruzione o la ricostruzione ed ampliamento, dei castelli di Soure, Ceras, Tomar, Almourol, Pombal, Monsanto e Castelo Branco. Nonostante il territorio attribuito dai re portoghesi ai Templari non fosse quantitativamente superiore a quello donato agli Ospitalieri, all'Ordine di Calatrava (il cui ramo portoghese è conosciuto come Ordine di Avis) o all'Ordine di Santiago, il tracciato fondamentale dei possedimenti lusitani dei "Poveri Cavalieri di Cristo" coincide in pratica con una delle prime linee di fissazione territoriale del nuovo regno, rispetto alle zone limitrofe a dominazione araba o castigliana. Questa specie di grande e fluida protofrontiera meridionale e sud-orientale della nuova nazione, così come essa di presentava tra il 1150 e il 1200, era assegnata quasi esclusivamente alla tutela dei Templari: a nord del Tago, da Leira e Tomar, a occidente, fino a Castelo Branco, a oriente, vicino alla frontiera con la Castiglia. E se, per avere il controllo di tutta la fascia orizzontale corrispondente all'attuale zona centrale del paese, mancava loro il dominio dei territori confinanti con l'Atlantico, questo era dovuto al fatto che tali vasti territori, noti come fondi di Alcobaca, erano già stati donati ai potenti frati di Citeaux; i quali, a partire dalla loro maestosa abbazia ad Alcobaca, appunto, li gestivano piuttosto bene ed erano particolarmente cari alla casa reale. I monaci di Citeaux avevano, d'altronde, un rapporto stretto con l'Ordine del Tempio: infatti quest'ultimo era stato fondato grazie all'appoggio entusiasta di Bernardo di Clairvaux, il rifondatore e più grande diffusore dell’ordine monastico benedettino (cisterciense, v.) a cui fu affidata, addirittura, la redazione della regola dei Cavalieri del Tempio. Anche se, complessivamente, il territorio che i Templari controllavano non era più grande né strategicamente più importante di quello delle nuove frontiere, spostate in continuazione verso sud negli anni seguenti, il ruolo di protagonisti che spettò loro nella difesa e consolidamento di questa autentica spina dorsale del regno, nel periodo più turbolento della fondazione della nazione, e il fatto di essere i più antichi frati combattenti in azione sul territorio, sono circostanze che, molto probabilmente, avranno fatto conquistare loro una particolare posizione di prestigio. L'abolizione dell'Ordine del Tempio, concertata nel 1312 dal re francese Filippo IV il Bello e dal papa Clemente V, non implicò la scomparsa dei Templari dal panorama politico portoghese: il re D. Dinis riuscì ad ottenere che il successore di Clemente V, Giovanni di Cahors (Giovanni XXII), approvasse il passaggio di tutti i beni dei Templari ad un nuovo ordine cavalleresco, l'Ordine di Cristo. L'Ordine del Tempio, in questo modo, si mantenne vivo istituzionalmente in Portogallo, dietro la sua nuova maschera di O. Un particolare bizzarro che accompagna la riconversione dell'Ordine del Tempio in O. è il trasferimento ufficiale ma, in fondo, meramente virtuale, della sede del nuovo ordine a Castro Marim, in Algarve, nell'estremità sudorientale del regno. Il re portoghese doveva pur presentare qualche argomento verosimile per la permanenza organizzata, nel suo territorio, dei monaci guerrieri, ormai caduti universalmente in disgrazia: e l'argomento più efficace che gli venne in mente fu quello della necessità di difendersi ancora dai nemici di Cristo, in quelle zone remote confinanti con i territori ancora controllati dai musulmani. Perché l'argomento stesse in piedi, era indispensabile il trasferimento della sede in quei paraggi, e così si fece. Ma l'ordine continuò ad essere governato da Tomar o da Castelo Branco. Dopo pochi anni, appena fu possibile farlo senza scatenare un nuovo conflitto con l'autorità papale, i cavalieri ritrasferirono la loro sede ufficiale nello storico baluardo di Tomar. Il rapporto tra l'impresa delle scoperte e l'influenza templare è forse qualcosa di più di una mera speculazione, giacché il grande promotore delle spedizioni marittime lusitane, l'infante Enrico il Navigatore (v.), era anche Gran Maestro dell'O. Perché ci si possa rendere conto della vocazione marittima della nuova versione locale dell'Ordine del Tempio, dovrebbero essere sufficienti questi esempi: l'infante Enrico ottenne dal Papa Eugenio IV l'annessione perpetua all'Ordine di tutte le chiese costruite o finanziate da lui nell'isola di Madeira; più tardi ottenne da papa Nicola V, sempre a favore dell'Ordine che dirigeva, "i diritti di amministrazione spirituale e la giurisdizione di tutte le coste, isole e terre conquistate e da conquistare, dalla Guinea all'Etiopia"; ed infine, come immagine concreta dell'importanza dell'O. nelle gesta delle scoperte, ricordiamo che era la croce di Cristo, l'insegna dell'Ordine, che campeggiava sulle vele delle navi di esplorazione e sulle steli che i primi navigatori, come Diego Cao, lasciarono sparse un po’ ovunque lungo la costa africana.


Ordine di De MolayFrank Sherman Land (1890-1959) nacque a Kansas City, nello stato tradizionalista del Missouri, da famiglia protestante. Trasferitosi con la famiglia a St. Louis, fin dalla più tenera età frequentò assiduamente la scuola domenicale della sua chiesa, ed a dieci anni cominciò ad insegnare ai più piccoli, meritandosi il titolo di predicatore bambino. Iniziato alla Massoneria nel 1912, conseguendo in pochi mesi i gradi dell’Ordine e tutti quelli del R.S.A.A. e del Rito di York. Nel 1925 gli venne conferito il 33° Grado Scozzese. Ristoratore appassionato, liquidò ogni attività profana per dedicarsi a tempo pieno all’Istituzione. Con l’aiuto di un ragazzo suo amico, Louis Lower, portò a maturazione un suo progetto di organizzazione di un gruppo giovanile paramassonico. Fu così che nacque l’Ordine Internazionale di De Molay, che riflette appieno la personalità del suo fondatore. Esso infatti patrocina campagne di servizio civico (pulizia urbana, volontariato sanitario) e di supporto alla Costituzione americana ed al sistema delle scuole pubbliche, oltre ad attività ricreative, turistiche, culturali e sportive. L’appartenenza all’Ordine non comporta il successivo ingresso nella Massoneria, né garantisce l’ammissione alla stessa. L’O. dovrebbe costituire la consapevolezza del tempo, ovvero una sorta di monito per i Massoni: "Guardiamo due candele, una più corta dell’altra; pensiamo ad un Maestro Massone e ad un De Molay. Sbaglia chi dovesse dire che la più alta rappresenta quel Massone, poiché la più corta non ha più tanto tempo per brillare. Quindi chi ha meno tempo a disposizione dovrebbe impiegarlo al meglio per far sì che la propria luce brilli al più presto". Per l’accesso all’O. vengono ovviamente privilegiati figli e parenti prossimi di Liberi Muratori. Dal 1993 l’O. è presente nel territorio italiano, ed opera sotto il patrocinio del Grande Oriente d’Italia.

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Ordine di EriDenominazione del "Ramo Rosso di Eri" (ovvero d’Irlanda, dall’antico gaelico Erin), un’istituzione "rivivificata" in Irlanda alla fine del XIX secolo da John Yarker, nel tentativo di ricupero della tradizione celtica in Massoneria. Non rappresenta certo l’unico esperimento del genere, in quanto intersezioni massonico celtiche emergono in altre istituzioni massoniche. L’O. rivendica origini antiche, anche se in chiave leggendaria, poiché sarebbe stato fondato dal Re degli irlandesi nel 1697 a.C., con connotati cavallereschi. In effetti l’O. sarebbe pervenuto nelle mani di Yarker dal venerabile di una Loggia inglese di Gibilterra, tale Irwin, che a sua volta avrebbe ricevuto la tradizione dal capitano di un mercantile statunitense, depositario dell’O. ricevuto dai suoi antenati irlandesi emigrati in America nel settecento. La tradizione vuole che i ruoli principali in seno all’antico O. fossero quelli di Ollamh (istruttore ed ospitaliere), Brehon (giudice), Cruimthear (sacerdote) e Bard (Cantore), ancora oggi presenti nella gerarchia eriana. Sul piano rituale la componente bardica gioca un ruolo essenziale, poiché i contenuti dei tre gradi dell’O. sono in buona parte espressi in versi, e rievocano vari avvenimenti tratti dall’epica e dal folklore irlandese. La suddivisione dei gradi ricalca un modello cavalleresco evidente: · 1) Uomo d’arme (Man at arms); · 2) Scudiero (Esquire); · 3) Cavaliere (Knight). Nel primo grado il candidato viene simbolicamente armato, mentre nel Capitolo (Faslairt) riecheggiano gli insegnamenti del bardo celtico medioevale Mac Leag. Il secondo grado sprona all’umiltà ed al servizio degli antichi re d’Irlanda, simboli di unità e di giustizia. Il terzo abilita il neo Cavaliere dell’O. al combattimento spirituale ed all’esaltante ricompensa che ne segue, immettendolo nella memoria storica della nazione irlandese attraverso la commemorazione delle antiche gesta dei suoi abitanti. Simboli fondamentali dell’O. sono la Croce Celtica e la foglia di Shamrock, un tipo di trifoglio tipico dell’Irlanda (che è detta appunto "The Shamrock isle"). La Croce Celtica può essere classificata tra i simboli"mandala" (v.), in quanto le braccia della croce dividono il cerchio retrostante in quattro quadranti, e la figurazione riproduce così il mondo e le quattro direzioni universali. Interessante anche osservare come gli angoli retti formati dall’intersezione dell’asse verticale con quello orizzontale siano smussati in rientranze circolari, quasi a moltiplicare il Centro ideale (Cerchio intimo della Croce) in un’ulteriore figurazione cruciforme. Capo dell’O. è un Illuminatissimo Gran Maestro, coadiuvato da otto Cavalieri di Gran Croce (grado onorifico conferito ai cavalieri di provata fede ed esperienza), e dai cosiddetti Ufficiali Ard (termine irlandese che significa Alto). A capo dell’unico capitolo, operante sotto il titolo Brian Boru, sta un Illuminato Cavaliere Commendatore. Ritualità e normativa dell’O. sono contenute rispettivamente nel Salterio Maggiore ed in quello Minore. Nel contesto della fenomenologia massonica, l’O. si presenta quindi come un autonomo corpo bardico e cavalleresco, che rivendica mitiche origini precristiane e legami organici con le memorie irlandesi. Come anche la Scozia, l’Irlanda si trova alla confluenza dei due mari, quello della tradizione celtica e quello della tradizione cristiana. L’O., come l’Ordine Reale di Scozia (v.), esotericamente riflette tale confluenza. Agli elementi bardici e cavallereschi, l’O. aggiunge significativamente l’elemento simbolico vegetale, costituito dalla Shamrock, che parallelamente alla conservazione dell’Irishry, rappresenta l’immortalità dei Cavalieri spirituali, raccordandosi così alla Maestria Muratoria.

Ordine di SionSe per far luce sui misteri celati dietro la fine dell’Ordine del Tempio si è dovuto attendere fino ai tempi di Napoleone Bonaparte, che agli albori del 1800 aveva imposto al Vaticano la consegna degli archivi segreti, per chiarire taluni aspetti ancora oscuri sulle sue origini bisognava pazientare fino al termine della seconda guerra mondiale. Infatti improvvisamente, poco più di quattro decenni orsono, spuntavano sulla scena letteraria, soprattutto francese, una miriade di pubblicazioni su questo argomento. Si trattava prevalentemente di opere raffazzonate, tanto fantasiose da risultare di ben scarsa credibilità, tutte comunque riferite a documentazioni provenienti da certi archivi segreti rinvenuti in Orleans. Era solo allora che veniva alla luce l’Ordine di Sion, rimasto fino a quel momento pressoché sconosciuto. Molti episodi collegati all’origine dei Templari erano rimasti avvolti nelle tenebre, mai chiariti dai cronisti del tempo e dagli storici. Restava ignota l’effettiva influenza esercitata dalle carismatiche predicazioni di Pietro l’Eremita, mentre sopravvivevano i sospetti connessi alla apparente immediatezza e spontaneità con cui nel 1118 Baldovino II, Re di Gerusalemme, aveva riconosciuto l’Ordo Templi e messo a loro disposizione quell’ampia ala del suo stesso palazzo residenziale. Risultava decisamente arduo districarsi nella marea di quei prodotti letterari ed anche di quelle documentazioni, diffuse specie a partire dal 1956. Alcuni appassionati decisamente seri riuscivano, attraverso un’immensa ed encomiabile attività di ricerca, a gettare finalmente luce sulla maggior parte dei retroscena di quello storico evento. Occorre premettere che dall’imponente mole di informazione resa disponibile nell’ultimo dopo guerra, emergono taluni punti chiave (poco opportunamente presentati come fatti incontestabili) che è ora opportuno riassumere, dato che rappresentano comunque un valido punto di partenza per tentare di scoprire la verità: ¨ esisteva un Ordine segreto che aveva creato i Templari, onde servirsene poi come braccio armato ed amministrativo; quest’Ordine, che aveva agito sotto diverse denominazioni, è spesso identificato come Priorato di Sion; ¨ il Priorato di Sion è stato diretto da una sequenza di Gran Maestri, i cui nomi sono tra i più illustri della storia e della cultura occidentale; ¨ anche se i Templari venivano annientati e disciolti tra il 1307 ed il 1314, il Priorato di Sion non sarebbe stato toccato, uscendo assolutamente indenne da quella bufera; pur essendo stato dilaniato da lotte faziose ed intestine, ha continuato e continua ad essere perfettamente operativo ed influente e, agendo per lo più nell’ombra, avrebbe orchestrato alcuni tra gli eventi più decisivi nella storia dell’occidente, intervenendo anche nelle vicende interne di vari paesi europei; ¨ in misura decisamente significativa dirige direttamente la diffusione della massa di informazioni, specie negli ultimi 50 anni; ¨ suo scopo dichiarato resta la restaurazione della dinastia merovingia, non solo sul trono di Francia ma anche su quelli di altre nazioni europee; restaurazione giustificabile sia moralmente che legalmente, poiché sebbene deposta nel lontano VIII secolo, dopo Dagoberto II e suo figlio Sigisberto IV, la stirpe non si è affatto estinta. Il gruppo di ricercatori già menzionati non poteva che sfruttare il materiale disponibile, compreso quanto aveva consentito la precedente elencazione riassuntiva, per avviare uno scrupoloso esame critico teso a suffragarne la validità od a smentirla. L’attività di ricerca veniva intrapresa con cinico scetticismo, quasi irridente, poiché si era convinti che quelle stravaganti pretese sarebbero state sgretolate già da una semplice indagine superficiale. Ma molte grandi sorprese erano in agguato per loro. Mentre i documenti editi nel corso del corrente secolo ignorano in assoluto un ordine identificato dal nome di Sion, René Grousset, una delle massime autorità del nostro secolo nella storia delle Crociate, ha pubblicato varie pagine dei citati archivi segreti. In una di queste appare una interessante citazione, già edita negli anni 30 e riferita al Re Baldovino I. "Nell’anno 1100, alla morte di Goffredo di Buglione, suo fratello maggiore, egli accettava la corona che gli veniva offerta proprio dall’Ordine di Sion, diventando così il primo Re di Gerusalemme. A quel tempo esisteva una Tradizione reale fondata sulla pietra di Sion, di valore identico a quella riservata alle grandi dinastie regnanti in Europa. Baldovino I ed i suoi discendenti erano ovviamente Re elettivi, non sovrani per diritto di sangue". Lo stesso Grousset non ci offre chiarimenti sulle motivazioni che rendevano questa Tradizione reale simile, se non identica, alle tradizioni dinastiche. Ma citava l’Ordine di Sion, che sostiene ne avesse la gestione esclusiva. Evidente l’importanza rivestita da indagini per accertare l’esistenza di quest’Ordine, ignorato da cronisti e storici, ma apparentemente molto importante, visto che aveva avuto il potere di assegnare almeno un regno. Ed era proprio quanto i nostri solerti ricercatori si apprestavano a fare. Occorreva frugare tra enormi fascicoli di antichi documenti, alla ricerca non solo delle prove della sua esistenza, ma anche della sua influenza e delle sue attività. Su un colle denominato Monte Sion, posto a sud di Gerusalemme, nel 1099 (conquista dell’Outremer) c’erano le rovine di una chiesa bizantina del IV secolo, denominata la Madre di tutte le Chiese. Per ordine di Goffredo proprio su quelle rovine veniva edificata un’Abbazia. Un edificio imponente progettato per una comunità autosufficiente. Un cronista del 1172 riferisce che essa era saldamente fortificata, munita di mura, torri e bastioni di difesa. Veniva chiamata Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion. Era certo occupata da qualcuno: poteva forse trattarsi di un Ordine che prendeva il nome dall’Abbazia? Non era una possibilità irragionevole, ma restava pur sempre una semplice ipotesi. Dalle documentazioni esaminate emergeva un fatto nuovo: i Cavalieri ed i monaci che occupavano la chiesa del Santo Sepolcro, instaurata dall’attivo Goffredo, costituivano un Ordine ufficialmente riconosciuto, detto appunto del Santo Sepolcro. Lo stesso principio poteva essere applicato agli inquilini dell’Abbazia del Monte Sion, ed i documenti dimostravano che questa doveva essere la realtà. La comunità assumeva infatti il duplice nome di Santa Maria del Monte Sion e del Santo Sepolcro. Già nel 1698 uno storico riferiva testualmente: "Vi erano in Gerusalemme, durante le Crociate, Cavalieri legati all’Abbazia di Nostra Signora di Sion". Venivano portati alla luce gli originali di documenti dell’epoca, che portavano il sigillo e la firma di vari priori di "Nostra Signora di Sion". Ad esempio uno di questi, datato 19 luglio 1116, è firmato da un priore Arnaldus, mentre in un altro, del 2 maggio 1125, il nome di Arnaldus è abbinato a quello di Hugues de Payns, primo Gran Maestro del Tempio. Era stato quindi accertato che l’Ordine esisteva fin dal tempo della prima Crociata. Ma quando, e da chi era stato fondato? Si sa che nel 1070 un gruppo di monaci provenienti dalla Calabria aveva raggiunto la foresta delle Ardenne, proprietà di Goffredo di Buglione. Erano capeggiati da un certo Ursus, un nome che nei documenti del Priorato è spesso associato alla stirpe merovingia. Quei monaci ottenevano subito la protezione di Matilde, Duchessa di Toscana e madre adottiva di Goffredo, che donava loro un vasto appezzamento di terreno in Orval, nei pressi di Stenay, il luogo in cui era stato assassinato Dagoberto II, l’ultimo dei merovingi. Vi veniva subito costruita un’abbazia, in cui i monaci trovavano sistemazione. Non vi restavano molto però, poiché pochi anni dopo, nel 1108, erano tutti misteriosamente scomparsi verso un’ignota destinazione. Nel 1131 l’abbazia di Orval veniva poi definitivamente assegnata a San Bernardo. Lo storico de Sède sostiene che tra quei monaci ci fosse stato Pietro l’Eremita che abbiamo conosciuto prima, il carismatico ispiratore delle Crociate. Abbiamo anche visto che egli era in Gerusalemme almeno fin dal 1099, con Goffredo di Buglione. Logico quindi dedurre che forse esisteva un collegamento tra i monaci di Orval, Pietro l’Eremita e l’Ordine di Sion. Ecco identificato un altro importante obiettivo per la ricerca. Quei monaci si erano distinti dai soliti (all’epoca) itineranti, dato che i loro movimenti, dalla Calabria alle Ardenne, e poi la loro scomparsa misteriosa, evidenziavano una coesione ed una organizzazione, forse anche una precisa sede ubicata però altrove. Se veramente Pietro era in quel gruppo, è evidente che la sua appassionata predicazione a favore della Crociata non poteva essere considerata come semplice manifestazione di fanatismo religioso, ma di ben calcolate finalità politiche. Infine, essendo egli istitutore di Goffredo, doveva essere stato facile per lui convincere l’allievo a conquistare la Terrasanta. Inoltre i monaci spariti da Orval non erano mai ritornati in Calabria, ma si erano stabiliti a Gerusalemme, molto probabilmente proprio nell’abbazia di Nostra Signora di Sion. Nuovamente semplici ipotesi, che le ulteriori accurate indagini dovevano però presto confermare. Quei monaci di Orval si erano trasferiti in Terrasanta per organizzarvi un congresso segreto e, diretti da "un vescovo venuto dalla Calabria", forti dell’autorità di cui era investito l’Ordine di Sion, nonostante l’opposizione di nobili potenti come il Conte di Tolosa, avevano proceduto all’elezione del re di Gerusalemme. Il trono veniva dapprima offerto a Goffredo di Buglione che lo rifiutava, accettando invece il più modesto titolo di "Difensore del Santo Sepolcro". Alla sua morte, un solo anno dopo (1100), suo fratello Baldovino non esitava invece ad accettare il titolo regale offertagli. Dagli archivi segreti del Priorato di Sion emerge il fatto che nel marzo 1117 Baldovino I, che doveva il suo trono all’Ordine di Sion, fosse costretto a negoziare la costituzione dell’Ordine del Tempio. Ulteriore dimostrazione della potenza e dell’influenza dell’Ordine. Poteva conferire titoli sovrani e costringere un Re all’obbedienza. Risulta inoltre che l’Ordo Templi esistesse già, almeno in forma embrionale, quattro anni prima della sua costituzione ufficiale. Quindi i cavalieri Templari erano attivi ancor prima del 1118, molto probabilmente in qualità di braccio armato ed amministrativo dell’Ordine di Sion, che restava quindi mascherato ed al sicuro, arroccato nella sua abbazia fortificata. I ricercatori scoprivano così le evidenti tracce di un immenso disegno, molto ambizioso, che potrebbe essere riassunto come segue: ¨ verso la fine dell’XI secolo un misterioso gruppo di monaci calabresi appariva nelle Ardenne, ove riceveva un’eccellente accoglienza, protezione ed un vasto terreno in Orval, ove costruivano un’abbazia; ¨ un membro di questo gruppo sarebbe stato l’istitutore di Goffredo di Buglione, il personaggio che aveva ispirato e promosso la prima Crociata; ¨ poco prima della fine del secolo XI quei monaci abbandonavano l’abbazia di Orval per scomparire nel nulla; ¨ benché non vi sia traccia della loro destinazione, è molto probabile che questa fosse stata Gerusalemme; ¨ è certo che Pietro l’Eremita si fosse imbarcato per la Terrasanta: quale membro della comunità di Orval, è molto probabile che fosse stato ben presto raggiunto dai suoi confratelli; ¨ nel 1099 cadeva Gerusalemme, ed il trono veniva offerto a Goffredo da un consesso anonimo; ¨ uno dei capi della comunità di Orval era sicuramente di origine calabrese; ¨ per volontà di Goffredo veniva costruita sul Monte Sion un’abbazia fortificata che assumeva il nome del luogo, e che veniva assegnata ai personaggi che gli avevano offerto il trono; ¨ nel 1114 i Cavalieri Templari erano già attivi come braccio armato dell’Ordine di Sion, ma la loro costituzione veniva esaminata solo nel 1117, per essere poi approvata nel 1118 su istanza di Hughes de Payns ed Andrea di Montbard, lo zio di san Bernardo; ¨ nel 1115 San Bernardo di Chiaravalle dirigeva un Ordine prossimo al tracollo finanziario, mentre si imponeva come principale portavoce della cristianità; era allora che una svolta improvvisa cambiava i destini dei cisterciensi, che dalla miseria cui erano ridotti si ritrovavano ad essere una delle istituzioni religiose eminenti, ricche ed influenti d’Europa; ¨ nel 1131 San Bernardo riceveva in dono l’abbazia di Orval, già abbandonata da quei monaci venuti dalla Calabria; ¨ San Bernardo diventava appassionato sostenitore dei Templari, contribuiva al loro riconoscimento ufficiale e ne redigeva la Regola; ¨ tra il 1115 ed il 1140 i cisterciensi ed i Templari prosperano, acquisendo ingenti somme di denaro e vastissime proprietà territoriali. Legittimo chiedersi se tale complesso intreccio di legami rappresentasse una serie di coincidenze, o non fosse piuttosto il frutto di un piano ben congegnato. Ci si trovava confrontati con una serie di personaggi, eventi e fenomeni sostanzialmente slegati tra loro, che casualmente e saltuariamente si incrociavano tra loro. Emergeva e si imponeva la necessità di valutare la presenza influente di un Ordine ignoto che avesse tenuto le fila di quel complesso gioco, visto che cisterciensi e Templari sembrava avessero agito secondo una strategia politica abilmente pianificata. Dai documenti segreti del Priorato di Sion non emerge alcun riferimento al periodo intercorso tra il 1118 ed il 1152. Resta peraltro accertato che l’Ordine avesse mantenuto la propria base in Terrasanta. Al ritorno dalla II Crociata il re Luigi VII di Francia era accompagnato da 95 membri dell’Ordine di Sion. Non è chiaro il motivo di quel viaggio, come rimane oscura la ragione di tanta benevolenza regale. Ma se l’Ordine era veramente la potenza che si celava dietro i Templari, la spiegazione va cercata nel fatto che quel Re era forte debitore dei Templari stessi, da cui aveva ricevuto denaro ed aiuti militari. Quindi l’Ordine di Sion, nella circostanza, poteva agire sia da garante che da esattore. Nel 1152 ritroviamo l’Ordine di Sion nuovamente attestato in Francia. Ben 62 dei suoi monaci venivano installati nel Gran Priorato di Saint Samson, in Orleans, offerto da Re Luigi, mentre 26 entravano a far parte del piccolo Priorato di Saint Jean le Blanc. Solo 7 di loro raggiungevano le fila dei Templari. Sono tuttora esistenti gli atti con cui Luigi VII insediava in Orleans il Gran Priorato di Sion. Esiste anche una Bolla del 1178 emessa da Alessandro III, che confermava tutti i possedimenti dell’Ordine, attestando le loro proprietà in Francia, in Piccardia, in Lombardia, in Sicilia, in Spagna ed in Calabria, oltre a varie località della Terrasanta. Nel 1187 Gerusalemme veniva rioccupata dai saraceni, grazie all’inettitudine ed alla impetuosità incontrollata di Gerard de Ridefort, Gran Maestro del Tempio, citato dai cronisti del tempo come traditore. Tutti i monaci di Sion, persa l’abbazia del Monte Sion, ritornavano ovviamente in Francia, raggiungendo le sicure basi là costituite. Con la caduta di Gerusalemme erano sorti disastrosi dissidi tra gli Ordini di Sion e del Tempio. Nel 1188 avveniva poi la netta separazione ufficiale tra i due Ordini: il padre rinnegava ufficialmente il figlio. Tale rottura veniva commemorata con una cerimonia rituale, denominata "taglio dell’olmo di Gisors", tenuta nel Campo Sacro, un luogo che i cronisti medioevali consideravano consacrato fin dai tempi precristiani. Il luogo era stato teatro, nel corso del XII secolo, di vari incontri tra i Re di Francia e d’Inghilterra. Al centro di quel campo sorgeva un olmo enorme, vecchio di 800 anni, il cui tronco poteva essere abbracciato solo con l'intervento di ben nove uomini. A quello storico episodio, rimasto solo malamente chiarito, partecipava anche Riccardo Cuor di Leone, figlio maggiore ed erede al trono di Enrico II d’Inghilterra. Quindi è certo che dal 1188 l’Ordo Templi era diventato completamente autonomo. Fino a quel tempo i due Ordini avevano addirittura avuto lo stesso Gran Maestro. Il Gran Maestro del Priorato di Sion eletto dopo il taglio dell’olmo non avrebbe avuto più alcun rapporto con il gran Maestro del Tempio. Come una sorta di sottotitolo, il Priorato di Sion avrebbe presto adottato Ormus, usato poi fino al 1306, un anno prima dell’arresto dei Templari francesi. L’emblema di Ormus è una specie di anagramma, formato da un certo numero di parole chiave e di simboli. La "M" centrale era in realtà c , e veniva usato come cornice dell’emblema. Ma era anche il simbolo zodiacale della vergine, che nel linguaggio iconografico medievale significava Notre Dame. Inoltre orme in francese significa olmo. Le prime due lettere, "OR", significano "Oro", mentre le ultime due, "US", sono una contrazione di Ours, il francese Orso ed il latino Ursus, emblema di Dagoberto II. Secondo la Tradizione massonica Ormus era il nome di un saggio e mistico egizio, un adepto gnostico di Alessandria, vissuto nei primi anni dell’era cristiana. Nel 46 d.C. Ormus e sei suoi seguaci venivano convertiti al cristianesimo da Marco, discepolo del Cristo. Dalla conversione nasceva una nuova setta che fondeva il credo cristiano con insegnamenti di altre scuole misteriche ancora più antiche. Da notare che a quel tempo Alessandria era una vera fucina di attività mistiche, una specie di crogiolo, in cui le dottrine giudaiche, mitraiche, zoroastriane, pitagoriche, ermetiche e neoplatoniche aleggiavano nell’aria fondendosi con innumerevoli altre. I Maestri abbondavano, e non è strano che uno di essi avesse adottato un nome come Ormus, ispirato al principio della Luce. Sempre secondo la Tradizione massonica Ormus avrebbe adottato per i suoi seguaci iniziati un simbolo di identificazione: una croce rossa. La stessa portata sul petto dai Cavalieri Templari. Ma dai documenti del Priorato di Sion appare un chiaro riferimento ai Rosacroce, avendo nel 1188 adottato, oltre all’Ormus, anche un secondo sottotitolo, ovvero il nome di "Ordre de la Rose-Croix Veritas". Il Priorato di Sion di Orleans comunque esiste tuttora, e vi sono chiari ed inequivocabili indicazioni che sia ancora pienamente operativo, enumerando tra i suoi Gran Maestri personaggi indiscutibilmente celebri, quali Sandro Filipepi (noto come Botticelli), Leonardo da Vinci, Isaac Newton, Victor Hugo, Claude Debussy e Jean Cocteau. Considerato che non è affatto cosa di poco conto, pare evidente che ci sia perlomeno motivo di profonda riflessione. Specie per coloro, e non sono certo pochi, che si cullano nella beata illusione che le sorti dell’intera umanità, e di tutte le sue istituzioni, giacciano unicamente nella mani della stessa.


Ordine francescano: Termine che identifica l’Ordine creato da San Francesco d’Assisi (v. Francescani).

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Ordine Martinista: Fu fondato nel 1891 dall’istrionesca figura di Papus (Gerard Encausse), che sosteneva d’aver ricevuto, dal precedente anello di una ininterrotta catena, gli intimi insegnamenti di Louis Claude de Sant-Martin (1743-1803). Questi sarebbero stati comunicati ad una ristretta cerchia di discepoli, e tramandati in cenacoli che lo stesso Papus avrebbe rinvigorito mediante la codificazione di un Ordine capace di meglio diffondere (oltre che meglio vivere, attraverso una disciplina scolastica e ritualistica) gli insegnamenti del Maestro. In realtà, e qui sta la clamorosa genesi di un equivoco che caratterizza l’O.M., l’ispirata teosofia cristiana di Saint-Martin (v.) non si ritrova minimamente rispecchiata nell’occultismo di Papus , che nella sua confusa e talvolta mistificatoria approssimazione, precaria negli assunti e tutt’altro che esteriore nelle modalità e nei frutti (intesi più come illusori poteri che come reale maturazione interiore), non ricalca certo il sofferto e luminoso sentiero della rigenerazione dell’uomo proposta dal grande mistico. L’iniziale infedeltà del Martinismo al pensiero saint-martiniano non ha pregiudicato, nel corso del tempo, l’emersione nel suo alveo di istanze e personalità di notevole levatura spirituale, intimamente affini al Maestro. Simbolismo e ritualità dell’Ordine evidenziano tracce di notevole suggestività che, sottratti alle deliranti pretese di chi è convinto che segni statici od azioni meccaniche possano condurre alla visione celeste, possono costituire supporti sensoriali capaci di produrre efficaci risonanze interiori in chi li pratica con retta intenzione, cioè in quanti sondano spesso il proprio essere onde assicurarsi che esso respiri per il regno della verità e non per il proprio, ovvero secondo il prezioso dettato del Tableau di Saint-Martin. L’O.M. si articola in tre gradi fondamentali: Associato od Apprendista Cohen, Iniziato o Compagno Cohen e Superiore Incognito o Maestro Cohen; esiste un quarto grado di Superiore Incognito Iniziatore (S.I.I.) riservato ai S.I. di sesso maschile, incaricati di trasmettere la tradizione. Tale grado fa parte del cosiddetto Ordine Interiore Cohen, ed è seguito da altri: Gran Maestro Cohen, Maestro Eletto Cohen, Cavaliere d’Oriente, Commendatore d’Oriente e Réau+Croix, un’impostazione sancita nel corso della riunione internazionale martinista degli Eletti Cohen, tenutasi a Parigi il 28 settembre 1962. L’O.M. è suddiviso in Gruppi o Logge, come le Logge massoniche sono intitolate a persone, figure mitiche o concetti, alla cui guida sta un Filosofo Incognito, vicario ideale di Saint-Martin, che amava definirsi proprio con questo nome, così evidenziando una volontaria negligenza verso la propria identità separata ed il desiderio di attribuire ogni luce sprigionante eventualmente dai suoi pensieri unicamente alla maggior Gloria di Dio. Il lavoro martinista si svolge su tre diversi piani: 1) quello della purificazione dell’individuo che, quale manifestazione dell’Adamo decaduto, è facile preda degli spiriti prevaricatori; pertanto egli deve vigilare a che i propri pensieri, le proprie parole e le proprie azioni fluiscano dalla sorgente pura dell’essere (a tale scopo alcuni Ordini Martinisti utilizzano un eserciziario scandito sulle fasi lunari); 2) quello della purificazione dell’aura terrestre infestata dagli spiriti prevaricatori, un atto compiuto mediante l’invio rituale di pensieri-seme, l’invocazione di gerarchie angeliche e la cacciata simbolica degli spiriti decaduti da uno spazio sacro preventivamente allestito; 3) quello del contatto con la "chose", ovvero con una manifestazione sensibile del Riparatore, che confermerebbe e sigillerebbe la validità, la pregnanza spirituale delle operazioni compiute. Tale schema operativo sequenziale martinistico viene contestato da taluni Ordini (ad esempio dall’Ordine Martinista italiano, che contende all’Ordine Martinista Antico e Tradizionale la rappresentatività della tradizione in questione), con l’asserzione di seguire un indirizzo di tipo meditativo ed introspettivo, rifuggendo da pretese teurgiche. In effetti la linea indicata è tipica dei raggruppamenti che si richiamano ad una sintesi di martinismo e martinezismo, ovvero recuperando più o meno fedelmente elementi dell’operatività Cohen, ma è pur vero che la specificità del Martinismo papusiano sta nella pretesa di stabilire contatti con le virtù latenti nell’universo, più che nella scarna pratica meditativa. Tra i simboli essenziali dell’O.M. si trovano la maschera (simbolo di spersonalizzazione, l’atteggiamento mentale del Filosofo Incognito che diventa lo sconosciuto tra gli uomini), il mantello (protezione simbolica da quanto è estraneo alla natura di figlio della luce dell’adepto), il trilume (simbolo del ternario come manifestazione divina), i tre colori (il bianco-Dio, il nero-Natura ed il rosso-Uomo), il Sigillo dell’Ordine detto Pentacolo (contenente il cerchio, il doppio triangolo e la croce, ovvero Dio, la Natura e l’Uomo), l’arco (il Triangolo Divino filtrato dalla circonferenza della manifestazione universale), la Croce (modello simbolico per l’Uomo in espansione nelle quattro direzioni, teso a realizzare la quadratura del cerchio, eleggendosi a segno dell’Unità divina) ed il nome divino (Dio si dà al creato per Amore: Egli è pienezza dell’essere "yod" e trasparente matrice "he" che diventa unità articolata "vau" che congiunge le prime due. È Sophia, perfetta saggezza divina opposta a stoltezza umana e Fuoco divampante, l’amore divino simboleggiato dal sacro nome di Gesù, caro al Martinismo). L’O.M. incita i propri adepti allo studio di tutte le tradizioni e delle scienze dell’uomo, valide comunque solo quale conferma ed integrazione dell’esperienza ontologica della Croce (la Croce è ben anteriore al male, non è sofferenza, è radice eterna dell’eterna Luce). Infine l’O.M. ricerca nella Bibbia, nelle varie Scritture religiose, nei reperti mitologici e nella stessa Natura i collegamenti simbolici e le tracce della Verità Prima, ovvero l’origine ed il destino dell’essere umano. Il rapporto tra O.M. e Massoneria è di autonomia totale, anche se la maggior parte degli aderenti maschi al Martinismo è sempre stata reclutata in ambienti massonici. Una delle figure massoniche più colte e sensibili, Carlo Gentile (m. 1984), denominato Antelius, è stato uno dei veri (non soltanto virtuali) Superiori Incogniti del Martinismo. In Italia operano oggi due Ordini Martinisti, di diverso orientamento: uno piùmistico-gnostico, l’altro più magico-cabalistico. I rispettivi bollettini, Ordine Martinista e La Tradizione Esoterica, contengono spesso studi e meditazioni di buona caratura, anche se (come tutti i materiali martinisti) altrettanto spesso si allontanano dallo spirito di Saint-Martin, concedendo spazio alla presunzione di chi lascia intendere di "sapere" ciò che in realtà, perdurando tale atteggiamento che occasionalmente sconfina nel delirio dell’onnipotenza, gli sfuggirà sempre. (M. Moramarco)


Ordine Martinista degli Eletti Cohen dell’UniversoFondato intorno al 1945 da Robert Ambelain, un massone amante del mistero. Si tratta di un corpo che dal 1967 ha ripristinato l’antica denominazione dell’Ordine, senza poter rivendicare alcuna discendenza diretta dagli Eletti Cohen del ‘700. Tra i suoi animatori italiani troviamo la nobile figura di Carlo Gentile, al quale si deve il bel passo di una preghiera: "La preghiera deve usarsi quotidianamente, costantemente, ma con purità e secondo ispirazione; sopra ogni altra considerazione, dev’essere universale. Tu pregherai per tutti. L’Eone caduto attende la nostra mano soccorritrice. Anch’egli è nostro Fratello, e noi non abbiamo il diritto di dimenticarlo. È perciò dovere degli uomini agire come se le differenze non esistessero, praticando la fratellanza universale e la pietà per tutti gli esseri, non esclusi gli animali, che sono nostri fratelli inferiori, destinati a salire nel piano divino ed a collaborare in avvenire più validamente all’immensa Opera del Supremo". Quest’Ordine si differenziava completamente da quello dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo, in quanto si trattò della ricostruzione delle diverse correnti martiniste. Infatti alla base non vi era più la Massoneria, ma quello che fu definito il martinismo cardiaco di Saint-Martin. La scala di tale ricostruzione del tutto estranea a quella di Martinez, prevedeva: Prima Serie (1°: Associato – 2°: Iniziato; 3°: Superiore Incognito); Seconda Serie: (4°: Maestro Cohen o Superiore Incognito Iniziatore – 5°: Maestro Eletto Cohen, equivalente a Scudiero Novizio – 6°: Gran Maestro Cohen, equivalente a Grande Architetto, a Cavaliere Beneficente della Città Santa, Apprendista Reau-Croix) – 7°: Cavaliere dell’Oriente, equivalente a Grande Eletto di Zorobabele, a Cavaliere Professo, a Compagno Reau-Croix) – 8°: Comandante d’Oriente, equivalente a cavaliere Professo I, a Maestro Reau-Croix) – 9°: Reau-Croix, equivalente a Cavaliere Gran Professo II, Potente Maestro Reau-Croix. L’Ordine neo-martinezista di Ambelain, che in realtà era intriso di elementi saint-martiniani (come si può dedurre dalla preghiera), venne collocato in sonno dal suo Sovrano, l’italiano Hermete (un noto pittore rimasto del tutto anonimo), nel 1968.

Ordine MassonicoCon il termine Ordine è di norma identificato il livello istituzionale massonico di cui fanno parte tutte le Logge. Si tratta quindi delle corporazioni iniziatiche operanti nei primi tre gradi, da taluni definiti "azzurri". Per cui molti illustri studiosi massoni (v. Simbologia Azzurra, di Umberto Gorel Porciatti, Ediz. Atanor, 1968) la "Massoneria Azzurra" è fondamentale, basilare ed essenziale, in quanto su di essa si erge la complessa struttura muratoria, che comprende i Corpi Rituali, ovvero la Massoneria degli alti gradi. Nessuna Obbedienza o Comunione della Massoneria Universale regolare può ammettere l'appartenenza di un suo adepto ad un qualsivoglia rito se non è membro regolare, frequentante e quotizzante di una loggia "azzurra". Per Massoneria regolare s'intende l'Obbedienza che impone il pieno ed assoluto rispetto degli Antichi Doveri, definiti dalla Costituzioni di Anderson (v.) edite a Londra nel 1723. Tra tali doveri è compreso l'obbligo dell'uso rituale del Libro Sacro, sul quale vengono disposti la Squadra ed il Compasso (le tre Luci muratorie), nonché il rifiuto all'iniziazione delle donne. É opportuno sottolineare che i grembiuli di Loggia, in tutte le obbedienze del mondo, sono decorati in azzurro. Solo in poche Obbedienze mediterranee tali decorazioni sono di colore "rosso", eredità dell'influenza esercitata in passato dalla massoneria francese, che due secoli or sono aveva adottato tale colore proprio per distinguersi dalla massoneria inglese.

wpe6.jpg (6015 byte)Ordine Reale di Scozia: Secondo G. Draffen of Newington, membro del governo del Corpo, The Royal Order of Scotland sicuramente esisteva fin dal lontano 1730. Rappresenta un Corpo parallelo alla Massoneria, in cui resta peraltro radicato, un sistema unico, in quanto non ammette che una sola Gran Loggia per tutto il mondo. Raggruppa una quarantina di Grandi Logge Provinciali, in gran parte fondate nel Commonwealth, ma anche in Olanda, Stati Uniti, Sudafrica e Filippine. In origine la sola qualificazione definita dalle sue Costituzioni era quella d’essere Maestro Massone da almeno cinque anni. Attualmente invece si richiede ai candidati il 32° Grado del R.S.A.A. oppure, per dispensa, il grado di Cavaliere templare del Rito di York. L’O.R.S. comprende due soli gradi: 1) Fratello di Heredom di Kilwinning; 2) Cavaliere Rosa Croce. Ambedue vengono conferiti nel corso della stessa cerimonia. Sotto il profilo filologico e spirituale, il termine Heredom di Kilwinning idealmente ci riporta al XII secolo, al tempo del regno di Davide I, re degli Scozzesi, quando si sarebbe originata la tradizione del Royal Order. Si tratta di un grado cristiano propedeutico alla ricerca della Parola Perduta, il grado in cui il Massone indossa una virtù specifica. Il centro di Kilwinning costituisce il cuore della Scozia massonica, ed è la sede della più antica Loggia ancora operativa. Più complessa è la definizione di Heredom, un termine misterioso cui massonicamente si ascrivono quattro diverse valenze: a) quella di eredità templare, per cui sarebbe la deformazione di heirdom, formata da "heir" (erede) e dal suffisso "dom" (ambito in cui si estrinseca una certa qualità, come in Kingdom – regno ed in Freedom – Libertà): Quindi Heredom significherebbe l’infusione della tradizione templare in quella dell’O.R.S. A supporto di tale leggendaria ascendenza si adduce la data di rifondazione dell’O., il 1314, coincidente con l’eclissi storica templare; b) quella di qualifica muratoria, per cui Heredom sarebbe la deformazione di "harodim", temine ebraico che nell’Antico Testamento (Re 5, 15-16 e Cronache 11, 18) designa i capi degli operai del Tempio di Salomone. wpe7.jpg (12369 byte)Al riguardo occorre ricordare che William Preston fondò un Ordine di perfezionamento intitolato agli "Harodim"; c) quella di casa o luogo santo: In tal caso Heredom viene ricondotto al greco "hieros" (sacro)"domos" (casa), fenomenologicamente omologato alla "Casa dello Spirito Santo" di memoria rosicruciana; d) quella di montagna sacra, per cui Heredom sarebbe una vetta ubicata in Scozia (presente solo nella geografia sacra), ai piedi della quale si sarebbero rifugiati i Cavalieri Templari sfuggiti alla persecuzione francese, prima di fondare con il re Robert Bruce la Loggia Madre di Kilwinning: Il simbolismo rivelato da questa versione è quello della montagna (v.), ricorrente nella fenomenologia del sacro. La maggior parte del cerimoniale dell’O.R.S. è in versi, ed i tre principali Ufficiali sono situati all’oriente, a sud-ovest ed a nord-ovest del Tempio, formando così un triangolo. É stato assodato che le prime Logge della Massoneria azzurra erano disposte così. Interessante notare che il seggio situato al centro dell’Oriente viene mantenuto vuoto, essendo considerato posto d’onore riservato al Re degli Scozzesi, ritenuto Gran Maestro ereditario. Se storicamente tale simbolo rimanda all’epoca in cui la Scozia era un regno autonomo, esotericamente la sua valenza è molto più significativa, poiché conferma l’importanza del tema simbolico del "polo" nell’ambito di quella comunità. Il seggio od il trono vuoti ma idealmente occupati da una figura carismatica stanno infatti a significare l’intronizzazione, ovvero l’esaltazione di quella presenza invisibile che, nominata od evocata in spirito, si stabilisce come mediatrice tra il mondo umano e quello divino. Una pratica reperibile in molti punti della storia delle religioni: così i Manichei, in occasione della "Bema", la loro celebrazione liturgica che commemorava la passione e la morte del Signore Mani, si rivolgevano al seggio vuoto su cui egli stava invisibilmente assiso. Tutti i membri dell’Ordine debbono essere cristiani e credere nella Santa Trinità. In occasione dell’ammissione ogni membro dell’Ordine riceve un soprannome caratterizzante le sue qualità ed il suo carattere. Quando vengono scritti, in tali soprannomi le vocali sono sostituite da punti. L’O. non viene considerato un alto grado, dato che si considera Massoneria completa: è contemporaneamente Capitolo e Gran Loggia, il che fa sì che esso non potrebbe essere utilizzato come alto grado di un qualunque Rito Massonico senza tradire la propria natura, la sua origine ed i suoi fini. L’O.R.S. è forse il più ambito fra tutti gli alti gradi scozzesi e del mondo. Secondo Jean Tourniac, "l’Ordine non è propriamente parlando un alto grado, in quanto esso rappresenta una Massoneria completa ed un suo alto grado; è Capitolo e Gran Loggia insieme, il che lo esclude dall’impiego come Alto Grado di un qualsiaisi Rito massonico, poiché ne tradirebbe la natura, l’origine e le finalità".

Ordini cavallereschi: Istituzioni civili che conferiscono onorificenze a cittadini distintisi per particolari benemerenze. Le origini storiche degli O. risalgono all'istituto feudale della cavalleria, per cui i fedeli servitori di sovrani e feudatari venivano da questi compensati con la nomina a Cavaliere (di Giustizia, di Grazia o Sperone o della santa Croce), rimanendo uniti da vincoli morali e religiosi superiori. Agli inizi del XVI secolo molti O. di sperone o religiosi vennero soppressi, o furono trasformati in ordini dinastici. Con la creazione del Regno, in Italia molti ordini vennero soppressi o ridotti a semplici onorificenze civili. Non furono però aboliti quelli pontifici, tra cui l'O. dello Speron d'oro, l'O. di Cristo, l'O. di San Gregorio Magno e l'O. del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Onorificenze italiane monarchiche erano: l'O. della Santissima Annunziata, l'O. dei ss. Maurizio e Lazzaro, l'O. Militare e l'O. Civile di Savoia, l'O. della Corona d'Italia, l'O. al Merito del lavoro, l'O. al Merito della Stella d'Italia e l'O. dell'Aquila Romana. Tali onorificenze, come ogni titolo nobiliare, furono tutti soppresse nel 1946, alla proclamazione della Repubblica italiana. Sono state sostituite da onorificenze repubblicane, quali: l'O. al Merito della Repubblica Italiana (istituito nel 1951, in quattro livelli, che ha riordinato la disciplina degli O. cavallereschi in Italia), l'O. Militare d'Italia, l'O. al Merito del Lavoro e l'O. della Stella della Solidarietà italiana.

Ordini religiosi: Nella chiesa cattolica sono così definite le società di vita in comune, approvate dall’autorità ecclesiastica, i cui membri tendono alla perfezione evangelica, pronunciando i tre voti perpetui, pubblici e solenni, di povertà, castità ed obbedienza (Codex Iuris Canonici, 488). Si distinguono dalle congregazioni perché i membri di queste pronunciano voti semplici. Gli O. sono suddivisi in quattro categorie: O. canonicali, o dei canonici regolari (Agostiniani, Premonstratensi e Crocigeri); O. monastici (Benedettini, Certosini, Camaldolesi, Vallombrosani, Olivetani, Mechitaristi, Cisterciensi, Antoniani e Basiliani); O. mendicanti (Francescani, Domenicani, Carmelitani, Mercedari, Trinitari, Serviti, Minimi e Fatebenefratelli); chierici regolari (Barnabiti, Gesuiti, Teatini, Somaschi, Camilliani e Scolopi). All’interno di un O. si distingue normalmente: il prim’O. (maschile, risalente al fondatore, come i Francescani, i Domenicani ed i Carmelitani); il second’O. (femminile, come le Clarisse, le Domenicane e le Carmelitane); il terz’O. (laici che partecipano alla regola compatibilmente con il proprio stato, per esempio di San Domenico e di san Francesco).

Ordo ab ChaoMotto universale che significa ordine dal disordine, che ogni buon Massone si impegna ad applicare interiormente, ovvero attraverso un’operatività applicata su sé stesso, tesa a sostituire l’ordine alla naturale confusione interiore dell’essere umano. Generalmente indica il passaggio del profano dallo stato di Pietra Grezza (v.) alla condizione di Pietra Cubica (v.) o Levigata, potenzialmente o virtualmente acquisita mediante l’Iniziazione (v.). Questa gli indica la strada da percorrere, ma sta poi ad ogni Iniziato lo sfruttare con profonda rettitudine i mezzi di cui dispone, mente, cuore e gambe, per percorrerla realmente, guadagnandosi così l’Iniziazione effettiva e reale. Quindi il motto O. suona come un richiamo alla severa autodisciplina che si richiede in materia iniziatica. L’espressione è impressa nell’emblema dell’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim (v.), nonché nel trono del XXXIII Grado di Sovrano Grande Ispettore Generale del Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.).

Ordo Rosae MisticaeConfraternita che si ripropone la ristrutturazione dell’Ordo Templi Orientis (v. O.T.O.), fondato da Aleister Crowley, che ne divenne capo nel 1922, e vi rimase fino alla morte avvenuta nel 1947, allorché gli successe il suo discepolo Karl J. Germer. Attualmente vi sarebbero quattro principali sezione nel mondo, e precisamente in Svizzera, Germania, Inghilterra e Stati Uniti (v.).

Ordo Templi Orientis: Ordine nato nel 1895 per iniziativa dell’industriale austriaco Carl Kellner (1851-1905) che da tempo praticava con amici la magia sessuale. Theodor Reuss (1855-1923), considerato sia dagli storici che dai massoni un truffatore, nel 1902 aveva irregolarmente importato in Germania dalla Francia l’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim. Affiancatosi a Kellner, ritennero opportuna l’associazione al Rito di Memphis e Misraim, il cui il 90° e 95° grado divennero il IX grado dell’O.T.O. Concepito in origine come circolo privato per la pratica della magia sessuale secondo rituali tantrici, vi confluirono nel tempo diverso ordini e chiese, tra cui: · 1) la Fraternitas Saturni, costituita in Germania nel 1926 dal libraio Eugen Grosche (1888-1964), il primo ordine ad essere fondato sulla religiose filosofica crowleyana di Thelema (La Legge del Nuovo Eone); · 2) la Fraternitas Rosicruciana Antiqua, costituita in Sudamerica nel 1927 dall'avventuriero tedesco Amold Krumm-Heller (1879-1949); · 3) l’Ordine degli Illuminati, la cui affinità fu stabilita soltanto all'inizio del nuovo secolo dai suoi rifondatori, Theodor Reuss e l'attore Leopold Engel (1858-1931); · 4) la Ecclesia Gnostica Catholica, misteriosa Chiesa Cattolica Gnostica, i cui contatti con l'O.T.O. attraverso una delle sue molte diramazioni è rilevabile soltanto nel periodo fra il 1908 e il 1920; · 5) infine si fa menzione della Pansophia di Heinrich Tränker, omettendo però l'ordine fondato da Crowley, l’Astrum Argenteum. Il libraio Tränker (1880-1956), prima di intraprendere il proprio progetto, fu molto attivo nello sviluppo della Teosofia tedesca. Reuss gli fornì una Patente di X nel 1921. Rimane il dubbio se Reuss mandò avanti I'O.T.O. secondo il concetto di Carl Kellner quando questi venne a mancare nel 1905. Ma sotto l'autorità di Reuss, il concetto dell'O.T.O. trovò la sua definitiva struttura con dieci gradi, di cui il l'VIII° e il IX°, divergendo dalle regolari linee massoniche, praticavano la magia sessuale. Il X° definiva il direttore amministrativo del paese. La controversa apparizione di Aleister Crowley nel 1910-1912 determinò l'introduzione di un fattore distintivo, secondo il quale i differenti raggruppamenti O.T.O. possono venire classificati: l’accettazione della Legge di Thelema nei rituali. Uno dei principali argomenti oggetto di disputa nel fenomeno O.T.O. è come stabilire quali delle molte correnti O.T.O. siano genuine. I rituali d'iniziazione O.T.O. riscritti da Crowley tra il 1917 e il 1942, non vennero mai impiegati da Theodor Reuss. Tutte le altre logge di Reuss svilupparono a quel tempo i propri rituali. C'è ragione di credere che persino Reuss non intendesse il suo O.T.O. come veicolo per Thelema. Nel novembre 1921 Reuss espulse Crowley dall'O.T.O. Nonostante questo, Crowley già scriveva nel suo diario il 27 novembre 1921, dopo il litigio con Reuss: "Mi sono autoproclamato OHO" (Outer Head of the Order), l'autorità Mondiale dell'O.T.O., di norma nominato dal predecessore oppure votato all'unanimità da tutti i membri di X grado. In Germania, nel 1922, Heinrich Tränker ed il suo segretario Karl Germer costituirono la Pansophia, già presentata l’anno precedente da Tränker e sua moglie, ma ora supportata finanziariamente dall'uomo d'affari Germer. Reuss morì nel 1923 senza nominare un successore. Molto probabilmente, egli intendeva quale suo erede l'uomo d'affari svizzero Hans Rudolf Hilfiker (1882-1855), che era Maestro Venerabile della Loggia Libertas et Fraternitas, fondata nel 1917 a Zurigo. Ma questo serio massone non intendeva avere rapporti con Reuss e Crowley, a causa della loro cattiva reputazione. Come Crowley ammise in una lettera del 1924 a Heinrich Tränker, Reuss non l'aveva mai scelto quale suo successore. Nel 1926, dopo che Crowley aveva fatto visita a Tränker e Germer in Germania, il segretario della Pansophia, Eugen Grosche, lasciò il circolo interno della Pansophia e fondò la Fraternitas Saturni assieme a sessanta ex membri dell'O.T.O., facendone il primo ordine fondato sulla Legge di Thelema. Ciò che restava dell'O.T.O. di Tränker, che ha solo superficiali riferimenti al Thelema, divenne pressoché inattivo. Così a quel tempo le vestigia dell'O.T.O. di Monte Verità di Reuss e le sue diramazioni a Zurigo rimasero i soli gruppi O.T.O. attivi in Europa, se non nel mondo, se si eccettuano i tentativi fatti da Crowley per sfruttare l'O.T.O. in America come mezzo per procurarsi guadagni e pubblicare i propri scritti. Il fornaio svizzero, ex comunista, Hermann Joseph Metzger (1919-1990) fu iniziato nel 1943 a Davos (Svizzera) da Alice Sprengel (1871-1947) del Monte Verità, e le sue imprese meritano una certa considerazione. Non si può dimenticare che dopo la morte di Crowley nel 1947, il suo successore Karl Germer (1895-1962) non reclutò alcun membro negli Stati Uniti, e l'O.T.O. svizzero può essere considerato il solo O.T.O. attivo a quel tempo nel mondo intero. Inoltre, Metzger fu capace di produrre prove a sostegno dell'origine Reussiana del suo O.T.O., un fatto che gli conferì autorità su ogni cellula dell'O.T.O. crowleyano.

wpe8.jpg (10654 byte)Ordo TempliOrdine religioso e militare ispirato da Bernardo da Chiaravalle fin dal 1113, formalmente costituito nel 1118 da nove nobili cavalieri, che si erano presentati al Re Baldovino II in Gerusalemme per ottenere l’autorizzazione a formare il nuovo "Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo". Il loro scopo dichiarato era la protezione dei pellegrini lungo le strade che portavano alla Terra Santa. Ottenevano il consenso, ed anche l’assegnazione di una vasta ala dello stesso palazzo reale, costruita sui resti della moschea di Omar e del Tempio di Erode. Quei cavalieri restavano racchiusi nella sede loro assegnata per circa nove lunghi anni, dedicati esclusivamente a veri e propri scavi archeologici, una campagna condotta soprattutto nelle fondamenta del tempio in cui risiedevano. Secondo alcuni studiosi, essi avrebbero riportato alla luce un vero tesoro, costituito da oro, argento e pietre preziose, con cui rimpinguavano anche le esauste casse dell'Ordine cisterciense di Bernardo di Chiaravalle, ma soprattutto si avviavano a costituire un vero impero finanziario, che li avrebbe imposti all’attenzione dell’intero mondo occidentale e medio orientale. Avevano così formato la prima ricchissima banca europea. Pare avessero anche ritrovato importantissimi documenti, tra cui numerose testimonianze religiose relative all’intero periodo biblico, fino al momento in cui erano stati nascosti, secondo precise direttive impartite da Mosé stesso, dalla comunità essena di Qumran (v.), che li custodiva gelosamente fino al 68 d.C., poco prima cioè della conquista romana di Gerusalemme, culminata con la distruzione del Tempio (70 d.C.). Il contenuto di tale documenti, di cui non esistono che pochi stralci giunti a noi dagli archivi vaticani e grazie al rigido intervento di Napoleone Bonaparte che ne aveva imposta la consegna, sono deducibili dalle copie rinvenute nel 1947 nelle grotte di Qumran (v.). Si tratta dei famosi manoscritti detti "del Mar Morto" (v.), le quattro copie occultate dagli Esseni (v.), insieme agli originali nascosti nel tempio di Erode (v.). Prima di approfondire le molteplici significanze dei contenuti di quei preziosi ed eloquenti documenti, occorre ancora notare che venivano alla luce anche antichi piani architettonici, risalenti alla IV-V dinastia egizia, e portati in Israele al tempo dell’Esodo. Questi permettevano ai Templari, diventati cavalieri dell’Ordine del Tempio, di estendere la loro operatività alla costruzione di splendide cattedrali, prima fra tutte quella di Chartres, orgoglio dell’architettura gotica medievale. La documentazione che doveva risultare più determinante per le sorti dell’O., doveva però essere quella religiosa. Superate notevoli difficoltà incontrate per la loro lettura ed interpretazione, pare che i Templari (v.) si fossero trovati a disporre di prove storicamente inconfutabili di portata immane: ¨ Gesù non era un dio, ma un comune mortale, dotato però di cultura e carisma eccezionali; ¨ Gesù aveva un fratello, noto come Giacomo il Giusto, eletto a suo successore quale capo della chiesa primitiva, liturgicamente legata alla religione ebraica; ¨ Saulo di Tarso, ovvero san Paolo, ideatore e vero creatore del Cristo, sarebbe stato un personaggio ambiguo, che si era inventata una chiave ellenistica di interpretazione dei fatti messianici, ben lontana dalla realtà, propagandola tanto tra i gentili da imporla su ogni altra interpretazione; ¨ San Pietro, sostenuto da Paolo di Tarso, aveva letteralmente usurpato l’eredità messianica, su cui era stato fondato il potere spirituale (e poi temporale) della chiesa di Roma. Il possesso di tali importanti informazioni non aveva comunque distolto i Cavalieri Templari dalla missione che si erano impegnati a svolgere. Si erano rafforzati, erano diventati ormai migliaia, osservavano una Regola monastica redatta per loro dallo stesso Bernardo di Chiaravalle (basata sui perpetui voti di povertà, castità ed obbedienza secondo il Codex Iuris Canonici del 488), avevano infine tracciato sicure vie di comunicazione, che presidiavano anche grazie ad una flotta organizzata ed a Commende e Grange fortificate ed auto sufficienti, dotate di castelli ed ospedali. Ovviamente, pur rispettando pienamente il pontefice quale capo supremo dell’Ordine, nonché la stessa religione cristiana ufficiale, già il primo Gran Maestro, Hughes de Payns, aveva favorito l’adozione di rituali incorporanti l’essenza delle nuove conoscenze acquisite. In particolare il rituale di iniziazione dei neo Cavalieri comprendeva passaggi evocanti le scoperte fatte nel Sancta Sanctorum del Tempio di Erode, e le essenzialità dei documenti religiosi portati alla luce. Si trattava comunque di complementarietà, che potevano benissimo convivere con la Regola dell’O. Purtroppo le condizioni finanziarie del re Filippo IV di Francia, detto il Bello, diventavano col tempo disastrose. Pesantemente indebitato con l’O., impossibilitato a saldare il debito contratto, vista la misera fine dei vari tentativi perpetrati per assumere il controllo dell’Ordine, al sovrano francese non restava alternativa all’eliminazione dello scomodo ed inopportuno creditore. Venuto in qualche modo a conoscenza della componente "eretica" della ritualità templare, egli escogitava, attraverso la calunnia, la provocazione della condanna formale da parte della Chiesa, ovvero la scomunica e, naturalmente, la confisca dei beni. Incontrava però la decisa opposizione di papa Bonifacio VIII, estremamente restio alla soppressione di un Ordine cui non aveva alcunché da rimproverare. A re Filippo non restava quindi alternativa possibile: doveva portare al più presto al soglio di Pietro un pontefice nuovo, casalingo ed estremamente fidato. Ci riusciva mediante la soppressione, in un breve lasso di tempo, di ben due diversi pontefici, ovvero dello stesso Bonifacio VIII e del suo successore Benedetto XI. Con l’elezione a papa del fido Bertrand de Goth, vescovo di Bordeaux, che assumeva il nome di Clemente V, aveva finalmente successo la sua strategia. Con il Concilio di Vienne del 1312 l’Ordine veniva formalmente scomunicato e disciolto, i beni confiscati, e ben 15.000 Cavalieri arrestati, soprattutto in territorio francese. Il tribunale della Santa Inquisizione avviava subito la propria intensa attività, sotto le direttive di Filippo IV e del sommo inquisitore, il domenicano Guglielmo di Parigi, dottore in teologia e confessore del re. Il 19 marzo 1314 un rogo parigino segnava wpe9.jpg (8787 byte)la fine definitiva di Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell’O., giustiziato insieme ai Cavalieri visitatori Hughes de Payrand, Goffredo de Conneville e Goffredo de Charney. La leggenda nata dalla presunta maledizione lanciata prima della morte da Jacques de Molay contro i suoi due persecutori, non può che suscitare perplessità, vista la pressoché immediata morte sia di Clemente V che di Filippo IV, più che far pensare ad un improbabile intervento divino, fa credere ad un ultimo ordine impartito ai cavalieri superstiti, Questi non erano certo pochi, molto probabilmente qualche migliaia, ed erano presenti ad ogni livello. La poderosa flotta templare ormeggiata a La Rochelle era misteriosamente scomparsa nel corso della notte precedente l’esecuzione dell’ordine di cattura e di sequestro. Ci sono tracce evidenti sulla sua destinazione: il grosso di essa era approdata in Scozia, mentre una parte più ridotta aveva seguito una rotta verso occidente, lungo il 42° parallelo, diretta verso l’ancora sconosciuta Merica. Il contingente avventuratosi oltre oceano aveva in seguito raggiunto il grosso della flotta. I Cavalieri superstiti avevano trovato in Robert Bruce, re di Scozia con il nome di Roberto I, un appassionato protettore. Questi li aveva infatti subito integrati nella Loggia massonica diKilwinning, poi elevata di grado e ribattezzata Gran Loggia Reale di Hérédom. Nel tardo XIV secolo i Templari avevano edificato la suggestiva cappella di Rosslyn, l’unica poi risparmiata, e non certo casualmente, dal massone Cromwell, che aveva invece raso al suolo tutte le chiese scozzesi. Essa è decorata con capitelli ed architravi raffiguranti, oltre a vari simboli massonici, mappe di mais e foglie di aloe, vegetali di esclusiva origine americana, quindi allora del tutto sconosciuti in Europa. Si era infatti ad oltre un secolo prima dell’impresa di Cristoforo Colombo (1492). La cappella di Rosslyn risulta essere la copia esatta del tempio di Gerusalemme, anche nelle fondamenta. Là, sotto un’enorme pietra, proprio al centro del pavimento, i sondaggi effettuati hanno rivelato la presenza di una fitta rete di ampi cunicoli. Secondo la tradizione, di cui è custode la nobile famiglia Sinclair (in origine Saint-Clair) da secoli proprietaria della cappella, vi sarebbero custoditi quattro enormi bauli, contenenti buona parte del tesoro dei Templari, ma soprattutto le documentazioni originali rinvenute nel tempio di Erode. Quell’enorme botola pare stia per essere rimossa, ed i sotterranei dovrebbero rivelare il segreto custodito da cinque secoli, anche se è prevedibile un’estrema riservatezza nella rivelazione di quanto rinvenuto. La fantasia umana si è ripetutamente scatenata su questo mitico Ordine. Gli stessi Massoni vantano genericamente il possesso della sua tradizione. Hanno anche ideato ordini e gradi che definiscono di stretta discendenza templare. L'analisi accurata della storia della Libera Muratoria conferma la piena validità di tale asserzione, vista però in chiave simbolica di cavalleria di pura natura spirituale. Tra le varie strutture massoniche oggi esistenti, l’unica che forse possa considerarsi erede dell’O. pare essere il Gran Priorato di Scozia (v.), con sede in Edimburgo. Anche il Rito di York conferisce i gradi di cavaliere di Malta e del Tempio, quali massimi gradi della sua istituzione. Il rituale è coinvolgente, a volte drammatico, facendo trapelare un aspetto del tutto nuovo della figura messianica e del significato della croce. Il 30° grado, dei Cavalieri Kadosch, conferito sia dal Rito Scozzese Antico ed Accettato che dal Rito di Memphis e Misraim, è di chiara ispirazione templare. Non vi sono però contenuti rituali particolari, che possano far pensare ad interpretazioni diverse o dissacranti su quelle che si è usi definire verità dogmatiche della fede cattolica.

Orfico: Iniziato ai misteri orfici. Termine derivato dal greco orphikos, riferito ad Orfeo, ritenuto il fondatore di una dottrina escatologica dell'antica Grecia denominata orfismo (v.), e dei riti religiosi da esso derivati.


Orfismo: Religione misterica originaria della Tracia, o forse del lontano Oriente, che si sviluppò in Grecia nel VI secolo a.C., affermandosi nell'età ellenistica e del primo impero. Collegata al culto dionisiaco, l'O. si rifà al mito di Orfeo, l'eroe che, rinnovando nella propria morte la passione del dio fanciullo, aveva meritato l'immortalità. Si caratterizza per la fede nell'immortalità promessa ai suoi adepti, che avrebbe liberato l'anima dal ciclo delle nascite, rendendola partecipe della vita stessa degli dei. La comunione col dio, attraverso una serie di pratiche di purificazione rituale, preparava l'anima al viaggio nel regno dei morti. La base della fede orfica è la postulata identità tra l'anima dell'uomo e la natura divina. L'O. ebbe un notevole influsso sull'arte e sulla cultura greca, lasciando tracce nelle opere di poeti come Pindaro e di filosofi come Empedocle e Platone.


OrgoneLo studioso austriaco Wilhem Reich (1897-1957), vissuto negli Stati Uniti dove si era trasferito, chiamo O. (od anche Energia Orgonica) una forma di energia da lui scoperta negli anni ‘39-40, quando conduceva i suoi studi in Scandinavia, dove si era rifugiato prima di trasferirsi definitivamente in America per sfuggire alle persecuzioni naziste. Secondo Reich l’O. sarebbe alla base di tutto il mondo organico ed inorganico, essendone responsabile morfologico, ovvero stabilirebbe tutte le forme esistenti, da quelle dei cristalli a quelle delle piante, fino a tutti gli animali. L’O. sarebbe presente in tutto: negli esseri viventi, nella terra, nell’acqua, e particolarmente nell’atmosfera, avviluppando come in un involucro l’intero pianeta. Il nome deriva da orgasmo, in quanto Reich, psicanalista allievo di Freud, individuava la più intensa e diretta manifestazione di questa energia nel momento dell’orgasmo erotico, radice della vita. Per mezzo dell’O. si curerebbero le malattie, si influenzerebbe la crescita delle piante e verrebbero provocati fenomeni atmosferici, come il vento, la pioggia, la siccità e la bonaccia. L’O. ha dei punti di contatto con teorie precedenti, come la OD di Karl Reichenbach (1799-1869), scienziato tedesco (cui si deve tra l’altro la scoperta della paraffina e del creosoto), il quale, ispirandosi al magnetismo animale di Mesmer (v.), si convinse di aver scoperto un’energia emanata dai corpi degli esseri viventi, dai cristalli, dai raggi solari e lunari, dai magneti e dall’elettricità. Chiamò quest’energia OD, dal nome della divinità germanica Odino. Evidenti i punti di contatto con l’O., che trova riscontro anche nelle teorie delvitalismo, la dottrina scientifica e filosofica che si oppone alle concezioni meccanicistiche (v.), sostenendo l’impossibilità di ridurre i fenomeni biologici a semplici fenomeni fisico-chimici, e li considera diretti da energie autonome, diverse da quelle che intervengono nella materia non vivente. Anche il fisiologo tedesco Hans Driesch (1867-1841), rifacendosi al concetto aristotelico dell’entelechia (termine derivato dal greco che significa avere in sé il proprio fine), elaborò con le sue ricerche una dottrina che chiamò Neovitalismo, sempre in opposizione al meccanicismo, proponendo il concetto che alla base delle attività fisiologiche vi fosse un’idea, un principio mentale sia pure di carattere fisico, il quale avrebbe regolato gli sviluppi e le funzioni organiche. Wilhem Reich aveva portato il discorso ancora più avanti, e forse aveva trovato la sua chiave di verità. Dopo aver studiato i rapporti tra la sessualità e l’equilibrio delle forze psichiche totali, approfondì le indagini sulle componenti bioelettriche della sessualità. Queste ricerche lo portarono gradualmente a formulare la sua teoria sull’O. come unità di energia vitale. Tale energia, che permeerebbe l’intera atmosfera, sarebbe capace di vitalizzare anche particelle inorganiche, come risulterebbe dalle prove di laboratorio da lui eseguite. Alcune di queste particelle, da lui portate all’incandescenza ed immerse in una soluzione nutritiva, si mossero, organizzandosi come cellule viventi. Reich chiamò tali particelle "bioni". In seguito creò anche apparecchiature per rivelare ed addirittura accumulare energia orgonica e, nel 1948, riuscì ad azionare con tale energia un motore. Fu un personaggio molto scomodo per la medicina ufficiale e, nel 1954, dopo un lungo processo, fu condannato per frode. Imprigionato, i suoi libri, i suoi articoli ed i suoi appunti furono bruciati per ordine del giudice. Tuttavia vi sono ancora suoi seguaci, ed in questi ultimi anni è stato registrato un deciso risveglio d’interesse per la sua teoria.


OrienteTermine corrispondente ad uno dei punti cardinali, ovvero l’Est od il Levante, direzione da cui sorge il Sole. Ha fondamentale importanza nell’architettura, in quanto fin dall’antichità ha condizionato l’orientamento dei luoghi sacri, consacrati alla divinità soprattutto dei templi. Dionisio Trace e Vitruvio ci informano che i templi antichi avevano la loro parte sacra (l’altare) posto ad O. Gli Egizi impiegavano nei loro templi delle strisce decorative gialle, verdi, azzurre e bianche orientate da Occidente ad O. Ruggero da Castiglione, nel Corpus Massonicum (Ediz. Atanor, 1984), scrive: "L’O. è sempre opposto all’Occidente (dove tramonta il Sole), come la Luce alle tenebre, la vita alla morte, lo spirito alla materia, la vita contemplativa alla vita attiva. Conformemente a questo principio, nei miti antichi di numerosi popoli (indo-iranici, assiri, celtici, mediterranei, ecc.) la sede del Paradiso era collocata in O., dove iniziava il regno di Dio". Viceversa l’Ade, gli Inferi, si trovavano tradizionalmente all’Occidente, come l’egizia Amenti, o Terra dei morti, e la celtica isola di Avalon. Lo stesso Ragon, nei suoi Misteri antichi e la Messa, (Ediz. Bastogi), così si esprime: "L’O. è il punto cardinale da cui il Sole sembra sorgere. I Bramini, gli Ebrei, i Greci ed i Romani si volgevano verso l’O. per pregare. Secondo il rituale cristiano, le chiese debbono essere orientate il più possibile con l’ingresso ad Occidente e l’altare maggiore ad O., punto del mondo dove appare la prima luce del Sole". La Massoneria universale ha ereditato dalle corporazioni muratorie medievali il privilegio dell’O. Infatti qui siede il Maestro Venerabile per dirigere la Loggia, e questo luogo sacro viene tuttora denominato Trono di Salomone. Inoltre la dimora celeste dei Liberi Muratori defunti è l’O. Eterno (v.), ed il massone inattivo, o comunque incoerente con i principi dell’Istituzione, viene definito senza Grembiule oppure senza O. Nella tradizione cristiana, l’O. è identificato con la figura del figlio di Dio, Gesù di Nazareth. Lo si trova già in Zaccaria, che dice "il Suo nome è O.". La liturgia romana conserva tuttora la supplica: "O Oriente, splendore di Luce eterna e Sole di giustizia, vieni, illumina chi siede nelle tenebre e nell’ombra della morte", che Gregorio di Nissa così commenta: "Il gran giorno della vita eterna non sarà più illuminato dal sole visibile, ma dalla vera Luce, il Sole della giustizia, detto O. dai profeti, perché non nascosto dai tramonti".


Oriente EternoEspressione massonica indicante la dimensione che attende ogni essere dopo la morte, ovvero l’Aldilà, il mondo etereo o spirituale, il Nirvana, il Paradiso, il regno di Dio (v. Funerali massonici).


OrigeneTeologo di lingua greca (183-254), allievo di Clemente Alessandrino, che riorganizzò il Didascaleion di Alessandria. Si stabilì poi a Cesarea, in Cappadocia, dove fondò la sua scuola. Della sua immensa produzione letteraria ricordiamo i Commenti a Giovanni e Matteo, alcune omelie, un'opera Contro Celso, compendio di teologia che ebbe grande importanza nell'Oriente cristiano, influenzando anche i Padri della Chiesa, l'Esortazione al martirio Sulla Preghiera, tutte redatte in greco. In versione latina ci è invece giunta la sua opera filosofica maggiore, il De Principiis. Di tendenze eclettiche, come esegeta della Bibbia produsse il suo lavoro più importante con l'Hexapia. Il suo pensiero abbraccia i massimi problemi attorno a cui si andava formando la filosofia cristiana, che egli elabora sotto l'influenza delle dottrine platoniche e neoplatoniche, riprese in larga misura. Alcune sue dottrine sul logos, concernenti la preesistenza e la reincarnazione delle anime, nonché l'incertezza sull'indispensabilità all'ordine morale dell'universo della risurrezione del corpo fisico, furono condannate aspramente nel corso del quinto Concilio Ecumenico, tenutosi a Costantinopoli nell'anno 553. Fu questa un'assemblea di vescovi della Chiesa, abilmente manovrata dall'imperatore Giustiniano contro la volontà dello stesso papa Vigilio, che emise ben quindici diversi anatemi contro O., introducendo invece il nuovo dogma sulla resurrezione della carne. O. morì in seguito alle torture subite nel corso della persecuzione ordinata dall’imperatore Decio.


OrigenistiDenominazione dei seguaci di due diverse sette eretiche, entrambe storicamente inquadrate nell’Origenismo: la prima sorta nel III secolo per opera del teologo ed esegeta di lingua greca Origene (183-254) di Alessandria, detto l’Impuro (v.). Gli O. sostenevano che il matrimonio fosse un’invenzione del demonio, per cui si abbandonavano ad una vita licenziosa; la seconda sorse nel corso del IV secolo, in seguito ad un’errata interpretazione delle dottrine dello stesso Origene, e sostenevano la subordinazione delle tre Persone della Trinità, la creazione per l’eternità sia delle anime che della materia, e l’allegoria di molti passi della Bibbia.


Origini della Libera MuratoriaÉ da ritenere perlomeno improbabile che l’attuale sistema massonico abbia alcunché da spartire con la costruzione del Tempio di Salomone. Quel monumento architettonico é stato infatti adottato dalla Massoneria quale puro simbolo, e quindi tutti i riferimenti ad esso non possono che essere unicamente simbolici. Occorre ricordare che scopo della Massoneria non é certo l’insegnamento della storia, ma la ricerca di verità morali. Nessuno sa esattamente quando e come essa abbia avuto origine, non essendovi al riguardo alcuna vera prova dimostrativa. È invece certo che molti grandi personaggi hanno contribuito alla sua diffusione, alla sua crescita ed al suo sviluppo. Indubbiamente il Creatore ispirò l’uomo a ricercare l’associazione con i suoi simili, e questo ha largamente contribuito all’origine della Libera Muratoria. Oltre all’elementare necessità di costruire un riparo contro l’inclemenza del tempo, nacque l’arte delle costruzioni od architettura, da cui hanno tratto origine tecniche e materiali con cui la Muratoria é stata sviluppata. In varie parti della terra sono state rinvenute rovine di edifici colossali, eretti nel tempo da società umane costituitesi per la realizzazione di grandi piani. Nel Medioevo erano diffusi vari gruppi di costruttori operativi, itineranti attraverso il continente europeo ed ingaggiati da mecenati, per la costruzione soprattutto di imponenti cattedrali. Tra questi costruttori la Muratoria assunse forma di confraternita che, attraverso un lungo e laborioso processo di sviluppo, ha dato origine alla moderna Libera Muratoria. Esiste infatti un’ampia serie di prove attestanti che l’attuale sistema della Massoneria speculativa ebbe origine dalle antiche regole operative di quei Muratori itineranti. Queste associazioni si mantennero forti e vitali fino agli albori del XVII secolo, allorché furono confrontate con crisi di sopravvivenza dovute alla scarsa richiesta di grandi costruzioni. Fu nel lontano 1717 che essi mutarono le loro regole, onde consentire l’ammissione di uomini di diverse estrazioni, professioni e ceto sociale. Da qui nacque l’attuale sistema di Massoneria filosofica e speculativa, che tuttora sfrutta materiali, attrezzi e metodi operativi trasformati in un complesso di simboli ed allegorie rituali.


Oro filosoficoDenominazione dell’obiettivo alchemico fondamentale della Grande Opera (v.), od Opera dei Saggi (v.). Simboleggia la perfezione che ogni essere umano può realizzare individualmente, trasmutando il male in Bene dopo aver illuminato la propria coscienza. Secondo il Wirth, "Nel linguaggio ermetico l’O. è il Fuoco di Mercurio, ovvero la virtù ignea racchiusa nell’umido radicale, al quale ha trasmesso la natura fissa dello Zolfo da cui è emanato. Perciò lo Zolfo dei Filosofi viene chiamato Mercurio, poiché la sua sostanza è mercuriale". Interessante è l’esame della definizione che ne da lo Zolla, nella sua Conoscenza religiosa, n. 2, Ediz. La Nuova Italia del 1974: "I metalli sono oro imperfetto, che l’oro spirituale e vivificante commuta in oro zecchino, come lo spirito puro del medicamento veleno commuta in salute la malattia. I corpi umani vengono guariti dal principio stesso che li ha sconvolti, come i metalli lebbrosi sono emendati dal principio che ha accostato in loro in modo imperfetto il mercurio allo zolfo. L’oro comune è come un corpo umano imbalsamato, dal quale si è allontanato lo spirito soddisfatto allorché la sua opera è interamente compiuta. L’imbalsamazione egiziana volle che tutti lasciassero dietro di sé, morendo, la crisalide incorrotta, profumata, stillante manna, che morendo lascia dietro di sé il santo. Se l’oro rappresenta metallicamente il corpo attuato, resta tuttavia una salma, finché l’Alchimia non la faccia risorgere. Così la mummia del santo deve essere nuovamente pervasa dallo spirito nel ciclo della resurrezione. All’oro, come alla salma incorrotta, manca lo spirito che li ha plasmati e retti fino al traguardo. Ma da entrambi si ricavano preziose reliquie di quello spirito. Dall’oro si ottengono sali che rianimano i tessuti dalle emanazioni umide, fredde, corrosive della tisi e dellupus, dei morbi antisolari e, a quel che dice Paracelso (v.), della stessa lebbra; in diluizione omeopatica, l’oro vince certe complessioni demonopatiche, in cui il disgusto della vita spinge al suicidio, e l’inquietudine melanconica, sensitiva e dolorosa porta alla congestione".


OrtodossiaTermine derivato dal greco ordoz, retto, e doxa, opinione. Indica la retta opinione che dev’essere seguita nella pratica di una dottrina filosofica o morale. Tale termine viene usato negli scritti dei teologi e degli scrittori cristiani, a partire dal IV secolo, ed è collegato al concetto di dogma (v.), indicando l’accettazione totale, senza riserve, di determinati principi per tradizione, rivelazione o successione apostolica. La definizione dell’O. è lo scopo di tutte le controversie teologiche dei primi secoli della Chiesa, e trova nei Concili ecumenici il luogo di risoluzione. Il termine è però successivamente entrato nell’uso comune ad indicare ogni tipo di fedeltà teorica ad una determinata concezione filosofica, ideologica ed anche politica. Si parla così di psicoanalisi O. e non O., come di un marxismo O. (leninismo) e non O., ecc.


OsannaVoce ebraica che sta ad indicare acclamazione e preghiera (Salmo CXVII, 25), ed in tal senso la folla di Gerusalemme la rivolse a Gesù quando questi entrò in città la domenica delle Palme. Mentre nella liturgia giudaica l’O. viene ripetuto durante la festa dei Tabernacoli, in quella cristiana è innalzato, oltre che per commemorare la domenica delle Palme, durante il Sanctus della messa. L’O. viene usato anche al di fuori della liturgia, come grido di esultanza.


Osho:  Soprannome adottato dal guru Rajneesh che, secondo l’epigrafe da lui stesso dettata per il suo samadhi, è «Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall'11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990». A Poona, in India, resta fiorente la comunità sorta ispirandosi alla sua visione di un Uomo Nuovo: a migliaia, da ogni parte del mondo, le persone la visitano ogni anno, per immergersi in un contesto di salute globale che renderebbe chiaro il senso di un nuovo stile di vita, fondato sull'armonia, la pace e la quiete interiore. In questo contesto sarebbe possibile sperimentare tangibilmente la meditazione: un tornare a casa, dentro di sé, là dove sono le radici dell'esistenza, dunque il luogo da cui si trae primariamente la linfa vitale che permette di vivere, e non solo di trascinarsi in un lento ed estenuante viaggio di sopravvivenza. É in questa immersione che i più toccati dalla visione di questo Maestro trovano la soluzione all'enigma che da sempre accompagna la presenza degli illuminati sulla Terra, e dunque anche la vita di O. Egli sosteneva: «Non sono un predicatore. Non desidero fare prediche o tenere lezioni. Non ho l'ambizione di instillare i miei pensieri nella mente altrui. Tutti i pensieri sono futili. ricoprono simili a granelli di polvere, ma poi si ricomincia a sembrare ciò che non si è. Vi sembra di conoscere ciò che non conoscete affatto. questo è un processo suicida. L'ignoranza non scompare con i pensieri, viene solo rivestita. Per risvegliare la conoscenza, occorre conoscere l'ignoranza nella sua pura e semplice nudità. Pertanto, non ammantatevi con gli abiti del pensiero. Spogliatevi di ogni indumento e di ogni copertura, sì da prendere familiarità con la nudità ed il vuoto. Questa familiarità diverrà un ponte che vi guiderà oltre l'ignoranza. Il doloroso tentativo di comprendere l'ignoranza è di per sé l'inizio della rivoluzione. Pertanto, io desidero mettervi a nudo, non rivestirvi. Osservate: quanto vi siete nascosti dietro fedi cieche, concetti e illusioni? E pensate di essere ben protetti da queste misure di sicurezza? Questa non è sicurezza, ma autoinganno. Io desidero spezzare questo vostro sonno. Solo la verità, e non il sogno, è sicurezza. Se riuscite a farvi coraggio e ad abbandonare i sogni, conseguirete la verità. Per conseguire il vero, dovete semplicemente staccarvi dai sogni. Dovete rompere il sonno dell'inconscio, con i suoi pensieri, sogni e proiezioni mentali. Dovete svegliarvi rispetto a ciò che viene visto, per mettere a fuoco colui che vede. Solo colui che vede è la verità; se riuscite a coglierlo, avrete realizzato la vita. Così ho parlato a qualcuno. Ascoltandomi, si è messo a riflettere, e io gli ho detto: Così sei assorbito dai pensieri. Ma quello è proprio il sonno dal quale ho tanta fretta di svegliarti». Secondo il Dalai Lama (v.), «O. apre le porte su noi stessi». Su di lui G. Ponce, ambasciatore del Cile in Giappone, disse che «intendeva usare tutta la propria influenza e credibilità per dire al mondo che O. era un leader spirituale di statura mondiale, e che era stato ingiustamente perseguitato e diffamato. Il suo carisma e la sua saggezza erano immensi: egli era l'uomo più ricco di verità e di eloquenza che avesse mai ascoltato, ed era felice di averlo incontrato». Questo insolito guru non è stato uno dei consueti leader spirituali seri e composti che chiedono ai propri seguaci di rinunciare a tutti i piaceri del mondo od alle cose mondane, quale prerequisito per trovare la pace interiore. Al contrario, O. affermava che ogni cosa è accessibile, e con facilità, a chiunque voglia veramente vedere. Molti critici di religione sostengono che O. sia il prezioso anello di collegamento con i mistici del passato, quali Socrate, Lao Tzé, Mahavira e lo stesso Buddha. Nella sua visione, nascita e morte sono due facce della stessa medaglia. O. aveva un grande senso dell'umorismo: usava spesso battute di spirito e barzellette per illustrare il proprio pensiero. Egli non si lasciò mai ferire quando la stessa ironia veniva diretta contro di lui, una dote molto rara fra i leader spirituali. Ma sotto quell'apparente leggerezza, e dietro la facciata dello spettacolo, esisteva in lui un'attitudine che le istituzioni hanno riconosciuto per istinto, e che non hanno mai amato. O. era un anarchico che prendeva in giro il presidente degli USA, la regina Elisabetta II, le religioni organizzate, i leader nazionali che gli avevano sbattuto la porta in faccia, l'ufficio delle tasse, il governo del suo paese, gli accademici ed i mass media. I suoi seguaci sostengono che la sua famosa collezione di Rolls Royce fosse straordinaria, dandogli un posto nel Guinness dei Primati. Naturalmente Osho sapeva che questo spettacolo delle Rolls avrebbe fatto di lui la caricatura di un guru. Il fatto però che abbia comunque recitato quella scena, dimostra la sua grandezza. In sintesi, O. avrebbe liberato la filosofia dal linguaggio dell'ipocrisia e dalla presunzione mistica degli hindu, che espulse dalla porta senza porta che contraddistinse il suo ashram, insieme alle vecchie formule di preghiera, legando i suoi discepoli al nuovo sentiero da lui stesso creato: «Trova Dio tra una risata e l'altra».
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OsirideDio della vegetazione dell'antico Egitto. Figlio di Geb e di Nut, sposò la sorella Iside (v.). Insegnò agli uomini l'arte e l'agricoltura. Il fratello Seth (il latino Tritone), sposo della sorella Nefti, spinto dalla gelosia per il potere conseguito da O., con l'inganno lo rinchiuse in un cofano e lo gettò nel Nilo. Iside riuscì però a ritrovare il corpo dello sposo. In seguito lo stesso Seth lo catturò nuovamente e lo uccise, tagliandone poi il corpo in quattordici pezzi che disperse in varie località dell'Egitto. Iside, aiutata dalla sorella Nefti, riuscì a recuperare tutti i pezzi dello sposo, tranne il membro virile; quindi, sfruttando le arti magiche in cui era maestra, ricompose e ridiede vita al corpo di O., dal quale ebbe un figlio, Horus. Questi vendicherà il padre uccidendo Seth, riuscendo poi ad ottenere dal consesso degli dei l'eredità paterna. Secondo i "Testi delle Piramidi", O. morto e risorto a nuova vita per regnare nell'oltretomba, divenne una divinità funeraria, ed il suo culto si diffuse in tutto l'Egitto. Nella sua qualità di giudice dei morti, è a capo delle quarantadue divinità preposte a giudicare ogni defunto. Nel "Libro dei morti", un testo sacro riportato in un lungo papiro avvolto intorno ad ogni corpo mummificato di un certo rango, testo che secondo il rituale ogni defunto doveva recitare una volta al giorno in onore di O., era scritto: "Salute a te, o grande Dio, signore delle due giustizie. Sono venuto a te, mio signore, sono stato portato ad ammirare il tuo splendore. Io ti conosco, conosco il tuo nome e quello dei quarantadue dei che sono con te nella sala delle due giustizie, Io sono venuto a te, ti ho portato la giustizia, ho scacciato la frode. Non ho fatto alcun male agli uomini, né ho maltrattato gli animali. Nel tempio non ho commesso peccato, non ho conosciuto ciò che è vietato, non ho bestemmiato contro gli dei. Non ho usato violenza contro il povero, non ho commesso quanto gli dei aborriscono. Non ho diffamato lo schiavo dinanzi al suo padrone, non ho fatto ammalare né ho fatto piangere alcunoNon ho ucciso, non ho dato ordine di uccidere, non ho fatto soffrire alcuno. Non ho rubato gli averi dei templi, non ho danneggiato il cibo degli dei. Non ho alterato le misure del grano, non ho aggiunto peso alla bilancia. Non ho preso il latte dalla bocca dei bambini. Non ho allontanato il bestiame dal suo pascolo. Non ho cacciato gli uccelli consacrati agli dei, né ho pescato nei loro vivai. Non ho fermato l'acqua nella sua stagione, né ho costruito dighe contro l'acqua corrente. Non ho estinto un fuoco che doveva restare acceso. Non ho trascurato le offerte agli dei. Non ho rubato il loro bestiame. Grande dio O., io sono puro!". Il dio O. viene rappresentato mummiforme, con in capo la corona dell'Alto Egitto fiancheggiata da due lunghe piume di struzzo, con il pastorale ed il flagello nelle mani incrociate sul petto. Un'immagine poi adottata per tutte le raffigurazioni dei Faraoni. Il volto di O. è generalmente dipinto di verde, a rappresentazione della vita che rinasce. Simbolo della rinascita vegetale è invece il suo corpo disteso, da cui spuntano ventotto spighe di grano. Il culto tardo di O. si sviluppò sotto forma di misteri, espandendosi al di là delle frontiere egizie, fino all'impero romano. Y (Massoneria) Nei Rituali dei gradi simbolici del Rito di Memphis e Misraim editi a cura di Francesco Brunelli dalla Bastogi, 1981, sono riportate le parole che il Venerabilissimo rivolge al neo Maestro in chiusura della Cerimonia, condotta secondo il rito di O.:"Fratello, voi siete entrato in questo Tempio che è la camera di Mezzo della Piramide, aspirando a diventare O., e per ottenere questa grazia avete recitato la "confessione negativa" ben sapendo che essa era soltanto simbolica; confessione che ogni morto recita quando giunge nel regno delle tenebre, e si presenta al tribunale di O. per identificarsi in lui se la sua vita è stata pura. Cioè se i suoi precedenti massonici nei gradi di Apprendista e di Compagno furono consoni allo spirito massonico. Ed è questa la magia contenuta nel simbolismo di questa confessione. Ecco, con il rituale magico che avete vissuto, simbolicamente lungo i punti essenziali del mito di O., siete anche voi stesso diventato O., e ne assumete tutte le responsabilità perché, come Maestro dei vostri Compagni e dei vostri Apprendisti, sarete per loro guida e luce, traendoli dalle tenebre della vita profana. E quando inizierete qualcuno, sarete voi il tribunale di O. che giudicherà per ricevere quel nuovo virgulto che, a suo tempo, potrà a sua volta diventare O. Se l'importanza, la forza e la potenza che state per ricevere, e che sarà al suo massimo quando potrete sedere sul trono che rappresenta la vedova Iside, e che solo, in quanto tale, potrà permettervi di spargere il seme fecondo dell'iniziazione. Se tali responsabilità non vi rendono superbo, se le rinunce, il sacrificio, l'equità di giudizio che vi attenderanno in contro partita, non vi spaventano, se vi sentite d'essere veramente O., e cioè colui che da luce ma che vive anche nelle tenebre, dominandole, fonte della prima e padrona delle seconde, se avrete compreso tutto ciò, siamo pronti a ricevervi nella Camera di Mezzo della Piramide".

OspitaliereUfficiale di Loggia correlato all’Acqua terza dei Pesci (purificazione), cioè all’ultimo segno zodiacale, e quindi ha acquisito le virtù di tutti gli altri segni. L’O. è perciò responsabile della salutespirituale dei Fratelli e della Loggia. Pur rientrando nei suoi compiti quello di assistere e visitare i Fratelli fisicamente ammalati, egli non deve necessariamente esercitare la professione medica. Infatti l’O. cura i Fratelli con la medicina occulta della sua Saggezza e del suo esempio, li assiste nel loro travaglio interiore sul piano fisicoanimico e spirituale, consentendo loro la conquista dell’Armonia, sia individuale che nella collocazione con le altre pietre della Loggia, e con le altre maglie della Catena. L’O. dev’essere interpellato per esprimere un giudizio sui profani che bussano alla porta del Tempio, sugli affiliati per exeat, e sull’abbandono della Loggia di Fratelli per exeat, assonnamento e depennamento. Esplicando l’attività di Giove in domicilio di Saturno, l’O. è in condizione di applicare la Giustizia, come se fosse un chirurgo, recidendo nei Fratelli quanto non conforme allo stato iniziatico, ed individuando ed isolando il Fratello che dev’essere allontanato, dai soli Lavori o dalla Comunione, per il bene suo e della Loggia.

OssaConvenzionalmente le O., particolarmente quelle del cranio sovrastanti due tibie incrociate, sono considerate simbolo della morte, oltre che emblema della pirateria da corsa (Union Jack). La massoneria le usa soprattutto come simbolo della morte del profano, che rinascerà ad una nuova vita spirituale attraverso il rito dell’Iniziazione (v.), trasmutandosi alchemicamente da piombo in oro. È presente nel gabinetto di Riflessione (v.). Sia il semplice Teschio che la Clessidra usano la stessa simbologia.

Osservazione(Massoneria) L'osservare, l'apprendere e il saper valutare sono tre passaggi obbligati per qualsiasi ricercatore. I tre verbi riassumono il processo conoscitivo. Il ricercatore dell'interiorità non deve però fermarsi all'esteriorità di tali passaggi, ma deve cercare di penetrarne il significato più profondo, che viene proposto in una forma più implicita e sottile, ed è perciò più difficile da cogliere. Innanzi tutto dovrebbe prendere coscienza della forza vitale che si accompagna a tali azioni. Come per la conoscenza, dovremmo domandarci perché si è mossi dal desiderio, talvolta chiamata curiosità, di osservare, apprendere e valutare. Si dovrebbe anche cercare di comprendere l'importanza del passaggio dalla conoscenza alla coscienza, che può arrivare al termine del processo conoscitivo. Opportuno sarebbe anche riflettere sul fatto che una raggiunta coscienza in ogni caso produce in noi una forma, che non può mai rimanere completamente rinchiusa e tenuta segreta in noi stessi. Il ricercatore interiore deve perciò imparare a percepire la responsabilità intrinseca nell'atto del conoscere secondo coscienza. Una tale responsabilità coinvolge noi ma anche gli altri.

O.T.O.: Denominazione abbreviata dell’Ordo Templi Orientis (v.), organizzazione dichiarata massonica, nata nel 1895 per iniziativa dell’industriale austriaco Carl Kellner (1851-1905).


O.T.O. di Metzger: Alcuni rituali di Reuss, antichi e profondamente massonici, sono rimasti in uso in Svizzera sino ai nostri giorni, sebbene gli svizzeri non abbiano mai praticato alcun rituale Reussiano superiore al Terzo Grado; altre iniziazioni saltavano direttamente al IX° (è dubbio se qualche gruppo O.T.O. crowleyano possedesse prima del 1973 rituali iniziatici superiore al III grado, quando furono pubblicati da Francis King nel suo "The Secret Rituals of the O.T.O." (Rituali segreti dell'O.T.O., Londra 1973). Dopo la morte di Germer, che significò la scomparsa della persona che possedeva il controllothelemico, Metzger fuse il proprio Ordine degli Illuminati con l'O.T.O. di Crowley, adesso nuovamente attivo secondo le direttive di Reuss. In Svizzera, per quanto se ne sa, non vengono praticati rituali all'infuori dalla Messa Gnostica di Crowley (ma questo regolarmente, fin dai primi anni 50). Metzger diffuse il Thelema soltanto allo scopo di ingraziarsi Germer, che lo considerava suo unico successore, come scrisse in una lettera e confermato dalla vedova di Germer (Materialien zum O.T.O., Monaco 1994). Metzger rinunciò totalmente ad ogni specie di magia sessuale. Sebbene egli sia morto nel 1990 ed i criteri di accesso siano motto severi (in contrasto con quelli del Califfato) questo O.T.O., generalmente noto come Ordine degli Illuminati, è tuttora assai prospero.


O.T.O. di Motta: Ordine massonico derivato dall'O.T.O. crowleyano, costituito nel 1973 da Francis King Motta. I suoi membri erano selezionati secondo i criteri dell'Astrum Argenteum (discepoli eletti che avevano imparato a memoria parte del materiale crowleyano), piuttosto che secondo il precetto "La Legge è per Tutti" come si usava. Dopo la pubblicazione dei rituali di iniziazione O.T.O. crowleyani (1973), Motta cominciò a creare i propri, poiché ne temeva la dissacrazione. Il gruppo che dal 1977 in poi fu chiamato "Califfato", si diffuse moderatamente negli Stati Uniti e in Brasile Questo S.O.T.O. non fu mai costituito da più che una manciata di membri. L’effettivo numero dei discepoli eletti poteva essere di circa sei, ma non ci sono certezze al riguardo. La Loggia S.O.T.O. brasiliana aveva apparentemente trenta membri, secondo quanto riportato in un verbale di tribunale "McMurtry et alii versus Motta", California 16.5.1985.


O.T.O.: Denominazione abbreviata dell’Ordo Templi Orientis (v.), organizzazione dichiarata massonica, nata nel 1895 per iniziativa dell’industriale austriaco Carl Kellner (1851-1905).


O.T.O.A: Denominazione di una branca indipendente dell’O.T.O. (v.) francese di origine reussiana, costituita nel 1921 ed estesa a sedici gradi. Nel tempo l'O.T.O.A., ovvero l’Ordo Templi Orientis Antiqua, ha assorbito diverse successioni gnostiche, una linea del Rito di Memphis e Misraim, consacrazioni episcopali, nonché l'undicesimo Grado della magia omosessuale. Attualmente, il suo più importante esponente e potente punto di riferimento è l'americano Michael Paul Bertiaux (nato nel 1935), già teosofista ed associato con lo spiritualista Henry Smith. Il sistema di Bertiaux funziona esclusivamente su un livello magico, non massonico, e la magia sessuale è considerata quale importante punto focale di questa organizzazione orientata verso il vudù o Wodoo.


OttagonoIn massoneria è il simbolo della resurrezione e della vita eterna, in contrapposizione all’esagono che è simbolo della Morte e della putrefazione. Interessante rilevare come le fonti battesimali, e spesso anche le strutture degli stessi battisteri, abbiano forma ottagonale; quando è invece rotonda, quasi sempre è retta da otto colonnine o pilastri. Analogo significato simbolico viene attribuito alla stella ad otto punte, ricavata per sovrapposizione di due quadrati, che costituisce l’emblema solare della comunità esoterica dello pseudostato di Damanhur (v.), ubicato nella Valchiusella (Canavese, Piemonte).

OttoNumero ricco di simbologia: definisce le braccia di Visnù, i Guardiani dello spazio, le forma di Shiva, i petali del loto, fiore simbolo della purezza, il numero del Nuovo Testamento. Secondo il Pike (Morals and Dogna, v.), "il numero O. è composto dai numeri sacri 3 e 5, è l’ogdoado, primo cubo di un numero pari, sacro nella filosofia pitagorica. L’ogdoado degli Gnostici aveva O. stelle, rappresentanti le O. Cabirie di Samotracia, gli O. principi fenici ed egizi, gli O. di Senocrate, gli O. angoli del cubo. L’O. simboleggia la perfezione, ed il suo simbolo rappresenta il perpetuo e regolare corso dell’Universo. È anche il simbolo della solidità e della creazione.




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