mercoledì 17 aprile 2013

N


NaasseniTermine derivato dall’ebraico nahash, serpente, usato quale sinonimo di gnostici, noti soltanto attraverso una lunga notizia di Ippolito di Roma. Probabilmente appartenevano alla gnosi egizia, poiché due testi tramandati dai papiri di Nag-Hammadi (v.) sembrano coincidere con quelli sacri alla setta. Il culto del serpente che li caratterizza li fa rientrare tra gli gnostici Ofiti (dal greco ofiz, serpente), intesi nella loro accezione più generale,


NabucodonosorFamoso re di Babilonia (m. 562 a.C.), figlio di Nabopolassar, più volte citato nell’Antico Testamento. Si distinse per le sue imprese militari già sotto il regno del padre e, succedutogli nel 604, inaugurò una fase politica di espansione, che nel 586 lo portò alla conquista della Palestina ed alla distruzione di Gerusalemme. Sposo di una principessa meda, intrattenne buoni rapporti con lo Stato iranico, garantendosi la sicurezza dei confini orientali. Nonostante che la tradizione biblica lo presenti come un tiranno crudele, il suo regno fu caratterizzato da una grande fioritura culturale e civile, che si espresse nella costruzione di una Babilonia monumentale e splendida, dotata di nuove mura, palazzi e templi, ed economicamente assai prospera: tutte opere di pace, delle quali soprattutto il re si compiace nelle iscrizioni che ha lasciato. Al personaggio è ispirata l’opera lirica Nabucco, dal diminutivo del nome.


NadiTermine sanscrito indicante i centri di forza, o canali, appartenenti al corpo astrale (v.) dell’individuo. I tre N. principali sono: · 1) Sushumna, ubicato all’interno del midollo spinale; · 2) Ida, scorrente accanto a Sushumna; · 3) Pingala, che scorre accanto e parallelamente a Sushumna, ma sul lato opposto rispetto ad Ida. Lungo il percorso dei N. si incontrano i Chakras (v.),


NadirOpposto (dall’arabo nazir) allo Zenit, è il punto di intersezione della verticale del luogo con la sfera celeste, situato sotto l’osservatore. Viene definita direzione del N. la direzione della verticale del luogo, orientata verso il basso.


Nag HammadiCentro dell’Alto Egitto, nella provincia di Qina, sulla sponda sinistra del Nilo. Nei suoi pressi sono stati rinvenuti nel 1946 tredici codici papiracei (denominati papiri di N.) contenuti in una giara occultata forse all’inizio del V secolo, in una tomba pagana dell’antica Diospolis Parva, diventata poi il villaggio e quindi il monastero pacomiano di Khenoboskion. I codici si trovano oggi al Museo Copto del Cairo, tranne il codice Jung, posseduto dall’Istituto omonimo di Zurigo. I papiri di N. tramandano 56 testi (di cui ben 42 diversamente ignoti) prodotti da gruppi gnostici diversi, e copiati fra il III ed il IV secolo d.C., per lo più in copto (saidico).


NanaDivinità appartenente al pantheon assiro-babilone, collegata alla generazione ed alla fecondità. Di probabile origine indiana, forse derivata da Paredra di Nabù ed assimilata ad Istar, dea della passione erotica, ebbe un culto estremamente licenzioso, comprendente la prostituzione sacra. Nel sincretismo iranico mesopotanico, sia N. che Istar furono identificate con Anahita. N. ricompare anche nella mitologia frigia, come figlia del re fiume Sangario, e madre di Attis(v.).


NaosTermine derivato dal greco naoz, abitazione, indicante la cella del tempio ellenico, ossia la parte più interna dell’edificio religioso, dove era situata la statua della divinità. A pianta rettangolare, la cella aveva come unica apertura la porta di accesso, sull’asse del tempio, in direzione della facciata principale. Quando le dimensioni del N. erano notevoli, una o due file di colonnati ne sostenevano la copertura.


NataleFestività cristiana, fissata dalla Chiesa cattolica il 25 dicembre, data convenzionale della nascita di Gesù Cristo. La festa fu istituita a Roma nel 336, e si diffuse nel corso del IV secolo. Il primo accenno al N. risale alla Depositio Martyrum (354) di Dionisio Filocalo, il quale rileva anche la sua corrispondenza con la festa pagana del dies natalis solis invicti (la nascita di Mithra, v.). Ippolito, nel Commentarium in Danielem, fissa il N. al 24 dicembre del 42° anno di Augusto Tertulliano (II secolo), mentre Origene (II-III secolo, v.) ignora del tutto la festività natalizia. Tuttavia la Depositio Episcoporum conferma la celebrazione del N. in data 25 dicembre dell’anno 336. Dal VI secolo la liturgia cattolica prevede la celebrazione di tre messe da parte di ogni sacerdote, simbolo della triplice nascita di Cristo: nell’eternità del Padre, nel tempo da Maria, e nell’anima dai cristiani. A mezzanotte (dal concilio di Efeso, 431), all’alba oad auroram (inizio VI secolo) ed al mattino (dal IV secolo). Dopo l’anno 1000 l’uso delle tre messe si estese a tutto l’occidente cristiano. Mentre il rito occidentale distingue tra N. (nascita di Gesù) ed Epifania (adorazione dei Magi, v.), quello orientale accoglie la sola Epifania (battesimo di Gesù). Nel folklore, il N. è la più tradizionale delle feste cristiane, e trova espressione nelle diffusissime usanze del ciocco natalizio, del Presepe introdotto da San Francesco d’Assisi (v.), dell’albero di N. e di Babbo N. La tradizione del ceppo, collegata con l’antica festa pagana del fuoco del solstizio invernale, è diffusa nelle campagne francesi, tedesche, inglesi, italiane (Umbria e Romagna); le ceneri del ciocco di quercia, conservate poi per tutto l’anno, nel periodo tra N e l’Epifania successiva vengono sparse nei campi, con diverse modalità. L’albero di N., collegato con riti propiziatori di tipo agrario, è di origine relativamente recente (inizio XVI secolo), e si diffuse poi in Germania (Weihnachtsbaum, o Christbaum), nel territorio parigino, in Italia, nei paesi scandinavi ed in Russia; sotto l’albero, un abete illuminato ed adorno, vengono posti i doni; in Italia la tradizione dell’albero si fuse, dopo l’ultimo dopoguerra, con quello locale del presepe. Babbo N., di origine celtica, diffuso nei paesi germanici ed anglosassoni, è caratterizzato dalla veste rossa e dalla lunga barba bianca; si collega con il popolare San Nicola di Bari (il tedesco Sanctus Nicholaus, popolarmente Santa Claus o Klaus). Al N. si ispirano anche numerosi canti popolari, tra i quali i più celebri sono l’italianoAdeste Fidelis ed il tedesco Stille Nacht. All’usanza del ciocco natalizio si possono collegare anche quelle dei fuochi e dei falò. La Massoneria collega il N. con il solstizio d’inverno (come evento cosmico) e con la festività di San Giovanni Evangelista (patrono dell’Istituzione), e celebra ritualmente la festa della Luce (v.).


Nathan ErnestoUomo politico italiano di origine inglese (Londra 1845-Roma 1921). Fu uomo di fiducia di Mazzini, anche perché era molto amico della madre Sara Levi. A Milano diresse dal 1862 il giornale l’Unità d’Italia, e nel 1870 si trasferì’ a Roma. Membro illustre della Massoneria, ne divenne Gran Maestro (1896-1904), mantenendo le redini dell’Istituzione con grande vigore, e consacrando alla propaganda ed alla difesa dei principi tutta la sua meravigliosa energia del carattere e dell’ingegno (Ulisse Bacci, Il Libro del massone italiano, Vol. II, pag. 488, Ediz. Forni, 1972). Cittadino italiano dal 1888, partecipò alla vita pubblica nelle file dei radicali, segnalandosi per il suo impegno anticlericale e, come sindaco di Roma dal 1907 al 1913, per saggi provvedimenti amministrativi.


NatronCarbonato sodico decaidrato, chiamato anche natrite. Reperibile come incrostazione granulare, polverulenta o bacillare e come effervescenza. Di colore bianco sporco o giallognolo, è solubile in acqua. Fonde a 32°C., e reagisce violentemente con acido cloridrico. Si forma nella stagione fredda nei laghi salati dell’Africa settentrionale, della Persia, delle Americhe e della Russia asiatica. Ha larghe applicazioni industriali. È noto soprattutto come prodotto base, impiegato nell’antico Egitto per la mummificazione dei cadaveri umani prima della loro sepoltura.


Natura: Secondo la Tradizione, il termine N. è sinonimo di Creato, e viene inteso in una forma assai più ampia rispetto a quello che viene preso in considerazione dalle scienze naturali. La N. è considerata il luogo dove si manifesta la vita, perciò comprende anche tutte quelle manifestazioni che spaziano nell'indefinibile dello spirito. In questo senso include il Macrocosmo ed il Microcosmo e, conseguentemente, tutte le creature e gli eventi che legano in qualche modo i due mondi suddetti. Per questi motivi si deve proporre all'attenzione dei ricercatori la presenza di Leggi naturali di grandissima portata spirituale, che condizionano e regolano tutte le manifestazioni della vita. Sempre tradizionalmente viene caldamente raccomandato ai ricercatori di cercare di leggere nel Gran Libro della N. Un compito arduo che potrebbe forse essere facilitato se si partisse dalla semplice considerazione che ogni essere non è altro che un tassello perfettamente inserito nel gran mosaico della N. stessa, in cui il ricercatore stesso è al contempo artefice e spettatore.


NaturismoMovimento formatosi a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, per opera di Saint-Georges de Bouhelier e Maurice Le Blond, come reazione verso la civiltà industriale e l’urbanesimo. Nel complesso il movimento tendeva ad un ritorno dell’uomo ad un’ipotizzata preesistente vita naturale, alla cui base doveva esserci un contatto immediato con la natura, da realizzarsi sia con un’alimentazione vegetariana sia con la semplificazione del vestiario, fino alla sua totale soppressione (nudismo). In etnologia si presenta come un indirizzo che riguarda i popoli primitivi, come legati a leggi naturali. In medicina il N. riconosce alla natura capacità risanatrici, e si ricollega all’ippocraticismo.


NavigazioneTermine corrente impiegato sia nel complesso delle apparecchiature elettroniche usate per il controllo automatico del volo aerospaziale, sia per definire l'attività di collegamento tra vari utenti della rete informatica internazionale (Internet). Negli ultimi decenni le informazioni a disposizione dell'essere umano sono diventate sempre più numerose. Probabilmente presto si potrebbe non essere più in grado di seguire direttamente il loro flusso. La conoscenza basata su sintesi dirette delle informazioni esplicitabili non sarà più possibile, dal punto di vista della completezza, per la maggior parte degli uomini. Saranno solo possibili, in materia di informazioni esplicite, sintesi di sintesi parziali, preparate da intermediari che cercheranno di portarle all'attenzione degli altri. Un tale tipo di conoscenza non appare essere particolarmente desiderabile per l'uomo libero. Non diversamente dal passato, sarà molto forte la tentazione di proporre informazioni in forma dogmatica. Tuttavia, la crescita collettiva interiore del genere umano rende sempre più improbabile una simile via, che costituirebbe un'involuzione vera e propria. Appare, perciò, sempre più probabile un'evoluzione che, pur utilizzando la massa delle informazioni esplicite, si dovrà basare essenzialmente sulla coscienza. In altre parole nel campo dell’informazione la coscienza delle forme dovrebbe giocare ruoli sempre più importanti nella crescita dell'umanità. Altrettanto si può ipotizzare per la percezione dell'intima natura dinamica delle informazioni stesse e delle forze ad esse legate. Non essendo possibile legare le forme e le forze a conoscenze esplicitabili, appare sin da ora che la responsabilità di interpretare artisticamente le informazioni ricada sui navigatori della coscienza. É per tali motivi che si dovrebbero incoraggiare le esperienze interiori basate sulla N. a vista, seguendo l'Arte, quindi l'Intuizione (v.) e le risonanze degli eventi con i valori sacrali individuali.


NazareniTermine derivato dalla denominazione di Gesù Cristo, usata in Matteo 2, 23, in quanto nativo di Nazareth (v.). Nome dispregiativo assegnato ai primi cristiani. Furono così denominati anche i seguaci di una setta giudaizzante fiorita in Palestina nel II secolo, che cercavano di conciliare le regole del culto ebraico con quello cristiano, riconoscendo valido il solo Vangelo di Matteo. È anche il nome di alcune sette cristiane del XIX secolo: N. ungheresi, fondata in Ungheria nel 1839, N. tedeschi, fondata in Svizzera da J.J. Wirz (1778-1858) e diffusa poi anche nella Germania meridionale, Chiesa del N., detta dei Seguaci di Cristo, fondata in California (Stati Uniti) nel 1895; questi praticano il battesimo per immersione, con l’imposizione delle mani, e ritengono peccato grave il possesso di armi.


NazarethCittà dello Stato di Israele, capoluogo del distretto settentrionale a SE di Haifa, alle falde del monte Tabor. È divisa nei tre quartieri: arabo, greco e latino. N. è indicata dai Vangeli come il luogo in cui Maria ricevette l’Annunciazione, ed in cui Gesù trascorse la sua giovinezza, dimorandovi fino al giorno del suo battesimo. "Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto, e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, e va nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino. Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di re Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata N., perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno" (Matteo 2, 19-23). La città fu conquistata prima dagli Arabi (636) e poi dai Crociati (1099), che la elessero a Vescovado, e venne rasa al suolo nel 1363 dal mamelucco Baihars. I suoi monumenti furono in parte ricostruiti dai Francescani a partire dal 1620. Oltre al santuario dell’Annunciazione, edificato nel 1620 ed ampliato nel 1730 e nel 1877, vi sorgono la chiesa ortodossa di San Gabriele (XVIII secolo) ed il forte di Dahur el-‘Omar (1725).

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NazcaCiviltà precolombiana, sviluppatasi in epoca preincaica nelle fertili valli di N., un’oasi agricola che è l’area di produzione dei vini peruviani ubicata a Sud di Paracas, nel Perù meridionale. Circa 2.500 anni fa, N. era infatti il centro di tale civiltà, ed era molto avanzato sia in astronomia che nell’arte ceramica. Caratteristica principale della ceramica N. è l’ansa a ponte, che appoggia i due estremi su due tubi cilindro-conici che portano la doppia imboccatura. Elemento predominante della decorazione sono le figure gorgoniche. Nel IX secolo d.C. venne travolta da un movimento religioso militare e poi, definitivamente, dall’occupazione incaica, che ne incorporò il territorio nell’impero di Cuzco. Verso il 900 d.C. la regione di N. fu invasa da un popolo di montanari, provenienti dalla roccaforte di Tihiauanaco, presso il lago Titicaca, a 3.800 metri sulle Ande boliviane. I Tiahianaco portarono a Nord la tecnica delle "linee", tuttora visibili, costituite da una serie di rettangoli e quadrati, o figure di enormi uccelli, ragni e falene, tracciate sulla terra del deserto, lunghe a volte parecchi chilometri (da 0,5 ad 8); il loro significato è ancora oscuro. Nel deserto peruviano, a circa 320 km. a Sud di Lima, si trova un altopiano posto tra le valli Inca e Nazca. Lungo tale altopiano, su un’area che misura circa 60 km. di lunghezza per meno di due di larghezza, da un aeromobile è visibile un complesso di linee perfettamente diritte, molte ad andamento parallelo, altre che si intersecano, che formano enormi forme geometriche. All’interno ed accanto a tali linee vi sono anche aree trapezoidali, wpe3.jpg (3954 byte)strani simboli, e raffigurazioni di uccelli ed animali tracciati in scala gigantesca, che possono essere individuate soltanto dall’alto. Infatti tali forme sono pressoché inapprezzabili a livello del terreno, e non furono mai scoperte finché un idrovolante le avvistò intorno al 1930. L’altopiano con tali forme, spesso rettangolari, ricorda molto un aeroporto, tanto da indurre lo scrittore svizzero Erich von Damken ad ipotizzare che fossero state tracciate per agevolare l’atterraggio di antiche navi aerospaziali. Al riguardo occorre notare che il terreno dell’altopiano è troppo soffice per consentire l’atterraggio di aeromobili. Resta quindi l’interrogativo su quale destinazione avessero le forme di Nazca. L’esploratore americano Paul Kosok, che visitò Nazca nel 1940, pensò che le linee avessero un significato astronomico, e che l’altopiano venisse utilizzato come gigantesco osservatorio. Gerald Hawkins, un astronomo americano, controllò tale teoria nel 1968, immettendo in un computer una riproduzione delle linee, ed impiegando un programma di controllo delle coincidenze delle linee con importanti eventi astronomici. Il numero di linee che trovarono una coincidenza fu tanto irrilevante da far cadere del tutto la teoria dell’osservatorio. Probabilmente la miglior teoria d’interpretazione fu elaborata dall’esploratore inglese Tony Morrison che, effettuando ricerche sulle strade usate dagli antichi abitanti delle montagne andine, scoprì una tradizione che interessava percorsi a tracciato rettilineo. I wpe4.jpg (17546 byte)fedeli si sarebbero spostati da tracciato a tracciato pregando e meditando. Spesso il tracciato era semplicemente costituito da una pila di pietre. Morrison è dell’opinione che le linee di Nazca avessero una finalità simile, anche se su vasta scala. I simboli potevano essere impiegati quali accessori rituali particolari per cerimonie religiose. Le linee di Nazca non sono le sole del genere esistenti in Perù. A circa 1500 km a Sud, su un fianco della Montagna Solitaria, vi è la più grande raffigurazione umana del mondo. Questo gigante, detto di Atacama, è alto circa 135 metri, ed è circondato da linee del tutto simili a quelle di Nazca. Inoltre, lungo la costa del Pacifico, ai piedi delle colline dei monti preandini, è disegnata una figura che ricorda un gigantesco candelabro. Infine a Sud della Sierra Pintada (monte dipinto), una vasta zona è ricoperta di grandi raffigurazioni comprendenti spirali, cerchi, guerrieri ed un condor. Gli archeologi sono oggi in gran parte propensi a sostenere che tali figure, visibilissime da terra, servissero da guida agli antichi mercanti Inca. Ma il mistero rimane ancora irrisolto.


NazireiTermine derivato dall’ebraico nazir, separato, presso gli antichi Ebrei indicava individui consacrato temporaneamente a Yahweh mediante l’adempimento di determinati voti (astinenza da alcoolici e bevande inebrianti) e di oblighi rituali (libera crescita dei capelli ed astensione dai contatti con cadaveri). Furono N. Sansone (Giudici 13, 2-7; 16, 17), Samuele (I Samuele 1, 11) e lo stesso Paolo di Tarso (Atti degli Apostoli 18, 18; 21, 23-26). L’uso continuò fino all’epoca talmudica (IV-V secolo d.C.).


Neanderthal, Uomo diResti di uno scheletro di tipo umano ritrovati nel 1856 in una cava di calcare nella valle di Neander, presso Düsseldorf, di cui diede notizia C. Fuhlrott. Questo scheletro, il primo di una serie di reperti coevi in Europa ed in Asia Minore e Centrale formanti tre gruppi razziali diversi, risale al periodo interglaciale riss-würmiana, ed alla successiva glaciazione würmiana fra i 70.000 ed i 35.000 anni fa. L’uomo di N., per la fronte ed il mento appena segnato, lo sviluppo marcato delle arcate sopraorbitarie, il collo corto e grosso, la statura intorno ai 150 cm., la positura eretta e la capacità cerebrale compresa tra i 1200 ed i 1600 cmc., presenta tratti pitecoidi che ricordano il pitecantropo ed il sinantropo. In molti luoghi i resti dell’Homo neanderthalensis sono stati rinvenuti associati con l’industria mousteriana. In Italia i ritrovamenti sono avvenuti nel Lazio, a Saccopastore ed al Circeo.


Necromanzia: V. Negromanzia.


NecropoliTermine con cui si indica un gruppo di sepolcri di epoca anteriore a quella cristiana. Per l’importanza data da sempre alla sepoltura ed al culto dei defunti in ogni tipo di cultura e di società, la N. ha concentrato interessi e significati che sono rimasti protetti nel tempo, e quindi disponibili agli studi archeologici molto più di quanto lo sia stata qualsiasi altra opera costruita dall’uomo. La struttura della N. fu determinata quando ancora la forma della città non aveva ragione d’essere, vivendo le popolazioni in luoghi e modi differenziati e non stabilizzati. Appare quindi come una prima definizione di quello che sarà in seguito lo schema urbano: fin dalle epoche più remote ad es. in tutta la penisola italica le N. costituiscono, secondo forme diverse corrispondenti a culture differenziate, vere e proprie organizzazioni urbane sotterranee (Cassibile, N. delle stazioni terramaricole padane), che culminano nella visione prettamente urbana o pianificata dello schema delle N. etrusche (Populonia, Tarquinia, Chiusi, ecc.).


NefertariRegina egiziana, chiamata anche Nefretere, la grande sposa reale di Ramses II il Grande (ca. 1290-1224 a.C.), della XIX Dinastia (1309-1194 a.C.). La regina N. è nota soprattutto attraverso la scoperta della sua tomba nella Valle delle Regine, avvenuta nel 1904 ad opera del grande egittologo ed archeologo Ernesto Schiaparelli, sostenitore del Museo Egizio di Torino. Questa tomba è fastosamente arricchita da splendidi affreschi, tutti strettamente legati al "Libro dei Morti", che aveva la funzione di aiutare il defunto nel corso del suo passaggio al mondo ultraterreno. N. vi è raffigurata accanto wpe3.jpg (9735 byte)a numerose divinità, come Iside, Osiride, Horus, Neith, Ra-Haractes, Hathor-Imentit, Selkis, Nefti, Mut e naturalmente Anubis. Da varie fonti si sa che la sua prematura dipartita sollevò un’ondata di immenso cordoglio in tutto l’Egitto, e da manifestazioni pubbliche del sincero dolore del suo sposo. I suoi funerali furono imponenti, e videro la partecipazione di tutto il complesso clero e della popolazione. Nel tempio rupestre di Abu Simbel, dedicato alla dea Hathor, tra i sei colossi della facciata vi sono ben due statue di N., raffigurata con gli attributi della stessa dea Hathor, nella seconda e nell’ultima statua da sinistra. Nel suo cartiglio N., raffigurata per rispetto dopo il geroglifico della dea, è scritto che ella è amata da Mut.

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NefertitiNome dal significato egizio di "la bella che è arrivata", identifica la regina egiziana (XIV secolo a.C.), sposa di Amenophis IV (Akhenaton, 1364-1347 a.C., v.). Non si limitò ad interpretare il ruolo di grande sposa reale, poiché il faraone l’aveva coinvolta nella gestione del potere, e la sua influenza sulla guida politica del regno fu notevolissima. Per questo motivo ella appare rappresentata con la corona doppia, simbolo del potere faraonico. Dotata di straordinaria bellezza, è stata ritratta mentre distribuisce doni ai sudditi dal balcone del palazzo, oppure alla guida del suo carro, nonché nell’atto di colpire con una mazza il nemico, tutte simbologie di norma riservate al solo sovrano. Nelle lapidi confinarie N. viene descritta come "dama piena di grazia", e "dotata di tutte le virtù". Fu tanto oggetto di adorazione popolare da essere stata talvolta raffigurata come una dea. È famosa per alcune belle opere di scultura che la raffigurano, e per dei rilievi di epoca amarniana, in cui appare accanto allo sposo, ma soprattutto per due busti, esposti nel Museo del Cairo ed in quello di Berlino Molto noto il secondo busto che la raffigura, rinvenuto tra altre numerose sculture, ed ancora incompiuto, in Akhetaton, nel laboratorio di Thutmosi: ha sul capo l’alto copricapo blu riservato alla sovrana. È ancora priva dell’occhio sinistro, forse a causa dell’abbandono frettoloso della città alla morte del faraone. La tomba di N. non è stata ancora ritrovata..


NefertumAntica divinità della regione menfita, è il giovane Tum, la personificazione del vecchio Atum ritornato in vita ringiovanito. Quest'angioletto dell'aurora è seduto su un fiore di loto, che simboleggia la padronanza sui quattro elementi: il fiore affonda le radici nella melma del fondale, attraversa l'acqua e sboccia all'aria, sotto l'azione del fuoco solare. Fu incorporato nella triade dell'antica capitale come figlio di Ptah e di Sekhmet. Incarna l'eterna giovinezza; è la sostanza vitale, il loto che nasconde il segreto. Nefer esprime anche uno stato di compiutezza, che da all'essere la propria potenza generatrice. Nella lingua geroglifica il loto segna l'apogeo della vita. Nella leggenda di Osiride la corolla del loto serve da scrigno all'Ujat, l'occhio di Horus (v.), che Seth aveva gettato nelle onde melmose. "Io sono quel puro loto che esce portando il Luminoso, quello che è attaccato al naso di Ra. Sono sceso a cercarlo per Horus. Io sono il puro che esce dalla vegetazione palustre".


NefertyAutore di una delle più importanti profezie dell’antica letteratura egiziana (XX secolo a.C.). Sacerdote di Eliopoli, N. visse durante il regno di Ammenemes I (ca. 1990-1928 a.C.), fondatore della XII Dinastia. La sua profezia, che ha chiari intenti di esaltazione dinastica, fu scritta per glorificare il sovrano, che avrebbe riportato l’Egitto al suo antico splendore. Ambientata all’epoca del re Snofru (ca. 2350-2326 a.C.), fondatore della IV Dinastia (ca. 2350-2190 a.C.), predice eventi di un lontano futuro, peraltro già accaduti nella realtà. Il testo ci è pervenuto completo, in un papiro ora conservato all’Ermitage di San Pietroburgo.


NeftiAntica dea sposa di Seth, madre di Anubi, sorella di Osiride e di Iside, porta un'acconciatura che la rende inconfondibile: un cesto, che si legge NEB (il Signore), e la pianta rettangolare del tempio, HET. I due segni uniti si leggono NEB-HET, traducibile in La Signora del Tempio. É onnipresente nel mito di Osiride, dove si schiera contro suo marito omicida per mettersi al servizio di Iside. Iside rivivifica, e N. stabilizza. Iside corrisponde all'evoluzione, al visibile, N. all'involuzione, all'invisibile. Iside è la sposa di Osiride, N. ne è l'amante. Osiride esiste solo grazie all'azione congiunta delle sue due sorelle, che gli danno modo di manifestare la sua matura divina. La sposa di Seth (l'asciutto, il mattone), N. edifica il tempio con i mattoni, e veglia sulla sua integrità. Può essere paragonata alla forza coagulante alchemica."Ho concepito in Iside, ho creato in Nefti. Iside ha cancellato le mie debolezze, e Nefti ha fatto svanire le mie incertezze".


Negromanzia: Termine derivato dal greco necroz (morto) e manteia (divinazione), detto anche Necromanzia. Pratica magica consistente nell'evocazione dello spirito dei defunti allo scopo di consultarli sul futuro oppure su fatti occulti. Era già ampiamente in uso presso i babilonesi (Epopea di Gilmanes), gli Ebrei (I Samuele 28, 7-20), i Greci (Odissea 11, 90ed i romani, la N. sopravvisse ancora nell'Africa equatoriale, nelle Antille e nel Tibet, oltre che nel moderno spiritismo (v.).


NeithAntica dea di Sais, nel delta del Nilo, appare oggi una delle divinità principali del pantheon egiziano. Il suo nome è traducibile in La Madre del Sole. Androgina, i testi sacri rivelano che illuminando il proprio sguardo e generando la luce, diede forma agli dei formulando il loro nome, ossia fissò la loro identità. Creato ed organizzato il mondo divino, N. si trasformò in pesce e divenne la grande nuotatrice. N. è la vergine guerriera che i Greci chiamarono Atena, armata di un arco le cui frecce respingono le forze del male. É anche patrona di chi tesse il lino, incrociando i fili delle energie. Sempre antropomorfa, è acconciata con la corona rossa settentrionale, ed ha come pianta sacra l'acacia. Secondo il libro dei morti, N. è l'espressione del mistero ultimo della creazione, come testimonia l'iscrizione incisa sul suo tempio di Sais: "Io sono ciò che è, ciò che sarà, ciò che è stato, ed il mio velo mai nessun mortale ha sollevato. Il frutto che ho partorito è il Sole".


NekhbetDivinità egiziana, di epoca predinastica, protettrice nonché simbolo dell’Alto Egitto, rappresentata nelle sembianze di avvoltoio. Essendo considerata protettrice del faraone, il quale la portava sulla fronte del diadema o del classico copricapo reale, specie sul nemes, accostata alla divinità serpente cobra, Uadjet (v.).


NeoconfucianesimoDottrina filosofica e religiosa fondata da Chu Hsi o Chu Tzu (1130-1200), soprannominato il San Tommaso d’Aquino (v.) della Cina. Secondo il Bouquet (Breve storia delle religioni, Ediz. Mondadori, 1952), la sua "è la più sottile mente metafisica che La Cina abbia mai avuto". Tale dottrina si sviluppò attraverso tre diverse scuole: 1) Scuola della ragione (920-1279); 2) Scuola della mente (1338-1644); 3) Scuola della Legge morale (644-1911): Il fulcro intorno al quale ruota il N. è la dottrina del Grande Ultimo, generatore di Yang (v.), il principio maschile ed attivo, allorché è nella massima attività, e di Yin (v.), il principio femminile e passivo, nella stasi assoluta. Tale eterno alternarsi di Yang e di Yin, genera l’Universo materiale, attraverso i cinque elementi agenti: Acqua, Fuoco, Legno, Metallo e Terra.


NeocoriTermine derivato dal greco newcoroz, spazzare, che originariamente, nell’antica Grecia, designava le persone addette alla pulizia ed alla custodia di un tempio. In seguito vennero così chiamati i funzionari preposti alla sua cura, con mansioni sempre più ampie. In genere la carica era di durata annuale. Il titolo di N. era anche assegnato onorificamente a città devote ad una determinata divinità e, in età romana, a città che si erano distinte nel culto imperiale.


NeofitaDenominazione attribuita al neo Apprendista Libero Muratore.


NeoguelfismoCorrente di pensiero politico del Risorgimento italiano, che sosteneva come l’unità ed il rinnovamento nazionali dovessero essere ottenuti con il consenso e per iniziativa della Chiesa cattolica. A tale conclusione i seguaci del N. giungevano sviluppando il concetto romantico di cattolicesimo come religione nazionale del paese, e da un’impostazione storiografica, anch’essa di origine romantica, che vedeva nel Medioevo il momento formativo della nazione italiana, e nel papato il difensore della sua indipendenza. Le idee neoguelfe ebbero vasta presa su strati borghesi moderati della società italiana, sensibili al problema nazionale ma timorosi di sviluppi rivoluzionari, e pronti a vedere nella Chiesa una garanzia di moderatismo. Trovarono espressione politica nei saggi di Gioberti su Il primato civile e morale degli Italiani (1841) e Le speranze d’Italia (1844), con il loro programma di un’unione federale di stati italiani presieduti dal Papa. L’avvento al trono pontificio di Pio IX rappresentò il momento di maggior espansione del N., che fu però travolto dai successivi avvenimenti del 1848, che dimostrarono la concreta labilità dei suoi fondamenti, e spinsero i liberali moderati a fondare le proprie residue speranze solo sulla monarchia sabauda.


NeopitagorismoIndirizzo filosofico sorto in Alessandria verso la fine del II secolo a.C. Il movimento tentò di ridare significato speculativo alla dottrina pitagorica, che sopravviveva ormai solo come dottrina etico-religiosa, confusa con l'orfismo. Il N. ci ha lasciato un'ampia letteratura apocrifa, tra cui le Lettere ed i Versi aurei attribuiti allo stesso Pitagora, e scritti in pseudo-dorico. Appartiene a questa corrente la famosa Vita di Apollonio di Tiana (III secolo) che cerca di ridare attualità alla filosofia pitagorica contro l'imperante N.


NeoplatonismoIndirizzo filosofico fatto risalire alla scuola di Alessandria, fondata da Ammonio Sacca nel 232 d.C., e che durò fino all'editto di Giustiniano del 529, col quale veniva decretata la chiusura delle scuole filosofiche ateniesi. Le origini del N. vanno però fatte risalire al giudaismo ellenizzante di Filone, alle vicende del platonismo medio ed alle suggestioni delle dottrine mistiche e gnostiche dell'epoca. Il maggior rappresentante fu Plotino (v.), che fondò la scuola neoplatonica di Roma. Rispetto al platonismo originario, il N. si differenzia per alcuni motivi metafisici originali. La teoria dell'emanazione, soprattutto, cerca di mediare i termini sostanziali che Platone s'era limitato a descrivere, affermando la continuità dell'universo e l'unità delle distinzioni. Una forte tendenza monistica fa sì che il N. superi l'intellettualismo originario verso una teologia negativa, che diventa una metafisica dell'inesprimibile, del sovrarazionale, e riduce il pensiero a realtà di secondaria importanza. Il logos si trasforma da organo della conoscenza in organo del pensiero negativo, contemplativo e mistico, terminante nell'Uno-Nulla e nell'estasi religiosa. Tra i maggiori rappresentanti del N. sono Amelio e Porfirio, discepoli di Plotino, Giamblico e Teodoro di Asine, della scuola di Siria, Proclo e Plutarco, della scuola di Atene, Edesio e Giuliano l'Apostata, della scuola di Pergamo. Il N. ebbe grande influenza sul pensiero cristiano e sulla prima Scolastica. Più tardi, in età umanistica, con la traduzione delle Enneadi effettuata dal Ficino, il N. divenne un elemento essenziale del platonismo fiorentino.


NeotomismoMovimento filosofico cattolico, di rinnovamento della tradizione scolastica, in particolare tomista, sviluppatosi a partire dall’enciclica Aeterni Patris di Leone XIII (4.8.1879). I suoi centri erano situati a Lovanio (cattedra di filosofia tomistica, 1889), Friburgo e Milano (università del Sacro Cuore). Caratteristiche peculiari n sono la polemica contro le tendenze soggettivistiche ed antimetafisiche della filosofia contemporanea, e la rivalutazione della tradizione scolastica medievale, riletta alla luce dei problemi della filosofia moderna. Fra i maggiori rappresentanti del N. sono D. Mercier, J. Maritain, A., Gemelli e F. Olgiati.


Nepotismotermine che, per estensione, definisce ogni forma di accesso e progressione nelle cariche pubbliche derivanti dalla detenzione del potere. La definizione di merito ha origine nella critica alla tendenza largamente diffusa tra i pontefici a favorire i propri congiunti, e preferibilmente i nipoti. Tale fenomeno può trovare la sua giustificazione storica non tanto nell’intendimento, da parte del papa, di consolidare ed estendere il potere della propria famiglia per interessi precisi, quanto alla necessità di crearsi sicuri appoggi per l’affermazione della propria politica. Dettero esempio di grande N. Callisto III, che diede la porpora al nipote Rodrigo Borgia (il futuro Alessandro VI), Pio II; Sisto IV, il quale, in funzione di un programma espansionistico a favore dei suoi familiari (i della Rovere ed i Riario) ebbe parte considerevole nella congiura de’ Pazzi; il N. assunse le sue più vaste proporzioni con Alessandro VI, che progettava per il figlio Cesare, già da lui investito del ducato delle Romagne, un grande Stato italiano. Non ne furono immuni Leone X, Clemente VII, Paolo IV ed Innocenzo XI: tuttavia quest’ultimo preparò la bolla Romanum decet (Pontificem), pubblicata nel 1692 da Innocenzo XII, con la quale si proibì ai pontefici di concedere uffici e dignità ai propri congiunti.


NeroColore simboleggiante il regno di Saturno, la purificazione della Terra e la meditazione profonda. Nel simbolismo dell’Arte cristiana medievale il N. corrispondeva alla penitenza, come il bianco alla purezza ed il rosso alla carità. L’Ouroboros (v.) ha la metà superiore del corpo di colore N., e quella inferioredi colore bianco. In molte teologie orientali il N. indica la materia prima, Prakriti. Nella Bhavavad-gita (v.) Krishna (v. Avatara) viene rappresentato di colore scuro, mentre Arjuna, che è mortale, è di colore bianco (v. Opera al N.).


NestorianesimoMovimento religioso sorto dalle dottrine di Nestorio, teologo siriaco (381-450). In seguito alla polemica teologica, già maturata nella scuola di Antiochia ad opera di Diodoro di Tarso e di Teodoro di Mopsuestia, ma fomentata dalle pubbliche asserzioni di Nestorio, ed apertasi tra quest’ultimo e Cirillo, patriarca di Alessandria, a Roma un sinodo condannò il N., ed incaricò Cirillo di notificare la condanna a Nestorio (agosto 430). Questi indusse allora Teodosio II a convocare un concilio ad Efeso (431). Fin dalla prima sessione, sotto la presidenza di Cirillo, ancora assenti i legati papali e soprattutto i vescovi orientali filonestoriani capeggiati da Giovanni di Antiochia, Nestorio venne scomunicato e destituito; pochi giorni dopo i vescovi orientali ritorsero però la condanna su Cirillo. Dopo un tentativo di compromesso effettuato a Calcedonia, Teodosio sciolse il concilio. Nel 433 si giunse alla pacificazione tra gli antiocheni e Cirillo, il quale accettò la formula di unione. La dottrina ortodossa venne fissata con precisione nel corso del concilio di Calcedonia (451). Accolto ufficialmente nel 486 dalla chiesa persiana, il N. si diffuse poi nell’Arabia settentrionale, a Ceylon, in India, in Cina ed in Asia centrale, trovando in queste regioni la sua massima diffusione nel XIII secolo. Dal secolo successivo cominciò comunque a decadere. Dopo uno scisma (1551), i nestoriani passarono in parte alla Chiesa di Roma. La chiesa nestoriana conta attualmente circa 200.000 adepti, soprattutto in Iraq, Iran, Siria e Russia, oltre che in India, nel Caucaso e negli Stati Uniti.


NestorianiSeguaci della dottrina di Nestorio, teologo siriaco (381-450) (v. Nestorianesimo).


Neter: Nella lingua geroglifica tre consonanti trascrivono la parola "Dio", NTR, vocalizzato in neter, nether o netjer. In tale lingua solo lo scheletro consonantico delle parole è visibile; le vocali rappresentano la carne invisibile, e non vengono scritte. Quindi oggi ne ignoriamo la fonetica esatta, anche se la si ricostruisce con un inapprezzabile margine di errore. NTR resta l'unica certezza, e tali consonanti evocano l'equilibrio delle forze dell'universo, mentre vanno certamente rapportate con il sale natron, il nitro alchemico, impiegato nei riti di purificazione e di mummificazione. Perciò neter si può tradurre "quello del sale natron", od anche "quello che ringiovanisce". L'aggettivo qualificativo netjery corrisponde a divino, ma anche a ritualizzato, poiché si diventa e si resta N. solo grazie alla potenza magica del rito.


New AgeEspressione moderna che significa Nuova Era, l'Era dell'Acquario, la Coscienza del secondo millennio. Un termine che viene considerato come "un grande fiume nel quale affluiscono fiumi minori, torrenti e ruscelli. La stagione delle grandi piogge non è ancora iniziata, quindi il fiume scorre lento. Ma impercettibilmente il livello e la portata delle acque crescono di giorno in giorno". Si può affermare che lo scrittore tedesco Hermann Hesse, autore tra l'altro di Siddharta e del Gioco delle perle di vetro, nonché premio Nobel per la letteratura, sia stato il pratico fondatore di questa moderna cultura, che coinvolge soprattutto le giovani generazioni di tutto il mondo. La spiritualità che la N.A. evidenzia nei suoi innumerevoli seguaci si manifesta attraverso grandi convegni organizzati spesso ed ovunque nel mondo, raduni e congressi che vedono anche decine di migliaia di partecipanti. La particolare musica N.A., indubbiamente affascinante e coinvolgente, trova sempre più largo successo, e non solo tra i giovani. La spiritualità intensa di cui è impregnata la rende ideale per l'impiego in sottofondo nel corso di sedute di meditazione. I più anziani si distinguono dai giovani solo in quanto, pur condividendone gli entusiasmi di base, rispettano le Tradizioni classiche che, mediante la cultura, hanno fatto propria. La N.A. dà comunque ampio spazio ad ogni cultura esoterica, in cui identifica e riconosce le proprie radici. Induismo, buddhismo, misticismo, fenomenologia paranormale, medicina alternativa, sciamanesimo, channeling, NDE ed ufologia sono infatti le principali branche culturali oggetto di particolare attenzione da parte della N.A., in quanto ognuna di queste implica un'ampia apertura mentale, caratteristica fondamentale e simbolo della libertà adottate del movimento.


NiaclabutParola alternativa massonica di passo del Grado di Maestro Massone (v. Mac Benat). Ha il significato di fine, termine, ed è il nome di una montagna dalla quale il re Salomone faceva estrarre le pietre per la costruzione del Tempio di Gerusalemme. Alcuni studiosi sono del parere che tale parola di passo sia più esattamente Elabut.


NiceaAntica città della Bitinia, corrispondente all’odierna Iznik, posta sulle rive del lago Ascania od Iznik Gölü. Sono tuttora intatte le mura ed il teatro romano, oltre che i ruderi della basilica del Concilio e della chiesa della Dormizione, distrutta nella guerra greco turca. Fu sede di due importanti Concili della Chiesa cristiana. Il primo Concilio fu convocato dall’imperatore Costantino I (v.) nel 325, per risolvere la questione ariana ed altri problemi ecclesiali. Intervennero da 220 a 318 vescovi: Ario difese di persona le proprie dottrine, che furono condannate con l’affermazione della consustanzialità (dmousia) del Padre e del Figlio, espressa in una dichiarazione dogmatica (simbolo di N.che, con le aggiunte del secondo Concilio di Costantinopoli (381), è tuttora in uso. Nei suoi venti canoni il concilio si pronunciò anche su questioni dottrinarie minori e su problemi di legislazione e giurisdizione ecclesiastica. Il secondo Concilio si svolse in otto sessioni, l’ultima a Costantinopoli (787), con la partecipazione di circa 350 vescovi. Pose fine alla questione dell’iconoclastia, ammettendo una venerazione onoraria delle immagini sacre, distinta però dal vero culto riservato a Dio.


Niceno-costantinopolitanoTermine con il quale si identifica il Simbolo del Credo cristiano, la professione di fede formulata dal concilio di Nicea (v.) del 325, ed adottata dal successivo concilio di Costantinopoli (v.) del 381 per contrastare l’eresia ariana (v.). Esso diede particolare risalto alla divinità di Cristo, Figlio di Dio Unigenito, e cioè della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non fatto, consustanziale al Padre. Vi si ribadisce il dogma della santissima Trinità, con l’evidenziazione della Persona dello Spirito Santo. È il Credo recitato durante la Messa cattolica, e sintetizza tutti i punti essenziali della dottrina cristiana.


NichilismoTermine filosofico indicante ogni dottrina tendente a negare la realtà dell’essere o dei valori stabiliti. Hamilton parla di un N. metafisico, che nega la realtà sostanziale. È implicito nelle forme più radicali di fenomenismo, ed ha la sua espressione filosofica tipica nel Gorgia di Platone. In senso morale e politico invece per N. si intende la negazione assoluta della norma e del dovere sociale. Al riguardo vale come esempio la tesi di Stirner, che sostiene che un tale atteggiamento è la conseguenza di una forma di solipsismo gnoseologico. Nietzsche a sua volta distingue il N. passivo, di chi si rassegna per debolezza, al conformismo imperante, da quello attivo, che è al servizio della trasvalutazione dei valori. Infine per Jaspers il N. assoluto è sinonimo della disperazione. Storicamente il N., come orientamento politico ed ideologico, si diffuse in Russia nella seconda metà del XIX secolo, dopo l’esito infausto della guerra di Crimea ed il fallimento delle riforme introdotte da Alessandro II. Profondamente influenzato dal positivismo occidentale, il N., negando la morale cristiana e la cultura idealistica, sosteneva la necessità di sopprimere le istituzioni sociali e politiche, e di ricostruire la società con criteri scientifici. In seguito il termine è stato erroneamente riferito all’intera ala estremista dell’opposizione allo zarismo, comprendente anche l’anarchismo rivoluzionario.


NicodemoNome di uno dei capi dei Giudei di Gerusalemme e membro del Sinedrio (I secolo d.C.), ricordato nel Vangelo di Giovanni (3, 1-21; 7, 50-53; 19, 39). Difese Gesù contro i Farisei, e portò mirra ed aloe per imbalsamarne il corpo, insieme con Giuseppe d’Arimatea. A N. venne attribuito un vangelo apocrifo, suddiviso in parti inizialmente separate: Acta Pilati (IV secolo) e Descensus Christi ad Inferos (IV-V secolo).


NicolaitiGnostici appartenenti ad almeno due diverse sette, l’una dei tempi apostolici, che derivò il nome da quello del diacono Nicola di Antiochia (Atti degli Apostoli 6, 5), l’altra che fu in connessione con i Barbelognostici, e fiorì nel I-II secolo d.C. La prima, testimoniata nell’Apocalisse (2, 6 e 14-15), sosteneva il compromesso con l’idolatria e le libertà sessuali; la seconda, nella quale la prima sembra essere confluita, rientrava nella gnosi egiziana, e dava anch’essa grande importanza all’elemento sessuale.


NigredoOpera al Nero (v.), una delle quattro fasi dell'Alchimia. É la denominazione alchemica del primo stato di coscienza, o Putrefazione (v.), che ogni iniziato deve acquisire e superare. Si riferisce al colore nero, che ricorda le tenebre della profanità da cui proviene il neofita. N. rappresenta l'inizio del cammino ascetico od iniziatico. Viene seguito da altre tre fasi, denominate Albedo, Rubedo e Citrinitas(v.). Oltre ai primi tre gradi dell'Ordine muratorio, che definiscono la Massoneria Azzurra, il Rito massonico scozzese (v. R.S.A.A.) si suddivide ed attribuisce trenta alti gradiripartiti in: · gradi Capitolari, o Massoneria Rossa, dal 4° al 18°; · gradi Filosofici, o Massoneria Nera, dal 19° al 30°, · Supremo Tribunale, o Massoneria Bianca, dal 31° al 33° grado.


NirvanaTermine sanscrito traducibile in estinzione. Ultimo fine della via indicata da Buddha, corrispondente a ciò che nell'induismo è la realizzazione della realtà suprema (paratattva). Fra N. e paratattvac'è tuttavia una differenza sostanziale, nel senso che, mentre il secondo termine afferma la realtà di un Essere Supremo, il N. è essenzialmente ciò che sta al di là dell'Essere e del non-Essere, della realtà e della non-realtà. In sintesi è quanto va oltre qualsiasi affermazione o negazione, in sé incondizionato, assoluto ed ineffabile.

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Nodo d’AmoreTermine massonico riferito al tipo di nodo applicato al Cordone (v.) di norma di colore rosso, sistemato nel Tempio tra le sue quattro pareti ed il soffitto della Volta Celeste (v.). In totale essi sono sette, e sono comunemente noti come "nodi Savoia", poiché raffigurati nello stemma araldico di tale casata nobiliare, unitamente alla sigla F.E.R.T. (Fortitudo eius Rodum tenuit). Tale sigla fu istituita da Amedeo VII di Savoia (il Conte Rosso, 1360-91) in onore del padre Amedeo VI (il Conte Verde, 1334-83), a ricordo delle sue gloriose imprese contro i Turchi. Il Beato Sebastiano Valfré, nell’intento di censurare l’atteggiamento libertino comune ai Savoia, diffuse la propria interpretazione di tale sigla, ovvero "Foemina erit Ruina tua". Tali nodi ornano l’intera lunghezza del Collare dell’Annunziata, la massima onorificenza concessa dalla casa Savoia. Il N. simbolicamente rappresenta lo stretto legame che unisce le creature con il Creatore, ovvero la natura con la divinità, quindi l’essere umano con il Grande Architetto dell’Universo. Vari studiosi ne vedono la rappresentazione del ciclo o ruota di morte rinascita nei quattro mondi della dimensione fisica (v. Metempsicosi). Fin dai tempi antichi ha anche assunto il significato aritmetico di infinito.


Non expeditEspressione latina avente il significato di non conviene: rappresenta la formula impiegata dalla Curia Romana per respingere il 10 settembre 1874, sotto il pontificato di Pio IX, la richiesta dei cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Il N., trasformato da Leone XIII in decreto nel 1888, fu considerato non più operante nel 1905, e venne ufficialmente abolito nel 1919, anno in cui Benedetto XV concesse ai cattolici di entrare a far parte del Partito Popolare.


Non possumusEspressione latina dal significato non possiamo, o non è possibile, usata da Pietro e Giovanni per rispondere a quanti intendevano impedire la loro predicazione del Vangelo. Identica risposta venne successivamente data in più occasioni da papi e prelati, tra i quali: Clemente VII (1523-1534), allorché si rifiutò di sanzionare e riconoscere il divorzio del re inglese Enrico VIII da Caterina d’Aragona, episodio all’origine della fondazione della Chiesa anglicana (v.); il cardinale Antonelli, ministro pontificio sotto il papa Pio IX, in occasione del rifiuto del Vaticano di riconoscere Roma come capitale d’Italia.

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Non ti scordar di meSimbolo massonico non rituale, appartenente alla tradizione tedesca, che l’adottò a partire dal 1934 quando la persecuzione nazista costrinse i membri della Gran Loggia del Sole a riconoscersi tra loro attraverso un piccolo ma significativo distintivo che lo raffigurava. Il N., un piccolo fiore azzurro dotato di cinque petali, nel linguaggio floreale significa amicizia e fedeltà, e con tale significato è entrato a far parte della tradizione muratoria. Nel suo ambito la nostalgia sentimentale interpersonale diventa dolce reminiscenza ed impegno dellaBrüderkette, la catena fraterna temporaneamente spezzata nella sua manifestazione visibile.


NostradamusNome latinizzato di Michel de Notredame (St.Rémy 1503-Salon 1566), medico ed astrologo francese. Compiuti gli studi di medicina a Montpellier, esercitò la professione medica a Salon. Gli studiosi affermano che N. discendeva dalla tribù di Issacar, i cui eletti la Bibbia sostiene essere in grado di predire il futuro. Questi infatti disponevano dei preziosi libri contenenti le più antiche formule magiche e, riportate in caratteri sacri, le "Parole di Potenza" note ai soli iniziati dell’Antico Egitto. Chiamato alla corte di Caterina dé Medici, nel 1564 divenne medico personale di Carlo IX. Dedicatosi alle scienze occulte, divenne famoso con la pubblicazione di alcune ricette, ma soprattutto per le sue profezie, raccolte nelle Centurie astrologiche (1550-66), costituite da quartine redatte secondo un misterioso codice criptato, che predicono il futuro del mondo fino all’anno 3797. Pare che tale stratagemma fosse inevitabile per sfuggire alla persecuzione dell’Inquisizione, che già teneva sotto controllo condotta ed opere di N. Nel corso dei secoli queste sono state oggetto di innumerevoli tentativi di interpretazione, che non hanno comunque portato alla scoperta di alcuna vera ed efficace chiave di lettura di quelle predizioni. Intorno al 1980 il ricercatore torinese Renuccio Boscolo si è proposto come unico in grado di farlo, avendo in qualche modo estrapolato il proprio nome dalle stesse centurie, essendovi indicato da N. come unico interprete in grado di decriptare il testo. Contemporaneamente insigni fisici e matematici hanno proposto sistemi di interpretazione computerizzati, che si basano su una vecchia lapide del 1536 rintracciata su un muro della vecchia Torino. Nonostante l’impegno profuso da più parti nell’impresa, il mistero rimane tale: le centurie sono ancora e sempre interpretate soltanto "a posteriori", cioè a fatti avvenuti.


NovazianismoMovimento scismatico del III secolo d.C., che prende il nome da Novaziano, filosofo pagano convertitosi al cristianesimo in età avanzata, ed ordinato presbitero. Egli dapprima appoggiò il prudente rigore del vescovo africano Cipriano nei confronti del lapsi (v.), ma dopo l’elezione di papa Cornelio, accentuò il proprio rigorismo e, fattosi eleggere vescovo, originò uno scisma, definito appunto N. Nel 251 venne scomunicato da un concilio romano, il che non arrestò la diffusione della sua dottrina, appoggiata anche da alcuni imperatori. Forse morì nel corso della persecuzione di Valeriano. Dei suoi numerosi scritti, sussistono il De Trinitate, prima opera in latino sull’argomento, il De cibis iudaicis, il De spectaculis ed il De bono pudicitiae. La sua dottrina influenzò e favorì la nascita del movimento dei Catari (v.).


NoveÈ il numero della generazione e della reincarnazione. Secondo Pitagora è un numero che si riproduce continuamente, in ogni moltiplicazione, e simboleggia pertanto la materia che si scompone e si ricompone continuamente. Composto da tre volte il numero tre (la perfezione al quadrato), con l’aggiunta di un quarto tre genera il dodici, simbolo della Perfezione assoluta. Secondo Eliphas Levi, il N. è l’Eremita dei Tarocchi, il numero degli Iniziati e dei Profeti. Il N. serve da dissolvente per tutti i numeri, senza che mai si associ a qualcuno, né per somma né per moltiplicazione. È il più misterioso della numerologia, ed è anche il più importante della dottrina esoterica tradizionale (P. Le Cour). I testi egiziani citano Aton (il Sole) che fece N. parti del suo cuore. Rappresenta infine la manifestazione ed il nome stesso del Demiurgo (IOA) gnostico.


NumeriSono l’espressione, visibile od intellettuale, delle diverse proprietà degli esseri, tutte procedenti da un’unica sorgente. Anche se possiamo derivare parte di questa scienza dalla tradizione o dall’istruzione teorica, solo la rigenerazione ce ne mostra il vero fondamento, dimodoché ognuno possa ottenere senza maestri la vera chiave (L.C. de St. Martin). Platone considera il N. il generatore e l’essenza dell’Armonia, che a sua volta costituisce la base del Cosmo, e quindi dello stesso essere umano. Per Pitagora i N. rappresentano il fondamento del Tutto; la stessa realtà può essere compresa solo se la si riduce ad una quantità misurabile attraverso l’Aritmetica. Nella tradizione pitagorica si distinguono in intellettuali, esistiti da sempre nella mente di Dio, e scientifici, che procedono dall’unità. Questi ultimi sono pari, con proprietà divisibili e femminili, e dispari, indivisibili e maschili. Infine sono considerati sacri i N. pitagorici, N. interi valutati nel loro significato iniziatico tradizionale e non nel senso comune e profano dell’Aritmetica formale. Secondo il Bacci (Il Libro del Massone italiano), Pitagora non attribuiva ai N. virtù particolari, perché essi erano e sono un’astrazione ed un simbolo: quindi indicano, ma non iniziano. Se la Duade, emblema dell’unione dei sessi o dei due principi generatori, era ed è il numero del matrimonio, non rappresenta comunque alcuna potenza generatrice. "Omnia sunt per allegoriam dicta". I miti, gli enigmi, le leggende, i geroglifici, le parabole e le innumerevoli e misteriose figure mistiche, dimostrano il principio che la morale e la virtù senza simbolismo non imprimerebbero i loro insegnamenti nella mente e nella coscienza degli esseri umani. Y (Massoneria) La Libera Muratoria sfrutta frequentemente la simbologia dei N., · il Due (v.) nelle Colonne (v.), nel Pavimento (v.) a scacchi, nella Squadra e nel Compasso (v.), nella suddivisione del Tempio, ecc.; · il Tre (v.) nel grado dell’Apprendista (v.), nel Delta Luminoso (v.) e nella Cazzuola (v.); · il Quattro (v.) nella Pietra Cubica (v.); · il Cinque (v.) nel grado di Compagno d’Arte e nella Stella Fiammeggiante o Pentalfa (v.); · il Sette (v.) nei gradini dell’Oriente e nel grado di Maestro Massone; · il Dieci nella Tetraktys (v.) pitagorica. Secondo antiche tradizioni, i N. fino a dieci hanno diversi significati, ovvero: Uno, il Cielo; Due, la Terra; Tre, l’uomo; Quattro, il Padre; Cinque, la Madre; Sei, il Figlio; Sette, il Senso; Otto, il Cuore; Nove, l’Intelligenza; Dieci, l’Estasi.


NunavutNella lingua eschimese significa "La nostra Terra", ed è il nome della nuova provincia artica canadese, formalmente costituita il 1° aprile 1999 nella parte orientale dei territori del Nord Est. Un comunicato ufficiale emesso in questa occasione dal Governo centrale del Canada proclama che i colori azzurro ed oro prescelti per l’emblema della nuova provincia simboleggiano le ricchezze di questa terra ed il cielo. L’inukshuk raffigurato simboleggia invece la figura umana fatta di pietre con cui l’Inuit (nome col quale gli eschimesi si identificano, dal significato di "Uomo") indicava i percorsi di caccia, costituendo altresì una minaccia per i caribù, guidandoli verso i luoghi in cui erano sistemate le trappole: sono quindi dei monumenti in pietra che guidano il popolo, indicando anche i suoi luoghi sacri. La stella èNitirqsuituq, la stella del Nord che dalla notte dei tempi è considerata l’infallibile guida tradizionale sia per i naviganti che per i viaggiatori di terra. La popolazione del N. ammonta a circa 25.000 abitanti, per il 60 % circa costituiti da Inuit. Sua capitale è Iqaluit, "Baia dei pesci", tuttora definita città di frontiera, con 4.220 abitanti. È ubicata a circa 2.100 km a Nord di Ottawa e di Montreal, nella vecchia Baia di Frobisher, dal nome del suo scopritore, un navigatore inglese che nel 1576 stava cercando un passaggio a Nord Ovest verso l’oriente. La nuova provincia affida le proprie fortune finanziarie ai moltissimi posti di lavoro che saranno resi disponibili, specie a beneficio degli indigeni, dalle future strutture amministrative indispensabili per il governo provinciale, ma soprattutto alle quasi inesplorate ricchezze del sottosuolo, che i geologi dichiarano ricco di minerali e soprattutto di idrocarburi (v. Pellirosse).


Nuova ConsapevolezzaDottrina filosofica della New Age, sviluppata dal medico indiano ayurveda Deepak Chopra. Laureatosi in medicina negli Stati Uniti dove tuttora risiede, tende a fondere la ricerca occidentale con l’antica sapienza orientale, ricercandone comuni radici ed analoghe intuizioni, finalizzandole alla cura psico fisica degli individui. Direttore di centri per il benessere sparsi in tutto il mondo (prossima l’apertura di uno in Italia), guru di molte personalità (Derni Moore, Sylvester Stallone e Liz Taylor), filantropo (devolve in beneficenza il 15% dei suoi guadagni) e ricchissimo, a chi lo accusa di commercializzare l’anima risponde: "La miseria non aiuta ad essere spirituali. I poveri pensano al denaro molto più dei ricchi". Egli sostiene che "la percezione dei sensi è ingannevole; l’apparenza corporea non è solida e finita come sembra. A livello subatomico non siamo più materiali dell’aria che ci circonda. Negli atomi, commistione di informazioni ed energia, domina il vuoto".Vediamone sinteticamente la dottrina. "La malattia non è scatenata da un evento esterno, ma è frutto di uno squilibrio interiore, della rottura dell’armonia tra corpo, mente, spirito e spirito universale. Guarigione e benessere vanno visti come comunione estatica (o meglio enstatica, poiché si realizza dentro l’individuo e grazie all’individuo), tra l’energia individuale e l’energia cosmica, divina. Le terapie che guida a questa N.C. di sé sono molteplici, dalla dieta alimentare alle erbe, dalle tecniche di respirazione alla meditazione. Ribadisce che stiamo vivendo in un momento particolare, un periodo di trasformazione epocale. La specie umana negli ultimi diecimila anni ha attraversato diverse fasi: l’uomo da cacciatore è diventato agricoltore, da costruttore s’è trasformato in protagonista della rivoluzione industriale. L’attuale era dell’informatica ci sta portando molta ansia, un segno del fatto che si è riusciti a risolvere molti misteri biologici. Ma le ansie esistenziali si presentano al cospetto della coscienza umana, e fanno sorgere il dubbio se sia questo il significato della vita. Per la prima volta nella storia dell’umanità i progressi realizzati dalla scienza consentono risposte ai quesiti che da sempre assillano l’essere umano, come chi siamo, da dove veniamo, che accade dopo la morte e se esiste Dio. Riuscendo a superare tale ansia, tale paura, per avviarsi verso un’era di N.C., si assisterà ad una trasformazione evolutiva storica. Nel passato l’idea del mondo si basava sulla concezione meccanicistica (v.) newtoniana: si era macchine fisiche in un universo fisico, ed i pensieri, le emozioni, i desideri e le pulsioni erano effetti naturali di macchine efficienti che avevano imparato a controllare i propri pensieri. Oggi ci si avvicina ad un nuovo mondo già descritto da scienziati come Ilya Prigogine (v.), le cui scoperte consentono di sfuggire alla superstizione materialistica. Le tecnologie quotidiane date per scontate, come il fax, i computer, il telefono cellulare ed Internet, sono tutte basate su una premessa fondamentale: l’essenza del mondo non è materiale, l’essenza del mondo fisico non è più fisica, l’atomo che rappresenta l’unità di base della materia non è un’entità solida ma una serie di stati, di informazioni e di energie. Si tratta di idee che portano ad una nuova fase dell’evoluzione umana, definita evoluzione metabiologica. La precedente evoluzione biologica era connessa all’evoluzione della specie, ed ha insegnato a sopravvivere perché si è sviluppata una risposta biologica, per cui in situazioni di ansia, di paura e di minaccia s’è imparato a correre ed a lottare. Si è riusciti a sopravvivere e, grazie a tale efficiente risposta, si è diventati predatori, che cercano di sfruttare il pianeta come se fosse estraneo all’uomo, lontano da lui. L’uomo è diventato l’animale più pericoloso della terra. È l’unica specie che uccide i suoi simili, l’unica che provoca l’estinzione delle altre specie, razzista, etnocentrica, satura di pregiudizi e di presunzione. Una specie paradossale, in quanto si è creata una Cappella Sistina, la musica e l’arte. Perciò ci si trova oggi una nuova fase evolutiva, che trascende quella biologica. Ci si trova davanti ad un bivio: scegliere se essere predatori rischiando l’estinzione com’è già successo ad altri predatori, oppure diventare creatori. Finora si è stati vittime della biologia, dello stimolo a scappare per poi rincorrere chi ci minacciava: Questo ha portato distruzioni, guerre e devastazioni. Grazie allo sviluppo della ricerca, oggi è possibile dare risposte diverse, non solo biologiche, risposte di tipo intuitivo: Si può esercitare l’intelligenza in modo lineare, ma si può anche applicare un tipo diverso d’intelligenza, più contestuale, più olistica (v.), che non porta solo alla mentalità dell’essere vincitore per non essere sconfitti. Si può cioè andare oltre, avendo una visione creativa, che consente di trovare una risposta sacra alle domande che l’uomo si pone, entrando così in contatto diretto con la fonte prima dell’essere umano. Tale contatto profondo, che è armonia pura con sé stessi, porta al benessere ed alla guarigione. Infatti il benessere è uno stato di vitalità e di creatività; è la capacità di provare gioia e compassione per il prossimo; è avere la certezza che la vita abbia un senso; è avere una connessione con il potere creativo dell’universo, ovvero con lo Spirito Cosmico, l’Essere Supremo, Dio. Il benessere è guardare al mondo non più come separato dall’uomo ma come qualcosa di cui l’uomo fa parte. Un medico può diventare un tecnico eccellente del corpo umano, ma l’esercizio di tale professione non porta alla conoscenza dell’anima. Finora la scienza si basava sull’idea che essendo in grado di capire i meccanismi patologici si riesce ad eliminare la disfunzione, la malattia. Se si fosse in grado di capire come le cellule tumorali si replicano al livello del DNA, si potrebbe interferire con questo ed eliminare il cancro. Il tutto non ci consente però di capire il vero meccanismo della malattia, poiché la sua origine è collegata all’espressione della vita. C’è la vita, e c’è la vita come si esprime nella mente e nel corpo, con i processi di digestione, il sistema sensoriale, ecc. Anche se il corpo umano è apparentemente qualcosa di anatomico, in realtà è saturo di energia. Si è parte dell’universo, anch’esso energetico. Essendoci un rapporto dinamico tra l’umano e l’universale, tra il microcosmo ed il macrocosmo; com’è il corpo e la mente dell’uomo, così è il corpo e la mente del cosmo. Suonando eccessivamente spirituale l’idea di mente cosmica, si può parlare di campo di separazione. Resta il fatto che se il mondo appare formato di oggetti separati nel tempo e nello spazio, superata tale apparenza si giunge ad un mondo di energia e di informazioni. L’universo allora diventa unico ed inseparabile, in cui tutto è intercollegato. È un universo che è anche un campo di intelligenza, che si evolve costantemente verso più elevati livelli di astrazione (v.), di imprevedibilità e di creatività. L’uomo è quindi formato da una serie di rapporti: l’osservatore non è separato dall’osservato, come il peccatore non è separato dal peccato. Si è semplicemente parte della natura: se si hanno sentimenti, emozioni, desideri e pensieri, questi sono insiti in ciò che è la natura, fanno cioè parte dello stesso tessuto della natura. La natura e la nostra consapevolezza sono legate: la N.C. non è che l’espressione della natura, il cui motto è: "Fa ciò che dici, dì quello che fai"".


Nuova GerusalemmeDenominazione di una setta protestante fondata nel 1743 dal naturalista e mistico svedese Emanuel Swedenborg (v.). Essa sosteneva che Gesù Cristo sarebbe venuto nuovamente sulla terra per fondare il Regno della Verità e dell’Amore, e credeva nella possibilità di realizzare una comunicazione interiore con il mondo degli spiriti. Tale setta è sopravvissuta in piccole comunità sparse negli Stati Uniti ed in Inghilterra.

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Nuovo TestamentoEspressione comparsa per la prima volta in Tertulliano, intorno alla fine del II secolo d.C. Tutte le chiese cristiane lo considerano il secondo dei due grandi gruppi di scritti che formano la Bibbia. Il N. è composto da 27 libri contenenti la narrazione degli eventi relativi alla vita di Gesù di Nazareth, delle prime comunità credenti in lui e la rimeditazione, divinamente ispirata, del mistero della persona, delle azioni e delle parole del Cristo. Libro considerato sacro dai cristiani, esso è soprattutto la raccolta dei quattro Vangeli canonici, nonché di vari altri scritti, ritenuti tutti ispirati direttamente da Dio. Occorre notare che i primi cristiani frequentavano ancora il culto del tempio ebraico (Atti 2, 4.6; 3, 1; 5, 13-43), ma tenevano pure assemblee proprie (Atti2, 42; 5, 42; 8, 3) in cui, accanto alle parole rivolte un giorno da Dio ai loro avi, ascoltavano anche alcuni "detti" di Gesù, applicandoli alla vita dei presenti. Quest’uso ed il progressivo espandersi del cristianesimo oltre i confini della Palestina spiegano perché, verso la metà del I secolo d.C., siano apparse le prime raccolte di detti (logia) del Redentore. Papia, discepolo di Giovanni, accenna (130) ad una raccolta di logia in lingua aramaica, attribuita a Matteo, uno dei Dodici Apostoli. Già prima del 50 i Dodici risultano tutti impegnati nel loro lavoro di apostolato fuori di Gerusalemme, mentre il mondo pagano stava aprendosi alla fede cristiana (Atti degli Apostoli 15, 3). In questa situazione, con la conseguente impossibilità che i detti di Gesù potessero essere ripetuti dalla viva voce dei testimoni diretti, apparve la necessità di fissare per iscritto quanto costituiva il patrimonio religioso della giovane fede cristiana. Verso l’anno 62 San Paolo diceva ai Colossesi la frase: "La Parola di Cristo abiti abbondantemente in voi" (Colossesi 3, 16), inserita in un contesto liturgico, induce a pensare che presso le comunità più periferiche fosse già invalso l’uso, nelle riunioni comunitarie, di una pubblica lettura dei detti di Gesù accanto ai testi veterotestamentari. Assieme ai Dodici, anche i loro primi collaboratori furono protagonisti di questa prima tradizione cristiana, non soltanto con la predicazione orale, ma anche con i loro scritti: Lo dimostrano il Vangelo di Marco, collaboratore di Pietro, il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli dello stesso, le lettere di Paolo di Tarso(v.), che non era uno dei Dodici scelti da Gesù, ma che fu come quelli impegnato nella prima evangelizzazione dopo la drammatica chiamata sulla via di Damasco (Atti degli Apostoli 9, 1). I Dodici ed i loro aiutanti svolsero, nei confronti di Gesù, il nuovo Mosé, un ruolo analogo a quello che avevano svolto rispetto al primo Mosé i vari circoli profetici e sacerdotali del popolo ebraico. Così si è lentamente costituito, nell’arco di un periodo di mezzo secolo (dal 50 al 100) il corpo degli scritti neotestamentari: dagli arcaici logia di Gesù alle elevate riflessioni cristiane espresse dall’attuale Vangelo di Matteo, e specialmente dal Vangelo di Giovanni. Fin dai primi tempi del cristianesimo furono giudicati "canonici" (v.), ovvero normativi, gli scritti che conservavano l’insegnamento di Gesù, cioè le prime raccolte di detti confluite nei nostri attuali Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca). La stessa qualifica fu poi data agli scritti attribuiti a qualcuno degli Apostoli: le Lettere, il Vangelo di Giovanni e l’Apocalisse. La stessa canonicità fu riconosciuta a tali opere anche quando, magari dopo la morte dei primi autori, quelle opere furono sviluppate dai discepoli, com’è avvenuto per l’attuale Vangelo di San Matteo e per le due Lettere di Pietro. Verso la fine del I secolo, quando gli scritti cristiani cominciarono a moltiplicarsi, il criterio di canonicità (cioè di insegnamento apostolico) fu determinato dalla connessione diretta con l’insegnamento dei Dodici e dei loro primi collaboratori. Quindi non vennero accolti nel Canone altri scritti che si ricollegavano alla tradizione apostolica ma solo in forma indiretta, quali la Didaché dei dodici Apostoli e la lettura dell’Apostolo Barnaba. Fin dal II secolo l’opinione della Chiesa è concorde sugli attuali 27 libri del Canone. Nel 140 l’eretico Marcione escluse dal canone biblico (definendoli opera del genio maligno) tutti i libri dell’Antico Testamento (v.) e molti del N., risparmiando soltanto il Vangelo di Luca e dieci Lettere di Paolo. Questa tendenza è confermata dal Canone Muratoriano (una lista di libri del N. scoperta da L.A. Muratori), in cui vengono escluse la lettera agli Ebrei, la lettera di Giacomo e la III di Giovanni. Il N. è stato scritto in greco, probabilmente su papiro, e gli originali sono andati presto perduti. Ma il testo greco è stato accolto universalmente dalle varie Chiese cristiane. Nel IV secolo iniziò la produzione di grandi codici, destinati a contenere tutta la Bibbia, scritti su pergamena da esperti scribi. Questo fatto favorì la formazione di tradizioni testuali ben definite, eliminando il precedente moltiplicarsi di varianti. Nel XVI secolo si ebbero le prime edizioni a stampa del testo bizantino che verrà chiamato "receptus". Però nel XVIII secolo il favore dei critici si sposta decisamente verso il testo rappresentato dai codici più antichi: il Sinaitico ed il Vaticano. I più recenti studi critici hanno confermato la preminente antichità di questi testi.


NuragheMonumenti megalitici caratteristici della Sardegna. Sono costituiti da edifici di diverse dimensioni, costruiti a blocchi a blocchi litici informi disposti senza malta in strati orizzontali aggettanti, fino a formare una rudimentale copertura a falsa cupola. Furono costruiti durante l’eneolitico, ma i tipi più evoluti sono associati a ceramica dell’età del Bronzo. Ne esistono circa 6500 esemplari, addensati particolarmente negli altopiani centrali, intorno a Marghine. L’originaria struttura circolare va articolandosi e modificandosi in tipi polilobati, con cortili a pozzo (Santu Antine), a bastione ed a nucleo pentagonale. La funzione essenzialmente militare dei N., che caratterizzano il paesaggio sardo, si arricchisce in taluni casi di significanze religiose. I N. vennero utilizzati in età punica e romana, e chiamati castrada Livio, secondo una terminologia che è rimasta nel dialetto (crasta).


NutLa grande dea-cielo è uno dei principali neter cosmici del pantheon egizio. Atum, divinità primordiale, ebbe due figli, Shu (l'Aria) e Tefni (l'Umidità), che a loro volta generarono Geb (la Terra) e Nut (la Cielo). Dopo lunghe peripezie N. metterà al mondo quattro figli, ovvero Osiride, Iside, Nefti e Seth. Sui soffitti dei templi e delle tombe, l'immenso corpo di N. disegna un ponte costellato di stelle. Ha il capo rivolto ad Occidente e, al tramonto, inghiotte il vecchio sole. Quest'ultimo, divenuto Af, cammina sul suo corpo durante le dodici ore del buio, ed al chiarore dell'aurora lei lo partorisce all'Oriente. L'insegnamento impartito da N. è di una luminosa semplicità: lei è il neter vivificante, la madre virtuale, che permetterà ad ogni defunto di risuscitare e di diventare immortale. Nelle necropoli N. è la Dama del Sicomoro, che offre al defunto l'acqua purificatrice, affinché egli possa presentarsi al cospetto di Osiride. La sua immagine scolpita all'interno dei coperchi dei sarcofagi guida il defunto verso la luce, incitandolo ad immergersi nell'oceano celeste in cui navigano innumerevoli stelle. "Io sono Nut l'elevata, la grande all'orizzonte. Sotto i miei alberi ti ristorerai, vivrai dei miei pani, ti disseterai con la mia birra. Ti nutrirò con il mio latte, perché tu riviva. Ristorerò il tuo cuore per un tempo infinito". (Testo di Kenamon, regno di Amenhotep II).


NyayaSistema filosofico indiano che indaga le regole del giusto pensare ai fini della liberazione (moksa). Venne esposto per la prima volta da Gautama Aksapada nei Nyaya-sutra (260 d.C.), commentati nel V secolo da Pahsilavamin Vatsyana, a sua volta commentato da Uddyotakara Bharadvaja nel suo Nyaya-varttika (VI-VII secolo). Il N. è sempre accoppiato ad un altro sistema filosofico, il Vaisesika (da visesa, distinzione), il quale, a differenza del N. che si occupa della conoscenza logica, indaga l’oggetto di tale conoscenza, ovvero il reale. Per il N. la conoscenza si manifesta secondo sedici categorie: la prima è costituita dai quattro mezzi di conoscenza (pramana), ovvero: 1) premessa; 2) prova; 3) chiarificazione; 4) applicazione della prova; la seconda dalle dodici categorie del conoscibile (prameya), cioè: anima, corpo, sensi, percezioni, conoscenza superiore, mente, volontà, errore, legge karmica, dolore, liberazione ed emancipazione dell’anima. Il sistema, che testimonia la raffinatezza logica raggiunta dal pensiero indiano, ricevette nuovo impulso dal Bengala durante il XIII secolo, ad opera di Gangesa, fondatore della "nuova scuola N." (Navanyaya), il cui scopo era di riportare la propria logica alla purezza primitiva, finendo tuttavia per scadere in una cavillosità artificiosa.


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