mercoledì 17 aprile 2013

Q


Qabbalah: Termine di origine araba, derivata da una parola caldaica ricavata dal Libro di Daniele (II, 8) che significa"Tradizione". Nota anche sotto il nome di Cabala, Kabala, Kabbala e Kabbalah, indica un'antica dottrina iniziatica trasmessa dapprima oralmente e poi esposta in trattati, tra i quali i più importanti sono l'Yesifrah (Libro della Creazione) e loZohar (Libro dello Splendore), opera esoterica composta nel II secolo da Simeone Ben Yochai, ritrovata nel 1300 dal qabbalista spagnolo Mosè di Leone. La Q. rappresenta un sistema mistico metafisico che consente agli iniziati di comprendere il messaggio occulto delle parole, e quindi di avvicinarsi alla conoscenza di Dio attraverso le emanazioni della sua Luce, denominate Sephirot (v.). La Q. conterrebbe la dottrina segreta della Tradizione semitica, dalla quale ha preso avvio la dottrina cristiana. Secondo il volume Storia delle Religioni di A. Faivre, "La Q. è il movimento attraverso il quale s'è espressa la mistica ebraica, specie tra il XII ed il XVII secolo. Peraltro la mistica qabbalistica si caratterizza meno per l'unione con la divinità che per l'aspirazione alla conoscenza del mondo, delle sue origini, della sua stessa fine; una conoscenza che si acquisisce con la contemplazione e l'illuminazione, grazie alla trasmissione di una tradizione primordiale". Secondo M.E. Allegri (Introduzione al segreto massonico), "la Q. ebraica, ovvero la Tradizione per eccellenza, serve all'intima comprensione della Bibbia e dei suoi Commenti, ed è utilissima a ricercare i significati più profondi dei rituali massonici. I quattro metodi di ricerca sono: 1) Pesciath (metodo fondamentale del rapporto lettera-numero e delle operazioni relative ad ogni parola o periodo); 2) Remez (metodo di interpretazione delle lettere direttamente come simboli divini e della loro collocazione nel Verbo); 3) Derusc (metodo di interpretazione delle allegorie espresse non solo dal testo ma anche da ogni vocale del testo; quindi possibilità di ampliare il significato dei simboli e d’interpretarne il valore relativamente ai fatti della vita propria ed altrui); 4) Sod(metodo occulto, riservato a settantadue Maestri, i quali riescono a conoscere, attraverso di esso i segreti del Misterioso Carro e delle Ruote di Ezechiele, e quindi quelli della Creazione". Per quanto riguarda le Sephiroth, occorre esaminarle singolarmente e nel loro insieme per tentare di comprenderne il significato, per nulla evidente. · I) La prima Sephira, o numero Uno, la monade di Pitagora. In questo numero sono nascosti gli altri nove. Esso è indivisibile ed è anche incapace di moltiplicazione. Dividendo 1 per sé stesso, esso rimane 1, e moltiplicando 1 per sé stesso esso rimane ancora 1, immutato. Così esso è un opportuno rappresentante del grande ed immutabile Padre del tutto. L’unità ha una doppia natura e forma il legame tra il negativo ed il positivo. Nella sua immutabile unità quasi non è un numero; ma, nella sua proprietà di essere soggetto all’addizione, può essere detto il primo numero di una serie numerica. Lo zero è incapace anche di addizione, così com’è anche esistenza negativa. Ed allora in che modo, visto che l’1 non può essere moltiplicato né diviso, si può ottenere un altro 1 da aggiungere al primo? In altri termini, come si può ottenere il numero 2? Per riflessione di sé stesso. Perché, sebbene lo zero sia incapace di definizione, l’uno è definibile. L’effetto di una definizione è di formare un Eidolon, un duplicato, od immagine della cosa definita. Otteniamo così una diade composta di 1 e della sua riflessione. Adesso abbiamo anche l’inizio di una vibrazionestabilita, perché il numero 1 vibra alternativamente dall’immutabilità alla definizione, e da questa ancora all’immutabilità. Così è il padre di tutti i numeri, ed un conveniente tipo del padre di tutte le cose. Il nome della prima Sephira è KThR, Kether, la Corona. Il nome divino attribuito ad essa è il Nome del padre dato in Esodo III, 4: AHIH, Eheieh, Io sono. Esso significa esistenza. Fra gli epiteti ad essa applicati poiché contenete in sé stessa l’idea di esistenza negativa dipendente da essa, sono: a) TMIRA DTMIRIN, Temira De-Temirin, il Nascosto del Nascosto. b) OThIQA DOThIQIN, Authiqa De-Authiqin, l’Antico degli Antichi. c) OThIQA QDIShA, Authiqa Qadisha, il Santissimo Antico Uno. d) OThIQA, Authiqa, l’Antico Uno. e) OThIQ IVMIN, Authiq Iomin, L’Antico dei Giorni. f) NQDH RAShVNH, Nequdqh Rashunah, Il Punto Primordiale. g) NQDH PShVTh, Nequdah Peshutah, Il Punto Calmo. h) RIShA HVVRH, Risha Havurah, la Testa Bianca. i) RVM MOLH, Rom Meolah, l’Altezza imperscrutabile. Oltre a questi vi è un altro nome molto importante applicato a questa Sephira, come rappresentante del grande Padre di tutte le cose. Si tratta di ARIK ANPIN, Arikh Anpin, il Grande Volto o Macroprosopo. Di lui si dice che è in parte nascosto (nel senso del suo legame con l’esistenza negativa) ed in parte manifesto (come Sephira positiva). Quindi il simbolismo del Grande Volto è quello di un profilo in cui si può vedere solo un lato del volto o, come si dice nella Qabalah, "In lui tutto è il lato destro". Opportuno sottolineare che l’insieme delle dieci Sephiroth rappresenta l’Uomo Celeste, od Essere Primordiale, ADM OILAH, Adam Auilah. Sotto questa prima Sephira sono classificati gli ordini angelici delle ChIVTh HQDSh, Chioth Ha-Qadesh, sacre creature viventi, i cherubini o sfingi della visione di Ezechiele e dell’Apocalisse di Giovanni. Sono rappresentate nello Zodiaco con i quattro segni del Toro, del Leone, dell’Aquila e dell’Uomo. Lo Scorpione, come emblema buono, viene simbolizzato con l’aquila, come emblema cattivo con lo scorpione, come natura mista con il serpente. La prima Sephira conteneva le altre nove, e le ha prodotte nella successione sotto riportata: · II) Il numero 2 o diade. Il nome della seconda Sephira è ChKMH, Chokmah, Saggezza, potenza attiva maschile riflessa da Kether, come s’è visto. Questa Sephira è il Padre attivo ed avidente, a cui è unita la Madre, che è il numero 3. La seconda Sephira è rappresentata dai nomi divini IH, Yah e IHVH, Yahveh. Tra le schiere angeliche è chiamata AVPNIM, Auphanim, le Ruote (Ezechiele I). È anche chiamata AB, Ab, il Padre. · III) La terza Sephira, o Triade, è una potenza femminile passiva chiamata BINH, Binah, la Intelligente, che è coeguale con Chokmah. Perché Chokmah, il numero 2, è come due linee diritte che non possono racchiudere alcuno spazio, quindi è senza potere finché il numero 3 forma il triangolo. Così questa Sephira completa e rende evidente la Trinità. È anche chiamata AMA, Ama, Madre, ed AIMA, Aima, la grande Madre produttrice, eternamente congiunta con Ab, il Padre, per mantenere ordine nell’universo. Per questo essa è la più evidente forma in cui possiamo conoscere il Padre, e quindi essa è degna di ogni onore. È la Madre superna, coeguale al Chokmah e la grande forma femminile di Dio, l’Elohim, nella cui immagine sono stati creati l’uomo e la donna, secondo l’insegnamento della Qabalah, eguali dinanzi a Dio"La donna è eguale all’uomo e non certo a lui inferiore", com’è stato persistente tentativo dei cristiani di renderla. Aima è la donna descritta nell’Apocalisse (cap. XIII). Questa terza Sephira è talvolta chiamata anche il grande mare. A lei sono attribuiti i nomi divini ALHIM, Elohim, e IHVH ALHIM, nonché l’ordine angelico ARALIM, Aralim, i Troni. Essa è la Madre superna, distinta da Malkuth, la Madre inferiore, la Moglie, e la Regina. · IV) Il numero 4. Questa unione della seconda e della terza Sephiroth produce ChSD, Chesed, Misericordia o Amore, chiamato anche GDVLH, Gedulah, Grandezza o Magnificenza. È una potenza maschile rappresentata dal Nome Divino AL, El, il Potente, e dal nome angelico ChShMLIM, Chashmalim, Fiamme scintillanti (Ezechiele IV, 4). · V) Il numero 5. Da questo emanò la potenza femminile passivaGBURH, Geburah, Potenza della Fortezza; o DIN, Deen, Giustizia. Rappresentata dai Nomi Divini ALHIM GBUR, Elohim Gebur e ALH, Eloh, e dal nome angelico ShRPM, Seraphim (Isaia VI, 6). Questa Sephira è anche chiamata PChD, Pachad, Paura. · VI) Il numero 6. Da questi due uscì la Sephira che unisce, ThPARTh, Tiphereth, Bellezza o Dolcezza, rappresentato dal Nome Divino ALVH VDOTh, Eloah Va-Däath, e dai nomi angelici ShNANIM, Shinanim (Salmi LXVIII, 18) o MLKIM, Melakim, Re. Così, con l’unione della Giustizia e della Misericordia, otteniamo bellezza e clemenza, e la seconda trinità delle Sephiroth é completa. Questa Sephira, o "Sentiero", o "Numerazione",poiché con questi appellativi sono a volte definite le emanazioni, insieme con la quarta, la quinta, la settima, l’ottava e la nona Sephiroth, è detta ZOIR ANPIN, Zauir Anpin, Il Volto Minore, Microprosopo, in antitesi con il Macroprosopo o Grande Volto, che è uno dei nomi di Kether, la prima Sephira. Le sei Sephiroth di cui Zauir Anpin è composto, sono dunque chiamate le Sue sei membra. Essa è anche chiamata MLK, Melekh, il Re. · VII) Il numero 7. La settima Sephira èNTzCh, Netzach, Fermezza o Vittoria, corrispondente al Nome Divino IHVH TzBAVTh, Jehova Tzabaoth, il Signore degli Eserciti, ed ai nomi angelici ALHIM, Elohim, Dei, e ThRShIShIM, Tharshisim, i Brillanti (Daniele X, 6). · VIII) Il numero 8. Di qui procede la potenza femminile passiva HVD, Hod, Splendore, che risponde ai nomi divini ALHIM TxBAVTh, Elohim Tzabaoth, gli Dei degli Eserciti, e, fra gli angeli, a quello di BNI ALHIMBeni Elohim, i Figli degli Dei (Genesi VI, 4). · IX) Il numero 9. Questi due hanno prodotto ISVD, Yesod, il Fondamento o Base, rappresentato da AL ChI, El Chai, il Potente Vivente, e ShDI, Shaddai. Fra gli angeli da AShIM, Aishim, le Fiamme (Salmi CIV, 4) che offre la terza trinità delle Sephiroth. · X) Il numero dieci. Dalla nona Sephira venne la decima ed ultima, completando così la decade dei numeri. Essa è chiamata MLKVTh, Malkuth, il Regno, ed anche la Regina, la Mattona, la Madre Inferiore, la Moglie o Microprosopo, e ShKINH, Shekinah, rappresentata dal Nome Divino ADNI, Adonai e, fra le schiere angeliche, dai cherubini KRVBIM. Ognuna di queste Sephiroth sarà in certa misura androgina, perché sarà femminile o ricettiva relativamente alla Sephira che la precede immediatamente nella scala sephirotica, e maschile o trasmissiva relativamente alla Sephira che immediatamente la segue. Ma non vi è una Sephira anteriore a Kether, nè vi è una Sephira che segua Malkuth. Per questo si capisce come Chokmah sia un nome femminile, sebbene indichi una Sephira maschile. L’anello di congiunzione delle Sephiroth è il Ruach, lo Spirito, da Mezla, l’Influenza nascosta. Interessante conoscere il riassunto degli insegnamenti cabalistici relativi alla natura dell’anima contenuto nella Clef des Mystères (Chiave dei Misteri) di Eliphas Levi, in quanto da i punti essenziali delle idee di Rabbi Moses Korduero e di Rabbi Yitzchaq Loria: "L’anima è una luce velata. Questa luce è triplice: · Neschamah, il puro spirito;· Ruach, l’anima; · Nephesch, il mediatore modellatore. Il velo dell’anima è anche il guscio dell’immagine. L’immagine è duplice perché riflette egualmente il buono ed il cattivo angelo dell’anima. Nephesch è immortale, rinnovandosi attraverso la distruzione delle forme. Ruach è progressivo attraverso l’evoluzione delle idee. Neschamah è progressivo senza dimenticanza e senza distruzione. Vi sono tre abitazioni delle anime: · L’Abisso della Vita, · L’Eden superiore, · L’Eden inferiore. L’immagine Tzelem è una sfinge che propone l’enigma della vita. L’immagine fatale (ovvero quella che soccombe a ciò che è esterno) offre a Nephesch i suoi attributi, ma Ruach può sostituire l’immagine conquistata con l’ispirazione di Neschamah. Il corpo è il velo di Nephesch, Nephesch è il velo di Ruach, Ruach è il velo di Neschamah. La luce personifica sé stessa velandosi, e la personalizzazione è stabile solo quando il velo è perfetto. Sulla terra questa perfezione è relativa all’anima universale della terra (ossia qual’è il macrocosmo, o grande mondo, tale è il microcosmo o piccolo mondo, che è l’uomo). Vi sono atmosfere per le anime. La terza atmosfera termina dove l’attrazione planetaria degli altri mondi inizia. Le anime perfezionate su questa terra passano su di un’altra stazione. Dopo aver attraversato i pianeti, esse vanno sul sole, poi si elevano in un altro universo, ricominciando la loro evoluzione planetaria da mondo a mondo, da sole a sole. Nei soli ricordano, e nei pianeti dimenticano. Le vite solari sono i giorni di vita eterna, le vite planetarie sono invece le notti con i loro sogni. Gli angeli sono emanazioni luminose personificate, non per prova o velo, ma per influenza e riflesso divini. Gli angeli aspirano a diventare uomini, perché l’uomo perfetto, l’Uomo Dio, è al di sopra di ogni angelo. Le vite planetarie sono composte da dieci sogni di cento anni ognuno, ed ogni vita solare è di mille anni. Per questo motivo si dice che mille anni sono come un giorno dinanzi a Dio. Ogni settimana, ovvero ogni 14000 anni, l’anima si immerge e riposa nel gioioso sogno della dimenticanza. Svegliandosi, ha dimenticato il male e ricorda solo il bene". Nel Macroprosopo tutto è luce e fulgore, mentre il Microprosopo brilla solo per riflesso dello splendore del Macroprosopo. Per questo il simbolo dei triangoli allacciati, che formano la stella a sei punte, è chiamato segno del Macrocosmo, o della creazione del mondo maggiore, ed è di conseguenza analogo ai due volti dello Zohar. Tuttavia non è solo questa la ragione per cui questo simbolo viene indicato nella tavola sopra riportata, in quanto esso caratterizza altre idee più complesse che non vengono qui prese in considerazione. Il Libro del Mistero Nascosto (v.) discute a fondo il simbolismo del Macroprosopo e del Microprosopo, conseguentemente sarà opportuno, prima di consultarlo, conoscere le loro somiglianze e differenze. L’una è AHIH, Eheieh, l’altra è la V, Vau, del Tetragrammaton. Le prime due lettere, I e HYod ed He, sono il padre e la madre del Microprosopo, e la H finale è la moglie. In queste forme viene espresso l’equilibrio della severità e della misericordia (di cui l’universo è il risultato), ove la severità è simbolizzata dalle due H, la madre e la moglie, ma specialmente da quest’ultima. Mentre l’eccesso di misericordia non rappresenta una cattiva tendenza, pur implicando una certa idea di debolezza o di mancanza di determinazione, un eccesso di severità richiama l’esecutore del giudizio, la forza cattiva ed oppressiva simbolizzata dal Leviathan. Perciò si dice "Dietro le spalle della moglie il serpente alza la testa". Della moglie, non della madre, perché essa è la H superna che schiaccia il suo capo. "Ma la sua testa è spezzata dalle acque del grande mare". Il mare è Binah, la H superna, la madre. Il serpente è la forza centripeta che cerca sempre di penetrare nel Paradiso (le Sephiroth) e di tentare la superna Eva (la moglie) così che, a sua volta, ella possa tentare il superno Adamo (il Microprosopo). Lo scopo di questa breve trattazione non può certo comprendere l’esame completo della simbologia cabalistica. Da qui si dovrebbero poter ricavare sufficienti elementi introduttivi, indispensabili quale preparazione per la successiva consultazione di trattati per l’apprendimento della Qabalah, tra cui quelli già citati, come "La Minore Santa Assemblea", nonché "La Maggiore Santa Assemblea", ove le conoscenze cabalistiche possono essere approfondite.

QuaccheriSeguaci della setta protestante fondata in Inghilterra dal predicatore George Fox nel 1649. Il nome in origine aveva un significato spregiativo, derivando dall’inglese quaker, tremante. In effetti l’esatta denominazione del movimento religioso è quella di "Society of friends", società degli amici. L’opera di predicazione di Fox ottenne rapidamente grandi successi, specie nello Yorhshire e nell’Inghilterra meridionale, e nonostante le persecuzioni cui furono sottoposti gli aderenti alla setta, essa si diffuse assai presto anche nelle colonie, specialmente in America. Tra coloro che nei primi anni diedero impulso al movimento, contribuendo a dargli una vera e propria organizzazione, vi furono William Dewsbury, Robert Barclay e William Penn. Quest’ultimo, in particolar modo, dopo essere stato più volte imprigionato per gli attacchi rivolti alla Chiesa anglicana, si trasferì in America nel 1682, contribuendo ad una più larga diffusione della setta nel New Jersey e nel territorio dell’attuale Pennsylvania. L’Atto di tolleranza, emanato nel 1689, pose termine alle persecuzioni, ed i Q. poterono liberamente fare professione di culto sia in Inghilterra che nelle colonie americane ed in Olanda. In seguito, specialmente in America, il movimento religioso, con l’inserimento nella vita pubblica e culturale, perse molti dei connotati originari, ed ebbe a subire scissioni e scismi. Caratteristiche peculiari della setta , dal pinto di vista religioso, sono il rifiuto dei dogmi, dei sacramenti e dei ministri di culto, oltre al divieto di portare armi e di combattere. Essa si fonda su un’illuminazione interiore, che viene comunicata direttamente alle singole anime da Cristo, sulla ricerca di un’attività spirituale libera da qualsiasi disciplina ufficiale, e non intende contrapporsi alle varie chiese protestanti, ma piuttosto contribuire a ricondurre il cristianesimo alle origini. Attualmente i Q., che in America hanno conservato il loro centro di diffusione in Pennsylvania, e precisamente a Philadelphia, non sono più di 200.000 persone, quasi interamente raggruppate negli Stati Uniti.

QuadratoFigura geometrica con quattro lati. Secondo la tradizione alchemica (Il Simbolismo Ermetico, di Oswald Wirth. Ediz. Mediterranee, 1984), il quadrangolo simboleggia la materia concreta, ed i suoi lati corrispondono al quaternario degli Elementi (v.). Quando assume la forma del Q. perfetto, rappresenta la pietra cubica, ovvero l’individuo perfettamente equilibrato, pienamente padrone di sé, il cui organismo si adatta in ogni circostanza alle esigenze spirituali. É una condizione ideale conseguibile dall’artista nella fase più geniale della sua produzione, quando il vigore fisico è in lui ancora congiunto alla delicatezza originaria delle impressioni. Nel programma iniziatico massonico il Compagnonaggio corrisponde a tale periodo, particolarmente favorevole al lavoro ed all’azione. Anche il Compagno d’Arte è chiamato a trasformarsi allegoricamente in un cubo perfetto, con gli spigoli tutti uguali e con le facce formanti tra loro angoli retti d’assoluta perfezione. Sono esigenze che assumono un elevato valore morale agli occhi dei simbolici operai, che considerano sé stessi pietre viventi del Tempio che vanno edificando. Esse stanno poi ad indicare con quale attenzione sia necessario plasmare la materia che deve concorrere alla Grande Opera (v.). Assolutamente escluso alcunché di arbitrario o di approssimativo, dovendo tutto esservi ordinato e coordinato secondo precise proporzioni e numeri, in conformità con la geometria filosofale, che costituisce la Conoscenza fondamentale (Gnosi) di ogni iniziato. Sia nella Massoneria che in altri ambiti della fenomenologia del sacro, la struttura quadrangolare rappresenta la squadratura della materia, ovvero la regolarizzazione di quanto per sua natura sarebbe rimasto informe e caotico. Il Q. (come il Rettangolo o Quadrilungo, che ne costituisce una variante simbolica, fornendo il canovaccio topografico del Tempio), è simbolo di definizione e di delimitazione. Esso rappresenta il modello del recinto sacro (v. Tempio), fondamento della congiunzione di quattro simbolici punti cardinali, nonché sulla simmetria dei lati opposti. Se il Cerchio (v.) è perfetto, il Q. è giusto, tanto da essere stato adottato dai pitagorici quale simbolo della giustizia; rappresenta quindi la Legge, nel senso estensivo del Dharma (v.) sanscrito, che è normatività interiore, codice esteriore ed ordine concettuale. Interessante infine notare come il Q. possa anche considerarsi formato da quattro squadre regolari affacciate " u ". (v. Piramide e Washington).

Quadrilungo: É la figura geometrica rappresentata dal rettangolo che, per i Liberi Muratori raffigura il piano della Loggia dove si svolgono i loro Lavori. Secondo il Wirth esso costituisce l’immagine dello spazio limitato, all’interno del quale si esercitano le nostre percezioni. Esso va da Occidente ad Oriente, e dal Settentrione al Meridione. Rispecchia l’Universo infinito, ridotto alle dimensioni artificiali del mondo che ci è consentito conoscere. Il Q. viene considerato simbolo dello spazio organizzato, creato e sacralizzato. Allorché, partendo dall’Occidente l’Iniziato impara a camminare in un quadrato lungo, gli viene sostanzialmente impartita una lezione di sana e positiva filosofia. Per avanzare verso la Luce, egli deve guardarsi dall’aver fretta, e rimanere prudentemente nell’angusta zona che delimita ciò che riesce a constatare. D’altro canto il rettangolo più largo che alto indica il predominio della passività. Esso si ritrova così nel segno del Tartaro, sostanza da cui i Filosofi traggono il loro magistero. Viene definita dalla Massoneria pietra grezza, che gli Apprendisti sono tenuti a sgrossare. Essa appare allo stato naturale, esteriormente rozza ma interiormente compatta, apprezzata dall’artista che si appresta ad operare in quell’informità per eliminarne le asperità, levigarlo e trasformarlo infine in impeccabile pietra cubica. L’Apprendista agisce ad imitazione del grande Michelangelo, che vedeva nel rozzo blocco marmoreo l’opera d’arte scultorea finale, che realizzava mediante la semplice asportazione del materiale superfluo (v. Piramide).

Quadro di LoggiaSupporto massonico ai Lavori rituali, costituito da disegni di norma prestampati su cartone o legno, raffiguranti i simboli del Grado in cui si opera. Esso, prima dell'apertura dei Lavori rituali, viene sistemato al centro del pavimento a scacchi dal Maestro delle Cerimonie (Rituale Simbolico) od appoggiato alla facciata occidentale dell'Ara dal 2° Diacono (Rituale Emulation). Al termine dei lavori il Q. viene cancellato, ovvero riposto nuovamente a fianco dell'Altare massonico. In grado di Apprendista il Q. presenta due Colonne, tre Gradini, il Pavimento, tre finestre, una Pietra Grezza, una Cubica, il Sole, la Luna, la Squadra, il Compasso, il Maglietto e lo Scalpello. In grado di Compagno d'Arte il Q. è simile a quello dell'Apprendista, ma con cinque Gradini e con l'aggiunta della Stella Fiammeggiante e della Livella al posto della Pietra grezza. Il Q. del Maestro evidenzia una Bara con sopra una croce, delle lacrime d'argento, un Teschio con due tibie incrociate, un Triangolo con la lettera G, la Squadra, il Compasso ed un ramo d'Acacia. Sinteticamente esso rappresenta l’elaborazione del programma di Lavoro della Loggia.

QualificazioneAtto, effetto del qualificare. Operazione logica tendente a determinare quale norma debba applicarsi ad un dato fatto concreto. Y(Massoneria) Ogni essere nasce con un proprio patrimonio (v.) interiore, unico ed irripetibile, fatto di capacità di osservazione degli eventi, di apprendimento delle esperienze e di valutazione dei valori fondamentali. Tale patrimonio costituisce la Q. individuale nei confronti della vita. Ogni essere è differente da tutti gli altri esseri, e perciò la sua Q. non potrà mai essere oggetto di giudizi e paragoni, specie se assoluti rispetto alla Q. degli altri esseri. Ci si dovrebbe invece rendere conto che ogni essere vivente cerca di manifestarsi nella vita secondo il proprio patrimonio interiore. Se si comprende bene tutto ciò, sarà facile comprendere cosa significa la Tolleranza. Nell'ambito della propria Q. ognuno è comunque tenuto a dare nella manifestazione sempre il meglio di se stesso.

Qualità elementali: Sono caratteristiche alchemiche, ovvero: ¨ 1) il Freddo, origine della fissazione, si manifesta per l’assenza totale o parziale di vibrazioni, quindi il suo effetto è di coagulare o cristallizzare la Materia prima, distruggendone il principio di espansione che si trova nel caldo (conservazione) suo opposto. L’azione del freddo è dunque astringente, fissatrice, rallentante e cristallizzatrice; ¨ 2) l’Umido è l’origine della femminilità, e si manifesta per mezzo d’una vibrazione di natura attrattiva, mutabile, instabile, ammorbidente, mellificante, rilassante ed umettante che, penetrando nelle cellule divide gli omogenei ed unisce gli eterogenei, provocando così l’evoluzione della Materia o la sua Disgregazione. La sua azione è temperante, ammorbidente, emolliente e disperdente; ¨ 3) ilSecco è il contrario dell’umido, e dà origine alla reazione, manifestandosi con una vibrazione di natura ritenitrice, esaltante ed irritante, che contrasta e ritiene l’impulso ricevuto. La sua azione è retrattile; ¨ 4) il Caldo, origine della mascolinità, si traduce in una vibrazione di natura espansiva, dilatante e rarefattiva, che provoca l’evoluzione cellulari della Materia prima. La sua azione è vitalizzante, digerente, stimolante e dinamica. Le quattro Q.E. originano nell’uomo: · a)Freddo: impassibilità, scetticismo, egoismo, desiderio assorbente; · b) Umido: passività, variabilità, assimilazione, desiderio passivo di sottomissione; · c)Secco: reazione, opposizione, ritenzione, desiderio passivo di dominazione; · d) Caldo: espansione, entusiasmo, azione, desiderio attivo di persuasione.

Quanta curaEnciclica promulgata l’8 dicembre 1864 da papa Pio IX, contenente la condanna degli errori del tempo. Insieme ad essa venne pubblicato ilSillabo, consistente in un elenco di ottanta errori già condannati dal papa in precedenti encicliche, lettere e discorsi. Essi riguardano: il panteismo (v.), il naturalismo (v.), ed il razionalismo assoluto e mitigato; l’indifferentismo, il socialismo, il comunismo, le società segrete, la Chiesa ed i suoi diritti; la società civile, sia in sé stessa che nelle relazioni con la Chiesa; l’etica naturale e cristiana; il matrimonio cristiano, il potere temporale del papa; il liberalismo. Mentre l’enciclica non ebbe ripercussioni al di fuori dell’ambiente ecclesiastico, il Sillabo suscitò un enorme interesse. Ci fu chi vi vide l’estremo gesto di intransigenza della Chiesa, contraria alle conquiste del progresso e della civiltà; in realtà il pontefice intese condannare drasticamente alcuni principi del liberalismo, e sconfessare quanti avevano tentato di conciliarli con la fede cristiana. Per la corretta comprensione di tali proposizioni, è importante il riferimento alle fonti ed al contesto in cui esse si collocano. Alcune hanno chiaramente il carattere della contingenza, e soprattutto le proposizioni di valore più giuridico ed ecclesiastico-politico sono debitrici delle condizioni del tempo. Perciò la risposta della Q. e del Sillabo è limitata e circoscritta, e non pregiudica il rapporto con la cultura e le libertà, che la Chiesa non può non promuovere e difendere (Interpretazione della Chiesa, red. da Renzo Gerardi)

QuarantaÈ il numero dell’attesa (quarantena) ma anche della purificazione. La storia della salvezza biblica è contrassegnata da questo numero: il Genesi riporta che "farò piovere per 40 giorni e 40 notti"; Mosé fu chiamato alla sua storica missione quando aveva 40 anni, e sostò poi nel deserto per 40 mesi; in Numeri si legge: "Per questo l’ira del signore s’accese contro Israele; e li ha fatti vagare nel deserto per quarant’anni"; Saul regna 40 anni, Davide anche (II Samuele 5, 4); lo stesso vale per Salomone; Gesù svolge la sua predicazione per 40 mesi, ed appare poi ai suoi discepoli nei quaranta giorni che precedono l’Ascensione (Atti degli Apostoli 1, 3); Il Vangelo di Matteo 2, 13, riferisce che "Egli, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame". A riguardo occorre notare che sia Buddha che Maometto iniziarono la loro predicazione all’età di quarant’anni. v. Quaresima.

QuaresimaTermine che dal IV secolo definisce il periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua di Resurrezione, durante il quale ogni anno la Chiesa verifica sé stessa, sul modello di Cristo tentato per quaranta giorni nel deserto. La Q. assume anzitutto una connotazione battesimale, in quanto ogni comunità mira a riformulare, lungo il cammino verso la solennità pasquale, le scelte del proprio battesimo, come espressione d’una vita rinnovata. Questa si condensa soprattutto nella capacità di resistere alle tentazioni per una più convinta adesione a Dio. Anche la penitenza quaresimale entra in tale dinamica. Attraverso la rinuncia al superfluo il cristiano si apre più facilmente alla conversione, rendendosi disponibile alla riconciliazione con i fratelli. Inoltre con il digiuno e la preghiera egli dilata lo spazio alla carità, affiancandosi ai fratelli più poveri ed abbandonati. È così che la Q. diventa un periodo intensivo nella vita della Chiesa, onde maggiormente conformarsi all’insegnamento di Cristo.
QuartodecimaniSeguaci di chiese cristiane primitive d’Oriente, che usavano celebrare la Pasqua (v.) nel quattordicesimo giorno della luna di marzo, qualunque fosse il giorno della settimana. Il concilio di Nicea (325) confermò la decisione del papa Vittore il quale, nel 193, aveva stabilito che la Pasqua, per tutte le chiese cristiane, venisse celebrata la domenica successiva al plenilunio di marzo. I Q. abbandonarono del tutto la loro usanza nel 341, anno in cui, nel corso del concilio di Antiochia, accolsero le decisioni della Chiesa di Roma.
Quattro CoronatiSecondo la Tradizione massonica, è il nome attribuito a quattro Liberi Muratori che, per essersi rifiutati di scolpire statue di divinità pagane, furono martirizzati dall’imperatore Diocleziano. I loro nomi erano Claudio, Nicostrato, Sinfroniano e Simplicio. Sono raffigurati nell’arca di Sant’Agostino di Pavia, eretta intorno al 1370 dai Fratelli Comacini (v.) Bonino, Matteo e Zeno. Nell’introduzione del regolamento dei Tagliatori di Pietre di un’associazione medievale tedesca, si legge: "In nome del Padre, del Figliolo, dello Spirito Santo, della gloriosa Vergine Maria, ed anche dei quattro Tagliatori giustiziati sotto Diocleziano …" (v. Quatuor Coronati).
QuattroSecondo il Bacci, si tratta del più perfetto tra i numeri, essendo la radice degli altri numeri e di tutte le cose. Esso rappresenta la prima potenza matematica, e la virtù generatrice da cui derivano tutte le combinazioni. È l’emblema del moto e dell’infinito, rappresentando quanto non è né corporeo né sensibile. Il Q. è scomponibile in 1 + 3, la Monade ed il Triangolo, e simboleggia Apollo, l’Eterno, l’essere vivente portatore di Dio, cioè l’uomo che porta in sé il principio divino. Il quaternario era il simbolo usato da Pitagora per comunicare ai discepoli l’ineffabile nome di dio, che per esso significava l’origine di tutto ciò che esiste. È nel quaternario che si trova la prima figura solida, simbolo universale dell’immortalità, ovvero la Piramide (v.). Gli Gnostici pretendevano che l’intero loro edificio scientifico riposasse su un quadrato, i cui angoli esprimevano il silenzio, la profondità, l’intelligenza ed il vero. Secondo il Ragon, se il triangolo forma la base triamgolare della piramide, il quaternario, con l’aggiunta dell’unità, ne forma il compimento, la punta, il vertice, la sommità, la prima figura solida. Secondo Pitagora, dalla Monade derivò la Duade indeterminata, dalla loro unione tutti i numeri, dai numeri i punti, dai punti le linee, dalle linee la superficie, da questa i solidi, dei quali gli elementi sono quattro; il Fuoco, l’Acqua, l’Aria e la Terra; e dai solidi i corpi, la Decade o l’Universo. È considerato dalla simbologia operativa il numero della realtà e della concretezza, dei solidi così come delle leggi fisiche, della logica e della ragione. Il numero Q.- è rappresentato con molta evidenza nella figura alchemica dell’Androgino, il Rebis, di Basilio Valentino (v.).
Quatuor CoronatiSono i santi più cari alla Massoneria, secondi solo a San Giovanni Evangelista. La leggenda dei Quattro Coronati (od Incoronati), martiri dell’Arte, nasce dalla stratificazione di due diversi nuclei leggendari: secondo la tradizione, i fratelli Severus, Severianus, Carpophorus e Victorius, tutti militari, avendo rifiutato il culto agli idoli pagani, vennero martirizzati nel corso della persecuzione di Diocleziano. I loro corpi furono gettati in pasto ai cani ma, essendo rimasti intatti per lungo tempo, sarebbero stati raccolti da un gruppo di cristiani e nascosti presso le tombe dei Santi Claudius, Nicostratus, Simphorianus, Castorius e Simplicius, messi a morte in precedenza perché rifiutatisi di scolpire idoli e di prostrarsi dinanzi ad un’immagine del dio Sole. Successivamente le spoglie dei quattro vennero traslate nella basilica romana poi denominata dei Q.C. Evidentemente la leggenda sovrappone le figure dei quattro soldati a quelle dei cinque artefici, ed i Q.C. sono rappresentati (come nella celebre nicchia esterna in Orsanmichele a Firenze (v.) mentre impugnano gli strumenti dell’Arte, squadre, mazzuole, cazzuole e scalpelli. Anche qui ciò che conta non è la congruenza dei dati, quanto piuttosto il messaggio che esso veicolano, in questo caso la fedeltà e la purezza religiosa. Le versioni della leggenda giunte fino a noi sono wpe1.jpg (4739 byte)diverse: la più antica è quella di San Girolamo (400 d.C.), mentre quella ufficiale è di papa Pio V, avvalorata da una Bolla del 1558, anche se in seguito è stata esclusa dal Breviario Romano. Nel ;Medioevo, con l’uso del patronato dei santi nelle Arti, si rinvengono vari riferimenti ai Q.C.: per quanto riguarda l’Arte Massonica il classico aggancio si trova alla pag. 363 del Poema Regius (1390 ca.). "Affinché possiamo apprendere bene questi articoli e questi punti, tutti insieme come fecero questi quattro santi martiri, che diedero grande onore a quest’arte, che furono così buoni massoni come non ce ne saranno sulla terra". Nella ritualità massonica speculativa, i Q.C. non compaiono mai esplicitamente. Tuttavia la loro immagine è stata portata in auge fin dalla fondazione, nel 1884, della prestigiosa Loggia di ricerca Q.C. di Londra, che tiene tuttora il suo festival annuale l’otto di novembre. Sulla genesi della leggenda, è opportuno ricordare che secondo Karl Demeter essa potrebbe riferirsi, nella smarrita edizione originale, al martirio di alcuni seguaci del culto mitraico (v.), provenienti dalla Pannonia, centro dei misteri mitraici del tardo Impero. La presenza dei Q.C. nel patrimonio massonico costituisce dei modelli umani di realizzazione, e come tali possono agevolmente essere assimilati alla simbologia antropica della Libera Muratoria. Ognuno di loro rivela una virtù particolare, come fedeltà, purezza, perseveranza, coraggio, illuminazione, ecc., e la trascrive nella carne e nel sangue, così accostandola al mondo dell’essere umano.

Questione romanaTermine con il quale viene definita la controversia, che dal 1861 oppose il Regno d’Italia ed il Vaticano, riguardo ai territori dello Stato della Chiesa annessi al nuovo Stato italiano. La questione si inasprì allorché nel 1870, a compimento del Risorgimento, le truppe italiane occuparono il Lazio ed infine la stessa Roma (v. Porta Pia). Ogni ipotesi di accordo fu respinta da Pio IX e dai suoi successori, sino al 1929, quando la Q. venne composta con la firma dei Patti Lateranensi (Concordato).

Quetzalcoal:  Denominazione della più importante divinità mesoamericana. Nella mitologia tolteca ed azteca, Q. è una sorta di eroe e demiurgo che insegna agli uomini la scrittura, la lavorazione dei metalli e l’arte della coltivazione, specie del mais. Grande benefattore dell’umanità, era conosciuto soprattutto sotto il nome di Serpente Piumato, ed era il dio del cielo e del sole, dei venti e della stella del mattino. Promotore della civiltà ed educatore, venne spesso confuso con un omonimo sovrano tolteco del X secolo. Significativo ed affascinante il mito che lo riguarda: «Amato da tutti gli dei poiché buono e generoso, era per questo odiato dal fratello, Tezcatlipoca, detto lo Specchio Fumoso per un suo specchio in cui leggeva i pensieri altrui. Un giorno, mentre Q. dormiva, lo trasformò in uomo, inculcandogli bisogni e desideri umani. Al risveglio Q. fu assalito dalla vergogna per il suo aspetto, ma suo fratello gemello, Xolotl il coyote, lo aiutò mascherandolo da serpente color turchino, e dotandolo di un mantello di piume verdi, rosse e bianche. Fu da allora che Q. assunse il nome di Serpente Piumato. Il malvagio Tezcatlipoca, ancora insoddisfatto, fece bere al fratello una tazza di pulque, un liquore ricavato dall’agave, un allucinogeno che spinge a commettere turpi azioni. Q., ri presosi e rososi conto di quanto aveva fatto, volle darsi la morte. Si diede fuoco sulla riva del mare, e dalle sue ceneri presero forma i maestosi uccelli quetzal, dalla lunga coda e dalle penne verdi, rosse e bianche. Il suo spirito, accompagnato da quello del fratello Xolotl, scese nella terra dei morti dove risiedeva Mictlantecutli, padre degli dei e custode delle Ossa Preziose. I due fratelli ne volevano qualcuna, m il custode le negò, asserendo la sciagura che poteva scaturire dalla possibile rinascita di quei corpi, appartenuti a uomini uccisi dagli dei a causa della loro malvagità. Xolotl allora ne addentò uno, e fuggì col fratello, invano richiamati da Mictlantecutli. Giunti all’uscita della terra dei morti, ad un tratto l’osso, sfuggito alla bocca di Xolotl, cadde su un sasso rompendosi in due pezzi, uno grande ed uno piccolo. Q. li raccolse, e vi fece cadere alcune gocce del suo sangue. Xolotl vi aggiunse la sua magia e, qualche giorno dopo, da quelle ossa nacquero due bambini, un maschio ed una femmina. Essi erano la prima coppia della nuova stirpe umana. Q. insegnò loro a coltivare il mais, a fabbricare vasi e tessuti, a creare mosaici e lucidare la giada, nonché a studiare le stelle e calcolare i giorni dell’anno. Terminato il suo insegnamento, salì su una zattera trainata da serpenti e si allontanò nel mare., promettendo il suo futuro ritorno».

Qui pluribusEnciclica promulgata il 9 novembre 1846, con la quale papa Pio IX riconfermò la scomunica alla Massoneria ed ai suoi adepti.

Qui potentis naturae arcana revela mortem queritAssioma ermetico riferito al segreto iniziatico. Esso significa: "Colui il quale scopre e rivela i segreti della Natura misteriosa cerca la morte". Secondo George von Welling (Goethe the Alchimist, di R.D. Gray), "Non è intenzione degli Alchimisti insegnare a fabbricare l’oro, ma qualche cosa di molto più nobile; cioè insegnare ad apprendere come la Natura possa essere vista e riconosciuta quale opera di Dio, e come Dio possa essere conosciuto attraverso la Natura". V. Alchimia, e Pietra filosofale.

QuietismoTermine che definisce la dottrina dell’unione mistica, realizzata attraverso la pura contemplazione ed il totale abbandono della volontà in Dio, che attenua o sopprime ogni responsabilità morale. Una tendenza quietistica è rintracciabile in diversi contesti culturali e religiosi, dalla mistica buddhista allo stoicismo antico. Ma l’esplicita teorizzazione della dottrina si ha soltanto nel XVII secolo, nell’ambito di alcune correnti della Chiesa cattolica influenzate dal protestantesimo. Si ricordano il Q. panteistico di Michele Molinos, condannato da Innocenzo XI nel 1687, ed il Q. più spiritualistico di Féndon, la cui dottrina dell’amore puro e disinteressato venne condannata da Innocenzo XII nel 1699.

QuindiciNumero dell’antagonismo e dell’erotismo, compreso tra gli arcani dei Tarocchi sotto la raffigurazione del Diavolo.

Quinta essenzaDenominazione della sostanza purissima, o etere, che anticamente, da Aristotele in poi, si riteneva costituisse i corpi celesti; veniva definita quinta poiché aggiuntiva ai quattro noti Elementi (v.) terrestri. Il termine venne poi adottato dai pitagorici, e nel linguaggio alchemico rappresenta il distillato purissimo di una sostanza. Di qui il termine prese a significare la caratteristica più specifica e pura di ogni cosa. Nel romanzo magico seicentesco Il Conte di Gabali, la Q. viene così definita: "Sperma che trattiene la Natura e l’Essenza o la proprietà della Massa e del Limo della Terra, con la congiunzione del Macro, a guisa di Micro che è l’Uomo, così come lo Sperma, diversamente non deve essere riconosciuto se non quale prima lo concepì il Fattore, per poi trasferirlo nella Natura. La Massa da cui Dio formò l’Uomo e lo Sperma, da cui deriva qualsivoglia seme".

Qumran: Nome di una località ubicata sulla riva nordoccidentale del Mar Morto dove, a partire dal 1947, sono stati trovati innumerevoli reperti archeologici che documentano l’esistenza di un insediamento comunitario ebraico. Oltre a moltissimi manoscritti, che rivestono grande importanza anche per l’esegesi biblica, vennero portati alla luce i resti di numerosi edifici, ed il cimitero della comunità. Quasi certamente la comunità di Q. va identificata con gli Esseni (v.), di cui parlano le fonti antiche, molto probabilmente legata alla setta degli Zeloti (v.) ed alla tragedia di Masada (v.). Q. fu distrutta nel 68 d.C. dai romani. Alcuni studiosi pensano di poter individuare nel "gran numero di sacerdoti che aderiva alla fede" (Atti degli Apostoli 6, 7) i membri di questa particolare comunità giudaica. (v. Manoscritti del Mar Morto).

Quo gravioraDenominazione dell’enciclica con la quale papa Leone XII riconfermò la piena validità della scomunica comminata ai Massoni.




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