domenica 21 aprile 2013

La magia di Giordano Bruno

PAOLO ROSSI
La magia di Giordano Bruno
Giordano Bruno, «Opere magiche», edizione diretta da Michele Ciliberto, a cura di Simonetta BassiElisabetta ScapparoneNicoletta Tirinnanzi , Adelphi, Milano 2000, pagg. 1.598, L. 200.000.
A Dame Frances Yates, che dedicò alle opere magiche di Bruno tanti anni della sua vita, non era sfuggito un punto centrale: la mente di Bruno opera secondo linee che per un uomo moderno è estremamente difficile recuperare. Quando alcuni stili di ragionamento, basati sulle dottrine della somiglianza e della similitudine (che furono propri della magia, dell'alchimia e dell'astrologia rinascimentali), sono stati decisamente sostituiti - si è chiesto Ian Hacking - è ancora possibile riconoscere i loro oggetti?
Confrontarsi con i testi é il solo modo legittimo di rispondere a questo genere di domande. La parola magia - avverte Bruno - ha molti significati differenti. Quando viene usata da filosofi e tra filosofi il termine mago, come già in Aristotele, indica un sapiente dotato della capacità di agire. Ma quando viene interpretata secondo il significato comune del termine, significa cose diverse per questo o quell'ordine di preti che «filosofano molto su un cacodémone che essi chiamano Diavolo» e per la credulità che invece si esprime negli e nei costumi. come nell'astrologia convivono calcoli sofisticati e vitalismo antropomorfico, così, nella magia convivono misticismo e sperimentalismo. I libri della magia del Rinascimento ci si presentano come il frutto di una strana mescolanza. Troviamo, in uno stesso manuale, pagine che si riferiscono a "cose" che non stanno più assieme: ottica, meccanica, chimica, ricette di medicina, costruzione di macchine, scritture segrete, ricette di cucina, veleni, consigli per i pescatori e cacciatori, suggerimenti attinenti all'igiene, alle sostanze afrodisiache, al sesso e alla vita sessuale, riflessioni teologiche, richiami alla tradizione sapienziale dell'Egitto e dei profeti biblici, riferimenti alle filosofie classiche e ai maestri medievali.
Ma la posizione di Bruno è molto diversa e non va confusa con quelle di Giambattista Della Porta o di Cornelio Agrippa. Come sottolinea Michele Ciliberto nella sua limpida prefazione, nei testi di Bruno si verifica infatti un inconsueto e strettissimo intreccio tra magia e filosofia e tra magia e ontologia.
La casa editrice Adelphi dà avvio, con questa edizione, alla davvero meritoria impresa della pubblicazione delle opere latine di Bruno. In questo volume che reca i testi latini in edizione critica e la traduzione italiana a fronte, tutti i testi sono minutamente commentati. Viene per la prima volta pubblicato integralmente il testo della Magia mathematica, altri testi compaiono per la prima volta tradotti. Sono inoltre qui trascritti i molti marginalia che corredano gli scritti magici nonché gli abbozzi autografi del De vinculis e della Medicina lulliana.
L'anno bruniano (il quattrocentesimo dalla morte) è stato caratterizzato da roventi polemiche. L'impiego di mezzi del tutto impropri (i grandi quotidiani), l'intervento (anche diretto) di personaggi estranei alla comunità degli studiosi hanno contribuito a sollevare un polverone notevole. Depositatosi il quale, resteranno, di questo anno centenario, non moltissime cose. Fra le quali, senza alcun dubbio, principalmente due: lo straordinario, inatteso interesse dei lettori italiani per le opere di Bruno; le milleseicento pagine, che hanno richiesto un lungo e paziente lavoro, di questo prezioso e molto atteso volume.

http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010128f.htm

Nessun commento:

Posta un commento