domenica 21 aprile 2013

Mosè, figlio di Akhnaton

ELEMIRE ZOLLA
Mosè, figlio di Akhnaton
Jan Assmann, «Mosè l'egizio», Adelphi, Milano 2000, pagg. 304, L. 50.000.
Jan Assmann, docente di egittologia a Heidelberg, fu invitato anni fa a tenere conferenze a Cambridge. Ora Adelphi le raccoglie e traduce nel volume Mosè l'egizio. Sono dedicate a un problema fra tutti arduo: quale credito dobbiamo concedere alle tesi freudiane su Mosè? Una non sconcerta più oggigiorno, la derivazione di Mosè dal sommo eresiarca egizio Akhnaton. Breasted, che lanciò l'idea della centralità di Akhnaton, ormai non suscita stupori. Il tempo ha invece quasi sempre smentito le tesi puramente psicoanalitiche, non tanto quella che attribuisce la venerazione ebraica per Mosè al fatto che sarebbe stato dagli Ebrei assassinato, ma la supposizione che in ogni storia dell'umanita intervenga l'uccisione del padre tirannico a opera dei suoi figli coalizzati.
Akhnaton aveva smentito il culto di Ammone o l'Ariete quale Uno primordiale, dal quale sarebbero stati generati i "milioni", che nel cinese si tradussero come i diecimila. Un ostrakon attesta che egli «diede inizio nei primordi al divenire». Questa interpretazione di Ammone risulta fin da secolo XVIII a.C., fin da allora Ammone genera l'Uovo dal quale promana il cosmo: il piano dell'essere possibile che susciterà gli enti molteplici dell'attuale. Più di recente Ammone fu chiamato Iside: colei che genera i milioni. Assmann mostra che molti Salmi biblici echeggiano inni egizi arcaici, specie il 104: «Tu fai la notte spingendo le fiere ai margini della selva a ruggire reclamando la preda così illumini il giorno sprizzando la luce dell'alba, quando l'uomo si avvia al lavoro, come sei sapiente, signore del tempo», oppure il 145: «Dio apre la mano e sazia ogni animale».
Akhnaton maledì tutti i culti e le magie riferiti ai tanti dei minori, identificò il supremo, l'Uno con il Disco vivente, il Sole. Coincise con l'estensione universale dell'Impero egizio. Il tempio di Aton era una corteggiata o un cortile, dove il faraone, il corrispettivo politico del Sole, marciava a imitazione dell'astro. Con la sua morte riprese il culto di prima, Ammon tornò a rappresentare l'Uno. Mosè creò il popolo ebraico per far durare il culto di Aton, capovolse i riti egizi per imprimere nei gesti del nuovo popolo il diniego delle leggi. Il culto dell'ariete diventò il male maggiore. Si propose al nuovo popolo di seguire il capovolgimento del culto di Ammon. Così c'informano Strabone e Tacito. Chi erano i "pagani" contro i quali dovevano ergersi gli Ebrei? Assmann suggerisce, rievocando Maimonide, i Sabèi che durarono ad Harran, fino alla nascita delle massime sette esoteriche dell'Islam. Furono chiamati spesso Cadei, ne parla con esattezza nei suoi racconti sul Medio Oriente Gérard de Nerval. A Elefantina, sulla frontiera meridionale dell'Egitto era insediata una colonia di militari ebrei di prima della riforma di Giosia. Adoravano Yhw invece di Yhwh, oltre a una dea Iahu. Ci resta una lettera del loro capo Jedaniah ad un monarca persiano in Giudea, nella quale lo implora d'aiutarlo per la ricostruzione d'un tempietto che i sacerdoti dell'Ariete supremo avevano abbattuto. Tutto ciò doveva essere noto a Maimonide, che dimorava in Egitto! Assmann parte da un egittologo che insegnava a Cambridge, John Spenser il quale si fondava sull'informazione contenuta negli Atti: santo Stefano afferma che, Mosè era stato istruito in tutta la sapienza degli Egizi, le 613 leggi che gli Ebrei traggono dal testo biblico sono fondate su ragione, finezza e strategia. Spesso confutano atti rituali della religione egizia. Dopo di lui Assmann esamina uno dei grandi neoplatonici inglesi del '600, Ralph Cudworthe autore di The True Intellectual System of the Universe (1678), esame minuzioso del panteismo antico, fondato sull'Hen Kai Pan, l'Uno e Tutti o Tutto-Uno. Osservava che alcune religioni distinguono il dio del bene da quello del male come PlutarcoMarcione e Mani, mentre altri ammettono un unico Dio da cui tutto promana, il bene come il male: Platone o Zoroastro. L'Egitto era fra questi ultimi, ma soltanto sul piano esoterico. Serapide dirà: «Il cielo stellato è la mia testa il mare è il mio corpo». John Toland nelle sue Origines judaicae si avvale di Strabone. La religione è naturale e genera la legislazione, Mneves fornì di leggi gli Egizi, Minosse i Cretesi, Licurgo gli Spartani, Zoroastro gli Animaspi, Zalmoxis i Geti. Mosè era un monarca egizio che istruì con la sua religione gli Ebrei.
Il governante dell'universo è Uno, l'essere che impartisce l'esistenza agli enti; vede tutti senza che nessuno lo veda e risale agli Egizi del XII secolo a.C. Ma l'influsso di costoro arriva a Freud tramite Schiller, che fu permeato da Karl Leonard Rheinhold, un kantiano che stampò a Lipsia nel 1787 I misteri egizi ovvero la massoneria religiosa antichissima e illustrò inoltre i misteri cabini come illustrazione del Deus sive natura spinoziano. Schiller lo plagiò nel suo saggio sulla missione di Mosè.

http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010128b.htm

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