sabato 27 ottobre 2012

Stato-mafia: governo parte civile nel processo Bagarella

 Leoluca Bagarella


ROMA - Il Consiglio dei Ministri ha deliberato ''la costituzione di parte civile del Governo all'udienza preliminare del procedimento penale dinanzi al Tribunale di Palermo a carico di Leoluca Biagio Bagarella e degli altri 11 imputati per i capi di imputazione di interesse dello Stato''. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri.
L'ex ufficiale dei carabinieri Giuseppe De Donno ha presentato istanza di ricusazione del gup di Palermo Piergiorio Morosini che, lunedì, dovrebbe celebrare l'udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia. De Donno è uno dei 12 imputati: è accusato di violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato. Secondo il legale di De Donno, Morosini sarebbe incompatibile in quanto avrebbe espresso "valutazioni anticipatorie rispetto al processo" in un libro: "Attentato alla giustizia", pubblicato l'anno scorso. Sulla questione deciderà la corte d'appello di Palermo che dovrà pronunciarsi in breve tempo. "Non ravviso motivi di incompatibilità, pertanto non mi astengo: affiderò la decisione sulla questione alla corte d'appello come prevede il codice di procedura penale". Così il gup di Palermo Piergiorgio Morosini, titolare dell'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, ha commentato l'istanza di ricusazione a suo carico fatta dal legale dell'ex carabiniere Giuseppe De Donno, tra gli imputati del procedimento. "Intanto - spiega Morosini - l'udienza di lunedì verrà regolarmente celebrata". Alla basa dell'istanza di ricusazione, presentata dal legale di De Donno, una presunta anticipazione di giudizio che il magistrato avrebbe fatto nel suo libro "Attentato alla giustizia", pubblicato l'anno scorso. L'udienza preliminare fissata per lunedì prossimo, quindi, si terrà: verosimilmente sarà dedicata solo alla costituzione delle parti visto l'elevato numero di richieste di costituzione di parte civile già annunciate.
VIOLANTE A PM, CORRELAZIONE TRA STRAGI E 41-BIS - A dicembre 1993 Luciano Violante parlò alla Rai di correlazione tra il carcere duro e le stragi mafiose. E' questo lo spunto che ha indotto, il 13 settembre scorso, i pm palermitani che indagano sulla trattativa Stato-mafia a interrogare l'ex presidente della Commissione antimafia. I verbali sono stati depositati l'altro ieri agli atti del fascicolo. "Quando compi quel tipo di attentati vuol dire che non vuoi uccidere ma vuoi fare vedere che ci sei - ha spiegato Violante ai pm - E se vuoi fare vedere che ci sei devi ragionare attorno a una contropartita. Quale può essere la contropartita immediata per la mafia? Una contropartita politica non è mai futura, è sempre presente. L'unica cosa che non passava attraverso il Parlamento, insomma, di facile e immediata realizzazione, erano le condizioni carcerarie". L'intervista è stata rilasciata alla Rai il 10 dicembre. Violante ha ricordato ai pm palermitani di avere ricevuto una nota della Dia, inviatagli da Nicola Mancino, ministro dell'Interno, proprio sulla necessità di alleggerire la presa su Cosa nostra. La relazione è datata 10 agosto. L'ex presidente della Camera non ricorda però se già sapesse della mancata proroga di oltre 300 regimi di 41 bis decisa a novembre del '93. ''Ricordo anche che questa cosa capitò - ha spiegato - mentre cominciava ad esserci una crisi, insomma degli scricchiolii del Governo. Fu una cosa dispersa nelle crisi di Governo. Ma ripeto poi c'era un'altra questione, c'erano due sentenze della Corte Costituzionale sulla motivazione del 41 bis dopo e se non erro fu manifestata all'Antimafia: questo però oralmente, non per iscritto da qualcuno, non ricordo adesso se dalla Direzione Dap oppure dal Ministero o il Gabinetto del Ministro o il Ministro stesso" (ANSA)

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