lunedì 10 luglio 2023

Armando Gasiani

 


"Quando si aprirono le porte del treno che da Bologna ci aveva condotti fin lì, io e mio fratello ci siamo abbracciati e abbiamo detto: qui è la fine del mondo".


Per 50 anni, Armando Gasiani ha scelto il silenzio. Perché era troppo il dolore per quello che lì, nel lager di Mauthausen, aveva visto e vissuto. E perché era troppa la sofferenza per quei suoi cari che, quando lo rividero, non credevano ai suoi racconti: "È impossibile", si sentì dire. Ma era tutto vero, invece.


Insieme al fratello Serafino, partigiano, Armando fu rastrellato che aveva solamente 17 anni.


Si trovava ad Amola di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, e qui, insieme a Serafino e a 200 persone, fu catturato dai nazifascisti, torturato e deportato nel campo di sterminio di Mauthausen, dove vivrà l'inferno.


Da lì ne uscirà 6 mesi dopo, ridotto a pesare 30 Kg, pieno di malattie e quasi privo di voce. Ma soprattutto, senza suo fratello Serafino, che da Mauthausen non uscirà mai.


Per quasi 50 anni, Armando Gasiani ha preferito non tornare su quei giorni. Solo dopo aver visto, convinto dalla moglie, il film "La vita è bella", ha deciso di interrompere il suo silenzio. E di raccontare ovunque potesse l'orrore vissuto: "Per me è stata come una seconda Liberazione", ha raccontato.


Il 10 luglio di due anni fa, Armando Gasiani si è spento per sempre. E con lui a spegnersi è una delle ultime voci di chi ebbe il coraggio di dire di no, di ribellarsi e di combattere per la libertà di tutte e tutti noi.


Non ti dimenticheremo e saremo i tuoi testimoni.


Stefano Vaccari

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