martedì 5 luglio 2022

Don Pietro Sigurani

 


Quando l’ho conosciuto, anni fa e grazie a un amico, Don Pietro Sigurani il suo lo faceva in silenzio.


Il “suo” era aiutare tutti, ma proprio tutti, nella sua parrocchia di Sant’Eustachio, Roma. Aiutò anche me, che cercavo contatti con associazioni per progetti sociali riguardo il tema principale della sua intera vita: la povertà. Mi ascoltò, parlammo, fece telefonate. Non mi conosceva neppure, ma voleva aiutarmi. Lo fece a più riprese. Sempre con la sua carezza, che ti dava alla fine come saluto. 


Ma Don Pietro faceva molto più che telefonate.


La sua chiesa era la casa dei diseredati, indesiderati, penultimi, ultimi tra gli ultimi. Cristiani, musulmani, induisti, atei o agnostici. Migranti e italiani. Con e senza tetto, poveri e non. Per Don Pietro, che ogni giorno per decenni ha allestito la sua mensa, non c’era la minima differenza. Li aiutava, li proteggeva, li supportava. 


E guai a chi glieli toccava. Guai a chi usava il Vangelo come arma contro il “diverso”.


Lo disse a Salvini, «il Vangelo non si può interpretare come si vuole». E lo contrastò quando questi, usando il suo esser Ministro, faceva guerra agli ultimi. 


Don Pietro si è spento oggi.

È stato un uomo buono, davvero buono. Un prete, un Cristiano con “C” maiuscola che non ha mai lesinato amore, comprensione, ascolto. Ha lottato fino all'ultimo, prima per gli altri che per sé stesso.


Per me è stato un onore conoscerlo, parlarci, andare a trovarlo e vederlo sempre sorridente. 


Buon viaggio, Don.

Leonardo Cecchi 

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