martedì 8 aprile 2014

La trave nascosta da un sasso


sedorf

Grandiosa notizia dall’Inghilterra. La Football League non permette al “nostro” Cellino, presidente del Cagliari, di comprare il Leeds, storico club inglese attualmente in ambasce nella loro serie B. Perché è cattivo, perché è antipatico, perché non piace loro fisicamente? No, semplicemente per una condanna per evasione fiscale, per via di tasse non pagate sul suo yacht che lo rende passibile di “disonestà”. Tradotto, vorrebbe dire che Berlusconi non potrebbe comprare neanche se lo volesse il Chelsea dello “specchiato” (specchiato?) Abramovich perché incorre sia pure ad altro livello nelle stesse negative caratteristiche. È una notizia che fa il paio con quella del presidente del Bayern, Uli Hoeness, che va piangendo in carcere senza ricorsi in Cassazione per un reato simile con il massimo del risalto mediatico, suggerendo commenti e confronti tra i due Paesi… Idem per Cellino, presumo… anche se qui potremmo indurre un ragionamento al contrario. Secondo voi i vertici federali del pallone, i Rotondocrati, storcerebbero il naso se arrivasse in Italia a comprare qualche club una figura dal passato o dal presente in qualche modo discutibile? Oppure sdoganerebbero quasi chiunque per favorire l’entrata di capitali freschi in un settore malversato e male amministrato di un Paese a sua misura? Oppure ancora: non sarà che la nomea italiana è tanto sputtanata che un Cellino – che so – turco con la stessa fedina penale del nostro sarebbe stato invece ben accetto? Quindi affoghiamo la nostra reputazione tra i reati e la nomea, con il pallone che fornisce a tutto ciò un’adeguata cassa di risonanza.
Ma di questo si parla poco o nulla, perché per mal ridotto che sia il calcio giocato distrae ancora abbastanza dall’attenzione al contesto generale. E quando qualcuno solleva un angolo del lenzuolo per una sorta di analisi autoptica di quella che è quasi una salma, rischia di sembrare anacronistico o addirittura caricaturale. Ci pensavo seguendo ier l’altro in tv i postumi della gloriosa Domenica sportiva, in un momento in cui, tra un ruggito tecnico e un altro, si è creata una minidialettica tra la leggiadra conduttrice di Samotracia e un collega zazzeruto. La prima stigmatizzava gli incidenti a due km dallo stadio di Catania, dove il pullman della Juve era stato preso a sassate e bombe carta da ultras catanesi (per par condicio anche quello del Catania non se l’è passata troppo bene per mano degli stessi, inorriditi per l’ultima posizione in classifica).
Il secondo sembrava più colpito dalla maglia di Seedorf, l’allenatore del Milan, che sugli spalti dell’Olimpico laziale era stato messo in croce tra hu-hu razzisti. Entrambi convenivano con il coro dello studio che erano “episodi inqualificabili” aggiungendo però che non “erano del tutto nuovi”. E già, per strapparli alla routine da rubrica che “rischia di stancare e fa perdere ascolti” (il virgolettato è mio) bisognerebbe che qualcuno esagerasse un altro po’…
Come delle condizioni in cui versa l’Italia di Renzi a proposito della quale ci si interroga se durerà di più dell’Italia di Prandelli cui la Federcalcio ha appena rinnovato il contratto per altri due anni, così dello stato degradato del pallone nostrano sembra che nessuno abbia colpe o responsabilità. I politici sportivi e i vertici federali? No, perché? I dirigenti di club (quorum Cellino…)? Neppure. Il complesso del magma arbitrale? E che c’entrano, casomai in passato finché c’era Al Capone Moggi, ma adesso “sbagliano tutti in buona fede”, non vi pare? La stampa? Ma se addirittura lamentano gli incidenti ai pullman e le manifestazioni di razzismo? Che dovrebbero fare di più, a partire dalle falangi di improvvisati venditori di gossip paracalcistico che gonfiano trasmissioni soprattutto radiofoniche da mane a sera?
Tutti smerciano l’indotto pallonaro, senza un minimo di sensibilità per il contesto sociale al cui interno esso si sviluppa. Che poi la qualità della merce sia sempre più scadente e lontana dallo spettacolo di altri campionati, è un piccolo cruccio che gli spacciatori ormai vendono insieme al prodotto così dequalificato. E anzi poiché lo spettacolo lascia a desiderare, esso va “aiutato” dagli addetti allo smercio: senti decantare in tv partite modestissime che stai vedendo anche tu quali “match di alto livello” in un’operazione mistificante che mischia l’imbonitura al tifo alla mancanza di una appena decente analisi critica. Peggiorando così gli umori.
Oliviero Beha

http://www.olivierobeha.it/primopiano/2014/03/la-trave-nascosta-da-un-sasso

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