martedì 8 aprile 2014

I ROBOT DEGLI ANTICHI GRECI

Scritto daGiulia Segnalini
Quante volte abbiamo pensato che sarebbe fantastico se qualcun altro, magari un robot, potesse fare qualcosa al posto nostro? Ordinare la casa, per esempio, ma anche lavorare, studiare, fare le commissioni e così via. Avere insomma un fidato alter ego capace di renderci la vita almeno un po' più semplice è davvero una fantasia ricorrente. E lo è da sempre, nonostante il primo tentativo di realizzarla sia piuttosto recente.

La creazione del primo robot. La prima creatura robotizzata di cui si ha conoscenza è stata costruita intorno al 1940 dallo scienziato Jacques de Vaucanson: un'anatra sofisticatissima in grado di beccare il cibo, ingerirlo e riprodurne il meccanismo di digestione. Siamo ancora lontani dai robot dotati di sembianze umane, i cosiddetti androidi, ma a de Vaucanson va certamente il merito di aver compiuto il primo passo concreto verso l'era robotica.

L'origine antica di un'idea ultramoderna. Che gli androidi abbiano scatenato la fantasia di scrittori e registi moderni è noto a tutti, basti pensare alla raccolta Io, Robot di Isaac Asimov, aFrankenstein di Mary Shelley o a film come Blade Runner Guerre Stellari. Pochi sanno invece che l'idea di creare automi dalle sembianze umane risale almeno alla Grecia antica, che ad essi ha dedicato ampio spazio nella mitologia. Le creature concepite e forgiate da Efesto di cui stiamo per raccontare la storia rappresentano infatti solo uno dei tanti esempi possibili.

Efesto e le sue aiutanti d'oro. Doveva esserci davvero molto lavoro nella fucina racchiusa nelle viscere dell'Etna se il dio Efesto decise un giorno di non poter fare tutto da solo. Tutto ciò che di più bello e raffinato esisteva al mondo veniva forgiato infatti dalle abili mani del fabbro degli dei: scudi, lance, scettri, corone, cinture, gioielli, persino il fulmine di Zeus era una sua creazione.
Troppe cose forse, anche per un dio.

Di qui l'idea di crearsi delle aiutanti: bellissime creature meccaniche plasmate nell'oro in grado di portare a termine qualsiasi lavoro, anche il più pesante. Va detto che di aiutanti maschi il dio ne aveva già, i Ciclopi, ma questi, nonostante le gigantesche dimensioni, restavano pur sempre inevitabilmente sottomessi a quei limiti fisici che non appartengono invece alle macchine. Tanto più che i Ciclopi avevano un solo occhio sulla fronte.

Le aiutanti di Efesto erano dotate, invece, oltre che di due occhi e forti braccia, anche di cuore, cervello e voce, come racconta Omero nell'Iliade (XVIII, 573-579). Un mix perfetto dunque di qualità e caratteristiche umane e robotiche: automi sì, ma quanto più simili ad un essere umano fosse possibile creare, persino per un dio dell'Olimpo.

Le Tre Leggi della Robotica di Asimov. La ricerca robotica attuale sembra strizzi un occhio al tentativo mitologico di Efesto di crearsi degli aiutanti più validi, forti e precisi degli uomini. Macchine e computer dotati di servomeccanismi sono a lavoro in questo momento in ogni fabbrica o industria del mondo. Si tratta più che altro di robot non autonomi, che necessitano cioè della guida dell'uomo, manuale o tramite un software.
Cominciano tuttavia ad essere in commercio anche piccoli robot autonomi, come aspirapolvere o taglia erbe, che provvedono ai loro compiti in assoluta autogestione.

Chissà che Isaac Asimov non abbia visto giusto anche stavolta, ipotizzando che un giorno avremo bisogno delle Tre Leggi della Robotica per vigilare su robot autonomi di livello superiore:

1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

http://www.dubidoo.it/imparare/61-le-parole-e-le-cose/1515-i-robot-degli-antichi-greci.html

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