“Gli
eretici si vantano di avere più
Vangeli di quanti ne esistono”
(Ireneo, in “Denuncia e Confutazione
della Pseudognosi”,III, 11,9-
180 d.C. circa).(1)
1769,
Luxor:
James Bruce, turista scozzese,
acquista un manoscritto copto
che verrà pubblicato solo nel
1892 (noto come Codice
Bruce);
conterrebbe le conversazioni tra
Gesù e i suoi Discepoli, un gruppo
formato da uomini e donne.
1773,
Londra:
in una libreria, un collezionista
trova un antico testo, redatto
in copto, contenente un dialogo
a proposito di ‘misteri’, tra
Gesù e i suoi Discepoli (2)
1869,
il Cairo:
un egittologo tedesco, allertato
da precedenti pubblicazioni, acquista
un manoscritto che contiene, con
sua grande meraviglia, il “Vangelo
di Maria
(Maddalena)” e altri tre testi.Tre
copie di uno di questi, l’ ”Apocrifo
(libro segreto) di Tommaso”
fanno parte della Biblioteca gnostica
scoperta a Nag
Hammadi (Fig.1),
nel 1945, ma di cui –per
trent’anni- il mondo non seppe
praticamente nulla.
Nel
1947
furono scoperti i Rotoli
del Mar Morto
(a Qumran) di cui fu data notizia
della scoperta molto prima di
quelli di Nag Hammadi.
Una
storia rocambolesca, quest’ultima,
dalla quale è stato possibile ricavare
una maggiore comprensione di ciò che
chiamiamo Cristianesimo e identifichiamo
come Tradizione Cristiana. In effetti,
possiamo capire come, all’incirca nel
II secolo dopo Cristo, venne operata una
limitata
selezione tra gli scritti allora
circolanti, che furono scelti e adottati
come testi canonici, escludendone altri,
che furono etichettati come
“eretici”, proibendone la
diffusione. Cos’avevano di tanto
pericoloso? Chi operò la selezione
delle fonti? E perché?
Nag Hammadi, Alto Egitto, 1945
(3).
Il
contadino arabo Muhammad
‘Ali al-Sammman, in compagnia dei suoi fratelli, si reca a scavare una
sorta di ‘concime’ per fecondare i
campi (la terra molle chiamata sabakh).
Mentre
scavano attorno ad un voluminoso
masso, urtano una giara di terracotta
rossa, che ha un’altezza di circa
un metro. Il contadino ha un certo
disorientamento, incerto se romperla
o lasciarla com’è. Del resto,
per la sua cultura, avrebbe potuto
contenere un jinn,
uno spirito, che non valeva affatto
la pena ‘risvegliare’. D’altro
canto, avrebbe potuto riservare
la sorpresa di un contenuto prezioso.
Che fare, quindi?
Decide
di romperla e ne escono fuori
tredici
libri di
papiro (Fig.2),
con rilegatura in cuoio, che porta
a casa sua, a al-Qasr, e li sparpaglia
per terra, accanto al forno. Non
ne comprende il contenuto, non
sa cosa vi sia scritto. Sua madre,
‘Umm-Ahmad, ne userà qualcuno
come carta da ardere.
Muhammad
‘Alì, qualche settimana dopo,
compie un fatto di sangue (4)
e,temendo una perquisizione da
parte della polizia locale in
casa sua, pensa di mettere al
sicuro i papiri consegnandoli
ad un sacerdote (al-
Qummus Basiliyus Abd al-Masih).
La
storia ha in serbo un destino
cruciale per i papiri: un insegnante
di storia locale, tale Raghib,
vedendone uno, comprende
il loro potenziale valore e riesce
a farselo consegnare dal sacerdote.
Prontamente, lo invia al Cairo
presso un suo amico, affinchè
possa verificarne l’importanza.
A
breve distanza, cominciano a circolare
i testi al mercato nero del Cairo,
cosa che attira le attenzioni
governative Egiziane, che (tramite
movimentate manovre) riesce ad
acquistarne uno per il Museo
Copto del Cairo.
L’egittologo
francese Jean
Doresse è il primo che intuisce
l’importanza che può rivestire, nel
1947, quando viene incaricato dal
direttore del Museo stesso (Togo
Mina) di esaminarlo. Doresse afferma
che quella scoperta avrebbe cambiato le
opinioni circa le origini del
Cristianesimo. Interessato, Mina gli
propone di esaminare un altro
manoscritto, che è però nelle mani di
un trafficante di antichità, un belga
dal nome Albert
Eid.
Doresse
lo esamina e, in seguito, Mina intima a
Eid di non portare mai il manoscritto
fuori dall’Egitto e di venderlo a
prezzo nominale al Museo stesso. Il
governo non riuscì comunque mai a
confiscare il Codice I (così si chiama)
al belga che, nel 1949, se ne volò in
America,contrabbandando il prezioso
papiro confondendolo tra mucchi di
articoli da esportazione. In America lo
pose in vendita per la sbaloriditiva
cifra di 22.000 dollari,che nessuno fu
disposto a versare e,tornato in Belgio
deluso, lo chiuse in una cassetta di
sicurezza protetto da una parola
d’ordine segreta.
Fu
accusato di contrabbando di opere
d’arte dal governo Egiziano ma la
condanna gli pervenne quando era già
morto. La sua vedova, cominciò in
segreto a trattare la vendita del Codice
I anche a vari acquirenti
simultaneamente.
Ma
– nel frattempo - la maggior parte
dei papiri era ancora nascosta.
Gli
abitanti del posto e i trafficanti di
antichità ne impedivano il ritrovamento
per timore della confisca e per
ricavarne denaro.
Un
certo Bahij
‘Ali, malvivente di al-Qasr,
riesce ad entrarne in possesso e li
vende al mercato nero del Cairo dove un
mercante di antichità, Pochion
Tono, li acquista tutti. Non
contento, si reca a Nag Hammadi per
verificare se sia possibile comprarne
altri ma il governo Egiziano, nel 1948,
inizia a trattare con lui per entrare in
possesso dei manoscritti. Egli prende
tempo, dicendo che sta lavorando per
conto di una collezionista italiana,
certa Dattari, che abita al Cairo. Con strane manovre, il governo entra in
possesso dei manoscritti ad insaputa
della Dattari. Nel 1952 il governo
nazionalizza la collezione e reclama i
Codici,che sono contenuti in una valigia
sigillata. La Dattari non si vede pagare
la cifra richiesta di 100.000 sterline e
inizia una battaglia legale, che la vedrà
perdente.
I
tredici libri in origine trovati
(5), che verranno chiamati
codici,
sono a quel punto privi del tredicesimo,
o almeno di alcune sue parti,
esattamente cinque testi di interesse
straordinario,che Eid aveva depostitato
nella cassetta di sicurezza.
Dall’Olanda
(la notizia si era sparsa in fretta!),
precisamente a Utrecht, il professore
di storia delle religioni G.Quispel,
sembra profondamente interessato
ad entrane in possesso per poterli
studiare e chiede pressantemente
alla Fondazione Jung con sede
a Zurigo (in Svizzera) di acquistarli,
dalla vedova di Eid. Per 35.000
franchi svizzeri, vengono consegnati
a Quispel circa cinquanta papiri
(raccolta che si identifica come
“Codice
Jung”), che riesce a far uscire
dal Belgio dicendo al doganiere
che reca con sé “Antichi manoscritti”
e quest’ultimo, disinteressatamente,
lo lascia passare (6).
Ma
la sua esaltazione viene delusa quando
si avvede che i testi sono mancanti di
alcune pagine e,deciso ad ottenerle, si
reca in Egitto, nel 1955, ritenendo
possano essere conservate al Museo Copto
del Cairo.
Qui,
si fa fotocopiare alcune pagine
degli altri testi per poterli
consultare in tutta calma e scopre,
infatti, una cosa di eccezionale
importanza. Lesse alcuni stralci
“ Queste
sono le parole segrete che Gesù
il Vivente ha detto e che Didimo
Giuda Tommaso ha scritto”
(7).
Nuovi
interrogativi si affacciano sulla
scena; anzitutto la cosa che lo
differenziava dagli altri vangeli,
era che questo si definiva ‘segreto’.
Didimo significa ‘gemello’, ma
gemello di chi? Quispel si accorge
che, pur presentando alcuni detti
contenuti nel Nuovo Testamento,
il testo presenta passi estranei
a ogni tradizione cristiana conosciuta,
in cui Gesù il Vivente si esprime
per detti criptici ed ermetici.
Fino
a quel momento, i codici erano
stati studiati da altri suoi colleghi
illustri,come H.C.Puech
e Jean Doresse, che avevano identificato le righe di apertura con i
frammenti di un Vangelo
di Tommaso,
redatto in lingua greca, scoperto
nel 1869, ma quel testo era la
versione integrale! Formando un’equipe
internazionale, nel 1959 venne
pubblicato per la prima volta
il Vangelo
di Tommaso.
Il
contadino Muhammad ‘Ali aveva
scoperto una vera biblioteca gnostica,
traduzioni copte di manoscritti
più antichi. Gli originali erano
in greco, la lingua del Nuovo
Testamento. I 52 testi ritrovati
a Nag Hammadi, pur costituendo
una vastissima opera, lasciano
solo intravedere la complessità
del movimento cristiano primitivo.
(1)-Opera
in cinque volumi che si suole
citare Adv.Haer
(2)- Per entrambi questi manoscritti vedasi H.Ch.Puech in E.Hennecke-W.Scheemelcher, “New Testament Apocrypha” (Philadelphia, 1963).
(3)- Naj ‘Hammadi, si trova alle pendici di una montagna, Jabal al Tarif, costituita da numerossime grotte naturali (oltre 150), di cui in parte scavate.
(4)-Su questo personaggio è stato detto molto: per lungo tempo non se ne conobbe l’identità e la sua “scoperta” fu coperta da un segreto prolungato. Pare avesse preso parte,con i fratelli, alla vendetta sanguinosa del padre, morto assassinato qualche tempo prima dei fatti in narrazione. Nel 1975 sarà proprio lui a rivelare tutti i particolari del suo insolito ‘ritrovamento’ e i retroscena dell’intera vicenda.
(5)- Muhammad ‘Alì dirà in seguito che alcuni testi sono andati per sempre perduti, bruciati o gettati via.
(6)-G.Quispel, in “”Jung-een mens voor deze tijd”-Rotterdam, 1975)
(7)- Vangelo di Tommaso- II,32,10; pag.495; in “Apocrifi del Nuovo Testamento”, vol. I, a cura di Luigi Moraldi, Torino, 1971
(8)-H.Koester, Introduzione a “Gospel of Thomas”, in “The Nag Hammadi Library” (New York, 1977, pag.117).
(9)-Elaine Pagels, in “The gnostic Gospels”- “I Vangeli gnostici”,Trad.italiana a cura di Luigi Moraldi- (Oscar Saggi Mondadori, IV ristampa, 2000)
(10)- Secondo il Dictionnaire de thèologie catholique, il canone delle Sacre Scritture è “ la lista o raccolta,regolata dalla tradizione e dall’autorità della Chiesa, dei libri che, essendo di origine divina e dotati di autorità infallibile, contengono o formano essi stessi la regola della verità ispirata da Dio per l’istruzione degli uomini […] La canonicità è la constatazione ufficiale da parte della Chiesa, con una pubblica decisione o equivalentemente con l’uso e la pratica,di tale origine divina e di questa autorità infallibile” (T.II,col.1554-1555).
(11)-Si autodefinisce “Il [libro sacro]del Grande [Spirito]Invisibile”.
(2)- Per entrambi questi manoscritti vedasi H.Ch.Puech in E.Hennecke-W.Scheemelcher, “New Testament Apocrypha” (Philadelphia, 1963).
(3)- Naj ‘Hammadi, si trova alle pendici di una montagna, Jabal al Tarif, costituita da numerossime grotte naturali (oltre 150), di cui in parte scavate.
(4)-Su questo personaggio è stato detto molto: per lungo tempo non se ne conobbe l’identità e la sua “scoperta” fu coperta da un segreto prolungato. Pare avesse preso parte,con i fratelli, alla vendetta sanguinosa del padre, morto assassinato qualche tempo prima dei fatti in narrazione. Nel 1975 sarà proprio lui a rivelare tutti i particolari del suo insolito ‘ritrovamento’ e i retroscena dell’intera vicenda.
(5)- Muhammad ‘Alì dirà in seguito che alcuni testi sono andati per sempre perduti, bruciati o gettati via.
(6)-G.Quispel, in “”Jung-een mens voor deze tijd”-Rotterdam, 1975)
(7)- Vangelo di Tommaso- II,32,10; pag.495; in “Apocrifi del Nuovo Testamento”, vol. I, a cura di Luigi Moraldi, Torino, 1971
(8)-H.Koester, Introduzione a “Gospel of Thomas”, in “The Nag Hammadi Library” (New York, 1977, pag.117).
(9)-Elaine Pagels, in “The gnostic Gospels”- “I Vangeli gnostici”,Trad.italiana a cura di Luigi Moraldi- (Oscar Saggi Mondadori, IV ristampa, 2000)
(10)- Secondo il Dictionnaire de thèologie catholique, il canone delle Sacre Scritture è “ la lista o raccolta,regolata dalla tradizione e dall’autorità della Chiesa, dei libri che, essendo di origine divina e dotati di autorità infallibile, contengono o formano essi stessi la regola della verità ispirata da Dio per l’istruzione degli uomini […] La canonicità è la constatazione ufficiale da parte della Chiesa, con una pubblica decisione o equivalentemente con l’uso e la pratica,di tale origine divina e di questa autorità infallibile” (T.II,col.1554-1555).
(11)-Si autodefinisce “Il [libro sacro]del Grande [Spirito]Invisibile”.
Immagini:
Fig.2:http://www.gnosis.art.pl/iluminatornia/gnostyckie_roznosci/
kodeksy_z_NagHammadi.htm
Fig.4: immagine tratta da “Focus Extra”, n.5
Fig.7: http://www.gnosis.art.pl/iluminatornia/gnostyckie_roznosci/
Fig.4: immagine tratta da “Focus Extra”, n.5
Fig.7: http://www.gnosis.art.pl/iluminatornia/gnostyckie_roznosci/
kodeks_IV_NagHammadi.htm
La
datazione dei manoscritti di Nag
Hammadi
Sono
stati effettuati esami sia sul
papiro (nella parte più spessa
della rilegatura del cuoio) che
sul tipo di scrittura (Fig.3),
copta, utilizzati per la stesura
dei codici e si è stimata la data
del 350-400 d.C., ma a questo
proposito non c’è accordo tra
gli studiosi. Secondo alcuni di
essi, infatti, i manoscritti non
possono essere posteriori al 120-150
d.C. Ireneo,
vescovo di Lione e uno dei Padri
della Chiesa, nella sua
“Denuncia
e confutazione della pseudognosi”,III,
11,9,
pare proprio che usi la stessa
fonte di almeno uno dei testi
scoperti a Nag Hammadi (L’Apocrifo
di Giovanni), per scagliarsene
contro, lamentandosi
come
quegli stessi testi avessero già
–ai suoi tempi, attorno al 180
d.C.- una diffusione molto ampia,
dall’Asia Minore alla Grecia,
da Roma alla Gallia.
Quindi,
i testi doveva conoscerli già.
G.Quispel
e altri pongono come data, per
l’originale, il 140 d.C.
Altri
studiosi sostengono che, se tali scritti
furono etichettati come “eretici”,
dovevano per forza essere stati scritti
DOPO quelli contenuti nel Nuovo
Testamento (i “Canonici”), la cui
datazione sembra assestarsi tra il 110 e
il 160 d.C.
In
tempi recenti, un professore della
Harvard University, Helmut
Koester (8), ha teorizzato
che la raccolta di detti contenuta nel
“Vangelo di Tommaso”, foss’anche
stata compilata attorno al 140 d.C., si
rifà a Tradizioni ben più antiche dei
Vangeli Canonici inclusi nel N.T.
Potrebbero attestarsi alla seconda metà
del I secolo dopo Cristo, ed essere
quindi contemporanea se non anteriore a
questi ultimi.
Ostacoli incredibili
La
scoperta di Nag Hammadi, come abbiamo
visto, fu subito oggetto di aspre
contese tra persone molto diverse.
Anche
tra gli studiosi, le cose non
si misero meglio. Nel 1952 divenne
direttore del Museo Copto del
Cairo lo zelante Pahor
Labib, che ebbe subito la
brillante idea di sorvegliare
da vicino i codici, per tutelarne
i diritti di pubblicazione e assicurarsi
così una brillante carriera come
studioso a livello mondiale. A
tale scopo, restrinse l’accesso
ai codici a pochi ‘eletti’, che,a
loro volta, impedirono l’accesso
a chiunque volesse visionarli
finchè, nel 1961, dovette intervenire
(su richiesta) il direttore generale
dell’UNESCO, facendo pressione
affinchè i testi venissero pubblicati
e potesse essere allestita una
edizione fotografica, che permettesse
agli studiosi internazionali di
visionare i manoscritti e averli
a disposizione. Il progetto fu
concretizzato nel 1972 (dopo quasi
trent’anni dalla scoperta!), con
la pubblicazione del primo volume
dell’edizione fotografica, cui
fecero seguito altri nove volumi
tra il 1972 e il 1979: tutti e
tredici i codici poterono in tal
modo diventare di dominio pubblico.
La
divulgazione e la distrubuzione
dei codici fu avvantaggiata soprattutto
dall’iniziativa privata del prof.
James
Robinson, che aveva costituito
un’equipe internazionale con l’obiettivo
di copiare e tradurre la maggior
parte del materiale, che potè
essere mandato a vari studiosi,
spezzando il monopolio che si
era andato formano attorno alla
scoperta.
La
dottoressa E.Pagels
(9), dei cui testi mi sono
personalmente avvalsa per la presente
ricerca, racconta che venne a conoscenza
di questi codici nel 1968, durante la
sua frequenza al corso di
specializzazione in Storia
del Cristianesimo, alla Hervard
University,
Tramite un suo insegnante, le fu
possibile visionare una copia
ciclostilata eseguita dall’equipe del
prof.Robinson e ricorda che ogni pagina
era timbrata con la seguente
avvertenza:”Questo
materiale è destinato unicamente allo
studio privato di singoli designati.Né
il testo né la sua traduzione possono
venir riprodotti op ubblicati in alcuna
forma, né per intero né in parte”.
Questa
cautela era dovuta al fatto che non
erano ancora apparse le pubblicazioni
ufficiali.
Il
suo insegnante e collaboratori
incitavano gli studenti a imparare il
copto, per poter affrontare il lavoro di
traduzione direttamente sui testi
ritrovati a Nag Hammadi.
La
Pagels narra la sua sorpresa quando,
giunta al Cairo nel 1975 per poter
studiare ‘dal vivo’ i codici, li
trovò raccolti in una sola e piccola
sala della Biblioteca del Museo Copto,
dove quotidianamente (tra bambini che
giocavano
donne delle pulizie che lavavano
i pavimenti) si metteva al tavolo per
lavorare su quei testi, i cui originali
erano montati in plexiglass, scritti in
inchiostro nero su fogli bruno-dorati.
Solo
tra il 1977-1980 si sono superati i
numerosi ostacoli per poter finalmente
rendere accessibili a tutti i
manoscritti.
D.M.
Scholer
aveva pubblicato la Nag
Hammady Bibliography, Leida,1971,
un’imponente opera (regolarmente
aggiornata con supplementi sul periodico
NOVUM TESTAMENTUM), che elenca circa
4.000 libri,edizioni, articoli,
recensioni degli ultimi trent’anni
relativi alla ricerca sui codici di Nag
Hammadi.
Filoni di Ricerca
I
Codici scoperti a Nag Hammadi vengono
studiati da più aspetti, nel senso che
ogni studio o gruppo di studio indaga su
specifici gruppi di testi conformi agli
scopi della propria ricerca. In linea
grossolanamente schematica vengono
affrontati:
-
i rapporti tra lo gnosticismo
e la filosofia ellenistica
-
i rapporti tra gnosticismo e magia,
uso di pratiche ‘magiche’
-
i rapporti tra lo gnosticismo
e ambito religioso contemporaneo
-
rapporti tra gnosticismo e Tradizione
ebraica
-
rapporti tra gnosticismo e cristianesimo
primitivo
-
rapporti tra gnosticismo e buddismo
-
i contenuti letterari e della
critica formale
- il
simbolismo presente, le metafore
e la mitologia
-
il concetto delle potenze del
male nello gnosticismo
-
iconografia
La
Pagels, in particolare, è partita dal
fatto che le forme gnostiche di
cristianesimo interagirono con
l’ortodossia.
Molti
dei primi seguaci di Gesù furono
condannati come ‘eretici’ da altri
cristiani.
Resta
tuttavia da sottolineare come lo
gnosticismo (dal greco
‘gnosis’=conoscenza) non sia un ramo
del cristianesimo primitivo, a mio
avviso, ma lo si ritrova in tutte le
religioni, racchiudendo nella propria
significanza una valenza che le
trascende. Non ogni conoscenza è ‘gnosi’,
ma il presupposto della ‘gnosi’ è
la conoscenza di sé e, quindi, della
propria natura divina.
Come
si vede dalla Fig.4
(che mostra l’ albero delle
religioni dal periodo precristiano
fino ai giorni nostri) la situazione
al tempo di Gesù era tutt’altro
che omogenea. Varie correnti,
tra cui quelle infarcite di politica
e misticismo, erano organizzate
in diverse comunità.
Alla
fine del II secolo d.C.
il Cristianesimo era divenuto
un’Istituzione gerarchica
a tre ordini: vescovi,
preti, diaconi, che si consideravano
i depositari della “vera”
fede. I Pretoriani, che prima
perseguitavano i vescovi cristiani,
ora si facevano comandare da loro
e,con l’appoggio del potere
militare, la Chiesa di Roma aveva
assunto un ruolo guida,respingendo
via via ogni altro punto di vista
come ERESIA.
”Non
può esistere che una sola
Chiesa”, come attesta
uno dei Padri (Ireneo),
“e al di fuori di essa
non c’è salvezza”.
Chi vi faceva parte era chiamato
‘ortodosso’,
che significa “colui
che pensa rettamente”
e abbraccia una religione che
è cattolica,
cioè universale. Chi non
si identificava in questo, e manifestava
idee diverse, venne dichiarato
eretico ed espulso. Eppure esistevano,
fino a quel momento, forme di
cristianesimo eterogenee, numerosi
vangeli e insegnamenti segreti,
diffusi da Gesù o dai suoi
seguaci. Lo ‘gnosticismo’
può considerarsi la forma
più antica e più
‘minacciosa’, per
la sviluppanda Chiesa.
Ippolito, che insegnava a Roma, nel 230 d.C.circa, redigeva un’altra poderosa opera “Confutazione di tutte le eresie”, con la motivazione seguente: ”per esporre e confutare la perversa bestemmia degli eretici”.
Tertulliano (110-160 circa d.C.) userà il termine ‘apocrifo’al pari di ‘falso’ e Agostino da Ippona (354-430 d.C. circa) affermerà che “sono da considerarsi apocrifi non perché abbiano qualche autorità segreta ma perché non sono suffragati da alcuna testimonianza e provengono da non so quali spiriti presuntuosi”!
Ippolito, che insegnava a Roma, nel 230 d.C.circa, redigeva un’altra poderosa opera “Confutazione di tutte le eresie”, con la motivazione seguente: ”per esporre e confutare la perversa bestemmia degli eretici”.
Tertulliano (110-160 circa d.C.) userà il termine ‘apocrifo’al pari di ‘falso’ e Agostino da Ippona (354-430 d.C. circa) affermerà che “sono da considerarsi apocrifi non perché abbiano qualche autorità segreta ma perché non sono suffragati da alcuna testimonianza e provengono da non so quali spiriti presuntuosi”!
Nella
Fig.5 vediamo
una tavoletta copta
del IV sec.d.C., conservata al
Museo del Louvre,di Parigi, mostra
Gesù che abbraccia l’abbà
(padre) Menas, monaco egiziano,
per evidenziare come i Padri si
considerassero i suoi degni eredi.
Questa
‘smania’ di debellare
a ogni costo l’ “eresia”,
sottende al timore del suo potere
persuasivo, chiaramente. Il Cristianesimo
primitivo era assai più
diversificato di come lo conosciamo
oggi e alcuni autori, come W.Bauer,
ancor prima della scoperta dei
codici di Nag Hammadi, lo aveva
supposto. Nel 1934, infatti, egli
scrisse “Orthodoxy and
Heresy in Earliest Christianity”
(traduzione dall’originale
in tedesco) -Philadelphia, 1971-.
I
concetti espressi dai cristiani
gnostici, difficilmente erano
condivisibili dagli ortodossi.
I loro libri furono considerati
eretici e dati alle fiamme; chiunque
ne detenesse commetteva un reato.
I
testi di Nag Hammadi furono,con
ogni probabilità, considerati
proibiti ed estromessi dai Canoni
(10) che si stavano progressivamente
formando (Fig.6,
Tavola dei Canoni con miniature
ornamentali-Codice Bizantino conservato
nella Biblioteca Palatina di Parma).
La
lotta per il predominio del cristianesimo
si attestava soprattutto sull’eliminazione
di ogni traccia di qualsiasi altra
forma religiosa. Infatti, quanto
si conosceva su di essa, si ricavava
da fonti ortodosse che la attaccavano.
Qualcuno
prese i libri proibiti e pensò
di seppellirli nel dirupo di Nag
Hammadi, in Alto Egitto, per salvarli
dalla distruzione, dove riposarono
nella giara per circa 1600 anni.
Cosa
è contenuto nei codici di Nag
Hammadi (Fig.7)
Insieme
al Vangelo
di Tommaso, legato insieme
nello stesso volume, si trovò
il Vangelo
di Filippo, che afferma come
la consorte di Cristo fosse Maria
Maddalena, che Gesù soleva baciare
spesso sulla bocca, cosa che rendeva
gli altri discepoli indispettiti
perché Lui l’amava più di quanto
amasse loro.
Insieme
a questi, vi era l’Apocrifo
(libro Segreto) di Giovanni.
I
cinquantadue testi di Nag Hammadi danno
una visione dei primi secoli dell’era
cristiana, e conservano alcuni testi del
tutto ignoti fino al momento della loro
scoperta. Alcuni di questi testi
cristiani primitivi sono: il Vangelo
di Verità, il Vangelo
degli Egiziani
(11); il Libro
Segreto di Giacomo, l’Apocalisse di Paolo, la Lettera di Pietro e di
Filippo, l’Apocalisse di Pietro,
l’Apocalisse di Adamo, il Vangelo di
Maria…
Inoltre
testi con titoli particolari: Il Testimonio
di Verità (ambientato nel Giardino
dell’Eden, ma visto dalla parte
del…serpente!); il Tuono,la
Mente Perfetta, in cui si parla in
termini di potenza divina al femminile; l’Origine
del Mondo, l’Ipostasi
degli Arconti, Dialogo del Salvatore, la
Parafrasi di Shem,l’Insegnamento
Autorevole[…]
Lasciando
al lettore la libera lettura di questi
testi, e le debite riflessioni
individuali, emergono alcune
considerazioni che partono dal fatto che
questi testi permettono di affrontare
una ‘rilettura’ (simbolica) anche
dei Vangeli Canonici.
Gesù
diviene una ‘guida’, che Illumina il
Discepolo e,quando questi è giunto alla
meta, egli lo considera pari suo, e
quindi ogni uomo puà divenire simile a
Lui. Se nel Cristianesimo l’ideale di
Dio appare irragiungibile per il comune
mortale, per gli autori gnostici ogni
uomo è dio, se impara a conoscere sé
stesso. Un’accezione che, per il credo
ortodosso, era ‘eresia’.
Concetti-cardine
come la resurrezione della carne o la
Verginità di Maria vengono affrontate
in chiave simbolica e considerate
ingenui malintesi su cui l’ortodossia
vorrebbe speculare. In alcuni testi di
Nag Hammadi si polemizza, in effetti,
con l’ortodossia (come questa faceva
con la corrente ‘eretica’) asserendo
che la vera chiesa è quella degli
gnostici e questi rifiutavano
l’autorità del clero,il credo e il
canone del N.T.
Dobbiamo
ancora rispondere ad alcuni quesiti:
chi
ha stabilito il ‘canone’ ? E cosa
comprende?
Chi operò la selezione
delle fonti? E perché?
A.C.N.R.
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