domenica 17 marzo 2024

JORGE CARABALLO

 


"Dove la porto, señor?" "Mi porti un po' in giro." Lo guardò con più attenzione, per studiarlo meglio. "Bueno, señor" rispose. Mise la freccia, allungò il collo dal finestrino aperto, diede un'occhiata alle macchine che uscivano dall'aeroporto, ingranò la prima, lasciò che il taxi venisse inghiottito dal traffico di Montevideo. Non era sudamericano, troppo in ordine. Vent'anni, forse meno. Studente, aveva l'aria dello studente. Veniva sicuro dall'Europa. Salirono nella città vecchia: "Questo è il teatro Solis", ma l'altro non rispose, attraversarono la Puerta de la Ciudadela, percorsero la Rambla Montevidana fino a raggiungere lo Stadio Centenario, che si rivelò in tutta la sua rugosa maestà. "Va bene qui" disse il cliente. Si fermarono davanti l'ingresso principale. Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi lui disse: "Qui hanno giocato i più grandi, qui ci ha giocato Schiaffino: se lo ricorda Pepe?" Ma il tipo non ascoltava, guardò lo stadio inerme e poi all'improvviso disse: "Caraballo". Senza aspettare la reazione del tassista continuò: "Jorge Washington Caraballo, era nato da queste parti, era un numero 10, venne in Italia quasi 40 anni fa, a Pisa venne, la conosce la città dalla torre storta?" Non rispose, rimase a fissarlo dallo specchietto retrovisore. "A Pisa Caraballo rimase un anno, giocò pochissimo, non lo so se fosse scarso davvero, so che non fece niente per dimostrare il contrario. Non faceva vita d'atleta, andava a donne, ne ebbe parecchie, ci sapeva fare: poi a fine campionato tornò in Uruguay." Lo specchietto catturò l'inizio di uno sbuffo del tassista. "Io sono venuto a cercarlo. Mi hanno detto che dopo quell'avventura finita male ha smesso di fare il calciatore, ha preso a noleggio un taxi e ha cominciato un'altra vita. Mi hanno detto che sono ormai 40 anni che fa il tassista a Montevideo: lei per caso lo conosce?" Il tassista lo guardò, gli pareva di conoscerlo da sempre, fu sul punto di rispondere ma il rombo di un camion di passaggio si portò via le parole, come un terzino ti porta via il pallone, quando hai preso la mira ed il piede già immagina l'impatto.

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