lunedì 3 gennaio 2022

John Madden, l'uomo dalle mille vite, dal gran coraggio e dalle umanissime paure, che ha scritto la storia della Nfl

 


(reuters)
Giocatore, allenatore, commentatore, volto del videogioco più venduto negli Usa: si spaventò per un'ulcera e lascio la sideline dei Raiders, era terrorizzato dagli aerei e viaggiò per gli Usa con un bus personale. Il tributo del mondo dello sport: "Leggenda"  
 

Era un uomo che non aveva paura di dire che aveva paura. Una forza, in un'esistenza ricca di individui che si atteggiano a ciò che non sono o non saranno mai. John Madden era il football americano. Miglior definizione non può esserci per l'85enne scomparso in questi difficili giorni di fine anno per il suo paese, gli Usa, travolti dalla variante Omicron, così come per tutto il mondo. Un personaggio originale, dalle mille spigolature e che ha lasciato un segno indelebile nel gioco dei touchdown. 

Di recente, divertito, raccontava che molti, giovani soprattutto, gli chiedevano: "John, ma lei cosa diavolo è? L'inventore del videogioco? Un telecronista dello stesso? La voce della Nfl? Un ex giocatore? O un coach?". E lui, con quegli occhi fiammeggianti: "Sono un diavolo di coach! Ecco quello che sono!". E anche la National football league, dando la notizia della sua morte lo ha commemorato in questa veste: "Nessuno amava il football più di te, Coach (con la maiuscola, ndr); saremo sempre in debito per quello che hai fatto per tutti noi", ha detto il commissario della disciplina sportiva più amata in Usa, Roger Goodell.

E allora, nel racconto di un uomo dalle molte vite, partiamo da qui. Anzi, un passo indietro. Il giovane John Madden sogna di diventare un professionista dello sport tra i più duri in assoluto. E' un tackle, un ruolo che non fa sconti al tuo fisico. Ma, mentre tenta la scalata al professionismo nei Philadelphia Eagles, si fa male a un ginocchio. L'ortopedia sportiva, allora, non aveva certo fatto i progressi di oggi. E John capisce che il suo sogno di calcare i campi col numero dietro le spalle è praticamente finito lì. Ma, giovane già intraprendente e mai domo, durante la lunga e infelice riabilitazione, prende a guardare a studiare tutti i video delle partite col quarterback delle Aquile, Van Brolin. I suoi occhi e la sua mente incamerano ore e ore di filmati ed è in quel momento che nasce coach Gruden.

"In quella, chiamiamola, sala cinematografica, con quegli spezzoni di immagini in bianco e nero ho capito l'essenza del gioco e mi sono sentito un vero allenatore", amava ripetere.

Scommette su di lui un uomo dalle grandi intuizioni: Al Davis, che potrebbe anche leggersi come Oakland Raiders. Lo prende dopo che John ha già mostrato la giusta attitudine nel football college. Prima allena i linebacker, è il 1967. Bel 1969 è promosso capo allenatore: è il più giovane della lega del football. Con lui i Raiders diventano subito una squadra iper competitiva: ma nella Nfl vince uno solo e tutti i team sono rivali agguerriti. Spesso una stagione è decisa da un'incertezza, una sola o da un infortunio chiave nel momento peggiore. Così la squadra dal celebre logo (tuttora il cappellino del team è tra i più venduti al mondo) annusa il profumo del successo ma lo sfiora soltanto sconfitta in cinque Afc Championship nei primi sette anni dell'era Madden.   

Ma la squadra è ormai pronta a trionfare e firma una super stagione regolare (13 vittorie, una sola sconfitta) per poi superare i Minnesota Vikings per 32-14 nel Super Bowl del gennaio 1977. I Raiders di Madden sono sul tetto del mondo. Il team ha, alla guida dell'attacco, il quarterback Ken "Snake" Stabler ed è forte e compatto in tutti i reparti. Sembra l'inizio di una dinastia vincente ma John, due anni dopo, sente che la pressione sulla sideline per lui è troppo alta. Un'ulcera allo stomaco lo fiacca e lo spaventa, una graduale e inarrestabile stanchezza lo assale. Non nasconde nulla e annuncia il suo addio a quelle scene così: "Ho dato tutto quello che avevo e non ho più niente da dare. Mi ritiro dall'attività di allenatore di football e non ho intenzione di allenare mai più nella mia vita. Sono un Oakland Raider, e sarò sempre un Oakland Raider per l'intera mia esistenza". Piange a dirotto, John, mentre pronuncia queste parole, dalle quali non tornerà mai più indietro.

Ma è solo un altro inizio, per il vulcaninco Madden. Il suo caratteristico timbro della voce lo lancia tra i commentatori delle partite. Scommette su di lui, per prima, la Cbs, che gli affida la parte di quello che deve fare un po' scena, dare un po' di colore al commento. Ma John è molto, molto di più e in breve conquista totalmente la scena in quel ruolo. In breve diventa la voce e il volto più conosciuto di tutta la Nfl. Le altri reti fanno a gara per contenderselo e Madden sarà anche il commentatore di Fox, Abc e Nbc. Ogni passaggio è scandito da una montagna di dollari. Nessuna esagerazione: Madden era pagato più di qualsiasi giocatore perché con lui gli ascolti erano pazzeschi.

(afp)

John vedeva il gioco come pochi. Ne anticipava le mosse. E spesso i risultati. Un po' come sta accadendo adesso con un ex quarterback dei Dallas Cowboys, Tony Romo che, dopo una buona carriera mai però premiata da un Super Bowl, si è rivelato un fenomeno nella cabina televisiva. "Se questa squadra non mette punti sul tabellone, non vedo come possa vincere", era il  tormentone che John calava inevitabilmente a un certo punto del match che stava raccontando.

Nella sua terza vita (dopo quella, breve, di giocatore e l'altra, da coach), Madden era ovviamente chiamato a spostarsi da uno Stato all'altro per svolgere il suo ruolo, visto che il campionato si gioca in luoghi tra loro molto distanti degli Usa. Ma aveva paura dell'areo. Eh sì, colui che in un tackle ci aveva rimesso un ginocchio perché non si tirava indietro se c'era da scontrarsi, era terrorizzato dal volo. Ancora una volta lo ammise e scelse un pullman, proprio così, per coprire le lunghe distanze e farsi trovare al suo posto. Il bus venne chiamato il "Madden cruiser". Durante i suoi spostamenti la gente lo riconosceva ed osannava come un mito (che ovviamente ha il suo busto nella Hall of Fame del football).

(afp)
  

Dopo aver commentato numerose stagioni e altrettanti Super Bowl, John trovò una quarta via per essere ancora protagonista in età avanzata. Divenne un...videogioco. Meglio: diede il suo nome al gioco elettronico del football americano e ne fu protagonista nello sviluppo e nel lancio. Si chiamò prima "John Madden Football" e poi solalmente "Madden Nfl". Per capirci è, ancora oggi, uno dei videogiochi più venduti di tutti i tempi, ha un seguito (letteralmente) oceanico e lo giocano anche le stelle della National football league, tanto è "realistico" e divertente. Va detto che attorno all'immagine di copertina gira la storia di una sorta di "maledizione". Già, la "maledizione di Madden": in parole povere, il giocatore che si fa immortalare nella foto che propaganderà il gioco, inevitabilmente, si farà male durante la stagione. Facile pronostico, visto che nella disciplina agonistica fatta di colpi senza sconti, farsi male è, praticamente, all'ordine del giorno. Ma anche su questo John ci rideva su. Contribuiva a far parlare del gioco e a (stra)venderlo... 

P
(afp)

E' proprio vero: non ci sarà nessun altro come lui nel football, così forte e fragile, superiore e umanissimo, capace di reinventarsi ogni volta. "Una leggenda", lo definisce la Nfl. Che lo piange, come tutti i coach e i giocatori del passato e del presente. Ciao "Coach" Madden.  

 
https://www.repubblica.it/sport/vari/2021/12/29/news/madden-332009103/
 
Previti71
 
 
 

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