Ieri una troupe de “La vita in diretta” si è presentata ad Artena, dove vivono i genitori dei fratelli Bianchi, dopo le mostruose parole della madre su Willy: “Lo hanno messo in prima pagina manco fosse morta la regina.”
Domande. Semplici domande.
Solo che, invece di avere risposte, sono stati aggrediti dal padre dei Bianchi, Ruggero, con una furia cieca.
Prima un calcio, poi un colpo in pieno volto al cameraman, che è finito in ospedale con tre giorni di prognosi. Il tutto in mezzo alla strada, fuori dalla sua proprietà e per la sola “colpa” di aver fatto il loro lavoro: domande.
Di fronte a una tale brutalità, il pensiero è immediato: la mela non cade mai lontana dall’albero.
O, per essere più chiari, dimostra la più incontrovertibile delle verità: che il mostro nasce in famiglia, nell’educazione (o nella sua totale mancanza), nel brodo culturale in cui si cresce.
Nell’attesa, pene certe, eque e rapidissime, giustizia per Willy e poi l’oblio. Abbiamo sopportato anche troppo questo orrore.
Lorenzo Tosa
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