lunedì 20 settembre 2021

Abbiamo anche delle federazioni sportive di merda

 


Ma davvero ci meritavamo anche Michele Broili?


È l’intellettuale qua sotto. Pugile. 28 anni, triestino. Sabato si presenta nel Palachiarbola della sua città per il titolo italiano di pugilato, pesi Superpiuma. Lo sfidante è Hassan Nourdine, astigiano nato 34enne in Marocco e immigrato anni fa in Italia in cerca di fortuna.


Ha vinto Nourdine, e la sua vittoria è una conferma di come ogni tanto la giustizia esista. Quella terrena, quella divina.


Sì, perché questo Broili si è presentato sul ring sfoggiando tutti i simboli nazisti immaginabili. C’erano proprio tutti. Dalla «testa di morto», il totenkopf, che richiama l’unità paramilitare addetta alla custodia dei campi di concentramento della Germania nazista, al simbolo delle «SS». Non poteva poi mancare il numero 88. Infine, sull’addome, un enorme castello coronato dalla scritta «Ritorno a Camelot», il nome di un raduno che si tiene ogni cinque anni organizzato dal Veneto Fronte Skinheads.


Ora: non è colpa di nessuno se questo fenomeno pare avere meno neuroni che capelli. Ognuno fa quel che può con la sua calotta cranica. Ma è semplicemente indecente che uno così possa fare sport, essere a piede libero, competere per titoli così prestigiosi ed esibire simboli così nefasti.


Uno così sta bene in galera, in analisi o in una rilettura storica di Schindler’s List nella parte di un aguzzìno qualsiasi.


Ci rendiamo conto che siamo (già) arrivati alla rivalutazione pubblica di fascismo e nazismo?


Che tempi di merda che viviamo.

Andrea Scanzi

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