Il problema non è se Morisi usi stupefacenti (sono affari suoi) o spacci (spetta agli inquirenti stabilirlo).
Il problema è che per cinque anni la “Bestia” di Morisi, attraverso i social di Salvini e della Lega, ha contribuito a intossicare sistematicamente il Paese convincendo milioni di persone che:
“La droga è mer**” (ma solo se sei povero ed emarginato).
“Gli spacciatori sono assassini e clandestini che devono marcire in galera” (ma non le mafie italianissime che li foraggiano).
Ha abbassato il livello del dibattito sulle droghe a uno scontro tra buoni e cattivi, tra brave persone e “tossici” (mentre di nascosto la teneva in casa).
Ha accusato un incensurato di origini tunisine di spaccio su soffiata di una vicina di casa processandolo e condannandolo via citofono in diretta social (salvo poi pretendere garantismo per se stessi).
Nessuno della Lega si è mai chiesto quali “fragilità esistenziali irrisolte” avesse, quali drammi (veri), quale condizione di povertà (assoluta) spinga un qualunque migrante a spacciare - sbagliando - nelle mani della criminalità organizzata, per pochi euro e un tozzo di pane.
Nessuno sta dando a Morisi del criminale o dello spacciatore e, per quanto mi riguarda, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Come chiunque altro.
Perché noi non siamo e non saremo mai come loro.
Solo, se fossi sotto casa di Morisi in questo momento, gli citofonerei per chiedergli cosa si prova, per una volta, ad essere dall’altra parte del filo, ad essere additati, massacrati come per anni ha fatto con chiunque, se ne valeva la pena.
Perché gli errori si fanno (e, nel caso, si pagano), ma la vostra schifosa ipocrisia non si cancella. E la stiamo pagando ancora tutti quanti.
Lorenzo Tosa
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