martedì 28 gennaio 2014

Parla il giornalista Antonello De Gennaro, ascoltato per cinque ore dal pm Woodcock


Da anni il sito Internet «Svanity» (su un server americano) ospita le sue inchieste, nelle quali ha attaccato anche Fabrizio Corona e Lele Mora, in una battaglia solitaria che ha attirato sull'autore l'interesse della magistratura. Oggi De Gennaro ha finalmente trovato il suo «giudice a Berlino»: per lui, Woodcock «è l'uomo di legge che rispetta fedelmente le norme procedurali, un servitore dello Stato che lavora con metodi inattaccabili, utilizzando montagne di documenti. E dire che nella mia vita ne ho conosciuti molti, di pm. Con le mie inchieste mi ero messo a fare il giocatore di biliardo, ora sto aspettando solo di fare filotto». E in un libro scritto «nello stile di Marco Travaglio», a tempo debito pubblicherà tutto. Quanto materiale scottante ha portato a Woodcock? Tanto. Ho parlato cinque ore, lasciando sul tavolo del magistrato di tutto. Avevo messo da parte, da anni, visure camerali e prove di ogni tipo. Come documenti relativi a società lussemburghesi. Non posso entrare nel merito, perché rispetto il lavoro del pm. Però ho consegnato anche le stampate delle serate del casinò di Campione d'Italia condotte da un noto giornalista e poi i servizi andati in onda nel suo tg. Qual è la sua lettura della vicenda che vede protagonisti Fabrizio Corona e Lele Mora? Hanno creato un sistema di potere mostruoso, oltre che con i direttori delle reti hanno parlato direttamente con i direttori delle testate giornalistiche. Vogliamo dire qualcosa delle cene del mercoledì sera? Così si è creato un circuito perverso: inoltre metà dello staff di alcune trasmissioni proviene dal gruppo di Mora. A che punto siamo dell'inchiesta? Siamo al dieci per cento. Quello che abbiamo letto suo giornali è solo una minima parte del materiale a disposizione della procura di Potenza: lì dentro c'è di tutto. Per usare una metafora cara alla lotta alla mafia, siamo solo al primo livello. Insomma, per lei non c'era nulla di misterioso nell'affaire Corona-Mora? Assolutamente nulla. Bastava guardare ogni numero del settimanale Star Tv, diretto dal povero Vittorio Corona, e leggere con attenzione ogni pagina. Quindi, lavorare come facevano una volta i giornalisti veri. Ma, ripeto, ne vedremo delle belle. Un pronostico? Mi domando anch'io quale potrà essere la prossima accusa. Sfruttamento della prostituzione? Traffico internazionale di cocaina? Riciclaggio di denaro sporco? Tutto è possibile. Intanto certa gente ha uno stile di vita che non trova riscontro nelle dichiarazioni dei redditi. Auto di lusso, edifici interi a Milano... Addirittura. Vogliamo sottolineare che palazzi interi, a Milano, sono di proprietà di alcuni signori protagonisti dell'inchiesta, immobili nei quali vivono numerose ragazze inserite nell'indagine? Come sono diventati «padroni» di simili fortune? Meno male che qualcuno ha voluto indagare. Lei conosce bene il mondo della tv. E l'ambiente romano, oltre a quello milanese, come si presenta? Malissimo. A Roma Corona e Mora erano assidui frequentatori dei ristoranti nei pressi di piazza Mazzini. Stranamente, di quel tipo di incontri l'agenzia di Corona dimenticava di scattare fotografie. Eppure a quelle cene partecipavano personaggi importanti di Mediaset. Cosa succedeva in quelle tavolate? Si stabilivano tariffe, presenze, destini di ragazzi e vallette. Non sfuggiva nemmeno un dettaglio: si parlava anche di quale azienda doveva essere la collana da esibire al collo di uno dei protagonisti di una trasmissione.

http://www.iltempo.it/cronache/2007/03/15/parla-il-giornalista-antonello-de-gennaro-ascoltato-per-cinque-ore-dal-pm-woodcock-1.483723

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