martedì 28 gennaio 2014

Gli Usa vincono di nuovo: il Muos è ultimato. Una storia solo siciliana?

Di Davide Iandiorio 


Alla fine gli americani hanno vinto. La costruzione delle tre parabole americane a Niscemi è terminata. Non sono bastati anni di proteste, di ricorsi, di tribunali, di medici, per impedire la costruzione del Muos in Sicilia. Una disputa ad armi impari combattuta senza il supporto dell'Italia e delle istituzioni, ree di aver illuso il popolo, di averlo sostenuto in un primo momento e poi di averlo abbandonato. Una storia tutta italiana, condita dal solito timore di non voler contraddire l'alleato americano.

Muos

(Foto: Reuters / )

Muos di Niscemi

Andiamo con ordine. Il Muos è l'acronimo di "Mobile User Objective System", cioè un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari ideato dalla marina militare americana che, grazie a cinque satelliti in orbita e quattro stazioni di terra, permetterà agli Usa di controllare e coordinare tutte le unità navali, aeree e terrestri dislocate nel mondo, compresi i droni (aerei senza piloti). Una di queste quattro stazioni di terra ci riguarda da vicino, perché si trova a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. È qui che oggi si è completata la costruzione di tre parabole satellitari dal diametro di 20 metri e di due antenne alte 150. È proprio per questo che il sistema di difesa americano è diventato anche di nostro interesse. Specie perché nasce in un'area protetta dove vivono persone che hanno paura di assistere inermi ad un bombardamento di onde elettromagnetiche.
La paura per la salute non se la sono inventata i siciliani. Il professor Massimo Zucchetti, esperto di "Protezione dalle Radiazioni" presso il Politecnico di Torino e ricercatore dell'Institute of Technology del Massachusetts, dichiarò nel 2011 che le tre parabole avrebbero aumentato i rischi per la popolazione in modo esponenziale. Studi e perizie dimostravano infatti che il Muos sarebbe potuto essere nocivo e portatore di tumori, leucemie, cataratte, riduzione della fertilità. Proprio per scongiurare questi rischi nel 2010 nacque il movimento "No-Muos", con l'intento di sensibilizzare le istituzioni e di bloccare il progetto. Le forti proteste locali contribuirono addirittura a mettere sotto sequestro il cantiere americano, grazie ad una decisione presa il 6 ottobre 2012 dalla Procura di Caltagirone. I giudici ritenevano inaccettabile che il Muos potesse sorgere in una area protetta come quella dalla riserva naturale della Sughereta di Niscemi. Ma i sigilli durarono appena venti giorni, perché il tribunale della Libertà di Catania accolse il ricorso del ministero della Difesa, revocando il sequestro.
È qui che entrò in gioco la Regione Sicilia e Rosario Crocetta. Il governatore siciliano, spinto dalle proteste di una parte del mondo politico, sociale, medico e culturale, nel gennaio 2013 dichiarò guerra allo Stato italiano e al progetto americano. Convinto sostenitore della pericolosità di queste tre parabole satellitari, l'11 marzo Crocetta riuscì a raggiungere un'intesa col governo per bloccare i lavori di costruzione, almeno fino a quando non ci fossero state perizie mediche e ambientali complete. La strategia del "Crocetta contro tutto e tutti", si concretizzò alla fine di marzo con una nuova chiusura del cantiere, questa volta ad opera della stessa Regione Sicilia.
È da questo preciso momento che lo Stato italiano mostrò la sua peggior faccia nella vicenda. Piuttosto che promuovere con razionalità un dibattito sull'argomento, magari coinvolgendo medici, associazioni ed opinione pubblica, il ministero della Difesa pensò bene di rivolgersi al Tar della Sicilia per chiedere la revoca del blocco dei lavori, oltretutto pretendendoun cospicuo risarcimento danni dalla Regione. In pratica lo Stato si fece causa da solo pur di non aver problemi con gli americani. È comprensibile che il ministero (all'epoca dei fatti guidato da Giampaolo Di Paola, poi passato a Mario Mauro) non abbia voluto recare dispiacere al più importante alleato internazionale, ma sembra davvero assurdo che abbia richiesto l'intervento dell'Avvocatura di Stato, invece di ascoltare le proteste di cittadini, politici e dottori. Nonostante ciò, il 9 luglio 2013 il Tar respinse il ricorso del ministero della Difesa, definendo più che legittima la decisione di sospensione della Regione.
Ma ci fu un incredibile colpo di scena: Crocetta cambiò idea, optando per la ripartenza dei lavori. Dopo la sentenza del Tar, l'Istituto di Sanità Superiore dello Stato dichiarò che alcuni studi dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulle parabole del Muos dimostravano "che tutti i limiti previsti dalla legislazione italiana in materia di protezione della salute umana dai campi elettromagnetici erano stati rispettati in larga misura". Quindi per lo Stato, ancora oggi, non c'è nessun pericolo per la salute e per l'ambiente; Crocetta pertanto non ebbe dubbi. Ecco allora che il 25 luglio 2013, con un incredibile dietrofront, la Regione Sicilia revocò la chiusura dei cantieri, permettendo la ripresa dei lavori americani. Inutile dire che la decisione di Crocetta creò (e crea attualmente) un polverone.
"Crocetta Vergona". All'indomani della decisione, fu questo lo slogan del movimento No-Muos, prima sedotto poi abbandonato a sé stesso. La decisione del presidente della Regione portava al minimo la sua credibilità, soprattutto perché la battaglia al Muos era stato uno dei punti cardine della sua campagna elettorale nell'ottobre del 2012. Il "Crocetta contro tutto e tutti" alla fine si era piegato al diktat dello Stato italiano, al volere degli Usa. Lui si difese, affermando di aver ricevuto pressioni dai poteri forti e addirittura dalla Cia (i servizi segreti americani). La paura di combattere qualcosa di troppo forte lo avevano convinto a lasciare i No-Muos da soli e inascoltati.
Le proteste anti americane non sono nuove, specie in Sicilia. Sono oltre 113 le installazioni militari a stelle e strisce dislocate sul nostro territorio. Un'enorme eredità post-Seconda Guerra Mondiale che ha più volte riacceso il dibattito "sull'occupazione americana". È giusto che gli Usa, ancora oggi, detengano una presenza così forte e ben radicata in Italia? Ma soprattutto è giusto che ogni decisione di Washington venga accolta con tacito consenso dalle nostre istituzioni, come se il concetto di sovranità nazionale sia solo un'inutile definizione in un libro di Scienza Politica o di Diritto Internazionale? Da anni i siciliani si oppongono alla base di Sigonella, così come ad Aviano (Pordenone) molti italiani chiedono, da tempo, che gli americani facciano le valigie. Nel 2008 una perdita di kerosene dall'oleodotto che riforniva la base di Aviano ha messo a rischio ambientale la zona del nord-est italiano, con l'accendersi di nuovi dubbi e polemiche, terminate poi nel silenzio dei telegiornali, come per la presente questione di Niscemi. Il Muos è solo l'ultimo degli episodi di sudditanza. Le parabole alla fine sono state costruite e l'America ha vinto, di nuovo.


http://it.ibtimes.com/articles/61850/20140127/muos-sicilia-usa-niscemi-caltanissetta-crocetta.htm

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